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Autore: effe_95    03/02/2023    2 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober2022 indetto da Fanwriter.it ]
***
31 racconti diversi, ambientati in 31 universi alternativi.
Universi in cui Tooru e Wakatoshi si incontreranno - anche in forme e generi diversi - dimostrando che l'amore, se predestinato, sceglie sempre le stesse persone, non importa quanto diverse esse appaiono.
[ Ushijima x Oikawa ]
***
28. Band
-
«Ehi Tooru, aspetta!». La voce di Tobio lo inseguì, ma lui stava correndo via.
Correva davvero, con i polmoni in fiamme. Sentiva dentro una strana tempesta.
Aveva quasi raggiunto l'altro lato della strada, quando sentì il foulard che aveva messo attorno al collo scivolare sulla pelle. Lo toccò automaticamente, sentendolo sfuggire dalle dita. A quel punto si voltò di scatto e Wakatoshi era dietro di lui, con l'affanno a sua volta, e il suo foulard stretto nel pugno della mano piena di anelli.
«Tooru» lo chiamò per la prima volta con una voce profonda e monocorde, facendo muovere quella tempesta dentro di lui come un mare agitato «ti prego, diventa il cantante della mia band!».
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”

Prompt: Omegaverse

N° parole: 18.390

Note: Ed eccoci qui anche con la seconda parte.
Occhio perché se non piace il genere potrebbe davvero dar fastidio!
Però mi lamento di meno della bruttezza di questa seconda parte, più o meno …
Mpreg- tematica principale.

TW - Accenni ad aborto, problemi di fertilità



 
Your Way


- Seconda Parte -




Diedero la notizia ufficiale della gravidanza ai loro amici un paio di settimane dopo, quando riuscirono ad organizzare una cena a cui tutti potessero partecipare senza impegni di lavoro di mezzo. Fu una scena surreale, da film.
Nel momento esatto in cui Wakatoshi pronunciò le seguenti parole con voce apatica: Io e Tooru avremo un bambino, il tavolo prima chiassoso si ammutolì di colpo.
Si ritrovarono diverse paia di occhi addosso.
Poi scoppiò il putiferio assoluto.
Hiroto - il bambino di appena tre mesi di Daichi e Koushi - rigurgitò il latte appena bevuto sulla faccia incredula di suo padre.
« Facciamone uno anche noi, Hajime! »
Strepitò Satori, eccentrico come al solito e già terribilmente brillo a causa della birra.
« Eh?! Al mondo non serve un'altra piaga come te! Non è abbastanza grande »
Fu la replica rabbiosa, con tanto di mano schiaffata in faccia all'altro, per allontanarlo da un palese tentativo di abbraccio affettuoso. Takahiro e Issei che se la ridevano grossa.
« Gwahh io lo sapevo già! »
Strepitò Shouyou pieno di gioia, scatenando in quel modo le ire funeste di Tobio.
« Shouyou, idiota! Perché non me l'hai detto? Tooru mi ha battuto di nuovo sul tempo! »
« Ma non sapevo fosse una gara! Ahia, non mi colpire, manesco che non sei altro! Sto per diventare tuo marito, non lo scordare! »
Koushi, che era seduto accanto a lui, gli gettò le braccia al collo con affetto.
Era ancora leggermente gonfio dopo la gravidanza, ma radioso come non mai.
« Congratulazioni, Tooru. Avevo pensato avessi un odore più dolce, ma non volevo fare domande indiscrete » Gli disse, dolce come sempre. Daichi invece si stava complimentando con Wakatoshi. Lui e Koushi erano gli unici ad avere già una prole nel loro gruppo di amici, e di certo nessuno pensava che i prossimi sarebbero stati -
« Non avrei mai detto che questo giorno sarebbe arrivato. Mi avete stupito, ragazzi »
Fu Eita a dar voce a quel pensiero comune.
Tooru si sentiva sopraffatto.
« Dobbiamo brindare » Li incoraggiò Reon.
La proposta fu accolta con entusiasmo. E Tooru si trovò in una situazione davvero imbarazzante quando - con uno scialbo bicchiere d'acqua in mano - tutti lo fissarono in attesa di una parola per festeggiare.
Gli piaceva essere al centro dell'attenzione, di solito, ma non in quel momento.
Così si impappinò, preso dall'imbarazzo e disse: « Brindiamo alle eiaculazioni precoci e al super sperma di mio marito! » Ed era troppo tardi quando se ne rese conto.
Wakatoshi lo fissò come se fosse diventato matto all'improvviso. Forse lo era.
Oh oh. Pensò Tooru, ricambiando lo sguardo mentre il viso cominciava ad assumere tonalità bordeaux. Si scolò il bicchiere in un colpo solo, dimenticando che fosse solo acqua.
Era di nuovo tornato il silenzio assoluto.
« E a chi si dimentica la pillola del giorno dopo » Fu la replica apatica e del tutto inaspettata di Wakatoshi, pronunciata come una palese frecciatina nei suoi confronti, con tanto di alzata di boccale di birra nella sua direzione e cenno della testa.
Il silenzio durò altri tre secondi esatti.
Poi scoppiò di nuovo il finimondo.


« Sono il tuo migliore amico, sopporto le tue cazzate da sempre e lo vengo a sapere in questo modo?! Dovresti vergognarti! »
Gli urlò Hajime nell'orecchio, molte ore più tardi, nel cuore della notte quasi.
Tooru, seduto in un angolo del divano della sua minuscola e confortevole mansarda, allontanò la cornetta dall'orecchio. Era mezzanotte passata, ma siccome il giorno successivo era domenica, lui e Wakatoshi avevano deciso di vedere un film insieme, anche se erano tornati a casa alle undici. A metà della visione, però, a lui era venuta una maledetta voglia di scorzette d'arancia al cioccolato. A casa non ne avevano più, motivo per cui Wakatoshi era sceso per andare a comprarne al supermercato aperto ventiquattro ore.
Hajime lo aveva chiamato proprio mentre Tooru aspettava che rientrasse a casa.
« Lo so, scusami. Non sono state settimane facili. Ho dovuto prima accettare la cosa, sai? L'idea del parto mi ha un po' mandato nel panico, e le mie suocere stanno cercando in tutti i modi di farmi uscire fuori di testa! » Si sfogò, sistemandosi il plaid attorno alle gambe allungate sul morbido divano. Hajime rimase in silenzio per qualche secondo.
« Non pensavo che volessi figli, Tooru. Sai, con la storia dell'Omega ... »
Tooru lo capiva. Hajime c'era quando da bambino veniva preso di mira dagli Alfa per il suo essere Omega. Quando piangeva disperatamente perché non voleva esserlo e l'idea di vivere solo per mettere al mondo dei figli lo distruggeva.
Quando aveva urlato di non volerne mai.
Quando aveva incontrato Wakatoshi, si era innamorato di lui e aveva cominciato a sentirsi dilaniato dentro. Incontrare Wakatoshi, però, era stato anche il principio della lunga strada che lo aveva condotto ad accettare se stesso.
Ad imparare a star bene con quello che era.
Wakatoshi gli aveva insegnato che non aveva importanza che fossero un Omega e un Alfa.
Perché prima di vedere qualsiasi dinamica aveva visto lui. Tooru gli doveva molto.
« Non lo pensavo nemmeno io, finché non è successo. Un figlio non pensavo proprio di volerlo. Mi sono spaventato quando l'ho scoperto, ma non l'ho presa male. Il Tooru bambino sarebbe certamente deluso da questo. Ma il Tooru di adesso è contento. E poi, quando ho sentito battere il suo cuore ... ho pensato che non fosse male »
Tooru sorrise alla stanza vuota mentre pronunciava quelle parole, perso nei pensieri.
« E poi non ho mai visto Wakatoshi tanto felice. L'idea di essere stato io a renderlo così mi da una certa soddisfazione »
Ci furono altri secondi di silenzio, poi: « Quando parli così sei disgustoso »
Tooru scoppiò a ridere, giocando distrattamente con una delle frange del plaid.
« E tu sei il solito rude » Altro silenzio.
Poi: « Vizierò tuo figlio fino alla morte. Sarò il suo zio preferito, sappilo Tooru »
Il suo sorriso si addolcì. Tooru aveva una sorella, parecchio più grande. Una Beta che aveva sposato un Beta e aveva avuto un figlio Beta - Takeru, il suo unico nipote.
Ma aveva anche un fratello, anche se non era di sangue.
« Non ti permetterò di viziare mio figlio, Hajimuccio! Già dovrò combattere con suo padre per questo! » Hajime fece per rispondere qualcosa, ma poi si interruppe.
Tooru sentì un lamento di sottofondo, una voce nasale cantilenante che conosceva.
« Vai a dormire, testa di cazzo! » Fu la risposta diplomatica di Hajime.
Qualche altro scambio di battuta a voce distante, lontano dalla cornetta, qualche altro insulto, poi un sospiro pesante: « L'idiota è ubriaco. Di nuovo. A volte mi domando perché ci sto insieme, davvero. Devo avere qualche problema anche io »
Tooru se lo era chiesto spesso anche lui.
« L'amore ci rende ciechi »
Si limitò a dire, facendo stizzire Hajime.
« E ora per colpa vostra va blaterando di volere un figlio. Un cazzo di figlio! »
Tooru rise di nuovo.
Non sapeva bene se dire ad Hajime che probabilmente Satori non stava scherzando.
Era difficile capire quando lo facesse o meno, ma in quel caso non poteva scherzare.
La loro era una di quelle copie considerate atipiche, un Alfa e un Beta uomini.
Il motivo per cui era difficile pensare che Satori scherzasse, era perché in quella coppia sarebbe stato lui - l'Alfa - a portare avanti la gravidanza. Non vi era altra scelta.
Hajime era un comune Beta. Non poteva.
Satori ne era consapevole e non avrebbe mai scherzato riferendosi a sé stesso, non era cosa da lui l'autoironia. Anche se sorgeva un minuscolo inconveniente, dato dal fatto che il tasso di fertilità in questi casi era davvero basso. Sia in caso di Alfa uomini che Alfa donne.
Ma Tooru decise di non entrare nell'argomento.
« Potresti pensarci »
Si limitò a dire, mentre veniva distratto dal rumore della porta di casa che si apriva. Non sentì la risposta di Hajime mentre vedeva Wakatoshi entrare con il suo agognato premio.
« Ehi, Hajime, ora devo andare. Ci sentiamo nei prossimi giorni. Si, si, ti chiamo, giuro »
Interruppe la conversazione.
Le scorzette all'arancia erano un richiamo troppo forte per resistervi.

 
***


Le settimane successive passarono veloci.
Piene di cambiamenti inevitabili.


Le nausee divennero importanti.
Tanto che lavorare fu davvero problematico, motivo per cui Koushi decise di tornare anche se ancora non avrebbe dovuto farlo.
Si portava Hiroto dietro, senza far sembrare che la cosa gli pesasse.
Da parte sua, Tooru era uno straccio.
Malediceva ogni istante della sua vita che lo aveva condotto a quel momento.
Una sera in cui stette particolarmente male, dopo essersi ostinato a lavorare fino all'ultimo secondo nonostante il vomito, Wakatoshi tornò a casa e lo trovò steso a pancia in giù sul divano, una bacinella accanto. Tooru, pallido, nauseato e sudato, aveva gli occhi chiusi quando lui gli si inginocchiò davanti, accarezzandogli la testa.
« Tuo figlio fa i capricci » Gli disse.
Ormai era chiaro che quando qualcosa non andasse Bon Bon diventava solamente figlio di Wakatoshi. Lui non se la prendeva mai.
« Mi dispiace. Posso fare qualcosa per te? »
Aveva la voce bassa, come se non volesse disturbarlo. Tooru aprì un occhio.
Wakatoshi aveva ancora il cappotto addosso.
« Tranquillo. Passerà » Lo rassicurò.
Chiuse di nuovo gli occhi e cercò di dormire.
Ad un certo punto doveva essersi appisolato, perché quando li riaprì trovò un'atmosfera totalmente diversa. Le luci erano soffuse, lui aveva addosso una coperta pesante, Wakatoshi era ai fornelli, vestito per casa, e la televisione accesa emanava un basso ronzio, ferma sul TG locale. Sul kotatsu se ne stava una tazza di tè coperta da un piattino, il filo della bustina a infusione attaccato alla ceramica per via della condensa. Le sue vitamine accanto.
Poteva fare schifo, poteva pentirsi mille volte al giorno di aver deciso di fare quella cosa, ma quando succedevano cose come quella, momenti quotidiani di inaspettata semplicità, ricordava sempre perché ne valesse la pena.


Le cose andarono avanti in quel modo per un po' di tempo.


Verso la dodicesima settimana successe una cosa terribilmente spiacevole.
Era da qualche giorno che sua suocera Sachiko era tornata alla carica.
Lo chiamava con insistenza sul cellulare, anche più volte nel corso della giornata, cercando di convincerlo a prendersi un'aspettativa dal lavoro e trasferirsi a casa loro.
Tooru non vedeva il motivo per cui avrebbe dovuto farlo, ci teneva alla sua salute mentale, e inoltre, a parte le nausee - che si stavano lentamente placando -, la vescica sempre piena e il sonno persistente, non aveva altri fastidi. Stava bene.
Perciò, quando successe, pensò in modo infantile che fosse colpa di Sachiko e delle sue insistenze esagerate. La donna non aspettava altro, un passo falso.
Tooru stava sollevando una scatola di libri.
Non era la prima volta che lo faceva da quando aveva scoperto di aspettare un bambino, lo scatolo non era nemmeno troppo pesante, a dire il vero, ma Koushi lo vide e prese immediatamente a rimproverarlo.
« Non devi alzare questi pesi, Tooru! »
Aveva Hiroto in braccio, appoggiato mollemente sulla spalla, la testolina una matassa di capelli scuri. Stava cercando di fargli fare il ruttino, battendogli dolcemente la mano sulla spalla, perché gli aveva appena dato da mangiare.
Tooru gli rivolse un'occhiataccia.
Capiva perché Koushi fosse così sensibile sull'argomento. Avere Hiroto non era stato facile, nonostante lui e Daichi lo desiderassero moltissimo.
Koushi era un Omega recessivo, dopotutto.
Gli ci erano voluti tre aborti, due gravidanze extra uterine e molte siringhe e lacrime per averlo finalmente tra le sue braccia.
Era un'esperienza che Tooru non avrebbe mai augurato a nessuno, ma lui non era Koushi.
Perciò fece una smorfia, agitando la mano per scacciarlo via, come se fosse molesto.
« Non mettertici anche tu Koushi, per piacere! Mi basta mia suocera con il suo continuo blaterare, sembra un uccello del malaugurio. Non - ah »
Fu strano. Un dolore mai provato prima.
Arrivò nella zona lombare, come una pugnalata tirata all'improvviso e inaspettatamente.
Posò lo scatolo sul bancone, premendosi una mano sotto l'ombelico.
Contrasse il viso in una smorfia di dolore, poi fissò il vuoto.
Alla fine lo sentì scendere. Inequivocabile.
« Tooru, che c'è? Ehi » Allarmato, Koushi gli prese un braccio, scuotendolo appena.
Tooru lo fissò, occhi sgranati e lucidi.
« Penso di aver perso - » Non riuscì a finire di formulare la frase.
Koushi non gli disse: Te l'avevo detto.
E comunque, in quel momento Tooru non riusciva a pensare ad altro se non che fosse solamente colpa sua dopotutto.


Wakatoshi arrivò di corsa.
Quando spalancò la porta della stanza privata d'ospedale dove Kenjirou l'aveva fatto accomodare per quelle poche ore, lo fece con violenza. Tooru sussultò, voltandosi di scatto.
Wakatoshi aveva il fiatone e il cappotto aperto sul completo elegante.
Aveva lasciato il lavoro per raggiungerlo.
I suoi occhi solitamente inespressivi e taglienti erano spalancati, preoccupati.
Tooru si rizzò a sedere con la schiena dritta.
Aveva gli occhi ancora un po' gonfi perché aveva pianto parecchio.
« Mi ha chiamato Koushi. Mi ha detto di venire alla clinica privata. Mi ha detto - »
« Wakatoshi, respira. Respira » Lo interruppe, allungando le mani verso di lui.
L'altro fece come gli era stato detto, prese un respiro profondo. Tooru lo guardò.
Wakatoshi ricambiò lo sguardo.
« Bon Bon sta - »
« Sta bene » Lo rassicurò subito.
Sapeva che quella era la prima cosa che Wakatoshi aveva premura di sapere. Era stata anche la prima cosa che lui aveva voluto sapere, dopotutto: se lo avesse perso o meno.
« Ho sanguinato, ma non è successo niente di grave. Kenjirou dice che è comunque meglio prendere il congedo per gravidanza a rischio. Mi ha fatto una siringa e ... »
Non riuscì a finire di parlare, tornarono le lacrime. Si portò le mani sul viso.
« Merda. Ho avuto così tanta paura »
Wakatoshi fu al suo fianco in un secondo.
Anche lui aveva dovuto aver paura nel tragitto fino alla clinica privata dove lavorava Kenjirou.
Lo abbracciò, investendolo con i suoi feromoni alle spezie e al sandalo, per tranquillizzarlo. Funzionò, in parte.
« Scusami. Sono stato un incosciente. Quando ho visto il sangue ho creduto - Non credo che me lo sarei mai perdonato » Il problema era tutto lì: era colpa sua.
Wakatoshi scosse la testa, gli baciò una tempia con affetto.
« Non darti la colpa. Sono cose che capitano Tooru. Anche senza controllo »
Con gli occhi ancora offuscati dalle lacrime Tooru strinse i pugni attorno alla stoffa pesante del cappotto di suo marito.
« Tua madre me lo aveva detto, di non strafare. Cielo, quando lo verrà a sapere ... »
Gli venne mal di testa solamente al pensiero della brutta ramanzina che si sarebbe preso.
« Nessuno lo verrà a sapere. Non è successo niente. Tu e Bon Bon state bene. Non c'è necessità di avvisare né mia madre né la tua. Koushi e Shouyou non parleranno »
Lo rassicurò Wakatoshi, facendosi indietro per guardarlo in faccia, gli passò i pollici sugli zigomi bagnati, scacciando le lacrime.
« Ma si chiederanno come mai - »
« Diremo che hai preso il congedo per scelta tua personale. Non serve sapere altro »
Fu la ferma risposta. Decisiva.
Tooru annuì appena, poi gli poggiò la fronte sulla spalla e avvolse le braccia attorno alla pancia, forte. Wakatoshi gli baciò la tempia, mentre con una mano gli accarezzava la nuca, le dita tra i ricci castani. Poi gli sfiorò la ghiandola e il morso con la punta dei polpastrelli, piccoli cerchi fatti per tranquillizzarlo.
« Ho davvero avuto paura di perderlo »
Sussurrò alla fine, occhi chiusi.
« Ma sta bene. E non conta altro »
Rimasero abbracciati in quel modo a lungo.


Tooru smise di andare a lavoro.
Koushi e Shouyou furono adamantini a riguardo, dissero che avrebbero assunto qualcuno a lavorare part-time. Per Tooru non fu facile da accettare, ma il bene di suo figlio poteva venire prima di quello che gli andava fare o meno.


Aveva preso una strana abitudine da quando era venuto a conoscenza della gravidanza.
L'idea veniva da internet, a dire il vero.
Dai social media, che come avvoltoi avevano fiutato la sua condizione, cominciando a proporgli contenuti su bambini e affini.
Prese a scattarsi una fotografia di profilo davanti allo specchio del bagno, maglia su.
Ne aveva già fatte tre.
La prima la sera stessa in cui aveva scoperto di aspettare Bon Bon - in quella foto il suo girovita era piatto, quasi inesistente, il bel viso leggermente corrucciato.
La seconda il giorno della visita ginecologica e non era cambiato granché.
La terza nella settimana di inizio terzo mese.
La quarta la scattò intorno alla tredicesima settimana di gravidanza.
Fu a quel punto che cominciò a vedersi qualcosa.


Tooru se ne accorse quasi casualmente.
Era seduto sul letto della loro minuscola camera da letto, intento a piegare mutande, calzini e canottiere in una pila ordinata. Sul materasso, accanto agli indumenti, un piatto di fragole fuori stagione - probabilmente imbottite di chissà cosa - faceva bella mostra di sé.
Gli era venuta la voglia quel pomeriggio.
Sua sorella maggiore, che aveva quattordici anni più di lui, era andata a trovarlo e avevano passato il pomeriggio insieme. Era stata lei a procurargli le fragole prima di andare via, perché Wakatoshi aveva lavorato fino a tardi ed era tornato solo da poco.
Tooru ne addentò una distrattamente, mentre piegava un paio di boxer neri di Wakatoshi, non si accorse del succo rosso sangue che gli colava lungo il mento fino a quando non gli macchiò la felpa.
« Merda! » Imprecò, saltando in piedi mentre si tamponava il mento con le dita.
Fece un sospiro esasperato. Non aveva la minima idea di come rimuovere succo di fragola da un indumento, né se fosse possibile farlo. Si imbronciò.
Guardò la felpa attraverso lo specchio a figura intera nell'angolo della camera.
La macchia non era enorme, ma il tessuto aveva assorbito il liquido, ingrandendola.
Con un sospiro pesante se la sfilò, gettandola nella cesta dei panni sporchi, il freddo gli ghermì la pelle pallida, si strinse nelle spalle e si affrettò a prendere un maglione di lana.
Lo vide di profilo con la coda dell'occhio, nello specchio a figura intera, mentre si abbassava il maglione rosso sulla pancia.
Si fermò a metà del movimento, lasciando la zona interessata scoperta, di profilo.
Un leggero gonfiore, l'accenno di una curva.
La punzecchiò con il dito, poi ne tracciò la curva con il polpastrello. Sorrise.
« Ma ciao, sei timido » Mormorò, con quella vocetta fastidiosa che facevano tutti gli adulti quando vedevano un bambino carino.
« Comincia a vedersi »
Si voltò di scatto, con il cuore in gola, quando sentì quella voce alle sue spalle.
Era solo Wakatoshi, appena uscito dal bagno, che si frizionava i capelli umidi con un panno dietro la nuca. Tooru fece un sospiro, una mano ancora stretta attorno alla gola per lo spavento. Aggiustò il maglione sui fianchi.
« Si » Brontolò, rivolgendogli un'occhiataccia.
« Posso vedere meglio? »
Wakatoshi si era messo seduto sul letto nel frattempo, accanto ai panni piegati per bene.
L'asciugamano avvolto attorno al collo.
Tooru smise in fretta di essere irritato. I tratti del suo volto si addolcirono mentre alzava di nuovo il maglione e si metteva di profilo proprio di fronte a lui.
Gli piaceva essere guardato in quel modo: come se fosse una meraviglia.
Ma non si aspettava la sua mossa successiva. Non si aspettava le mani calde di Wakatoshi sui suoi fianchi, né la trazione in avanti né il contatto delle sue labbra morbide sul ventre: un bacio. Un bacio al bambino. Rimase rigido, con le mani sollevate.
« Ciao Bon Bon » Lo salutò con la sua voce seria. Tooru scoppiò a ridere passata la sorpresa. Era sempre strano sentire un uomo come Wakatoshi usare una simile parola, ma era anche dolce. Gli passò una mano nei capelli, dietro la nuca, mentre i suoi fianchi restavano bloccati ancora nella presa delle sue grosse mani.
« Non devi essere così serio, papà »
Lo prese in giro, con voce cantilenante.


Da quel momento Wakatoshi prese l'abitudine di baciargli o toccargli il ventre più spesso.
Alla quindicesima settimana seppero il sesso del bambino.
Non se lo fecero dire durante la visita.
Tooru era con sua madre e sua suocera in quell'occasione - Wakatoshi lavorava - e fu una vera e propria esperienza traumatica. Le donne litigarono, ovviamente.
Sua madre voleva sapere il sesso immediatamente, nello studio privato.
Sua suocera voleva aspettare, ma solo perché era del tutto intenzionata a fare un gender reveal con i fiocchi a villa Ushijima, invitando tutta la famiglia al seguito.
Tooru odiava entrambe le idee.
La prima, perché non voleva sapere il sesso del bambino senza che Wakatoshi fosse presente. La seconda, perché non voleva nessun gender reveal in generale.
Quando lo disse, le due donne si coalizzarono contro di lui di comune accordo: per sua madre era cattiveria, per sua suocera un vero e proprio egoista che voleva punirla.
Ne parlò con Wakatoshi quella sera, lamentandosi profusamente con lui.
Alla fine optarono per una via di mezzo che accontentasse entrambe le donne.
Organizzarono un sobrissimo gender reveal a casa loro, con pochi intimi tra amici e parenti - la mansarda era troppo piccola per tutti e usarono il terrazzo, anche se faceva freddo -, lasciando che fosse comunque Sachiko ad organizzarlo, e diedero a Saeko il compito di informare chi di dovere del sesso del bambino, motivo per cui era l'unica a conoscerlo.
Fu tutto sommato un momento piacevole, che Tooru avrebbe ricordato per sempre, e non solo per le numerose foto e i numerosi video girati. Non ci furono palloncini, né coriandoli pacchiani, o aerei con messaggi, o spettacoli assurdi di luci - li avevano vietati -, ma un semplice cupcake ripieno di crema, che tagliarono a metà con un coltello.
Satori aveva messo su un giro di scommesse sul sesso del bambino - scatenando le idee funeste di Hajime -, motivo per cui erano tutti eccitati. A quanto pareva perfino Sachiko vi aveva preso parte, e Takashi, nonostante fosse partecipe solo in video-chiamata.
La crema nel cupcake era azzurra: un maschio. Alfa! Ci aveva tenuto a puntualizzare la nonna befana Satsuki. Tooru e Wakatoshi ebbero modo di godere della meraviglia della scoperta solo più tardi, stesi nel loro letto, sotto il piumone caldo.
Fu in quell'occasione che scelsero il nome.


Intorno alla diciottesima settimana il bambino si mosse per la prima volta.
Tooru era particolarmente furioso quando successe.
Ce l'aveva con sua madre, e ce l'aveva con sua suocera, ovviamente.
Le due - che non erano mai andate particolarmente d'accordo - parevano essersi messe d'accordo per farlo impazzire.
Da quando avevano saputo il sesso del bambino si erano date alla pazza gioia.
Tooru non sapeva più dove mettere la roba che continuava ad arrivargli a casa.
Ormai detestava il povero corriere - quasi sempre lo stesso - che si era dovuto beccare la sua frustrazione ad ogni consegna.
Il bambino non era ancora nato e già possedeva una montagna di vestitini carini, calzini, giacchette, salopette, pantaloni, tutine, ciucci, biberon, bavaglini e pannolini.
Quella sera era arrivata un'altra consegna, doppia - manco le due si fossero messe d'accordo - che lo aveva davvero fatto uscire fuori dai gangheri. Sua madre gli aveva inviato un'altra serie di buste piene zeppe di completini e indumenti, sua suocera invece aveva inviato una cavolo di carrozzina portanfan! E come se già quella da sola non bastasse, ci aveva messo vicino un ovetto e una sdraietta per neonati con tanto di sonaglietti inclusi. Tooru era fuori di se.
Nel salotto-ingresso-cucina non avevano più spazio dove mettere le cose. Metà del divano era invaso dai vestiti del bambino - lavati e stirati di fresco proprio da Saeko, che andava da Tooru praticamente tutte le mattine -, gli scatoloni li avevano messi sotto la parete a spiovente, rendendo complicato l'accesso al terrazzo. Non potevano più camminare senza urtare qualcosa per via delle buste varie e dei giocattoli ammassati ancora negli scatoli.
« Tua madre ha superato il segno questa volta, Wakatoshi! »
Si sfogò con suo marito, mentre scacciava malamente una busta dal suo cammino.
Quella cadde e da dentro ne uscì un pigiamino per neonati con le papere.
« Ci credi che sono così piccoli quando nascono » Fu tuttavia la replica.
Tooru fece uno sbuffo da toro imbufalito e mise le mani sui fianchi. Wakatoshi aveva tra le mani una tutina minuscola, che da sola gli copriva tutto il palmo, sembrava incantato.
« Wakatoshi, non ignorarmi! » Lo riprese.
L'altro sollevò lo sguardo su di lui, illeggibile.
« Non ti sto ignorando, ma non posso farci nulla. Ho già detto a mia madre e a mia nonna di smetterla. Non ascoltano » E tornò a guardare la tutina, era azzurra.
Tooru fece una smorfia e lasciò perdere, andandosi a mettere seduto accanto a lui.
Muoversi stava cominciando a diventare più difficile, anche se non aveva messo su tanto peso come si sarebbe aspettato.
Kenjirou aveva detto che era per via del suo fisico, non avrebbe preso che pochi chili.
Tooru si era preoccupato, ma il ginecologo lo aveva rassicurato che non avrebbe compromesso una crescita sana del bambino. Inoltre, per lui sarebbe stato meglio.
« Ma vorrei che fossimo noi a comprare qualcosa a nostro figlio! Non lo so, tipo andare a fare shopping insieme come nei film! Di questo passo non potremmo farlo »
Si lagnò, afferrando una busta in cui se ne stava un peluche a forma di mezza luna.
« Ci servono ancora parecchie cose »
Gli ricordò Wakatoshi. Aveva piegato la tutina e ora era passato ad un paio di piccoli calzini bianchi che erano grandi quanto il suo pollice.
« E qui dentro non entra più niente! »
Brontolò lui, strizzandosi il peluche della mezza luna sorridente al petto, era morbido.
« A tal proposito, Tooru, stavo pensando una cosa » Wakatoshi attirò la sua attenzione.
Aveva messo da parte gli indumenti da neonato e intrecciato le dita nel vuoto.
Lo guardava, ma la sua espressione era come al solito totalmente illeggibile.
« Pensavo che dovremmo cambiare casa. Comprarne una più grande, magari. Questa andava bene per noi due, ma saremo in tre » Tooru aveva preso in considerazione l'idea.
La mansarda era troppo piccola perché potessero starci tutti e tre.
I primi tempi sarebbe anche potuto andar bene, ma il bambino non aveva una stanza e a lungo andare sarebbe diventato un problema.
Inoltre, salire le rampe di scale fino al settimo piano stava davvero diventando problematico.
Era consapevole di quelle cose e ci aveva pensato, dal primo momento, era solo che ...
In quel posto avevano tutti i loro ricordi più belli. Ci erano andati a vivere insieme che erano ancora due ragazzini, l'avevano trasformata nel loro nido a poco a poco, con estremo sacrificio. Tooru amava quella casa.
Come se avesse intuito il suo turbamento - in un rarissimo caso di empatia - Wakatoshi gli prese una mano, stringendola tra le sue.
« Lo so che non è facile accettare l'idea di lasciare questo posto. Ma avremo un bambino, Tooru. E creeremo altri ricordi con lui nella nuova casa, che diventerà nostra »
Wakatoshi aveva ragione, ovviamente.
Erano i ricordi che Tooru faceva fatica a lasciare, ma ne avrebbero creati di nuovi.
Avevano molto da fare nei tempi a venire.
Si portò una mano sotto il ventre.
« Ma si, hai ragione. Dovremmo farlo adesso, prima che mi diventi troppo difficile pensare ad un trasloco e tutto il resto »
Si arrese, guardando il suo salotto-cucina-ingresso come se fosse già l'ultima volta.
« Potrai arredare la stanza del bambino come vorrai. Andremo a fare shopping come nei film, se è quello che vuoi » Gli concesse Wakatoshi, Tooru gli rivolse un sorrisetto compiaciuto, fece per dire qualcosa e fu a quel punto che accadde: un colpo.
Non fu fortissimo, la sensazione era la stessa che avrebbe potuto provare se avesse avuto un movimento intestinale, ma lo lasciò senza fiato.
Strinse involontariamente la mano di Wakatoshi con forza e fissò il vuoto.
Poi lo sentì di nuovo, un movimento.
« Tooru, cosa - »
« Shhhh » Lo mise a tacere, emozionato, e gli premette la stessa mano che aveva stretto sotto l'ombelico, dove aveva sentito quella strana sensazione. Alcuni secondi di attesa ed ecco che successe di nuovo. Wakatoshi lo guardò, impassibile.
« Si muove » Disse l'ovvio, monocorde.
Tooru scoppiò a ridere, emozionato.
« Oddio, è come avere un verme nella pancia o un passaggio d'aria, non lo so! »
« Non paragonare nostro figlio ad un passaggio d'aria intestinale, Tooru »
« Si, ma - ahia! Questo era un calcio!? » Gli uscì una voce indignata e si fissò la pancia, nel punto in cui le loro mani intrecciate premevano, leggermente a sinistra, vicino al fianco.
« Deve essersi arrabbiato perché lo hai paragonato ad un verme o ad una scoreg - »
« Va bene, ho capito! Ho capito! Scusa, brutto marmocchio. Non lo dirò più »
Si lagnò, rivolgendo una brutta occhiataccia alla sua stessa pancia.
Al suo fianco, Wakatoshi sorrise.


Le settimane successive furono impegnative.
A metà Maggio - quando Tooru era entrato nella ventiquattresima settimana - Shouyou e Tobio si sposarono. Fu un bel giorno di sole.
La cerimonia si tenne all'aperto.
Fu commovente e divertente allo stesso tempo, quando Shouyou si impappinò con i voti e Tobio gli diede dell'idiota a voce alta.
Il ricevimento era in un bel posto.
Una tenuta piena di verde, vetri e una grossa piscina che da sola faceva la sua figura.
Tooru aveva male ai piedi, mal di schiena e bruciore di stomaco.
Tutti lo fermavano per toccare o congratularsi del bambino, sentirlo muovere.
Dalla prima volta che era successo, lui e Wakatoshi si erano resi conto che era un bambino tutto sommato tranquillo.
Si muoveva raramente, con colpetti leggeri.
Tooru non mangiò molto - nonostante le portate sembrassero non finire mai -, le nausee gli davano ancora fastidio ogni tanto, ma fu davvero una giornata piacevole.
Ballò con Wakatoshi un paio di volte, un lento, come avevano fatto al loro matrimonio.
Era contento per Shouyou e Tobio.
Sembravano felici e innamorati - stavano insieme dal secondo anno di liceo e anche loro avevano percorso una lunga strada prima di arrivare a quel punto.
Il momento migliore della serata arrivò quando Shouyou si decise a lanciare il minuscolo bouquet di fiori ornamentali che qualcuno gli aveva piazzato in mano a forza.
Tooru si era messo da parte, come tutte le persone con un anello già al dito, godendosi la scena dal suo tavolo mentre si abbuffava di dolci - il bambino sembrava amarli.
Shouyou tirò con troppa forza. Il bouquet schizzò in aria, colpì il soffitto e deviò su un tavolo vicino, atterrando dritto tra le gambe di Kei Tsukishima.
Il biondo non si era voluto alzare per partecipare a quella "sciocchezza" - come l'aveva definita lui stesso - eppure ci si era trovato coinvolto ugualmente.
Tooru aveva adorato la sua faccia in quel momento, come se avesse qualcosa di morto addosso - era la stessa che aveva fatto quando gli avevano messo tra le mani Hiroto.
« Kei, pare che qualcuno voglia farti sposare a tutti i costi » Gli aveva detto Tadashi, il suo amico Omega di sempre. Al suo fianco Hitoka, la sua compagna Omega, aveva riso.
« Oh oh, mi sa che dovrò scappare in Messico »
Era stato invece il commento sagace di Tetsuro, il compagno di Kei.
Erano due Alfa, due Alfa molto dominanti.
Tooru si era sempre chiesto come facessero a stare insieme, avevano entrambi un'indole mefistofelica, doveva ammetterlo - ce l'aveva anche lui -, ma le cose in comune finivano li.
Kei aveva messo il bouquet tra le braccia di Tadashi a forza, con un colpo secco, facendo impanicare l'amico. Poi aveva fatto un sorrisetto beffardo, aggiustandosi gli occhiali sul naso con un movimento aggraziato.
« Il giorno in cui deciderò di sposarti volontariamente sarò diventato idiota »
Era stato il commento pacato, micidiale.
Era andato via con grazia.
« Ehi Kei, che vuol dire? Kei! » Lo aveva inseguito Tetsuro.
Tooru si era goduto la scena mentre sorseggiava un deprimente bicchiere d'acqua come se fosse una pregiata coppa di champagne - che non aveva potuto bere per via del moccioso che aveva dentro.
« Non gongolare tanto, Tooru »
Lo aveva ripreso Wakatoshi, al suo fianco.
Si era sbottonato la camicia e anche i pantaloni, perché aveva mangiato troppo.
Era maledettamente sexy.
« Ma è stato divertente, lo devi ammettere »
Wakatoshi non rispose e lui ghignò.
Fu davvero una bella giornata.


Quella notte successe una cosa bellissima.
Tooru era nella vasca a fare un bagno caldo per rilassare i muscoli e i piedi doloranti.
Si guardava la pancia incantato.
« Tooru, vuoi - » Wakatoshi era entrato con discrezione, per vedere se avesse bisogno di aiuto ad uscire. Tooru lo aveva zittito.
Poi: « Guarda » Un mormorio.
Wakatoshi si era avvicinato, sedendosi sul bordo della vasca, e aveva guardato.
La minuscola impronta di un piede che premeva contro la pelle, quattro centimetri appena. Poi un movimento lungo la superficie, e infine una spina dorsale.
Era stato un momento unico. Emozionante.


Il trasloco avvenne durante la trentesima settimana. Non fu affatto una buona idea.
Tooru si era fatto decisamente più grosso.
Non aveva preso personalmente peso, ma la pancia era cresciuta tutta insieme.
Inoltre, non si vedeva più i piedi, piegarsi era diventato impossibile e aveva le caviglie terribilmente gonfie. Odiava tutto e tutti.
Fu davvero stressante.
In realtà non gli permisero di fare molto.
Il primo in assoluto fu Wakatoshi, Tooru non lo aveva mai visto tanto categorico prima di allora. Aveva chiamato i suoi amici perché aiutassero e si era occupato personalmente dei lavori in casa. Siccome avevano comprato una bifamiliare nella zona più periferica della città, ma comunque vicina al centro, Wakatoshi aveva fatto in modo che fosse come Tooru la voleva. Non l'avrebbero più lasciata.
Ed era bella grossa, almeno rispetto alla mansarda.
Era stato un bel cambiamento, e Tooru aveva versato qualche lacrima quando si erano chiusi la porta alle spalle e avevano consegnato le chiavi al proprietario.
Tutti avevano dato una mano a sistemare, ma una sola stanza Tooru aveva preteso per sé, incurante dei rimproveri di sua madre, sua suocera o della nonna di Wakatoshi: la cameretta di suo figlio. Si furono sistemati del tutto, effettivamente, quando lui era ormai entrato nella trentatreesima settimana di gravidanza.
Tooru non si era ambientato in fretta, anche se la nuova casa gli piaceva davvero.
Aveva una cucina grande, finalmente, un salotto dove ospitare persone, spazio.
Era tutto in ordine, e ogni cosa aveva il proprio posto, possedeva perfino un ripostiglio e due bagni. Ma era tutto nuovo.
Fu solamente i primi giorni, ma li passò in compagnia di sua madre, che andava a trovarlo per aiutarlo a sistemare, o in compagnia di sua sorella e suo nipote Takeru - che aveva ormai vent'anni -, o di Koushi e Hiroto, anche di Shouyou quando tornò dalla luna di miele alle Maldive tutto abbronzato.
« È normale, Tooru » Gli diceva sua madre ogni volta « Aspetta che nasca il bambino e questa casa si riempirà di rumore e di bei ricordi e non vorrai mai più lasciarla »
Tooru le credeva. E fu solo una fase.
Terminò la camera del suo bambino alla trentaquattresima settimana - al principio dell'ottavo mese di gravidanza, in pieno Agosto bollente.
Indossava una salopette di jeans premaman estiva, con una maglietta bianca a mezze maniche extralarge sotto. Aveva caldo, caldissimo, era sudato.
Il bambino pesava e scalciava, anche se non in maniera eccessiva, da farlo male - aveva sperimentato colpi dolorosi -, gli mancava un po' il respiro e aveva avuto anche dolori al basso ventre. Kenjirou le aveva chiamate contrazioni di Braxton-Hicks, ovvero preparatorie, sta di fatto che lui e Wakatoshi avevano dato di matto quando era successo la prima volta, in pieno trasloco. Era tutte quelle cose, ma era anche soddisfatto di sé stesso, con una mano sotto la pancia, sullo stipite della porta.
E fu così che lo trovò Wakatoshi.
« Tooru, ho tagliato l'anguria. Ne vuoi? » Anche lui era mezzo nudo, con una canotta nera aderente, un paio di pantaloncini e i piedi scalzi, si sudava senza fare niente.
Tra le mani reggeva un vassoio con la frutta.
« Si, ma prima vieni a vedere » Gli fece cenno di avvicinarsi, sorrideva.
Wakatoshi lo fece e gli si mise dietro.
Sul pavimento, Tooru aveva messo dei tappeti pelosi, azzurri. La culla - una di quelle carine con la tenda dietro - era sistemata in un angolo, rivolta dritta verso la porta.
Le pareti erano bianche, attraversate su due lati da un volo di rondini azzurre.
Vi era poi il fasciatoio, l'armadio, l'angolo dei giochi e quello con una bella poltrona di vimini rivolta alla finestra. Tooru l'aveva riempita di cuscini e coperte.
« Che te ne pare? » Chiese, tutto contento.
« È molto bella » Concesse Wakatoshi.
Quella camera finita rendeva tutto molto reale e imminente, per entrambi.
« E guarda che succede se spengo la luce! » Gli disse Tooru entusiasta, eseguendo.
Dappertutto si proiettarono stelle colorate dal soffitto, era stato Shouyou ad aiutarlo a mettercele, o forse era meglio dire che lui si era limitato a comandarlo mentre l'altro saliva sulla scala traballante. Erano luci soffuse, che non davano fastidio alla vista.
« Certo, le apprezzerà un po' più in là ... »
« Gli piaceranno, ne sono sicuro »
Tooru tornò a guardare Wakatoshi. Sudore gli imperlava la fronte.
Era in ferie, ma si sarebbe presto preso anche un congedo di paternità, almeno per le prime settimane dopo la nascita.
« Andiamo a mangiare una fettina di anguria in veranda, soffia un po' di brezza lì »
Lo invitò. Tooru gli prese la mano e scesero.
Wakatoshi aveva detto la verità.
Li l'aria era meno statica, più fresca. Si misero seduti sul dondolo, Tooru con le ginocchia tirate contro la pancia - per quanto gli fosse possibile - e Wakatoshi al suo fianco, entrambi con una fetta d'anguria ghiacciata in mano.
« Oggi tuo figlio è parecchio agitato » Gli fece sapere Tooru ad un certo punto, mentre si puliva il mento da una scia di succo appiccicoso e zuccheroso.
« Vorrà uscire » Wakatoshi gli posò una mano sulla pancia, per sentire.
« Non se ne parla, non prima di altre sei settimane almeno! »
Sbottò, e non solo perché non si sentiva affatto pronto, ma perché proprio non gli andava l'idea di un parto prematuro. Nemmeno un po'.
Troppo dramma. Davvero troppo.
« Vedi di restare dentro, tu! » Disse, premendosi un dito sulla pancia con forza, sul fianco « Non ho intenzione di - ahia! Brutto marmocchio insolente! »
Gli arrivò un altro calcio nello stesso punto e imprecò a voce alta.
La mano di Wakatoshi fu subito nella zona dove il bambino scalciava.
Fece pressione con il palmo bollente.
Faceva così caldo che Tooru fu tentato di allontanarlo malamente - come faceva di notte perché era una stufa vivente, anche con la pancia di mezzo -, se non fosse stato per il fatto che il bambino si calmò subito.
« Non prendere a calci tua madre »
La voce di Wakatoshi non assomigliava per niente ad un rimprovero, ma il bambino smise.
Tooru fece una risata incredula.
« Ascolti solo tuo padre eh? »
Rimasero in veranda a battibeccare su quella faccenda fino a quando non fu ora di cena.
Nel loro giardino le cicale cantavano.


Quando gli si ruppero le acque - durante la trentottesima settimana - Tooru era in un supermercato in compagnia di sua madre e di sua suocera.
Successe all'improvviso, nel reparto degli ortaggi, accanto ai peperoni.
Sua madre e Sachiko stavano discutendo.
Litigavano su quale tipo di melanzana fosse meglio acquistare, quale facesse meglio al bambino o meno. Tooru era annoiato.
Non aveva la forza per ribattere o intromettersi in quel bisticcio, per dire loro che una verdura valeva l'altra. Ormai camminava come una papera.
Il bambino pesava davvero, gli faceva male la schiena, non riusciva più a fare alcune cose basilari, come alzarsi dalla vasca, o mettere le scarpe, oppure chinarsi a prendere qualcosa. Era davvero insofferente.
Era l'inizio di Settembre, ma faceva ancora caldo. Si era fatto un'estate terribile. Atroce.
Afferrò un peperone, ma non guardò davvero.
Fece una smorfia quando una fitta al basso ventre lo colse alla sprovvista, negli ultimi giorno si erano fatte più frequenti. Lasciò perdere il peperone e si passò una mano nella parte bassa del ventre, massaggiando la zona dolorante.
« La frittura è tassativamente vietata »
Stava dicendo Sachiko con quel suo tono di pura disapprovazione che Tooru ben conosceva, avendolo sperimentato addosso.
« Non ha mai ucciso nessuno » Fu la replica di sua madre, noncurante.
« Potrei dissentire »
« Oh, non avevo dubbi a riguardo »
La fitta si fece un po' più forte, si aggrappò con la mano libera al carrello della spesa.
« La potete finire di - »
Non terminò mai la frase, cominciata a voce bassa, con un pizzico di irritazione evidente.
Il fatto è che pensò per un momento di essersela fatta addosso senza controllo.
Indossava una salopette blu extra large di stoffa, comoda e pratica, guardò in basso e vide la chiazza più scura e il pavimento bagnato. Ci mise qualche secondo per capire.
Non se l'era affatto fatta addosso, ma -
« E adesso mi verrai a dire che è tutta colpa di mio figlio se Wakatoshi vi ha proibito di trasferirvi a casa loro quando sarà nato il bambino! » Stava dicendo sua madre, proprio nel momento esatto in cui arrivò una contrazione. Tooru unì le labbra in una linea sottile.
Porca puttana, imprecò mentalmente.
Non ce la poteva fare. Non poteva.
Quelle contrazioni non erano nemmeno forti chissà quanto e già si sentiva morire ...
« Mio figlio si lascia influenzare »
« Tuo figlio è un santo! Non so come sia venuto fuori un uomo simile da - »
« Mi si sono rotte le acque »
Tooru interruppe il battibecco delle donne.
Saeko e Sachiko lo fissarono.
Erano ancora davanti ai peperoni, Tooru aveva perso sensibilità alla mano per quanto forte stava stringendo il manico del carrello.
La contrazione scemò lentamente.
« Tooru, caro, cosa hai - »
« Mi si sono rotte le acque! » Sbraitò a quel punto, totalmente impanicato, mentre le persone nel reparto ortaggi si voltavano.
« Il bambino sta per nascere! » Strillò sua madre, lasciando cadere a terra un sacco di patate, mentre si portava le mani in faccia come nel quadro dell'Urlo di Munch.
« Ma davvero?! » Fu la replica isterica di Tooru. Era assurdo, starsene fermo nella corsia di un supermercato con le gambe divaricate e la salopette bagnata come se se la fosse fatta sotto - nemmeno la ricordava l'ultima volta che aveva bagnato il letto.
Fu per quel motivo che adorò sua suocera, ma solo in quell'occasione.
« Dobbiamo andare, svelti » Sbottò quella, pratica, prendendo in mano la situazione.


Fu lungo e stancante. Dall'inizio alla fine.
Tooru ebbe come l'impressione che non finisse mai. Prima andarono a casa a prendere la borsa con il necessario - l'aveva preparata in anticipo -, mentre Sachiko si premurava di informare Wakatoshi e rimproverarlo aspramente di chissà cosa.
Forse era andato in panico, dopotutto.
Poi andarono alla clinica privata, dopo aver avvisato Kenjirou, che aveva dato l'okay perché venissero. Le contrazioni erano ancora molto distanti l'una dall'altra.
Tooru aveva fatto una serie di accertamenti.
Era nel bel mezzo di una contrazione particolarmente dolorosa quando arrivò Wakatoshi, un paio di ore più tardi. Tooru era aggrappato con le mani alle braccia di sua madre, seduto sul bordo del letto nella sua camera privata, con il camice addosso.
Non piangeva ancora, ma solo per orgoglio.
Un'infermiera gentile gli massaggiava la schiena, intimandogli di respirare come aveva imparato durante il corso pre-parto. Tooru era a tanto così dal mandarla a fanculo.
Fu a quel punto che si aprì la porta.
« Scusatemi, c'era un incidente per strada »
Wakatoshi cominciò a parlare ancora prima di entrare del tutto, affannato e stravolto.
Tooru gli rivolse una brutta occhiataccia.
« E poi sono caduto fuori al cortile dell'ospedale e - »
« Wakatoshi, ricomponiti » Lo rimproverò immediatamente Sachiko, seduta sulla poltrona in un angolo della stanza. Tooru aveva provato a farla cacciare, ma non ci era riuscito, aveva il sospetto che la strega volesse godersi la sua sofferenza.
Guardò suo marito - mentre la contrazione scemava - e si rese conto che aveva il cappotto e la chiappa destra dei pantaloni sporchi, e la mano era tutta graffiata di sangue sulle nocche.
Fece un sospiro.
« Fatti disinfettare, qui va tutto bene »
Voleva tranquillizzarlo, ma la sua voce era tesa. Wakatoshi fece un passo avanti.
« Ho fatto tutti i controlli, anche il tracciato. I movimenti del bambino sono normali. E le contrazioni ancora in fase iniziale, non si sta dilatando niente, non nascerà adesso, perciò vai Wakatoshi. Coraggio » Lo incalzò. Si guardarono e Tooru lesse in lui la preoccupazione e il senso di colpa, anche se la sua espressione non era tanto diversa dal solito.
Gli accennò un sorriso teso.
« Venga con me, faremo subito »
Lo incoraggiò l'infermiera - era una Beta - gentilmente. Wakatoshi la seguì.
Quando si fu allontanato Tooru ebbe un'altra contrazione dolorosa e gemette, mentre sua madre gli accarezzava la testa.


Durò tutta la sera e buona parte della notte.
Quando iniziò la fase del travaglio - con contrazioni tra i quaranta e sessanta secondi ogni cinque minuti -, lo fecero camminare, cambiare posizione, oscillare su una palla di gomma enorme, gli misero una boule dell'acqua calda sulla schiena.
Tooru sapeva che tutto quello serviva per facilitare la dilatazione, ma odiava ogni cosa.
Il dolore, le persone - non era mai la stessa - che venivano a controllare ogni tanto come procedeva, Kenjirou, il bambino, sua madre, Wakatoshi, sua suocera, la scelta di tenerlo.
Durante una delle oscillazioni sulla palla - erano le tre di notte - se la prese con Wakatoshi. Nella stanza, dietro il separé, Sachiko e sua madre si erano appisolate.
Nella camera c'erano solo loro e un infermiere.
Era un uomo adulto, Omega, che aveva partorito quattro bambini.
Durante una contrazione dolorosissima - ormai non nascondeva più le lacrime -, mentre oscillava ritmicamente, senza riuscire a respirare bene, Wakatoshi gli toccò la schiena.
Tooru era sudato, faceva schifo. E non sopportava di essere toccato.
Sapeva che Wakatoshi voleva essere d'aiuto, ma sbottò lo stesso: « Non mi toccare! Non mi devi toccare, vattene! Vattene! »
Lo scacciò via e poi fece un gemito di dolore, portandosi una mano sotto la pancia.
Wakatoshi allontanò la mano, ma rimase accovacciato a terra, accanto a lui.
« Non ce la faccio più » Decretò, parlando con l'infermiere, disperato « Tiratelo fuori. Non ce la faccio più! »
« Non ancora, Tooru. La dilatazione è di soli sei centimetri, devi avere un po' di pazienza, coraggio. Sei stato bravo fino ad ora » Tooru singhiozzò come un bambino.
« Ma siamo qui dentro da dodici ore! Fa malissimo! Voglio solo che esca! »
L'ultima parola gli uscì urlata per via del dolore, e di un'altra contrazione.
L'infermiere gli si inginocchiò davanti.
« Vuoi qualcosa da mangiare? Un biscotto? Della cioccolata? Che ne dici? »
« Nooo! » Si lagnò come un bambino.
Era certo che avrebbe vomitato se avesse assunto qualsiasi forma di cibo.
« Voglio l'epidurale! Lo voglio! »
« Tooru, sei allergico. Non si può »
Intervenne immediatamente Wakatoshi.
Non avrebbe dovuto farlo. Tooru se ne fregava di essere allergico, voleva solo qualcosa che alleviasse quel maledetto dolore. Qualsiasi cosa.
« Wakatoshi ti giuro che la prossima volta che mi vieni dentro ti taglio il cazzo! »
Strepitò, per poi accartocciarsi su se stesso.
« Preferirei di no, per favore » Fu la sua risposta tranquilla.
Avrebbe potuto dirgli che era stato lui a dimenticare la pillola, ma siccome Wakatoshi non era uno stronzo, non lo fece. Tooru però non aveva finito.
« Per te è facile parlare! Non sei tu ad avere questo moccioso dentro! Non sei tu a soffrire come un cane e a ed essere umiliato in questo modo! Ecco perché odio essere un Omega, perché sapevo che avrei fatto questa fine! Ora voglio solo che lo tirino fuori e basta! Non avrei mai dovuto farlo! » Strepitò, piangendo disperatamente.
Wakatoshi rimase in silenzio, senza toccarlo.
Quando la contrazione scemò, Tooru fece un respiro profondo e si rese conto di quello che aveva detto. Ma non chiese scusa.
Si asciugò il volto, sua madre produsse una sorta di grugnito nel sonno.
Tooru invidiava lei e sua suocera per il sonno pacifico.
« Ora ti faccio fare un bagno caldo, Tooru. Ti aiuterà a sentirti meglio »
Intervenne l'infermiere con voce serena, bassa.
Come se non avesse appena dato di matto.
Si vedeva che era abituato a quelle scenate.


Lo fecero mettere in una piscina di acqua calda.
Tooru si mise in posizione dritta, piegato sulle ginocchia, il busto in avanti, mentre Wakatoshi gli premeva le mani dietro la schiena nuda, sulla base.
Si sentiva meglio in quella posizione.
Non aveva chiesto un parto in acqua, ma forse avrebbe dovuto farlo. Se ne pentì.
« Ti senti meglio così? »Wakatoshi parlava a voce bassa.
Erano le quattro del mattino, la clinica era relativamente silenziosa.
Tooru voltò la testa per guardarlo, sembrava terribilmente stanco.
Era venuto di corsa dal lavoro, indossava ancora la camicia bianca elegante, ormai stropicciata e bagnata. Non aveva mangiato niente dall'ora di pranzo, era anche caduto.
La sua mano ormai era tutta un livido.
« Scusami per prima » Fu la risposta che gli uscì di bocca, mentre tornava a guardare avanti a sé la parete dipinta di rosa pesca.
« Non ti devi scusare » Fu la risposta immediata « Io non sarei mai stato in grado di fare quello che stai facendo tu, Tooru »
Strinse le mani attorno al bordo di plastica delle piscinetta, fissando gli schizzi d'acqua.
« E non sai quanto ti sia grato per quello che mi darai alla fine di questa lunga notte »
Staccò la mano destra e se la posò sul ventre.
Voleva conoscere suo figlio.
Era curioso e impaziente di vedere come era fatto. Non si era davvero pentito di averlo.
Lo disse a Wakatoshi: « Sono felice di essere arrivato fin qui. Con te. Se io fossi stato un Beta forse non avremmo mai potuto avere tutto questo, quindi non voglio lamentarmi troppo. Sono grato anche io. E non vedo l'ora di conoscere nostro figlio »
Parlò senza guardalo in faccia, perché un po' si vergognava. Wakatoshi però sapeva che era stato il dolore a parlare, lo capiva.
A quel punto arrivò l'ennesima contrazione.
Tooru si tese tutto, inarcando la schiena.
Quando Wakatoshi lo toccò, non lo respinse.


Il bambino venne al mondo alle sette del mattino. Puntuale.
Sedici ore di travaglio, tre chili e mezzo, sano, senza complicazioni.
Tooru lo ebbe subito tra le braccia, ancora sporco e attaccato al cordone ombelicale, che piangeva appena come se si stesse strozzando.
Il bambino gli si rannicchiò come una ranocchia al petto, gli avevano detto che doveva emettere feromoni per tranquillizzarlo e anche se distrutto, Tooru lo fece.
Nella sala parto erano presenti solo dottori e infermieri Omega.
Wakatoshi era l'unico Alfa a cui fosse stato permesso l'accesso - per gioia di Tooru, perché sua suocera si era imposta di assistere e invece era stata sbattuta fuori.
Tooru non sapeva bene cosa provare.
Gli ultimi istanti erano stati ... veloci.
E ora aveva quel peso leggero e bollente sul petto, ancora sporco di liquido amniotico.
Lo guardò, il visetto rivolto verso di lui.
Era rosso come un pomodoro, raggrinzito che pareva un vecchio, con pochi capelli castani sul capo: perfetto. Lo aveva fatto perfetto.
Gli toccò una guancia con il dito.
« Ehi, ciao. Ciao. Finalmente ti vedo. Sei parecchio bruttino, vero? Un mostriciattolo »
Il bambino non aveva aperto gli occhi.
Pareva dormire, avvolto dai suoi feromoni e da quelli di Wakatoshi, lì al suo fianco.
« Tooru » Lo riprese quest'ultimo. Lui rise, con la voce ancora roca e arsa.
Improvvisamente, come per magia, il dolore non lo ricordava più. Non c'era mai stato.
« Lo abbiamo fatto noi, Wakatoshi » Pareva meravigliato, incredulo. Lo era.
Wakatoshi allungò una mano e la mise aperta sulla schiena del bambino, Tooru sentì i suoi feromoni al sandalo e alle spezie e gli si strinse il cuore quando si rese conto che il palmo di quella mano che amava era grande quasi quanto il loro bambino.
« È nostro figlio » Replicò, Tooru distolse lo sguardo dal visetto estraneo per guardarlo.
Wakatoshi aveva occhi solo per la loro creatura, incantato e forse commosso.
Con la mano libera Tooru lo accarezzò.
« Si, nostro figlio. Ren. Ciao Ren » Avevano scelto il nome giusto, perché il loro bambino - era un Alfa, Tooru non aveva bisogno di chiedere per saperlo - profumava di fiori, i suoi piccoli feromoni che reagivano.
« Siamo la mamma - »
« - e il papà »
Ren aprì gli occhi, lentamente, come se fossero appiccicati con la colla.
Erano di un colore indefinito. Li guardò.
Fu una sensazione assoluta, totale. Unica.
« Grazie, Tooru » Wakatoshi lo baciò sulla tempia. Poi si strinsero tutti insieme.
Loro tre per la prima volta.


I giorni seguenti ci furono le visite.
Sua madre, suo padre, Sachiko e Madame Satsuki furono i primi a vedere il bambino.
Entrarono nella stanza privata di Tooru un paio di ore dopo la nascita, una volta che madre e figlio erano stati sistemati. Tooru lo aveva tra le braccia quando arrivarono.
Gli stava dando il latte, osservando con espressione incantata quelle labbra a forma di cuore che tiravano la tettina del biberon.
« Oh guarda, sono arrivati i nonni! » Aveva detto con una vocetta allegra.
Sua madre era entrata facendo chiasso e si era messa a piangere non appena li aveva visti. Tooru le aveva sorriso dolcemente.
« Oh figlio mio, che meraviglia! »
« Congratulazioni, bambino mio » Era stato il commento di suo padre.
A Tooru dispiaceva che Wakatoshi non fosse presente, ma lo aveva mandato a mangiare qualcosa - lui si era fatto un'abbuffata di sushi offerta dalla clinica - prima che svenisse.
« Un maschio Alfa! » Aveva invece decretato la nonna befana, sbattendo il bastone a terra con un colpo secco, un'espressione soddisfatta sul viso.
Tooru aveva fatto un sorriso teso, maledicendola interiormente.
Odiava avergliela data vinta, immensamente.
Sachiko invece aveva fatto una cosa inedita. Lo aveva accarezzato sulla testa, in un gesto quasi affettuoso, e gli aveva detto: « Sei stato bravo, Tooru »
Era rimasto sorpreso dal gesto in un primo momento, ma poi le aveva concesso un sorriso.
Il primo che non fosse forzato.
Tooru aveva lasciato che ognuno di loro tenesse in braccio il bambino - che dormì per tutto il tempo indisturbato -, fino a quando sua madre e Sachiko non iniziarono a bisticciare su chi lo avesse tenuto di più. A quel punto per fortuna tornò Wakatoshi.
Tooru gli piazzò subito Ren tra le braccia - lo divertiva troppo vedere quanto fosse impacciato e quanto fosse minuscolo contro il suo petto - e le attenzioni andarono a lui.


Poi fu il turno dei loro amici.
Daichi, Koushi, Shouyou e Tobio.
Poi vennero Takahiro e Issei, portandosi dietro un enorme peluche, che fecero arrabbiare Tooru perché dissero che Ren assomigliava a Wakatoshi.
Eita, che passò con Reon.
E poi Satori e Hajime. La loro visita fu un ostinato tentativo da parte del primo di convincere il secondo ad avere un figlio usando Ren.
Hajime aveva un debole per il bambino, cosa che Tooru adorò.
Se la rise per tutto il tempo, fino a quando non arrivò il momento di cambiargli il pannolino e Satori e Hajime trovarono improvvisamente qualcosa da dover fare.


Il terzo giorno tornarono a casa.

 
***


I primi mesi furono stressanti.
Tooru e Wakatoshi impararono presto a conoscere Ren. Era un bambino che piangeva poco, tendenzialmente poco espressivo - « Oh no, ha preso da Wakatoshi! » -, la notte non li faceva dormire, mangiava parecchio. Non sopportava stare in braccio alla nonna di Wakatoshi - Tooru era particolarmente soddisfatto di sé per quello -, e assomigliava chiaramente di più al padre, anche se quello venne fuori pian piano, con il tempo.
Vi erano giorni buoni e giorni cattivi.
Giorni in cui Tooru si sentiva bene e altri in cui scoppiava a piangere, disperato.
Sua madre e sua sorella erano lì ad aiutare.
La cosa più stancante erano le notti di veglia.
A volte Tooru si svegliava, verso le tre di notte, e trovava il lato del letto accanto al suo vuoto, le coperte sfatte. Scendeva in cucina e trovava sempre la luce soffusa sotto la cappa accesa, la formula del latte in polvere aperta sul bancone, un biberon vuoto, disordine, e Wakatoshi che passeggiava nel salotto con Ren appoggiato sulla spalla.
Riusciva a tenerlo con una mano sola per le gambette rannicchiate, mentre gli massaggiava la schiena invogliandolo a digerire il latte.
Tooru, nonostante fosse stanco e distrutto - anche se fisicamente stava reagendo molto bene al postpartum - rimaneva sempre un po', nascosto, per godersi quella scena.
In quei momenti era felice di aver partorito Ren, di aver reso padre l'uomo che amava.
Altre notti era lui ad alzarsi quando Ren non dormiva, sveglio come se avesse avuto una dose di caffeina direttamente in endovena. Lo prendeva e andava in cucina, gli preparava il latte e poi si sistemava con lui nella sua cameretta con le stelle luminose, accoccolato sulla sedia di vimini mentre gli dava il latte e gli cantava una canzoncina.
Ren lo guardava sempre mentre succhiava dal biberon, vorace, con quegli occhi taglienti, che ormai era chiaro a chi appartenessero.
Pareva fiducioso tra le sue braccia, come se sapesse che a stringerlo era chi lo aveva messo al mondo. In quel momento i suoi feromoni da neonato, ai fiori, riempivano la stanza in reazione a quelli di Tooru.
« Sei l'amore della mia vita » Gli bisbigliava lui nel silenzio della notte « Ma non lo dire a tuo padre, altrimenti diventa geloso »


Tooru aveva sempre pensato che amare Wakatoshi fosse il massimo che riuscisse a fare o esprimere. Ma non aveva ancora incontrato suo figlio.
Non sapeva che il cuore potesse raddoppiare l'amore come se niente fosse.


Portò per la prima volta Ren alla libreria quando aveva appena compiuto quattro mesi.
Aveva appena cominciato a svezzarlo.
Ad un anno esatto dal giorno in cui aveva scoperto di aspettarlo.
La vita era cambiata così velocemente in un tempo tanto breve.
Vestito nella sua tutina invernale, serio.
Ormai Tooru si era arreso al fatto che di lui avesse veramente poco, il colore dei capelli, la bocca, alcune espressioni. Ma finiva li.
Ren aveva cominciato a sorridere, ma lo faceva raramente e solo con loro - la prima volta che era successo, Tooru aveva saltellato nella stanza come un pazzo -, e a vedere distintamente.
Produceva anche dei versetti.
Suoni strani che Tooru non aveva mai trovato tanto adorabili prima di allora.
Shouyou impazzì quando lo vide nel suo passeggino, tutto bello imbacuccato.
« Ren, amore dello zio, vieni qui! » Il bambino rimase impassibile, continuando a succhiare il suo ciuccio di caucciù con una certa aggressività.
Non si scompose nemmeno quando Shouyou lo prese in braccio, spogliandolo perché in negozio faceva caldo. Tooru rise, andando al bancone.
Aveva deciso - d'accordo con Wakatoshi - che avrebbe ripreso a lavorare per qualche ora al giorno. Niente di impegnativo, ma il lavoro gli mancava terribilmente.
Koushi aveva messo Hiroto - ormai un fiero pargoletto di un anno e tre mesi - nella ludoteca, dove poteva prendersene cura mentre lavorava. Era una buona idea, e quando sarebbe stato il momento ...
« Me lo fai un sorriso, Ren? Uno solo? Si? »
Stava dicendo Shouyou con voce idiota.
Tooru sorrise intenerito. Era contento di vedere l'amico reagire in quel modo dopo la disgrazia che aveva avuto solo poche settimane prima.
Lui e Tobio avevano provato ad avere un bambino, ed era successo.
Una vera gioia il momento in cui lo avevano scoperto.
Alla seconda visita ginecologica, tuttavia, il feto non aveva più battito.
Era successo così, all'improvviso, senza un motivo preciso e apparente.
Cose che capitano, gli era stato detto.
Shouyou era un raggio di sole ed era andato avanti, ma Tooru non aveva la pretesa di sapere che cosa provasse dentro realmente.
Ne come l'avesse presa Tobio.
In quei momenti guardava Ren e si sentiva tanto fortunato che fosse andato tutto bene.
« Sta molto meglio » Gli disse Koushi, intuendo i suoi pensieri, spuntato dietro le sue spalle con quel suo fare silenzioso. Stava pulendo la ludoteca mentre Yuu - un piccoletto Omega energico e tutto fuoco - badava al negozio.
Era il lavoratore part-time che avevano assunto e deciso di tenere con loro.
In quel momento stava intrattenendo dei clienti convincendoli a compare un mucchio di libri con la sua aria frizzante.
« Temevo che Ren potesse rattristarlo »
Ammise, toccando il bancone con nostalgia.
« Ren è un amore di bambino. E Shouyou lo sa che quello che è successo è solo una disgrazia. Ma sicuramente ci vorrà tempo prima che lui e Tobio decidano di riprovarci »
Tooru non seppe che cosa aggiungere, così si limitò ad annuire.
Koushi poteva sicuramente capire Shouyou meglio di chiunque altro.
Lui e Wakatoshi non avevano nemmeno provato ad avere un figlio, era stato un incidente e Ren era lì, sano, forte, vivace. Non si era mai reso conto della sua fortuna.
Ma mentre osservava Shouyou fare il solletico sul pancino a Ren per strappargli un sorriso - ci riuscì - se ne rese conto.
Era davvero fortunato e grato.

 
***


Ren era innamorato perso di suo padre.
E quell'amore era del tutto ricambiato.
Tooru se ne rese conto con certezza una sera qualsiasi del suo quinto mese di vita.
Aveva appena fatto il bagno al bambino e lo stava vestendo in salotto, davanti al camino elettrico di ultima generazione - con le fiamme finte -, quando Wakatoshi rientrò a casa dal lavoro. Fuori nevicava parecchio.
« Ciao » Salutò dall'ingresso con voce monocorde. Ren, che come sempre se ne stava steso buono e paziente mentre Tooru lo riempiva di borotalco e baci sulla pancia - adorava il suo odore naturale da neonato - cominciò ad agitare in aria le braccia e su e giù le gambe.
Era palesemente eccitato. Tooru lo guardò interdetto mentre tentava di girare la testa verso il luogo da cui proveniva la voce di suo padre.
Non era ancora in grado di stare seduto dritto ne di muoversi o rotolare, ma ci stava mettendo tutto se stesso in quel momento. Tooru si lasciò scappare una risatina.
Finì di chiudere il minuscolo cardigan di lana formato neonati sul petto di Ren e lo prese in braccio, tenendolo dritto davanti alla propria faccia. Lui si mise un pugno in bocca.
« Chi credi che ti abbia portato in grembo per nove mesi eh? Mica ti agiti così quando senti la mia voce! » Gli disse. Ren continuò a succhiare il pugno.
Poi vide Wakatoshi entrare nel salotto con la coda dell'occhio, sotto l'arco.
Era stato in cantiere quel giorno e indossava abiti giornalieri, casual.
« Bentornato, amore » Lo salutò con un sorriso dolce, portandosi Ren contro il petto mentre lo reggeva con un solo braccio.
Wakatoshi si appoggiò allo stipite dell'arco incrociando le braccia al petto.
« Grazie. È andato tutto bene oggi? »
Tooru fece per rispondere, ma di nuovo, non appena sentita la voce del padre, Ren si agitò. Girò la testolina piena di sottili riccioli castani verso l'arco e prese a muovere di nuovo gli arti freneticamente. Per poi produrre un versetto acuto.
Aveva gli occhi caleidoscopici belli aperti. Wakatoshi si staccò dalla colonna dell'arcata ed entrò nella stanza, attratto da quel richiamo irresistibile.
« Nove mesi di disagio, sedici ore di travaglio e questo è il ringraziamento. Non mi assomigli nemmeno! Ormai è chiaro a chi va la tua lealtà » Borbottò Tooru guardando il figlio, che aveva tuttavia cominciato a spingere con il corpicino per andare in braccio al padre.
Wakatoshi si era messo seduto sul divano accanto a loro qualche secondo prima.
« Tooru, ha cinque mesi » Fu il suo commento mentre lo prendeva tra le braccia.
Ren strillò deliziato, seppellendosi con la faccia sul petto del padre.
« Profuma di buono » Aggiunse poi.
« Gli ho fatto il bagnetto poco fa » Commentò distrattamente Tooru mentre allungava una mano per infilare il ciuccio nella boccuccia a forma di cuore del figlio.
Ren cominciò subito a succhiare e lui osservò la suzione ritmica incantato.
Aveva sonno, sarebbe presto crollato.
Wakatoshi gli aveva posato una mano sulla schiena - da sola la copriva interamente - incoraggiando il pisolino serale. I primi tempi, Tooru era sempre terrorizzato di lasciarlo dormire nella culla da solo, aveva paura che soffocasse nel sonno.
Con il tempo la cosa era scemata lentamente.
« È innamorato di te » Mormorò, sorridendo intenerito mentre guardava Wakatoshi.
Ren era così piccolo contro il suo petto.
Lui gli accarezzò una guancia morbida con il pollice, Ren aveva chiuso gli occhi, il respiro profondo mentre dormiva beato.
« Ma sarai sempre tu la persona che amerà di più, Tooru » Lo sorprese Wakatoshi.
Guardò quei riccioli castani - l'unica cosa evidente che suo figlio aveva ereditato da lui - e pensò che fosse strano non sentirlo più muoversi dentro di sé.
« Tu sei sua madre. Lo hai messo al mondo. È una cosa che non dimenticherà mai »
Parlavano a voce bassa per non svegliarlo - sarebbe finita la pace e la serenità altrimenti.
Ren era un bambino tranquillo, ma sapeva davvero fare i capricci se privato del sonno, lo avevano imparato a loro spese.
Tooru si accoccolò contro Wakatoshi.
« Ti amo » Disse. Due parole molto semplici.
« Non lo sentivo da un po' »
« Nemmeno io »
« Ti amo » Fu la replica immediata.
Tooru rise a voce bassa e voltò la testa, Wakatoshi fece altrettanto e le loro labbra si sfiorarono, si respiravano a vicenda.
« Tooru » Lo chiamò Wakatoshi.
« Dimmi » Un sussurro appena.
« Credi che stanotte potremmo - »
Un dito sulle labbra per zittirlo, poi un bacio a timbro, uno sfioramento appena.
« Vedremo » Rispose enigmatico, alzandosi dal divano per andare in cucina.
Quando sbirciò indietro Wakatoshi lo fissava con un certo desiderio, Tooru rise.


Era stato spavaldo, provocante, ma tornare a fare l'amore con Wakatoshi fu più difficile di quanto avesse immaginato. Non era mai stato timido.
Gli piaceva il suo corpo, era atletico, flessuoso, aveva le forme giuste e le giuste morbidezze - era il corpo di un Omega dopotutto. Ma quella notte provò una vergogna inedita.
Non aveva preso troppo peso durante la gravidanza, a dire il vero era già tornato in forma, le smagliature sui fianchi erano l'unico segno del passaggio di una gravidanza.
Ma improvvisamente non voleva farsi vedere nudo da suo marito. Una cosa ridicola.
Insomma, Wakatoshi gli aveva infilato le mani nei pantaloni da quando avevano appena quindici anni! E Tooru aveva fatto lo stesso.
Fu strano, come se fosse di nuovo la prima volta. E forse, nemmeno quella volta si era sentito tanto in imbarazzo nel togliersi i vestiti di dosso. Ci volle un po' per ritrovare l'intimità di un tempo. Fare le cose piano e in silenzio per non svegliare il bambino, abituarsi a dei piccoli cambiamenti fisici e nel suo modo di provare piacere.
Wakatoshi fu bravo e attento.
Aveva passato gli ultimi rut imbottendosi di inibitori e quando a Tooru era tornato l'heat, non avevano potuto passarlo insieme perché lui non poteva ancora avere rapporti.
Era stato un vero inferno, come se lo avesse avuto per la prima volta - era da tanto che non faceva un nido con tutti quei vestiti.
Inoltre, avevano smesso di fare sesso circa intorno al settimo mese di gravidanza, quando Kenjirou glielo aveva proibito. Era passato un po' di tempo.
Ma non ci misero molto a farlo rientrare nella loro routine come un tempo.

 
***


« Ecco il mio bambino! »
Erano andati a prendere Takashi all'aeroporto.
Tooru sorrise quando lo vide zigzagare tra la calca di persone, un sorriso smagliante sul viso abbronzato e lo sguardo tutto per il suo nipotino.
Era la prima volta che si incontravano di persona da quando era nato.
Takashi non era riuscito a venire prima. Aveva visto Ren solo attraverso una serie costante di video-chiamate, che il giorno prima del suo ritorno aveva compiuto giusto sei mesi.
« Ren guarda chi c'è, il nonno! Salutato, coraggio. Ciao nonno! » Tooru gli prese una mano chiusa saldamente a pugno e la agitò nel vuoto, mentre Ren succhiava avidamente il suo ciuccio nuovo. Takashi allungò le mani.
« Vieni qui, ometto del nonno! »
Tooru glielo passò con un sorriso.
« Bentornato papà » Lo salutò Wakatoshi.
Takashi fece un cenno ad entrambi, ma era troppo occupato a guardare il bambino.
Lo teneva in braccio con un certo fare esperto, anche se doveva essere passato un po' di tempo dall'ultima volta che aveva avuto un neonato in braccio - Wakatoshi aveva 31 anni e andava per i 32. Ren, da parte sua, fissava il nonno per nulla turbato.
Tooru era diventato isterico quando si era reso conto che il bambino andava praticamente in braccio a chiunque senza fare storie - Wakatoshi, è tutta colpa tua! -, l'unica persona che non riusciva a sopportare era Madame Satsuki, la nonna di Wakatoshi.
Piangeva istantaneamente.
La vecchia lo aveva accusato, dicendo che era colpa sua, e Tooru non poteva darle torto, probabilmente gli aveva passato l'avversione nei suoi confronti geneticamente.
« Wakatoshi, ti assomiglia terribilmente! »
Disse Takashi, mentre osservava il nipote tenendolo sotto le braccia di fronte a sé.
Tooru fece una smorfia.
« Esatto » Brontolò, incrociando le braccia al petto. Takashi lo guardò e rise.
« Ha anche qualcosa di te Tooru »
Aggiunse, poi tornò a guardare il bambino e cominciò a sbaciucchiarlo dappertutto.
A quel punto Ren fece una cosa che non aveva ancora mai fatto prima: rise.
Rise in maniera forte, una risata da neonato. Incassò la testa nelle spalle e rise, tentando di afferrare le guance del nonno mentre il ciuccio cadeva pendendo sulla sua tutina.
Wakatoshi e Tooru si guardarono a bocca aperta. Ci avevano provato a farlo ridere, innumerevoli volte. Avevano ottenuto solo qualche sorriso sdentato ma amorevole.
La risata di Ren era meravigliosa.
« Sentitelo come ride! » Commentò Takashi, del tutto ignaro della novità che aveva scatenato. Assomigliava a Wakatoshi - anche nei feromoni -, e Ren doveva averlo percepito.
« Che succede? » Chiese poi, rendendosi conto dei loro sguardi scioccati.
« Sei incredibile, papà » Fu il commento di Wakatoshi, pronunciato con reverenza.
« Concordo in pieno » Gli diede man forte Tooru, annuendo due volte con il capo.
Takashi rise, senza capire del tutto.
« Andiamo a casa, coraggio » Li incoraggiò, sistemandosi Ren sotto un braccio, mentre con l'altra mano prendeva agile la valigia.


Passarono un paio di settimane davvero fantastiche insieme. Ren rise tantissimo.
E Tooru e Wakatoshi erano certi di non aver mai sentito suono più bello di quello in vita loro: la risata gioiosa del loro bambino.

 
***


I mesi successivi furono pieni di novità.
Ren imparò prima a girarsi sulla pancia e a muoversi con maggior consapevolezza, a stare seduto dritto nella sua area giochi.
Poi imparò come gattonare e a produrre suoni molto più articolati.
Ebbe anche la prima febbre della sua breve vita.


Tooru non si riteneva un genitore particolarmente paranoico e pignolo, ma scoprì invece di esserlo. In maniera grave. Ren era nato a Settembre, i primi mesi della sua vita li aveva passati nel periodo più freddo dell'anno e Tooru si era assicurato fino alla paranoia che fosse sempre ben coperto e sano come un pesce.
Prese la sua prima febbre in primavera.
Essendo un bambino per natura tranquillo, Tooru non se ne rese conto fino a quando non tornarono a casa. Aveva fatto il turno di mattina al negozio.
Ren aveva giocato buono nella sua area giochi, dietro il bancone, senza lamentarsi.
Aveva dormito, mangiato, tutto nella norma.
Tooru se ne accorse solo per caso.
Stavano giocando insieme - era una cosa che gli piaceva fare - nel suo recinto dei giochi.
Ad un certo punto Ren aveva gettonato verso di lui, poggiando la testolina sulla sua gamba stesa. Era un comportamento strano. Tooru aveva capito subito, quasi per istinto.
Lo aveva preso, gli aveva tastato la fronte con il mento, era bollente e scottava parecchio.
Gli aveva misurato la febbre e Ren aveva cominciato a lamentarsi. Non lo faceva mai.
In preda al panico della prima volta aveva chiamato Wakatoshi a lavoro.
« Tooru, ho dei clienti, non posso - »
« Ren ha la febbre alta. 38 e mezzo »
Lo aveva bloccato, senza nemmeno sentire quello che gli stava dicendo.
Wakatoshi era rimasto in silenzio per un po'.
« Aspetta » Gli aveva poi detto, attaccando.
Una ventina di minuti più tardi qualcuno aveva bussato alla porta di casa.
Era Tsutomu, il loro pediatra personale.
Aveva ricevuto una chiamata da Wakatoshi ed era arrivato il prima possibile.
Ren aveva solo una febbre dovuta alla fuoriuscita dei dentini da latte, niente di grave. Prescrisse una serie di medicinali e diede un mucchio di consigli.
Tooru passò tutto il pomeriggio steso sul letto con Ren a vegliare il suo sonno lamentoso e lacrimoso. Ripensò alle volte in cui era stato malato da bambino, alla preoccupazione di sua madre, che aveva sempre trovato soffocante.
Ora la capiva. Benissimo. Guardava Ren e voleva solo che stesse bene.
Glielo disse, a Saeko, quando lo chiamò più tardi, per sapere se avesse bisogno di qualcosa.
Le disse che le voleva bene e che ora capiva anche lui che cosa si provasse.
Wakatoshi rientrò a casa tardi.
Tooru si era addormentato, ma si svegliò immediatamente quando si sentì toccare la guancia da qualcosa di caldo.
Nella confusione tra la veglia e il risveglio fissò Wakatoshi con espressione corrucciata.
Poi ricordò di colpo e si voltò verso Ren.
Era sveglio, ancora al suo fianco, e si tirava i calzini dai piedini con le mani, senza tuttavia riuscire a sfilarli via del tutto. Non piangeva ne si lamentava più.
« Non ha febbre » Gli fece sapere Wakatoshi. Tooru tornò a guardarlo mentre accarezzava la fronte di Ren con le labbra.
Doveva essere rientrato a casa da qualche minuto, perché era vestito comodo.
« Ho controllato poco fa. Gli sto preparando da mangiare »
Tooru annuì, posando una mano sulla pancia di Ren, che lo guardò e sorrise, mostrando le gengive con i dentini che cominciavano ad uscire.
Metteva in bocca tutto quello che poteva.
« Scusa se ho attaccato in quel modo »
Aggiunse Wakatoshi, lui scosse la testa.
« Sono andato nel panico » Confessò.
« Anche io » Ammise l'altro, allungandosi sul letto per baciare Ren su un piedino - lui scalciò più forte di prima, eccitato.
« Stanotte voglio tenerlo qui » Disse Tooru.
Nel loro letto. Accanto a sé. Wakatoshi annuì.
« Certo, va bene » Acconsentì subito.


La prima parola di Ren fu papà.
Tooru la prese malissimo.
Era a dir poco indignato con suo figlio.
Era il giorno in cui compiva undici mesi di vita, in un caldo e afoso Agosto.
Tooru e Wakatoshi erano andati a fare una passeggiata in un museo vicino, nella speranza di trovare un po' di refrigerio tra le ampie pareti di quell'antica struttura.
Era una mostra di scultori da tutto il mondo.
Tooru non ne sapeva molto, ma era una di quelle rare occasioni in cui Wakatoshi parlava più di lui. Gli spiegava tutto e lui stava lì a guardarlo, più che ascoltarlo - avrebbe dimenticato tutto nell'arco di pochi minuti -, con un'espressione innamorata di orgoglio di cui Wakatoshi non si accorgeva mai.
« Ho qualcosa in faccia? » Gli domandava quando si rendeva conto del suo sguardo.
Tooru rideva, tornando a guardare il quadro o la scultura, come in quel caso, che aveva davanti dicendo: « No, continua pure » E Wakatoshi lo faceva, ignaro.
Si erano fermati nella zona ristoro - situata in un giardino ricoperto di alberi - per far mangiare il bambino. Ren era felice.
Non aveva fatto nemmeno un capriccio per tutto il tempo, seduto nel passeggino con la schiena dritta mentre osservava tutto con quei suoi occhi caleidoscopici.
Tooru si sentiva fortunato che avesse ereditato l'indole pacata di Wakatoshi.
Lui non era stato un bambino tranquillo.
Ren era un po' testardo quando si trattava di alcune cose - come suo padre -, ma nulla che Tooru non potesse gestite facilmente. Il bambino aveva iniziato a parlare parecchio negli ultimi tempi, locuzioni e lallazioni senza senso. Oltre ad aggrapparsi con una forza inaspettata a qualsiasi superficie piana che fosse a portata di mano - per somma gioia di Tooru. Si erano già verificati parecchi bernoccoli e capitomboli.
« Esatto, così. Bravo bambino, bravo. Mangia tutta la pappa e cresci forte! »
Lo incoraggiò Tooru pulendogli gli angoli della bocca con il cucchiaino di gomma, mentre Ren agitava le gambe e le braccia.
Non gli aveva mai nemmeno fatto storie con il cibo, mangiava tutto e voracemente.
« Sei un capolavoro tu, vero? Beh, ti ho fatto io dopotutto » Disse al bambino con quella voce sciocca che tutti gli adulti parevano tirare automaticamente fuori alla presenza di neonati o animali carini. Ren rise, producendosi in un gorgoglio di gioia.
Tooru si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia e il bambino rise più forte, prendendogli il viso tra le manine mentre lui faceva scontrare i loro nasi strofinandoli.
« Di la verità Ren, la mamma è il tuo preferito vero? Vero? Perché non proviamo a dire mamma eh? Mam-ma! Mam-ma! » Ren lo guardò per un istante, i riccioli castani sulla testa che gli rimbalzavano sulla fronte mentre tentava di afferrargli la mascella con le dita a salsicciotto, poi rise di nuovo, mostrando i dentini da latte sul davanti.
Tooru sorrise, intenerito.
« Tu sei l'amore che non mi aspettavo »
Mormorò, spostando leggermente la faccia per baciargli una manina appiccicosa di pappa alla zucca e omogeneizzato di vitello. Fece una smorfia, non proprio buono.
« Andiamo Ren. Mam-ma. Mam-ma. Ma - »
« Scusa, c'era parecchia fila »
Si interruppe, sollevando lo sguardo su Wakatoshi, che si era appena avvicinato al tavolo reggendo un vassoio con il loro pranzo.
« Oh è tornato papà! » Disse Tooru con voce allegra, mentre era intento a fare posto sul tavolino spostando i vari contenitori e thermos.
« Pa-pa! Pa-pa! » Strillò Ren a quel punto.
Tooru si bloccò nel movimento di passare un fazzoletto pulito su una macchia di pappina dal tavolino, Wakatoshi con il vassoio posato solo per metà sulla superficie di metallo.
Si guardarono per un momento.
« No, non l'hai detto! »
Esplose a quel punto Tooru, fissando il figlio come se lo avesse tradito nel modo peggiore.
Ren continuò a giocare indisturbato con il pupazzetto di Bing legato alla carrozzina.
« Credo che lo abbia dett- »
« Fa silenzio tu! » Tooru posò il piattino sul tavolino con aria risoluta, afferrò il passeggino e lo posizionò davanti a sé, tra le sue gambe.
Guardò Ren, Ren guardò lui mentre masticava con un certo entusiasmo l'orecchio di Bing.
« Mam-ma, mam-ma. Coraggio Ren »Tooru lo incoraggiò con lo sguardo.
Ren sollevò gli occhi nella direzione di Wakatoshi, che stava sistemando il cibo senza prestare loro attenzione alcuna - uomo saggio - e allungò le braccia dicendo: « Pa-pa, pa-pa »
Tooru ebbe solo un istante di incredulità, poi afferrò il passeggino e lo girò verso Wakatoshi con un movimento brusco.
« Ecco, dagli tu da mangiare dato che continua a chiamarti! » Si arrabbiò come un bambino, incrociando le braccia al petto. Wakatoshi rimase a fissarlo con i coperti di plastica delle loro insalate - sporchi di salsa tzatziki - sospesi nel vuoto, poi guardò Ren.
Lui rise, strizzando Bing a morte tra le mani.
Tooru fece una brutta smorfia, quel pupazzo era disgustoso, sporco di pappina.
Doveva finire immediatamente in lavatrice!
« Pa-pa » Strillò, allungando le braccia.
Wakatoshi posò i coperchi sul vassoio e si allungò sul passeggino per sganciare il bambino e prenderlo in braccio.
« Non ci posso credere che la sua prima parola sia "papà" » Brontolò Tooru con ancora le braccia incrociate al petto, mentre osservava la scena « Sedici ore di travaglio! Sedici dannate ore e lui dice: " papà " »
« Presto dirà anche "mamma" » Lo rassicurò Wakatoshi mentre se lo sistemava tra le gambe, Ren fissava il vassoio con il loro pranzo incuriosito.
« Non darmi il contentino tu! E non dirmi che non sei felice che ti abbia appena chiamato papà! » Strepitò Tooru guardandolo male.
Wakatoshi aveva preso una forchetta e stava girando la sua insalata al salmone cotto.
Ren lo fissava- letteralmente - con la bava alla bocca che colava sul mento e sul bavaglino.
« Mi batte fortissimo il cuore, in realtà » Confessò come se niente fosse, innocente.
Tooru fu a tanto così da lasciarsi scappare un gemito di tenerezza per quella risposta.
L'incazzatura gli era un po' passata.
Mise un brutto broncio.
« Vedi che sei contento! » Mugugnó, meno convinto di fare la voce grossa rispetto a prima. Wakatoshi prese un pezzettino di salmone e lo diede al bambino, che aprì la bocca senza nemmeno valutare il cibo.
A giudicare dal modo in cui la aprì di nuovo il secondo successivo, sembrava aver gradito.
Wakatoshi accennò un sorriso, mentre gli dava serenamente altro salmone.
« Non credevo sarei mai diventato padre, perciò si, è bello sentirlo dire »
Guardò il figlio con aria vagamente innamorata - non era facile capirlo con lui -, mentre metteva in bocca tutti i rebbi della forchetta. Tooru rimase in silenzio per qualche secondo, era capitombolato, ma Wakatoshi non doveva saperlo.
« Smettila di dargli quel salmone che deve finire di mangiare la sua pappa! »
Lo strillò, per non far vedere che si stava terribilmente commuovendo.
« Oh, va bene » Si arrese subito Wakatoshi.
Tooru riprese il piatto con la sbobba di zucca, vitello e pastina e tentò di imboccare Ren.
Il bambino serrò le labbra, capriccioso.
« Pa-pa » Disse, alla ricerca di altro salmone. Tooru strinse il pugno attorno al manico di gomma del cucchiaino.
« Wakatoshi! » Strepitò.


Battibeccarono per tutto il tempo del pranzo. Ren non disse "mamma" nemmeno a pregarlo, almeno non prima che passassero un paio di settimane.
Quel giorno, Tooru pianse parecchio.

 
***


« Mi dici cosa c'è che non va? »
Tooru non riuscì a trattenere oltre la domanda. Ren dormiva nella sua culla da almeno un paio d'ore, in camera sua - Tooru poteva controllarlo attraverso il baby monitor.
Loro si erano accoccolati sul divano per vedere un film insieme, come non facevano da un po', il condizionatore aperto perché si moriva terribilmente di caldo.
Ma Wakatoshi aveva smesso di guardare il film da un po', la mente altrove.
In realtà, era stato distratto fin da quando era rientrato a casa, dopo essere uscito a cena fuori con il suo migliore amico. Tooru stoppò il film con il telecomando - un polpettone di tre ore che aveva scelto proprio Wakatoshi - e si voltò verso di lui, prendendogli una mano tra le sue.
« Sei distratto e pensieroso, credevi davvero che non me ne sarei accorto? » Insistette.
Wakatoshi intrecciò le dita delle loro mani e lo guardò.
Non erano solo compagni, ma si conoscevano da quando erano due bambini.
Si erano scontrati per divergenze di pensiero la prima volta che si erano parlati - avevano solo dodici anni - e poi si erano baciati che ne avevano quattordici e da allora non si erano più lasciati. Per nessuno dei due c'era mai stato nessun altro.
Qualcuno avrebbe detto che erano anime predestinate.
Loro non ci credevano. Quella roba era rara.
Erano stati prima amici, poi amanti, erano cresciuti insieme e quello che c'era tra loro era cresciuto di conseguenza. Tutto lì. Tooru riusciva a percepire - non avrebbe saputo spiegare come - quando Wakatoshi non stava bene emotivamente.
« Mi sono sentito in difficoltà, a cena » Ammise suo marito, spostando lo sguardo.
Tooru si fece attento.
« Hai litigato con Satori? » Indagò.
Gli sembrava una cosa assurda, ma comunque non del tutto improbabile.
« Si è messo a piangere » Fu la risposta che Tooru non si aspettava.
Non sapendo bene che cosa rispondere, rimase in silenzio. Wakatoshi tornò a guardarlo.
Era evidentemente in difficoltà.
« Gli ho fatto vedere un video di Ren che si tirava in piedi da solo e si è ... si è messo a piangere. Mi ha detto che vorrebbe vederlo »
Si grattò la nuca e puntò lo sguardo sulla scena del film bloccata a metà.
Tooru si morse il labbro inferiore.
Forse cominciava a capire qualcosa in più, qualcosa che Wakatoshi non era stato in grado di vedere e non per cattiveria, solo per eccessiva ingenuità emotiva.
« Non sapevo bene cosa fare, così gli ho passato un tovagliolo e si è messo a ridere »
Continuò suo marito, tormentato. Tooru fece un sospiro e accennò un sorriso.
« Invitalo domani da noi, a pranzo. Anzi, scrivo io ad Hajime tra poco » Lo istruì.
Wakatoshi tornò a guardarlo.
« Tu sai che cosa gli è preso? » Chiese.
Sembrava deluso da se stesso per non essere riuscito a capire cosa avesse il suo migliore amico. Per rassicurarlo Tooru prese ad accarezzargli le nocche della mano.
« È solo perché desidera una cosa che non riesce ad avere, amore mio »
Wakatoshi non chiese altro dopo quelle parole.


« Wakatoshi mi ha detto che ieri hai pianto »
Tooru affrontò l'argomento con il diretto interessato il pomeriggio successivo.
Satori stava giocando con Ren sul tappeto. Lui aveva appena portato un vassoio con qualcosa di fresco da bere e dei mochi al gelato in diversi gusti.
« Era preoccupato per te, non aveva capito il motivo » Si sentì in dovere di aggiungere quando Satori lo guardò, aveva una costruzione di gomma enorme tra le mani.
« Sempre il solito tonto » Commentò, mettendo su quel sorriso un po' pigro da folle.
« Non avrei dovuto piangere » Ammise poi.
Tooru gli passò un bicchiere pieno di tè freddo al matcha, con il ghiaccio.
Nel giardino i grilli finivano, e dalla veranda spalancata non passava nemmeno un po' di aria fresca. Era stata un'estate afosa.
« Ti confesso che ci sono rimasto quando me l'ha detto. Non mi sembri tipo da lacrime, se devo essere proprio sincero »
Satori prese il bicchiere e fece un cenno di ringraziamento con la testa, ma non bevve.
Era un tipo strano e Tooru non aveva mai saputo bene come classificarlo.
Non poteva definirlo un amico, ma era come un fratello per suo marito e il compagno di Hajime, motivo per cui lo considerava praticamente uno di famiglia ormai.
Che Satori lo volesse o meno.
« Sono in cura da Kenjirou da qualche mese ormai. Cura ormonale e quella roba lì, certe volte mi emoziono senza controllo »
Si giustificò, facendo spallucce, mentre riprendeva a giocare con Ren.
Tooru bevve un sorso del suo tè.
Lo sapeva quello, glielo aveva detto Hajime.
Alla fine aveva ceduto alla storia del bambino e avevano cominciato a provarci, ma senza molto successo, motivo per cui si erano rivolti a Kenjirou per un aiuto.
« Avrai saputo che Shouyou e Tobio avranno una bambina tra qualche mese »
La buttò lì, un po' così, come se niente fosse.
Satori si bloccò nel movimento di mettere un mattoncino sopra un altro, mentre Ren gli si arrampicava sulle gambe. Shouyou aveva dato la notizia generale a gravidanza abbastanza avanzata - Tooru e Koushi lo avevano saputo dal principio - per paura che anche quella volta non andasse bene. Era al termine del quarto mese.
« Si, ho saputo »
« Satori tu - »
« Sono andato da Kenjirou da solo, ieri. Hajime ha fatto tutti gli accertamenti e non è lui il problema, per cui ... »
« Sei tu » Concluse Tooru. Come temeva.
L'altro fece spallucce, prendendo Ren in braccio dopo aver posato il bicchiere sul tavolino. Prese un mochi e diede un morso.
« E vuoi sapere qual è la parte più divertente? Non c'entra niente il fatto che io sia un Alfa dominate e lui un Beta recessivo. È un problema mio e basta, solo che non lo sapevo. Perché se lo avessi saputo ... » Entrambi spostarono lo sguardo verso il giardino, dove Hajime e Wakatoshi stavano parlando di chissà cosa seduti sulle sdraio.
... non avrei mai promesso niente.
« Kenjirou mi ha detto ieri che possiamo provare in diversi modi, ma le possibilità di successo sono del 10% » Satori smise di parlare e guardò Ren, che si era messo seduto tranquillo e infilava il ditino nel ripieno di gelato del mochi al taro, portandolo poi alla bocca per mangiarlo. Tooru non si prese nemmeno la briga di intervenire, finché non metteva in bocca l'impasto gommoso del riso. Hajime rise forte, spensierato, attirando il suo sguardo.
Ricordò quella volta, quando erano bambini, lui aveva appena pianto, gridando di non volere mai dei figli, Hajime aveva invece risposto: Io ne voglio almeno tre!
Era figlio unico e diceva che non voleva che anche i suoi figli lo fossero.
« Hajime non lo sa » Indovinò.
Satori incrociò il suo sguardo.
« Non sapevo come » Ammise.
Non sapevo come dirglielo.
Tooru non aveva parole per consolarlo, non si sentiva nemmeno all'altezza.
Non credeva di averne il diritto, ecco.
Non credeva di poterlo fare dopo Ren, che era solo capitato e non lo aveva cercato volutamente e con assoluta disperazione.
Però disse ugualmente: « È pur sempre il 10%. E tu sei una persona testarda »
Satori fece un sorriso un po' pigro. Aprì la bocca per dire probabilmente qualcosa di sarcastico come suo solito, ma proprio in quel momento Ren decise che era arrivato il momento di mangiare la pasta di riso. Si spaventarono entrambi e buttarono le mani davanti, strillando - Tooru più di Satori. Ren scoppiò a piangere, terrorizzato.
Hajime e Wakatoshi si precipitarono dentro, allertati da quel baccano.
Si presero qualche rimprovero.
Quando andarono via, in tarda serata, Tooru si prese qualche secondo da parte con il suo migliore amico, e mentre lo salutava con un bacio su una guancia per accomiatarlo, gli strinse un braccio e gli disse: « Parla con Satori. Ti voglio bene »
Hajime non capì, sul momento.


Lo chiamò qualche giorno dopo.
Tooru sentì attraverso la cornetta i rumori del cantiere - era un operaio -, il passaggio di un'ambulanza.
« Me l'ha detto » Esordì, senza salutare.
Tooru era fuori la veranda con Wakatoshi, che giocava al cavalluccio con Ren.
La sua risata infantile riempiva gli spazi.
« Tooru »
« Dimmi, Hajime »
Wakatoshi disse qualcosa e Ren rise, buttando la testolina piena di ricci all'indietro.
« Ho fatto un po' di storie per la questione del bambino, però ... »
« Lo so » Silenzio sulla linea.
Wakatoshi prese la guancia di Ren con la bocca, come se volesse morderlo, e lui strillò, schiaffandogli una manina sulla faccia.
« Ho detto a Satori che saremmo andati a fare un viaggio, per allontanarci un po'. Partiamo tra un paio di giorni »
« Hai fatto bene »
« Beh, ci sentiamo. Grazie »
« Ti voglio bene »
« Anche io »
Chiuse la conversazione, il display del cellulare si oscurò, fissò il vuoto per un po'.
« Mama, mama! » Lo chiamò Ren.
Tooru lo guardò e sorrise, alzandosi dalla sedia per raggiungerli. Si mise seduto sulle gambe di Wakatoshi, che gli strinse la vita, mentre Ren chiedeva di andare in braccio a lui.
Si sentiva davvero fortunato e grato di quello che aveva. Davvero tanto.

***


Al primo compleanno di Ren organizzarono una festa tra amici e parenti, a casa loro.
La nonna di Wakatoshi si presentò con un regalo enorme, una di quelle macchine in miniatura per bambini. Una Ferrari.
E tuttavia questo non convinse Ren ad andare in braccio alla vecchia befana, con immensa soddisfazione di Tooru, che fu allegro per tutta la serata. Ren fu sommerso di regali.
Tooru lo vide poco. Passò la festa sballottato un po' dappertutto.
Con Shouyou ebbe una reazione curiosa che intenerì un po' tutti e mandò nel panico Tobio e Wakatoshi. Si accoccolò contro la pancia di Shouyou e prese ad accarezzarla piano.
Come se fosse consapevole della bambina.
Scherzando, Saeko disse: « Sarà la sua anima predestinata? »
Quella battuta innocente scatenò il caos totale.
Tobio andò nel pallone, sostenendo che nessun uomo o donna sarebbe mai stato o stata degna della sua bambina.
Wakatoshi era preoccupato per Ren, perché era troppo piccolo per quelle cose.
Takahiro e Issei ci marciarono sopra e Satori diede loro man forte, con un certo impeto.
Tooru se la rise alla grossa finché sua suocera non se ne uscì con un: « Forse ha solo il desiderio di un fratello o una sorella »
Quella maledetta strega che voleva rovinargli a tutti i costi l'umore! Ci mancò poco che non le facesse il dito medio con tanto di sorriso. In tutto questo baccano Ren rimase aggrappato alla pancia di Shouyou, continuando a dire: « Bebe »
Si convinse a staccarsi solo con la pappa.

***


Gli anni successivi passarono velocemente.


Tooru aveva sempre pensato che la famosa frase: Goditi ogni momento, perché crescono in fretta, fosse una brutta esagerazione, ma non era vero. Il tempo passò in fretta davvero.
A casa c'era una parete vuota nel salotto, che avevano lentamente cominciato a riempire di fotografie dopo essersi trasferiti. La prima era di Tooru all'ottavo mese di gravidanza con una salopette addosso, seduto sul dondolo della veranda, una fetta di anguria tra le mani, un bel sorriso e le lunghe gambe nude con le caviglie intrecciate.
La seconda raffigurava loro tre nella camera della clinica privata, il giorno in cui Ren era nato. E poi la foto con Madame Satsuki e nonna Sachiko, una con nonna Saeko e nonno Haruki e una con nonno Takashi. Quella del primo compleanno con mamma e papà, Ren che piangeva disperato davanti alle candeline, mentre Wakatoshi cercava di convincerlo che non c'era nulla di cui aver paura. La foto dei primi passi con le scarpette nuove da ginnastica.
Un'altra con mamma e papà all'acquario. Quella del secondo compleanno e poi del terzo.
Il primo giorno alla scuola materna - Tooru che piangeva con gli occhi rossi mentre Ren lo salutava tranquillo - con la cartella minuscola portata a mano.
E poi una sulle spalle di Wakatoshi, scattata dopo esse stati al cinema per la prima volta.
E quella del compleanno dei quattro anni.
Il quadro di un disegno della loro famiglia realizzato a scuola quell'anno - Ren sarebbe diventato un artista da adulto - e subito dopo quella dei cinque anni.
Nel mezzo vi erano stati tutti i cambiamenti.
I primi passi con le prime cadute, il ciuccio mangiato dalle formiche - era solo caffè - e le notti insonni che erano seguite. Le prime frasi sensate e i primi discorsi, il suono pacato e monocorde della sua voce. Imparare ad usare il vasino.
Socializzare con gli altri bambini, con il mondo esterno e con il proprio secondo genere.
I primi pensieri indipendenti, gli scorci della persona che sarebbe potuta diventare.
Le marachelle e i baci e le coccole e i discorsi. E le prime cadute e i primi dispiaceri.
Era tutto lì su quella parete bianca e in mezzo vi erano tutte quelle sfumature, gli anni che erano passati con uno schiocco di dita. Con l'avvicinarsi imminente dei suoi trentasette anni, Tooru guardava con nostalgia a quella parete, riempita per metà.
Ren avrebbe compiuto sei anni in tre mesi.
Nel corso del tempo il numero dei componenti della loro grande famiglia era aumentato notevolmente.
Koushi e Daichi avevano aggiunto un paio di graziosi gemelli alla collezione, oltre Hiroto.
Shouyou e Tobio avevano avuto Eri, un raggio di sole con la faccia imbronciata del padre.
Sorprendendo tutti in maniera scioccante, Takahiro e Issei si erano uniti al gruppo con una tripletta - non era stato divertente per Takahiro, per niente.
E infine, giusto un anno prima, era nato anche il bambino di Kenjirou ed Eita.


« Mamma, fa davvero caldo »
Ren pose quella frase, che avrebbe dovuto essere una chiara lamentela, con un tono monocorde. Era paziente, anche quando quello che stava facendo non gli piaceva.
Tooru inumidì con le labbra la punta del filo, facendolo poi passare attraverso la cruna dell'ago con facilità.
« Solo qualche minuto di pazienza, ho finito tesoro » Disse, mentre faceva il nodo.
Ren fece un sospiro. Aveva la fronte tutta imperlata di sudore e sicuramente gli ci sarebbe voluta una doccia fredda una volta uscito da quel costume.
Nel corso degli anni aveva perso la chioma riccia e ora portava i capelli come Wakatoshi.
Alcune ciocche gli cadevano bagnate sulla fronte, spuntando dalla spugna del costume.
« Non mi va di fare la recita, mamma »
Gli fece sapere Ren, mentre continuava a stare fermo immobile come gli aveva chiesto.
« Ma sei bravissimo nelle tue battute, amore. E sarà molto divertente, vedrai »
Lo incoraggiò, infilando l'ago nel bordo bianco del costume, poco sopra i piedi.
« Ma sono solo tre battute, e anche molto corte. Inoltre, faccio il fungo. Non voglio fare il fungo, non mi piace. Fa caldo » In effetti, era un ruolo piuttosto inusuale.
Tooru e Wakatoshi avevano dovuto trattenersi dal ridere quando Ren li aveva informati della cosa con espressione seria. Il costume che avevano fatto fare apposta per lui era davvero troppo lungo - Ren si portava alto, ma era nella media -, Tooru stava cercando di accorciarglielo, ma temeva di dover chiedere l'aiuto di sua madre.
« Devi essere fiero delle tue tre battute! »
« La maestra ha detto che non sono espressivo. Vuol dire che sono come papà? »
Tooru rischiò di pungersi con l'ago, imprecò.
« La maestra non capisce niente! »
« Io non penso sia una cosa brutta essere come papà. Lui è figo »
Tooru guardò Ren, che incrociò subito il suo sguardo, in cerca di una conferma. Era la copia del padre in tutto e per tutto, a parte il colore dei capelli e la forma delle labbra.
« Ma certo che non è una cosa brutta. Tuo padre è l'uomo migliore del mondo »
Ren accennò un timido sorriso e Tooru lo ricambiò, per poi pizzicargli il naso per scherzo. Amava immensamente quella creatura, non solo perché l'aveva fatta lui.
« Ci sarà anche Eri? Non voglio che mi veda vestito da fungo, mamma »
Le labbra di Tooru tremarono in una risata mal trattenuta di fronte al timore del figlio.
Eri aveva solo tre anni, ma da quando era nata lei e Ren erano stati inseparabili.
Nessuno voleva ammetterlo, ma forse ... la storia delle anime predestinate non era poi così improbabile. Ma quello lo avrebbe stabilito solamente il tempo.
« Vestito così stai benissimo e ad Eri piacerà tantissimo, vedrai » Lo incoraggiò.
Lui sembrava dubbioso, ma anche desideroso di credere a quelle parole.
« Lo credi davvero? »
« Si, lo credo davvero. Ora aspetta qui che vado a prendere una matita, fai attenzione agli aghi che ti pungono » Tooru si alzò da terra con fatica - di certo non era più un ragazzino - e andò nel corridoio per salire le scale. Non fece molta strada prima di scontrarsi con Wakatoshi, appena uscito dal suo studio personale.
Gli prese le spalle con forza prima che potesse cadere a terra o farsi male.
« Tooru, stai bene? » Chiese, preoccupato.
« Sto benissimo, a differenza di tuo figlio »
Gli fece sapere, ammiccando con un sorriso in direzione del salotto, dove Ren se ne stava buono a sudare nel suo costume da fungo. La rappresentazione era una versione per bambini di Sogno d'Una Notte di Mezza Estate di William Shakespeare.
Wakatoshi guardò a sua volta il bambino.
« Quel costume è terribile, Tooru » Affermò, ribadendo la sua idea per l'ennesima volta.
« Lo so, ma non è comunque adorabile? »
« Fa caldo e si sentirà male »
« Tra poco glielo tolgo, promesso »
Wakatoshi incrociò le braccia al petto.
Sapeva essere minaccioso quando voleva.
Tooru lo amava immensamente in quei momenti da padre super protettivo.
« Si è preoccupato che Eri potesse vederlo vestito in quel modo, era imbarazzato »
Gli fece sapere Tooru, deciso a marciare un po' sulla cosa, giusto perché gli piaceva fare il diavoletto insinuante ogni tanto.
Wakatoshi sollevò un sopracciglio.
« Tooru, ha cinque anni. Non mi piace questa cosa, per niente » Cominciò.
Lui alzò gli occhi al cielo e gli diede un colpetto affettuoso sulla spalla con la mano.
« Tranquillo, amore mio. Non verrà mica a dirti che l'ha messa incinta domani! Sono solo dei bambini, per quello c'è tempo » E fece un sorriso per nulla rassicurante.
Wakatoshi lo guardò come se avesse detto una brutta parolaccia o qualcosa di simile.
« Non sei divertente »
« E invece sono molto divertente. Mi ami anche per questo motivo, infatti »
Wakatoshi gli afferrò il dito con cui aveva continuato a punzecchiargli il petto mentre diceva quelle parole. Si fece vicino.
Tooru sollevò il viso per avere un bacio e invece: « Ren sta morendo di caldo Tooru »
Wakatoshi si fermò ad un passo dalle sue labbra e gli soffiò quelle parole a voce bassa.
Tooru sentì un brivido lungo la schiena prima che si allontanasse come se niente fosse.
Il suo heat era decisamente vicino.
Wakatoshi dovette sentire l'odore dei suoi feromoni farsi più intenso e provocante.
« Ora vado ... bastardo » Mormorò, spingendo Wakatoshi leggermente indietro.
L'altro fece un sorrisetto, il maledetto!
Poi guardarono entrambi Ren.
« Però è davvero carino » Concordò alla fine Wakatoshi, rendendo Tooru contento.
« Ahhh sono così felice di averlo messo al mondo! » Disse con una certa soddisfazione.
Wakatoshi ammorbidì l'espressione del viso.
« Si, abbiamo fatto una cosa niente male insieme » La sua voce era pregna d'amore.
Tooru ripensò al giorno in cui aveva scoperto di aspettarlo, al terrore che aveva provato.
Ren era arrivato inaspettatamente, solo perché avevano bevuto un po' troppo.
Tooru non lo avrebbe mai cercato volutamente. Lui era arrivato a rendere la loro famiglia completa, senza per questo farlo sentire inferiore in quanto Omega.
Era un uomo lavorativamente realizzato - la libreria-ludoteca andava talmente bene che stavano pensando di aprirne un' altra -, nessuno gli metteva più i piedi in testa e aveva una meravigliosa famiglia.
E un uomo accanto che non lo aveva mai trattato come un essere inferiore.
Il piccolo Tooru che piangeva sulle spalle di Hajime per essere un Omega, ne aveva fatta di strada. E ne aveva ancora molta da fare.
« Decisamente niente male »


La recita fu un successo.
Wakatoshi aveva portato la macchina per fare le riprese, quella professionale.
Ren aveva recitato le sue tre battute a voce alta, senza un briciolo di pathos, nel suo costume ingombrante da fungo.
Erano entrambi così tanto fieri di lui e delle sue scarsissime doti recitative.
Tooru lo chiese a Wakatoshi proprio durante il corso di quella recita, mentre maneggiava con la macchina per le riprese.
« Wakatoshi »
« Uhm? »
« Ne facciamo un altro? Un altro bambino »
Nel teatro semi buio, con solo le luci soffuse del palco, mentre i bambini strillavano con le loro vocette acute, facendo ridere tutti, Wakatoshi lo aveva guardato, gli occhi sorpresi.
Tooru aveva accennato un sorriso.
« Vorrei un altro bambino » Ammise.
Era da qualche mese che ci pensava. Sentiva di poterlo fare di nuovo, di volerlo.
Wakatoshi gli prese una mano.
« Si, mi piacerebbe averne un altro »
Si sorrisero a vicenda, prima di abbracciarsi.


Erano pronti per un'altra avventura.

 
***
 
Epilogo


« Wakatoshi afferra Kazuko! »
Strillò Tooru, scivolando sulla scia di acqua e sapone mentre inseguiva la figlia di due anni.
La bambina - nuda e bagnata - strillò deliziata quando il padre la afferrò di slancio.
Aveva i dritti capelli castano scuro tutti insaponati e una faccia decisamente da schiaffi mentre rideva divertita. Tooru si fermò sulla soglia del salotto e fece un sospiro stanco.
A quarant'anni non aveva più la forza fisica di fare certe cose.
« Brutta peste! » Disse alla figlia, che rise.
Wakatoshi fece un sospiro pesante.
« Kazuko, non devi scappare per casa nuda e ancora bagnata, capito? » Cercò di istruirla, per tutta risposta lei gli stampò un bacio pieno di sapone sulla guancia.
Tooru - seppure stanco - fece un sorriso. Kazuko era l'esatto opposto di Ren.
La sua gravidanza non era stata semplice, ma in compenso, era venuta al mondo con solo quattro ore di travaglio.
Assomigliava al fratello, per la gioia della nonna di Wakatoshi - quella novantenne decrepita ma terribilmente attiva - che aveva affermato la supremazia dei loro geni.
Ma Kazuko era una bambina Omega. E aveva il carattere di Tooru, senza dubbio.
La amavano tutti immensamente.
Sospirando, Tooru si avvicinò per avvolgerla nell'accappatoio, lei non protestò.
« Mi ricorda qualcuno con quel carattere »
Scherzò Hajime, lui e Satori erano andati a pranzo da loro quella mattina.
Tooru gli fece la linguaccia.
« Kazuko fa solo guai » Ci tenne invece a precisare Ren, sollevando lo sguardo dai compiti di matematica che stava terminando con l'aiuto del padre e dello zio.
« Satori? È annegato nella vasca? » Domandò Hajime, casualmente, e Tooru fece un sobbalzo come se avesse preso la scossa. Prima che Kazuko scappasse via ancora tutta insaponata, aveva lasciato Satori nel bagno alle prese con un -
« Ci sono due linee » Disse il diretto interessato, apparso sulla soglia del salotto alle loro spalle. Tutti lo fissarono.
« Ci sono due linee su questo coso » Agitò per aria il test di gravidanza.
Lo avevano fatto solo per provare, così.
Tooru ne aveva uno nel bagno, per evenienza, e quando Satori gli aveva detto di essere stanco negli ultimi tempi e nauseato, lui gli aveva suggerito di provare a farlo.
Senza metterci il pensiero, ma per essere sicuri.
Satori e Hajime ci avevano provato in tutti i modi i primi anni, fecondazione "in vivo", IVF, ICSI, ogni cosa possibile, ma niente aveva funzionato. Era stato solo uno strazio.
Alla fine avevano fatto domanda di adozione qualche anno prima, e ora erano in lista.
« Cazzo, aspetti un bambino! »
Strepitò Tooru correndo al suo fianco per vedere meglio il test. Satori sbattè le palpebre.
« Ho quarant'anni, Tooru »
« Si, ma aspetti un bambino Satori! »
Hajime si alzò di fretta da terra, andando poi ad urtare con lo stinco contro lo spigolo del tavolino dove Ren stava facendo i compiti. Imprecò mentre li raggiungeva zoppicando.
« Fa vedere! » Disse, strappando il test di gravidanza dalle mani del compagno.
« Si ma ho smesso le cure ormonali da anni! E Kenjirou aveva detto - »
« O cazzo, diventerò padre. Diventerò padre! Fermi tutti! » Lo interruppe Hajime, agitando il test di gravidanza per aria, poi si voltò di scatto verso Satori e lo prese di slancio, sollevandolo da terra « Ti amo, lo sai? Sei lo svitato folle cazzone amore della mia vita! »
Satori fece una brutta smorfia.
« Non me lo avevi mai detto »
Tooru rise, stringendo a se Kazuko, che osservava la scena incuriosita.
« Stanno bene? » Domandò invece Ren a voce bassa. Wakatoshi gli accarezzò la testa con una mano mentre diceva: « Si, hanno appena avuto una bella notizia »
Mentre si abbracciavano, Tooru incrociò lo sguardo di Satori e gli fece l'occhiolino.
« Il 10% » Disse. L'altro sorrise.


Satori e Hajime avrebbero poi avuto due gemelli. Entrambi femmine.
Nate sane - una Alfa e una Beta - per la gioia di mamma e papà.


Sulla parete era rimasto uno spazio vuoto, al centro, tra le foto di Ren e Kazuko.
Tooru e Wakatoshi avevano deciso di metterci una bella foto di famiglia.
Erano andati ad uno studio professionale per farsela scattare.
Vestiti di tutto punto, guardavano l'obiettivo con dei sorrisi accennati sulla faccia.
Kazuko - quattro anni - faceva fatica a starsene seduta buona sulle gambe di Tooru.
Ren - un fiero bambino di dieci anni - se ne stava invece composto con la schiena dritta.
« Wakatoshi » Bisbigliò Tooru. Lui gli strinse la mano per fargli capire che aveva sentito.
« Grazie per essere venuto troppo in fretta quella volta » Continuò a bisbigliare.
Qualche secondo di silenzio.
« E a te per aver dimenticato la pillola » Di nuovo silenzio, poi scoppiarono a ridere.
In quel momento venne scattata la foto.
Era la più spontanea che avessero mai fatto.


Tooru e Wakatoshi che ridevano, stringendo Ren e Kazuko, i loro due tesori preziosi, entrambi sorridenti e felici.

 
A modo tuo
Andrai
A modo tuo
Camminerai e cadrai, ti alzerai
Sempre a modo tuo


( Elisa - A modo tuo )
  
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