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Autore: SSONGMAR    06/01/2023    1 recensioni
Elizabeth Liburn ha ventiquattro anni, una vita agiata e l'amore di una nonna che vive con lei gli ultimi istanti della sua vita.
Nonostante la malattia dell'anziana donna, Elizabeth cerca di organizzare i giorni che la separano dalla fine creando con lei un involucro di equilibrio e serenità. Tale equilibrio viene sconvolto un giorno da Reece Woodville, un affascinante scapolo figlio di un ricco imprenditore che resta sinceramente colpito dalla bellezza della giovane donna. Elizabeth, lusingata dalle genuine attenzioni dell'uomo, cede alla sua corte senza badare alle conseguenze che quell'azione comporterà. Riusciranno a far fronte al loro destino e a trovare la loro ragione per vivere?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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 A Reason for living
Capitolo IV
 
 
 
Il club de “Il libro sventurato” si era riunito nuovamente un anno dopo la morte della co-fondatrice Margaret Liburn, e sua nipote, Elizabeth Liburn, aveva offerto la propria abitazione come ritrovo.
Da quando sua nonna l’aveva lasciata, la tenuta estiva era diventata più silenziosa del normale. Il vociare delle donne che si erano riunite in salotto, non era più alto del rumore smorzato delle pagine del libro che stavano distrattamente esaminando.
Tra lo scricchiolio del legno invecchiato e il ticchettio nervoso al parquet di una gamba vibrante, Elizabeth aveva servito del tè in raffinatissime tazze di porcellana, consapevole delle numerose domande che le donne avevano in serbo per lei: “Hai rivisto l’uomo, dolcezza?” – “Avete intenzione di scappare insieme?” – “Suo padre ti ha minacciato?” In quegli ultimi sei mesi trascorsi dall’accaduto, nessuno, in sua presenza, aveva osato pronunciarsi ma molto spesso le sue passeggiate erano accompagnate da occhiate eloquenti e un continuo bisbiglio. Le persone si erano volontariamente divise in due fazioni: vi erano quelli comprensivi e dispiaciuti dalla vicenda e quelli che amavano alimentare un fuoco che era già sul punto di eliminare un’intera foresta.
Ad onor del vero l’intera contea aveva saputo dell’accaduto e le due famiglie coinvolte, Woodville e Liburn, erano inevitabilmente diventate rivali.
«Avrei dovuto dare ascolto a mia madre» aveva esordito un deluso James, rammaricato per il dispiacere che aveva lui stesso arrecato alla sua unica figlia.
«Quell’infame di un Woodville ha saputo plasmare i miei pensieri a suo piacimento e mi ha spinto a sbagliare» aveva ripetuto ai domestici «e alla fine non è stato neanche in grado di tenere la donna che diceva di amare.»

La reputazione di Reece era calata a picco. Tutto, nella sua vita, sembrava andare a rotoli da quella sera. La salute di suo padre era irrimediabilmente peggiorata e, secondo l’equipe di medici che lo seguiva, non avrebbe visto la prima alba del vicino inverno.
Negli ultimi sei mesi aveva cercato disperatamente di contattare Elizabeth, ma le numerose lettere che aveva scritto erano andate tutte misteriosamente perse. L’aveva cercata nei luoghi da lei frequentati, tra i sentieri di campagna, nella città e di nuovo in periferia, ma della sua presenza non vi era alcuna traccia. Allo stesso modo Elizabeth aveva cercato invano di raggiungerlo, ma anche le sue lettere le erano sempre state rese. Intanto Roger Woodville aveva aggiunto una clausola al testamento: solo il matrimonio con Catherine avrebbe permesso a suo figlio di ereditare il suo impero, nonostante questo gli spettasse di diritto.
Aveva fatto di tutto per ostacolare quella unione insulsa (così come lui la descriveva), e facendo leva sulla sua condizione di salute, ci era riuscito. A questo punto Reece non poteva sottrarsi ai suoi doveri, alla volontà del padre e al potente giudizio delle persone che stringevano in un pugno la sua reputazione. Che lui lo volesse o meno, Catherine Finch sarebbe diventata la nuova signora Woodville.

Intanto, in un campo di lavanda nascosto dietro una collina, Elizabeth aveva trovato riparo lontana dagli indiscreti occhi del mondo. A farle compagnia delle api laboriose e i suoi pensieri più intimi. Tra questi aveva ricordato una preziosa lezione che sua nonna le aveva dato un giorno, o per meglio dire un’enorme finestra sul mondo che aveva spalancato per lei.
Durante i suoi anni migliori, Margaret Liburn aveva viaggiato tantissimo. Non vi erano terre che non avesse esplorato o culture che non avesse assaporato. Ogni viaggio per lei rappresentava una nuova prospettiva, qualcosa che le permetteva di osservare la vita con occhi diversi. Da ciò ne traeva delle importanti lezioni da impartire a chiunque avesse avuto a cuore, e quando Elizabeth era nata, Margaret aveva compreso che avrebbe dovuto vivere solo grandi cose.
In Giappone esisteva un termine che Margaret non aveva sentito da nessuna altra parte al mondo. Ikigai: un viaggio introspettivo che conduce le persone a cercare e trovare la propria “ragione di vita”.
Elizabeth aveva scolpito nel cuore le parole che sua nonna le aveva più volte confidato. Mentre le spazzolava i capelli con dolcezza le diceva: “Trovare la propria ragione di vita può sembrare difficile e talvolta lo è sul serio. Oltre la difficoltà può assumere le fattezze di un’arma a doppio taglio, perché vivere ogni cosa con passione potrebbe portare chiunque ad auto sabotarsi e a lasciarsi consumare dalle conseguenze. Ma tu, figlia mia, sei destinata a grandi cose e il tuo cuore merita di trovare il proprio ikigai. Non lasciare che la paura ti freni.” A pensarci bene Elizabeth aveva lasciato che gli eventi le scorressero davanti senza mai agire, il suo vissuto aveva modellato in lei un pensiero passivo che le impediva di venire fuori e smussare i bordi appuntiti laddove era più necessario; questo aveva completamente compromesso la sua personalità.
Sua nonna aveva sempre visto in lei una indole estremamente forte e coraggiosa, e per onorare la sua memoria, Elizabeth aveva deciso di sguainare la spada e finalmente agire per afferrare con ardore la propria ragione di vita.
L’amore che non aveva chiesto, ma che era inevitabilmente arrivato nella sua vita, ormai lo aveva perduto, ma che cosa aveva fatto lei per evitare che ciò accadesse?



 
  
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