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Autore: Vichy90    12/09/2009    5 recensioni
Un Twilight alternativo.
Cosa succederebbe se un giorno una di noi si svegliasse e scoprisse di essere finita dentro il libro di Twilight e aver preso le sembianze di Bella Swan? Ovviamente la storia prenderebbe uno sviluppo del tutto inaspettato!
Dal Cap 3:
"E se avessero scoperto da dove venivo e che sapevo tutto di loro e non solo, sapevo anche come sarebbe andata la storia?
Mi avrebbero di sicuro presa per matta, o peggio sarebbero impazziti loro all'idea di essere la trama di un libro a cui io non sò come avevo dato vita.
Ma la cosa che mi spaventava più di tutte era non avere la certezza di non essere "ascoltata" da lui... infondo la vera Bella era dotata di una mente privata e per questo che non veniva sentita...ma ora non c'era più lei, c'ero io...e avendo una mente diversa forse..."
In corso di revisione e correzione
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
Capitoli:
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Cap. 1
Arrivo a Forks


Dopo aver realizzato dove mi trovassi, cercai con calma e razionalità di trovare una motivazione che spiegasse il motivo per cui mi trovavo in quella assurda situazione.
Le alternative che mi si ponevano davanti erano 3:
1) Era tutto un sogno. Stavo ancora dormendo nel mio letto e non me ne rendevo conto.
Peccato che a me sembrava più che reale tutto quello che stavo vivendo.
2) Ero morta. Mentre ero nel letto la turbina di un aereo era precipitata nella mia stanza uccidendomi sul colpo in perfetto stile Donnie Darko.
Molto poco probabile.
3) ... Non c’è un tre…
Non sapevo come accidenti potevo essere finita in una situazione del genere e cosa ancora più inquietante non sapevo come uscirne fuori!

<< BELLA!! >>
<< ARRIVO!!! >> urlai a squarciagola infastidita dalla donna che continuava ad interrompere i miei pensieri.
Mi diressi così verso l’armadio in cerca di qualcosa da mettermi.. peccato che fosse completamente vuoto! Notai solo allora due neanche tanto grandi valigie ai piedi del “non esattamente mio” letto, così frugandoci dentro trovai un paio di vecchi jeans e una t-shirt, l’indossai e mi diedi una rapida occhiata allo specchio.
Per un momento rimasi sorpresa nel vedere la mia immagine riflessa, avevo quasi creduto di essere cambiata anch’io!
Sollevata, scesi al piano di sotto portandomi dietro il resto delle “mie” cose.
Io e Renèe (ormai avevo capito che era lei anche se avrei preferito non saperlo) ci dirigemmo all’aeroporto di Phoenix e dopo il 45esimo abbraccio a cui io cercavo ostinatamente di sfuggire, partii verso una meta che conoscevo forse fin troppo bene: Forks!
Il viaggio fù piuttosto lungo e stancante e appena arrivai a Port Angeles mi resi conto di non avere la ben che minima idea di cosa fare e di dove andare. Presa dal panico feci la prima cosa che di solito una persona fa quando atterra con un aereo… andare a recuperare i bagagli. Poi con le due valigie in mano iniziai a camminare verso l’uscita ma proprio in quel momento mi senti prendere per un braccio.
<< Hey Bells, è un piacere rivederti. Renèe come stà? >>
Quello doveva essere Charlie, nessun altro sano di mente altrimenti se ne sarebbe andato in giro vestito da sceriffo… se non a carnevale.
Mi limitai ad un << Bene grazie. >>
Mi aiutò così a portare le valigie sull’auto della polizia e partimmo verso la casa che avrebbe dovuto ospitarmi fino a che non avessi trovato il modo di tornare indietro.
<< Ho trovato una buona macchina per te, un affarone! >>
Me la ricordavo questa parte.
<< Davvero? Beh grazie, non dovevi. >>cercavo di mantenere un tono tranquillo nelle mie risposte.
<< Beh ecco.. non è un gran chè. E' un pick up, me l’ha dato Billy Black quello che stà a La Push, ricordi? >>
Ovvio che ricordavo<< Sì.. >>
<< è finito su una sedia a rotelle quindi non lo può più utilizzare. >>
<< Oh beh.. mi dispiace. Comunque.. grazie. >> balbettai in imbarazzo.
<< Di niente. Beh.. perciò.. benvenuta! >>
Era proprio vero. Charlie non ci sapeva proprio fare con le parole.. io non ero da meno.
Arrivammo davanti a casa e non potei fare a meno di notare subito l’enorme pick up rosso che faceva bella mostra di se lungo il vialetto.
Che figata! Avevo una macchina! Io, che non avevo neanche mai avuto una bicicletta, ora avevo una macchina tutta per me!!
Okay, magari chiamarla macchina forse era un po’ troppo esagerato, ”Lurido Catorcio” gli si addiceva di più, ma comunque avevo un lurido catorcio tutto per me!!
Charlie mi aiuto a portare i bagagli nella mia stanza e poi mi lasciò sola come mi aspettavo.
Mi sedetti sul letto cercando di ragionare su quello che mi stava accadendo e iniziai seriamente a preoccuparmi sulla possibilità di non poter più tornare indietro. Forse domani mattina mi sarei svegliata di nuovo nel mio letto, ma se non fosse stato così?
Beh in quel caso mi avrebbe atteso la scuola.
Ma che avrei fatto là?
Insomma, io tecnicamente avevo finito il liceo ormai da quasi 5 anni, e se mi avessero fatto domande?
Non mi ricordavo più niente!
Okay, mi stavo preoccupando troppo. Era stata una giornata orribile e iniziavo a sentire la stanchezza del viaggio fatto, mi misi così sotto le coperte sperando di non finire a passare la notte in bianco a causa di tutti i miei pensieri.
Per fortuna il rumore regolare della pioggia sul tetto mi cullo fino a farmi addormentare.
Quando mi svegliaii, il giorno dopo, non ebbi subito il coraggio di aprire gli occhi.
Me ne rimanevo lì, avvolta nelle coperte calde e profumate di lavanda, ad aspettare un minimo suono, un rumore, un leggero segnale che mi facesse capire di essere tornata nel mio minuscolo appartamento.
Beh, era anche vero che io abitavo da sola quindi che rumore stavo aspettando?
Aspettare non aveva alcun senso quindi fui costretta ad aprire gli occhi.
No, non poteva essere. Ero ancora a Forks! E questo significava solo una cosa: andare a scuola.
Mi rimisi i jeans del giorno prima e cercai all’interno delle valigie -che ovviamente ancora non avevo disfatto- un maglione che combattesse il freddo glaciale che caratterizzava lo stato di Washinton.
Quando scesi le scale Charlie era già andato a lavoro, e mi sentii sollevata dato non mi andava di continuare a fare la messa in scena di chiamarlo “papà” ogni volta che lo vedevo.
E poiché non sapevo che fare, e visto che nessuno mi aveva informato su dove si trovasse la scuola, presi le chiavi del pick up e decisi di partire in anticipo così, nel caso mi fossi persa, non sarei arrivata in ritardo.
Appena entrai nell’abitacolo l’odore di sigaro e menta mi colpì in pieno. Cavolo sembrava che qualcuno avesse nascosto un Arbre-Magique al tabacco sotto il sedile, che schifo!
Aprì al massimo i finestrini, ignorando la pioggia che entrava e partì alla ricerca della struttura scolastica.. e meno male che ero partita in anticipo! Appena raggiunsi i 40km/h il pick up sembrava seriamente rischiare l’esplosione.
Per mio grande fortuna a Forks non si economizzava sui cartelli stradali e ad ogni isolato vi era un segnale che indicava la direzione per la Forks High School, perciò in 15 minuti circa arrivai.
Mi diressi verso l’edificio dove era stata dipinta a lettere cubitali “segreteria” e mi feci dare dalla donna dai capelli rossi l’orario delle lezioni, la piantina e il modulo da far firmare ai professori.
Poi come stabilito mi diressi alla prima lezione: letteratura.
Okay, niente di difficile, ero una appassionata lettrice di classici quindi non ebbi timore di incontrare troppe difficoltà. Alla fine della lezione, durante la quale avevo cercato in tutti i modi di farmi tornare in mente i miei studi passati, si avvicinò a me un ragazzo moro, con gli occhiali e con un grave problema di acne.
<< Tu sei Isabella Swan, vero? >>
E chi era questo nerd?
<< Si, sono io ma basta Bella! >> mi sentivo proprio una scema a rispondere in questo modo.
<< dov’è la tua prossima lezione? >>
<< Civica >> mi limitai a dire sperando capisse che mi stava leggermente infastidendo.
<< Io sto andando all’edificio 4, se vuoi ti mostro la strada. >>
Ma anche no.
<< Mi chiamo Eric >>
Ah, ecco chi era! Caspita me lo immaginavo più carino!
<< Va bene, grazie >> non volevo essere maleducata e soprattutto non volevo che poi andassero a dire in giro “ah sì, Bella Swan.. la figlia dello sceriffo.. quella stronza!” così lo segui rispondendo a monosillabi ai suoi continui tentativi di conversazione.
Dopo educazione civica andai a Trigonometria, e per fortuna ero forte in matematica perché il professore, dopo avermi fatto presentare davanti a tutta la classe come se fossimo ancora all’asilo, mi face un paio di domande a cui io non solo diedi una risposta esatta, ma risolsi il problema con nozioni che in 4° liceo ancora non vengono spiegate… Mi salvai in corner dicendo che avevo seguito dei corsi avanzati.
Sempre a trigo poi conobbi Jessica con la quale scopri, con mio grande entusiasmo, di dover frequentare anche spagnolo.
Era bassa, grassoccia ed era prorpio vero! Aveva una permanente orribile in testa..ma cosa le era passato per la mente quando era andata dal parrucchiere?
Però mi fù utile, mi fece conoscere tutto il resto del gruppo -dalla simpaticissima Lauren al galante Mike- e soprattutto mi aiutava quando sbagliavo corridoio e invece dell’aula di inglese mi ritrovavo nello sgabuzzino dell’inserviente.
La mattina passo inaspettatamente velocemente e alle 12 in punto suono la doppia campanella che segnalava l’inizio della pausa pranzo.
Solo allora mi resi conto che tra tutte le varie preoccupazioni che affollavano la mia mente mi era sfuggita la cosa più importante di tutte: oggi avrei visto per la prima volta Edward Cullen!
  
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