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Autore: Cesca_Haibara20    12/02/2023    0 recensioni
[Kagehina] [⚠️I personaggi sono +18⚠️ La storia contiene solo alcuni personaggi di "Haikyuu", il contesto in cui sono è totalmente diverso⚠️]
{Due perché siamo noi. Due lottatori, due reduci, due canzoni d'amore comunque io e te. Se amore, amore vedrai di un amore vivrai.}
Tobio Kageyama è un ragazzo incazzato e incattivito dalla vita, poteva avere tutto ma non ne ha avuto la possibilità a causa di una malattia diagnosticatagli alla giovane età.
Shoyo Hinata è un ragazzo dal sorriso pronto e trova sempre un modo per vedere il lato positivo delle cose senza farsi trasportare dalla negatività.
I due ragazzi finiranno per incontrarsi in un contesto che è stato e sarà un tasto dolente per entrambi, ma alla fine riusciranno a dare voce ai loro pensieri più intimi e profondi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Fa dei piccoli inchini e si affretta ad uscire dall’ospedale e a raggiungere casa sua con i mezzi.
Shina sorride guardando il ragazzo uscire, finisce di sistemare le scatole e prima di spegnere la luce da un leggero bacio sulla fronte a Tobio.

«Quel ragazzo ti vuole davvero bene, non chiudere il tuo cuore.» sussurra. «Buonanotte Tobio.»

Il mattino dopo Tobio riceve una visita totalmente inaspettata da un suo amico di vecchia data; Keishin Ukai. Era l’allenatore della sua squadra di pallavolo alle medie e successivamente è passato alle superiori Karasuno, aveva un occhio di riguardo per il ragazzo e non è insolito che gli faccia visita ogni volta che può.
Keishin lo tratta come un figlio e per Tobio è come un padre acquisito visto che il padre biologico non gli ha mai dato attenzioni. Il ragazzo stava spaparanzato sul letto a giocare con la Nintendo Switch appena sente una voce familiare.

«Come sta il mio nano malefico preferito?»

La voce dell’adulto fa abbassare immediatamente la Switch ed appena lo riconosce il ragazzo sorride e gli corre incontro pronto ad abbracciarlo.

«Keishin!»

Esclama fiondandosi tra le sue braccia.

«L’unico e il solo! Vieni qui, fatti abbracciare!»

Il ragazzo non se lo fa ripetere due volte e si perde nelle forti e possenti braccia dell’uomo che lo stringe a sé come se non si vedessero da una vita.
Appena terminato l’abbraccio Tobio alza lo sguardo verso Keishin curioso e contento di vederlo.

«Come mai sei qui a quest’ora? Hai chiesto un permesso dal lavoro?»

Domanda cercando inutilmente di trattenere l’emozione nella voce.

«In verità ho chiesto un permesso dal negozio dei miei genitori.» ridacchia. «Sai bene che la mattina io non alleno.» spiega con tono comprensivo. «Ma tu come stai? Stanno andando bene gli esami?»
«Io sto sempre uguale, ormai lo sai meglio di me… però dagli esami sembro migliorare piano piano quindi non mi posso lamentare.»
«E per quanto riguarda la questione del trapianto? Ti sei messo in quella zucca bacata che, appena sarà possibile, lo farai?»
Domanda a Tobio bloccandogli il collo con un braccio ed arruffargli i capelli con la mano libera.
«E dai! Keishin basta!» esclama il ragazzo scoppiando a ridere. «Non ho più dodici anni, non vale!»
Appena si libera dalla presa e riesce a riprendere fiato, il ragazzo sospira.
«Ormai non ci spero più...» scrolla le spalle. «Arriveranno? Non arriveranno? Pazienza.»
«Questa mentalità non ti fa affatto bene, Tobio.»
«Ma ora basta parlare di ospedali e robe simili, raccontami un po’ cosa succede fuori da queste quattro mura.»
Si avvicina al letto sedendocisi sopra ed incrocia le gambe curioso di ascoltare.
«In verità non c’è molto da sapere su quello che succede fuori.»
Keishin scrolla le spalle sedendosi accanto a lui.
«Ognuno va avanti con la propria routine senza far accadere nulla di che. Però, una cosa mi è capitata questa settimana.»
«E cosa?»
«Un paio di giorni fa, i miei nuovi alunni hanno sfidato a pallavolo la vecchia squadra del Karasuno. Ti ricordi quella che avevo portato ai nazionali?»
Nel sentire quelle parole a Tobio suonano delle campanelle.
«E, fammi indovinare: in quella squadra c’era un ragazzino basso, dai capelli arancioni e dall’energia inesauribile?»
«Esatto, Shoyo! Ma come lo sai? Te ne avevo già parlato?»
«In verità l’ho incontrato.»
«L’hai incontrato?» sul viso dell’uomo si forma un’espressione severa. «Sei uscito nuovamente senza il permesso?»
«Cosa? No!» si affretta a dire Tobio. «L’ho incontrato qui in ospedale, anche se devo dire il vero, mi è letteralmente finito addosso perché correva.»
«In ospedale? E perché si trovava qui?»
«Mi ha detto che doveva fare una visita di controllo perché è un ex paziente di oncologia...»
«Aaah, giusto.»
In quell'istante l’uomo realizza ed annuisce conoscendo bene le condizioni di Shoyo.
«Tu lo sapevi?»
«Sì, mi aveva raccontato quello che gli era successo durante l’infanzia. È un ragazzo molto forte e dal cuore sincero, ti farebbe bene frequentarlo.»
«E perché?»
«Perché a vederti così sembri uscito da qualche libro di Stephen King.» scherza facendo sorridere anche il ragazzo.
«Boo!»
«Ah, sono venuto anche per portarti qualcosa.»
«Ti prego, dimmi che è del cibo vero.»
«Purtroppo non è cibo vero, ma è qualcosa di meglio.»
Keishin apre il suo zainetto ed estrae da esso una scatola beige tenuta chiusa da un nastro arancione. Tobio lo guarda confuso.
«Emh… non è ancora il mio compleanno...»
«Lo so che non è il tuo compleanno, aprilo e basta.»
Anche se non molto convinto Tobio posa la scatola sulle gambe e lentamente scioglie il nodo del nastro. Solleva piano il coperchio e scopre una maglietta che non riconosce.
«Una maglietta da pallavolo…?»
«Esatto, ma sollevala.»
Tobio gli obbedisce estraendo la maglietta dalla scatola in modo da poterla ammirare in tutto il suo splendore. Non ci sono più dubbi: è la maglietta che indossava alle medie quando giocava a pallavolo, c’è ricamato sopra il suo cognome e il suo numero, con le uniche differenze di colori e di taglia.
«Dicevi sempre che volevi giocare al Karasuno, così ho voluto farti questa sorpresa.»
Il ragazzo stringe a sé la maglietta e gli sembra di poter sentire l’odore della palestra, dei palloni e del ghiaccio spray.
«È stupenda...»
«E non è finita qui, guarda...» Keishin estrae anche un paio di pantaloncini abbinati. «Non ricordavo bene quale fosse la tua taglia quindi ti ho fatto fare una M, spero vadano bene.»
«Sono perfetti...» sorride Tobio. «È un regalo perfetto, ti ringrazio Keishin!»

Il ragazzo si avvicina all'uomo e lo abbraccia nuovamente cercando di trasmettergli tutta la gratitudine che prova per lui.

«Che succede oggi?» scherza l’uomo. «Due abbracci in un giorno solo.»
«E ti conviene goderteli perché non accadrà nuovamente.»

Una mezz'ora dopo Keishin deve tornare al suo lavoro e Tobio alla sua routine. Prende i vestiti appena regalatagli e prende l’ascensore per scendere fino ad arrivare alla lavanderia. Lì c’è una persona che potrà dare ai vestiti nuovi di Tobio una veloce sciacquata senza doverli portare a casa, dove sarebbero finiti nella spazzatura senza nemmeno passare dal via.

«Kahori! Kahori sei qui?»

La chiama Tobio avvicinandosi alle enormi lavatrici, da dietro una cesta sbuca una signora sulla quarantina vestita da infermiera e con i capelli legati in una coda. È Kahori Matsoka, una infermiera che sta anche alla lavanderia, che ha preso Tobio sotto la sua ala protettiva sentendosi come una sorta di mamma nei suoi confronti.

«Ma buongiorno Tobio!»

Lo saluta la signora sorridente appena lo vede.

«Come mai sei qui a quest’ora? Stai scappando da Shina?»
Tobio sorride e nega col capo.
«No, non sto scappando da nessuno, ho bisogno di chiederti un piccolissimo favore.»
Kahori sorride furbescamente e si appoggia con un braccio su un'enorme cesta piena di lenzuola.
«E sentiamo, che tipo di favore devo farti, mh? Non è che devi sgattaiolare via stasera per incontrare una tua amichetta?»
Il ragazzo inarca un sopracciglio per poi negare col capo.
«Emh, no. In verità volevo chiederti se potessi dare una sciacquata a questa maglietta ed ai pantaloncini.» le porge i vestiti. «Me li ha portati stamattina Keishin, è un suo regalo per me.»
La signora prende i vestiti tra le mani e sorride nel sentire la spiegazione.
«Ti voglio proprio bene quel Keishin, eh?»
Tobio annuisce.
«E va bene, lasciali pure a me e tempo di stasera saranno asciutti, puliti e piegati sul tuo letto.» lo rassicura facendogli l’occhiolino.
«Ti ringrazio mille Kahori, sei la mia salvatrice.»
Le da un veloce abbraccio.
«Non devi nemmeno disturbarti a ringraziarti Tobiuccio mio.» gli accarezza la schiena con una mano. «Ora torna in reparto o si preoccuperanno per te.»
«Va bene, va bene, vado. Ciao Kahori e grazie ancora!»

Appena Tobio mette piede nella sua stanza riceva una telefonata dal suo nuovo amico: Shoyo.

«Buongiorno!» esclama con il suo solito entusiasmo.

«Ciao.» replica Tobio.
«Come stai oggi?»
«Sto esattamente come ieri, tu?»
«Io sto una favola!»
«Come mai?»
«Sto venendo in ospedale da te!»
A quella frase il cuore del ragazzo comincia a battere forte e veloce come un tamburo.
«I-in ospedale…?»
«Esatto!»
«D-da… me…?»
«Preciso!»
«E perché…?»
«Ci dev'essere per forza una ragione per voler andare a trovare un amico?»
«N-no...»
«Allora non farti troppe domande e vestiti.»
«Vestirmi?»
«Sì, mettiti la tuta, andiamo a giocare a pallavolo.»
«Ma sei cretino? Lo sai che non posso uscire dall'ospedale senza permesso.»
«Infatti staremo nella palestra dell’ospedale, quella ai primi piani.»
«Come fai a conoscere così bene l’ospedale?»
«Te lo sei già dimenticato? Sono stato paziente lì.»
«Ah… già...»
«Dai, vestiti che io sarò da te in dieci minuti. Ciao!»

Conclusa la telefonata Tobio si affretta ad indossare una tuta e aspettare Shoto davanti alla sua stanza che mantiene la sua promessa ed arriva in dieci minuti.
I due entrano nell'ascensore insieme e nel vedere il borsone di Shoyo, il ragazzo non riesce a trattenere la curiosità.

«Perché ti sei portato il borsone? Devi andare ad allenarti più tardi?»
   
 
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