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Autore: Emadiam    31/01/2023    0 recensioni
«Credevo... che mi fosse passata.»
«Anch’io credevo mi fosse passata...»
«Forse abbiamo solo frainteso le cose.»
«O forse sono cose che non passeranno mai del tutto.»
«Quindi saremo sempre gelosi l’uno dell’altro?» Il moro col codino lo guardò per un secondo, poi spostò gli occhi sulla moglie.
«Perché no» convenne Inoichi. «Ma ora possiedi qualcosa di importante per te. Presto lo avremo tutti.»
È una storia del passato e un ricordo di gioventù. Un felice evento che risveglia sentimenti opachi e assopiti in un periodo di pace come preludio di una guerra sanguinosa.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Chouza Akimichi, Inoichi Yamanaka, Minato Namikaze, Shikaku Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
- Questa storia fa parte della serie 'Right ~ Cuori A Metà'
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Due parole...

... sulla storia:
credevo non avrei avuto altro da raccontare riguardo l’universo di Naruto, invece continuo a sorprendere me stessa. Anche questa fanfiction è nata nel giro di poco, una di quelle storie che prendono vita mentre digiti, un tasto dopo l’altro. Ho descritto un giorno lontano, ambientato tredici anni prima l’inizio del manga;

... sull’abilità di Inoichi:
a mio avviso, i poteri sensoriali degli Yamanaka coinvolgono più che la mera percezione mentale. Immagino che, soprattutto durante l’adolescenza, cioè quando solitamente i poteri iniziano a reclamare il loro spazio con maggiore determinazione e non li si riesce a dominare, in casi del tutto particolari si riuscisse a percepire non soltanto i pensieri, ma anche le emozioni degli altri, quando questi erano molto, molto forti. Naturalmente, con l’età adulta il potere si è definito in modo specifico e si è imparato a controllarlo. Ho immaginato che Inoichi, da potente sensitivo qual era, possedesse delle sfumature di potere complementari, che si sono affievolite o addirittura perdute una volta preso il totale controllo delle proprie abilità;

...su Hizashi:
n
on ho ricordi definiti sulla mamma di Neji, o meglio, mi pare di ricordare che fosse morta poco dopo la nascita del figlio. Un altro aspetto che mi è piaciuto descrivere, è il rapporto che avrebbe potuto avere la generazione dei genitori (come la chiamo io) ai tempi della scuola.
Mi è venuto naturale, chissà perché, immaginare che Yoshino avesse invitato Hizashi al matrimonio perché erano amici d’infanzia, un po’ come se avesse abitato nello stesso quartiere degli Hyūga. Plausibilmente la maggior parte delle bambine della zona saranno state invaghite dei gemelli, che saranno stati a loro volta certamente popolari, all’epoca.
Perfino la stretta amicizia tra Hizashi e Mikoto Uchiha mi è venuta spontanea. Siccome però anche qui Hizashi è più grande di lei, ho ritenuto credibile, vista l'appartenenza agli Uchiha, che ai tempi dell’accademia fossero finiti in missione insieme, stringendo un forte legame adolescenziale.

Vi auguro buona lettura e lasciatemi i vostri commenti, se vi fa piacere!

 

Fu una cerimonia breve ed intima. I giovani Akimichi e Yamanaka si guardarono intorno con una certa soggezione. Erano presenti solo i più importanti capifamiglia del clan Nara e gli unici estranei erano loro due. Decisero di celare il proprio disagio e concentrarsi sulla funzione, ma Chōza appariva oltremodo nervoso. Inoichi gli strinse il dorso della mano per rassicurarlo. Al termine del rito, i partecipanti si trasferirono nell’affollato giardino della residenza Nara, dove i due ragazzi trovarono anche i propri genitori.
«Naturale.» Inoichi sorrideva, benché Chōza non si fosse aspettato così tante persone.
La famiglia Nara era più che rispettata nell’intero Paese del Fuoco ed era comprensibile una simile affluenza.
«Eccoli.»
Inoichi seguì lo sguardo di Chōza. Un inchino dopo l’altro, Shikaku e Yoshino iniziarono a ringraziare ogni singolo invitato per la partecipazione. Lo sposo incrociò lo sguardo dei suoi due amici e, da quel momento, non fece che lanciar loro occhiate impazienti.
Chōza scoppiò a ridere. «Con tutta la gente che c’è, non si libererà tanto presto. Andiamo a vedere cosa offre il buffet.»
Inoichi seguì il compagno e si servì una porzione indiscutibilmente modesta rispetto a lui. Notò che gli invitati continuavano ad affluire e a Shikaku toccò ossequiare l’anziano Hyūga e congratularsi con il neo capoclan Hiashi. Hizashi Hyūga salutò cordialmente la sposa.
«Guarda lì. Si comportano come se il gemello nemmeno esistesse» sbottò Chōza contrariato. «In quella famiglia si credono chissà chi per quegli occhi bianchi, sembrano solo ciechi.»
«E pensare che Hiashi è qui solo perché è stato invitato il fratello.»
Chōza tossì. «Non piombare così alle spalle della gente, Minato! Stavo per strozzarmi!»
«Cioè Hiashi non era invitato?» domandò Inoichi.
Minato scosse la testa, ingoiando un paio di stuzzichini. «Yoshino e Hizashi sono grandi amici d’infanzia. Probabilmente aveva anche una mezza cotta per lui. Hiashi invece era sempre troppo occupato dai parenti ad essere istruito sul suo ruolo e non si è mai lasciato andare. Lei ha invitato il suo amico, ma i Nara hanno ritenuto assai scortese escludere gli esponenti principali di una simile casata, sicché eccoli lì.»
In mezzo alla folla, riconobbero Shibi Aburame e suo padre. Era arrivata anche Tsume Inuzuka, con la figlia Hana in groppa a Kuromaru.
«È cresciuto parecchio, quel cane...»
«Ragazzi, ma sono stati invitati anche gli Uchiha?» chiese Inoichi.
Precedendo la bella moglie che teneva per mano il figlioletto, Fugaku Uchiha sfilò in mezzo alla folla che stava ammutolendo al suo passaggio. Mikoto incrociò lo sguardo di Minato e gli sorrise dolcemente.
«Quell’uomo fa paura» bisbigliò Chōza.
«Credo sia proprio questo lo scopo di un comandante della polizia militare» constatò Minato.
«Non fatevi sentire, voi tre.»
Il trio sobbalzò, ma Hiruzen Sarutobi li sorpassò senza aggiungere altro. Sua moglie Biwako li salutò, invitando il figlio a fare lo stesso.
Inoichi ricambiò di buon grado il saluto. «Asuma-kun, sei cresciuto parecchio! In accademia dicono che tu abbia un gran talento.»
Il ragazzo sorrise fiero. «Io e Hatake siamo gli unici del nostro anno ad essere candidati per diventare Jōnin!»
«Ben fatto!» si complimentò Chōza stampando una manata sulla schiena di Minato.
Il giovane Asuma vide qualcuno di suo interesse e trascinò via la madre.
«Quel ragazzino è davvero in gamba» asserì Inoichi. «Mi piace un sacco!»
«È diventata la frase preferita di mia figlia» sospirò Shinku Yūhi rassegnato. Osservò la ragazzina arrossire vistosamente appena il giovane Sarutobi la avvicinò. L’uomo si persuase a cambiare discorso. «Allora, Minato-kun. Mi pare che le congratulazioni siano d’obbligo.»
«Ma... Yūhi-san, questo è il matrimonio di Nara-kun.» Il giovane Namikaze rivolse un cenno del capo in direzione della moglie che stava chiacchierando con Mikoto Uchiha e i novelli sposi. «Kushina ed io ci siamo sposati mesi fa.»
«Non fare il finto tonto, non mi riferisco certo al tuo matrimonio!»
«Allora a cosa?»
«Non sai ancora niente?»
«Non so che cosa?»
L’uomo lo scrutò con attenzione. «Non importa. Forse questo davvero non è il momento adatto. Come hai detto, è la festa del figlio di Nara. Vado a porgere i dovuti omaggi.»
Il trio seguì Shinku con lo sguardo, poi Inoichi e Chōza si voltarono verso Minato.
«Di che parlava?»

«Non lo so... Non fissatemi in quel modo!»
«Finalmente delle facce che sono felice di vedere!» esclamò Shikaku raggiungendoli.

«Shikkun, non mi tirare!» brontolò Yoshino.
«Ah, sì, scusa.»

«È una bella festa. Avete fatto le cose in grande.»
«È una rottura! C’è troppo casino.»
«Fai tanto l’infastidito, ma si vede che sei euforico» rise Inoichi, levando il bicchiere. «Felicitazioni!»
«Grazie, grazie» sghignazzò Shikaku sfregandosi la nuca con la mano. «Che c’è?»

Chōza stava ancora guardando storto Minato. «Questo qui ci nasconde qualcosa.»
«Non nascondo proprio niente.»
«Ah, vi riferite al ritiro di Sarutobi-sama?»
I tre sgranarono gli occhi. «Ritiro?»
Shikaku annuì. «Gira voce tra i capifamiglia che Sarutobi-sama abdicherà al ruolo di Hokage. Ho sentito i nostri padri che ne parlavano. Avrebbe perfino già designato il suo successore.»
Tutti guardarono Minato.
«Perché mi fissate così?»

«Non hai niente da dirci?»
«Vi ripeto che io non so nulla di questa storia!»
«D’accordo, state buoni. Ce l’ho io, un annuncio da fare» s’intromise Inoichi. «Mi sposo anch’io!»
La gola di Shikaku si chiuse. «Ti... sposi?»
«Tra qualche settimana!»
«E con chi?»
Inoichi arrossì. «Ci siamo conosciuti il mese scorso ad un omiai!»
«Un omiai?»
«Non tutti sono fortunati come te con le donne, Shika-chan» lo difese Chōza.
«No, sì, è che... non me ne hai mai parlato.»
Inoichi mantenne un sorriso che Shikaku non capì bene come prendere.
«Be’» esordì la sposa, «congratulazioni!»
«Grazie, Yoshino-kun.»
La donna prese il marito sottobraccio, richiamando la sua attenzione. «Shikkun.»
Shikaku notò suo padre rivolgergli ampi gesti con le braccia. «Uffa. Cosa vuole adesso? Ino-chan, faccela conoscere prima delle nozze!» esclamò allontanandosi in fretta.
Anche Minato si congedò. «Raggiungo la mia consorte. A dopo!»
«La tua futura sposa ti piace sul serio?» riprese Chōza.
«Più di quanto avrei potuto desiderare.»
«Ti auguro che sappia cucinare bene anche solo la metà della mia.»
«Caspita! Cucina così bene?»
Chōza annuì. «Mi ritengo molto fortunato. Oltretutto si sta rivelando una donna affettuosa e parecchio divertente! Sembra che questi omiai ci abbiano portato bene, eh?»
«Già.»
«Shika-chan sembra contento, vero?»
«Dunque... tutti felici!»
Chōza alzò lo sguardo al cielo. Era un giorno piuttosto mite, per essere ottobre. «Tutti felici.»
Inoichi vide gli invitati raggrupparsi al centro del giardino. «Andiamo.»
Raggiunsero Minato, che giocava col piccolo Itachi tenendolo in braccio, fintanto che il padre del bambino conferiva con Hiruzen Sarutobi e l’anziano Nara. Mikoto vide avvicinarsi il minore dei gemelli Hyūga e chinò il capo.
«Hizashi-san. Sincere condoglianze.»
«Grazie.»
«Voi state bene?»
«Non devi essere così formale con me, Mikoto. Non sono il capofamiglia.»
Gli altri quattro raggelarono.
«Come sta il bambino?» chiese la donna mora.
Hizashi cambiò completamente viso. «È tutta la mia vita.»
Mikoto accarezzò la guancia di Itachi, ancora in braccio a Minato. «È proprio vero.»
«Quanto tempo ha, adesso, tuo figlio?»
«Tre anni.»
«Il tempo passa troppo in fretta» sentenziò Hizashi, posando la mano sulla guancia del bimbo, che lo fissò di rimando. «Sguardo intelligente.»
«Hizashi-san.»
L’uomo si voltò verso Fugaku Uchiha.
«Condoglianze per tua moglie.»
Hizashi annuì. Fugaku fece cenno alla moglie di riprendere il bambino, rivolse al gruppo un grugnito di commiato e passò oltre.
«Arrivederci» s’inchinò Mikoto affrettandosi dietro al marito.
«Sono diversi come il giorno e la notte» bofonchiò Minato ricevendo una gomitata da Kushina. Poi si rivolse a Hyūga. «Mi dispiace per la tua perdita, Hizashi-san. Che nome avete dato al piccolo?»
«Neji. Lo scelse sua madre settimane prima di partorire.»
«Vorrei che tutti i nostri figli crescessero in pace e diventassero grandi amici.»
«Parli già come un Hokage, Minato-san. Purtroppo al mondo esistono cose troppo gravi per poter essere sistemate, ma ti auguro ugualmente che questo tuo improbabile desiderio si realizzi» concluse Hizashi.
I quattro guardarono l’uomo allontanarsi.
«Che allegria.»
«È un uomo ferito sotto molti aspetti, Chōza» rispose Minato.
«Mi dispiace davvero tanto per lui» affermò Inoichi.
Kushina annuì. «Spero con tutto il cuore che trovi serenità nell’amore per suo figlio.»
«Chissà come sarebbero andate le cose tra lui e Mikoto Uchiha se non si fossero intromesse le famiglie» si chiese Minato.
«Nessuna ingerenza. È stato un matrimonio d’amore» lo contraddisse Inoichi. «Fugaku la chiese in sposa personalmente al padre di lei. Mikoto-kun quasi impazzì di gioia.»
«Immagino però che Hyūga non la prese bene.»
«Al contrario. Hizashi Hyūga fu il primo a saperlo e a congratularsi con lei. Lui era innamorato sin da ragazzo della sua promessa sposa.»
«Come conosci tutte queste cose, Inoichi-kun? Grazie al tuo potere?» si stupì Kushina.
«Anche.» L’uomo si portò la mano al petto, poi alla tempia. «All’epoca le abilità sensoriali degli Yamanaka erano in via di sviluppo dentro di me, spesso confuse, ma quando erano chiare erano opprimenti.» Inoichi rise all’espressione di sconcerto della donna. «Ma, in questo caso, prevalentemente è perché eravamo tutti all’accademia. Dopo il diploma, Mikoto venne chiamata spesso per collaborare con Hizashi durante le missioni per via delle loro abilità innate. Divennero molto affiatati in quel periodo. Ma solamente amici. È facile confondere le cose a quell’età.»
«E dire che pensavamo tutti che gli Uchiha e gli Hyūga avessero già combinato i matrimoni dei loro eredi, per questo non si sarebbero messi insieme» dichiarò Minato.
In quel momento, si levò un forte brusìo e tutti si approssimarono gli uni agli altri.
«Signore e signori, un momento di attenzione, per favore!»
Il capoclan Nara lasciò la parola al novello sposo, che si schiarì la voce e sollevò le mani.
«Gentili ospiti, amici» precisò guardando in direzione dei suoi compagni, «la mia sposa ed io vorremmo ringraziarvi sentitamente per essere venuti oggi. Condividere la nostra gioia con voi rende questo giorno ancora più speciale.» Yoshino sorrise, visibilmente emozionata. «Buona continuazione a tutti!»
«Certo che sono una bella coppia» applaudì Kushina.
«Shikaku-kun ha visto lungo.»
Inoichi rise. «Shika-chan non ha faticato gran che. Dal primo momento che l’ha incontrato in classe, Yoshino-kun ha detto che se lo sarebbe sposato. E così ha fatto.»
«La capisco...» Kushina lanciò una languida occhiata al marito.
«Tutte queste smancerie mi hanno messo appetito» sentenziò Chōza recandosi al buffet.
Inoichi scosse la testa sorridendo. Vide Shikaku raggiungere il resto del suo clan. Poco dopo, l’anziano Nara si alzò, disse qualcosa e strinse la mano al nipote, il quale borbottò svogliatamente. Al contrario, il vecchio sembrava in sollucchero.
«Insomma, alla fine è arrivato il momento della nostra generazione, eh?» disse Minato.
Inoichi incrociò le braccia al petto. «Be’, non potevamo rimanere ragazzini per sempre.»
«Chōza-kun non sembra entusiasta quanto te, Minato» osservò Kushina.
«I cambiamenti sono sempre impegnativi» convenne Inoichi. Si voltò in direzione del buffet ma non vide più l’amico. «Scusatemi.»
Inoichi cercò Chōza per un paio di minuti, ma c’era un posto nella residenza Nara dove andavano sempre da bambini. Si addentrò nel parco, trovando per l’appunto il compagno nella zona di riserva dei cervi.
Il giovane Akimichi strappò una manciata di erba e la offrì a uno degli animali, che prese a mangiare dalla sua mano. «Ti perderai la festa» disse Chōza senza voltarsi.
«Sì, ma voglio sedermi qui per un po’ con il mio amico.»
Nessuno dei due aggiunse altro. Chōza continuò a strappare e offrire l’erba all’animale, finché questi annusò il palmo e si voltò a brucare qualche passo più in là. Chōza lasciò cadere la mano, facendo scivolare a terra i fili d’erba, a capo chino. Inoichi gli circondò le spalle con il braccio e lo attirò a sé. Restò in silenzio, lasciando piangere l’amico per tutto il tempo che gli servì. Era veramente così facile confondere l’amicizia con l’amore?
Chōza si sforzò di smettere. «Scusami...»
Inoichi aspettò ancora.
«Scusa... mi...» Il giovane Akimichi ricominciò a piangere.
Il biondo spostò la mano sulla nuca del compagno, accostando la tempia alla sua. «Ho capito.» Senza essere visto dall’amico, Inoichi sollevò l’altro braccio scuotendo l’indice a destra e sinistra. ‘No.
«Pensavo che vederlo... felice... mi sarebbe... bastato...» Chōza iniziò ad alternare i singhiozzi a profondi respiri. «Non so quante volte sono stato sul punto di dirglielo.»
«Lo sa.»
Chōza s’impietrì.
«Da anni. È il guaio di avere a che fare con i genii. Sanno sempre tutto prima dei comuni mortali.»
«Dovevo sospettarlo...»
Inoichi ridacchiò. “‘Che carino.’” La voce di Shikaku adolescente attraversò la mente del sensitivo. Erano passati dodici anni, ma ricordò quella scena come fosse accaduta il giorno stesso. Lui e Shikaku, allora tredicenni, trovarono l’amico lanciare sassi nel laghetto vicino alla scuola, dopo essere stato pesantemente deriso per il suo peso e non aver passato l’Esame di Selezione dei Chūnin. Inoichi ricordò bene le parole di Shikaku.

«Tu sei tu e sei speciale a modo tuo. Grazie al tuo corpo puoi ricorrere a delle abilità che nessun altro possiede. Il tuo fisico non è una debolezza, ma il tuo punto di forza. Se continuerai ad allenarti con questa consapevolezza, nessun saputello avrà più niente da ridere.»
Chōza lo aveva guardato con le guance rosa per la timidezza.
«Noi ti aiuteremo a diventare fortissimo» aveva promesso Inoichi.
«G-grazie...»
Il ragazzino biondo cominciava a ricevere emozioni confuse senza capire da chi.
«Siamo tuoi amici, Chōza» Shikaku gli aveva rivolto un gran sorriso, «e ti vogliamo bene.»
I sentimenti del pingue compagno erano esplosi chiaramente nella testa di Inoichi.
Il viso di Chōza era avvampato violentemente.
‘Che carino.’
Catturando quel pensiero, Inoichi aveva alzato gli occhi su Shikaku, il quale stava guardando Chōza con inattesa dolcezza. Non fu più in grado di dire se tutte le tenere e improvvise sensazioni che lo stavano travolgendo appartenessero unicamente ai suoi due amici.

Il cuore di Inoichi gli si strinse nel petto e sorrise di quelle memorie adolescenziali. «Anche io sono stato lì lì per dirglielo, un paio di volte.»
«Anche tu... di Shika-chan?»
«E chi non lo è?» rise Inoichi.
Chōza pensò che l’amico avesse ragione. L’intelletto di Shikaku riscuoteva un magnetismo irresistibile.
Il sorriso del biondo divenne malinconico. «È passato tanto tempo...»
«E poi?»
«Poi l’ho sentito.»
«Cosa?»
«Il terrore di Shika-chan di perdere i suoi migliori amici. Probabilmente dipese dalle abilità che ancora non controllavo. Le emozioni troppo intense di chi mi era accanto irrompevano come fulmini improvvisi e, per lo stesso principio, credo che anche le mie fuoriuscissero allo stesso modo. Ricordo di aver pensato di dirglielo e in risposta avvertii la sua paura. Allora compresi che l’amicizia che ci legava era qualcosa a cui nemmeno io avrei mai rinunciato.»
Chōza abbassò lo sguardo per un minuto, meditabondo, prima di rialzarlo con fierezza asciugandosi il naso. «Neanche io potrei rinunciarci.»
Inoichi gli sorrise compiaciuto, poi sollevò il braccio e sventolò la mano avanti e indietro un paio di volte. ‘Vieni.’ Quindi si alzò. «Shika-chan si starà preoccupando. Torniamo alla festa?»
«Sì, mi è venuta fame.»
«Temevo foste andati via senza salutare» proruppe Shikaku alle loro spalle.
Chōza si voltò con le guance rosse. «Ti sembra possibile?» aggiunse dopo qualche secondo. «Manca ancora la torta.»
Gli altri due scoppiarono a ridere.«Ero venuto a chiamarvi esattamente per questo» sostenne Shikaku.
«Allora andiamo!»
Chōza s’incamminò a passo deciso, al ché Shikaku si voltò verso Inoichi sillabando con le labbra un afono “grazie”.
Tornati al ricevimento, il giovane col codino si prese una seria lavata di capo dalla moglie per essere sparito per tutto quel tempo al momento del taglio della torta.
Quando tutti furono serviti, gli sposi raggiunsero di nuovo i loro amici.
«La tua signora non è venuta, Chōza-kun?» domandò Yoshino.
Chōza si strinse nelle spalle, seccato. «Ha la nausea da giorni, ma dice che non c’è bisogno del dottore. Non la capisco, sembra si diverta a stare male.»
«Quali altri sintomi ha? Verrò a darle un’occhiata» sopraggiunse Biwako Sarutobi.
«Be’, ecco... apparentemente nessuno. È solo che rimette ogni santa mattina...»
La donna alzò le sopracciglia.
«Eppure mi pare che mangi più del solito...» rimuginò il giovane.
«Credo che le congratulazioni siano dovute, Chōza-kun!» ridacchiò Kushina.
Minato incrociò le braccia perplesso. «Congratulazioni per la malattia di sua moglie?»
Yoshino e Kushina si scambiarono un’occhiata divertite.
«Uomini» scosse la testa Biwako. «Akimichi-kun, quelle nausee sono causate dalla gravidanza. Tua moglie aspetta un bambino. Congratulazioni, diverrai padre.»
Minato gli restituì la pacca sulla schiena. «Ben fatto!»
La seconda fetta di torta scivolò dal piatto di Chōza, atterrito.
«Auguri, amico!» si complimentò Shikaku.
Chōza iniziò a balbettare. «Co-cosa... ma co... ma come... c-come...?»
Biwako mantenne la sua espressione inflessibile. «Tu eri di certo presente, ragazzo. Dovresti ricordartelo, come
Inoichi rise. «Bene, bene. Dobbiamo darci da fare anche noi due, Shika-chan.»
Yoshino arrossì guardando il marito che rispose infastidito e imbarazzato. «Non fare il cretino.»
«Così i nostri ragazzi saranno in classe insieme come noi!»
«Che ragione stupida per fare un figlio» ammonì Biwako.
«Via, non essere così severa, moglie» intervenne Hiruzen. «Crescere insieme è il fondamento del loro legame speciale, la vera forza dei loro clan. Congratulazioni, Akimichi-kun. È tempo che le nuove foglie germoglino!»
Inoichi annuì energicamente.
«Guarda che tu ti devi ancora sposare» lo redarguì Shikaku.
«Mancano solo poche settimane!» sghignazzò il biondo eccitato. «Ho perfino già deciso il nome!»
Chōza rinsavì. «Devo andare a casa. Scusate! Shika-chan, Yoshino-kun... auguri!»
«Ti accompagno» disse Shikaku. All’ingresso, posò la mano sulla spalla del compagno. «Le nostre vite stanno cambiando, Chō-chan, ma noi tre ci saremo sempre l’uno per l’altro. Il nostro legame è una cosa che nessuno potrà mai toglierci.»
Il giovane lo abbracciò con riconoscenza, gli sorrise e corse via.
Shikaku tornò da Inoichi, trovandolo solo, a raccogliere la torta caduta a Chōza.
«Giornata piena, eh?»
Shikaku annuì.
«Tu stai bene?»
«Sì. Non ti ho fatto gli auguri per il tuo imminente matrimonio. Felicitazioni. Davvero.»
«Grazie.» Inoichi conosceva Shikaku, dunque attese.
«Non volevo farti una scenata...»
«Lo so» gli sorrise il biondo.
«Credevo... che mi fosse passata.»
«Anch’io credevo mi fosse passata...»
«Forse abbiamo solo frainteso le cose.»
«O forse sono cose che non passeranno mai del tutto.»
«Quindi saremo sempre gelosi l’uno dell’altro?» Il moro col codino lo guardò per un secondo, poi spostò gli occhi sulla moglie.
«Perché no» convenne Inoichi. «Ma ora possiedi qualcosa di importante per te. Presto lo avremo tutti.»
Furono distratti dalla risata acuta di un bambino. Shikaku vide Mikoto Uchiha inseguire il piccolo Itachi che correva incontro a Kuromaru. «È proprio così.»
Inoichi lo guardò di sottecchi, divertito. «Cos’hai dovuto fare per convincere i tuoi parenti a far presenziare Chō-chan e me alla funzione?»
Shikaku inspirò a fondo e cominciò a brontolare. «Diventerò capofamiglia. Una bella seccatura, non ne ho la minima voglia. Ma vi ci volevo a tutti i costi, perciò ho dovuto cedere. Il nonno ha giocato bene le sue carte.»
Inoichi gli strinse la spalla con la mano.
«Il vecchio ha ufficializzato la cosa agli anziani del clan. Quando nascerà il mio erede, ci sarà la cerimonia.»
«E bravo Shika-chan! Devi darti una mossa, allora» ammiccò Inoichi.
«A proposito, qual è il nome che avresti già deciso?»
«Per mio figlio? Inoshin.»
«Io credo che lo chiamerò Shikamaru.»
«Pensa se Chō-chan avesse una femmina!»
Scoppiarono a ridere.
«Vi divertite proprio, voi due» li raggiunse Minato. «Noi andiamo, Shikaku-kun. Grazie per la bella festa e ancora auguri.»
«Grazie per essere venuti.»
Yoshino si avvicinò a reclamare il marito. «Shikkun, gli ospiti se ne vanno.»
«Sì, sì...»
«Non alzare gli occhi! Va’ a salutarli, invece!»
«Ho capito, vengo, non ti agitare...»
Yoshino incrociò le braccia al petto sempre più spazientita e Inoichi scoppiò a ridere.
«Vado anch’io. Ci vediamo per il mio matrimonio, Yoshino-kun!»
«Ino-chan...» lo trattenne Shikaku, ma non aggiunse altro. Il biondo lo capì ugualmente.
«Grazie, Shika-chan. A presto» Inoichi salutò gli amici.
Si era levata un’aria fredda. Il biondo guardò il cielo con un’improvvisa inquietudine.
Nessuno di loro poteva sapere che quella serenità sarebbe durata assai poco. La terza guerra mondiale ninja era alle porte.

 

Emadiam

- 2023 -

   
 
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