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Autore: Quebello    25/05/2005    2 recensioni
L'idea mi è venuta perchè a tutti è piaciuto che parlassi della guerra tra Wu Tai e la ShinRa EPC... ho pensato di "reinterpretarla" in modo del tutto diverso, coinvolgendo FFVII, FFVIII, FFIX e FFX / X-2.. Come al solito cerco anzitutto di restare fedele ai personaggi. Grazie in anticipo a tutti!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Un biglietto per Dollet, Stazione Central Plaza"

"Subito signore, kupò!"

Moguri.

In tutta Spira, comprendente la federazione del continente centrale, il continente meridionale di Centra, le Grasslands a nord e il piccolo arcipelago noto come il Wu Tai a ovest, i moguri e gli hypello erano le creature che detenevano il primato di ridicolaggine.

Ma mentre gli hypello avevano qualche sottile somiglianza con degli esseri umani, pur nel loro sembiante di anfibi, i moguri davano a tutti gli effetti l'effetto degli animali da compagnia.

Bianchi e viola, piccoli, col muso da gatto, le ali da pipistrello e le orecchie da coniglio, non si potevano considerare una razza semiumana...

Eppure Squall aveva letto decine e decine di libri sulla superiorità morale e culturale dei moguri. Aveva letto di esploratori che avevano visitato le loro grandi città sotterranee e ne avevano ammirato la tecnologia avanzatissima, che gli permetteva addirittura di ricreare una giungla nel sottosuolo o di allevare chocobo nelle grotte, e mille altre cose mirabolanti. Come Comandante in Capo del Corpo di Pace SeeD, aveva più volte sostenuto in pubblico i diritti e la dignità dei moguri, e la legittimità del loro desiderio di vivere integrati agli umani.

Ma i moguri, intimamente, continuavano a sembrargli niente più che bestiole fastidiose e petulanti.

Parlare con un moguri era una delle infinite cose che ricordava a Squall Leonheart quanto il genere umano -no, anzi, lui in particolare- fosse spontaneamente infimo. Per quanto cercasse di dissimularlo... no, c'era di più... per quanto in teoria lui rappresentasse esattamente l'opposto, era razzista verso i moguri come chiunque altro.

Il moguri alzò la testolina e porse il biglietto a Squall.

"Parte fra venti minuti, kupò kupò."

"Grazie" fece lui in tono un pò sgarbato.

Un'altro modo di decrescere velocemente e masochisticamente la sua autostima era passeggiare per Timber. Ecco perchè lo faceva ogni volta che ne aveva l'occasione.

Della Federazione, Timber era la quinta regione in ordine di grandezza (prima era Eshtar, la regione tecnologica, seguita dall'arida Galbadia, le innevate alture Trabia, la regione marittima Balamb, poi appunto la boscosa Timber e infine la scogliera di Dollet); l'area abitata era un piccolo conguaglio di palazzi costruiti in un impeccabile stile liberty e ornati con ingranaggi mobili, che simboleggiavano l'abilità nell'ingegneria ferroviaria. Il colore ricorrente, nelle facciate ma anche nelle pavimentazioni, era l'azzurro.

Non era un caso.

Durante l'inizio della Seconda Guerra della Strega, il presidente Deling di Galbadia aveva iniziato una sistematica invasione delle regioni vicine, a partire da Dollet e Timber. In verità, le sue intenzioni di conquista erano già note da prima, quando aveva ribattezzato Arc City, chiamata così in nome del suo arco spettacolare, in Deling City.

Deling City era una città gotica costantemente buia, a causa delle nubi che la ricoprivano; proprio perchè era stata Galbadia l'unica nazione in grado di tenere militarmente a bada Eshtar durante la Prima Guerra della Strega, i suoi svettanti palazzi erano adornati con delle bandiere fosforescenti di tutte le nazioni del continente sin da allora. Questo stava prorpio a simboleggiare l'unità e l'amicizia di quelle nazioni, di cui Galbadia voleva essere guardiana.

Ma dopo l'ascesa di Deling, quelle bandiere avevano preso un altro significato: tutte le nazioni dovevano appartenere a Galbadia, come le loro insegne.

Dopo aver occupato Timber, Galbadia pretese che le bandiere azzurre non dovessero essere più esibite se non nelle strade di Deling City. Da allora la predisposizione per l'azzurro dei timberiani si era accentuata: ogni nuova costruzione veniva realizzata in azzurro, e tutti badavano ad indossare almeno un indumento azzurro.

E dopo la sua liberazione quell'abitudine era rimasta.

Proprio quell'azzurro, tanto che entrava negli occhi, era per Squall la tortura peggiore. Quando aveva incontrato lei la prima volta, e lo aveva invitato a ballare alla Cerimonia dei Diplomi di Balamb, era poco più che una candida visione; ma quando l'aveva rivista aveva avuto occasione di conoscerla davvero, e di notare che lei non si separava mai dalla sua leggera giacca di cotone azzurro cielo...

L'azzurro di Timber, l'azzurro della libertà.

Lui le aveva rinfacciato di essere solo una ragazzina viziata, che solo perchè poteva permetterselo giocava a fare la rivoluzionaria, molte volte, anche dopo le loro liti iniziali, anche dopo il loro fidanzamento; e lei, di essere solo un mercenario che si dava le arie da cinico uomo di mondo, tantissime volte.

Entrambe le cose erano, da un certo punto di vista, vere.

Ma era anche vero che lei aveva rinunciato ad una vita agiata e frivola per i suoi ideali... era anche vero che lui si comportava così perchè non sapeva come esprimere la sua solitudine...

Due faccie della medaglia, due opposti, due parti di un tutto: tutte le definizioni che Squall sentiva sulla loro coppia gli sembravano di una banalità allucinante...

Fino a quando lei non se ne andò.

Adesso, senza di lei, lui era caduto sempre più in basso, fino a diventare la peggior versione possibile di se stesso... quello che lei gli aveva rinfacciato fin dall'inizio...

Adesso, era un assassino prezzolato.

"Cosa stai facendo?"

"Tu che dici? Aspetto il treno."

"Intendo perchè stai facendo questo."

"Questo cosa?"

"Guardare questi palazzi in questo modo. Cos'è? Un modo per autopunirti?"

"Non ho idea di cosa tu voglia dire."

"Squall..."

"Dimmi."

"Sei felice, così?"

"Ma certo. Ho sempre sognato di fare questo. Dirigere un campo di concentramento dove trasformiamo ragazzini in macchine da guerra al soldo di una compagnia multimiliardaria. Non chiedo di meglio. E dire che per evitarlo... 'bastava'... che io uccidessi una ragazzina. E il fatto che la ragazzina mi abbia massacrato di botte aggiunge un tocco tragicomico allla faccenda. Perchè ho accettato di commettere un omicidio, se poi non sono riuscito a salvare il Garden? Ma è ovvio, perchè così io sono felice! Veramente una domanda intelligente... sono felice?"

La rabbia di lui si trasmetteva intorno, sebbene avesse parlato a voce bassa, come la tensione prima di una battaglia.

"Hai finito?"

"Sì"

"Se la pensi così... perchè sei rimasto? Perchè sei rimasto, quando tutti i nostri amici se ne sono andati?"

"E tu? Perchè l'hai fatto?"

"Perchè... perchè... loro sono tutti diplomati. Hanno queste possibilità, sia in termini economici che psicologici. Ma dovevo pensare anche a coloro che ancora studiano al Garden... non posso abbandonare i ragazzi così."

"Bella risposta, bella risposta davvero" fece lui sarcastico "ma non sembra farina del tuo sacco. Chi te l'ha suggerita? Cid Kramer?"

"Già" ammise "ti diverte mortificarmi, vero? Perchè l'ho fatto, allora?"

Ma quando lui si voltò, non aveva più alcun sarcasmo in viso.

"Perchè tu... porti lo stesso peso che porto io. Vorremmo cambiare, ma non ci riusciamo. Noi due siamo deboli allo stesso modo."

Era vero.

Lei non fece in tempo a rispondere.

Perchè lui la afferrò per le spalle e la baciò, con passione.

"Squall, cosa... cosa significa questo? Cosa significa questo, adesso?"

"Non significa un accidente."

Significava, lo sapevano entrambi, che stare con chiunque altro significava guardare onestamente a ciò che erano loro. E non volevano farlo.

Non parlarono più, finchè lui non aggiunse "Arriva il mio treno".

Si poteva dire la qualsiasi sui decreti scolastici di Squall, ma la trovata che le autorità del Garden non dovessero apparire in pubblico era davvero geniale: l'ex Comandante in Capo del Garden, ora meglio noto come Comandante Istruttore della MILIZIA ShinRa, aveva appena baciato in pubblico la ex Preside del Garden, ora meglio nota come Dirigente istruttrice della MILIZIA ShinRa, e nessuno aveva fatto una piega.

Perchè se Squall aveva imparato una cosa dopo la storia di Rinoa, era il valore della privacy.

Mentre il treno scorreva sotto il mare, verso la scogliera di Dollet, Squall osservava apatico i teleschermi pubblicitari montati sulla carrozza, come facevano tutti gli altri passeggeri.

Su tutti i teleschermi apparve di colpo una immagine incredibile: una montagna su cui erano state scolpite delle immani statue orientaleggianti intrecciate tra loro, circondate dalla folla. Squall si alzò per vedere meglio, le riconobbe.

Era il Dachao, uno dei due monti sacri del Wu Tai; l'altro era il gelido Gagazet.

Ma mentre il Gagazet era consacrato agli invocatori, che lo avevano come tappa fissa per i loro pellegrinaggi, , il Dachao era meta dei guerrieri che vi si recavano come buon auspicio per le imminenti battaglie. Per questo, dalla comparsa di mostro Sin nel Wu Tai, nessuno c'era andato più.

L'immagine mostrava ora Nooj Bin Kilika, leader della Lega della Gioventù e attualmente unica vera guida politica del Wu Tai, che rendeva omaggio al Dachao.

Era la ciliegina sulla torta. Da mesi ormai tutte le televisioni controllate più o meno direttamente dalla ShinRa trasmettevano di continuo servizi su quanto fosse disumano il Partito NeoYevon, su quanto fossero violenti e scalmanati quei delinquenti della Lega, su quanto nel Wu Tai si censurasse il progresso e l'utilizzo dell'energia Mako, e così via.

Ad un dibattito televisivo, Domino Mayor aveva detto "Cosa accadrà? Noi porteremo la libertà e il progresso a loro, oppure loro la schiavitù e l'ignoranza a noi. Ecco cosa accadrà. Non ci sono alternative." quando aveva guardato la telecamera, a Squall era sembrato che dallo schermo stesse fissando proprio lui.

E adesso, gli sembrava che dallo schermo Nooj Bin Kilika stesse dichiarando guerra proprio a lui.

La luce saettò dai finestrini del treno senza preavviso. Senza neanche prendere nota di cosa accadeva intorno a lui, Squall si portò davanti alle portiere.

Uscito dalla stazione sotterranea, si trovò subito sotto i piedi i mosaici color crema e terra bruciata che pavimentavano Dollet, e la grande fontana barocca color caffellatte.

La cercò a lungo con gli occhi, poi gli parve di vedere qualcosa... un cane albino che correva verso una ragazza.

Seduta ai piedi della fontana, portava ora un vestito più pregiato, un pezzo unico che lasciava scoperte le spalle ed una gamba e rifulgeva investito dai raggi riflessi dall'acqua della fontana. Naturalmente in sfumature d'azzurro. I colpi di sole sui capelli neri erano adesso più accentuati, malgrado i capelli fossero raccolti in una acconciatura più elaborata. Abbassando gli occhiali da sole, fissò Squall con occhi dorati, che evidentemente ormai restavano sempre di quel colore.

Camminando con calma, si sedette sul bordo della fontana accanto a lei.

"Sembri una ricca signora di Dollet, così."

"Sto bene?"

"Aha."

"Grazie."

"Selphie ha rischiato di impazzire quando il cane è scappato. Come ha fatto ad arrivare qui? A nuoto?"

"Te l'avevo detto, che Angelo era speciale, no?"

"Già."

Entrambi odiavano quella conversazione. Sembravano due amici che non si vedono per qualche mese. Ma andare dritti al punto era per entrambi un rischio troppo grosso. Che, come sempre, fu lei a correre.

"Come mi hai trovata? Il tuo invito mi ha sorpreso, a dir poco."

"Dunque, vediamo, come ti ho trovato?" rispose lui con bruciante acidità "Direi... mobilitando tutte le risorse che avevo e non pensando ad altro in questi diciotto mesi, ecco come. Ma grazie per il tuo aiuto. Il biglietto che hai lasciato è stato veramente confortante. Avrebbero tutti pensato che eri stata molto egoista con il tuo cane, ma il biglietto per Selphie, "Ti affido Angelo" ci ha rincuorato tutti."

"Smettila."

"Va bene."

"E' vero quello che ho sentito sul Garden?"

"E' vero."

"Perchè non ti sei dimesso?"

"Me lo chiedono ininterrottamente da un mese."

"Non è una risposta."

"Perchè sono un mercenario."

"La VERA risposta."

"Perchè da quando sono senza di te non riesco a decidere più nulla. Sono un burattino. Spero di morire in questa guerra, o nella prossima. Non mi frega più di nulla."

"Perdonami."

"Perchè l'hai fatto?"

"Non l'hai capito da solo?"

"No."

"Perchè ti amavo, e stavo diventando lo strumento di qualcun altro per distruggere il Garden, a cui avevi dedicato la tua vita."

"Il mio primo desiderio era di stare con te, e tu lo sapevi. E non tirare fuori la vecchia storia che mi importava solo del lavoro, perchè-"

"Oh, via, Squall. Quelli erano solo litigi da innamorati..."

" ...'Solo'?"

"Quando volevo più tempo per me tiravo fuori questa storia. Non l'ho mai pensato davvero."

"Grande. Questo ci riporta alla domanda iniziale: perchè? Perchè non hai creduto nel mio amore? Perchè non hai creduto che volessi stare con te, sopra ogni altra cosa?"

"Io lo credevo. E provavo la stessa cosa per te. Ma ho sacrificato il mio desiderio per-"

"Per cosa? Per il Garden? D'improvviso amavi i militari così tanto da porli prima di me?"

"No."

"Allora, Rinoa, perchè, per Hyne? Perchè l'hai fatto?"

"Perchè tu eri l'uomo che amavo. Con tutti i tuoi difetti e i tuoi pregi. Anche se non riuscivi a fare a meno della violenza, sì è vero, non ho mai amato i militari, ma cercavi di porre la tua forza a servizio degli altri, e facevi questo, il tuo lavoro, con passione ... eri freddo, è vero, e dicevo sempre che non mi piaceva, ma mi faceva capire quanto tu avessi bisogno di me, per lasciarti andare... perchè eri un eroe e non volevi esserlo... per quello che ho capito quando la magia della strega ti ha colpito, e che tu hai capito quando sono rimasta sola nel vuoto siderale e tu ti sei lanciato a riprendermi, che non volevamo un mondo dove non ci fossimo entrambi... tu eri tutto questo, Squall, ed eri tutto ciò che volevo. Ma qualcuno voleva usare me... no, usare la mia discendenza, qualcosa che nè tu nè io potevamo cambiare, per distruggere quello che eri... per distruggerti. Ogni secondo in più passato con te era per me il paradiso, ma nel frattempo stavi perdendo tutte le altre cose che avevi... e quando intorno a noi fosse rimasto il vuoto, tu non saresti stato più il ragazzo che amavo.. e tu non avresti amato più me... che sarei stata la tua carceriera e non più la tua salvatrice. E, perdonami, perdonami, perdonami Squall, ma io volevo esserlo, volevo salvarti."

Piangeva.

"Bè... non mi hai salvato."

Senza voltarsi, si alzò e se ne andò verso l'ingresso della stazione.

  
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