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Autore: Delirious Rose    04/01/2023    1 recensioni
Due erano le cose cui Mary Riddle aveva a cuore: la propria reputazione e la propria ricchezza.
Aveva dovuto limitare i danni quando il suo unico figlio era scappato con quella pezzente il giorno di Santo Stefano. Aveva dovuto limitare i danni quando suo figlio era tornato a casa, solo, il Giorno di Mezzestate.
Quando quella pezzente aveva osato bussare alla sua porta nel giorno di San Silvestro, Mary Riddle aveva dovuto scegliere cosa sarebbe stato più vantaggioso: cacciare dalla sua proprietà quell’approfittatrice, o accogliere la nuora gravida.
{What If Merope Gaunt fosse andata a Little Hangleton invece che in un orfanotrofio Babbano}
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merope Gaunt, Tom O. Riddle, Tom Riddle Sr.
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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La mattina dopo, Mary trovò sulla toeletta una comune cartella di carta glialla: era spessa un dito, abbastanza grande da contenere un paio di numeri di Vogue. La lettera che l’accompagnava era firmata da Mr. Albert Stevens. All’inizio Mary fu un po’ turbata dal modo in cui le riviste erano state consegnate. Poi si ricordò che probabilmente un mago aveva altri mezzi per consegnare un pacco che il postino o irrompere in casa.

L’avvomago presentò le riviste contenute nella busta, avvertendo Mary delle immagini in movimento e, soprattutto, di riconsegnarle al più tardi il giorno seguente, tenendole lontane da occhi indiscreti. La invitò anche a rendere visita al Dr Pomfrey quello stesso pomeriggio, o a fare una visita mattutina l’indomani se non fosse riuscita ad arrivare a Londra in tempo: la squaldrina era impaziente di ritrovare il Piccolo Thomas e avere notizie sul marito. 

Mary richiuse la lettera e si avvicinò allo specchio, controllando la radice dei capelli: avrebbe dovuto tingerli di nuovo prima dell’udienza.

«Yvette, chiudi la porta», disse, osservando nello specchio il riflesso della cameriera obbedire e rimanere in attesa del prossimo ordine. «Prima di tutto, voglio la tua parola che nulla di tutto questo sarà condiviso con gli altri domestici.»

La cameriera francese irrigidì la postura, con l’orgoglio aleggiante nei suoi occhi. Stava per essere resa parte dei segreti della sua padrona, una prova della fiducia che lei riponeva in lei… o almeno, questo era ciò che Mary voleva far credere a Yvette. Dopo tutto, nel giro di una settimana avrebbero dimenticato la conversazione.

«Oui, Madame

«La squaldrina è una strega.»

A volte, chiamare le cose con il proprio nome era la scelta migliore. Non che esistesse un eufemismo per definire ciò che Merope Gaunt era, o meglio, Mary non aveva il tempo o l’energia per pensare a un modo più elegante.

Yvette sbuffò, divertita. «Ma che sorpresa… moche comme elle est….»

«Non mi riferivo al suo aspetto. È una vera strega. Una di quelle che... che lanciano incantesimi e volano su una scopa.»

La cameriera aggrottò le sopracciglia. Mary era stata la prima a liquidare le farneticazioni di Tom come allucinazioni causate da qualche droga che la sgualdrina avesse usato per irretirlo, e tutti i domestici avevano seguito il suo esempio.

Mary si voltò verso la cameriera. «A quanto pare, la sua razza costituisce una società a sé stante: secondo le loro regole, ciò che ha fatto a mio figlio è un reato.»

Yvette sussultò, facendosi il segno della croce. «Mais, Madame! come potete tollelare che il padroncino resti con... cette sorciére?!»

«Ci hanno assicurato che è una vergogna perfino per la sua stessa razza: senza alcun potere magico! Non è neanche capace di preparare da sola la pozione con cui ha sedotto Tom! Ma non voglio discutere le mie decisioni», disse Mary con un sibilo ammonitore. Porse il pacco a Yvette. «Ho chiesto alcune delle loro riviste di moda: scegli un abito da giorno e un abito da cocktail che non stridi. Qualora non ne avessi, acquisteremo qualcosa di adeguato da Harrod’s oggi pomeriggio.»

Yvette annuì, prendendo il pacco. Mary, invece, si voltò verso lo specchio, controllando che non ci fossero altri capelli grigi, nuove rughe o macchie dell’età che potessero rovinare il suo aspetto. Un’ondata di indignazione la colpì quando sentì la cameriera trattenere una risata.

«Cosa c’è?»

Yvette rise sottovoce. «Rien, Madame. Chiederò a Mme Smith se abbiamo ancora qualche vestito de la feu Madame

Mary si voltò verso di lei. «I vestiti di mia… suocera?»

«Regardez-vous même, Madame!», sghignazzò la cameriera, porgendole una rivista.

In effetti, le immagini si muovevano—le donne cambiavano posa, mostrando gli abiti da vari punti di vista—ma ciò che era ridicolo era quanto fossero fuori moda!

«Santi numi! Non vedo questo stile di maniche da quando avevo otto anni! E questa acconciatura… era di moda quattro o cinque decenni fa!»

Mary non riuscì a trattenere la risata. Si chinò all’indietro, scuotendo la testa. Che presuntuosi, quei maghi! Osavano guardare dall’alto in basso i Riddle di Little Hangleton indossando abiti del 1885! Effettivamente, se Mary desiderava non dare nell'occhio durante la visita al Ministero della Magia, avrebbe dovuto indossare gli abiti di sua suocera; avrebbe potuto persino prestare alla sgualdrina l’abito da sposa della defunta Mrs. Riddle per la rettifica del matrimonio!

«In effetti, chiedi a Mrs. Smith di cercare—No», la voce di Mary divenne malevola in un batter d’occhio. «Piuttosto, dobbiamo far sfoggio di quanto siamo moderne ed eleganti. Seleziona alcuni abiti da giorno e da sera tra quelli comprati a Parigi qualche anno fa, quelli che ritieni potrebbero far sembrare la sgualdrina meno… sciatta.»

«Oui, Madame», rispose Yvette, anche se contrariata.

Quando stava per lasciare la stanza, Mary la richiamò.

«Inoltre, metti in valigia il necessario per i capelli: forbici, arricciacapelli, un pettine a caldo, brillantina… pensa a un’acconciatura che faccia notare il meno possibile quel suo occhio. Oh, e il trucco! Cielo se non ha bisogno di tutto l’aiuto possibile per sembrare vagamente umana….»

Yvette fece un ultimo inchino, attese qualche secondo altri ordini dell’ultimo minuto, e se ne andò.

 

* * *

 

Mr. Albert Stevens condusse Mary e Yvette in una viuzza che dava su una discreta e pittoresca piazzetta. Aveva una forma vagamente triangolare, con quattro alberelli sul lato più lungo a fare ombra su due panchine. L’avvomago si fermò davanti all’incrocio tra due case a schiera e si schiarì la voce.

«Mr. Stevens e Mrs. Riddle desiderano incontrare Mrs. Pomfrey.»

Mary si trattenne dallo sfregarsi gli occhi. Una porta stretta sembrò farsi spazio tra le due case, come un esploratore che attraversi una foresta vergine. La porta, ora di dimensioni normali e con una vetrata di colibrì in movimento da un fiore all’altro, si aprì su un luminoso androne. Ad accoglierli non c’era un maggiordomo, ma una piccola creatura dalla testa enorme, grandi orecchie a punta e occhioni enormi e tondi come palle di cricket, vestita con uno strofinaccio bianco a mo’ di toga.

«Questo è un elfo domestico, la servitù dei maghi», sussurrò Mr. Stevens. «Più una famiglia è ricca e importante, più elfi domestici possiede.»

«Immagino siano più costosi di una normale servitù.»

L’avvomago ridacchiò. «Al contrario! Amano lavorare, ma anche un centesimo li offenderebbe: gli basta un posto accanto al focolare, una ciotola di latte o di panna e qualche dolce.»

«Davvero?» Mary sussultò, tornando a guardare la creatura con nuovo interesse.

L’elfo domestico li introdusse in un salotto confortevole, anche se datato. La dottoressa Pomfrey accolse Mary e le presentò sua moglie e la figlia più giovane. Quest'ultima sarebbe stata più carina, se avesse sostituito il suo look alla Gibson Girl con un abito a vita bassa e un caschetto.

E poi c’era la sgualdrina.

Un’alimentazione sana, un buon bagno e un abbigliamento più curato la facevano sembrare quasi una persona. I capelli erano stati sistemati, e da spenti e scarmigliati erano diventati trecce d'un castano chiaro e cinerino. La carnagione, benché ancora pallida dopo il parto, era meno spenta, quasi sana. I suoi occhi, però, erano rimasti inquietanti, con quella pupilla eccentrica che faceva sembrare la sgualdrina come se avesse un occhio strabico. Mary confidava che, dopo essere passata per le mani esperte di Yvette, avrebbe avuto un aspetto accettabile.

Lasciò che la sgualdrina tenesse in braccio il piccolo Thomas per dieci minuti, poi chiese a Yvette di occuparsi della sgualdrina mentre lei e i Pomfrey discutevano di ciò che sarebbe accaduto durante e dopo il processo. Mary era fermamente intenzionata a mantenere il massimo riserbo sulla vicenda, e chiese persino se ci fosse un modo per far sembrare che la sgualdrina fosse stata mandata in un sanatorio invece che in carcere, per il bene del Piccolo Thomas ovviamente. Il Dottor Pomfrey non promise nulla, ma suggerì di discutere la questione davanti al Wizengamot.

Circa un’ora dopo, Yvette fece tornare la sgualdrina. La cameriera aveva arricciato e acconciato i capelli in due chignon appena sotto le orecchie, con una riga di lato e una folta ciocca a coprire l’occhio deforme. L’abito fuori moda era stato sostituito da un completo da giorno in lana blu petrolio abbinato a delle scarpe nere con tacco a rocchetto. Yvette prese la cloche scelta per accompagnare il completo, con una tesa asimmetrica per nascondere l’occhio. Forse, se avessero aggiunto un rossetto dal colore deciso sulle labbra, avrebbero potuto distrarre ancora di più gli osservatori dal difetto.

Mary girò intorno alla sgualdrina, esaminandola come se fosse una giumenta in vendita. L’abito era un po’ stretto sul ventre e sul petto, ma era comprensibile dato che la sgualdrina aveva partorito neanche sei settimane prima.

«Non è perfetto, ma non dovrebbe esserci bisogno di modificarlo», disse Mary con un sorriso forzato. «Perché non provi il Poiret?»

La sgualdrina aprì la bocca per rispondere, ma Yvette fu più veloce e la spinse di nuovo nella stanza attigua. L’abito rosso mattone, con applicazioni argentate e un fiocco nero sulla scollatura, faceva sembrare la sgualdrina più in salute, ma era più aderente del precedente. La figlia del Dottor Pomfrey le chiese il permesso di aggiustarlo e, con un colpo di bacchetta, l’abito calzò a pennello, come se fosse stato fatto su misura per la sgualdrina.

«Questo rende tutto più facile!» Mary dovette ammettere, facendo cenno a Yvette di aiutare la sgualdrina a indossare l’abito successivo.

Ogni volta, Mary si premurava di dire chi fosse lo stilista e dove avesse acquistato l’abito. O inventava tutto se si trattava di qualcosa che aveva portato da Harrod’s: dopotutto, quei maghi e quelle streghe non avevano idea di quali fossero le ultime tendenze. Mr. Albert Stevens doveva aver capito cosa Mary avesse in mente e ne era molto divertito.

Ci vollero tre ore, ma per l’udienza si accordarono su un completo rosso in lana e seta composto da una camicetta con perline, gonna a pieghe e mantellina asimmetrica, accompagnati da un cappello che obbligava la squaldrina ad alzare il mento per poter guardare da sotto la tesa.

«Ora bisogna scegliere l’abito per la rettifica del matrimonio», disse Mary, tra due sorsi di tè.

La sgualdrina squittì. «Signora, questo vestito mi piace molto! Non ho mai indossato niente di così bello….»

Mary sbuffò, combattendo l’impulso di rispondere che, ovviamente, una sciacquetta come lei non avrebbe mai e poi mai avuto l’opportunità di indossare un Jacques Doucet se non fosse stato per la sua magnanima mansuetudine—e il desiderio di mostrare la propria superiorità a dei maghi ignoranti.

«Tu e Tom non avete avuto una cerimonia di nozze appropriata, quindi assecondami.» Mary sottolineò quelle parole invece di dire "fa' come ti dico, e forse metterò una buona parola con Tom". «Spero tu capisca che non abbiamo tempo per farti confezionare un abito da sposa; quindi, devi accontentarti di uno da sera.»

La sgualdrina lanciò un’occhiata ai suoi ospiti e protettori, e in effetti Mrs. Pomfrey si schiarì la voce.

«Mrs. Riddle, sono sicura che Madame Malkins è in grado di fornirci un abito da sposa in così poco tempo.»

Mary stirò le labbra rosse in un sorriso ferino. «Mia cara signora, in effetti ero dello stesso parere fino a questa mattina. Ma dopo aver sfogliato le vostre… riviste di moda, ho pensato che sarebbe stato meglio per mia nuora prendere una posizione decisa. Poiché la sua mancanza di… magia rende Merope» - Detestava chiamare la sgualdrina con il suo nome proprio - «inadatta a vivere tra i suoi … congeneri, i quali tra l'altro l'hanno abbandonata nel momento di più grande bisogno, credo sia essenziale che rimarchi il suo desiderio di integrarsi nella nostra società.»

Mrs. Pomfrey aprì la bocca per replicare, ma la logica di Mary era troppo sensata per essere respinta. Mary non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di sbattere loro in faccia quanto quei maghi fossero retrogradi e fuorimoda, anche se questo significava far indossare alla sgualdrina abiti e accessori costosi di cui era indegna. Mary aveva la Scienza e la Tecnologia dalla sua parte e, sebbene concedesse che in alcuni casi un bastoncino e un hocus pocus potessero essere utili, non avrebbero mai rimpiazzato le comodità dell’era moderna.

La sgualdrina sfilò in due abiti da sera davanti a Mary, Mr. Albert Stevens e i Pomfrey. Questi ultimi dissero che c’era qualcosa di poco convincente negli abiti; Mary, invece, si trattenne dal rimarcare che la sgualdrina sembrava una gallina mezza spennata imbellettata con le piume di un pavone.

«È stupefacente!» Miss Pomfrey esclamò quando la sgualdrina entrò nel salotto con il terzo vestito.

Era una robe de style di Lanvin in seta champagne, lamé argentato e un grande fiocco blu scuro in vita. Yvette aveva avvolto un foulard di seta il più basso possibile sulla fronte per nascondere gli occhi strambi, ma non era il massimo. Non sarebbe stato difficile procurarsi un copricapo da sposa, anche se Mary avrebbe preferito non spendere un centesimo per quella sgualdrina.

«È un peccato per il colore, però….» disse il Dottor Pomfrey.

La cosa infastidì Mary. Era un uomo senza senso della moda! Come osava commentare un abito di Lanvin?!

«Prego?» Mary si sforzò di essere gentile.

Lo stregone, o come si chiamava, ridacchiò. «Voglio dire, se fosse grigio tenue e il fiocco verde Slytherin, si potrebbe dire che Miss Gaunt stia omaggiando il suo sangue. È vero che dovrebbe integrarsi nella società Babbana, ma allo stesso tempo sarebbe troppo crudele sradicarla.»

Mary voleva massaggiarsi le tempie, ma si trattenne. «Le chiedo scusa, dottore, ma non capisco il suo discorso.»

«Miss Gaunt è una delle ultime discendenti ancora in vita di Salazar Slytherin, uno dei più grandi maghi inglesi e fondatore di Hogwarts, la Scuola di Magia», spiegò Mr. Albert Stevens, quindi le indicò l’abito. «I colori del casato sono il verde scuro e l’argento, da cui il commento del Dr. Pomfrey.»

Mary fissò l’abito, cercando di immaginarlo in grigio perla pallido e verde scuro. Avrebbe potuto andare bene, ma rifare l’abito con tali specificazioni avrebbe richiesto troppo tempo e denaro; quanto all’uso di un incantesimo, Mary non sapeva se sarebbe stato un cambiamento definitivo. Espresse solo l’ultimo dubbio.

«Non è che un banale incantesimo di Glamour!» Mrs. Pomfrey rise.

«Diventerebbe come l’abito di Cenerentola, che a mezzanotte si ritrasforma in stracci», aggiunse Mr. Albert Stevens, lanciando l’incantesimo.

Se era così facile cambiare l’aspetto di un abito, forse…

«Questo ‘incantesimo di glamour’ funzionerebbe anche su una persona?» chiese Mary.

Il Dottor Pomfrey sogghignò. «Perché me lo chiede?»

Mary sorrise alla sgualdrina. «Non vorresti che i tuoi occhi apparissero normali, almeno per il matrimonio e il battesimo del Piccolo Thomas?»

La Sgualdrina boccheggiò, con lo sguardo di un topolino con le spalle al muro, e il suo viso divenne rosso fuoco.

I suoi occhi si posarono sul Dottor Pomfrey. «Potrebbe… potrebbe essere possibile…» La sgualdrina deglutì, torcendo le mani. «Ehm… sistemarlo per sempre?»

Ah, quindi era consapevole della sua deformità, ma non aveva modo di nasconderla. In effetti, se fosse stata una vera strega, avrebbe potuto rendersi più gradevole agli occhi di Tom, invece di ricorrere a un filtro d’amore andato a male!

Il Dottor Pomfrey sospirò. «Mia cara Merope, non è una cosa così semplice come lanciare un incantesimo di Glamour per qualche ora… bisogna prima accertarsi che non ci siano altri problemi di natura fisiologica da risolvere, oltre a quello estetico. Ma c’è un mio collega in Spagna specializzato in patologie oculari.»

Le sopracciglia di Mary si inarcarono, mentre dentro di sé ghignava. Se questo non fosse stato un segno del destino, allora non sapeva cosa potesse essere. Batté le mani e non ebbe bisogno di fingere il suo entusiasmo. «Spagna?! Potrebbe aver bisogno di trascorrervi un po’ di tempo per il trattamento?»

«Ehm… suppongo di sì», disse il mago medico con una certa confusione.

Questa volta, Mary mostrò un sorriso quasi sincero alla sgualdrina. «Sarebbe una meta perfetta per una luna di miele! Tu e Tom potreste viaggiare per tutto il continente: Francia, Italia, Grecia… Scommetto che non hai mai lasciato Little Hangleton prima di sposarti! Inoltre, sarebbe un bene per te e Tom instaurare un legame, imparare ad apprezzarvi e a conoscervi… per il bene del Piccolo Thomas!»

«Sa, non sarebbe una cattiva idea», disse Mr. Albert Stevens. Era stato lesto a cogliere la palla al balzo. «Trascorrere un po’ di tempo all’estero li aiuterebbe a stare lontani dai riflettori fino a quando il polverone non si sia calmato. O finché non ci sarà qualche altro scandalo più piccante. Cosa ne pensa, Miss Gaunt?»

Il volto della sgualdrina si tinse di una imbarazzante tonalità di rosso. «Viaggiare con Tom… mi piacerebbe molto. Ma… ma il bambino….»

«Non preoccuparti, cara, mi prenderò cura io di lui mentre sarete via», disse Mary con voce suadente, combattendo il suo disgusto mentre prendeva la sgualdrina tra le braccia.

Che stolta! Aveva abboccato così facilmente che quasi non le dava soddisfazione!

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Mi scuso se l'aggiornamento arriva dopo quasi un anno, ma ho preferito concentrarmi sul mio debutto letterario e quindi ho dovuto accantonare le fanfiction per un po'.

Per la cronaca, entrambi gli abiti scelti sono modelli esistenti, che potrete trovare sul sito del Met.

Alla chissà quando prossima!

   
 
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