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Autore: Giuda_Ballerino    18/01/2023    0 recensioni
Salve a tutti, è da un po' che non aggiornavo questa storia. Il tempo non mi è amico. Ho apportato delle modifiche a tutti i capitoli, sia per ragioni di sintassi che di contenuto. La storia ora è completa, ma nel caso la gradiste, fatemi sapere se avreste piacere ad un possibile continuo.
"...lo avrebbe distrutto, spogliandolo di tutto ciò di cui fosse certo. Gli avrebbe dimostrato che neanche lui era in grado di amare nessuno...", "...Cuore e mente. Di Edward non doveva restare più nulla."
Ciao a tutti! Sono una vecchissima lettrice di fanfiction ma è la prima volta che mi cimento nello scriverne una. Anzi è la prima volta che scrivo una storia in generale. I primi capitoli saranno incentrati su quanto accaduto nella serie sviluppando la parte introspettiva dei personaggi. Dal terzo capitolo parte l'idea partorita da me. Chiedo a tutti i lettori, gentilmente, di lasciare commenti che possano aiutarmi a capire se c'è qualcosa che non funziona, se la storia è noiosa o qualsiasi altro suggerimento.
Vi ringrazio in anticipo e vi auguro una buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Nygma, Oswald Cobblepot
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Non voltarti! Fai un solo movimento e il tuo cervello diverrà uno squisito buffet per pesci. >> minacciò l’altro con tono basso e pacato.
 
<< Sei uno sciocco! Solo uno sciocco come te poteva credere che IO potessi cadere nel tuo stupido tranello >> continuò a proferire beffardo.
 
<< C-cosa vorresti farmi credere, Edward? >> balbettò Oswald ancora chino in terra con le braccia alzate. Cercò di darsi un tono, fallendo miseramente.
 
Quell’infame bastardo non si era lanciato con la macchina in acqua. Quel diavolo aveva capito tutto. Era stato al suo gioco.
 
Come diavolo era possibile? Lo aveva fatto seguire e lui stesso aveva monitorato i suoi movimenti, assicurandosi che il pesce abboccasse all’amo. Ma ora la situazione si era invertita. Era lui a stare lì, in ginocchio; a pregare in cuor suo per aver salva la vita e per potere avere un’ultima occasione di guardarlo negli occhi, con aria di sfida.
 
<< Ahahah! >> una fragorosa risata fuoriuscì dalla bocca dell’Enigmista interrompendo i pensieri del Pinguino << sei incredibile Oswald! Sei lì, in terra, con una pistola puntata alla nuca ed ancora non riesci a comprendere l’evidente? Ancora vuoi fare il tipo tosto? Ti ho battuto, come sempre, come in ogni cosa! >> con la punta della pistola lo spintonò dietro la testa, come per rimarcargli la sua posizione << e ora dovrai fare a meno della tua patetica…cosa? Vendetta? Cos’è questa farsa che hai messo in scena? >>
 
Il pinguino deglutì un grosso groppone di saliva e prese coraggio a parlare:
 
<< Non sei sorpreso nemmeno un po’ di vedermi vivo? >> sibilò con tono sarcastico << Non hai intenzione di regalarmi neanche questa soddisfazione? >>
 
<< … >>
 
Non udendo alcuna risposta, Cobblepot proseguì.
 
<< Bene! Almeno consentimi di morire in piedi con onore, guardandoti in volto. Non vuoi assicurarti che sia realmente io e non una marionetta addestrata per ingannarti? >>
 
Edward immaginò l’espressione sfidante che, sicuramente, il vecchio amico aveva disegnata in volto. Vacillò per qualche secondo. Fece un passo in dietro, allargandosi leggermente il colletto della camicia, che improvvisamente era diventato più stretto. I battiti nel petto iniziarono ad aumentare d’intensità ed Edward si riscoprì stranamente agitato. Perché?
 
Aveva lui il controllo della situazione. Cosa c’era da agitarsi?
 
<< Non sono uno stupido Oswald. Perché mai dovrei darti l’occasione di poterti difendere? Posso sincerarmi dopo la tua morte sulla tua vera natura >> la voce tradì la sua insicurezza.
 
<< Capisco che tu non sia interessato a guardarmi negli occhi per l’ultima volta, ma non hai proprio nulla da dirmi “vecchio amico mio”? >> Oswald scandì lentamente queste ultime parole << almeno raccontami come hai fatto a scoprirmi, che piacere c’è altrimenti? >> Concluse il Pinguino, cercando astutamente di far leva sulla vanità di quel diavolo.
 
Edward rimase piccato. Non era certo uno sciocco, erano chiare le intenzioni di Cobblepot, ma non poteva non riconoscere che avesse proprio ragione. In fondo, tutto ciò che aveva fatto e che continuava a fare nella sua vita serviva solo a nutrire il proprio Ego, fin troppo martoriato da una giovinezza insulsa.
 
Inoltre, contrariamente a quanto aveva affermato Oswald, aveva stranamente voglia di vederlo. Non sapeva il perché, ma era un bisogno che gli partiva dalle viscere, il luogo dove nascono tutte le impulsività.
 
<< Alzati! >> L’ordine partì perentorio dalla bocca dell’Enigmista. Ciò provocò un sorrisetto di sbieco sulle labbra del Pinguino che, seppur Edward non poteva vederlo, lo teneva impresso nella sua immaginazione.
 
Oswald diede seguito al suo ordine, abbassando le braccia per farsi leva.
 
<< Non ti ho detto di abbassare le mani! >> Urlò l’Enigmista tamburellando nuovamente la canna della pistola sulla nuca del Pinguino.
 
Oswald frustrato sollevò nuovamente le braccia e con significativo sforzo, causato dal dolore perenne alla caviglia, si alzò in piedi.
 
Questo suscitò l’ilarità dell’Enigmista che lo accompagnò nel gesto con una risata beffarda.
 
Pinguino incasso l’ennesima umiliazione senza proferire parola. Rimase in religioso silenzio in attesa del nuovo ordine, che non tardò ad arrivare.
 
<< Girati! >> soffiò Edward.
 
Il Pinguino, udito quest’ultimo comando, che pareva più una supplica che un’intimazione, faticò non poco a mantenere la sua solita flemma.
 
Era giunto il momento del confronto. Lo avrebbe visto finalmente in faccia, dopo tutto questo tempo. Dopo averlo lasciato lì al molo con le parole ti amo morte in gola, mentre Edward gli ficcava del piombo nel petto.
 
Il loro cuori tamburellavano ritmicamente all’unisono. Entrambi temevano quasi che l’altro avrebbe potuto sentire e vedere il proprio cuore uscire dal petto.
 
Oswald si mosse lentamente, come per allungare i secondi in minuti ed i minuti in ore in un moto crescente ed infinito.
 
Quando si fu finalmente girato, fissò i suoi occhi cerulei in quelli di Edward e le sue lunghe ciglia fremettero per qualche istante, trattenendo un sospiro bloccato in gola.
 
Eccolo lì.
 
Edward Nygma. L’Enigmista. Con la sua figura statuaria. Un disegno perfetto di un concetto perfetto: intelligenza, sagacia, precisione, affidabilità. Gli occhi seri ed asettici di un elaboratore, che osservano ed analizzano senza tradire alcuna emozione.
 
Il fisco asciutto e slanciato sotto il completo verde da personaggio dei fumetti.
 
Allungando lo sguardo sulla sua figura, poté notare l’abito bistrattato, probabilmente a causa delle disavventure che aveva dovuto affrontare a causa sua. Una ferita secca alla gamba, riparata da un pezzo di stoffa arrabattato. I capelli arruffati incorniciavano in modo anacronistico il suo volto serio e fiero. Una ciocca di capelli del suo ciuffo scendeva innocente su di una guancia.
 
Oswald per un breve istante ne provò invidia.
 
Nonostante lo stato malconcio, riusciva a riflettere un’immagine di perfezione agli occhi del Pinguino. Non c’era nulla fuori posto. Un disegno perfetto di un concetto perfetto.
 
Edward teneva la pistola puntata verso il petto del corvino e con i suoi occhi impenetrabili, nascosti sotto le lenti, lo squadrava da capo a piedi come per accertarsi di quel che aveva di fronte.
 
E quel che aveva di fronte era lui, Oswald Cobblepot, il Pinguino. Mentore e “amico fidato”. Brillante, astuto, e a quanto pare immortale.
 
Stava lì, dinnanzi a lui, con le braccia alzate e quegli occhi d’acqua che lo fissavano in profondità. I capelli leggermente cresciuti cadevano disordinati sul viso, ricordandogli la pettinatura svogliata che aveva durante la sua degenza ad Arkham.
 
Indossava il completo che aveva messo l’ultimo giorno che si erano visti. All’altezza dello stomaco c’era un foro ben visibile procurato dalla pallottola che Edward gli sparò al molo. Si fermò per qualche istante ad osservare quel foro.
 
Oswald lo notò e di rimando abbassò la testa, osservando anch’egli il buco sul suo panciotto. Rialzò lo sguardo verso Edward che, contro ogni immaginazione, sempre con la pistola puntata verso il suo petto, si avvicinò di qualche passo e con la mano sinistra sfiorò delicatamente quel foro.
 
I loro sguardi si incrociarono e le linee austere dei loro volti presero ad addolcirsi lievemente, tradendo l’emozione nel riscoprirsi di nuovo vivi, di nuovo assieme.
 
Restarono in quella posizione per istanti indefiniti finché entrambi, in un moto di imbarazzo, indietreggiarono d’un passo distogliendo lo sguardo.
 
Ad interrompere l’impaccio fu Oswald. Quel flusso di emozioni doveva essere assolutamente troncato sul nascere. Aveva avuto la sensazione di esserci già finito dentro in passato e ne era uscito “morto”.
 
 << mh-mh >> si grattò la gola per buttar giù il NODO che aveva iniziato ad aggrovigliarsi << Allora? >>
 
Completamente distratto da chissà quale turbinio di pensieri, l’Enigmista raddrizzò le spalle stringendo più forte il calcio della pistola e si rivolse a lui con sguardo perso: << Cosa? >>
 
<< Come cosa? Sto aspettando la tua spiegazione. Come hai fatto a capire quello che stava accadendo? >> Continuò Oswald, agitando le braccia alzate << iniziano ad intorpidirsi >> concluse sardonico.
 
<< Beh, di questo non me ne stupisco! La tua forza è paragonabile a quella di un koala. Non ti avrebbe fatto male fare un po’ di esercizio fisico prima di venire qui ad affrontarmi! >> seguitò Edward, indicando con la pistola il corpo di Pinguino dall’alto in basso, facendo riferimento al significativo dimagrimento del vecchio amico.
 
<< Sai com’è, mi accontento di essere ancora vivo >> Oswald fece spallucce con sguardo indifferente, tentando di nascondere quanto l’avesse ferito quell’insulto gratuito e senza riguardo.
 
<< per il momento >> incalzò Edward, inarcando le sopracciglia con fare sardonico.
 
<< come dici tu, per il momento >> Continuò Oswald con sufficienza << beh, dobbiamo aspettare ancora molto? Il grande interprete vuol farsi pregare? >> Sapeva sempre come dissimulare le sue emozioni, gettando di rimando risposte taglienti e sarcastiche.
 
<<  Hai fretta di morire, Oswald? Mi sembri impaziente >> insospettito, iniziò guardingo a girarsi intorno per sincerarsi che non ci fosse nessun’altro << bene, mh-mh >> si schiarì la gola << non c’è molto da raccontare. Devo ammettere che inizialmente, quando ho trovato quel bigliettino, lanciatomi dalla finestra, non avevo la più pallida idea di chi potesse essere. Dopo la tua morte io… >>
 
<< dopo che TU mi hai sparato >> lo corresse Oswald lanciandogli uno sguardo avvelenato.
 
<< Si Oswald, è vero, ti ho sparato. Ma tu rammenti il motivo per cui l’ho fatto, vero? >> Incalzò l’Enigmista << non interrompermi, per favore. Io...io stavo dicendo… dopo la tua morte, dopo che ti ho sparato al molo >> si corresse << non ho trovato nessun’altra persona con la quale potermi misurare. Mi sono dovuto ricostruire da solo. Ho dovuto superare la perdita di Isabella, ho dovuto superare la perdita dell’unico amico fidato che io abbia mai avuto… >>
 
<< mpf… >> Oswald sospirò beffardo alle sue ultime parole.
 
L’Enigmista ignorò la laconica replica di Cobblepot. Sapeva che l’egoismo e l’egocentrismo del suo interlocutore non gli consentissero di comprendere appieno le sue parole. Non poteva minimamente immaginare il baratro nero in cui era affondato dopo la sua scomparsa. Come lo raggiungesse nelle notti più irrequiete, sottoforma di un’allucinazione, ad offenderlo ed umiliarlo. Di quanto si fosse amaramente pentito di non averlo più nella sua vita. Di quali conclusioni avesse raggiunto quella notte al cimitero, seduto sulla tomba di Isabella.
 
Così proseguì con il suo discorso.
 
<< Con la tua morte ho iniziato un lungo lavoro su me stesso che mi ha portato ad una nuova nascita, come Enigmista. Per un breve periodo sono riuscito ad incarnare il terrore di Gotham. Ma purtroppo ho dovuto ben presto fare i conti con la realtà e rendermi conto di quanto fosse effimera questa rinascita. Solo quando ho ricevuto quel misterioso biglietto, dentro di me ha pulsato di nuovo la vita. La speranza di un avversario degno di nota, qualcuno con il quale avrei potuto finalmente rivaleggiare. Ma anche questa speranza si è rivelata effimera >> continuò mestamente Edward.
 
Oswald lo osservava in silenzio confessare limpidamente le sue delusioni ed amarezze. Avrebbe dovuto essere il momento da cui trarre il maggior godimento, eppure...
 
<< Quando ho incontrato Isabella al cimitero, pensavo si trattasse dell’ennesima allucinazione. Ma sfortunatamente non lo era. Non è ironico, Oswald? >>  Edward sorrise con un guizzo di follia negli occhi << in poco tempo mi sono ritrovato su di lei. Con le mani sulla sua bocca e sul suo collo, a recitare un copione già vissuto. L’ho uccisa. Di nuovo mi sono ritrovato ad uccidere la persona che sostenevo di amare. La persona per la cui vendetta ho sacrificato te, il mio migliore amico. Ed è stato lì che ho pensato di non essere in grado di amare. Di essere un mostro, come te! >> proseguì Edward con rabbia.
 
Ecco! Oswald aveva fatto centro! Non era questo il suo obiettivo? Non desiderava ardentemente distruggerlo nella mente e poi nel cuore? Eppure, se ne stava ancora lì ad ascoltare con le braccia alzate, senza trarne alcuna soddisfazione.
 
<< Quando ho deciso di liberarmi del corpo di Isabella portandola al molo, durante il viaggio mi è come parso di sentirla muoversi. Sono sceso dalla macchina. Sono andato ad aprire il cofano e lì mi sono accorto che non era lei. Che quelle non erano le sue mani. Che quello non era il suo corpo. >>
 
Un bagliore infuocato illuminò gli occhi dell’Enigmista.
 
<< Tu, Oswald! Sei tu il mostro! Lo sei sempre stato! Manipoli le persone per i tuoi più vili scopi. Avresti potuto riscattare la tua persona, ed invece hai pianificato la più vile delle vendette. Tu mi hai spezzato più di chiunque altro >> la voce rotta da un pianto asciutto.
 
Prese a ricaricare il colpo nell’arma, pronto a ficcargli una pallottola in quel suo stupido cuore nero.
 
<< Ho pensato di farla finita, Oswald. C’è stato un istante in cui ho desiderato che tutto questo finisse…non dover più lottare con la mia mente… Ma non potevo non vedere chi fosse il mostro che si celava dietro un piano tanto crudele. Di tutte le cose che mi hai fatto passare, Oswald, questa è stata la più crudele >> la voce di Edward si spezzò, costringendolo ad inghiottire un bolo di lacrime ed amarezza << Quali sono le tue ultime parole? >> chiese serio, fissandolo negli occhi.
 
Oswald deglutì. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Lo assalì la consapevolezza di dover affrontare una volta per tutte Edward, ma soprattutto sé stesso.
 
Durante il monologo di quest’ultimo, se n’era stato zitto ad incassare le dure parole del vecchio amico. E dovette amaramente concludere che nulla di tutto quanto fosse successo gli avesse dato la benché minima gratificazione.
 
Vedere Edward distrutto non lo aveva reso felice. No.
 
Lo faceva sentire un vigliacco.
 
Non sarebbe dovuta andare così. Pareva che la situazione si fosse completamente ribaltata. Dalle parole dell’Enigmista lui ne usciva come il pezzo di sterco della situazione. Il traditore, il diabolico mostro.
 
Ma, fino a prova contraria, era lui che si era preso una pistolettata nello stomaco ed era finito a dar da mangiare ai pesci. Era lui che, mentre si scopriva innamorato, veniva subitamente sostituito da una sgallettata uscita da chissà quale bettola.
 
Si grattò nuovamente la gola e socchiuse leggermente la bocca << E tu? Tu non vuoi sapere com’è che sono ancora vivo? >> Provò ad istigarlo, cambiando il focus del discorso.
 
<< Non m’interessa! >> rispose secco l’Enigmista.
 
Piccato nell’orgoglio Pinguino seguitò nel suo discorso << ho già detto le mie ultime parole una volta su questo molo. Le ricordi, Edward? >> schioccò la lingua con la sua solita espressione esuberante << non ti fecero alcun effetto, allora. Cosa potrei mai dire adesso? >> rimase in silenzio per qualche secondo in attesa di una reazione da parte di Edward.
 
Nulla.
 
<< Si, è vero. Ho ucciso Isabel! >> pronunciò male di proposito il suo nome, aspettandosi la solita correzione da parte di Edward, il quale gli rimandò unicamente un ghigno d’insofferenza.
 
<< Ho esagerato! >> si limitò a dire, come se avesse semplicemente gettato una cartaccia per terra << ma tu mi hai sparato, Ed! Tu mi hai ucciso! Dimmi tu, come avrei dovuto reagire? Avrei potuto superare il fatto che mi hai depredato del mio impero, avrei potuto superare il supplizio che hai inferto alle spoglie del mio defunto padre, avrei potuto anche accettare che l’amore che ti avevo confessato in punto di morte non fosse ricambiato, ma tu mi hai ucciso, Ed. Vuoi che ammetta di aver fatto degli errori? Ok, va bene, lo ammetto! Ma tu… >>
 
<< Non mi interessa! >> lo interruppe con un grido disperato Edward << nulla di queste giustificazioni che mi stai rifilando mi interessa! Voglio che tu ammetta di essere un mostro! Voglio che tu ammetta di non avere un cuore, che sei incapace di amare! >> Gridò Edward.
 
<<  Non posso farlo, non sarebbe la verità. Non sono come te >> rispose come un bambino capriccioso. Un atteggiamento che aveva sempre fatto uscire fuori dai gangheri Edward.
 
<< Bugiardo! >> Urlò nuovamente l’Enigmista, perdendo completamente il controllo.
 
In un guizzo di follia si gettò con tutto il suo peso su di Oswald, sferrandogli un destro nello stomaco.
 
<< Ammettilo che non mi hai mai amato, perché non ne sei capace! >> un altro pugno nello stomaco e fiocchi di sangue presero a zampillare dalla bocca del Pinguino che perse l’equilibrio e cadde rovinosamente a terra trascinando con sé Edward, al quale si era aggrappato per la giacca.
 
Il sapore metallico del sangue fresco risvegliò le papille gustative del corvino, ed una grossa fitta allo stomaco si fece viva pungente. La vecchia ferita, che con lentezza e dolore aveva faticato a rimarginarsi, riprese a sanguinare.
 
Faceva male, si. Ma non era il momento di abbandonarsi alla sofferenza.
 
Dopo i primi istanti di shock, Oswald non si perse d’animo ed approfittò del momento di trambusto posizionandosi a cavalcioni sul busto di Edward. Prese la mano in cui teneva la pistola e la sbatté violentemente in terra.
 
La mano dell’Enigmista si sciolse come burro al sole e la pistola prese a roteare sull’asfalto allontanandosi di qualche metro.
 
Infilò rapidamente la mano nella giacca per recuperare la sua di pistola, ma a quel punto fu Edward ad essere più lesto e con un manrovescio dritto sul volto, Oswald capitolò nuovamente a terra assieme alla sua pistola che volò di qualche metro, andando a finire in acqua.
 
Senza la sua pistola, Pinguino valeva meno di una forchetta in un brodo. Fra la sua gamba zoppa e l’esilità della sua statura, era più che conscio che non avrebbe mai potuto avere la meglio sul suo rivale.
Così prese l’unica scelta che riteneva più saggia: la fuga.
 
Si alzò quanto più rapidamente i suoi arti gli consentissero e goffamente iniziò a correre in direzione della pistola di Edward.
 
Quest’ultimo, comprese le intenzioni del pennuto, seguitò a rincorrerlo e gli si gettò letteralmente addosso, aggredendolo di spalle.
 
Entrambi caddero a terra e Pinguino sbatté la faccia dritta sull’asfalto. Sentì distintamente il suo zigomo destro scricchiolare nell’impatto e rivoli di sangue iniziarono ad imbrattargli il volto pallido.
 
Edward rimase su di lui, bloccandolo saldamente per la schiena. Con la mano destra gli afferrò i capelli, costringendolo ad alzare il capo.
 
<< Ammettilo, vigliacco! Ammettilo anche tu che non sei capace di amare! >> gli sussurrò all’orecchio.
 
L’aria calda del suo alito solleticò il padiglione auricolare del corvino che, frastornato dal dolore, non riusciva a formulare una frase sensata oltre a qualche mugugno.
 
Con uno sforzo sovraumano, liberò una mano bloccata sotto il ginocchio dell’Enigmista nel tentativo di afferrare quella che Edward gli teneva stretta come una tenaglia tra capelli. Ma quest’ultimo l’agguantò rapidamente e gliela torse contro la schiena, facendo scricchiolare le ossa di Pinguino, il quale cacciò un urlo strozzato.
 
<< Cosa c’è Oswald? Non hai nulla da dire? Stai sempre a blaterare continuamente sciocchezze ed ora te nestai in silenzio? >> Incalzò Edward dall’alto della sua posizione << Mi riempivi sempre la testa con le tue stupide ciance, sempre un’opinione su tutto, cos’è la morte ti ha reso più saggio? >> continuava a sussurrargli all’orecchio sprezzante << Dì la verità, dì quello che sei: uno stupido pavone borioso! >>
 
<<  Cough…Cough… >> due colpi di tosse uscirono dalla bocca del Pinguino, assieme ad un fiotto di sangue che colò lungo il suo mento <<  i-io ero pronto a sacrificarmi per te…rammenti? >> le parole uscirono dalla bocca di Oswald graffianti ed insolenti come sempre.
 
Nonostante avesse detto qualcosa che potesse apparire come un atto magnanimo e d’amore, dalla sua bocca pareva uscissero insulti. E come tali arrivavano all’orecchio dell’Enigmista.
 
La mano di Edward si strinse ancora più forte ai capelli del corvino << Sacrificarti? Tu non sai cos’è il sacrificio, sei solo un bambino viziato! >>
 
Oswald non sapeva più che fare. Era letteralmente bloccato nella morsa di un leone.
 
Che stupido era stato a credere di poter averla vinta su Edward in un duello faccia a faccia. In fondo, nei suoi pensieri, mentre disegnava la sua vendetta, si era da sempre insinuato il dubbio di non riuscire a portarla a termine. Di non avere il coraggio di ucciderlo. Nel grande schizzo che aveva abbozzato era sempre rimasta sfocata l’immagine di lui che ne usciva vittorioso. E questo, sentiva sin dall’inizio, era presagio della sua sconfitta.
 
Ma nulla al mondo poteva mettere a freno la sua lingua.
 
<< Sei tu il vanesio della situazione! “L’Enigmista”, ma ti sei sentito quanto sei ridic…  >> le parole gli morirono in bocca ed un nuovo urlo strozzato prese vita direttamente dai suoi polmoni.
 
Edward aveva preso a torcergli ancora più forte il braccio dietro la sua schiena << Ancora non ti arrendi? Dimmi cosa devo fare per toglierti per sempre dalla faccia quest’aria sprezzante? >>
 
Mai domanda fu più incalzante per la personalità da prima donna che apparteneva al Pinguino.
 
Chiunque avrebbe tentato di aver salva la vita, ma…
 
<< Devi uccidermi, Ed. Anche se dubito tu ne sia in grado, visto com’è andata a finire l’ultima volta! >> Rispose Oswald in un completo raptus di follia.
 
“Pazzo! Solo un pazzo può osare pronunciare delle parole simili nella sua posizione”. pensò L’Enigmista.
 
Esasperato dall’insensatezza del suo interlocutore, si sollevò leggermente con le gambe al fine di capovolgere il corpo di Pinguino. Con la mano ancora salda fra i suoi capelli, lo strattonò di lato, costringendolo a girarsi completamente nella sua direzione. Ed infine, gli strinse una mano al collo.
 
Oswald poteva sentire chiaramente le unghia di Edward affondare nella sua carne, solcare la sua pelle grondante sangue e sudore. Il suo viso diventare ancor più pallido, per quanto possibile.
 
Socchiuse la bocca nel vano tentativo di inglobare quanta più aria possibile e con la mano, finalmente libera, afferrò anche lui i capelli di Edward, cercando di tirarne il capo verso il basso.
 
Fu lì che aprì i suoi occhi, finora rimasti chiusi. Si rese conto di essere ad un palmo di distanza da quelli di Edward.
 
Ci si perse.
 
Due pozze nere senza fondo al cui interno Oswald poteva chiaramente leggervi il rancore e la frustrazione di chi si ritrova a fare i conti con le proprie emozioni.
 
Non comprese come, né chi ne fu l’artefice. Ma ad un certo punto avvertì il morbido calore delle labbra del suo più acerrimo nemico sulle proprie.
 
Un bacio lento, straziante ed affamato prese vita senza alcun controllo. Non c’erano pensieri che fluttuavano nelle loro teste. Solo l’istinto che guidava le loro azioni.
 
Lentamente, la mano di Edward allentò la presa sul suo collo, risalendo anch’essa fra i capelli del corvino.
 
A quel punto, anche Oswald allungò le sue mani fra i capelli di Edward, che se ne stava in ginocchio di fronte a lui con le gambe incastonate fra le sue e che, ingordo, continuava ad abbeverarsi come un assetato dinnanzi ad una sorgente d’acqua.
 
Con una mano Edward spinse lentamente il busto di Oswald in terra, ancora attaccato alle sue labbra.
 
Le viscere di quest’ultimo avvamparono in un falò di emozioni che passivo subiva la più piacevole delle torture che gli avessero mai inflitto.
 
Non c’era dolcezza. Le sue labbra sapevano di rancore, umiliazione ed un limpido desiderio di giustizia. Giustizia per la propria carne. Giustizia per il proprio cuore.
 
Così, Oswald decise di capitolare e rispose a quel bacio con più vemenza, stringendo forte la testa di Edward fra le sue mani, dando seguito alle movenze ritmiche del corpo dell’Enigmista che sinuoso si strusciava sempre più avidamente contro quello del corvino.
 
Finalmente si sentì appagato. Quella gratificazione che aveva tanto agognato mentre pianificava la sua vendetta, finalmente trovava riscontro in qualcosa di completamente inaspettato.
 
Edward aveva trovato il modo per togliergli per sempre dalla faccia quell’aria sprezzante, oh se l’aveva trovato!
 
Quest’ultimo non poteva credere a quello che stava accadendo. Non se l’era mai figurato nemmeno lontanamente.
 
Chiuse gli occhi ed il cuore iniziò a pompargli nel ventre, mille battiti al secondo. Una scia di fuoco avvampò l’intero rivestimento della sua carne. Aveva sete, aveva fame ed Oswald era il suo banchetto.
 
Gli torturava i capelli annodando le sue dita attorno ad essi, che ritmicamente strattonava con lente sferzate. Frenetico si muoveva su di lui alternandosi tra strette al collo, graffi in volto, e morsi voraci.
 
Gli stava vomitando addosso tutta la frustrazione che aveva vissuto durante la sua scomparsa. Tutte le offese e le umiliazioni che aveva subito durante i battibecchi inscenati con la sua proiezione.
 
Tutto il suo malessere stava trovando sfogo così. Martoriando le labbra che sotto di lui si sforzavano a seguirne l’andamento.
 
E quelle labbra erano di Oswald. Il corpo febbricitante che stringeva a sé era quello di Oswald.
 
Spalancò improvvisamente gli occhi come raggiunto da un’epifania.
 
Cosa diavolo stava facendo?
 
Il suo corpo pareva non rispondere più ai suoi ordini. L’impulso aveva preso il sopravvento. Come quando uccideva senza pianificare. Come quando compiva le più grandi stronzate della sua vita.
 
A questo pensiero la mente dell’Enigmista si fu come risvegliata da un lungo sonno.
 
Staccò velocemente la sua bocca da quella di Oswald e si allontanò in un balzo, come se quello fosse stato di fuoco.
 
<< Tu! Tu…! >> gridò Edward, fissando il corvino con occhi lividi di rabbia. Ma non riuscì a proseguire la frase.
 
Non gli era possibile farlo. Non aveva la benché minima idea di come portarla avanti.
 
Era furente ed imbarazzato allo stesso tempo. Arrabbiato più con sé stesso che con la persona che aveva di fronte.
 
<< Iiio? >> rispose ancora ansimante Oswald, umiliato nel suo orgoglio da una semplice sillaba. Ancora non era riuscito a riprendersi ed a metabolizzare quello che era accaduto, che quello psicopatico fascio di nervi si era già messo ad insultarlo e ad addossargli tutte le colpe del mondo?
 
<<  Si, tu! Tu mi hai fatto qualcosa…QUALCOSA! >> balbettava Edward senza alcun senso logico. Cercava al di fuori di sé la spiegazione delle sue azioni, come un codardo.
 
E difatti…
 
<< Codardo, vile, meschino pezzo di sterco! >> furono le parole che gli rimandò Oswald, il quale si alzò da terra barcollando << con quale coraggio osi accusarmi? >> terminò, prendendo a pulirsi le natiche dai residui di polvere rimastigli attaccati.
 
Edward, seguendolo nei movimenti, si sollevò anche lui dall’asfalto e rapidamente afferrò la pistola che poco prima era volta via.
 
<< Non ti avvicinare! >> urlò, mentre gli puntò nuovamente la pistola contro.
 
<< Cosa c’è, Edward? Vuoi spararmi adesso? >> gli chiese mellifluo il corvino, mentre col dorso della mano destra pulì la sua bocca ancora imbratta di sangue e di…Edward  << vuoi mettermi a tacere per sempre? Dopo lo farai anche con la tua coscienza? >> lo accusò.
 
<< Non sfidarmi Oswald, potresti pentirtene! >> articolò insicuro l’Enigmista.
 
Edward era quello con la pistola ma sembrava che fosse Oswald a tenere il coltello dalla parte del manico.
 
Non sapeva come affrontare quella nuova situazione ed il vecchio amico ora gli pareva essere più sicuro di lui.
 
<< Io non ho nulla di cui pentirmi, Edward >> proferì cambiando registro << quello pieno di rimorsi sembri essere tu! >> continuò beffardo. Un sorriso di sbieco accompagnava le sue parole << ti fai tronfio, raccontandomi di grandi riflessioni, come se avessi raggiunto chissà quale consapevolezza nella tua patetica esistenza, ma la verità è che tu non sai un bel niente di cosa vuoi, di CHI sei >> gli sputò contro << Io sarò anche uno stupido pavone borioso, ma so perfettamente chi sono e cosa voglio. Tu, tu sei solo un patetico codardo che cerca di crearsi un’identità inventando ridicoli nomignoli. >>
 
Oswald era colpito dalla classica delusione che vive un bambino quando gli si offre il giocattolo che ha desiderato tanto a lungo per poi strapparglielo via dalle mani prima ancora di averlo scartato. Questo sì che era crudele per il povero Pinguino.
 
Un momento prima gli sembrava di aver raggiunto finalmente il nirvana, un momento dopo si era ritrovato a cadere violentemente col culo per terra da un settimo piano, dritto in inferno.
 
Come aveva potuto tirarsi indietro a questo modo? Si sentiva preso in giro. Avrebbe preferito essere sparato di nuovo, piuttosto che essere umiliato e ridicolizzato in questo modo.
 
<< Vattene! Torna da me quando sarai pronto ad affrontarmi. Quando saprai almeno chi sei. È completamente inutile per me infierire sulla carcassa vuota del vecchio Nygma che fu >> concluse infine, con un velo di tristezza calato negli occhi.
 
Dal canto suo Edward rimase in silenzio, profondamente ferito dalle parole di Oswald. Non tanto perché lo avesse offeso senza alcuna remora, ma perché erano le parole più vere che avesse mai sentito.
 
Aveva avuto tempo e modo per riflettere sui suoi sentimenti quando aveva perso il vecchio amico. Lo aveva quasi ammesso quella notte al cimitero, sulla tomba di Isabella. Ed il suo corpo lo aveva acclarato, lì su quel molo, rendendo reale il suo più intimo desiderio di lasciarsi andare a quelle emozioni.
 
Ma la verità è che non aveva le palle di affrontarlo. Di affrontare Oswald, di affrontare sé stesso. Lo aveva addirittura colpevolizzato, rimandano su di lui la responsabilità di quanto accaduto, rimarcando il suo dissenso, prendendone le distanze. Era vero. Non era pronto ad affrontarlo.
 
Era un codardo, vile, meschino pezzo di sterco. Proprio come lo aveva apostrofato lui.
 
Oswald gli lanciò uno sguardo esitante, offrendo ad Edward un’ultima occasione di recupero. Ma questi, non ebbe il coraggio di dire nulla.
 
Così il Pinguino si voltò indietro e con la sua solita falcata claudicante si indirizzò impettito verso la propria auto.
 
L’Enigmista rimase imbambolato ad osservarlo mentre entrava in auto e, con una manovra veloce, lasciare il molo, diventando un puntino sempre più piccolo, fino a scomparire del tutto nell’oscurità della notte.
 
La mente di Edward rimase bloccata in un punto indefinito ed il cuore prese a sanguinare. Oswald aveva vinto. Lo aveva piegato in due.
 
Più di quanto potesse immaginare, Pinguino era riuscito nella sua vendetta.
                                                        
  
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