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Autore: ChristopherCavaliere    03/01/2023    0 recensioni
Noah, un giovane ragazzo di Londra, che casualmente, mentre era a caccia con il padre fa un incontro con una bestia inaspettata. Una maledizione che gli avrebbe cambiato la vita, forse in peggio forse in meglio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Londra, 8 ottobre 1538

Tre settimane dopo il mio incidente con quello che mi ero detto essere un lupo di una specie mai conosciuta prima dall'uomo, mi ero lasciato tutto alle spalle riprendendo la vita quotidiana aiutando la mia famiglia con il preparare i ciocchi di legno per l'inverno che da li a due mesi sarebbe arrivato.
Fortunatamente Lord Silverwood, dopo lo spiacevole evento che mi era accaduto, aveva voluto scusarsi con i miei genitori per aver fatto sprecare loro i soldi con il dottore, e dono loro un sacchettino con all'interno 100 sterline d'orate.
Mio padre quel giorno dell'otto ottobre mi diede 20 sterline, sia come regalo di natale, dato che la mancanza di soldi era visibile in tutto il regno, sia per andare a festeggiarlo in maniera consona.

«Ormai si sta per imbrunire, va a chiamare i tuoi amici e andate a farvi una bevuta. Ma, e Noah lo dico seriamente, non andate al pub Claddagh»

«Dagli irlandesi? Figuriamoci padre, piuttosto vado a bere in mezzo ai lebbrosi, quei testa rossa sanno solo bere e non fare nulla nella loro vita»

«Vedo che mi hai capito, ora va»

Senza farmi ripetere le cose due volte, corsi nella mia stanza a mettermi dei vestiti puliti, e infine uscii dirigendomi verso Westminster, che da Lambeth distava mezzo giro d'orologio.
Tra gli slalom dei lavoratori che stavano inziano a chiudere bottega, e dei passanti arrivai all'abbazia di Westminster, dove puntualmente avrei sempre trovato un paio di miei amici, Julian Robertson, un ragazzo della mia età, dai capelli neri, magrolino e occhi verde scuro, e l'altro ragazzo Oliver Smith, di due anni più grande di noi, biondo e occhi verdi che appena mi videro mi salutarono con entrambi il cenno della mano.

«Allora che guai stavate facendo oggi?»

«Da quando sei rimasto ferito da quella volpe, io e Oliver ti abbiamo aspettato, abbiamo pure scommesso due  penny che finivi per avere la rabbia»

«Primo, non era una volpe, ma un lupo, e secondo scommettere sulla mia possibile dipartita non è una cosa bella, e poi per due penny?»

«Non siamo tutti figli di Lord, banchieri o notai lo sai?»

«Be io sono il figlio di un assistente di un notaio, e guarda il caso Lord Silverwood ha dato una piccola parte in sterline d'oro a mio padre per quello che mi è successo»

Ad Oliver la parola sterline d'oro gli fece illuminare gli occhi.

«Be allora per oggi, tu, io e Julian ce ne andiamo a bere, per la prima volta e come veri uomini, e senza magari che un lupo mangia uomini si rubi il tuo fianco di nuovo»

«Ahah simpatico, ci sto con il bere, ma niente pub irlandese»

«Non rovinarmi la serata, andremo al Claddagh, e non ci faremo buttare fuori a pedate, per una sera voglio passarmela tranquilla con voi.»

In testa mi risuonava la voce di mio padre, non dovevo andare in quel pub piena di teste rosse, ma ero stato bloccato a letto quasi due settimane e senza nemmeno uno svago.
Nel momento in cui accettai di andare al pub e mentre ci stavamo dirigendo verso di esso, mi sentii strano, come se gli occhi di qualcuno mi stessero seguendo alle mie spalle.
Nel frattempo il tramonto era del tutto calato, e ormai il cielo era diventato nero, con le sue stelle, e la sua Luna Piena.
A vederla prima di entrare nel Pub in cui arrivammo in pochi minuti, mi venne in mente il pensiero della storia del lupo mannaro, ma i miei pensieri vennero dissolti da Oliver, che arrivato al bancone chiese per tutti e tre una pinta di birra a testa.
Il locale era particolarmente vuoto, tranne per qualche cliente sicuramente irlandese con la testa addormentata sul tavolo sicuramente ubriaco.

«Siete qui per fare danni o per fare gli uomini?»

La voce dell'uomo dietro al bancone era rivolta più a Oliver che verso di me, ma risposi con cortesia.

«La prima birra alla nostra età non si deve scordare signore, però sicuramente nemmeno vogliamo fare dei danni»

L'uomo porse ai tre i bicchieri in ferro ricolmi della birra che aveva recuperato da dei barili e cominciammo a dare piccole sorsate alla bevanda, che inizialmente a me fece sentire un brivido lungo la schiena, ma successivamente presi a bere come se non avessi mai bevuto in tutta la giornata.
Oliver e Julian cercavano ancora di pulirsi la lingua e intanto mi guardavano come se fossi un pazzo che ingollava quella bevanda che a loro a quanto pare non era piaciuta.
Ma non ero pazzo, il mio corpo si sentiva realmente strano, il petto mi scoppiava, o meglio il battito del cuore si era accelerato, e con la lingua nella mia bocca sentivo i denti strani, o meglio alcuni stavano divenendo appuntiti.
In fretta e furia lasciai tre sterline per la birra sul bancone e usciì dal locale correndo via, non sapendo nemmeno dove stessi andando e come se le mie gambe fossero autonome.
Nel correre, mi stavo rendendo conto che la zona era una di quelle paludose, in cui pochi vi si avventuravano per i balordi, quando riuscii a fermarmi, mi guardai le mani, le unghie erano praticamente allungate e appuntite, il dorso fino al braccio e più su si intravedeva del pelo crescere a dismisura.
Successivamente una voce nel bosco, non sapendo se fosse vicina o lontana mi disse qualcosa.

«Tranquillo ragazzo, la prima volta è strano per chiunque»

Le mie gambe cambiarono aspetto, si piegarono fino a obbligarmi a mettere a gattoni, e infine il mio viso prese una forma allungata, i miei occhi da celesti passarono a un giallo ambrato e prima che potessi urlare, dalla mia bocca uscì un ruggito.
Dalla poca luce che faceva passare la luna in quella zona paludosa, si intravide una sagoma, un uomo, incapucciato, e il suo sguardo, era lo stesso sguardo di quel giorno, due occhi gialli che mi osservavano.
Il resto fu tutto di confusione, era come se la mia mente vagasse da sola, il mio corpo era autonomo senza avere nemmeno la coscienza di quello che facevo.
Ma solo in quel momento, quel briciolo di coscienza che avevo, mi aveva fatto capire o percepire che non ero più un ragazzo, ma un lupo mannaro.

 

   
 
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