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Autore: _Kidagakash_    13/01/2023    1 recensioni
Dal terzo capitolo:
Con la voce più calma e seria con la quale potesse rivolgersi, Draco parlò lentamente : " Dimmi una cosa Mezzosangue, se io e te non fossimo in conflitto, ti piacerei?"
C'era da ammetterlo: per una volta, Draco Malfoy l'aveva lasciata senza parole. Perché le stava rivolgendo una domanda del genere? Perché lui stava pensando ad una cosa del genere? Certe considerazioni non andavano fatte, chi avrebbe mai pensato a loro due insieme? Lei non lo aveva fatto, di sicuro, però penso per un momento a come lo aveva potuto guardare per un attimo durante la lezione... Lo aveva trovato attraente... Che lui lo sapesse? O forse per lui era stato lo stesso? Ha! Ma cosa andava pensando? Era impossibile che Malfoy le avesse mai rivolto uno sguardo interessato... Tirò un sospiro e scosse la testa per non dar a vedere che fosse in conflitto coi suoi pensieri.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Chapter 2.2 << Non se ne parla professore! >>, esclamò Malfoy guardando Lumacorno. Quest'ultimo si voltò guardando il biondino con espressione corrucciata.
Nello stesso banco! Il solo fatto che lui era un Malfoy avrebbe dovuto dirla lunga. Quel professore da quattro zellini! Come osava ordinargli di compiere un simile torto!
Il Serpeverde guardava disgustato i capelli della Mezzosangue che era voltata in avanti, con espressione schifata in volto. Hermione quasi sentiva bruciare la nuca. Era perfettamente certa che Malfoy la stesse fulminando con lo sguardo.
<< Suvvia Signor Malfoy, non sia sciocco. Si sieda, da bravo >>, gli ordinò il professore.
Hermione si passò una mano sulla fronte. Era una cosa assurda! Malfoy nel suo stesso banco!
Con gli occhi ridotti ad una fessura, Malfoy si avvicinò al banco, dopo esser rimasto immobile per qualche istante, dove la grifona era seduta.
Il biondo si voltò verso i sui "amici"... Tiger e Goyle, Zabini e Nott...tutti avevano preso posto vicino ad altri compagni e l'avevano lasciato solo! Come aveva potuto Blaise lasciarlo solo?

La rabbia e l'umiliazione, non solo d'esser lasciato solo ma anche il fatto che doveva sedersi accanto ad una Sanguesporco, crescevano smisuratamente.
Strinse le labbra, e si fece forza. Avanzò piano, quasi come una marcia funebre, verso la Mezzosangue, che nel frattempo guardava con un ghigno schifato, il suo odiato nemico.
Ora le toccava averlo vicino per tutta la lezione! Questa sì che era una bella disdetta!
Hermione si torceva le mani, avrebbe preso volentieri a bastonate Malfoy! Tutto, ma vicino proprio non lo voleva e se lo sarebbe risparmiato se lui avesse perso l'occasione di infastidirla. Abbassò la testa sul libro mentre Draco Malfoy prendeva posto, coi denti digrignati, le narici allargate, lo sguardo fulminante e le mani calde. Si, le mani calde. Mentre Malfoy si sedeva entrambi toccarono la matita della riccia per spostarla.
<< Vedi dove metti le mani, feccia >>, sussurrò minaccioso Draco.

Hermione ormai era abituata a quei "complimenti" perciò non ci badava più. Li considerava complimenti perchè se davvero Malfoy non la sopportava e la odiava l'avrebbe evitata per tenersi alla larga da lei. Certo, non significava che il biondo si fosse preso una cotta per lei.
Tsé! Figuariamoci se Draco Lucius Malfoy potesse prendere una cotta per una Mezzosangue, o peggio, per lei. Non che lo desiderasse, certo, ma il solo pensiero aveva dell'assurdo.
<< Allora tu non toccare le mie cose, Malferret.  >>

A parte le frecciate che si lanciavano, Hermione aveva sempre pensato che Malfoy fosse freddo come i sotterranei di Serpeverde e di Pozioni e quel tocco caldo la fece rabbrividire. Brivido che riuscì a trattenere egregiamente senza dare nell'occhio.
Hermione cercò di non disturbare Malfoy per tutta la lezione, cosa che non si poteva esattamente dire per Draco, che ogni tanto faceva sentire la sua presenza con uno sbuffo, qualche ghigno schifato e il tamburellare dei polpastrelli sul banco in ciliegio.
Lumacorno decise di dedicare la lezione alla teoria dei vari ingredienti delle pozioni che avrebbero prodotto nelle prossime lezioni. Inutile dire che ciò rese quell'ora interminabile, se ci aggiungiamo la presenza del biondo, che infastidiva terribilmente. Non parlava, non la importunava o toccava le sue cose, ma faceva in modo che la sua presenza non passasse inosservata accanto a lei.

Sbuffava, faceva colpetti di tosse, appoggiava le cose sul banco con più vigore di quanto l'azione necessitasse, insomma cercava mutamente di esprimere il proprio sconforto. Finalmente la fine della lezione arrivò e Hermione non riuscì nemmeno a contare fino a tre che il Serpeverde era già alla porta. Era meglio scappare prima che tutti iniziassero a parlare di un evento così eclatante ad Hogwarts proprio davanti ai suoi occhi. Soprattutto perché aveva bisogno di scrollarsi le lamentele e i miagolii della Parkinson di dosso. Non avrebbe potuto sopportare di sentirsi ancor più umiliato, e così era sparito in bagno.
"Meglio" - si disse Hermione spostando i ricci castani indietro con una mano.

Avere Malfoy seduto di fianco a lei, nello stesso banco, le aveva sempre fatto pensare a qualcosa di veramente tremendo, ma si sbagliava, era proprio raccapricciante. Non perché lui fosse stato un tormento, bensì lo era diventato per lei. Ogni tanto lei gli rifilava quella che credeva essere qualche occhiataccia torva, per fargli capire che non voleva essere disturbata, ma alla fine si ritrovava a guardarlo con la coda dell'occhio e pensava che fosse... affascinante? Si, lo sapeva che era uno dei ragazzi più ambiti di Hogwarts, e non senza motivo. Dalle esattamente quattro fugaci occhiate che gli aveva rivolto, per paura di essere scoperta, aveva trovato un profilo simmetrico fatto di linee precise ma armoniche. Il naso era dritto, le ciglia folte e lunghissime, labbra carnose e una pelle che sembrava immacolata. I segni di un'abbronzatura dorata erano quasi spariti e, da una rapida analisi di Hermione, sembrava che Draco non avesse pori sulla pelle, come fosse porcellana. Smise di guardarlo perché si rese conto che forse stava diventando indiscreta e Godric solo sapeva quanto volesse risparmiarsi l'umiliazione di farsi beccare a fissarlo. Nel frattempo, continuava a pensare a quei pochi dettagli che aveva visto e ritornava al presente solo quando stranamente si sentiva osservata. Non ci diede molto peso in ogni caso, la classe non vedeva l'ora di raccontare in giro che la Granger aveva disarmato Malfoy davanti a tutti. Ma che lui fosse scappato così all'improvviso, senza nemmeno insultarla o affrontarla, le era sembrato davvero strano.

Prima di andare a Difesa Contro le Arti Oscure, aveva un'ora buca e se non andava errato, anche i suoi amici l'avevano.
<< Caramella Mou! >>, pronunciò la riccia alla Signora Grassa. Le abitudini riguardo alle parole d'ordine non erano mai cambiate sin da quando Silente era diventato preside. I dolci erano ciò di cui andava pazzo e difficilmente una parola d'ordine era qualcosa di diverso da un dolce.
<< Prego >>, pronunciò gentile la donna nel quadro, mentre la cornice si spostava, mostrando l'apertura che l'avrebbe condotta dritta alla Sala Comune.
C'era proprio d'aspettarselo. Stupida lei che aveva pensato che per una volta quei due stessero studiando, approfittando dell'ora vuota!
<< Siete impossibili, voi due! Perché non vi mettete a studiare, invece di ridere come dei cretini? E poi che c'è tanto da ridere? >>, li guardò torva, con le mani ai fianchi.
Harry e Ron la guardarono, avevano quasi le lacrime agli occhi, un'interminabile minuto dopo, finalmente smisero.
<< Santo cielo, era ora! >> mormorò Hermione, alzando gli occhi al cielo.

Li vide fare dei grossi respiri, poi Harry parlò. << Cornelius Caramell oggi è venuto ad Hogwarts a fare domanda per una cattedra >>, la informò Harry con un accenno di risata. Ron pareva non aver mai smesso, Hermione iniziava a capire il motivo per cui la notizia faceva tanto ridere. Inutile dire che, contagiata dagli amici, accennò un sorriso dicendo: << Per quale cattedra, esattamente? >>
<< Difesa contro le Arti Oscure! >>, Sputacchiò Ron, ridendo e tenendosi la pancia.
A questo punto presero tutti a ridere, così forte che quando Ginny e Neville entrarono nella Sala Comune e gli chiesero perché ridevano, gli risposero meglio che potevano, tra una risata e l'altra. << Caramell... la cattedra ... smettila! Difesa ... contro...le...Arti...Oscure! >>. Il gruppo sembrava impazzito, riuscirono a spiegarsi a singhiozzi ma la cosa aveva veramente una comicità ridicola. Ginny roteò gli occhi e l'indice vicino la tempia, guardando Neville. << Sono matti >>, sentenziò la rossa, mentre il viso paffuto di Neville si distese in un sorriso.

Solo l'anno prima Caramel aveva fatto in modo che Silente venisse escluso da tutto, aveva anche preteso di arrestarlo, senza successo. Dopo aver fatto in modo di prendere il controllo di Hogwarts, per il timore che si spargessero sempre di più le notizie che riguardavano Voldemort o, ancora meglio, cosa era successo quella notte al Ministero della Magia nell'Ufficio Misteri, aveva inconsapevolmente agevolato il ritorno sulle scene del Signore Oscuro. Chiaramente non aveva potuto far altro che lasciare il posto da Ministro della Magia e l'opinione pubblica della Comunità dei Maghi non voleva vederlo nemmeno stampato su un francobollo. Ma dopo tutto quello che aveva fatto, come aveva trovato il fegato di presentarsi al cospetto di Albus Silente per chiedergli un posto di lavoro? Per di più, chiedere la cattedra per una materia come Difesa Contro le Arti Oscure? Quell'uomo non aveva un briciolo di dignità, ma non era una sorpresa. Ritornarono tutti in sé poco dopo.

<< Com'è andato l'allenamento? >>, chiese Hermione, per cercare di cambiare discorso.
<< Lascia perdere l'allenamento. Piuttosto, cos'è 'sta storia che condividi il banco con Malfoy? >> chiese Ron, visibilmente turbato. Harry si accomodò più vicino a dov'era Hermione che, ancora all'in piedi, era diventata inconsciamente il centro dell'attenzione della stanza.
Hermione emise un ringhio disperato. << Che diamine ne sapete voi? Scommetto che nessuno non ha perso l'occasione di raccontarlo a tutta la Sala Grande >>
<< No, infatti >>, confermò Harry.
<< Beh, non c'erano posti e Lumacorno ha deciso che doveva sedersi accanto a me. Raccapricciante, è tutto ciò che ho da dire >>, spiegò, non riuscendo a non rabbrividire, eppure le tornò alla mente quel profilo e non voleva parlarne ma Ron non lasciò cadere l'argomento.
<< Ma lo hai Disarmato, che ti ha fatto? >>, il viso corrucciato di Ron le fece pensare che avrebbe potuto fare qualche stupidaggine e per un momento stava pensando di dire che avevano ingigantito la cosa, ma poi l'avrebbero scoperto.
<< Mi ha preso in giro, gli ho tirato uno scherzo e se l'è presa. Ha preso la bacchetta ma sono stata più veloce, fine della storia >>, riassunse lei brevemente, sperando che potesse semplicemente chiuderla lì. << Adesso lasciatemi dimenticare! >>, e con il dorso di una mano sulla fronte, si accasciò drammaticamente su un pouf.

Nel frattempo nei sotterranei di Serpeverde...

<< Ti sposti?! >, Draco si portò le mani alla testa. Quella era veramente una piattola!
<< Pansy, sto bene, va' via! >>
<< Ti ha trattato male Dracuccio? Ti ha toccato? Posso fare qualcosa per te? >>, chiese lagnosa la Parkinson, convinta di poter essere d'aiuto.
Draco non riusciva proprio a scrollarsela di dosso, per quanto ci provasse. In un primo momento si chiese  perché, ma la risposta era fin troppo ovvia perfino ai fantasmi del castello.
<< Pansy, senti. Sto cercando di essere gentile. Vattene >>. Era davvero strano che lo avesse detto, eppure suonare sgarbato, in quel momento gli riusciva difficile. Che si stesse rammollendo davvero? Di recente la sua vita aveva preso una piega diversa da quella più o meno pianificata, e il tutto richiedeva l'opposto di un rammollito. Prima che l'anno finisse, c'era stato lo scontro tra i Mangiamorte e l'Ordine della Fenice. Ancora più importante, c'era stato lo scontro tra Harry Potter e Lord Voldemort, uno scontro reale e alla pari a differenza del quarto anno in quel labirinto. E quello aveva segnato definitivamente la caduta dei Malfoy.

I ricordi di un bambino felice che possedeva tutto sembravano la vita passata di qualcun altro. Il giorno che i suoi genitori avevano saputo che Harry Potter aveva fatto la sua comparsa ad Hogwarts, tutto era cambiato. Lui aveva preso alla leggera la cosa, era solo un ragazzino e non capiva, ma suo padre cominciò quella che diventò la sua discesa verso l'inferno. Anno dopo anno, man mano che gli eventi si susseguivano, Lucius Malfoy aveva fatto in modo che il suo unico figlio ed erede provasse lo stesso odio per quel ragazzino che non aveva nessuna colpa. E lui guardava suo padre dal basso, come una figura gloriosa al quale fare sempre riferimento per la propria ispirazione. Invece, da quando aveva cominciato gli studi, suo padre era man mano diventato solamente l'ombra dell'uomo che lui ricordava un tempo.

Non si curava come prima, aveva sempre delle occhiaie pesanti sotto agli occhi e la sera specialmente, beveva. Non parlava di quale fosse il suo problema, anche perché anche i quadri lo sapevano in casa, ma se ne stava lì ad autocommiserarsi per le scelte che aveva fatto, pensando di poter avere in pugno la Comunità Magica al fianco di un potente signore. E Draco trovava la cosa tristemente comica: suo padre aveva cercato di mantenere alto il nome di famiglia solo per obbedire ad un'altra persona, o meglio un "essere". Non aveva importanza che tu fossi Babbano, Mezzosangue o Purosangue: nessuno scampava a Voldemort se lui lo voleva.

Si chiese come aveva fatto suo padre ad essere così cieco, come aveva potuto essere così presuntuoso da pensare che il suo buon nome Purosangue gli avrebbe per sempre salvato il culo? Come era possibile che non era riuscito a guardare alla vera natura del Signore al quale mostrava obbedienza? Anzi forse lo aveva capito, ma troppo tardi, e Draco se ne era accorto dall'aria carica di paura che aleggiava in casa dopo il suo primo anno. Era quello il motivo per cui suo padre aveva fatto aprire la Camera dei Segreti, la paura di non essersi dimostrato uno zelante servitore quando il suo Padrone aveva dato cenni di essere ancora nel mondo dei vivi. Aveva paura delle conseguenze che avrebbe dovuto affrontare, temeva che ignorare i segnali, come Igor Karkaroff, gli sarebbe costata la vita. E non era servito a niente lo stesso.

 All'inizio aveva pensato che suo padre fosse un codardo per il modo in cui prontamente seguiva gli ordini di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ma poi si rendeva conto che si era pentito e cercava solo di proteggere la sua famiglia nel modo migliore che poteva, anche se significava essere ignobili. E purtroppo quella scelta la dovette fare anche lui quando suo padre fu mandato ad Azkaban. Non aveva avuto altra scelta che obbedire e prendere il posto di suo padre in quella tremenda follia, come punizione. Il compito che gli era stato affidato lo avrebbe fatto passare alla storia se ci fosse riuscito, ma per tutti i motivi sbagliati, e non era affatto quello che voleva.

Era stato smistato a Serpeverde per una questione di discendenza o perché era veramente una viscida serpe? Questa domanda gli vagava nella mente molto spesso, quello che doveva fare per salvare la sua famiglia era una cosa orribile, e sognava di potervi trovare una via d'uscita, un modo per evitarlo. E quando faceva questi pensieri, il Marchio gli pizzicava leggermente, come a dirgli "Hey, so cosa stai pensando e te la farò pagare se non la smetti". Odiava essere un Malfoy per questo. Odiava dover sopportare il peso di colpe che non erano sue e farsi carico di responsabilità che non avrebbero dovuto appartenergli. Sotto questo punto di vista, era molto simile a Potter, il che gli faceva venire il prurito. Entrambi, seppur per motivi diversi, avevano problemi analoghi.

Certo, Voldemort minacciava solamente di uccidere Draco e la sua famiglia, mentre Harry Potter non poteva scamparla. La più grande differenza tra i due, oltre al fatto che facessero parte delle fazioni opposte, era che nessuno mostrava compassione per il giovane Malfoy, mentre ovunque sentisse parlare dello Sfregiato era "San Potter" o "il Povero Bambino Sopravvissuto". E sti cazzi. Perché nessuno gli rivolgeva lo stesso tipo di compassione, tipo "Mi dispiace che tuo padre ti abbia messo nella merda" e una pacca sulla spalla? Per quale strano motivo a nessuno importava come si sentiva lui, ma si aspettavano che facesse tutto quello che loro volevano?

<< Lo so che sei solo arrabbiato per ciò che è successo oggi, ma non preoccuparti, sono qui per questo... >>, Pansy, con le sue dita lunghe, disegnò il contorno dello stemma di Serpeverde cucito sulla divisa di Draco, riportandolo alla realtà dopo un momento di blackout. Lei aprì la mano sul suo petto e lo spinse sul letto per farlo sedere. Lo aveva seguito di filato dopo la lezione, aspettandolo addirittura fuori dal bagno.
<< Sono tutti impegnati, fatti tirare su di morale... >>, sussurrò maliziosa all'orecchio del biondino mentre si sistemava a cavalcioni su di lui. Draco non si mosse rimase lì, senza far nulla. Pansy dovette pensare che fosse un modo silenzioso di acconsentire perché si fiondò sul suo collo per piazzargli un bacio.

Il contatto delle labbra della ragazza sulla sua pelle gli provocarono un brivido tutt'altro che piacevole e si riscosse, prendendola per i fianchi e sistemarla accanto a lui sul letto. Cioè, non la voleva, non oggi e forse, mai. Aveva bisogno di stare da solo, perché aveva cose importanti a cui pensare, cose importanti da fare...
<< Draco, perché mi eviti? E da quando in qua rifiuti l'occasione di farmi sistemare in mezzo alle tue gambe? >>, chiese lei in modo malizioso, mettendosi a sedere di fianco a lui. Povera Pansy, non si rendeva conto di quanto suonasse disperata.

In fondo le dispiaceva per lei, sapeva che era pesantemente infatuata e lui aveva deciso di non darle più speranze. Non era giusto nei confronti di Pansy e nemmeno nei propri confronti, visto che doveva forzarsi a fare qualcosa che non voleva. In realtà aveva smesso di dare speranze a chiunque da un po', ormai. I Serpeverde erano risaputi per avere sempre le risposte dei compiti di tutti gli anni e, essendo lui uno abbastanza famoso nella scuola, Draco aveva parecchie delle risposte.  Chiaramente lui era solo uno della lunga lista dei Serpeverde venditori di compiti, la lista era lunga e risaliva ad almeno vent'anni indietro. Per questo motivo, questo piccolo mercato nero aveva tutta una serie di clienti fissi, debiti e pagamenti da dover riscuotere.

Spesso a Draco, invece di soldi od oggetti, offrivano studentesse come forma di pagamento. I ragazzi si mettevano d'accordo con le studentesse chiedendo un favore che avrebbe giovato ad entrambi, quando le ragazze sapevano di poter finire tra le lenzuola di Draco Malfoy. Inizialmente la cosa lo aveva scioccato, poi aveva saputo che le ragazze si prestavano alla cosa e spesso erano loro ad offrire accordi ai colleghi studenti. Mai avrebbe pensato che una situazione del genere lo avesse messo a disagio, né tantomeno che gli potesse capitare, eppure... In qualche strano modo gli sembrava di sentirsi una puttana.

Era quello che era diventato? Prima di tutto, lui metteva in chiaro che dopo non potevano restare e dovevano immediatamente lasciare i sotterranei. E lui le guardava prendere le loro cose, rivestirsi, fare le svenevoli, per poi andare via e lasciarlo solo con i suoi pensieri. A volte si chiedeva com'era coccolare qualcuno a letto, farsi coccolare. A volte si sentiva così solo, ma si ostinava e rifiutava il pensiero di avere qualcuno di fisso accanto a sé. "E che ci sarebbe di male?" si chiedeva, ma la sua risposta la sapeva già. Ormai non era più il caso di pensare a questioni di cuore, era meglio non avere nessuno vicino visto i compiti che avrebbe dovuto svolgere. Quanto desiderava, però, avere qualcuno a cui raccontare tutto, qualcuno con cui sfogare, una spalla su cui piangere, ma non poteva averla. Questo era il motivo principale per cui aveva smesso con gli "affari", non poteva permettersi distrazioni e non voleva sentirsi più solo di quanto non fosse già.

<< Sei sorda? Ho detto no. Non è che debba sempre avere voglia, lasciami in pace >>. Se Blaise l'avesse visto, avrebbe pensato che qualcuno avesse bevuto una Pozione Polisucco per fingersi lui.
A quelle parole lei finalmente si alzò e sgusciò fuori dal sotterraneo mentre mormorava un "vaffanculo!", scontrandosi con qualcuno, qualcuno di alto e robusto. Parli del diavolo... Un metro e ottantatré di purissimo cioccolato al latte, spalle larghe e ben piazzate, i perfetti e drittissimi rettangoli schifosamente bianchi facevano un effetto catarifrangente in contrasto con la pelle. Draco fece una smorfia.
<< Avrei pagato per stare al tuo posto oggi, visto che tu non puoi soffrirla. Non capisco perché tu sia così ottuso, Hermione è fantastica. >>

Blaise. Chi altro? Il moro si appoggiò ad una parete e si portò le braccia al petto incrociandole, distendendosi poi in un largo sorriso. Draco, dal canto suo, seduto dov'era, si mise una mano davanti agli occhi come per ripararsi da un bagliore accecante.
<< Okay, Mister Settantadue Denti, smorza quel sorriso. Di recente stai parlando della Granger fin troppo, per i miei gusti >>.  Draco poté finalmente abbassare la mano, in quanto Blaise gli mormorò un "gne gne", e lanciò un'occhiataccia all'amico, prima di inclinare la schiena all'indietro e  appoggiare le mani sul letto. << E poi da quando in qua è Hermione? >>
<< E' sempre la Granger, per te >>, lo corresse Blaise, prendendolo in giro. Draco lo ignorò per il meglio.

 << Che diavolo succede? >>
<< Ma niente... >>,  cominciò l'amico, e Draco sapeva che non era affatto vero, << E' che tu dici sempre che è un'antipatica so-tutto-io, invece io la becco spesso in biblioteca e posso affermare che ti sbagli. L'ho detto. >>, finì lui, tutto contento. Si vedeva che c'era di più ma Draco temeva di chiedere se ci fosse effettivamente altro. Non dovette nemmeno pensarci due volte che fu Blaise a riprendere il discorso.
<< A dirla tutta, non mi Cruciare, >>, e qui portò le mani avanti, in segno di difesa, << Devo dire che secondo me voi due stareste bene insieme, siete anche un po' simili. Ma, nella mia modestissima opinione, lei è troppo per te. >>

Ecco. Draco si alzò di scatto. Lui, non abbastanza per la Mezzosangue? Gli rifilò uno sguardo minaccioso, Blaise fece un passo all'indietro, non tanto per paura ma più per la sorpresa di essersi ritrovato Draco tutto irrigidito con un sol balzo. Perché di tutte le cose che poteva dire Zabini, aveva scelto proprio quella? Perché doveva fregare qualcosa di Hermione Granger a Draco Malfoy? Cioè, si, doveva ammettere che durante la lezione di Pozioni, lui le aveva lanciato qualche sguardo, voleva trovare un pretesto per litigare, ma lei sembrava sempre ignorarlo completamente, e allora lui sbuffava per insoddisfazione. E quelle poche occhiate gli erano bastate. In cuor suo, lo sapeva che la Granger non era per niente brutta e quel giorno era riuscita a guardarla un po' più da vicino, per sua sfortuna. Perché? Perché non gli era affatto dispiaciuto ciò che aveva visto. Tuttavia, smise presto di guardarla perché si sentiva osservato e la cosa non gli piaceva. Già bastava che lei aveva fornito alla scuola lo scoop della settimana, non voleva anche portarsi dietro il peso di essere stato beccato a fissarla. Ad ogni modo, le parole di Blaise lo avevano irritato un po', si era appena sentito dire di essere inferiore alla Granger.
<< Elabora. >>

<< Hermione è una a posto. Intelligente, sagace, divertente e, ti dirò, anche premurosa. Non è la solita oca che siamo abituati a vedere noi, fatte pochissime eccezioni. Secondo me non sapresti gestirla una ragazza così... >>, il moro si fermò un momento per valutare i danni che aveva fatto aprendo la bocca. Stranamente Malfoy non sembrava essere turbato da quel che aveva detto, forse aveva capito che non lo stava parlando per deriderlo o farlo sentire inferiore. Alla fine era vero che Draco on era abituato alle "brave ragazze". In risposta, Draco cominciò a passeggiare lentamente per la stanza, grattandosi il mento con fare pensoso. << In realtà non so nemmeno se potresti piacerle >>.
Il biondo si fermò e guardò di nuovo l'amico con un sopracciglio inarcato, lo sguardo in tralice che gli mandò fece sorridere Blaise.

<< Perché dovrebbe importarmi se la Granger possa trovarmi interessante? >>
<< Non so, dicevo per dire, già che c'ero... >>
<< "Già che c'eri" cosa? Dove? >>, chiese sarcasticamente Draco, convinto che l'ultima affermazione poteva risparmiarsela. Era quello il motivo per cui Zabini era il suo migliore amico: lui non aveva peli sulla lingua e il suo giudizio era sempre onesto, raramente parlava per offendere. Che cazzo ci faceva tra i Serpeverde, non se lo spiegava. Ma comunque lo lasciava fare, era l'unico che poteva permettersi di parlargli così perché sapeva rispettare il momento. Blaise non gli avrebbe mai detto una cosa del genere davanti a tutti, o a Pansy, per esempio, che si trovava in camera quando il moro stava entrando. << Ti prendi troppe libertà con me, stronzo. Sei fortunato che sei l'unico amico decente che può essere chiamato tale. >>

<< Si, va bene, certo. Adesso però mi avvio, ho lezione >>, ridacchiò Zabini, posando una pacca sulla spalla del biondo, << vedi di non finire vicino alla Granger, che ti mangia...o no? >>, chiese retorico il moro mentre se ne andava.
<< Puoi dirlo forte. E' una Babbana Zannuta! >>, commentò Draco con un ghigno, parlando un po' più forte per farsi sentire e allungando il c ollo.
<< Non le ha più le zanne, Dra'! >>, gli rispose Blaise alzando anche lui la voce, continuando a camminare, senza voltarsi.
Draco non poteva non ammettere che il suo caro amico Serpeverde aveva decisamente ragione...
Come doveva fare per levarsi quella dannata frase dalla testa? Perchè ogni cosa che diceva Blaise gli si insinuava nella mente? Perchè si era seduto accanto ad Hermio...cioè, alla Granger?
Perchè poi doveva pensarci su tanto a lungo? No, perchè doveva preoccuparsene?

   
 
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