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Autore: Sia_    03/01/2023    2 recensioni
Fred alza gli occhi al cielo, ma sorride anche lui. “L’altro giorno mi è capitato di leggere un curioso articolo di Rita Skeeter, Le 36 domande che portano all’amore, sapevi che esistono cose del genere?”
[...]
“Trentasei domande per innamorarsi.” Fred le prende il piatto e lo porge a George per riempirlo. Hermione trattiene il respiro mentre gli occhi seguono la piega del collo del gemello e il braccio tirato lontano. Ne assapora la posizione delle vene e la forma delle dita. “Ti va di rispondere con me?” chiede, quando torna rivolto verso di lei.
La strega non dà peso alla torta che adesso è nascosta tra i suoi gomiti e che non troverà mai spazio nel suo stomaco. “Voglio solo assicurarmi che la vendita di filtri d’amore non sia compromessa da un articolo della Skeeter: il mio ego ne risentirebbe.”
“E se finissimo per innamorarci davvero?”
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fred/Hermione ❤'
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Capitolo uno 

 

È quasi mattina quando i passi di Hermione sugli scalini riempiono la stanza del salotto. Lei e Fred si sono dati appuntamento lì, intenzionati ad aspettare il confortante silenzio della Tana addormentata. È arrivata per prima, come al solito. Si avvicina silenziosamente al caminetto accesso, osserva la forma della fiamma e finisce per prendere posto sul tappeto rosso davanti ai divani: le manca una pergamena mezza scritta sul tavolino e un libro sulle gambe per tornare a Hogwarts. Sorride, appoggia il capo al bracciolo della poltrona dietro di lei e pensa che quegli anni le mancano. Tornano spesso come ricordi leggeri, di un pomeriggio speso in biblioteca o di lunghe camminate sotto i portici del castello con Harry e Ron. Cerca di non pensare mai alle cose brutte. 

Sposta gli occhi sul grosso albero di Natale che riempie l’angolo sinistro della stanza: è solo grazie al riflesso sulle palline dorate che si accorge dell’arrivo di Fred. “Cominciavo a credere che ti fossi addormentato.” 

Fred le allunga una tazza di tè caldo, appoggia la sua al tavolo e le siede davanti. “La prima cosa che devi sapere su di me è che non dimentico mai un appuntamento romantico.” 

“Questo è un appuntamento romantico?” Gli domanda, con la tenera consapevolezza che allora di appuntamenti romantici ne hanno avuti innumerevoli quando ancora si trovavano la notte in Sala Comune. 

“Dipende se vuoi che sia un appuntamento romantico o meno.” Fred è carino nel maglione nuovo che gli ha regalato sua madre a Natale e nota con piacere che porta la collanina che gli ha dato lei. 

“Questo verrà decretato dal successo delle trentasei domande.” Hermione si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si fa vicina quando lui fa saltar fuori la rivista con un tocco della bacchetta. 

Non fa in tempo a studiare la smorfia sul volto tirato della Skeeter vicino al titolo Le 36 domande che portano all’amore – scritto in grande, in un verde color ranocchia – , che Fred la interroga. “Potendo scegliere tra chiunque al mondo, chi vorresti come ospite a cena?”

“Nobby Leach, il Primo Ministro di origine babbana.” Chiude la bocca con convinzione, per poi aggiungere, “Avrei dovuto scegliere uno dei fondatori di Hogwarts o…” 

“Ci stai riflettendo troppo.” Fred ride, lascia cadere la rivista nello spazio che li separa. 

“Mi hai presa alla sprovvista, era una domanda troppo complicata.” Si gira a guardarlo e gli punzecchia la spalla con le dita della mano libera quando sente che non è dalla sua parte. Fred si scansa e le abbassa il polso. “Tu chi inviteresti?” 

Te.” Lo dice con una calma così disarmante che Hermione per un attimo pensa di stare dormendo. Invece si è solamente dimenticata di respirare. “Visto che è semplice?” Annuisce, ma non lo sta ascoltando davvero. L’unica cosa che è in grado di fare è pensare che se l’obiettivo è non dare ragione alla Skeeter, allora sono messi male. 

“Non me l’hai mai chiesto,” commenta placida alla fine e aspetta un secondo di troppo per continuare la frase, “ho visto come ti muovi ai fornelli, sarei venuta volentieri a rubare una cena gratuita a casa tua.”  

Fred sorride, è compiaciuto del complimento appena ricevuto. “Lo terrò a mente,” dice poi, schiarendosi la gola e rompendo il momento con la prossima domanda, “ti piacerebbe essere famosa?” Hermione, di nuovo, non è abbastanza veloce e Fred le ruba le parole dalla bocca. “Questa in effetti potremmo anche saltarla.” 

La strega appoggia la tazza al tavolino, “Vedi che non hai pazienza, Fred? Abbiamo almeno cinque ore prima che gli altri si sveglino.” Sorride anche lei però, ha deciso di voler dimenticare la sensazione di avere un battito in meno. Liscia l’angolo spiegazzato della pagina e prende la rivista. “Prima di scrivere una lettera, provi mai a dire quello che stai per scrivere? E perché?” 

“Non scrivo lettere, lo sai che non è nel mio stile.” Hermione lo sa bene: lo stile del gemello è più quello di farsi vivo senza avviso fuori dalla porta di casa sua. Ha preso il vizio di suonare il campanello come i babbani, dice che gli fa ridere il suono. “Tu?” 

“Suppongo di farlo nella mia mente, ho più il controllo di quello voglio dire. Riesco a dare un'intonazione a quello che scrivo: non lo so, rende il processo molto meno impersonale… è una cosa sciocca da dire, una lettera è la cosa meno impersonale che esista…”

“La rende più tua?” Cerca di aiutarla come può, memore delle sere che l’ha vista scrivere a Viktor Krum. Gli è capitato di vederla rileggere a bassa voce prima di riprendere in mano la piuma per correggere quello che proprio le faceva storcere il naso. Chissà se anche con quelle che ha inviato a lui ha mai fatto così. 

Hermione annuisce, l’ipotesi di Fred sembra esserle piaciuta particolarmente. “Che cosa rappresenta per te un giorno perfetto?” Continua allora. 

“Una proficua giornata di lavoro in laboratorio.” Alza le spalle e gli viene in mente che Hermione aveva ragione: trovare una risposta sa essere difficile. Ha appena passato una perfetta giornata in compagnia di tutta la sua famiglia e degli amici più cari alla Tana. Ride e scuote il capo, “Che cosa tremendamente adulta, bleah.” 

Hermione sorride, “È una risposta sincera.”

Acconsente con un movimento del capo, “La tua?” 

“Non lo sai? Un buon libro, la pioggia che cade sulle finestre e una tazza di tè calda da bere.” 

Fred alza l’angolo della bocca e appoggia il gomito al tavolino per sostenere il capo con il palmo della mano. “Il gioco serve a conoscersi, non a vedere quanto ne sappiamo uno dell’altro.” 

Hermione si lascia scappare un secondo sospiro frustrato dalle labbra. “Quando avete cantato per l'ultima volta a voi stessi? O a qualcun altro?”

“Canticchiavo da solo in laboratorio l’altro giorno, a qualcun altro stasera a cena con la famiglia. Tu?” Le viene in mente la figura di Fred con le ampolle in mano che fischietta mentre lavora e un tenero calore le riempie il petto. Certamente è perché le mancano i giorni in cui si infilava anche lei nel retro del negozio, toglieva i vestiti seri della giornata e prendeva a giocare con gli ingredienti. C’è, nell’immagine di spalle del gemello che canticchia, qualcosa di familiare che sembra rinvigorirle lo spirito. 

“L’altra sera tornata da lavoro a casa mi sono messa a cantare una canzone delle Sorelle Stravagarie, e ovviamente stasera con la tua famiglia.” 

“Sei stonata come una campana.” Hermione apre la bocca per lo stupore e di nuovo si sporge per punzecchiarlo, “No, ferma, ferma!” La mano di lui è calda quando stringe quella della strega. Lei indugia per qualche secondo, indecisa se lottare per difendere il suo onore o ritirarsi: quello che ottiene è che le loro dita rimangono sospese in aria, e l’unica risposta che trova è che vorrebbe lasciarle lì. 

“Se potessi vivere fino a novant'anni e mantenere la mente o il corpo di un trentenne per gli ultimi sessant’anni della tua vita, quale vorresti?” chiede lui allora, dopo aver sbirciato sulla rivista. La loro stretta scende verso il pavimento, si appoggia al tappeto e per un po’ non conosce altri movimenti. 

“La mente, non mi sono impegnata per imparare così tanto per poi dimenticare tutto.” 

Lui annuisce. “Anche io, se c’è una cosa che mi fa paura è cominciare a dimenticare le facce, i volti e i momenti più belli della vita.” 

Il tepore nel petto di Hermione si fa più intenso, “Credevo volessi giocare a Quidditch fino allo sfinimento.” 

Una risata scappa dalle labbra di Fred, che scuote la testa. “La mia carriera da Battitore è finita tra le mura di Hogwarts: serbo il ricordo della gloria e delle mie fan nel cuore e mi piacerebbe farlo fino a novant'anni." 

Non si sono ancora lasciati andare e Hermione pensa che l’unico modo per non sentirsi sopraffatta dal silenzio sia andare avanti con le domande. Quando legge a mente la prossima, tentenna. Fred inclina il capo e alza un sopracciglio, come a esortarla a parlare. “Hai un'idea su come morirai?” chiede allora ed è grata che la sua mano sia ancora intrecciata a quella del gemello, perché ha la sensazione che così lui non possa scappare più via. 

Oh. Fred si mordicchia un labbro. “Voglio dire, alcune delle pozioni che abbiamo nel retrobottega sono piuttosto pericolose.” 

“Spero non mortali.” 

“Pericolose, non saprei dire quanto." Il gemello si allontana per grattarsi la mascella con la mano che ora ha libera. “Non ne ho idea comunque, non ci voglio pensare.” 

“Nemmeno io.” A cosa, alla sua morte o a quella di Fred? Si sporge a prendere la sua tazza di tè e ne beve un lungo sorso: l’aroma di limone le riempie il palato. “Dimmi tre cose che sembriamo avere in comune” dice poi. 

Il gemello torna a sorridere, “Siamo entrambi molto belli alla luce del fuoco, apparentemente siamo abituati a dormire poco e siamo ancora abbastanza giovani per stare seduti a terra per ore.” 

“Ci piace anche lo stesso tipo di tè.” Nota lei, indicando la bustina immersa nella tazza del gemello. 

“Mi hai appena confermato che sono bello alla luce del fuoco?” Il sorriso sul volto di lui si fa più grande e le lentiggini si nascondono nelle pieghe delle labbra. Almeno loro saranno andate a dormire per un po’. 

Hermione arrossisce, “.” 

“È uno dei primi complimenti che mi fai, credo che la mia autostima sia appena salita alle stelle.” Fred si scosta dal tavolino e muove il polso della mano su cui era appoggiato, ora tutto indolenzito. 

“Credevo le avesse già raggiunte.” 

Il gemello ride e silenzia il suono nella sua tazza di tè. Osserva piano Hermione che, allontanata la rivista sul tappeto, si sistema l’orlo del maglione sulle gambe e che tira le maniche fino all’inizio dei palmi. “Per cosa ti senti più grata nella tua vita?” Chiede quindi, recuperando l'articolo e nascondendo il volto della Skeeter sotto il pollice. 

“Sono grata di essere una strega, di aver scoperto la magia, di essere venuta a Hogwarts. Non sarei la stessa Hermione senza tutto questo. Tu?” 

“George” dice, stringendosi nelle spalle. Senza il gemello avrebbe fatto metà di quello che ha ottenuto nella vita. Senza George lui semplicemente non sarebbe Fred. “Se potessi cambiare qualcosa del modo in cui è sei stata cresciuta, quale sarebbe?”

Hermione aggrotta le sopracciglia: è difficile pensarci, visto che per la maggior parte del tempo non è mai stata a casa. “Non ne ho idea, non ho vissuto così tanto con i miei genitori mentre crescevo, se non nelle settimane estive prima di venire qui.” Sbatte le palpebre, “Forse sono stati un po’ assenti, ma non gliene faccio una colpa: non credo sia semplice avere una figlia che ti sconvolge così tanto la vita, no?” 

Fred annuisce, “Deve essere stato strano per loro scoprire dell’esistenza del mondo magico.” 

La strega ride, ricorda ancora gli occhi del padre e l’espressione sbigottita della madre nel trovarsi una lettera di Hogwarts tra le mani. “Cambieresti qualcosa?” 

“Avrei voluto una mamma meno severa, a confronto adesso Molly sembra un panetto di burro.” Fred cambierebbe tante cose, probabilmente. “Anche se capisco il perché delle sue innumerevoli preoccupazioni… oh, la prossima domanda è noiosissima.”

Hermione si sbilancia per guardare meglio, “Riassumi in quattro minuti la tua vita? Voglio dire, cosa c’è che non sai?” 

“So disgraziatamente poco dell’Hermione tra il primo giorno di vita e i suoi undici anni, poi potrei elencare una fitta lista di cose da quando si è seduta a fianco a me al tavolo dei Grifondoro dopo lo smistamento.” 

“Sai disgraziatamente poco, perché c’è poco da dire.” Ricalca. “Del Fred prima di conoscerlo so qualcosa di più, credo che sia merito di una Molly morbida come un panetto di burro che non la smette di parlarne.” 

“Che hai scoperto di bello? Non credo di aver mai assistito a Molly Weasley che ti racconta di me.” È genuinamente colpito dalla piega della conversazione: quando è successo? Se le immagina sedute al tavolo della cucina, una tarda mattina che lui e i fratelli sono fuori a giocare a Quidditch. Si chiede se sia stata Hermione a domandare per prima, se sua madre avesse semplicemente deciso di parlare di lui o se la strega più brillante della sua età avesse accuratamente appreso, in mezzo ai racconti di sette figli, solo i suoi.

Lei sorride e il cuore di Fred ha un fremito. “Ho scoperto che hai sempre avuto poca pazienza.” 

Il gemello ride e cerca il suo sguardo per scoprire qualcosa di più, ma lei rimane placida nella convinzione di tenere per sé ancora per un po’ – insieme a tanto altro –  l’immagine di un piccolo Fred che conta gli scalini tutte le mattine per controllare che non ce ne sia uno in più. “Se domani potessi svegliarti avendo acquisito una qualità o un'abilità qualsiasi, quale sarebbe?” Domanda allora lui, inclinando il capo verso destra. 

“Sarebbe quella di cantare come un usignolo, a quanto pare so essere stonata come una campana.” Predica, incrociando le braccia al petto. 

Il gemello si avvicina e le accarezza il capo con il palmo di una mano, come a confortarla. Hermione sospira e alza lo sguardo. Si accorge che ora sono ancora più vicini di quanto lo fossero al tavolo e il cuore le si ferma nel petto. “La tua?” Si sforza di chiedere, mentre le dita di Fred la lasciano andare a malavoglia. 

Fa meno male, perché lui sta sorridendo, “Vorrei essere più paziente.” 
 



Pian pianino aggiungo una parola dietro un'altra. Noto con piacere che Fred e Hermione hanno un sacco di cose da dirsi: le stanno recuperando con lentezza, esattamente come lentamente si sono accorti di amarsi. Cioè, alla fine Hermione per Fred è sotto un treno e lui non prova poi qualcosa di diverso: amo che siano così stupidi e che riescano a stare così bene in compagnia uno dell'altro. Vi ringrazio per il supporto: tornare a scrivere per me è stato difficile, e vedere che le mie frasi tutto sommato hanno un senso è davvero un traguardo. 
Vi abbraccio stretto e spero di rivedervi presto,
Sia 
   
 
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