Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: effe_95    31/01/2023    1 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober2022 indetto da Fanwriter.it ]
***
31 racconti diversi, ambientati in 31 universi alternativi.
Universi in cui Tooru e Wakatoshi si incontreranno - anche in forme e generi diversi - dimostrando che l'amore, se predestinato, sceglie sempre le stesse persone, non importa quanto diverse esse appaiono.
[ Ushijima x Oikawa ]
***
28. Band
-
«Ehi Tooru, aspetta!». La voce di Tobio lo inseguì, ma lui stava correndo via.
Correva davvero, con i polmoni in fiamme. Sentiva dentro una strana tempesta.
Aveva quasi raggiunto l'altro lato della strada, quando sentì il foulard che aveva messo attorno al collo scivolare sulla pelle. Lo toccò automaticamente, sentendolo sfuggire dalle dita. A quel punto si voltò di scatto e Wakatoshi era dietro di lui, con l'affanno a sua volta, e il suo foulard stretto nel pugno della mano piena di anelli.
«Tooru» lo chiamò per la prima volta con una voce profonda e monocorde, facendo muovere quella tempesta dentro di lui come un mare agitato «ti prego, diventa il cantante della mia band!».
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”

Prompt: Omegaverse

N° parole: 15.313

Note: Questo prompt. Questo benedetto prompt!
Allora. Ho mai scritto un Omegaverse, prima? No. Ho seguito le regole del genere? No.
Ho scritto qualcosa di originale? No.
È già stato scritto di tutto e di più a riguardo? Si. Mi piace? Per niente!
Ma eccoci qui per forza di cose.
Mpreg, inutile dirlo. Ma diciamolo lo stesso, non si sa mai.
Meglio saperlo nel caso voleste skipparla, perché è praticamente la tematica principale di tutta la one-shot. Insomma, prendetela per quello che è: la storia di due persone che si fanno - accidentalmente - una famiglia. È stata un parto da scrivere - letteralmente.
Ovviamente facciamo finta che alcune cose siano possibili e altre lasciamole solo all'immaginazione. Non sono entrata nei dettagli ( per ragioni molto ovvie ).
Tutto quello che ho scritto è frutto di ricerche approfondite e esperienze - indirette - personali. Questo non vuol dire che io non possa aver scritto delle boiate, non ho mai partorito prima, ma almeno ci ho provato ad essere attendibile il più possibile.
Detto questo, anche questo prompt sarà diviso in due parti. Eccovi la prima!
Buona lettura.


TW - Accenni ad aborto, problemi di fertilità





 
Your Way
 

- Prima Parte -


 
Sarà difficile diventar grande
Prima che lo diventi anche tu
Tu che farai tutte quelle domande
Io fingerò di saperne di più




Lo scatolone pesava parecchio.
Era l'ultimo di una consegna abbastanza consistente, ma ormai Tooru aveva mal di schiena. Le uscite di quel mese erano state numerose e piene di edizioni speciali.
Appoggiò il peso eccessivo per terra, accanto allo scaffale designato, e fece un sospiro stanco, accovacciandosi a terra. Aveva solo trent'anni, ma gli acciacchi di un ottantenne.
Tirò fuori dalla giacca del cardigan il taglierino e trinciò a metà lo scotch, aprendo la scatola con poca grazia. La lista diceva che di libri lì dentro dovevano essercene venti - ne aveva ordinati tanti perché sapeva sarebbero andati a ruba - e cominciò a tirarli fuori, contandoli.
« Ehi Tooru! » Era arrivato a sette quando si sentì chiamare dalla stanza accanto, quella dedicata alla ludoteca. Sollevò lo sguardo e vide Shouyou affacciato sull'uscio, indossava ancora il grembiule con i gamberetti stilizzati - un suo regalo dei tempi dell'apertura - e stringeva nel pugno della mano dei pastelli rotti o troppo corti per essere utilizzati.
« Sono le sei, cosa ci fai ancora qui? » Gli chiese l'amico, e Tooru sussultò.
Automaticamente diede uno sguardo all'orologio da polso e vide che Shouyou aveva ragione, mancavano cinque minuti alle sei del pomeriggio. Imprecò tra i denti.
Il tempo gli era sfuggito di mano. Di nuovo.
« Non ho finito di sistemare questi » Dichiarò, sollevando uno dei libri dalla pila.
Shouyou fece un gesto vago della mano, come se stesse scacciando via una mosca molesta.
« Finisco io, tranquillo. Ci tenevi tanto ad organizzare questa cenetta. Quattro anni di matrimonio non si festeggiano tutti i giorni » Lo incoraggiò, gioviale come sempre.
Tooru sospirò, era davvero grato a Shouyou.
Se non fosse stato per lui, sarebbe finito alle otto di sera a fare le corse per tornare a casa con del misero cibo da asporto al seguito: ovvero quello che succedeva ogni giorno.
« Ti sono davvero grato per questo cambio di turno. Davvero tanto » Disse, alzandosi in piedi con una certa fatica - si massaggiò il collo dolorante nel processo.
« Sciocchezze! » Disse Shouyou, slacciandosi con una sola mano il nodo del grembiule « Ho già finito di pulire la ludoteca per domani, posso badare io al negozio »
Appese l'indumento ad un gancio all'interno della stanza, spense la luce e chiuse la porta, gettando le matite nella pattumiera.
« Ma non avevi appuntamento dal fioraio oggi pomeriggio? » Gli chiese Tooru, mentre raccattava la giacca dalla sedia, infilandola in fretta sulle spalle. Fuori faceva freddo.
« Ci ho mandato Tobio. Deve pur fare qualcosa per questo matrimonio, non posso organizzare tutto io! » Si lamentò Shouyou, già accovacciato davanti allo scaffale a contare i libri da sistemare dell'ultimo scatolone.
Tooru si avvolse lo sciarpone di lana rossa attorno al collo, nascondendo la bocca al calduccio.
« Hai ragione, lascialo sgobbare per bene a quel moccioso impertinente »
Shouyou annuì risoluto, infilando i libri nello scaffale con movimenti esperti e veloci.
« Quando ci siamo sposati io e Wakatoshi, l'unica cosa che ha fatto da solo è stato scegliersi l'abito. E ho dovuto lottare con sua madre e sua nonna per averla vinta su tutto! È stato l'inferno in terra! Motivo per cui dovrebbe baciare la strada su cui cammino »
Si lagnò come un bambino, mettendosi lo zainetto a tracolla. Vi aveva attaccato di recente, ad uno degli anelli di metallo, due pupazzetti di pezza fatti a mano che raffiguravano lui e Wakatoshi - comprati durante un viaggio all'estero - e fecero rumore, tintinnando tra loro.
« Tuo marito ti adora, andiamo! Non strapazzarlo troppo » Lo difese Shouyou.
Tooru si ritrovò a sorridere, sempre sorpreso di come le cose potessero cambiare nel tempo. Shouyou e Wakatoshi non erano sempre andati d'accordo, almeno non i primi tempi della loro amicizia. Shouyou aveva provato ad impedire che Tooru si mettesse con lui semplicemente perché lo trovava spaventoso e troppo serio.
Wakatoshi non lo poteva sopportare nemmeno da lontano per quel motivo.
Inoltre, lo trovava troppo esuberante.
Con il tempo - frequentandosi assiduamente - le cose erano migliorate. Ora si tolleravano.
O forse erano perfino amici, dopotutto.
« Preoccupati piuttosto che Tobio non scelga fiori neri per il vostro matrimonio! »
Gli rispose, raggiungendo la porta del negozio. Shouyou fece una faccia orripilata.
« Meglio se lo chiamo » Lo sentì borbottare.
Tooru rise, salutandolo nuovamente, e uscì fuori sulla strada, investito dal freddo gelido di Dicembre. Si sistemò meglio la sciarpa attorno al collo e prese a camminare svelto.

 
***


Erano passati sei anni da quando lui, Shouyou e Koushi avevano deciso di aprire insieme quella libreria - ludoteca. Era stata una decisione presa durante una sbornia colossale, in un momento della sua vita in cui tutto sembrava andare a rotoli.


Lui e Wakatoshi avevano litigato quella sera.
Stavano insieme da dieci anni - ne avevano quattordici quando si erano scambiati quel primo bacio impacciato - ed era capitato spesso. Bisticci continui.
Si erano anche lasciati una volta - tra la fine delle media e il primo anno di liceo - per tipo un paio di settimane. Periodo in cui aveva tormentato Hajime con i suoi melodrammi da cuore spezzato, perché era la fine del mondo. Ma quella sera avevano litigato di brutto.
Erano volate parole pesanti, come mai prima.
E in parte era stata solo colpa sua.


Tooru aveva perso il terzo lavoro di fila per via del suo secondo genere nell'arco di sei mesi.
Era nervoso, arrabbiato, deluso dalla vita.
E stava sfogando quel periodo nero sulle persone che amava, inconsciamente.
Non era il lavoro dei suoi sogni, nessuno tra quelli che aveva perso lo era, - faceva il cameriere in un ristorante -, ma gli serviva quello stipendio per vivere.
L'odore dei suoi feromoni era leggermente più intenso quel pomeriggio - si avvicinava il periodo del suo heat e lui e Wakatoshi non erano ancora compagni, all'epoca - e quel cliente aveva pensato bene di palpargli il sedere. Tooru aveva reagito schiaffandogli il vassoio che aveva in mano - vuoto - dietro la nuca.
Aveva un certo orgoglio maschile da mantenere e i porci gli facevano schifo.
Purtroppo - ma in maniera del tutto prevedibile - l'uomo colpito era un Alfa.
Non aveva avuto importanza quanto Tooru avesse provato a far sentire la sua voce, a spiegare che era stato molestato sessualmente, la risposta che aveva ottenuto dal suo datore di lavoro era stata la seguente: Sei un Omega, che cosa ti aspettavi? Dovresti essere solo grato che ti abbia dato un lavoro! Già ti assenti per una settimana ogni tre mesi! Almeno potresti farti toccare senza fare tante storie, no? A voi Omega piace!
Tooru aveva reagito male.
Ovviamente, il passo successivo era stato un licenziamento in tronco.
A casa se l'era presa con Wakatoshi.
Vivevano insieme da pochissimi mesi e stavano provando a vedere come potesse andare una convivenza tra loro. Ma era cominciato tutto storto.
Gli aveva detto di essere stato licenziato, nervoso e in lacrime per l'ingiustizia ricevuta, e quando Wakatoshi aveva ingenuamente pronunciato la parola "ancora" - ma senza nessuna cattiveria - Tooru era scattato.
Lo aveva accusato di non poter capire, di non essere mai stato discriminato in tutta la sua vita, di essere un maledetto Alfa che l'aveva vinta su tutto solo per via del suo genere.
Wakatoshi si era innervosito a sua volta.
Avevano discusso, poi alzato la voce.
E alla fine Tooru aveva esagerato, come sempre: « Anche per te devo starmene zitto e buono a farmi palpeggiare perché sono solo un Omega, vero? Utile solo per scopare e partorire figli sani e robusti, possibilmente Alfa, certo. I tuoi, magari. Anche tu pensi che siamo solo dei fragili animaletti da proteggere, in preda ai propri istinti sessuali. Che solo perché andiamo in heat sia lecito piegarci a novanta su qualsiasi superficie e scoparci a morte senza pensare che non è quello che vogliamo! Che siamo persone! »
Si era sfogato, e gli aveva detto quelle cose terribili, accusandolo di cose non vere.
Tooru sapeva che Wakatoshi era un Alfa atipico - era per quel motivo che ci stava insieme -, lo conosceva da quando erano solo due bambini. Sapeva bene come la pensava.
Non lo aveva mai toccato senza rispetto.
La loro prima volta - avevano diciassette anni entrambi - non era avvenuta durante un heat, tanto per cominciare. E il primo rapporto che avevano avuto durante un calore era stato anni dopo - quando se avevano ventidue.
Wakatoshi lo aveva sempre incoraggiato a fare e prendersi quello che voleva, nonostante fosse un Omega e la società gli remasse contro con cliché e stereotipi. Non si era mai intromesso nelle sue battaglie, ma le aveva sempre combattute al suo fianco.
Tooru era stato davvero ingiusto con lui.
Il problema risiedeva dentro di sé, dentro la consapevolezza - mai davvero affrontata - di non aver accettato del tutto il secondo genere che gli era capitato alla nascita.
Tooru era orgoglioso, era un uomo, aveva dei sogni e dei progetti. Per lui era stato già difficile venire a patti con quello che provava per Wakatoshi - l'Alfa perfetto che avrebbe tanto voluto essere -, con la sottomissione personale nei suoi confronti.
Dalla loro parte c'era stata la consapevolezza di essere cresciuti insieme, in quello.
Wakatoshi non era un Alfa tipico perché non gli aveva mai detto di non provare a fare qualcosa solo perché era un Omega, non gli aveva chiesto di stare insieme per via dei loro generi secondari. Non aveva mai usato la sua voce da Alfa su di lui e non gli aveva mai chiesto di trascorrere insieme il suo rut - era stato brutto per Tooru scoprire che lo trascorreva di nascosto da lui, soffrendo, pur di non domandargli niente -, e non aveva mai insistito per morderlo dietro la nuca prima del tempo. Tooru era sempre stato un Omega libero nella relazione con il suo Alfa e questo aveva influito anche sulla sua persona.
Motivo per cui sapeva di aver sbagliato.
Se ne era reso conto un millesimo di secondo dopo aver aperto bocca, quando Wakatoshi lo aveva guardato in maniera gelida e gli aveva detto: « A questo punto della nostra storia non so più per quale motivo stiamo ancora insieme, Tooru. Davvero »
Quelle parole lo avevano distrutto e spaventato allo stesso tempo.
Un panico feroce gli era nato nel petto.
Wakatoshi aveva preso la giacca, le chiavi di casa ed era andato via sbattendo la porta.


Tooru si era concesso cinque minuti prima di cedere totalmente al panico.
Non mi sta lasciando. No. Non esiste!
Aveva pensato per tutto il tempo mentre chiamava Satori, per capire se Wakatoshi fosse andato da lui a leccarsi le ferite. Ad una risposta negativa, lo aveva chiamato un paio di volte personalmente, ma era scattata la segreteria telefonica.
Allora gli aveva mandato un messaggio vocale: Wakatoshi dove sei andato? Perché non rispondi al telefono? Me l'hai staccato in faccia, ti rendi conto?! Fuori piove a dirotto e non hai nemmeno preso l'ombrello. Che cosa credi che direbbero tua madre e tua nonna se ti vedessero tornare a casa tua dopo solo sei mesi? Erano contrarie alla nostra convivenza. Hai idea di quello che mi direbbero dietro? Di come gongolerebbero? Già non mi sopportano! E oddio, solo il pensiero di quello che potrebbe dire mia madre mi fa inorridire! Non scappare, torna a casa e parliamone ... ti prego. Lo so che ... ho esagerato.
Era stato un messaggio lungo, sentito, ma Wakatoshi aveva visualizzato e ascoltato senza dargli nemmeno una risposta.
A quel punto Tooru si era infuriato di nuovo, lagnandosene con Shouyou e Koushi al telefono. Aveva fatto una video chiamata improvvisata, in lacrime, esordendo con un drammatico: Wakatoshi se n'è andato di casa!.
Si era lamentato a lungo, soffiando il moccio in un fazzoletto logoro, di come la sua vita stesse andando malissimo. Di quello che avrebbero detto le due megere, di come avrebbe buttato tutti i vestiti di Wakatoshi dal balcone, per poi pentirsene e piangere ancora di più.
Di come gli avesse dato dieci anni della sua vita e non meritasse di essere lasciato solo per un momento di debolezza. Si era dato una calmata solo quando aveva intravisto Daichi nello schermo di Koushi, per poi smetterla definitivamente quando si era accorto che seduto accanto a Shouyou, sul divano, se ne stava anche Tobio.
Aveva fatto una scenata, insomma.
A quel punto, Shouyou e Koushi lo avevano invitato a bere qualcosa insieme per consolarlo, perché era davvero a pezzi.


L'idea era nata in quell'occasione.
Mentre tutti e tre si lamentavano a voce alta del modo in cui venivano trattati per essere degli Omega sui loro posti di lavoro.
Koushi era un insegnante, e il dirigente scolastico della scuola dove lavorava gli aveva fatto delle avance, da lui rifiutate, motivo per cui adesso gli faceva mobbing.
Shouyou avrebbe dovuto svolgere mansioni diverse nell'ufficio in cui lavorava come segretario, secondo contratto, ma lo mettevano invece a pulire i bagni o lo mandavano a comprare il pranzo, o si inventavano modi stravaganti per farlo sentire inferiore e inutile.
Era nata come un gioco, ed era diventata una realtà, che avevano tirato su con sangue e sudore e fatica enorme. Piena di alti e bassi.
« Wakatoshi mi avrà anche mollato, sua madre e sua nonna si faranno una risata alle mie spalle, le maledette! Ma almeno avrò la mia ludoteca-libreria! »
Aveva biascicato a voce alta Tooru, totalmente brillo, alzando il bicchierino pieno di sakè alla volta di Shouyou e Koushi. Aveva poi buttato giù il liquido con un colpo secco, sentendolo bruciargli la gola e stomaco vuoto. Poi aveva tirato su con il naso, spalle curve, affossato nella felpa extra large di Wakatoshi che aveva indossato per sentire l'odore dei suoi feromoni al sandalo e alle spezie, nel tentativo fallito miseramente di calmarsi.
« Ma in realtà non voglio che mi molli, né che le due megere l'abbiano vinta! Non posso vivere senza di lui, comunque. E questa cosa della libreria-ludoteca non sarà mai un successo se non sarà li a supportarmi! » Si era lagnato, tirando di nuovo su con il naso pieno di moccio. Shouyou gli aveva dato un colpetto sulla mano, in modo affettuoso.
« Wakatoshi non ti ha mollato, ti ama »
« Non è vero! Gli ho detto delle cose orribili perché non so tenere la bocca chiusa e sono sicuro che adesso mi odi! » Si era asciugato gli occhi con le maniche della felpa.
Odiava le sbornie tristi. Koushi gli aveva rivolto un sorriso paziente.
« Non ti odia, invece » La sua voce era rassicurante come al solito. Dolce.
Tooru lo aveva guardato con gli occhi gonfi.
« E come lo sai? » Koushi aveva fatto un cenno con il mento, indicando dietro le sue spalle, tutto compiaciuto. Quando Tooru si era voltato a guardare la porta del bar, seguendo il suo sguardo, aveva trovato Wakatoshi sulla soglia.
Aveva i capelli umidi e le spalle della giacca bagnate.
Si erano guardati e Tooru aveva sentito tremare il labbro inferiore, poi era scoppiato a piangere come un bambino, rumorosamente. Maledetto alcol.
Koushi e Shouyou erano scoppiati a ridere. Wakatoshi invece lo aveva raggiunto e gli si era inginocchiato davanti, prendendogli una mano tra le sue, umide e calde insieme.
« Tooru » Lo aveva chiamato con la sua voce profonda « Sei un vero idiota »
Lui aveva smesso di singhiozzare e gli aveva stretto la mano nella sua.
« Lo so. Scusami. Non te ne andare. Non voglio dare soddisfazione a quella strega di tua madre e a quella befana di tua nonna! »
Si era lasciato scappare, del tutto privo dei freni inibitori a causa dell'alcol ingerito.
« Non me ne andrò, Tooru. Mai. Ma mia madre non è una strega. E mia nonna non è una befana. Credevo lo sapessi »
Era stata la risposta paziente.


Erano tornati a casa insieme.
Wakatoshi lo aveva portato a cavalcioni sulle spalle, perché barcollava, ma non prima di aver ringraziato Koushi e Shouyou per avergli mandato quel messaggio sul luogo del loro incontro - i traditori. Lungo il tragitto avevano parlato.
L'aria fresca e umida di pioggia gli aveva fatto passare la sbornia.
Si erano chiariti, e Wakatoshi aveva trovato l'idea della libreria-ludoteca ottima, gli aveva detto che lo avrebbe aiutato. E così era stato.
I tre Omega avevano aperto il loro negozio, lottando.
Lo stesso anno, Koushi e Daichi si erano sposati, e Tooru aveva cominciato a fantasticare a sua volta a riguardo. Due anni dopo era toccato a lui e Wakatoshi.

 
***


Vivevano nella mansarda all'ultimo piano di un complesso di edifici, in centro città.
Non avevano l'ascensore, motivo per cui Tooru doveva sempre arrivare al settimo piano - il loro - facendo le scale con le buste della spesa.
Gli unici lati positivi stavano nella vista che avevano sulla città, spettacolare.
Nel fatto che fossero soli su quel piano, senza vicini, e possedessero il terrazzo.
L'affitto, inoltre, era basso.
Tooru era davanti ai fornelli quando Wakatoshi rientrò a casa.
Si era fatto una doccia calda e messo dei vestiti comodi.
E aveva apparecchiato il kotatsu a lume di candela con impegno e dedizione.
Non avevano una vera cucina o un vero salotto, oppure un ingresso.
Si entrava direttamente sulla stanza, caotica e stipata di roba perché non c'era spazio.
Tooru sentì lo scatto della porta e distolse rapidamente lo sguardo dalla padella in cui stava soffriggendo degli ingredienti.
Wakatoshi si era appena chiuso l'uscio alle spalle e stava sfilando via le scarpe.
Indossava una giacca lunga su un completo elegante, perché quel giorno aveva avuto una riunione importante che era durata ore.
« Bentornato, amore » Lo salutò a voce alta, tornando a mantecare il cibo nella padella. Wakatoshi si affacciò nella minuscola stanza, appoggiandosi alla colonna che faceva da divisorio arrangiato con il salottino/ingresso. Aveva tolto il cappotto lungo e la giacca, e allentato la stretta della cravatta magenta attorno al collo.
I capelli pettinati con cura all'indietro si erano un po' scombinati, lasciando che qualche ciocca gli cadesse sulla fronte in maniera accattivante.
Tooru sentì il cuore strizzarsi nel petto. Stavano insieme da sedici anni, si conoscevano ancora da prima, ma per lui era sempre come se fosse la prima volta.
« Ciao » Lo salutò apatico, mentre si sfilava via del tutto la cravatta e cominciava ad arrotolarla distrattamente attorno alla mano « Sei tornato prima »
Tooru gli rivolse uno sguardo fugace prima di rispondere: « Shouyou mi ha fatto il piacere di chiudere lui il negozio, stasera » Era concentrato sui fornelli.
« Ma non eravate in difficoltà per via di Koushi? » Lo sbirciò di nuovo.
Wakatoshi aveva intrecciato le braccia sul torace.
« Beh, si. La sua assenza ci pesa, ovviamente, ma ha appena avuto un bambino, dopotutto. Deve recuperare. Noi ce la caviamo. Inoltre, nel caso non te lo ricordassi, oggi - »
« Me lo ricordo » Lo interruppe subito, questa volta mentre si slacciava i polsini della camicia ed entrava nella piccola cucina. Tooru percepì la sua presenza dietro di se e fu investito dal suo odore di dopobarba, spezie, sandalo e sudore pulito.
« Buon anniversario, Tooru » Lo strinse a se avvolgendogli le braccia attorno alla vita e gli diede un bacio sulla guancia. Tooru sorrise, compiaciuto.
Si erano sposati quel giorno di inizio Dicembre - il 3 - quattro anni prima.
Era stato il più felice della sua vita fino ad allora.
Lasciando andare la spatola nella padella per qualche secondo, sollevò la mano per accarezzargli la guancia. Wakatoshi seguì il movimento poggiandola sul palmo della sua mano morbida e calda. Tooru sorrise, poi voltò leggermente il viso e lo baciò a sua volta.
A quel punto, Wakatoshi gli diede un bacio a timbro sulle labbra, a tradimento e poi un altro. E un altro ancora.
Tooru rise, dandogli una leggera gomitata nel fianco, mentre tornava a controllare la cena.
« Vai a fare una doccia, tra poco è pronto » Gli disse, il divertimento nella voce.
Prima di andare via, Wakatoshi gli rubò un altro bacio dietro l'orecchio.


Tooru aveva preparato il kotatsu sul tappeto morbido, davanti al divano ammassato alla parete, proprio accanto alla portafinestra chiusa. Ci aveva messo impegno nel preparare la tavola, con tanto di candela accesa al centro, profumata alla vaniglia.
In casa si stava bene, al caldo, mentre fuori aveva ripreso a nevicare, ma non abbastanza forte da lasciare che la neve attecchisse. Ci sarebbe voluto un po' di tempo.
Mise il piatto davanti a Wakatoshi, sistemandosi di fronte a lui sul tappeto.
Si era fatto una doccia e aveva indossato la vecchia tuta con cui andava a dormire, per stare comodo. I capelli appena lavati gli cadevano sulla fronte in ciocche morbide.
Sembrava stanco, ma sereno.
« Hai preparato l'hayashi rice »
Notò immediatamente, osservando il contenuto del suo piatto.
Tooru fece un sorrisetto compiaciuto mentre afferrava un cucchiaio con lentezza.
« Oggi è un giorno speciale » Commentò.
Non amava tanto quel piatto, doveva ammetterlo. Era pesante, pieno di carne, funghi e cipolle, con una salsa che non alleggeriva per niente il tutto, aromatizzata al vino rosso.
Ma non glielo preparava spesso, e Wakatoshi non glielo chiedeva mai.
Lo mangiava per conto suo quando uscivano a cena fuori - dunque molto raramente.
Inoltre, Tooru non aveva sempre il tempo di mettersi a cucinare. Tornava a casa tardi, stanco, e il più delle volte preferiva comprare qualcosa di pronto lungo il tragitto.
Wakatoshi non era in grado nemmeno di cuocere un uovo sodo, motivo per cui nemmeno ci provava, ma non stava lì a pretendere che lui gli mettesse davanti il piatto come una brava mogliettina Omega.
Erano molte le volte in cui si attardava - di ritorno da lavoro - a compare qualcosa su sua richiesta, quando era troppo stanco anche solo per fermarsi due secondi per strada.
Wakatoshi prese un cucchiaio abbondante di riso e salsa e lo assaggiò con gusto, affamato. Tooru sorrise, osservandolo di sottecchi mentre spiluccava un boccone.
« Devo pensare che sia buono »
La sua voce aveva un tono noncurante, come se avesse posto la domanda casualmente.
« È buono » Confermò Wakatoshi quasi immediatamente, prendendo un altro boccone.
Gli dava sempre soddisfazione.
« La riunione è andata bene? » Chiese ancora Tooru, dopo aver bevuto un abbondante sorso d'acqua. Forse aveva un po' esagerato con il sale.
L'aria era impregnata di vaniglia e dell'odore dei loro feromoni: spezie e sandalo, muschio e iris. Un'atmosfera piacevole.
« Bene, si. Abbiamo terminato il progetto da presentare alla prossima gara »
Lo disse come se non fosse niente di che.
Tooru sbattè le palpebre, inghiottendo un altro piccolo boccone.
« Ma è fantastico! » Esclamò, portandosi una mano sulle labbra mentre parlava.
Wakatoshi era un architetto. Insieme ai suoi amici di sempre - Satori, Reon ed Eita - aveva aperto uno studio d'architettura dal nome Eagle.
Come Tooru, anche Wakatoshi si era costruito un nome da solo.
Ma non era stata un'impresa facile.
Sua madre e sua nonna non erano d'accordo con l'idea, avrebbero preferito che facesse la gavetta presso qualche firma importante fino a farsi un nome, ma in sicurezza.
Wakatoshi però desiderava aprire quello studio con i suoi amici, desiderava costruirsi un futuro da solo, con le proprie forze, perché era bravo e sapeva di poterlo fare.
A sua nonna non era piaciuta quella presa di posizione, motivo per cui gli aveva negato qualsiasi aiuto economico.
All'epoca - vivevano insieme da un anno - Wakatoshi faceva solo un lavoro part-time presso un locale notturno, dove serviva ai tavoli. Con quello si pagava l'affitto, le spese basiche di convivenza. Gli studi erano a carico della sua famiglia, che non aveva preso bene la questione della convivenza prima del matrimonio, e gli aveva chiaramente detto che non lo avrebbe aiutato con le spese della casa.
Wakatoshi non aveva i soldi per affiancare i suoi amici con l'idea dello studio.
Voleva rinunciare, ma Tooru - che non sopportava di vederlo in quello stato di sottomissione nei confronti delle due donne Alfa - si era messo in mezzo e aveva contattato suo padre Takashi senza dirglielo. Lui, Koushi e Shouyou avevano aperto il negozio da poco e le cose non avevano ancora ingranato la marcia.
Wakatoshi si era infuriato con Tooru quando lo aveva saputo, quando Takashi lo aveva contattato per dirgli che gli avrebbe dato lui i soldi necessari.
Era andato a stare da Satori per una settimana buona prima di tornare a casa con la coda tra le gambe - per gioia di Tooru, che lo aveva fatto dormire sul divano per un po'.
Avevano aperto lo studio, alla fine.
E quello era stato un periodo difficilissimo, per entrambi.
Tooru ancora ricordava le delusioni e i sacrifici iniziali, i conti sempre in rosso e le cene rimandate, le uscite evitate, le serate passate davanti alla televisione a mangiare del ramen in scatola accoccolati sotto ad una coperta.
Poi le cose erano andate sempre meglio, lentamente.
La libreria-ludoteca aveva cominciato ad avere delle entrate sempre più o meno fisse, attirando l'attenzione di quelle madri Omega che apprezzavano l'idea di lasciare i propri figli a persone dello stesso secondo genere. Lo studio aveva iniziato ad ingranare la marcia, fino a diventare un nome rinomato e importante. Affidabile.
Si erano sposati, quattro anni prima, con estrema soddisfazione per avercela fatta da soli.
E ora avevano una vita più o meno stabile, almeno per quanto riguardava il lato economico.
Per quel progetto in particolare, Wakatoshi aveva passato delle settimane piuttosto stressanti. Nottate passate allo studio, telefonate accese, momenti di crisi e scatti nervosi.
Tooru aveva sopportato con pazienza - per quanto gli fosse possibile con il carattere che si ritrovava- tentando contemporaneamente anche di supportarlo come meglio poteva.
« Vincerete sicuramente la gara »
Il tono della sua voce era sicura mentre pronunciava quelle parole.
« Sembri convinto » Fu la replica di Wakatoshi. Aveva finito il piatto, ripulendolo da cima a fondo, e ora sorseggiava del vino rosso dal bicchiere elegante.
Lui fece un sorrisetto, imitandolo nel bere.
« Lo sono. Sarà solo uno studio a vincere la gara, dopotutto » Lo guardò attraverso il bordo del bicchiere con sguardo astuto e intelligente, mentre sorseggiava lentamente.
Wakatoshi sollevò appena un sopracciglio. Erano parole sue, quelle, pronunciate tante volte senza malizia, quella che grondava dallo sguardo di Tooru invece.
Sei il migliore e lo sai. Vinci sempre tutto e te lo prendi senza chiedere. È per questo che ti amo e allo stesso tempo non ti sopporto!
Quello era il sotto testo alle sue parole.
« Posso dire con convinzione che la mia squadra è la migliore, si » Concesse alla fine.
Tooru bevve l'ultimo sorso di vino nel bicchiere e poi lo posò con eleganza sulla tovaglia, scoppiando in una risata sagace.
« Questo è il mio Alfa » Dichiarò, sollevando l'angolo della bocca in un sorrisetto astuto.
Poi indicò il suo piatto vuoto.
« Ne vuoi ancora? » Si riferiva all'hayashi rice, aveva esagerato con le dosi, come sempre, e ne era avanzato abbastanza per un'altra cena. Wakatoshi annuì, distratto.
Tooru ci mise pochi secondi per eseguire.
Quando tornò al kotatsu, suo marito gli stava versando altro vino rosso nel calice ampio.
« Ecco a te » Disse con affetto, perché gli faceva piacere vedere che aveva ritrovato l'appetito dopo un periodo stressante e teso.
« Grazie » Fu la replica apatica, distratta, mentre frugava con la mano nella tasca della tuta alla ricerca di qualcosa. Alla fine estrasse una busta bianca un po' stropicciata sotto lo sguardo curioso di Tooru, che aveva ripreso a bere, e gliela passò.
Lui la prese con circospezione, il bicchiere ancora sollevato davanti alla bocca.
Lo lasciò sul tavolo prima di aprire la busta. Non era sigillata o chiusa.
Ne estrasse due biglietti per una mostra sulla scienza e gli alieni che aveva detto di voler visitare qualche mese prima, distrattamente.
Sbattè le palpebre, incredulo, poi guardò Wakatoshi, che stava bevendo a sua volta.
« Volevi andarci, vero? »
« Allora mi stavi ascoltando quella volta! »
« Ti ascolto sempre, Tooru »
« Grazie, amore! »
Tooru saltò con le braccia allargate verso Wakatoshi, intenzionato ad abbracciarlo o ad aggrapparsi al suo collo per baciarlo. Ci mise troppo impeto e urtò con il fianco contro il kotatsu, spostandolo bruscamente di qualche centimetro.
Rovinò addosso a Wakatoshi come un sacco di patate, mentre la bottiglia di vino rosso sul tavolo oscillava pericolosamente, rovesciando gocce sul legno.
« Il tappeto! » Strillò come una gallina.
Con un movimento atletico, Wakatoshi si sporse in avanti e afferrò la bottiglia prima che precipitasse sulla candela accesa, evitando di fatto sia che il tappeto si sporcasse, sia che il tavolo prendesse fuoco. Ci furono alcuni secondi di silenzio.
I loro guardi si incrociarono - Tooru era disteso sulle sue gambe, con le braccia in avanti, la mano che ancora stringeva i biglietti.
« Ops » Farneticò, rosso in viso.
« Ti sei fatto male? » Fu la domanda pacata.
Tooru rimase in silenzio per un paio di secondi, come per sentire il suo corpo.
« Terribilmente » Ammise, con dignità.
Wakatoshi gli sollevò leggermente la maglietta per controllargli il fianco, la porzione di pelle diafana era rossa, in effetti. Ma non sarebbe uscito un livido, pareva.
« E non mi spogliare! » Lo riprese Tooru, tirandosi a sedere con fatica - non sapeva dove mettere le mani senza rendere la cosa imbarazzante dato che era finito con la faccia quasi sul pacco di suo marito.
« Non ti stavo spogliando. Non ancora. Vuoi del ghiaccio? » Tooru battè le palpebre.
Lo conosceva da vent'anni, ma diavolo, ancora si stupiva del modo in cui se ne usciva con certe frasi, come se niente fosse.
« No, non serve » Mormorò, aggiustandosi la felpa addosso. Faceva freddo, cavolo.
« Sono felice che il regalo ti sia piaciuto »
« Volevo darti un bacio! » Strepitò, ancora più rosso in faccia di prima.
Wakatoshi accennò un sorriso.
« Buon anniversario. Grazie per questi quattro anni come mio marito, Tooru »
Bastarono quelle parole perché tutto l'imbarazzo e l'orgoglio scivolassero via.
Tooru fece un sorriso dolce.
« E per altri cento così » Mormorò, avvicinandosi per un abbraccio.


A Tooru girava un po' la testa e aveva caldo, decisamente molto caldo.
Era sudato. E ancora non riusciva a controllare il respiro.
Non ricordava bene come fossero arrivati a quel punto.
Stavano ridendo, entrambi, e dicevano cose stupide, senza senso.
Ricordava che Wakatoshi aveva stappato la terza bottiglia di vino prima che le cose si facessero un po' confuse. Merda, avevano bevuto troppo.
Con l'affanno, il petto che si alzava e abbassava sempre più lentamente, trovando un ritmo, Tooru fissò il soffitto bianco a spiovente sulla sua testa.
« Sto morendo di caldo » Annunciò.
La voce era roca, come se avesse urlato parecchio. E in effetti, aveva urlato.
Il corpo bollente di Wakatoshi era ancora incollato al suo, anche se ora anche lui fissava il soffitto, rotolato sul tappeto al suo fianco. Tooru - aveva la faccia accaldata - lo sbirciò un secondo. Se ne stava con un braccio appoggiato sugli occhi, era nudo fino alla vita, con una porzione di pube ancora scoperta perché si era tirato su la tuta alla bell'e meglio, motivo per cui Tooru poteva vedergli distintamente la V atletica e un principio di peli.
Il torso era sudato e anche lui respirava a fatica. Quello era decisamente l'aspetto di una persona che aveva appena avuto un orgasmo bello intenso.
Merda, allora abbiamo davvero scopato.
Esaminando se stesso, si accorse di avere la felpa arrotolata fin sotto le ascelle.
La pancia era scoperta - motivo per cui stava morendo di freddo - e anche tutto il resto del suo corpo. Guardò il kotatsu alla sua sinistra.
Due bottiglie di vino erano vuote, una giaceva caduta sul tavolo, tra i resti della loro cena, la candela consumata e i pantaloni della tuta che aveva indossato prima di ... quello.
Chissà dove erano finite le sue mutande.
Quel dettaglio non lo ricordava.
Indossava ancora solo i calzini, Wakatoshi aveva avuto troppa fretta di togliergli l'essenziale per badare a quelli. Tooru non poteva farsene una colpa.
Avevano bevuto, vero, e quello aveva sciolto i freni inibitori di entrambi, ma aveva già in mente di fare l'amore con lui quella sera.
Non si toccavano da settimane.
Inoltre, Wakatoshi aveva passato il suo ultimo rut lontano da lui, per via del progetto.
Si era imbottito di inibitori ed era rimasto allo studio, alternandosi con casa di Satori - un Alfa come lui. A Tooru la cosa non era poi andata molto giù, ma comprendeva la scelta.
« Ehi, sei ancora vivo, vero? » La voce rimbombò nel silenzio della stanza.
Il cuore aveva smesso di battergli in gola.
Era umido in mezzo alle gambe, ma cercò di ignorare la faccenda. Come cercò di ignorare anche la sensazione fastidiosa di non aver concluso niente, almeno lui.
« Scusa, mi dispiace » Fu la risposta inattesa. Tooru voltò la testa di scatto verso Wakatoshi, sollevandosi appena su un gomito - la felpa gli ricadde sullo stomaco.
Aveva ancora il braccio sulla faccia.
« Ma di cosa ti stai scusan- »
« Credo sia stata colpa degli inibitori. Forse avevo ancora gli strascichi del rut addosso. Era da un po' che non lo passavo da solo » Quello era vero. Da quando si erano sposati non avevano mai passato un rut o un heat da soli. Era naturale trascorrerli insieme.
Ma Tooru ancora non aveva capito perché si stesse scusando con lui, era piuttosto sicuro di essere consenziente quando si erano ritrovati a fare l'amore su quel tappeto, dato che era stato lui il primo ad infilargli una mano gelata nei pantaloni della tuta - quel dettaglio stranamente lo ricordava benissimo. Ovviamente.
« Wakatoshi, non ricordo di aver - oh » Con l'intento di affrontarlo, per capire che cosa gli stesse succedendo, si era tirato su di scatto, mettendosi dritto sulle ginocchia.
Lo aveva sentito distintamente, colare tra le gambe. Quello non lo ricordava, ad esempio.
« Oh » Ripeté, mordendosi il labbro inferiore.
« Ero davvero tanto ubriaco, scusa » Lo raggiunse la voce monocorde di suo marito.
Abbassò lo sguardo su di lui, aveva spostato leggermente il braccio, rivelando gli occhi di quel colore indecifrabile. Erano lucidi, non mostravano l'imbarazzo che stava provando in quel momento, ma chiaramente non era ancora sobrio del tutto.
« Quanto - quanto è durato, esattamente? »
Domandò Tooru con cautela, cercando di non modulare troppo il tono della sua voce.
Wakatoshi fece un sospiro.
« Non ricordo bene. Sono venuto prima di accorgermene »
Cadde il silenzio. Tooru si mise seduto sui talloni, ignorando la sensazione spiacevole di umido tra i glutei o il tappeto, per cui tanto si era messo a strillare prima perché non si sporcasse - ci avevano fatto l'amore sopra, ormai era uno schifo.
Si morse il labbro inferiore con forza maggiore. Non doveva ridere. No.
Suo marito - un uomo di trent'anni con un certo orgoglio - gli aveva appena confessato di aver avuto una eiaculazione precoce a causa dell'alcol. L'ultima volta che era successo avevano diciassette anni, era la loro prima volta e non sapevano affatto quello che stavano facendo.
Tooru dovette dedurre che lui di fatto non fosse venuto affatto, ma quel momento non lo ricordava. Era troppo ubriaco, davvero.
La lucidità era tornata all'improvviso.
« Stai invecchiando, eh? »
Alla fine non riuscì a trattenersi.
Parlò, prendendolo in giro, e poi scoppiò a ridere senza controllo.
La parte sadica di lui - quella dell'Omega - ruggiva di soddisfazione nel vedere un Alfa in quelle condizioni. E lui ruggiva di soddisfazione nel vedere Wakatoshi tanto imbarazzato. Erano sempre stati un po' rivali nella loro relazione, fin dal principio.
« Tooru, smettila » Lo rimproverò l'altro, scostandoselo di dosso con un colpo secco.
Era tornato a coprirsi gli occhi.
Tooru ridacchiò ancora un po', poi smise, ma gli rimase il sorriso sulle labbra.
« Guarda che non è successo niente. Non facevamo sesso da un po', abbiamo bevuto troppo, domani mattina ce ne pentiremo perché non abbiamo più vent'anni e - »
« Tooru, ti sono venuto dentro. Non ricordo nemmeno l'ultima volta che l'ho fatto »
Le parole di Wakatoshi lo freddarono.
Tooru rimase per qualche istante in silenzio, il sorriso ancora congelato sulle labbra, ma incerto. Wakatoshi non lo ricordava perché non era mai successo.
Erano sempre stati molto attenti in quello.
Fin dalla primissima volta che avevano avuto un rapporto, anche se non erano esperti.
« Si, ma non sarà un problema ... » Iniziò a parlare, incerto e anche un po' isterico « Non sono in heat, tanto per cominciare. E lo sai che le possibilità di concepimento al di fuori del calore sono bassissime! » Wakatoshi spostò finalmente il braccio.
Aveva le guance ancora arrossate, se per via del caldo, dell'amplesso o dell'imbarazzo non era ben chiaro con quello sguardo impassibile.
« Non così basse nel caso di un Alfa e un Omega dominante. Ovvero il nostro caso »
Ci fu di nuovo silenzio. Tooru fece una smorfia. Non era mai capitato in tredici anni di rapporti, non sarebbe successo nemmeno in quel caso.
Non voleva farsi venire l'ansia per niente.
Wakatoshi lo stava stressando!
« Non è un problema, prenderò la pillola domani mattina »
Liquidò la faccenda, noncurante. Era una cosa che aveva già fatto in passato.
Alternavano i periodi, a volte prendeva lui la pillola anticoncezionale per qualche tempo, altre volte era Wakatoshi a prendere un inibitore oppure ad usare il convenzionale metodo contraccettivo del preservativo. Si stavano davvero stressando per niente.
Tooru sollevò lo sguardo sull'orologio da parete nella minuscola cucina, erano solo le dieci di notte. Il loro anniversario non era terminato e non voleva concluderlo con un discorso del genere. Di bambini o di gravidanze non ne avevano mai parlato, e stavano bene come stavano.
« Voglio offrirti la rivincita, piuttosto! » Sbottò, cambiando argomento, mentre gli si metteva a cavalcioni addosso con un movimento fluido ed elegante. Wakatoshi ebbe la reazione di mettersi seduto, ma Tooru gli spinse una mano sul petto, schiacciandolo di nuovo sul tappeto.
« Tooru, ti ho appena detto che non ho - »
« Non sei più tanto brillo, vero? Mi devi qualcosa, marito mio » Lo zittì.
Wakatoshi lo guardò per qualche secondo, si sfidarono prima che lui allungasse una mano, facendogliela passare dalla base della schiena sotto la felpa calda.
Un chiaro segno di resa.
Tooru sorrise come un gatto, compiaciuto per la vittoria ottenuta tanto facilmente.
« Su le braccia, Tooru. Se proprio mi devi stare seduto a cavalcioni addosso, allora ti voglio nudo » Una sferzata di feromoni alle spezie e al sandalo lo raggiunse intensa, Tooru era consapevole che anche i suoi dovevano essere aumentati di intensità.
Era normale, il corpo reagiva in quel modo per sedurre l'altro.
« Ai suoi ordini, maestà » Mormorò, leggermente ironico, mentre eseguiva l'ordine alzando le braccia sulla testa. Wakatoshi si mise seduto con un movimento del busto atletico, piegando i muscoli tesi dell'addome, mentre allungava le mani calde sulle sue braccia per aiutarlo a sfilare via la felpa, che finì da qualche parte a terra.


Tooru dimenticò di prendere la pillola il giorno successivo.
Si svegliò con un brutto mal di testa da sbornia, troppo impegnato a pensare al casino che regnava sovrano in casa mentre buttava giù un'aspirina con caffè amaro.


Dicembre fu un mese caotico.

 
***


Vomitare bel bagno privato della libreria-ludoteca non era il massimo.
Ma Tooru non poteva farci niente.
Prese un respiro profondo, reggendosi con una mano alle mattonelle gelide e stranamente scivolose, mentre con l'altra si massaggiava lo stomaco dolorante.
La nausea pareva essersi calmata, almeno un po'.
Fece un altro respiro, ispirando ed espirando dal naso e dalla bocca con calma.
La sua faccia nello specchio sul lavandino, quando la guardò, era terribile.
Pallido, o un po' giallognolo, forse.
Aprì l'acqua fresca, lasciandola scorrere, e si aggrappò con le mani al bordo del lavandino, i palmi scivolarono sulla porcellana. Si rese conto che erano sudate.
Passandone una sotto il getto forte dell'acqua si sciacquò il viso, poi il collo e fece l'ennesimo sospiro stanco. Andava meglio.
Sentì bussare alla porta chiusa, piano.
« Tooru, ehi, tutto bene? » La voce di Shouyou lo raggiunse ovattata.
Si passò il dorso di una mano sulla bocca, tamponando l'acqua, e andò alla porta aprendola lentamente. L'amico era lì fuori, evidentemente preoccupato.
« Tutto bene Shou, scusa » Lo rassicurò.
Il negozio era vuoto, apparentemente.
Fino a giusto pochi giorni prima era stato un vero delirio, tanto che Tooru non aveva nemmeno avuto il tempo di guardarsi allo specchio, ma dopo la tempesta era arrivata la calma. Raggiunsero il bancone caotico.
« Questi li metto via, meglio » Commentò Shouyou, raccogliendo un vassoio di dolcetti che aveva portato al negozio con l'intento di condividerli con Tooru.
Si era sentito male dopo aver dato un morso ad un éclair dall'aspetto gustoso, pieno di crema al cioccolato. Non gli era mai successo niente del genere, prima di allora.
« Mi dispiace, Shou. Temo di aver mangiato troppo nei giorni precedenti, il mio stomaco non ne può più. O forse ho preso qualche virus che sta girando di questi tempi »
Si sentiva ancora nauseato mentre osservava l'amico incartare di nuovo i dolci alla bell e meglio e metterli via. Eppure, le cose dolci gli piacevano.
« Capodanno lo hai passato dai tuoi, vero? »
« Si. Conosci mia madre, ha rimpinzato Wakatoshi di cibo come se io lo affamassi! Quella donna! Verrebbe da chiedersi chi sia davvero suo figlio qui! » Si lagnò.
Shouyou rise, spazzando via le briciole dal bancone con una mano.
« Dovresti essere felice che la tua famiglia vada tanto d'accordo con tuo marito »
Tooru sollevò un sopracciglio.
« È successo qualcosa a casa di Tobio? » Si impicciò immediatamente, sporgendosi lungo il bancone verso l'amico, evidentemente interessato. Hajime gli avrebbe tirato uno schiaffo dietro la nuca chiamandolo pettegolo, se lo avesse visto.
« No, lì mi adorano tutti! Sua madre mi ringrazia ancora oggi per essermelo preso, mentre sua sorella dice ogni volta di volermi fare una statua ... non so ancora bene come dovrei prendere la cosa, sai? » Tooru sghignazzò sotto i baffi, divertito.
« In effetti, mi domando anche io come fai a sopportare quel brutto muso »
Shouyou gli tirò addosso un pezzettino di carta che aveva recuperato dal bancone.
« Parli proprio tu, con quel marito che ti ritrovi eh?! » Strepitò, dando a Tooru l'impressione di avere a che fare proprio con un gamberetto irritato, come nei cartoni.
« Wakatoshi sa essere espressivo e passionale quando e dove serve »
Calcò su alcune parole apposta, usando un tono di voce seducente e malizioso intenzionalmente. Come si era aspettato, Shouyou fece una brutta smorfia.
« Che schifo, Tooru! » Strepitò.
Lui rise di nuovo, divertito da quel battibecco.
A quel punto, inaspettatamente, arrivò un'altra ondata di nausea.
Erano solo le dieci del mattino, dannazione!
Cogliendo Shouyou di sorpresa, si precipitò nuovamente nel bagno.
Sbattendo la porta con violenza fece appena in tempo a raggiungere la tinozza.
Non rigettò altro che succhi gastrici. Aveva già svuotato lo stomaco prima.
« Merda » Borbottò, cercando di respirare.
Vomitare non gli era mai piaciuto, faceva schifo: bruciava la gola, lo stomaco si contraeva dolorosamente e poi sembrava di avere in bocca un animale morto!
« Tooru, tu non stai bene »
Intervenne Shouyou, che quella volta era entrato nel bagno con lui. La voce impanicata.
« Ho preso un virus, me lo sento » Biascicò, mentre premeva lo scarico, il rumore assordante dell'acqua che veniva risucchiata ferì loro le orecchie « Vomito da un paio di giorni, a dire il vero » Confessò, raggiungendo il lavandino.
Il suo viso era davvero orribile.
Distolse lo sguardo e aprì il rubinetto, per la quinta volta quella mattina - era andato in bagno già tre volte, perché stranamente non riusciva più a trattenerla, nuova stranezza.
Prese a sciacquarsi il viso e la bocca.
« Mi hai fatto venire in mente l'ultima volta che è successo a me una cosa simile » Commentò Shouyou, appoggiandosi allo stipite della porta « Avevo la nausea e Tobio ha pensato aspettassi un bambino! Avresti dovuto vedere la sua faccia di panico, sembrava dire: Oh cazzo, ce l'ho messo io lì dentro! Ora mi fa ridere, se ci penso, ma all'epoca ... me la stavo facendo sotto dalla paura! Alla fine era solo influenza, ma l'idea di aspettare un bambino non ... mi ... »
Shouyou si interruppe, la voce che lentamente scemava, fino a spegnersi nella realizzazione delle sue stesse parole. Tooru fissava nel vuoto già da qualche secondo.
No, non poteva essere quello.
« Tooru, non è che tu ... » Provò Shouyou, con tatto, lasciando la frase in sospeso.
« Merda! » Esplose lui, portandosi una mano sulla fronte. L'anniversario, ne era certo.
Non aveva preso la pillola, probabilmente.
Era stata l'ultima volta che erano stati insieme - si stava terribilmente pentendo in quel momento di averlo invogliato a continuare per metà della notte - e dopo non avevano avuto nemmeno il tempo per guardarsi in faccia. Wakatoshi gli era venuto dentro, glielo aveva detto.
« No, sarà solo un virus » Si ostinò, scuotendo la testa, la voce isterica « Non ero in heat quella volta, non può essere » Prese a mordicchiarsi l'unghia del pollice.
« È stato un periodo stressante, ho le difese basse. Si, sarà questo »
Decretò, guardando il suo riflesso nello specchio con sguardo determinato.
« Tooru, non voglio smontare la tua teoria, ma hai la nausea ... e da quello che ho capito, tu e Wakatoshi avete ... recentemente. Il fatto che tu non fossi in heat è sorprendente, ma non garantisce niente. Potrebbe essere che tu sia effettivamente - »
« No, no, no! Mi rifiuto di crederlo! »
Quella negazione ostinata era infantile, lo sapeva, ma stava arrivando il panico.
Non aveva mai pensato di avere un bambino.
Lui e Wakatoshi non ne avevano parlato. Non gli aveva mai espresso il desiderio di volerne uno. Inoltre, solo il pensiero di una gravidanza lo terrorizzava.
Era un Omega, era vero, ma non aveva mai pensato che il suo dovere fosse quello.
Ed era sposato con un Alfa che non badava affatto a quelle cose e a quegli stereotipi.
Wakatoshi veniva da una famiglia di soli Alfa. Non lo aveva scelto per la sua dinamica.
Fare il genitore, inoltre ... gli tornò la nausea.
Si portò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi, aveva cominciato a girargli la testa.
« Hai solo un modo per accertartene, Tooru. Dammi due minuti, vado nella farmacia accanto e torno subito » Non fu abbastanza svelto.
Shouyou era veloce - lo era sempre stato - e corse via dal bagno prima che Tooru potesse fermarlo. Voleva dirgli di non compare quel maledetto test di gravidanza - non aveva dubbi che fosse andato a prenderne uno -, ma fece solo un sospiro, affacciandosi nel negozio ancora miracolosamente vuoto. Forse era meglio togliersi quel dente, dopotutto.
Se fosse stato negativo, almeno poi avrebbe potuto riderci sopra.


« Oh porca puttana! »
Imprecò Shouyou con voce emozionata.
Tooru ebbe solo la prontezza di aggrapparsi con una mano al bancone del negozio, mentre cadeva a sedere sullo sgabello. Aveva davanti tre test - Shouyou aveva un po' esagerato per eccesso di zelo - e tutti avevano quelle maledette due linee.
Non erano nemmeno sbiadite!
« Aspetti un bambino! Oddio, oddio! » Saltellò Shouyou sul posto, emozionatissimo.
Tooru valutò se tirargli un libro in testa.
« Cazzo » Gemette, coprendosi gli occhi con una mano. L'aveva fatta grossa.
« Non sei contento? » Indovinò Shouyou, come se davvero se ne fosse accorto solo in quel preciso momento. Tooru lo guardò male attraverso la fessura delle dita.
« Non era programmato, nel caso in cui la cosa ti fosse sfuggita » Brontolò.
Shouyou guardò i test sul bancone, inequivocabilmente positivi.
« Tu e Wakatoshi non volevate figli? » Tooru non seppe rispondere a quella domanda, così rimase in silenzio, ad annaspare con la bocca semi aperte.
Guardò Shouyou, che ricambiò.
Proprio in quel momento entrò qualcuno.
Tooru si affrettò a far sparire i test, che buttò nella propria borsa di pezza, veloce.
Non ci stava con la testa in quel momento.
« Facciamo così, Tooru. Va a casa » Lo colse di sorpresa Shouyou, sussurrando.
« Ci penso io al negozio. La ludoteca è ancora chiusa per le feste e i clienti saranno pochi. Coraggio, poi ci sentiamo »
E prima che Tooru potesse protestare, andò a servire le ragazze appena entrate.
Lui pensò che tutto sommato fosse meglio seguire quel consiglio, avrebbe fatto solo casini in quelle condizioni.

 
***


Era seduto davanti al kotatsu quando Wakatoshi rientrò a casa.
Se ne stava al caldo, con le lunghe gambe infilate in una tuta sotto la coperta, una tazza di camomilla davanti per calmare i nervi.
Aveva provato a mangiare qualcosa, ma non era andata molto bene.
Si era ritrovato a vomitare tutto dopo solo un paio di bocconi. Stava stringendo la tazza tra le mani quando i loro sguardi si incrociarono, il fumo che saliva in volute nell'aria.
Wakatoshi aveva della neve tra i capelli e sul cappotto pesante, che si stava sciogliendo velocemente nell'ambiente caldo e accogliente. Posò le chiavi nella ciotola di ceramica sulla mezza isola della cucina e tolse il cappotto, apprendendolo al gancio.
« Ciao » Lo salutò apatico, mentre Tooru lo osservava compiere ogni movimento.
Posò una busta invitante sul ripiano di legno.
« Ciao » Ricambiò a voce bassa.
« Non mi aspettavo ti trovarti a casa »
Wakatoshi lo raggiunse, mettendosi seduto al suo fianco davanti al kotatsu.
Indossava un maglione di lana intrecciato nero, sotto cui spuntava il bordino della canottiera bianca a mezze maniche, aveva ancora il naso rosso per via del freddo, anche le sue mani erano screpolate e violacee.
« Sono rientrato prima » Ammise Tooru, posando la tazza della camomilla sul ripiano di legno del tavolo, senza lasciare la presa. Wakatoshi seguì quel movimento.
« È successo qualcosa al negozio? » Indagò. Qualcosa era successo, dopotutto, ma non sapeva bene come dirglielo, così distolse lo sguardo, facendo spallucce.
« Com'è andata la vostra uscita tra amici? »
Cambiò argomento, bevendo un sorso di camomilla prima che si freddasse.
L'odore dolce gli fece venire la nausea. Merda.
« Satori ha bevuto troppo, come sempre » Raccontò Wakatoshi con voce monocorde, intrecciando le mani davanti a sé sul tavolo.
Tooru ridacchiò, posando la tazza, non avrebbe bevuto altra camomilla.
« Stavate festeggiando la vittoria della gara, gli era concesso alzare un po' il gomito » Difese l'amico strambo di suo marito, portandosi le mani in grembo sotto la coperta, per scaldarle.
« Hajime non era d'accordo » Intervenne Wakatoshi, serio. Aveva steso anche lui le gambe sotto il kotatsu, i suoi jeans erano gelidi e si sentiva anche attraverso la stoffa della tuta.
Si intrecciarono tra loro, in una mossa abitudinaria, che sapeva di casa.
« Immagino » Commentò, ridacchiando.
« Mi ha rimproverato aspramente quando gliel'ho riportato a casa. Ha detto che non dovevo permettergli di arrivare a tanto. Non è stato molto piacevole »Tooru non ne dubitava.
Sapeva meglio di chiunque altro quanto fosse brutto farsi rimproverare da Hajime, era il suo migliore amico dopotutto. Ma quando Satori aveva deciso di provarci con lui, Tooru lo aveva avvisato, motivo per cui non provava pietà. Hajime era solo un Beta, mentre Satori un Alfa dominate, tuttavia, non era ben chiaro visto da fuori.
Poteva benissimo essere il contrario. Una coppia strana, senza dubbio.
E ora che vivevano insieme ...
Tooru tremava al pensiero di una loro futura progenie e - bloccò quei pensieri, mordendosi il labbro inferiore. Non era certo il momento di preoccuparsi dei figli altrui dato che ...
Wakatoshi si accorse di qualcosa, perché cercò con insistenza il suo sguardo.
Tooru decise di ricambiarlo, solo per non dargli troppa preoccupazione.
« Satori dormirà sul divano per un po' » Decretò, facendo un sorrisetto malevolo.
Vedere il migliore amico strambo di suo marito in difficoltà era sempre un piacere.
« Il divano è scomodo » Decretò Wakatoshi con la dignità di chi ne sapeva qualcosa.
Tooru fece fatica a non scoppiare a ridere.
« Vogliamo cenare? » Cambiò argomento suo marito, guardando l'orologio da polso.
Tooru annuì, muovendosi per alzarsi, Wakatoshi lo fermò posandogli una mano sul polso, aveva le mani ancora fredde.
« Faccio io, resta qui. Sembri stanco. Questa posso prenderla? »
Indicò la tazza ancora piena di camomilla, ormai fredda.
Tooru si limitò ad annuire, sorpreso.
Wakatoshi si alzò con la tazza in mano e andò nella loro minuscola cucina. Per un po' rimasero in silenzio, Tooru lo osservò mentre sistemava le tovagliette, i bicchieri, le bacchette, da bere. Poi afferrò la busta che aveva lasciato sul bancone e la scartò, rivelando diversi involucri e contenitori carini.
Li portò al tavolo e si mise seduto accanto a lui, sistemando tutto con cura e attenzione.
« Ti ho preso il sushi, dal tuo ristorante preferito. E i gyoza, ci sono anche i panini al latte. E la zuppa di miso, spero sia ancora calda »
Elencò Wakatoshi, aprendo ogni contenitore e involucro. Tooru aveva riconosciuto il marchio del ristorante sulla busta e sui piccoli contenitori.
Il sushi aveva un aspetto fantastico, era colorato e fresco, si vedeva.
La zuppa era ancora calda, usciva il fumo in volute. Tooru si portò una mano sulle labbra.
Aveva fame, terribilmente fame, ma il pesce crudo e gli odori ...
« Non hai appetito? » Distolse lo sguardo dal cibo per guardare Wakatoshi, aveva separato le bacchette e già le stringeva tra le dita, pronto ad afferrare da mangiare.
Tooru fece un respiro profondo.
« Ho fame, ma temo di non poterlo mangiare. È crudo »
Wakatoshi lo fissò per qualche secondo.
« Hai sempre mangiato pesce crudo » Notò. Tooru non poteva dargli torto.
Se n'era appena uscito con una frase davvero terribile. Non sapeva nemmeno se volevano tenerlo, quel bambino, e già stava lì a pensare che non poteva mangiare le cose crude.
Fece un respiro profondo e si voltò verso il divano, proprio dietro le sue spalle.
Trovò la sua borsa di pezza esattamente dove l'aveva lanciata quando era rientrato a casa, prima di buttarsi di getto sotto la doccia.
La prese e se la portò in grembo, frugandoci dentro sotto lo sguardo impassibile di Wakatoshi, che aveva posato le bacchette sul piatto ancora vuoto.
Trovò i tre test in fondo a tutto, non aveva avuto nemmeno la decenza di metterli in una bustina, ma ormai. Li prese e li appoggiò sul kotatsu, spingendoli verso Wakatoshi.
Lui li guardò per un secondo, senza reagire.
« Insomma, ricordo che Koushi non mangiava cose crude durante la gravidanza »
Iniziò a sproloquiare lui, in presa ad un principio evidente di panico interiore.
Alla parola 'gravidanza' Wakatoshi tornò a guardarlo, senza nemmeno sussultare.
« Oddio, non so quello che dico, davvero. Sono nel panico più totale ma - »
Si interruppe e fece un respiro profondo, portandosi le ginocchia al petto.
« Aspettiamo un bambino » Sbottò. E non avrebbe mai creduto di doverlo dire.
Ci fu silenzio per qualche secondo.
Wakatoshi guardò di nuovo i test sul tavolino, erano di tre tipi diversi - due tradizionali e uno più moderno - con le due striscette colorate.
« Mi dispiace, Wakatoshi. Ho dimenticato la pillola, quella volta. Non so come - »
Tooru fu preso dal panico e iniziò a parlare a raffica, ma non riuscì a dire molte parole.
« Avremo un bambino. Io e te » Lo interruppe l'altro, parlando per la prima volta.
Tooru si morse il labbro inferiore. Strinse le ginocchia al petto con più forza.
« Non ne abbiamo mai parlato, ma ... » Mormorò, tornando a guardarlo negli occhi.
« Lo vuoi, Tooru? » Wakatoshi lo precedette, spiazzandolo con quella domanda.
Tooru rimase in silenzio per qualche secondo, senza sapere cosa dire.
« Non lo so » Confessò alla fine « Sono un Omega e sapevo che sarebbe potuto succedere, ma tu non mi hai mai chiesto di farlo. Non ne abbiamo mai parlato e non ci ho mai ... pensato prima » Guardò Wakatoshi e si morse il labbro inferiore « La cosa mi terrorizza Wakatoshi. Moltissimo » Lui non perse tempo ad allungare una mano per cercare la sua, Tooru gliela concesse. Intrecciarono le dita tra loro.
« L'idea di avere un figlio con te mi rende davvero felice, Tooru » Gli confessò suo marito, facendogli sgranare gli occhi « Ma non ti chiederei mai di farlo per me. Non te l'ho mai chiesto perché volevo fossi tu a desiderarlo. Mi sarebbe andato bene anche essere solo io e te fino alla fine, se era quello che avresti voluto. Se è quello che vuoi »
Rimasero ancora una volta in silenzio.
Tooru guardò i test di gravidanza sul tavolo, aveva un bambino - o un embrione, per essere precisi - dentro di se, e non gli sembrava ancora del tutto reale, eppure la cosa lo stava mandando già fuori di testa. E Wakatoshi gli diceva di essere felice.
Voleva un figlio, ma non glielo aveva chiesto.
Era un Alfa davvero strano, suo marito.
Il migliore che esistesse sulla faccia della terra, a dire il vero.
« Beh, ormai è qui » Mormorò, posandosi una mano sulla pancia piatta come una tavola da serf. Era la prima volta che lo faceva, gli vennero le vertigini.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime di paura.
« Se lo facciamo insieme, allora va bene » Wakatoshi accennò un sorriso, facendosi più vicino a lui, Tooru sentì qualche lacrima cadere sul volto e tirò su con il naso.
« Dio, la cosa mi terrorizza. Sarò una madre tremenda, lo so. Ma - »
Wakatoshi gli passò una mano dietro la nuca, tra i capelli, e fece scontrare le loro fronti.
« Saremo genitori » Lo interruppe.
Tooru guardò nei suoi occhi taglienti e bellissimi, e si ritrovò a pensare che sarebbe stato carino che il bambino li ereditasse. Era un pensiero così semplice. Spontaneo.
Non lo aveva mai fatto prima, eppure.
Gli era bastato che diventasse inaspettatamente reale perché arrivasse.
A volte, era davvero così semplice.
Non sapere di volere una cosa e poi scoprirsi spaventati, ma anche euforici a riguardo.
« Okay, si. Facciamolo » Acconsentì, ridendo mentre Wakatoshi gli asciugava le lacrime con i pollici, baciandogli il naso.
« Il prossimo anno sarà impegnativo, papà » Lo prese un po' in giro, per stemperare la tensione e la paura che provavano - evidentemente - entrambi.
La cosa gli era piovuta in testa, come una benedizione, speravano.
Wakatoshi sbattè le palpebre, emozionato.
« Si » Concesse, con solennità.
Tooru rise, tirando di nuovo su con il naso.
« Dio, sarà un disastro! »
« Si » Risero entrambi a quel punto.


Tooru non si aspettava di assistere a quella scena quando uscì dal bagno.
Aveva lasciato Wakatoshi che sistemava la cucina, fischiettando felicemente.
Lo trovò accovacciato davanti al kotatsu, con le maniche del maglione arrotolate fino ai gomiti. Aveva in mano uno dei test di gravidanza e osservava le due linee con un sorriso accennato ma dolce sulle labbra.
Tooru si aggrappò alla colonna, sbirciando, e sorrise intenerito da quella scena.
E proprio nel momento in cui aveva cominciato a dubitare della sua scelta, sopraffatto dalla paura, ecco che suo marito tornava a dargli serenità. Non lo aveva mai visto sorridere in quel modo. Ed era stato lui a provocare quella reazione.
Ho fatto la scelta giusta. Si. Pensò.
Si incamminò verso la camera da letto, sollevandosi appena la felpa della tuta che usava come pigiama durante l'inverno. Si guardò l'ombelico.
« Sei molto fortunato ad avere il papà che hai, sai Bon Bon? Molto fortunato! »


Fischiettò contento fino alla porta.

***


« Mamma, non urlare! Mi farai diventare sordo prima del tempo se fai cosi! »
Tooru allontanò malamente le mani di sua madre dal viso, rivolgendole una brutta occhiataccia esasperata.
« Ma credevo non sarebbe mai arrivato questo giorno! Caro, Tooru ci darà un nipotino! »
La donna ignorò completamente le sue lamentele, continuando ad urlare.
« Si, ho sentito, cara » Fu il commento pacato di suo padre, che aveva un sorriso paziente sulle labbra. Tooru fece una brutta smorfia, strappando violentemente con i denti una scorzetta d'arancia candita al cioccolato.
« Hai prenotato la visita ginecologica? Devi avere un'alimentazione corretta e - »
« Mamma, piantala! Non sono un bambino! So quello che devo fare, per l'amore del cielo, che pazienza che ci vuole! » Strepitò di nuovo, scacciando la donna per l'ennesima volta, che aveva tentato di aggiustargli il colletto della camicia mentre parlava.
Tooru era andato a trovare i suoi genitori esattamente il giorno successivo.
Quella mattina - durante il turno in negozio - aveva prenotato una visita ginecologica presso lo studio medico di un vecchio amico suo e di Wakatoshi, Kenjirou Shirabu.
Era programmata per la settimana prossima.
Ne aveva parlato anche con Shouyou, pregandolo di non dire niente a nessuno per il momento, nemmeno a Tobio. Lui e Wakatoshi volevano fosse una sorpresa.
« Non ti agitare, Tooru. Ormai non puoi più solo pensare a te stesso, hai un bambino nella pancia tesoro mio » Disse sua madre paziente, sorridendo radiosa mente gli spolverava il maglione sulle spalle. Come se non fosse una cosa spaventosa.
Tooru diede un altro morso alla scorzetta. Non era mai stato un grande amante dei canditi, ma parevano essere l'unico cibo a non provocargli un rigetto istantaneo.
« Credo che Tooru lo sappia, cara » Intervenne suo padre, che ancora sorrideva.
Lui gli rivolse uno sguardo riconoscente.
I suoi genitori - Haruki e Saeko - erano una bella coppia, unita, un Beta e una Omega.
Tutto quello che Tooru sapeva sull'amore lo doveva a loro. Mentre li osservava fare i piccioncini che parlavano, mezzo intenerito e mezzo infastidito, il cellulare sul tavolo si illuminò, catturando il suo sguardo.
Era appena arrivato un messaggio, di cui riusciva a leggere solamente tre parole dall'antreprima: Sono arrivato. Ti -
Era da parte di Wakatoshi. Lo aprì:


Sono arrivato. Ti aspetto in macchina, come mi hai chiesto. Ma sei sicuro che io non debba salire a salutare i tuoi genitori?

 
No, meglio di no.
Mia madre sta dando i numeri, non
ci lascerebbe più andare via. Meglio un'altra volta. Scendo.


Come preferisci. Ti ho preso i panini al latte.
 
Grazie ❤ Ti amo.


Anche io vi amo.


Tooru fece un sorriso enorme, spontaneo, mentre accarezzava con il pollice lo schermo luminoso. Poi chiuse il display, oscurandolo.
« Io vado! » Annunciò, alzandosi. Sua madre e suo padre lo guardarono.
« Di già? » Chiese lei, contrariata. Tooru afferrò la borsa di pezza distrattamente.
« Wakatoshi mi aspetta giù in macchina »
« Perché non l'hai fatto salire? » Interrogò immediatamente Saeko.
Tooru mise il broncio, mentre allungava di fretta la mano per afferrare un'altra scorzetta dalla ciotola in mezzo al tavolo.
« Perché andiamo di fretta » Liquidò.
« Ma - »
« Cara, Wakatoshi salirà un'altra volta. Hanno le loro cose da fare, su »
Tooru lanciò un bacio volante in direzione di suo padre, facendo in modo che sua madre - troppo distratta a mettere il broncio - non se ne accorgesse. Haruki gli fece l'occhiolino.
« Allora vado! » Annunciò allegro, rubando un'altra scorzetta prima di correre verso l'ingresso di casa. Sua madre lo seguì.
« Non dimenticare di dirlo a tua sorella! Sai com'è permalosa »
Lo istruì, mentre Tooru si infilava il cappotto pesante addosso.
« La chiamo più tardi » La rassicurò.
« E mandami un messaggio con la data - »
« Te lo mando dopo » La anticipò, avvolgendosi la sciarpa rossa di lana attorno al collo malamente. Andò verso la porta.
« Tooru! » Lo richiamò Saeko. Lui si voltò, spazientito, ma quando la guardò in faccia tutta la fretta svanì velocemente. Lei sorrideva, porgendogli una scatola di scorzette d'arancia candite al cioccolato ancora sigillata.
« Portala a casa, ho notato che a tuo figlio piacciono » Gli disse, insistendo perché la prendesse. Tooru si aggiustò la borsa di pezza sulla spalla e gliela tolse di mano.
« Grazie, mamma » Rispose con calma.
Lei si avvicinò - il suo profumo familiare di lavanda lo tranquillizzava - e gli aggiustò la sciarpa attorno al collo, coprendolo bene.
« Quando aspettavo te non facevo che mangiare quelle scorzette »
Gli confidò, mentre era intenta ad alzargli la lampo del cappotto fin sotto il collo.
« Davvero? » Chiese Tooru, un tono di genuina curiosità « Non lo sapevo »
Saeko annuì, picchiettandogli una mano sul petto, dove si trovava il cuore.
« Devi avere cura di te, Tooru. Sarà un viaggio lungo, ma alla fine ne varrà la pena »
Gli sorrise, allegra e vivace. Tooru le assomigliava - non solo per via del secondo genere ereditato da lei - ma fisicamente e caratterialmente.
« Davvero? » Mormorò, a voce bassa.
Saeko gli prese il viso tra le mani - quella volta non le scacciò - e annuì con forza.
« Quando avrai in braccio la tua creatura ogni paura o dubbio svaniranno, puoi starne certo. Da lì partirà tutta un'altra avventura » Gli baciò la fronte, un gesto davvero familiare.
« È che un po' mi fa paura. Io sono un Omega, e sono un uomo e - »
« E sei mio figlio » Lo interruppe lei.
Lo aveva detto con una tale fierezza. Gli venne da piangere, maledetti ormoni.
« E hai un compagno meraviglioso »
Tooru pensò a Wakatoshi, giù nella macchina.
Pensò al modo in cui aveva sorriso guardando il test di gravidanza.
« Si, hai ragione » Le sorrise a sua volta.
Saeko annuì di nuovo, risoluta.
« Ora va, non farlo aspettare. Ci vediamo per la visita ginecologica » Lo incitò.
Tooru salutò suo padre, poi andò via, portandosi dietro quella scatola di scorzette.

 
***


« Dio, fa che questa giornata passi in fretta, ti prego. Tipo, in un lampo » Tooru masticò quelle parole tra i denti, mentre scendeva dalla macchina, dal lato del passeggero.
Lo sguardo gli cadde proprio sul nome della targhetta appesa fuori al cancello: Ushijima.
Fece un sospiro profondo. Era inevitabile. Non sarebbe stato carino se Wakatoshi si fosse limitato a comunicare la notizia della gravidanza tramite telefono.
Anche se non sopportava la madre e la nonna di suo marito - la strega e la befana - Tooru doveva farsele andare bene. Erano pur sempre la famiglia di Wakatoshi, anche se da loro non aveva subito che umiliazioni e soprusi e offese varie.
« Ti senti bene, Tooru? » Guardò suo marito, mentre premeva un pulsante sulla chiave della macchina per chiuderla e aggirava il veicolo per raggiungerlo.
« Sto bene » Lo rassicurò.
Quando gli si affiancò, Wakatoshi gli porse il braccio. Tooru lo prese senza esitare.
Andiamo, pensò, dandosi la carica.
Come se stesse andando in guerra.


« Era ora, voglio ben dire! »
Fu la prima cosa che disse la nonna befana di Wakatoshi - Madame Satsuki -, continuando a bere impassibile dalla sua tazza di tè del servizio di porcellana cinese.
Tè che era stato Tooru a servire a tutti, tra le altre cose.
« Siete sposati da quattro anni. Sinceramente se lo si sarebbe aspettato da voi almeno qualche anno prima »
Continuò la vecchia, appoggiando la tazza nel piattino con tanto di mignolo alzato.
Tooru strinse i pugni delle mani sulle cosce, costringendosi a restare seduto dritto.
Non aveva toccato una sola goccia di tè, perché quell'intenso odore di menta piperita gli stava dando una nausea terribile.
O forse Bon Bon nella sua pancia già non sopportava le sue parenti Alfa.
« Nonna » Intervenne Wakatoshi seduto al suo fianco, e non disse altro.
La vecchia fece una brutta espressione contrariata, intrecciando le mani sul grembo.
« Io e tua madre stavamo cominciando a pensare che il tuo Omega avesse dei problemi a concepire. Il che sarebbe stato il colmo, davvero! » La madre di Wakatoshi, la strega - Sachiko - si mosse appena, mostrando solo quel minuscolo segno di imbarazzo.
Tooru fece un sorriso che non raggiunse gli occhi, era cordiale, ma estremamente freddo.
« Ci siamo solo presi del tempo per stare insieme come coppia, tutto qui »
Sentì gli occhi di Wakatoshi addosso, ma suo marito fu abbastanza intelligente da non dire niente. Le due avrebbero dato di matto se avessero saputo che quel bambino era solo capitato, e che probabilmente a Tooru non sarebbe mai venuto in mente di averne uno se non fosse stato per quell'incidente. Nemmeno Wakatoshi voleva andare ad impelagarsi nelle conseguenze che sarebbero nate da quella confessione.
« State insieme da sedici anni - per nostra disgrazia - quale altro tempo vi serviva?! »
Sbottò Satsuki, prendendo a sventolarsi con un ventaglio tutta agitata, come se fuori non stesse nevicando e facesse molto caldo.
« Da sposati, intendevo » Aggiunse Tooru. I loro sguardi si incrociarono, Satsuki lo guardò male da dietro il ventaglio, lui continuò a sorridere in modo falso.
Erano finiti i tempi in cui si ritrovava a piangere sulla spalla di Hajime per colpa loro.
Se voleva stare con Wakatoshi, loro facevano parte del pacchetto e Tooru aveva solo due opzioni a riguardo: farsi mangiare vivo oppure farsi crescere a sua volta le zanne.
Scegliere non era stato tanto difficile.
« Non avete mai pensato che potessi essere io ad avere problemi a concepire? »
Intervenne inaspettatamente Wakatoshi, facendo voltare tre paia di occhi nella sua direzione. Lui rimase impassibile. Tooru dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere.
Non perché fosse impensabile - non si poteva mai dare nulla per scontato nella vita - ma perché per tredici anni di rapporti erano sempre stati attenti.
E l'unica volta che non lo erano stati, al primo colpo, aveva fatto centro.
E non aveva nemmeno dovuto annodarlo per riuscirci. In un certo senso, era ... sorprendente. Wakatoshi - che era un Alfa atipico - aveva dimostrato di essere sorprendentemente Alfa in quell'occasione. Ed era un controsenso ridicolo.
« Impossibile! » Sbottò sua nonna « Sei un Alfa. Di questa famiglia, tra l'altro! »
Sembrava davvero indignata dall'idea.
« Ma questo non vuol dire nie- »
« Perché non bevi il tuo tè, Tooru? »
L'intervento di Sachiko mise fine a quella conversazione incresciosa.
Tooru guardò la sua tazza di tè, ormai freddo.
Era cattiva educazione non berne nemmeno un sorso, lo sapeva.
Prese il manico di porcellana, la sollevò, se la portò alle labbra e fece una smorfia per l'odore intenso, deglutì nervosamente.
A quel punto, Wakatoshi gli mise una mano sulla bocca, impedendogli di bere.
Tooru sbattè le palpebre.
« Wakatoshi, sei impazzito?! » Strepitò sua nonna, chiudendo a scatto il ventaglio.
« Ha la nausea » Si limitò a rispondere lui, togliendogli con gentilezza la tazza dalle mani « Ma è troppo educato per dirlo » I loro sguardi si incrociarono e Tooru dovette combattere contro la voglia di arrossire come una scolaretta alla prima cotta.
Sachiko e Satsuki lo guardarono fisso, come se si fossero rese conto solo in quel momento che aspettava davvero un bambino. Da Wakatoshi, inoltre.
« Oh mi dispiace, caro. Non ci ho pensato. Vuoi che ti facciamo preparare altro? »
Tooru sbattè le palpebre, contemporaneamente scioccato e disgustato.
Sachiko sembrava quasi ... premurosa. E non lo era mai stata con lui. Mai.
« Un tè allo zenzero! » Intervenne brusca Satsuki, agitando il ventaglio « Quando tua madre aspettava te, Wakatoshi, era un vero toccasana per lei! Satsuki, provvedi! »
« Ah no! No, grazie. Davvero, non serve »
Tooru buttò le mani davanti, fermando entrambe le donne, che lo fissarono minacciose. Avevano lo stesso sguardo di Wakatoshi, quello di tutti i giorni.
« Stai mangiando come si deve, caro? »
Tooru provò un brivido freddo lungo la schiena nel sentire di nuovo quell'appellativo.
Stavano andando verso una brutta strada.
« Si, suocera » Rispose, cordiale ma freddo.
« Cosa sono queste formalità?! Stai portando in grembo l'erede degli Ushijima! Chiamala mamma, come una nuora che si rispetti! » Scattò Madame Satsuki.
Tooru fece un respiro profondo. Non avrebbe mai chiamato quella donna 'mamma'.
Prima di tutto perché non era una nuora, ma un genero, semmai.
E poi, aveva subito troppe angherie da parte loro perché le cose potessero cambiare nel giro di due secondi scarsi. Ma non disse nulla e si limitò a sorridere freddamente.
Wakatoshi gli prese una mano, inaspettatamente.
Un gesto che pareva casuale, ma che non lo era affatto.
« Le nausee sono molto forti? » Indagò Madame Satsuki, picchiando il ventaglio sul palmo della mano rugosa e curata.
« Abbastanza » Intervenne Wakatoshi. Le loro dita si intrecciarono sul grembo di Tooru.
Satsuki fece un cenno risoluto.
« Bene. È un Alfa, ne sono sicura! Un maschio Alfa! Tutti i bambini con quella dinamica che si rispettino fanno piangere le loro madri i primi mesi di gravidanza! »
Cadde qualche secondo di silenzio. Tooru irrigidì la mascella.
Quel commento era una frecciatina bella e buona.
« Mamma, non - »
« Ma potrebbe essere un Omega. Una bambina Omega, ad esempio »
Non riuscì a trattenersi, interruppe sua suocera Sachiko, sbottando con freddezza.
Lui e Madame Satsuki si sfidarono.
« Inaccettabile » Disse lei, tagliente.
Il problema che Tooru aveva con quella famiglia era tutto lì, dopotutto: il suo essere Omega.
Nella famiglia Ushijima erano tutti Alfa.
Ogni matrimonio contratto era tra Alfa dominanti, che fosse voluto o per contratto. Wakatoshi però aveva sposato un Omega.
Era l'unico della sua famiglia, tra cugini e parenti di secondo grado vari.
Sua nonna e sua madre non avevano mai davvero potuto perdonarglielo, motivo per cui avevano fatto di tutto perché Tooru lo lasciasse più di una volta.
Non era mai successo. Almeno, non per colpa loro.
« Ma io sono un Omega, signora. Il bambino potrebbe anche ereditare la mia dinamica »
Si intestardì, sapendo che avrebbe scatenato un putiferio bello e buono con quell'allusione.
Satsuki sbattè il ventaglio sul tavolo. Le tazze tremarono sui piattini di porcellana.
« I geni di Wakatoshi sono più forti »
« La genetica non funziona così »
« Wakatoshi, di qualcosa a tua moglie! »
« Sono suo marito! »
« Questo è inaccetta- »
« Lo amerei lo stesso »
Sia Tooru che Satsuki smisero di ringhiarsi contro, fissando Wakatoshi.
Lui guardava dritto di fronte a se, sereno.
« Che sia un Alfa, un Omega o un Beta non mi importa. Mi importa che sia sano, felice e amato. Tutto il resto non mi interessa » Tutto il rancore nel petto di Tooru si sciolse.
Rafforzò la stretta delle loro dita intrecciate e si portò l'altra mano sulla pancia.
Si ricordò perché lo stava facendo. Non pensava ancora a suo figlio come un'entità concreta, ma desiderava le stesse cose di Wakatoshi.
La vedevano allo stesso modo, anche in quel caso, senza prima esserselo detti a vicenda.
Lui sarebbe stato un disastro di madre, ma almeno quel bambino aveva Wakatoshi.
« Molto bene. Se tu vuoi continuare a - »
« È un pensiero molto nobile, figlio mio » Intervenne Sachiko, zittendo la madre.
Tooru sapeva che non era d'accordo con l'idea di Wakatoshi, ma apprezzò il tentativo della strega di stroncare una conversazione che si sarebbe ripresentata per tutto il periodo della gravidanza, finché quel bambino non sarebbe venuto al mondo, palesando la sua maledetta dinamica.
« Vogliamo tutti che questo bambino sia amato, coccolato e non gli manchi niente. Motivo per cui Tooru deve avere cura di sé stesso. Suggerirei dunque che lasciasse il lavoro e si trasferisse qui da noi, per cominciare » Eh, che cosa? Che cosa sta dicendo questa donna?
« Prenderemo appuntamento con un ginecologo di famiglia. Dovrai seguire una dieta accurata perché il bambino nasca forte e - »
« No! » Scattò, alzando la voce.
Sachiko si zittì, oltremodo oltraggiata.
« Non mi trasferirò da nessuna parte. Non mi separerò da mio marito e il ginecologo ce l'ho già! Grazie tante! E ho anche una madre a cui chiedere aiuto, sapete?! »
Gli girava un po' la testa quando ebbe finito di urlare le sue ragioni e i suoi diritti.
Sapeva che sarebbe andata a finire in quel modo.
« Sapevo che sarebbe stato irragionevole » Intervenne Madame Satsuki, facendo un sorrisetto sprezzante. Aveva ripreso a battersi il ventaglio costoso sul palmo.
« Scommetto che non ci permetterà di mettere becco su niente! Come se - »
« Voglio ben vedere! È nostro figlio! Decideremo io e Wakatoshi cosa è meglio per lui. Non sono fatti vostri! » Strillò, battendo una mano sul tavolo.
La vecchia si portò il ventaglio contro il petto indignata, come se fosse stata oltraggiata.
Guardò suo nipote.
« Gli permetti di parlarci così?! »
Wakatoshi non si scompose nemmeno.
« Siete state voi per prime ad essere irrispettose. Inoltre, mio marito mi trova d'accordo su tutto. Vorrei che faceste parte della vita di mio figlio, tu e la mamma, ma ogni decisione su questa gravidanza spetta a noi. Voi potete al massimo darci dei consigli, che saranno presi in considerazione o meno. Adesso, se volete scusarci, andiamo via. Abbiamo delle cose da fare » Non aspettò la risposta di sua madre e di sua nonna, tenendo stretta la mano di Tooru si alzò in piedi « Andiamo, forza » Lo incitò.
Totalmente catturato da lui, Tooru non aveva avuto la reazione pronta di alzarsi a sua volta.
Ubbidì senza aggiungere niente. Si sentiva già mortificato abbastanza.
« Sei una vergogna! » Sibilò sua nonna, livida. Wakatoshi fece un leggero inchino.
« Grazie per il tè. Vi farò avere una copia della prima ecografia »
Era abituato a quelle parole. Wakatoshi era nato e cresciuto in quell'ambiente e con quella mentalità, la sua fortuna era stata essere figlio anche di Takashi Utsui.
« Madre, nonna » Salutò, e senza aspettare una risposta se ne andò, tirandosi dietro Tooru, che non ebbe nemmeno il tempo di fare un inchino per salutare, da vero ipocrita.
Inciampò sui suoi passi tanta la fretta.
Sapeva che le due avrebbero messo il broncio per qualche giorno, ma poi sarebbero tornare alla carica peggio di prima. Sarebbe stata l'ennesima battaglia.
Proprio come per il matrimonio.
Tooru si portò una mano alla fronte, massaggiandosi una tempia.
Era già stanco.


Il viaggio di ritorno fu per lo più silenzioso.
Erano a metà strada quando Wakatoshi parlò per la prima volta.
« Ti senti bene? Sei taciturno » Tooru non distolse lo sguardo dalla strada fuori dal finestrino. Andavano spediti, senza troppo traffico, anche se erano in città.
Aveva un po' di nausea persistente.
« Sono solo stanco. È che ogni volta che le incontro, devo ricordarmi perché lo faccio »
Si rese conto solo dopo aver pronunciato quelle parole di cosa aveva realmente detto.
« Mi dispiace » Disse Wakatoshi, monocorde. Tooru lo guardò, sentendosi una vera merda. Gli toccò la mano che stava cambiando la marcia, era calda.
« Wakatoshi scusami. Io - »
« Non hai nulla di cui cui scusarti. Mia nonna e mia mamma possono essere spiacevoli »
Il suo tono non aveva inflessioni, ma sfilò via la mano da sotto la sua presa per portarla al volante. Di solito intrecciava le loro dita.
Tooru cercò di non restarci troppo male.
« Ma io non miglioro la situazione, lo so. Vorrei solo tu sapessi che per te posso sopportare qualsiasi cosa » Aveva un groppo in gola mentre pronunciava quelle parole, tornando a guardare fuori dal finestrino.
Erano quasi arrivati, ma la sua nausea stava terribilmente peggiorando.
Si fermarono ad un semaforo. Wakatoshi allungò una mano e con due dita gli accarezzò la guancia, richiamando la sua attenzione. Si guardarono.
« Lo so. Ti sono grato per questo » Tooru gli baciò il palmo, girandosi verso di lui.
Scattò il verde e ripresero a muoversi.
« Non ti chiederei mai di allontanarti da tua madre e da tua nonna » Ci tenne a precisare.
Svoltarono una curva. Lo stomaco si contrasse dolorosamente. Merda.
« So anche questo, Tooru. Vorrei solo che - »
« Ferma la macchina! »
« Tooru, cosa - »
« Ferma la dannata macchina! »
Wakatoshi accostò al cavalcavia, rallentando.
Tooru non diede nemmeno il tempo alla macchina di fermarsi del tutto, aprì la portiera e vomitò lì, sulla linea bianca della strada.
Si accorse solo distrattamente del rumore della portiera dal lato guidatore che veniva aperta e poi richiusa. Si ritrovò Wakatoshi davanti, inginocchiato davanti al suo vomito.
« Posso - »
« Levati da lì, fa schifo! »
Lo rimproverò, tamponandosi la bocca con il dorso della mano. Odiava le nausee, davvero.
Le odiava con tutto il cuore. Wakatoshi fece un sospiro.
« Non mi fa schifo. Vuoi scendere per prendere un po' d'aria? » Tooru scosse la testa, nervoso e scontroso con il mondo. Poi sussultò, tornando a guardare suo marito.
Wakatoshi aveva sollevato una mano, poggiandola sul suo ventre, sotto il cappotto aperto. Strofinò dolcemente.
« Fai il bravo, coraggio. Non rendere le cose troppo difficili alla mamma »
Tooru ci mise qualche secondo per capire che stava parlando con Bon Bon.
Provò una sensazione indecifrabile. Con una mano accarezzò il viso di Wakatoshi, che prese a guardarlo con un punto di domanda muto sul viso.
« Va meglio? » Ignorò la domanda.
« Ti amo, lo sai? Tantissimo »
Wakatoshi gli baciò il palmo.
« Si, l'ho intuito. Una volta o due »


« Ah ah, ma è meraviglioso! »
La voce di Takashi esplose dal microfono del cellulare, raggiungendo anche Tooru in cucina, che accennò un sorriso.
« Diventerò nonno! E il mio ragazzo sarà papà! Non potevate darmi notizia migliore! »
Takashi rise, la voce roca. Tooru prese la ciotola con i mandarini appena sbucciati e raggiunse Wakatoshi, seduto sul divano con il cellulare in video-chiamata.
Appoggiò il contenitore sul kotatsu, prendendo un agrume, e si mise seduto accanto al marito, rannicchiandosi al suo fianco con le ginocchia strette al petto.
« Ciao, Takashi » Salutò, entrando nell'inquadratura. Il viso familiare dell'uomo - simile a quello del figlio - si illuminò.
« Tooru, fatti vedere meglio! Meraviglioso e straordinario ragazzo! »
Wakatoshi gli passò un braccio attorno alle spalle, stringendolo a se, mentre spostava il cellulare per migliorare l'inquadratura. Tooru mise in bocca uno spicchio di mandarino, mandando un bacio volante al suocero, facendolo ridere di gusto.
« Finalmente qualcuno che lo riconosce! »
« Anche io penso tu sia straordinario e meraviglioso »
Ci tenne a fargli sapere Wakatoshi, come un bambino geloso.
Tooru lo guardò e ridacchio, mangiando un altro spicchio: gli era venuta voglia di mangiare qualche mandarino a caso.
« Non essere geloso, figliolo »
Lo prese un po' in giro Takashi, ridendo forte.
Tooru aveva un ottimo rapporto con il padre di suo marito. Non lo vedevano spesso, viveva in un'altra nazione, ma era un Alfa atipico proprio come suo figlio.
La pecora nera di una famiglia di pecore bianche.
Per fortuna, Wakatoshi non si era mai allontanato da suo padre, nonostante fosse appena un bambino quando i suoi avevano divorziato.
« Non sono geloso » Fu la replica. Ma Wakatoshi lo era. Eccome se lo era.
Tooru sorrise tutto compiaciuto, osservando il marito con un ghignetto mentre metteva in bocca un altro spicchio succoso.
« La gravidanza ti sta stancando, Tooru? Ricordo che Sachiko era sempre stanca quando aspettava Wakatoshi »
« L'ho scoperto solo un paio di giorni fa. A parte le nausee e il sonno, per ora sto bene »
« Meglio così, meglio così. Voglio conoscere mio nipote o la mia nipotina il prima possibile, ma senza stress. Sarà un bambino bellissimo, me lo sento! »
Wakatoshi e Tooru sorrisero contemporaneamente. Takashi non aveva fatto accenno alla dinamica del bambino. Non era una cosa che gli sarebbe mai importata.
Parlarono in video-chiamata per almeno un'ora prima che si facesse tardi.
Fu una chiacchierata piacevole.

 
***


« Wakatoshi, calmati! » Tooru era esasperato.
Strinse una mano attorno al ginocchio del marito, bloccandone il movimento nervoso.
« Scusa » Fu la replica apatica.
Tooru lo sbirciò di sottecchi, lasciando la mano sul suo ginocchio. Erano nella sala d'attesa dello studio privato del ginecologo, di Kenjirou, per essere precisi.
Aveva una visita davanti, motivo per cui erano in attesa da qualche minuto.
L'ambiente era caldo e confortevole, pieno di piante verdi, poster sulla gravidanza e sulla prevenzione, poltrone e giornali per intrattenere.
Wakatoshi era seduto al suo fianco con le gambe spalancate, le braccia incrociate al petto e la testa reclinata all'indietro, posata contro la parete. Fissava il soffitto.
« Non essere troppo severo, Tooru. Ci sta essere un po' agitati in queste occasioni 》
La voce di sua madre Saeko lo distrasse.
La guardò, tutta sorridente mentre sfogliava una rivista di vestitini per neonati, gambe accavallate e tanto di leccata sul dito per girare le pagine. Grazie tante!
Fu la risposta acida che gli attraversò la mente. Tooru era agitato, ovviamente.
Andava al controllo ginecologico anche prima. In quanto Omega, era quasi costretto.
Ma mai avrebbe pensato di andarci per una gravidanza.
Inoltre, aveva cominciato a fare dei brutti pensieri da quella mattina.
E se in realtà non aspettava un bambino, ma era qualcos'altro, tipo una malattia?
E se il feto non avesse avuto battito?
E se fosse risultata una gravidanza extra uterina? Koushi ne aveva avute un paio - insieme a qualche aborto spontaneo - prima di mettere al mondo il suo bambino.
E se, e se, e se. Una marea di "se".
« Oh, ma guardate quanto è carina questa tutina! Non è adorabile? »
La voce di sua madre era alta un decibel di troppo quanto mise sotto il loro naso il giornale.
Picchiettava con l'unghia smaltata di rosso sulla pagina traslucida, indicando una tutina di jeans estiva che assomigliava tanto alla tuta da lavoro di un meccanico sexy.
« Mamma, Bon Bon non si vede nemmeno! Prima che possa entrare in una cosa simile ci vuole tempo, quindi non cominciare a comprare cose inutili! » Le smontò immediatamente l'entusiasmo, incrociando le braccia al petto « Inoltre, non vestirò mio figlio come un meccanico sexy! »
« Che guastafeste! » Si lamentò Saeko, riportando il giornale sulle sue ginocchia accavallate con un broncio familiare.
« Bon Bon? » Domandò invece Wakatoshi.
Tooru lo guardò, imbarazzato. Gli era scappato di bocca.
« Il bambino. Non ha un nome, così ... »
Lasciò correre la frase, grattandosi la nuca.
Proprio in quel momento, la porta dello studio si aprì e ne uscì una donna, che andò via di fretta, passando dalla segretaria. Si affacciò Kenjirou e li guardò.
« Wakatoshi, Tooru, potete entrare »


Il gel era maledettamente freddo e terribilmente appiccicoso.
Tooru cercava di non mostrarsi troppo infastidito mentre Kenjirou glielo spalmava abbondantemente sulla zona pelvica, sotto l'ombelico. Aveva la pelle d'oca.
La stanza era leggermente oscurata.
Tooru cercò di non guardare troppo lo schermo del macchinario quando Kenjirou afferrò quella specie di rullo e lo avvicinò alla zona interessata. Fissò il soffitto.
« Wakatoshi, non starmi con il fiato sul collo, per cortesia » Tornò a guardare Kenjirou.
« Scusami » Suo marito si fece indietro di qualche passo, lasciando l'amico lavorare.
Kenjirou era un medico Omega specializzato in gravidanze maschili per Alfa e Omega stessi. Il suo compagno era Eita, uno dei migliori amici di Wakatoshi, nonché socio dello studio d'architettura Eagle. Ovviamente, quando lo aveva chiamato per prenotare la visita, Tooru gli aveva chiesto di tenere la cosa riservata, per il momento.
Lui si era limitato a rispondergli: Sono un professionista. Rispetto il mio giuramento.
« Qui, questo puntino. Vedi? » Tooru tornò al presente, sbattendo le palpebre.
Non se ne era accorto, ma Kenjirou gli stava passando il rullo sui muscoli del ventre, premendo, e indicava lo schermo. Tooru guardò, ad occhi sgranati.
Lo vide, il puntino che indicava l'amico con il dito ricoperto dal guanto elastico blu.
« È il feto. Sembra perfettamente in salute »
« Oddio, che emozione! » Sentì bisbigliare sua madre, dal fondo scuro della stanza.
Ma Tooru aveva occhi solo per quel puntino.
Fino a quel momento non era stato del tutto reale, ma solo un'idea astratta: ora lo vedeva.
E fu travolto dal terrore più assoluto. Fu tentato di dire: Non so se lo posso fare!
Wakatoshi avrebbe capito, sicuramente.
« Quello è mio figlio? »Tooru trasalì, guardando suo marito.
Si pentì immediatamente di averlo pensato, non appena vide i suoi occhi, leggermente sgranati, fissare lo schermo. Mio figlio, aveva pronunciato quelle parole con una tale meraviglia e un tale possesso. Mordendosi le labbra, tornò a fissare il puntino minuscolo su quello schermo in bianco e nero di cui non capiva niente.
« Si. Tooru, sei di cinque settimane, appena entrato nel secondo mese di gestazione »
Tooru annuì, smarrito. Non riuscì a parlare né a dire niente.
Kenjirou gli rivolse un'occhiata veloce, poi guardò Wakatoshi, ma lui aveva occhi solo per quel minuscolo puntino nero. A quel punto armeggiò con qualcosa su quel macchinario complesso e si sentì un rumore improvviso, fortissimo.
Sembrava il battito velocissimo di un uccellino, amplificato.
Tooru vide sua mamma portarsi le mani alla bocca commossa, gli occhi pieni di lacrime.
Poi realizzò, più lento di quanto non fosse mai stato in vita sua nel capire qualcosa.
Era il cuore. Il cuore del feto. Il cuore di suo figlio, per la precisione.
E in quel momento si chiese di che cosa avesse esattamente avuto paura poco prima.
Non lo aveva cercato, ma lo voleva. Ormai lo voleva, nelle loro vite, quel caos.
Quella nuova persona che sarebbe arrivata, un estraneo che avrebbe portato scompiglio.
Una terza persona nella loro famiglia.
E fu strano, perché fu solo a quel punto che lo sentì. Il legame. Quel legame che ogni madre doveva provare nei confronti del proprio figlio. Quell'amore irrazionale.
Aveva sempre pensato che fosse una sciocchezza melensa ed esagerata.
Bene, in quel momento era melenso ed esagerato. Ma amava quel puntino nero.
« Ehi, ciao » Si ritrovò a mormorare, cercando di non piangere mentre allungava le dita tremanti della mano verso lo schermo. Guardò Wakatoshi e lo beccò mentre gli dava le spalle, passandosi un pollice della grande mano sotto gli occhi.


Kenjirou prescrisse un sacco di vitamine, esercizio fisico e una dieta specifica.
Gli disse che le gravidanze degli Omega uomini erano un po' più problematiche, motivo per cui doveva stare attento. E gli fece tantissime raccomandazioni, prima di congratularsi con loro da amico e fissargli la prossima visita.
Lasciarono lo studio medico che Tooru aveva ancora lo sguardo puntato sull'ecografia ad ultrasuoni, nella cartellina beige e anonima.
Passò un pollice sul puntino nero.
Sua madre stava blaterando tutta eccitata di vestitini, di come fosse passato troppo tempo da quando aveva avuto il primo e unico nipotino - Takeru - tra le braccia.
Né lui né Wakatoshi la stavano ascoltando.
« Bon Bon » Gli mormorò suo marito all'orecchio, passandogli un braccio sulle spalle mentre lo attirava a sé. Tooru distolse lo sguardo dell'ecografia per guardarlo in viso. Aveva la solita espressione, ma era serena, rilassata. Felice.
« Bon Bon » Confermò.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: effe_95