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Autore: Stillathogwarts    05/01/2023    3 recensioni
Cinque anni dopo la fine della guerra, il Wizengamot scavalca il Ministro Shacklebolt e fa approvare una Legge sui Matrimoni, nonostante lo scontento generale.
Hermione si ritrova così a dover sposare un Draco Malfoy che mostra fin da subito uno strano e incomprensibile comportamento, mentre una serie di segreti e omissioni iniziano pian piano a venire a galla.
• Marriage Law trope, ma a modo mio (per favore, leggete il primo n.d.a.).
• DRAMIONE
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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The Weight of Us



CAPITOLO 12
Showdown





 






POV HERMIONE


Hermione era rimasta in riva al mare per quasi due ore prima di trovare le forze di incamminarsi verso la villa, di attraversare i giardini ed entrare in casa.
Continuava a sentirsi prosciugata. Non aveva idea di cosa pensare di tutto quello che aveva scoperto, né tanto meno riusciva a spiegarsi cosa fosse accaduto dopo quegli eventi.
Il Manor… Draco era rimasto a guardare.
Maledizione, aveva gridato il suo nome e lui era rimasto impassibile!
Non che fosse sicura che ne fosse uscito qualcosa di comprensibile da quell’urlo, ma… diceva di amarla, eppure era rimasto a guardare.
Forse era cambiato qualcosa, a quel punto.
Se per la fine del sesto anno era stata una spia di Silente, forse, dopo la sua morte, aveva nuovamente cambiato fronte. O forse era diventato una spia di Piton e Piton era molto più grigio di Silente, era disposto a spingersi più in là nei limiti dell’etica.
Si sfilò il cappotto e salì in camera di Sirius per controllare che stesse dormendo.
Era più tardi del solito.
Gli diede un bacio sulla fronte, poi si trascinò in salotto.
Avrebbe voluto bere, ma non poteva.
Si portò una mano in grembo e chiuse gli occhi.
Iniziava ad avvertire l’esigenza di piangere.
Tutto in quel posto urlava il nome di Draco e sapeva che prima o poi lui si sarebbe fatto vedere.
Stava per affrontarlo.
Le venne in mente il concetto di ironia drammatica.
Per un momento, aveva pensato davvero di poter essere felice con lui, che fosse cambiato. Invece, tutto si era trasformato in un miscuglio indistinto di manipolazioni e sotterfugi e bugie e segreti.
Di nuovo.
«Dove diavolo eri finita?»
La voce del biondino arrivò alle sue orecchie dalle sue spalle, suonando altamente preoccupata.
«Mi hai fatto morire di paura, My! Potevi avvisarmi che avresti tardato così tanto, stavo per chiamare Potter!»
Lei non rispose. Aveva lo sguardo puntato fuori dalla finestra, fissava le onde del mare.
Era agitato, quella notte. C’era vento, Hermione supponeva che ci sarebbe stata una tempesta ed anche violenta. Lo trovò ironico. Una tempesta era proprio ciò che stava per abbattersi su di loro.
«Hermione?»
«Quanto hai pagato per falsificare il test del DNA di Sirius?» gli domandò con voce assente.
Lui esitò a risponderle. «Non lo so», bofonchiò spiazzato. «Non ho neanche controllato… era un sacchetto di galeoni…»
«Non hai controllato», ripeté lei amaramente, scuotendo leggermente il capo.
«C’è qualche problema?» le chiese, avvicinandosi.
«Non ti avvicinare», gli intimò, voltandosi a guardarlo. «Hai pagato per risultare come mio match?»
Il colore defluì dal suo viso. «Certo che no! Il risultato è autentico!» esclamò, visibilmente perplesso. «Hermione, che sta succedendo?»
«A cosa ti serve veramente la pozione UnObliviate, Draco? Perché è così importante per te?»
I suoi occhi si sgranarono mentre gli rivolgeva quella domanda. «Te l’ho detto, il Dip-»
«Perché hai voluto riconoscere Sirius, Draco?» lo interruppe, non avendo la minima intenzione di ascoltare altre bugie. La sua voce diveniva sempre più gelida.
Non aveva ancora capito?
Si guardarono intensamente negli occhi, cioccolato che si specchiava nell’argento, per quelle che parvero ore, poi lui sospirò arrendevole. «Lo sai già, non è vero?»
«Oggi ho ricevuto questa», disse ancora lei, passandogli la lettera di suo padre e aspettando che la leggesse.
Draco si infervorò sempre più, man mano che proseguiva nella lettura. «Sono un mucchio di stronzate!» ringhiò, cercando di avvicinarsi nuovamente a lei, ma Hermione alzò una mano per fermarlo una seconda volta.
«Hermione, io non farei mai-»
«Non voglio parlare di quella», precisò, zittendolo. «Tua madre ti ha difeso abbastanza, comunque, dubito tu abbia qualcosa di diverso da aggiungere. Voglio parlare di questo
Fece scivolare il pacco scartato verso di lui; Draco prese la lettera della madre e deglutì con forza quando la lesse. Tolse la busta vuota dalla scatola e il suo viso cedette quando vide il diario.
«Cos’è quello, Draco?»
Il biondino deglutì di nuovo. «È il mio diario del sesto anno» ammise con un filo di voce. «Non riuscivo a esprimermi con le parole, a confidarmi con qualcuno, allora mi hai consigliato di scrivere su un diario, perché credevi che senza testimoni sarei riuscito ad aprirmi, che parlando con me stesso sarei riuscito a tirare fuori quello che provavo e a fare chiarezza nei miei pensieri.»
Hermione restò in silenzio per un po’ e lui fece altrettanto. Alla fine, sospirò. «Lo hai letto?»
«Certo che l’ho fatto», rispose lei. «Non avrei dovuto, ma dopo la lettera di tua madre… Mi sento un po’ meno in colpa, però, dopo aver scoperto quello che mi hai tenuto nascosto.» 
Draco non disse nulla.
«Perché non me lo hai detto?»
«Io…» provò a dire, ma non riuscì a formulare alcuna frase di senso compiuto.
«Rispondimi!» gridò lei, facendolo sussultare.
Lo vide serrare gli occhi. «Temevo che mi avresti respinto ugualmente» ammise, deglutendo con forza. «Mi ripetevo che non era il momento giusto, che non eri pronta per sentirtelo dire… ma forse avevo solo paura della tua reazione. O forse ero di nuovo io, che mi comportavo da codardo, come al solito.»
Hermione attese che continuasse a parlare.
Non era abbastanza, lei doveva sapere.
«E poi… poi ci siamo avvicinati ed eri di nuovo mia e io… non ho più avuto il coraggio di farlo, perché avevo paura di rovinare tutto.»
«Quindi pensavi cosa, esattamente?» sibilò lei. «Di non dirmi niente per tutta la vita?»
«La pozione UnObliviate», spiegò il biondino. «Mi serviva a farti ricordare… di noi.»
Lei scosse il capo, strinse il labbro inferiore tra i denti con tanta forza che divenne bianco. «Perché? Perché avevi così tanta paura di dirmelo? Capisco che i nostri trascorsi… ma un test del DNA e avrei avuto la conferma della veridicità delle tue parole. Perché, Draco?»
«Avevo paura che mi respingessi, che mi odiassi… che incolpassi me!»
«Perché avrei dovuto farlo?» singhiozzò Hermione, incapace di trattenersi oltre.
«Ti ho aspettato per anni, Draco! E se il Ministero non ti avesse obbligato a farlo, non saresti tornato mai!»
«Pensavo… pensavo che meritassi qualcuno di migliore di me», farfugliò lui, il velo della sua Occlumanzia ormai in frantumi. «Temevo… di non riuscire a renderti felice… e non sapevo di Sirius… ma al contempo non riuscivo a lasciarti andare e lavoravo a quella pozione e…»
«Per cosa avrei dovuto incolparti, Draco?»
Lui alzò lo sguardo su di lei e delle lacrime caddero incontrollate dai suoi occhi. «Non sono state le Cruciatus di Bellatrix», sussurrò flebilmente; aveva gli occhi lucidi.
Hermione non sapeva se potesse reggere di vederlo piangere.
«Mio padre… quando hai urlato il mio nome, non sono stato capace di continuare ad eseguire gli ordini, a trattenermi. Stavo per intervenire, fare qualcosa, anche se non sapevo esattamente cosa. Lui… lui ha capito tutto, ha… ha capito che c’era qualcosa tra di noi. Ha sfilato la bacchetta di mia madre, mi ha immobilizzato. Bellatrix era distratta con il goblin…»
«Sono stata obliviata», mormorò lei, deducendo da sé il resto del racconto.
Si sentì improvvisamente troppo consapevole di tutte le stranezze del biondino, le sensazioni di déjà-vu che aveva sperimentato con lui, le domande fuori contesto che sembrava rivolgerle ogni tanto, le cose di lei che sapeva e che lei credeva non avesse modo di sapere… Si sentì mancare l’aria e si appoggiò con entrambe le mani al tavolo di legno pregiato; Draco scattò verso di lei.
«No», intimò Hermione, chiudendo gli occhi.
«Per favore… cos’hai? Siediti, almeno… ti prego, My…»
Il biondino si prese la testa tra le mani. «Mi dispiace, Hermione… mi dispiace così tanto…»
«Sai, dovresti veramente smetterla di prenderti le colpe di tuo padre», asserì lei, in tono asciutto. «Sta diventando un brutto vizio e finirà per rovinarti la vita.»
Qualcosa nei suoi occhi argentei tremò a quelle parole. «Co-cosa vuoi dire?»
Hermione non rispose, si sedette su una sedia e bevve un bicchiere d’acqua.
«Perché niente di tutto questo è mai venuto fuori?» domandò ancora.
C’erano troppe cose che non tornavano, troppe risposte di cui aveva bisogno.
«Al tuo processo… perché non hai organizzato la tua difesa puntando sul tuo ruolo di spia?»
«Silente e Piton erano entrambi morti, tu non ricordavi nulla…», chiarì lui. «E Piton non ha lasciato a Potter niente al riguardo nei suoi ricordi, non c’era nessuno che potesse confermare la mia versione dei fatti.»
Le si sedette di fronte e la guardò con aria afflitta. «Dopo la morte di Silente, ho iniziato a collaborare con Piton. Avevo un ruolo preciso, sarei dovuto entrare in azione se lui fosse morto prematuramente e non avesse fatto in tempo a dire a Potter cosa andava fatto. Avevo le istruzioni su una pergamena incantata, che si è rivelata nell’stante in cui Piton è morto, ma lui aveva già risolto quel punto del piano. Il mio ruolo non si è mai reso necessario, è stato tutto… per niente.»
«Sei andato da Voldemort», rammentò lei e Draco trasalì, se per il nome o per l’accusa nel tono della sua voce non le era chiaro e non le importava. «Quando pensavamo che Harry fosse morto, hai raggiunto i tuoi genitori dall’altra parte.»
«Ho raggiunto mia madre, letteralmente l’unica persona che mi restava al mondo!» ribatté lui. «Ho pensato che… se Lui avesse vinto, ti sarei stato più utile dall’altro lato.»
Deglutì con più forza, mentre la guardava come se la stesse vedendo scivolare via da sé sempre di più.
«Non riuscivo a pensare chiaramente e a quel punto dovevo improvvisare. Non sono il tipo che riesce ad agire di impulso Hermione, io pianifico
«Ho notato» replicò caustica lei.
Draco ignorò quel suo commento aspro. «Non potevo sopportare un’altra volta quello che era successo al Manor. Se le cose fossero andate male, avrei potuto portarti via… Lo Chalet…»
«Se le cose fossero andate male, tu avresti pensato solo a me?» ripeté lei, a bocca aperta.
«Non sono un eroe, Hermione!» ribatté il biondino. «Non lo sono mai stato! Ero andato da Silente a chiedere protezione, volevo essere nascosto! Non sono il tipo di persona che rischia mettendosi in prima linea per altruismo! Ho deciso di combattere solo per te, perché mi sono innamorato di te!»
«Te ne sei andato con tua madre non appena Harry e Voldemort hanno iniziato a combattere!»
«Io… sono tornato», rivelò lui. «Ma quando vi ho raggiunti, lui era già morto. Ho controllato che tu stessi bene e sono andato via di nuovo.»
Il silenzio calò su di loro e li avvolse, opprimente.
«My, per favore…»
«Ho bisogno di pensare», disse alla fine Hermione, rimettendosi in piedi. Si sentiva esausta, non riusciva più a ragionare. Era troppo per una sola giornata.
«Credo che sarebbe meglio se dormissi nella tua stanza questa notte, Draco.»
 
*
 
Aveva passato l’intera domenica a letto, a piangere, a ragionare, poi di nuovo a piangere.
Per anni si era chiesta perché il padre di Sirius non fosse tornato da lei, lo aveva creduto morto, o disinteressato, magari in fuga dalle conseguenze delle loro azioni giovanili, pentito di averla amata persino… si era tormentata con il pensiero di essere stata abbandonata perché non ritenuta abbastanza, al punto che non aveva neanche mai provato a ritagliarsi un momento per uscire con qualcuno, gettandosi strenuamente sulla sua carriera.
Era appena uscita da una guerra e si era ritrovata da sola con un bambino piccolo da crescere e senza ricordi del padre. Lei, che bambina lo era stata per pochissimo tempo.
Draco le aveva mandato il pranzo e la cena in camera con gli elfi, - che lei non aveva mangiato -, ma non aveva provato a imporle la sua presenza o a forzarla a parlare. Gli era grata per questo, per il fatto che stava continuando a rispettare i suoi tempi e i suoi spazi.
Non aveva chiuso occhio la notte precedente, così verso le nove di sera si era addormentata, per poi risvegliarsi di scatto nel cuore della notte, sudando freddo e tremando, congelando.
«T-Tilly!»
La voce le usciva flebile, quasi assente, come se non avesse le forze neanche per parlare.
«Tilly!» riprovò con più sicurezza e la piccola elfa apparve nella sua visuale.
«Ha chiamato, signora?»
«Draco…» biascicò lei. «P-per favore…»
«Tilly chiama il padrone, signora!» strillò l’elfa terrorizzata e sparì, per ricomparire qualche attimo dopo insieme al biondino.
«Hermione!»
Le fu subito accanto, gettandosi sul letto e prendendole il volto tra le mani. «Cosa succede?»
Lei scosse leggermente il capo. Non riusciva a tenere gli occhi aperti, si sentiva troppo debole.
«La Guaritrice Longbottom, ora!» sentì Draco ordinare a Tilly di mandare a chiamare Hannah, le sue braccia avvolgerla, la sua voce mormorale parole all’orecchio, ma lei non riusciva a comprenderle.
Il freddo l’avvolse quando lui si rialzò per parlare con Hannah, poi avvertì le piccole mani della giovane Guaritrice toccarla, la punta di una bacchetta sfiorarla, il formicolio degli incantesimi che la trapassavano.
Qualcuno le aprì la bocca, facendo ricadere al suo interno una pozione dal sapore fruttato, ma pungente, costringendola a ingoiarla, le loro voci si fecero ancora più lontane, lontane…
E poi, il silenzio, la pace.
I suoi muscoli si rilassarono e lei tornò tra le braccia di Morfeo.
 
*
 
Erano le undici del mattino quando si svegliò.
Si mise a sedere, sentendosi un po’ frastornata, pensando che fosse molto in ritardo per il lavoro; vide diverse fiale di pozioni abbandonate sul comodino alla sua sinistra e poi la sua attenzione fu attirata da un movimento alle sue spalle.
Draco.
Doveva essere rimasto lì con lei; era così stordita da non essersi accorta di aver spinto via le sue braccia quando si era svegliata.
«Ho mandato un gufo al Ministero», le disse, quasi come se le avesse letto nel pensiero, la voce impastata dal sonno. «Hannah ha detto che dovrai restare a riposo per un paio di settimane.»
«C-cos’è successo?» domandò Hermione, senza voltarsi a guardarlo.
La sua vista era sfocata e sforzarsi di mettere a fuoco le faceva girare la testa.
«Niente, è solo un’influenza», spiegò il biondino, sommessamente. «Ma non possono curarti normalmente, perché puoi prendere solo quella pozione e ci impiega più tempo a fare effetto.»
La giovane sprofondò nei cuscini, frustrata. Non avrebbe dovuto trascorrere tutto quel tempo in spiaggia, con quel ventaccio e quel freddo; avrebbe dovuto prevedere che non fosse nelle condizioni di lanciare un Incantesimo Riscaldante sufficientemente potente per proteggerla.
Si voltò a guardarlo. Nel vederlo lì, così vicino a lei, preoccupato e triste, Hermione sentì la rabbia del giorno prima sfumare gradualmente.
«Sirius?» mormorò debolmente.
«Potter è passato questa mattina, subito dopo aver saputo del gufo», la informò. «Lo ha portato da Andromeda.»
«Ci è andato senza fare i capricci?» gli chiese, corrugando la fronte.
«No», rispose lui. «Sta insegnando a lui e Teddy il francese. Non sembra apprezzare.»
«È la quinta volta che ci proviamo» sospirò Hermione. «Gli ho detto che è importante per me, perché-»
«I tuoi nonni materni sono francesi e non parlano la nostra lingua.»
Lei deglutì, ma si sforzò di annuire.
Quante cose sapeva Draco di lei, veramente?
«Ci… ci scrivevamo i bigliettini in francese, al sesto anno…»
Hermione si irrigidì leggermente, per quanto il suo corpo debole potesse farlo. «Draco, non… non riesco, non ora…»
Il biondino annuì freneticamente. «No, sì, scusami…»
Lo vide rabbuiarsi, sembrava tenere particolarmente al ricordo, ma non insisté e lei comunque non aveva abbastanza energie per affrontare quella questione.
Notò l’incertezza nella sua postura e sul suo viso, come se stesse valutando se andarsene o meno, se stesse cercando di capire cosa preferisse.
«Come ti senti?» le chiese alla fine.
«Meglio, anche se un po’ debole» rispose lei sommessamente. «E fa un po’ freddo.»
Draco non fece in tempo ad estrarre la bacchetta per lanciare un Incantesimo Riscaldante che Hermione si era già rannicchiata contro di lui, aveva fatto scivolare le mani attorno ai suoi fianchi e posato il capo sul suo petto. Lo sentì sospirare di sollievo mentre ricambiava la stretta e iniziava ad accarezzarle i capelli con dolcezza.
«Sono quasi morto dalla paura.»
«Sei il solito esagerato» commentò lei, sforzandosi di ridere.
«Non sto scherzando, eri pallida come un lenzuolo e tremavi…»
«Sono solo stati giorni pesanti», sospirò lei. «E l’altra sera faceva freddo…»
Draco la strinse un po’ di più a sé.
«Senti… avrò bisogno di farti delle domande.»
«Ti dirò tutto ciò che vorrai sapere», la rassicurò lui.
Hermione fece un cenno d’assenso con il capo.
«Hermione, voglio che tu sappia che non sapevo che fossi incinta», le disse chiaramente. «Se lo avessi saputo, avrei mandato tutto al diavolo. Ti avrei portata via, ti avrei tenuta al sicuro. Ti… ti sarei stato accanto. Ho fatto di tutto per assicurarmi che lo Chalet fosse un rifugio solido… ti avrei protetta.»
«E io forse te lo avrei lasciato fare» ammise lei. «Ma non prima di aver saputo di aspettare Sirius e quando l’ho scoperto era già troppo tardi.»
«Lo so», sussurrò mesto lui. «Cos’è successo, dopo… dopo che ho dovuto lasciare Hogwarts?»
«Avevo dei sospetti, perché ero in ritardo da mesi e non me n’ero neanche resa conto, troppo presa da quello che stava succedendo», gli disse, sospirando. «Quando sono andata alla Tana ne ho parlato con Molly e abbiamo avuto la conferma. Io… non ricordo molto della mia gravidanza, credo che rientrasse nei ricordi rimossi dall’Oblivion. Devo verti pensato molto in quel periodo. So solo quello che mi hanno raccontato Harry e Ron... e a loro non avevo detto niente di noi due, per cui non sapevano dirmi chi fosse il padre o cosa avessi fatto durante il sesto anno.»
Hermione sospirò. «Credo che ce l’abbiano avuta con me per un po’, per questo. Dopo la caduta del Ministero, sono andata con loro, ma quando abbiamo perso il posto sicuro, sono andata da Andromeda. È strano perché ricordo di aver passato del tempo lì, ma non il perché. Dopo la nascita di Sirius, ho dovuto raggiungere Harry per aiutarlo con la ricerca della spada e poi le cose sono degenerate» raccontò. «Ron lo ha lasciato solo e noi siamo andati a Godric’s Hollow e gli ho accidentalmente rotto la bacchetta. Sono dovuta restare con lui. Sirius era da Andromeda, insieme a Tonks. Dopo quello che è successo a-al Manor, mi sono risvegliata che non ricordavo assolutamente nulla di lui.»
Lo sentì tirare su con il naso, le sue carezze farsi più decise, rassicuranti.
«Non è stato facile. Mi sono spaventata… c’era la guerra ed io ero sola e avevo appena diciotto anni… Sono rimasta con Harry e Ron, volevo che finisse il prima possibile. Ed è stato ancora più difficile dopo, senza i miei genitori… Harry e Ron che erano impegnati nel corso Auror… ma avevo Andromeda. Lei… immagino che ci siamo appoggiate l’una all’altra per andare avanti.»
Draco le prese il volto tra le mani e asciugò le sue lacrime. «Mi dispiace, My…»
«Lo so» sussurrò lei, abbozzando un sorriso. «Quando sono tornata a Hogwarts è andata meglio, sai… anche se mi sentivo sempre come se mancasse una parte di me, anche se ero braccata dai ricordi. Quelli che avevo e quelli che non avevo.»
«Come hai fatto con Sirius in quell’anno?»
«La McGranitt ha sistemato me e Sirius nei dormitori che un tempo erano usati per le scuole ospiti del Torneo Tremaghi. Ha permesso ad Andromeda e Teddy di venire con me. C’erano un sacco di Mangiamorte latitanti in quel periodo, Kingsley ha approvato. Avevo dei permessi per uscire dalla classe a certi orari o entrare più tardi… I professori lo sapevano. Lumacorno a volte gli faceva da babysitter, lo adorava, davvero.»
Draco rise. «Quel tipo è proprio strambo.»
«È solo insolito e un po’ superficiale per certi aspetti, ma ha un buon cuore» considerò lei, sorridendo al ricordo. «Ho avuto fortuna, persone che mi sono state vicino.»
Il biondino deglutì con forza e annuì. Hermione non sapeva se la cosa lo ferisse o lo consolasse, ma voleva che sapesse che se l’era cavata bene alla fine, che erano stati bene… anche senza averlo con loro.
«E Potter.»
La ragazza trattenne il respiro per un attimo nel sentire il tono della sua voce. Sembrava fosse carico di rimorso e qualcosa a metà tra l’invidia e la gelosia.
«E Harry» confermò lei. «Non so come facesse… trovava sempre il modo di passare a trovare Teddy e Sirius la sera, dopo i miei M.A.G.O.»
Draco soffiò dal naso. «Avrei voluto… avrei dovuto essere io.»
Hermione, per un momento, non rispose. «Non è stata colpa tua.»
«In un certo senso» ribatté lui. «Sarei dovuto tornare, almeno una volta calmatesi le acque...»
«Credevo che non ti importasse di me… di noi, se sapevi di Sirius.»
«No, non è così» si affrettò a dire il biondino, poi nascose il volto nell’incavo del suo collo, tra i suoi capelli. «Non pensarlo, mai. Io… credevo veramente che meritassi di meglio. Stavo cercando di fare la cosa giusta per te e tu non ricordavi… Insomma, cosa avevo da offrirti? Ma poi il Cuore ci ha indicati come partner e… sai, è una leggenda molto diffusa nel mondo Purosangue. Mi sembrava assurdo persino che esistesse veramente, perché si diceva che potesse individuare le anime gemelle… ed era una promessa meravigliosa, sapere che non mi ero sbagliato su di noi, che il mio errore in realtà era stato pensare di non essere l’uomo giusto per te. Ma al contempo era orrendo, perché tu non… non mi accettavi.»
Hermione singhiozzò. «Mi dispiace» mormorò, tirando su col naso. «Non mi sono neanche fermata a pensare a quanto tutto questo debba essere stato difficile per te. Sono stata così dura nei tuoi confronti…»
Le prese il volto tra le mani e la obbligò a guardarlo negli occhi. «Ehi, no, non farlo» le disse, risoluto. «Non avevi idea… e capisco perfettamente quanto sia stato difficile per te accettarlo sulla base delle informazioni che avevi in quel momento e di quanto debba averti destabilizzato il mio comportamento. Le tue reazioni erano perfettamente comprensibili, ed è per questo che non mi sono lasciato abbattere da esse.»
Lei iniziò a piangere, affondò il viso nel suo petto e si lasciò stringere dalle sue braccia forti.
«My… per favore, calmati» le sussurrò, leggermente agitato. «Stai rovinando il mio proposito di non farti piangere mai più per me.»
Hermione rise contro il suo corpo e cercò di fare quanto le aveva chiesto.
«Va tutto bene…» continuava a ripeterle.
Un pop! improvviso la distolse bruscamente dal pensiero dei suoi rimpianti. Tilly e Tippy saltellarono fino al letto, reggendo due vassoi tra le mani.
«Tilly e Tippy hanno portato la colazione ai signori!» esclamò la piccola elfa, raggiante.
«Anche se Tippy e Tilly non sapevano se i signori preferivano pranzare piuttosto, visto l’orario» asserì Tippy, all’improvviso preoccupato. «Tippy e Tilly possono tornare indietro e preparare il pranzo, signori.»
«Tilly ha fatto una torta per la signora» aggiunse l’elfa. «Ma si può lasciare come dessert, se la signora preferisce.»
Hermione sorrise genuinamente. «La colazione va bene», affermò dolcemente. «Grazie.»
Draco prese entrambi i vassoi e ne passò uno a lei.
Da quanto tempo non mangiava?
Si avventò sulla torta come se non ingerisse cibo da una settimana.
Gli elfi lasciarono il resto del dolce sul comodino e poi si Smaterializzarono, contenti.
«Glielo hai detto tu?» gli chiese, mentre finiva la porzione nel suo piatto.
Il biondino rise. «Temo che ormai abbiano preso il sopravvento e vivano esclusivamente per render felice te.»
Hermione emise un gemito confuso.
«Non si può dire che non abbiano obbedito alle mie direttive, comunque.»
Lei arrossì leggermente e si morse un labbro.
Aveva ancora fame.
Fece per alzarsi, ma Draco la fermò. «Ehi, ehi, dove pensi di andare?» la rimproverò. «Riposo, ricordi?»
«Voglio solo prendere un altro pezzo!»
«Faccio io.»
Le strappò il piatto dalle mani e si voltò per prendere dell’altra torta.
«Beh, questa è una cosa che non avrei mai pensato di vedere», commentò lei, divertita.
Le restituì il piatto e la guardò con gli occhi assottigliati. «Spiritosa.»
La colazione la mise di buon umore e le restituì parte delle sue energie.
«Resti qui con me?» gli domandò quando ebbero finito, speranzosa.
Draco le sorrise. «Finché lo vorrai.»
Hermione si ridistese e si voltò su un fianco. «E… posso avere delle risposte io, ora?»
Il biondino la imitò, puntando le sue iridi argentee in quelle di lei.
Non si sorprendeva più di tanto per essere finita tra le sue braccia, davvero; solo quegli occhi erano una motivazione più che sufficiente a giustificare la sua debolezza nel cedere alla tentazione.
«Da dove vuoi partire?»
Hermione aveva un milione di domande, ma in quel momento le importava solo di due cose: sentire la sua voce e avere più dettagli sulla loro relazione al sesto anno.
C’erano cose più importanti di cui discutere, ma non le sembravano più così urgenti.
«Mi… mi puoi parlare un po’ di noi?» chiese con voce incerta. «Ho letto il diario, ma c’erano dei buchi lunghi giorni a volte…»
«Vuoi sapere di quando ho quasi fatto saltare la mia copertura trattenendomi a stento dal tirare un cazzotto in faccia a McLaggen?»
Le sopracciglia della ragazza scattarono all’insù.
«Ero molto geloso», ammise lui. «Odiavo che nessuno sapesse che stavamo insieme. E lui era apertamente viscido nei tuoi confronti, al punto che certe volte prenderlo a pugni mi sembrava più importante del mettere i bastoni tra le ruote a Tu-Sai-Chi.»
Hermione fece ruotare gli occhi.
«Uhm, o forse vuoi sapere del miracolo che sono riuscito a compiere», considerò ancora. «Ovvero farti saltare più di una lezione.»
«Che cosa?» fece lei, sconvolta.
«Uh, sì», annuì lui, soddisfatto. «Quando sono stato in infermeria a causa del Sectumsempra, hai perso un giorno intero di lezioni per restare con me.»
«Beh, quello era più importante, no?»
«Sì, ma non sempre era situazione di vita o di morte. Tipo una volta, ti ho convinta a saltare Trasfigurazione per motivi di piacere
«Per quale assurdo motivo lo avrei fatto?» trillò la giovane, indignata.
Draco ghignò. «Non hai capito? Ti avevo promesso cose più… gratificanti di dieci punti a Grifondoro assicurati.»
Hermione arrossì.
«Oh, eri un po’ diversa al sesto anno sai», le rivelò lui, sorridendo vagamente. «A volte mi sorprendevi al punto che mi chiedevo se fossi qualcun altro sotto Polisucco.»
«Cosa intendi dire?»
Il biondino si strinse il labbro tra i denti. «La tua audacia da Grifondoro si rispecchiava anche in quell’ambito», spiegò. «A quanto pare i Babbani sono più aperti sulla questione “sesso”. E tu lo avevi preso come prendi qualsiasi altra cosa. Con curiosità e bramosia di sapere. Avevi sempre qualcosa di nuovo da voler provare… e io non mi tiravo di certo indietro.»
Lei si coprì il volto con entrambe le mani. «Oddio!»
Draco rise. «Ero diverso anche io, a quei tempi, comunque. Stavo ancora… cercando di capire chi fossi e non sempre riuscivo ad esprimermi a parole come avrei voluto, o ad aprirmi con te. Non so spiegarti come sia riuscito a conquistarti. Devi aver visto qualcosa in me che io non vedevo.»
Hermione gli sorrise. «Te lo dirò quando riavrò i miei ricordi.»
Lui si fece incredibilmente serio e deglutì. «In tal proposito, My… credo di aver finito la pozione. Dobbiamo capire come testarla, ma… credo di esserci, ormai.»
I suoi occhi si allargarono, illuminata dalla speranza. «Davvero?»
Draco annuì. «Ho già contattato il Ministro per avviare la fase di testing. L’unico intoppo è che dovrai comunque attendere un po’, prima di poterla usare. Non è… il tipo di pozione da assumere durante una gravidanza, né durante il periodo di allattamento…»
«Ma… ma io voglio ricordare!» protestò lei, con gli occhi lucidi. «Voglio… voglio ricordarti, Draco.»
Il biondino le sorrise con affetto. «E io voglio che tu lo faccia, ma dovremo aspettare ancora un po’.»
La strinse forte a sé. «Posso mostrati i miei ricordi, intanto, se vuoi. Ho un Pensatoio in ufficio.»
«Oh», esclamò lei. «È per questo che…»
Lui annuì prima che finisse la frase. «Temevo potessi vederli per caso e fraintendere o… insomma, non sarebbe stato l’ideale che lo scoprissi in quel modo. Neanche com’è successo, in realtà, però…»
«Mi faresti sul serio vedere i tuoi ricordi?»
«Sono anche tuoi», le fece notare. «E comunque, hai già letto il mio diario.»
«Oh, ehm… non sono sicura di essere dispiaciuta, per quello», ammise la ragazza.
Draco alzò gli occhi al cielo. «Non… non esserlo. Va bene. Credevo di averlo perso, comunque.»
Per qualche momento, Hermione non proferì parola; cercava di capire cosa volesse sapere prima, ma non riusciva a decidersi, così optò per continuare a porgergli le domande così come le venivano in mente.
«Non mi è ancora ben chiaro il come» mormorò. «Il perché…»
«Cosa intendi?»
«Insomma, per quanto possa sembrare assurdo che io abbia iniziato a provare qualcosa per te, il fatto che tu abbia iniziato a provare qualcosa per me lo sembra ancora di più.»
«Non ho iniziato a “provare qualcosa per te”», la corresse. «Mi sono innamorato di te.»
«Ancora più assurdo.»
Il biondino chiuse gli occhi e scosse la testa. «Sai… la gente era gentile nei miei confronti tutto il tempo, ma non perché volesse esserlo. C’era chi voleva qualcosa da me, o dalla mia famiglia, chi semplicemente ne era intimorita… ma tu, tu non avevi alcun motivo, anzi, tutto il contrario, eppure mi hai dimostrato gentilezza, un tipo genuino di gentilezza», mormorò, come se ci stesse pensando per la prima volta in quel momento. «Che io non meritavo, ma che mi hai dato ugualmente. Credo che abbia iniziato a cambiare la mia prospettiva sulle cose. Non ero molto entusiasta di dover lavorare con te all’inizio, penso si fosse capito dal diario, ma il tuo consiglio mi era stato utile e ho deciso di dare una chance alla cosa. Con il tempo, mi sono reso conto che mi piaceva stare con te. Che volevo la tua amicizia, anche se è durato poco, visto che ho iniziato abbastanza presto a desiderare di più. Tu…» deglutì con forza. «Tu mi facevi sentire come se fossi un sedicenne qualsiasi. Mi facevi credere che potessi essere qualcun altro, mi facevi sentire una persona migliore. E forse, spero, alla fine, di esserlo diventato davvero.»
Hermione gli sorrise. «Lo sei diventato.»
Si chinò leggermente verso di lei per baciarla e lei accolse le sue labbra con un nuovo calore. Era persino più intenso, ora, notò Hermione.
«Perché My?» gli domandò ancora.
Era la cosa più stupida che poteva chiedergli, ma non le importava.
«Ho iniziato a chiamarti così dopo la nostra prima volta» le raccontò.
«Non lo capisco, quel soprannome.»
«È un gioco di parole» chiarì lui. «Mione, Mine, Mini… My. Non potevo mica chiamarti come facevano tutti gli altri!»
«Mini?» gli fece eco lei, sollevando un angolo del naso.
Draco rise. «Ricordo di aver pensato che sembravi così piccola tra le mie braccia la prima volta che ci siamo abbracciati… e sei oggettivamente bassa, My
«Fottiti, furetto
Il biondino fece schioccare la lingua. «Non potendo più usare Malfoy, hai deciso di ripiegare tornando su furetto?»
Lei fece una smorfia indifferente. «Ti dona.»
La guardò di sottecchi per un po’, poi pronunciò un secco «No
«Tanto faccio quello che voglio.»
«Come se non lo sapessi», sbuffò lui.
Hermione non continuò quel punzecchiamento giocoso, al contrario, tornò seria. «Non credo che avrei retto tutto questo, subito dopo la guerra», ammise sospirando. «È davvero tanto.»
Draco la studiò con attenzione, ma si ritrovò ad annuire, comprensivo. «Lo so. È sempre stato il nostro problema.»
«Credi che sia per questo che non ho mai detto a Harry e Ron di noi due?»
Lui ponderò per qualche secondo la risposta da darle, poi espirò stancamente. «Credo che in quel periodo non eravamo pronti ad affrontare il peso di noi due in quanto coppia. Non pubblicamente.»
Lei parve riflettere sulla sua teoria, mentre tracciava pigramente dei ghirigori sulla sua schiena.
«Penso che, per quanto tu fossi coraggiosa, in quel momento di instabilità, ti piaceva vedere la nostra storia come una sorta di rifugio dal mondo esterno, esattamente come piaceva farlo a me», continuò a riflettere lui. «Era… la nostra bolla felice, lontana da tutto e da tutti.»
La giovane si strinse di più a lui e Draco la accolse con entusiasmo. Restarono in silenzio per quelle che parvero ore, in quella posizione, ascoltando l’uno il respiro dell’altra.
«Voglio dirlo a Sirius, Hermione» le confessò dopo un po’. «Voglio dirgli che sono veramente suo padre.»
Hermione annuì contro il suo petto, le palpebre che iniziavano a chiudersi; il suo profumo le irretiva i sensi e il suo calore la cullava dolcemente, il suo tocco delicato sulla sua nuca la rilassava. «Glielo diremo questa sera, va bene?» sussurrò con un filo di voce.
«Credi che… credi che la prenderà male?»
«Draco» sospirò lei. «Credo che lui lo sappia già.»

 
*

Quando Harry arrivò, quella sera, salì in camera da lei a salutarla.
Sirius si fiondò sul letto e la strinse in un abbraccio soffocante.
«Fai piano, ometto» lo ammonì dolcemente Draco. «La mamma è ancora molto debole.»
Il Prescelto li osservò entrambi di sottecchi, come se stesse studiando la situazione, e il biondino sbuffò.
Hermione corrugò la fronte, perplessa. «Harry?»
«Lo sa» disse Draco al giovane. «Mia madre ci ha messo il suo zampino.»
«Codardo», borbottò Harry, ricevendo in risposta un’occhiata torva.
«Cosa?» esclamò lei. «Tu lo sapevi?»
Il moro guardò suo marito con aria disperata. «Sono libero?»
Quella domanda confuse la ragazza ancora di più.
Draco annuì; gli tese una mano e l’altro la prese, mentre il biondino agitava la bacchetta in un movimento deciso e solenne.
Una rete dorata apparve attorno ai loro arti intrecciati e poi si spezzò. «Il Voto di Segretezza non c’è più.»
Harry sospirò di sollievo.
«Glielo hai detto e poi gli hai fatto stringere un Voto di Segretezza?» commentò Hermione, scioccata e indignata al contempo.
Lui si accigliò. «Certo che no, non sono stupido!» esclamò in risposta. «Prima gli ho fatto fare il Voto di Segretezza e poi gliel’ho detto.»
Hermione sgranò gli occhi e spalancò la bocca. «Sei veramente impossibile, Draco Malfoy!»
Sirius si schiarì la gola. «Di cosa state parlando?»
Entrambi i genitori sospirarono.
«Io, ehm», fece Harry, a disagio. «Ginny mi aspetta per la cena…»
E dopo un rapido cenno di saluto sfrecciò fuori dalla stanza.
Draco si sedette sul bordo del letto, visibilmente pallido e agitato. «Ecco, noi dobbiamo dirti una cosa…»
Notando il malessere del marito, Hermione decise che fosse meglio subentrare. «Vedi, non potevamo dirtelo prima, perché l’incidente che la mamma ha avuto cinque anni fa ha reso necessario che papà procedesse cautamente», iniziò, indorando la pillola e cercando di coprire quanto più possibile l’errore di omissione commesso dal biondino, per assicurarsi che il bambino non si arrabbiasse per non averglielo detto subito. Il biondino le rivolse uno sguardo carico di gratitudine, quando comprese ciò che stava facendo.
«Vedi, Sirius…»
«Guardate che io lo so già che sei veramente il mio papà», commentò lui sbuffando. «Non sono stupido.»
«Ehi, non dire questo tipo di parole» lo riprese Draco.
«Tu lo hai appena detto!»
«Io sono un adulto!»
Il bambino sbuffò di nuovo, le braccia incrociate al petto.
Hermione pensò che praticamente suo figlio le avesse appena detto che era lei, quella stupida, con quel commento.
La perplessità di entrambi era palese dalle loro espressioni, comunque.
«E tu», aggiunse rivolgendosi al biondino, «sei più chiaro nelle tue allusioni di quanto pensi, papà.»
Le guance di Draco si arrossarono leggermente. «Cosa intendi dire?»
«“Essere tuo padre mi rende l’uomo più felice del mondo”» citò il bambino, sottolineando l’assenza del condizionale nella frase. «Non era così sottile come pensavi.»
Hermione lo guardò stupita.
Gli aveva veramente detto quello?
«Non volevo mentirti sulla mia identità, ma non potevo neanche dirtelo chiaramente», si giustificò il biondino, sulla difensiva. «Non era affatto così scontato. Sei tu che sei troppo sveglio per la tua età.»
Sirius fece ruotare gli occhi. «Beh, i capelli dicevano già tanto» spiegò come se fosse ovvio. «Non ho incontrato nessuno con lo stesso colore dei miei capelli, prima di te.»
«Cosa?» boccheggiò Hermione, spiazzata. «Credevo non sapessi neanche tu quale fosse il tuo colore naturale!»
«Io non l’ho mai detto» ribatté lui. «Ho solo fatto finta di non saperlo per prenderti in giro. E poi, l’unica volta che li ho portati al loro colore naturale, mi hai detto di non farlo più.»
La donna tirò un lungo sospiro stanco. «Mi dispiace, Sirius» gli disse. «Io non lo sapevo e… tuo padre non poteva ancora dirmelo.»
«Capisco» commentò il bambino. «Certo, sarebbe più facile perdonarvi se per il mio prossimo compleanno potessi ricevere una scopa vera
Draco soffocò a stento una risata e Hermione trattenne il respiro per qualche secondo, per poi distendere il viso in un sorriso affettato. «Questo» sibilò tra i denti, voltandosi a guardare il marito con uno sguardo accusatorio. «Lo ha preso da te.»
Lui rise. «Non ci sono dubbi.»
   
 
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