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Autore: Wymagalt    10/02/2023    1 recensioni
Il mio nome è Delphini Mathildis Black e sono nata il 9 febbraio del 1976. Sono la figlia del Signore Oscuro, Lord Voldemort e della sua più fedele Mangiamorte, Bellatrix Lestrange. Ti chiederai perché abbia scelto di raccontarti la mia storia. Credo principalmente per lasciare una traccia di me che non sia stata riscritta, convalidata o manomessa da mani altrui. Spero avrai la pazienza di accompagnarmi per queste pagine, lasciando fuori i pregiudizi, le paure e le resistenze che naturalmente avrai nei miei confronti. Ti chiedo di tentare. E alla fine, magari, riusciremo a incontrarci da pari: tu con la tua storia e io con la mia.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Delphini Riddle, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Famiglia Nott | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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IX.

Mio cugino Draco è nato il 5 giugno del 1980, in una splendida giornata estiva: una delle rarissime occasioni in cui mi fu permesso di andare a Villa Malfoy con mia madre. Era un’occasione speciale e gran parte della mia famiglia - anche volti che non avevo mai visto prima - si era riunita a festeggiare con Narcissa e Lucius; i quali non credo furono del tutto contenti di veder arrivare mia madre con la sua piccola figlia illegittima a rubare la scena. Ma in quei mesi sembrava che tutti si fossero rilassati un poco e avvertivo come se quella nuvola nera, che era stata la guerra, stava giungendo alla fine. Forse era per questo che mi era finalmente concesso di presentarmi a una cerchia più ampia di persone, mano nella mano guantata di mia madre. Quando arrivammo, il primo volto che riconobbi fu quello di mia nonna, gli occhi azzurri luminosi di un bagliore allegro e sollevato. Era circondata da un nugolo di signore ben vestite, tra cui una zia di mia madre, Walburga Black, che mi fece subito una gran paura: appena varcammo la soglia, i suoi occhi affilati furono su di me, squadrandomi dalla piccola testa alla punta delle mie ballerine. L’avevo incontrata in un’altra occasione, da quello che mi hanno raccontato, ovvero il giorno del mio battesimo, una delle poche aggiunte all’ormai ben conosciuta e sparuta cerchia di persone che mi hanno allevato. Ma ovviamente, io non posso ricordarlo. Così, la mia prima impressione di lei fu questa: un rapace che vede una lepre. E non essendo abituata a sentirmi trattare da lepre, aggrottai le sopracciglia, offesa:
“Ma che bambina arrabbiata che ti porti dietro, Bellatrix!” mi canzonò Walburga.
“Ha solo un buon istinto” mi difese mia madre, con un sorriso al vetriolo. Walburga alzò un sopracciglio, arcuato e corvino, divertita.
“Suvvia, mia cara, non cominciamo col piede sbagliato… in fondo, è una bella bambina”
“Sì, la nostra cara Delphini sta crescendo tanto in fretta!” si sbrigò a intromettersi mia nonna “Non è vero, Delphini? Fai vedere a zia Walburga come sei brava” disse poi rivolgendosi a me. Probabilmente, voleva fare bella figura con la cognata e i suoi occhi dicevano “comportati bene” ma mi raggiunsero più come una supplica che come un comando. Così, rimasi dov’ero, soppesando Walburga in una perfetta imitazione dello sguardo altero di mia madre. Walburga rise di gusto, una risata corposa che non mi sarei aspettata da lei:
“Oh, suvvia mia cara! Non fare così altrimenti dovrò stendermi a terra e invocare pietà. È un trucco che ha appreso da te, Bella?”
L’allusione a mio padre era serpentina e pericolosa: non era saggio riferirsi alla sua paternità davanti agli altri. D'altra parte, Walburga era andata a scuola con lui, per cui non so se fosse una forma di possesso quello che aveva nei miei confronti. In tanti si arrogavano il diritto di considerarsi amici o confidenti di mio padre, così la frase della signora Black, probabilmente, voleva rimarcare la vicinanza alla famiglia o semplicemente sventolare il potere che aveva conquistato nel momento in cui era entrata a conoscenza di come stavano le cose. Infatti, avevamo ottenuto l’attenzione del gruppo di uomini, che rifletteva la sua controparte femminile all’angolo del grande salone: Evan Rosier, un cugino di mamma da parte di mia nonna; poi, riconobbi anche Abraxas, il nonno di Draco e padre di Lucius, il quale aveva stretto la mascella al primo presentimento di tempesta. C’è questa diceria, infatti, tra le famiglie purosangue, che noi Black abbiamo un temperamento che si trasmette di generazione in generazione. Io non ho intenzione né di negare né di confermare questo pettegolezzo, ovviamente.
“Buon sangue non mente” rispose mia madre, amabile e mi prese in braccio “Allora, come sta la mia povera sorellina? Posso vederla?”.
Zia Cissa, a differenza di mia madre, aveva desiderato tanto un figlio ma il suo corpo aveva rigettato due creaturine prima di avere Draco. È anche per questo che non la biasimo per il modo in cui l’ha viziato. Il secondo motivo, è che quando vidi per la prima volta il volto roseo di mio cugino decisi che non ci sarebbe stata persona al mondo che avrei amato di più. Era evidente fin da subito che Draco avrebbe avuto l’aspetto di suo padre, che al tempo non mi faceva particolare simpatia con il suo modo di fare austero e petulante. Però non mi importava. Era il cuginetto più bello che una bambina potesse desiderare e volevo essere una buona cugina più grande per lui. Gli avrei cantato tante canzoni e l’avrei coccolato tanto lo stesso.
   
 
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