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Autore: Madame Grandier    20/01/2023    4 recensioni
Una storia d'amore. Di conquista . Di una figlia che vuole conoscere suo padre.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disegno della magnifica Davy Jones 71
 
 
Dove essere per il ciclo:  oggi è  particolarmente sensibile. 
 
Più del solito.
 
Oppure è per il cielo plumbeo, che le rende sempre l’anima pesante.
 
 Entrambe le cose messe insieme probabilmente. 
 
 Non lo sa. Sa soltanto che ha tanta voglia di piangere e chiusa nel bagno della scuola  si lascia andare singhiozzando come una bambina.
 
 Dura giusto il tempo di alleggerirsi un pò l’anima, quel poco che basta per non piangere in classe davanti a tutti, perché sarebbe stato inevitabile, da come le sentiva pungere da dentro per uscire fuori.
 
Quella mattina ha litigato di nuovo con sua madre e a quanto pare non è l’unica ad avere divergenze con la figura materna. Poco fa, ha catturato  qualche parola che si sono scambiate dietro al suo banco due compagne: ieri   una di loro  ha avuto una lite furiosa con sua madre, e suo padre per coccolarla l’ha portata prima a fare shopping e poi a mangiare una pizza. Solo loro due insieme.
 
 E così si è ritrovata a pensare e a fantasticare su come sarebbe stato se ci fosse stato lui, suo padre, e le si è formato un nodo alla gola. Il tempo di chiedere di andare in bagno per scioglierlo insieme alla tristezza, prima di affogarci dentro.
 
 In realtà se lo chiede spesso come sarebbe se ci fosse stato lui nella sua vita, nemmeno fosse l’antidoto ad ogni malumore, soprattutto  per quelli che nascono con  sua madre, la quale le rimprovera spesso il carattere chiuso e difficile.
 
 
《 Tutta tua padre!》
 
 
È solita dire; una considerazione che suona più come un’accusa, nemmeno se  avesse deciso lei di ereditare quella caratteristica del genitore e segretamente, nel suo cuore, ne è orgogliosa e le fa sentire più vicino quel padre che ha conosciuto solo in foto.
 
E in foto ha conosciuto un giovane uomo di bell’aspetto,  dall’espressione fiera e solenne, con un fondo di malinconia in fondo a quell’iride dal colore indecifrabile, che a volte sembrava nocciola e  altre verde come le foglie in primavera; uno sguardo custode di tante perdite affettive, tutti dettagli che sua madre le aveva raccontato nel corso degli anni: la perdita di Maya, suo primo amore di gioventù e Il suo  amico fraterno Tochiro, per primi.
 
E poi sua madre stessa, Mayu Oyama, fuggita via prima che il capitano Harlock scoprisse di stare per diventare padre.
 
Ma  se sua madre le rimprovera spesso, ma con malcelato amore, di avere lo stesso caratteraccio dell’uomo che ha partecipato al suo concepimento, le dice altrettanto spesso, che fisicamente somiglia di più a sua nonna paterna, anche se Mayu l’ ha vista solo in qualche foto scoperta in fondo ad un cassetto negli alloggi di Harlock, quando dopo aver fatto l’amore con lui la prima volta, si è messa in cerca di una sua t shirt da indossare quella notte, stretta tra le sue braccia.
 
Vive di ricordi non suoi Arcadia, e tra quei ricordi raccontati da sua madre sa di essere molto simile a sua nonna paterna, Edith, nome che lei stessa porta  come secondo  nome. Capelli lunghi e scurissimi fino al punto vita,  esile come tutto il resto del corpo; seno appena accennato, gambe lunghissime, portamento regale. E gli occhi! diamanti scuri e splendenti da cerbiatta, orlati da frange di ciglia lunghissime e setose così ricurve, da toccare l’arcata sopraccigliare; ecco in cosa somiglia alla madre di suo padre. 
 
《 Ma lo sguardo, il modo di guardare come se avessi il potere di sciogliere il ghiaccio, quello lo hai ereditato da tuo padre. 》
 
 
Arcadia ama sentire parlare di lui. Lo ama come un mito irraggiungibile, nonostante avessero lo stesso sangue nelle vene e si chiede spesso se  Harlock avesse saputo della sua esistenza, le avrebbe voluto bene anche lui? Se Harlock avesse saputo di lei, sua figlia, l’avrebbe cercata?
 
Forse  idealizza quello che non ha e vorrebbe avere per sé, ma fatto sta, che la sua mancanza nella sua vita, le  fa sentire come amputata la metà del suo cuore. No che Mayu le avesse fatto mancare l’affetto o  qualsiasi  altra cosa  avesse desiderato: si era sempre data da fare per non far pesare a sua figlia l’averle sottratto la figura paterna, anche perché lei stessa sa cosa significa, essendo  cresciuta  a sua volta  senza genitori, in un orfanotrofio .
 
Harlock era stato l’unico affetto e con gli anni quell’affetto era divenuto amore e quell’amore aveva generato lei che portava il nome della creazione di nonno Tochiro.
 
Con un sospiro si stropiccia le tempie e chiude il libro su cui ha studiato tutta la serata; si porta alle labbra il bicchiere blu con le stelline dipinte a mano dalla sua amica Tizy, che con  i suo pennelli e i suoi colori, rende vivo tutto quello che dipinge.
 
 Cattura tra i denti un pezzetto di ghiaccio semi sciolto giocandoci finché non lo sente liquefare, e nel mentre, osserva il firmamento dall’effetto  quasi  tridimensionale sulla superficie, rigirando il bicchiere di plastica rigida tra le mani, fino a scorgere quella che doveva essere la sagoma   dell’Arcadia creata da  suo nonno, seguendo le descrizioni di sua madre. 
 
Si tratta di un regalo per il  suo ultimo compleanno e sorride pensando alle parole della sua amica di origine italiana.
 
 
《 Caso mai dovessi distrarti e non pensare  per un attimo al tuo  “pirata  spaziale” sulla sua astronave. 》
 
Glielo aveva praticamente ficcato tra le mani con i suoi modi spicci, che in realtà nascondono un animo sensibile e sognatore quanto il suo.
 
Accende la radio, seleziona la sequenza preferita e va a sedersi accanto alla porta finestra del balconcino della sua cameretta, a ridosso del muro.
 
Le piace guardare il cielo di notte.  Suo padre è lì, in mezzo alle stelle sulla sua Arcadia...e non sa che la sua Arcadia ce l’ha anche sulla terra.
 
“Vorrei tanto vederti.”  pensa “ Vorrei che tu sapessi di me.” 
 
Si addormenta così, nella sua posizione preferita: ginocchia raccolte al petto e testa riversa sulle braccia incrociate, mentre le note di un pianoforte fanno da sottofondo ai suoi pensieri e pian piano, scivola nel sonno.
 
 
Non sa quanto ha dormito, sa soltanto che gli strepitii  molesti provenienti dalla radio la fanno sobbalzare.
 
Guarda l’orologio sul muro a forma di gatto e si rende conto che è passato un quarto d’ora.
 
Si alza incerta sulle gambe intorpidite e i rumori provenienti dalla radio si fanno più forti, più insistenti. Come se volessero attirare la sua attenzione, accrescono fino a diventare assordanti. Sta per spegnerla, quando  qualcosa sembra sconvolgerla: spalanca gli occhi e la bocca, sembra turbata e sbigottita.
 
Non ha bisogno di guardarsi allo specchio vedere il suo volto impallidire.
 
《 Ma…com’è possibile?》
 
 
Esclama guardando l’oggetto come se fosse posseduto da qualche entità maligna.
 
Dopo una frazione di secondo si riprende; assume un’espressione assorta, mentre tende l’orecchio, cercando di captare di nuovo quel fenomeno, tra tremori  alle mani e sudori freddi.
 
 Aggrotta la fronte e serra le labbra concentrata.
 
Strepitii…. fruscii… La melodia di una musica classica. Poi schiude le labbra cercando di catturare un sottofondo particolare, isolandolo dagli altri rumori.
 
Per un pò non accade nulla; sente solo i propri battiti pulsare nelle tempie.
 
Comincia a credere di essersi sbagliata, che è ancora addormenta. Scuote la testa sorridendo di stessa e con un residuo di timore, tenta ancora di spegnere la radio quando, tra interferenze di  musica classica e rumori metallici, sente chiaramente una voce maschile.
 
 Pensa ad una sovrapposizione di emittenti. Pensa ad uno speaker di qualche trasmissione radiofonica…
 
Poi cattura di nuovo quella voce che pronuncia il suo nome  e stavolta non ha dubbi, qualcuno si sta rivolgendo proprio a lei! 
 
 
《 Arcadia…Arcadia ascoltami! Ascoltami e ti porterò da Harlock, tuo padre.》
 
 
Sobbalza emettendo un gridolino,  con il cuore che batte a mille e la convinzione di essere impazzita.
 
 
《 Arcadia! Ascoltami e ti porterò da tuo padre.》
 
 
 
 
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