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Autore: Koa__    01/02/2023    4 recensioni
Harry e Draco sono alle prese con l’organizzazione del matrimonio e tutto sembra procedere per il meglio. Nonostante il lavoro assorba la maggior parte delle energie del suo futuro marito, con l’aiuto di sua madre Narcissa, Draco riesce a mettere in piedi una festa di fidanzamento di tutto rispetto ed è proprio allora che la storia ha inizio. All’imponente ed elegante party è presente tutto il mondo magico, ma tra professori di Hogwarts che si ubriacano ed ex Serpeverde che lo prendono bonariamente in giro, un piccolo incidente sembra voler minare la felicità dei promessi sposi. “Tutto sommato”, osserva Draco a festa conclusa, lui e Harry ne sono usciti indenni. O così credono. Ciò che non possono neanche lontanamente immaginare è che qualcuno trama nell’ombra.
Sequel di: “Un matrimonio da sogno (o quasi)” e “Say yes to the dress!”
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wedding Disaster'
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Il teorema dello Schiopodo Sparacoda





 

C’è qualcosa di viscido nell’aria, che gli striscia sulla pelle e si insinua fin dentro le ossa, lasciandogli appiccicata addosso una sensazione spiacevole. Draco racconta a se stesso che sta tutto nella nebbia fitta di quella brughiera che impedisce una visuale nitida al di là qualche metro, ma a voler essere sinceri è la paura a sfiancarlo. Fa poco caso alla nebbia comunque e molto di più all’odore prepotente di terra bagnata che sa anche un po’ di muffa, è crollato pesantemente sul terreno umido, affondando quindi il viso tra le braccia conserte, lo sconforto prende possesso delle sue emozioni in maniera così importante, da non lasciar spazio a nient’altro. Tirarsi le ginocchia al petto mentre cerca disperatamente di non piangere davanti a Weasley e alla Granger, è il passaggio successivo di quell’intricato labirinto che è la sua mente. Se anche lo facesse, si dice, è probabile che non lo prenderebbero in giro, il suo fidanzato e i suoi genitori sono tenuti prigionieri e minacciati con una bacchetta da una mezza svitata, gli sarà anche concesso di perdere il controllo per un attimo, giusto? Nessuno lo giudicherà malamente, ma la sensazione è scomoda lo stesso perché Draco non è abituato a esporsi in questo modo con le altre persone. E infatti non versa una lacrima, anche se il terrore è difficile da scacciare. Si preoccupa del puzzle che ha da mesi davanti agli occhi, solo per tenere impegnato il cervello. Era sicuro di esser riuscito a mettere una di seguito all’altra ogni tessera, componendo un disegno preciso, ma ora quello stesso quadro lo percepisce come incompleto. Mancava un tassello fondamentale: i suoi genitori. Da quanto tempo mamma e papà si trovano in questo posto orribile? Quanti dei gufi che lei gli ha mandato erano effettivamente scritti per volontà di Narcissa? Draco non riesce a non pensare alla sera della festa di fidanzamento al Maniero, quando sua madre ha pronunciato quelle parole, mettendo in discussione il suo amore per Harry Potter e facendogli capire in modo chiaro che non approvava il matrimonio. Di quella sera, così come dei giorni successivi, tra gli articoli infamanti di Rita Skeeter a distrarlo ricorda di essere stato confuso. Il giorno in cui ha fatto coming out, così come quando ha annunciato di stare insieme a Harry Potter non sono stati certo i più felici della vita di Narcissa, né tantomeno quelli di Lucius, ma anche se non capivano fino in fondo, e se non accettavano, hanno abbozzato. Lei ha provato a essergli di supporto e in parte, Draco si è sentito compreso. Quel giorno, quello del fidanzamento, le parole di sua madre lo avevano colpito come una coltellata in petto. Ed è assurdo che ci stia pensando proprio adesso, ma non riesce a non farlo. Era davvero lei la donna con cui ha parlato? E se lo era, che fosse sotto la Maledizione Imperius? Egoisticamente quasi lo spera, almeno vorrebbe dire che simili cattiverie non erano frutto della mente di Narcissa, ma di quella di Rosamund Brown, o come diavolo si chiama. Draco non è sicuro di nulla ormai e non ha davvero una risposta a nessuna di queste domande, i pensieri gli scivolano via dalla testa e si intersecano in una ragnatela di sensazioni che gli rivoltano lo stomaco. Gli viene da vomitare e la testa gira. Non capisce, non ci riesce da tanto tempo, ma adesso meno che mai. Il movente, come lo ha chiamato la Granger, sfugge alla sua comprensione. Perché mettere in scena tutto questo? Le ragioni gli sfuggono così come la lucidità e allora prova a riprendere il controllo di se stesso, respirando lentamente. Hanno ancora un piano da seguire e delle persone da salvare, non può crollare proprio adesso. Ron ed Hermione gli stanno accanto, la loro è una presenza muta e solida, in buona parte rassicurante. Bacchette alla mano e sguardo comprensivo, carico di un’ansia palpabile, lo guardano entrambi riducendo ogni sentimento a un lieve imbarazzo. Non sono preoccupati soltanto per Harry, Draco lo ha capito da come gli occhi della Granger si sono allargati per lo stupore alla vista di Lucius e Narcissa, nel momento in cui ha allungato lo sguardo al di là delle finestre del primo piano di villa edera. Forse neppure Hermione si sarebbe mai aspettata di provare pena per loro, ma le persone cambiano. Questo matrimonio ne è l’esempio. 

 

Uno dei due ha lanciato un incantesimo silenziante, Draco non sa chi sia stato, ma ringrazia mutamente. Hanno tutti e tre bisogno di racimolare le idee, anzi no lui ne ha bisogno e non può farlo se teme di essere sentito da Rosamund Brown. Prova ancora l’istinto feroce di fare irruzione là dentro e cruciare quella tizia, che nella sua testa definisce con epiteti ben peggiori, il cui meno volgare è “Maledetta”. Il sentimento non è dissimile da quello che provava ore fa di andare al Ministero ad aiutare Harry. Non l’ha fatto oggi e non lo fa neanche adesso, non ancora almeno. Stringe i pugni e le unghie graffiano la stoffa leggera dei pantaloni che indossa. Non è neanche sicuro di riuscire a stare in piedi.
«Quand’è l’ultima volta che hai parlato con loro?» domanda la Granger a un certo punto. Draco ci ha già riflettuto, ovviamente, ma la risposta che dà a se stesso è impietosa e lo fa sentire ancora più in colpa. Era Natale, ne è sicuro. Sua madre era arrivata la sera vigilia con un mucchio di regali, ha ben impresso nella memoria il suo atteggiamento strano, che lo aveva lasciato spiazzato. Ricorda la maniera gentile che Harry ha avuto di ringraziarla per il pensiero, prima di stringere il suo braccio e impedirgli di affrontarla a viso aperto. Così saggio, ha pensato allora. A dicembre era ancora troppo arrabbiato con lei, se avesse aperto bocca come voleva avrebbe ulteriormente inasprito il rapporto con sua madre e con il matrimonio imminente, Draco non se lo sarebbe mai perdonato. Harry lo aveva capito, ma chissà, forse se le avesse detto tutto fin allora la verità sarebbe uscita e niente di tutto questo sarebbe mai accaduto. Ma stranamente Draco non biasima se stesso e tantomeno lo fa con Harry. Ricorda invece che Narcissa all’epoca aveva annunciato che lei e Lucius avrebbero trascorso le vacanze in Svizzera dove sono rimasti per qualche settimana. Dopo di allora gli sono arrivati soltanto dei gufi, brevi lettere a cui lei rispondeva, scrivendo con la sua calligrafia appuntita e frettolosa. Era lei a redigere quei messaggi, di questo non ne ha mai dubitato, dubita ora che fosse pienamente in sé e non obbligata dalla Maledizione Imperius. Ha sempre detto di stare bene e di essere molto impegnata. A voler essere sinceri, Draco non le ha mai creduto, ha solo pensato che non volesse più vederlo.
«A Natale» butta fuori dopo qualche istante di silenzio. La voce gli esce roca, graffiata dalla nausea che gli attanaglia la gola. Ha ancora un freddo del diavolo, l’umidità serpeggia sotto la camicia, gli striscia sulla pelle come un viscido serpente. Fa schifo, ma se dovesse dare una forma al senso di colpa, direbbe che è fatto esattamente così, di marciume e nebbia.
«Lo so, è orribile per un figlio» prosegue ed evita bellamente di incrociare lo sguardo di Ron ed Hermione, non vuole subire anche il loro giudizio. «Lei aveva detto di non volermi aiutare con i preparativi del matrimonio e il giorno della festa di fidanzamento mi aveva fatto così arrabbiare, che ho pensato fosse meglio tenerla all’oscuro di tutto mentre con mio padre…» Con lui non parla mai, pensa, ma non lo dice. Non ci parla da quando ha fatto coming out. Non per grandi discorsi almeno. Lui gli rivolge saluti formali e quando sono in pubblico si mostra sorridente, alla mano e gli dà sonore pacche sulle spalle come se fosse orgoglioso di suo figlio. Ogni tanto gli chiede delle imprese e come va il lavoro, Draco risponde più per senso del dovere che per il desiderio di renderlo fiero. A pensarci, non parlano da prima della guerra, anzi, probabilmente non hanno mai davvero parlato.
«Non c’è bisogno che ti giustifichi» se ne esce Hermione, pacifica. Draco apre appena un poco gli occhi e volge lo sguardo in sua direzione, senza farsi scoprire troppo a guardarla. I suoi capelli sono un disastro, colpa dei rovi di poco fa. Il bel tailleur lilla che indossa è strappato in alcuni punti e si è sporcato di terra, mentre le scarpe sono inzaccherate di fango, ciononostante riesce comunque ad avere un bell’aspetto. Non sa di preciso cosa sia, è qualcosa nello sguardo, una luce che in passato non ha mai notato e che oggi continua a saltargli agli occhi.
«Miseriaccia, se avessi un padre come il tuo neanche io ci parlerei granché» commenta Weasley dopo qualche attimo. Il sorriso che Draco stira è più un’ombra che un divertimento sincero, gli angoli della bocca si sollevano di poco, ma subito dopo si piegano nuovamente all’ingiù.
«Già, ma non riesco a non domandarmi da quanto tempo si trovano qui. Forse sono passati mesi, non ne ho idea. Se fossi stato più presente, se mi fosse venuto in mente di passare al Maniero qualche volta, magari tutto questo non sarebbe successo.»

«O probabilmente Rosamund aveva pensato anche a questo, non trovi?» domanda furbescamente Hermione; già, sì, considerando il tutto crede sia piuttosto ovvio.
«Però c’era comunque qualcosa di strano, fin dalla festa di fidanzamento. Mia madre sarà quel che sarà, ma non si disinteressa mai di un evento sociale, soprattutto di un matrimonio. Può passare mesi a scegliere un abito per un invito a una cerimonia di nozze, figuriamoci se a sposarsi è suo figlio. Insomma, ha curato lei ogni dettaglio della festa al Maniero e proprio per questo io credevo che mi avrebbe aiutato. Avrei dovuto capirlo da questo.» Sì, avrebbe dovuto. Così come non avrebbe dovuto abbandonarli a loro stessi. Harry non l’avrebbe fatto e nemmeno Weasley, a dire il vero o la Granger, che ha girato il mondo per ritrovare i suoi genitori dopo la fine della guerra. Ma pare che Draco Malfoy riesca a fare comunque le scelte più sbagliate, anche quando prova a fare la cosa giusta, anche quando prova a essere la brava persona che merita di stare al fianco di Harry Potter. E ora invece non ha nemmeno il coraggio di sporgersi di nuovo oltre quel davanzale in muratura per accertarsi che i suoi genitori stiano davvero bene. Li ha visti pallidi e patiti, sporchi indubbiamente, ma tutto sommato in salute. O almeno, è questo che si ripete, ma è scontato che stia in buona parte mentendo a se stesso o esagerando in positivo.
«Quel che è certo è che non risolveremo niente stando qui a chiacchierare» se ne esce Weasley dopo qualche attimo. «Ci sono delle persone là dentro che hanno bisogno del nostro aiuto. Il fatto che i prigionieri siano tre non cambia nulla, faremo come abbiamo concordato. Aspettate cinque minuti e poi entrate.» Ron si alza in piedi, pur cercando di restare al di sotto delle finestre così che Rosamund Brown non lo veda. Considerata l’altezza pare ancora più goffo di quanto non lo sembri di tanto in tanto; ha la tendenza a ciondolare camminando con le spalle un po’ curve e struscia anche i piedi a terra. Sempre meno di quanto non facesse da ragazzo, così alto e allampanato, davvero molto magro. Adesso ha una buona dose di muscoli che ha messo su grazie all’addestramento da Auror e incredibilmente, nonostante l'apparente goffaggine, la maniera in cui cammina non lascia trapelare insicurezza. Gli Auror sanno quel che fanno, Draco lo ricorda a se stesso in ogni istante perché in un certo senso Weasley gli dà tutte quelle sicurezze che altrimenti non avrebbe. Appena lo vede sparire dietro l’angolo della casa, si rilassa contro il muro freddo e inspira lentamente. Deve aver piovuto nel pomeriggio perché la parete in muratura che ha alle spalle è bagnata, l’umidità gli inzuppa la camicia di lino bianca. Non costringe se sesso a sedare un brivido, fa freddo in questo dannato posto. La brughiera sembra essersi dimenticata che è ormai il mese di giugno. Stringe al meglio la bacchetta che ha tra le dita e che tiene premuta sulla coscia, i polpastrelli prudono per la tensione. Vorrebbe avere il potere di far scorrere il tempo, manderebbe avanti le lancette fino al giorno del matrimonio. Vorrebbe che tutto fosse già finito e doversi preoccupare di questioni ridicole come una macchia sul vestito o ascoltare Pansy mentre gli racconta nel dettaglio della sua pomiciata con uno sconosciuto all’addio al celibato. Quello che non ha nemmeno fatto, quello che non farà. Avrebbero dovuto festeggiare questa settimana, ma non se l’è sentita e ora è qui e fa tutto schifo.

 

Raggiungono il portone d’ingresso camminando furtivi, restano chinati appena un poco in avanti con la schiena che si fa ingobbita, passando al di sotto delle finestre fino a che queste corrono lungo la facciata della villa, coperta di edera. Draco raddrizza la schiena soltanto quando giungono in prossimità di un grosso portone bianco, con un battente che una volta doveva essere di un colore non dissimile all’argento, ma che ora sembra più un pezzo di ferraglia arrugginito. Il legno, marcito e tarlato, è rovinato anch’esso e così come il resto della casa è diventato fatiscente. Nota però ancora qualche decorazione, divorata dal muschio, come due angioletti di pietra che stanno al di sopra dell’architrave e che guardano verso il basso con le loro alucce spiegate. Il battente, inoltre, è posato sopra a un ornamento che ricorda un motivo floreale, un ingarbuglio di edera e fiori. Lo sfiora con la punta delle dita, trovandolo gelido e umido al tatto. Sulle prime si chiede se il portone sia chiuso oppure aperto, ma guardando con maggior attenzione fa caso al fatto che il catenaccio non è tirato. Il legno è talmente consumato che in alcune feritoie si può vedere dall’altra parte, spiando all’interno nota una pesante chiave in ferro ficcata nel buco della serratura, questa però non è stata girata. È come se Rosamund Brown si fosse dimenticata di tirare il catenaccio o di lanciare un incantesimo per bloccare il portone. Dubita fosse di fretta, ha avuto tutto il tempo per alzare delle barriere efficaci, ma oltre a essere riusciti ad arrivare fin qui senza alcun tipo di difficoltà, riescono anche a oltrepassare l’ingresso altrettanto facilmente. La porta, infatti, è semplicemente accostata. Con ogni probabilità non pensava che l’avrebbero trovata o forse era troppo impegnata a gestire tre prigionieri, cosa piuttosto plausibile considerato che Harry non si è certo trasportato fin lì di propria iniziativa. O almeno lo spera, se così fosse sarebbe il più idiota tra gli idioti dell’universo.
«Non ci sono barriere di protezione» sussurra Draco guardando Hermione. Non è sicuro che l’incantesimo silenziante funzioni ancora, nel dubbio parla a bassa voce tastando il legno ammuffito della porta con le mani. La Granger annuisce, lo guarda con occhi sottili mentre le labbra sono arricciate nella classica espressione che fa quando sta rimuginando su qualcosa. Si sta probabilmente facendo le sue stesse domande, anche uno stupido si chiederebbe perché Rosamund Brown, pur avendo studiato da Auror, è stata così leggera nel proteggere se stessa. Anche se, a dirla tutta non è neanche la prima volta che commette degli errori. Ha cancellato la memoria di Luigi più volte, dopo avergli raccontato tutto quello che stava combinando senza preoccuparsi di controllare che fossero soli in negozio. Neanche è sicuro del perché l’abbia fatto, che avesse bisogno di un confidente? Possibile che il senso di colpa la stesse schiacciando? Draco non ne ha idea, spera solo che sia troppo cretina per portare avanti il proprio piano in maniera sensata ancora per molto. La stupidità di quella donna, così come gli errori che ha commesso hanno fatto in modo che riuscissero a comporre quel famigerato puzzle che altrimenti non sarebbe mai riuscito a mettere insieme.
«Non è strano che non ci abbia pensato?» chiede Malfoy, di nuovo a voce talmente bassa che si domanda se Hermione l’abbia o meno sentito. Dalla maniera in cui annuisce è chiaro che abbia sentito e che sia d’accordo con lui.
«Non ha attivato neanche un Cave Inimicum, * forse credeva che ci avremmo messo di più a rintracciare Harry» avanza lei, titubante, ma non sembra convinta neppure lei di quello che sta dicendo.
«O forse è svitata» osserva Draco, spingendo l’uscio con poca forza e aprendo così un’ampia visuale dell’atrio e del corridoio. Non che serva a qualcosa, l’interno di quella casa è immerso nel buio, fatta eccezione per il soggiorno. Un refolo di vento più gelido che proviene da dentro lo attraversa, facendolo rabbrividire. I cardini del portone emettono un cigolio sinistro e piuttosto rumoroso quando questo viene spalancato, a quel punto le voci provenienti dal salotto si quietano. C’era come un mormorio indistinto, una voce senz’altro femminile che ora però tace. Se è vero che poco fa non li ha sentiti parlare, questo, Rosamund Brown lo ha sentito sicuramente. E sarà anche una cretina, per usare un eufemismo, ma non fino al punto di non controllare quando una casa sinistra immersa nel nulla, emette strani rumori. Devono levarsi subito da lì, già ma dove andare? Non sarebbe saggio uscire, vedendola aperta Rosamund Brown bloccherà di sicuro la porta e a quel punto si ritroverebbero da capo. Colto alla sprovvista, Draco fissa Hermione con occhi sgranati chiedendo a lei mutamente se ha qualche idea. Un rumore di passi, quasi sicuramente appartenente a una donna che indossa delle scarpe con il tacco, si fa sempre più vicino. Sta venendo a controllare e cammina anche alla svelta. Accidenti, devono nascondersi, e subito! Senza preoccuparsi di chiudere il portoncino, si guarda velocemente attorno senza però riuscire a trovare una soluzione adatta. Se solo fosse accesa qualche luce in più riuscirebbe a capire qualcosa di quella casa e invece il buio è totale. Gli pare di intravvedere una scalinata che conduce al piano superiore, ma è troppo lontana perché la raggiungano per tempo e poi, per quanto ne sa, il pavimento potrebbe emettere altrettanti scricchiolii, facendoli scoprire praticamente subito. C’è solo una porta sulla destra, ma non nota nient’altro. Se anche c’è un armadio, un qualche anfratto o un grande mobile che li può nascondere, non lo vede. Non fa in tempo però neppure a pensare a cosa fare, che Hermione lo afferra per un braccio e lo trascina oltre a quella porta sulla destra, che chiude proprio all’ultimo istante. C’è una frazione di secondo durante la quale il tempo si ferma e resta appeso in una sorta muta di incertezza dove lui e la Granger sono sia salvi che spacciati, in cui si sente letteralmente morire. Se vengono scoperti ora, che succederà a Harry o ai suoi genitori? Il piano era entrare di soppiatto e disarmarla, ma funzionerebbe anche se la affrontassero a viso aperto? Draco non ne ha idea, non ha mai fatto niente del genere in vita sua. Ha immaginato che Weasley sapesse il fatto suo a questo proposito, ma è stato talmente sconvolto per tutto il giorno che non ha pensato a domandargli delle possibili varianti di questo “Geniale” piano di azione. Draco emette un sospiro frammentato, sente le mani tremare e allora le stringe entrambe. Una si avviluppa attorno alla bacchetta, ma le dita gli sudano e la presa quasi scivola, mentre l’altra la tiene rilasciata lungo i fianchi, contratta e stretta in un pugno duro. Chiude appena un poco gli occhi, come a voler trovare una sorta di calma interiore, ma subito li riapre quando si rende conto di voler vedere quello che succede. Non vuole chiudere gli occhi. Il cuore martella così forte nel petto, che per un istante teme che Rosamund Brown possa sentirlo. Una goccia di sudore gli scivola giù dalla fronte, infrangendosi sulle labbra aperte. Il respiro è affannoso mentre la tensione e la paura gli scorrono sulla pelle in egual misura. Al di là della porta socchiusa, i passi non si sono fermati, hanno continuato fino al corridoio e lì hanno indugiato. Dev’essere passata anche davanti a loro, Draco intravede la luce di una bacchetta, ma qualunque cosa Rosamund stia cercando ha tirato dritto senza fermarsi o provare ad entrare dove si sono nascosti. Basterebbe un Revelio per farli uscire allo scoperto e a quel punto sarebbero costretti a lasciare le bacchette e Weasley si ritroverebbe da solo, con ben cinque prigionieri da salvare. Non può permetterlo. E non può lasciare nemmeno che la paura lo divori, Harry ha bisogno di lui e anche i suoi genitori. Quindi rinsalda la presa e deglutisce a fatica, mandando giù un grumo di saliva. Hermione sta al suo fianco, rigida e quasi impettita, con la bacchetta tenuta saldamente tra le dita. Il suo respiro è accelerato ed è spaventata, ma non dà segno di essere nel panico. Al contrario pare aver trovato una sorta di calma che le impedisce di tremare come invece sta palesemente facendo lui. Draco cerca di distrarsi per non impazzire, per non saltare fuori dal suo nascondiglio e prendere per il collo la persona che ha reso un inferno gli ultimi mesi della sua vita. Non sarebbe saggio, sarebbe controproducente, continua a ripetersi. Quindi inizia a guardarsi attorno, contestualizzare serve sempre a qualcosa, ma questa volta non ha idea di dove siano finiti. La luce che proviene dall’esterno è molto rada, la nebbia impedisce al chiarore naturale della notte di entrare dalle finestre e consentirgli così di distinguere almeno i contorni in maniera nitida. Da quel poco che vede, però, sembra una biblioteca con un paio di poltroncine e un camino sul fondo, ovviamente spento. Fuori nel corridoio i passettini di Rosamund Brown si dirigono verso l’ingresso, i rumori indugiano più di un istante e Draco immagina che sia uscita per controllare. Non attende però troppo tempo, perché subito dopo il portone si richiude, la sente pronunciare un incantesimo che blocca il chiavistello e qualche istante più tardi i passi si allontanano verso il soggiorno. La luce della bacchetta, sparisce con lei. Draco riprende a respirare correttamente soltanto quando anche l’altra porta, quella del soggiorno, sbatte contro la parete.
«Penso se ne sia andata» sussurra Hermione a voce bassissima, allunga lo sguardo al di là di una fessura che hanno lasciato aperta. Studia l’ingresso per qualche attimo dopodiché si volta in sua direzione e annuisce come a volerlo invitare a seguirla. Camminano l’uno a fianco dell’altra, a passi lenti, cercando di fare il minor rumore possibile fino a che non sono abbastanza vicini all’entrata del soggiorno da poter sentire ciò che accade all’interno. Draco ha un sussulto quando sente la voce di Harry spezzare il silenzio con una risata roca e sarcastica.
«Che c’è di divertente?» ringhia Rosamund Brown. Draco si rende conto di non averla neanche mai sentita parlare così tanto prima. L’ha incontrata una volta, tempo fa, proprio in casa sua e di Potter e poi mai più. Si sono salutati e basta. Per il resto ne ha solo sentito parlare, male, dal suddetto Potter. Sa che è un pessimo Auror e da quanto ha visto, dalla maniera cioè in cui non ha protetto questa abitazione, capisce anche il perché. Non ricordava però che la sua voce fosse tanto acuta e fastidiosa.
«Ti ho chiesto: ami tu Draco Malfoy?»
«Certo che lo amo» replica Harry con voce sicura. Non c’è più traccia di scherno in lui, gli echi della risata di poco prima si sono spenti e ora il suo parlare è fermo e sicuro, serio nei modi. Draco ha un sussulto. «Lo voglio anche sposare, se non mi ucciderai prima.» Stupido idiota, non darle idee! Pensa fra sé intanto che si rende conto di odiarlo, soltanto un eroe stupido come lui può mantenere un tono così beffardo di fronte al proporio aguzzino. Dovrebbe essere più accondiscendente e non farla arrabbiare, si sa che i pazzi sono pericolosi quando si infuriano e Rosamund Brown non gli sembra molto a posto con la testa. Ma lui invece ride e la prende in giro, la sua voce è intrisa di sarcasmo e anche adesso lo sente sogghignare. Si farà ammazzare per la sua stupidissima ironia.
«Non è possibile! Ti ho dato l’antidoto per il filtro d’amore, dovresti smettere di dire certe cose.»
«Non so cosa insegnano a Ilvermorny, ma a Hogwarts ho imparato che l’antidoto funziona solo se si è assunto un filtro d’amore e io non ho preso niente del genere. Amo Draco e lo voglio sposare, niente mi fermerà da questo intento.»

«Io non capisco, io…» tenta Rosamund Brown con la sua voce acuta e fastidiosa. Sembra confusa, come se non riuscisse a capire come sia possibile che Harry Potter sia innamorato di Draco Malfoy. Nonostante tutto, non può dire di non capirla. Comprendere benissimo la sua confusione, lui sono anni che si fa la stessa domanda. Come è possibile?
«La Gazzetta del Profeta diceva che eri sotto l’effetto di un filtro d’amore, dev’essere per forza così.» Oh, ma che idiota! Non penserà di certo che quella che tuttora Rita Skeeter butta in prima pagina, sia la verità? Dovrebbe seriamente scrivere una lettera al direttore della Gazzetta e dirgli di smetterla di dire certe cose, perché altrimenti la gente idiota come quella tizia finisce per crederci e per combinare casini come questo.
«Ascolta, Rosamund» replica Harry, questa volta con maniere più condiscendenti e pacate. «Sono disposto a raccontarti la mia storia con Malfoy, dico davvero. Però prima lascia andare i genitori di Draco, non hanno fatto niente.»
«Non hanno fatto niente?» grida lei, sembra furiosa in una maniera che fa fare a Draco un passettino in avanti e rinsaldare la presa sulla bacchetta. Non va oltre, anche se vorrebbe fare irruzione là dentro, Hermione posa una mano sul suo braccio e lo trattiene con una discreta forza. Questa volta non parla, ma scrolla il capo in senso di diniego come a fargli capire che non è ancora il momento. Draco resta dove sta più per via dello sguardo duro che gli dedica, che per le dita avviluppate ancora al suo avambraccio.
«Sono stati due Mangiamorte» continua Rosamund, furiosa, «hanno dato la loro casa al signore Oscuro. Ti volevano ammazzare e tu adesso sposi il loro figlio. Ti rendi conto che c’è qualcosa che non va? Sei stato incantato o confuso.»
«Non pretendo che tu capisca, Rosamund, ma è semplicemente andata così. Inoltre c’è stato un processo, il Wizengamot…»
«Il Wizengamot ha sbagliato!» sbraita lei, interrompendolo «avrebbero dovuto condannarli al bacio del dissennatore.»
«Sono già stati puniti a sufficienza, non trovi?» chiede Harry con fare gentile, ma brutalmente serio. Draco può quasi sentire Rosamund emettere un flebile sibilo di sorpresa. «Quello che è successo durante la guerra è stato terribile non soltanto per chi stava dalla mia parte, ma anche per molte delle persone sul fronte opposto. Come ho detto nella mia testimonianza, Draco non soltanto si è rifiutato di uccidere Silente, ma mi ha aiutato quel giorno al Maniero, non denunciandomi a Bellatrix e anche dopo nella stanza delle necessità. Narcissa invece mentì a Voldemort, non dicendogli che ero ancora vivo e che la Maledizione che uccide non aveva avuto alcun effetto su di me. Aiutare colui che dovrebbe essere tuo nemico nel momento di massimo potere di Voldemort è stato ciò che ha fatto credere al Wizengamot che il perdono fosse la soluzione più giusta, così come era stato fatto in passato con Piton mentre Lucius… togliere la bacchetta a un mago a vita è una delle punizioni più grandi che una persona dotata di poteri magici possa ricevere, non trovi? E se non lo sai ti consiglio di documentarti su come si comporta la magia di un mago o una strega quando questa non può essere espressa attraverso la bacchetta, Rosamund, anche se in quanto Auror dovresti saperlo.» Ciò che Draco nota degli attimi immediatamente successivi all’accorato monologo di Harry Potter, è il silenzio. Il camino crepita di fiamme vive e la legna secca emette dei piccoli scoppiettii. Sotto i suoi piedi, il parquet cigola appena. Riesce a percepire un mormorio basso e privo di senso, appartenente a una voce maschile. La associa a Frank Graves, che ha intravisto dalla finestra pochi minuti fa e che gli era sembrato completamente inerme e fuori di testa, canticchia una canzoncina incomprensibile ed è tutto quello che si sente. Draco fatica a concentrarsi su un qualcosa che non siano le parole di Harry. Sono cose che già sapeva, discorsi che hanno fatto e rifatto almeno cento volte, ma riascoltarli gli causa un effetto strano nello stomaco che ora è in subbuglio. Un battito d’ali gli sfarfalla nel petto, scacciando la paura anche se solo per un istante. Quel periodo, quello della morte di Silente e poi anche tutto l’anno successivo fino alla caduta del signore Oscuro, è stato un incubo. Il marchio nero sull’avambraccio è sbiadito, certo e per anni lo ha tormentato come il simbolo di tutto ciò che è stato, compreso il ragazzino razzista che appellava gli altri come “Sporco mezzosangue” sentendosi superiore. Draco ha biasimato se stesso per tanto tempo ed è crollato in una sorta di abisso, dal quale Harry Potter lo ha salvato. E poi si sono innamorati e tutto quello è semplicemente passato. Sì, è come dice la Granger, pensa ricordando alle parole che gli ha rivolto ormai ore fa, si sono innamorati e non c’è niente di più bello. Eppure perché fa male? Si chiede, ma a quello trova subito una risposta. Lo fa perché quel tarlo che nella sua testa marcisce ormai da mesi, per tutto il tempo ha rimuginato proprio su questo. Perché ciò che ha detto Narcissa alla festa di fidanzamento, fossero o meno le sue intenzioni, le ha sentite eccome. Come può Harry stare insieme a uno come lui dopo tutto il male che ha fatto? Come può averlo perdonato? Come può mettersi alla stessa tavola di Lucius, che ha tentato di ucciderlo o sorridere a Narcissa, che lo ha disprezzato per degli anni? Forse non fa male a chiamarlo “San Potter”, pensa stirando un sorriso piccolo, prima che la tristezza divori le sue espressioni. Forse non dovrebbero stare insieme.
«Come puoi volerti sposare con uno come lui? Tu sei Harry Potter, l’eroe del mondo magico. Sei buono, generoso, gentile, hai un cuore puro, hai salvato tutti quanti da Voldemort e poi ti allei con il tuo nemico?» chiede una Rosamund Brown, che forse è fuori di testa per davvero e che certamente ha sbagliato nei modi, ma che per una strana ragione sta facendo tutte le domande giuste. Come può stare con lui?
«È il teorema dello Schiopodo Sparacoda!» La voce che ha parlato non appartiene a nessuna delle persone che sa esserci là in quel soggiorno, non è di Harry né di Frank Graves, non sono i suoi genitori e tantomeno Rosamund Brown. Draco la riconosce subito e allora ricorda che c’è anche un’altra persona in quella casa, Ron Weasley. In effetti, anche se avesse avuto dei problemi a capire che si trattava di Ron, il sussulto di Hermione, accucciata al suo fianco, lo avrebbe reso perfettamente chiaro. Weasley ha usato l’altro ingresso, uno che conduce a una specie di cucina, l’hanno vista non appena sono arrivati quando hanno fatto il giro della casa. Per raggiungerli ha usato l’altra porta che dal soggiorno si apre su di essa. Draco maledice che non ci siano spiragli, vorrebbe vedere cosa succede là dentro. Vorrebbe andare da Harry e da sua madre e suo padre, ma di nuovo rimane immobile.
«Che diavolo ci fai tu qui? Come mi hai trovato?» sputa Rosamund, rabbiosa.
«Non voglio farti del male» interviene Ron «ma forse dovrei spiegarti un paio di cose, perché dai discorsi che fai mi sa che non conosci il teorema dello Schiopodo Sparacoda.»
«Di che accidenti sta parlando quell’idiota?» sussurra Draco mentre Hermione scrolla la testa, ammettendo di non averne la minima idea. Ron Weasley con le sue maledizioni strane dell’antica Scozia e un aneddoto sulla sua stramba famiglia per ogni situazione… Se lo stupido Potter si famale per la scemenza che sta per dire, giura su Salazar Serpeverde che lo ucciderà con le sue stesse mani.
«Che diavolo è? Non l’ho mai sentito prima» ammette Rosamund.
«Il teorema è semplicissimo» prosegue Weasley, pacato. Sembra dannatamente serio. «Se ad Hagrid piacciono creature come le Acromantule o gli Schiopodi Sparacoda, se impazzisce per i draghi al punto da volerne uno dentro casa e se fa tutti quei versetti idioti che si fanno di solito ai bambini quando un Dorsorugoso di Norvegia gli brucia la barba, beh allora esisterà qualcuno al mondo che amerà Draco Malfoy alla stessa maniera. Il teorema dello Schiopodo Sparacoda, no? Hagrid sta ai ragni giganti, come Harry sta a Malfoy. Malfoy è l’acromantula di Harry. Semplice.» Per un istante tutto tace. La voce di Weasley scema, finendo in niente. Sente Hermione sospirare, ma non sa se di ammirazione, stupore o se gli stia semplicemente dando del cretino. C’è ancora il crepitare del camino là dentro, forse il ticchettio di un pendolo. Lo sbuffare del vento che s’è fatto su intenso e sbatacchia le persiane così come il portone d’ingresso. Il parquet marcio scricchiola sotto le sue costosissime scarpe mentre, all’interno del soggiorno, una risata si leva alta e cristallina. Harry esplode in un divertimento sincero e onesto. A Draco piace quando ride in questo modo, ancora di più se è per merito di una sua battuta o un commento sarcastico rivolto a qualcuno che a entrambi sta sullo stomaco. Il teorema dello Schiopodo Sparacoda… che idiozia gigantesca! Non poteva che uscire dalla bocca di quello scemo di Weasley. Pensa, abbastanza compiaciuto. Non gli va di essere l’acromantula di Harry Potter, ma è vero che Hagrid pare essere il solo al mondo ad apprezzare creature che chiunque definisce come mostri puzzolenti. Per lui uno Schiopodo Sparacoda è l’equivalente di un dolce micetto per uno… beh, uno normale. Il che significa che Harry è come Hagrid? Mh, non crede sia così, però sa che è il caso di fare qualcosa per davvero quindi si alza in piedi, massaggiandosi le cosce indolenzite mentre aiuta Hermione a fare lo stesso. È il momento di andare, si dice aprendo la porta del soggiorno.
«Quello che dici non ha senso» sta dicendo Rosamund Brown e soltanto ora la vede in modo chiaro, se ne sta al centro della stanza a debita distanza da Harry e dai suoi genitori, a metà tra lui e Ron Weasley.
«Ma che diavolo…»
«Piacere e, beh, a quanto pare sono uno Schiopodo Sparacoda!» dice, accennando a un pizzico di ironia. A Harry si illumina lo sguardo non appena i loro occhi si incontrano e Draco addirittura sorride, salutandolo con un cenno lieve della mano. Sua madre e suo padre si sono voltati in direzione della porta e lo fissano, altrettanto felici di vederlo. Persino Lucius sorride e sinceramente pensa di non aver mai visto una simile espressione sulla sua faccia in tutta la vita. La loro gioia dura però molto poco, Rosamund Brown si è accorta della presenza sua e di Hermione e adesso anche lei lo sta guardando. Dal modo in cui immediatamente agita la bacchetta, sembra proprio che stia per lanciare un incantesimo. Draco inspira profondamente, preparandosi allo scontro. Se così dev’essere, allora difenderà la sua famiglia costi quel che costi.



 

Continua 




 

*Cave Inimicum, cito questo tra i tanti che ho menzionato perché forse è quello meno famoso. Viene messo una sorta di allarme quando il tuo nemico arriva nel luogo in cui hai lanciato l’incantesimo, avvertendo della sua presenza. Conoscendo il tuo nemico è infatti piuttosto sensato lanciarlo, come pensa subito Hermione. Tutti gli altri incantesimi citati vengono menzionati nei libri di Harry Potter, tra gli altri c’è il “Revelio” che poi è il “Homenum Revelio” recitato da Hermione a Grimmauld Place, in “Harry Potter e i doni della morte”:


 

Note: Incredibilmente sono riuscita ad abbozzare e finire questo capitolo entro mercoledì, come speravo. Il capitolo è un po’ più breve di quanto avevo previsto, ma ha subito diverse modifiche e tagli durante la stesura. C’era una grossa rivelazione su Hermione che ho tagliato e che inserirò nei prossimi capitoli, perché qui spezzava la tensione, che poi è il punto centrale del capitolo. E non me la sentivo di affrontare il capitolo-spiegazione in cui Rosamund spiegava perché ha fatto ciò che ha fatto e come lo ha fatto (anche se ormai questo è ovvio), un po’ come succede nei gialli. So per esperienza che cose del genere sono parecchio complesse da mettere giù quindi butterò tutto nel prossimo capitolo.

 

Purtroppo lo scorso capitolo non ha ricevuto recensioni, ma ringrazio comunque chi lo ha letto e chi è arrivato a leggere fino a qui. Spero che questo vi piaccia di più. Non manca comunque molto alla fine, il giorno del matrimonio si avvicina.
Koa

 
   
 
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