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Autore: ordnassela    13/02/2023    0 recensioni
Una giovane ragazza che ha perso da poco i genitori, si ritrova a dover andare a vivere con la sorella nella vecchia casa dei nonni nel fitto dei boschi montani.
Questo cambiamento la porta a conoscere persone nuove e una nuova realtà, che non avrebbe mai potuto aspettarsi.
Nella tranquilla cittadina vicina, si annida qualcosa di innaturale; a Luna bastano pochi giorni per trovarsi in un nuovo mondo tanto incantato quanto crudele.
[PS. Ho notato che c'erano problemi per la visualizzazione su telefono, dovrei aver risolto. Buona lettura!]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 6
Arrivo - Parte 2






“Tu, l’hai ucciso con… una spada?!”
“Non c’è tempo per spiegare, qualcosa è andato storto con il passaggio e ora dobbiamo trovare gli altri!”
Mary afferrò la ragazza per una manica, calmando la voce e cercando di ritornare completamente al normale ritmo di respirazione.
“Ascoltami, so che non capisci cosa stia accadendo e prima o poi te lo spiegherò, ma vedi quello? Quello che ho appena ucciso è uno degli esseri più sgradevoli, selvaggi e crudeli che popoli queste terre… e spesso vivono in branco! Quindi se non ci allontaniamo alla svelta qui finirà molto male per noi.”
Luna la guardò con gli stessi occhi terrorizzati che videro l’essere poco prima e, per quanto si sforzasse ad ignorarla, continuavano a posarsi sulla pozza rossa che pian piano continuava ad estendersi dallo squarcio sul collo. Gli occhi sbarrati, vacui e un volto spento.
Luna annuì impercettibilmente.
“Perfetto, seguimi!” comandò Mary.

Albero dopo albero, si stavano allontanando dal cadavere, dirette chissà dove.
Luna ripensava a quanto accaduto prima. Rivivendolo nei suoi ricordi non le sembrava tanto diverso da un qualsiasi film. Se non fosse stato per il sangue secco che sentiva tirarle la pelle in viso, nella sua mente quella scena non sarebbe mai esistita, ma in questo momento sapeva che era vera e a sua sorpresa ciò non la spaventava.
Seguiva Mary con passo lungo, per star dietro alla sua corsa fra le grandi foglie colorate che le impedivano la visuale. Luna pensò di sentire in lontananza un grido bestiale e profondo ‹‹forse sono gli amici di quello che abbiamo ucciso››
Sentì salire un brivido su per la schiena e il fiato le si fece corto ‹‹Ci daranno la caccia. Ci uccideranno a loro volta. Lo meritiamo dopo non averlo neppure sepolto-›› pensò Luna prima di scuotere la testa e di rivivere la paura che aveva avuto di fronte a quella mannaia arrugginita ‹‹No! Se la è cercata. Mi avrebbe uccisa! E, se fossimo rimaste, loro ci avrebbero uccise! Quindi non abbiamo fatto nulla di male! …vero?›› l’indecisione che le riempiva la testa la frastornava, avrebbe voluto soltanto pensare ad altro. Per sua fortuna, ci pensò Mary a distrarla.
“Di qua!” la richiamò la ragazza, dopo che si era accorda che Luna non la stava seguendo ma camminando per inerzia.
“Vieni qui! Ho trovato qualcosa che potrebbe farti stare meglio.”
 
Luna ubbidì senza esitare e la raggiunse. Un passo dopo l’altro il terreno si faceva sempre più solido, fino a tramutarsi in roccia tinta di grigio fumo, libera da radici e piante, tiepida sotto i raggi del sole allo zenit e bagnata dal dolce ondeggiare del modesto stagno che racchiudeva al suo interno.


Fu allora che alle sue orecchie si risvegliarono i suoni della foresta: il fruscio delle piante al vento, lo scrosciare della cascatella che riempiva lo stagno, il verso degli animali e il suo cuore agitato, assordante.
 
Mary si sedette sulla pietra e con qualche lamento di dolore si tolse gli scarponi mettendo le punte delle gambe a mollo, parve sollevata. Chiuse gli occhi e li rivolse verso il sole, ben visibile dall’apertura della vegetazione attorno alla roccia.
“Perché non ti siedi anche tu?”
Luna le si sedette accanto. Per la prima volta riuscì a vedere bene cosa Mary stava indossando. Era un vestito da sera marrone, con qualche strappo e scucitura; dai vari strappi le si poteva intravedere una maglietta bianca e dalla gonna sbucavano un paio di pantaloni corti. Notò con amarezza che la spada le separava, segnata da macchie bordeaux. Aveva un manico in pelle vissuta, ma la lama pareva affilata come i coltelli nuovi che Tia aveva comprato l’altro giorno. Luna non aprì bocca e non ce ne fu bisogno, perché Mary si tagliò un pezzo di gonna con la lama, per poi immergerlo nell’acqua ‹‹Forse ho capito perché il vestito è così›› pensò la ragazza fra i mille pensieri che cercava di assopire.
Il panno freddo, sul viso, le fece fare un piccolo sussulto e la aiutò a svegliarsi ed allontanarsi dall’aria umida e calda che le annebbiava ancora più la mente.
“Grazie.” disse brevemente, per poi afferrare lo straccio e continuare a pulirsi da sola.
“Cos’è successo?”
“Sei stata attaccata da un selvaggio e ti ho difesa. Prego.” rispose Mary con tono sprezzante, ma un po’ più levigato del solito.
“No… la luce.” Disse Luna, appoggiandosi lo straccio umido in grembo e guardando negli occhi Mary.
“Giusto. Quello che è successo prima… è complicato.”
“Cosa significa prima? È giorno e quando c’è stata la luce era notte. Prova a spiegarti.”
“Appunto, è complicato. È passata meno di un’ora da quando ci siamo addentrati nel bosco, dopo la festa. Qualcosa era arrivato ad Angels’ Mountain e non potevo rischiare che ti raggiungesse. Quindi mi sono fatta seguire nel bosco e appena ho potuto ho fatto attivare la pietra custodita dall’albero, ma il temporale e il poco tempo di preparazione pare abbiano causato un errore di traiettoria e… eccoci qua…”
Mary rallentò nel vedere gli occhi blu di Luna sbarrati diventare lucidi e un sorriso incredulo formarsi sulle sue labbra,
“Okay, ho capito. Sei pazza. Sto sognando…?”
“Ehi principessina, riprenditi!” disse Mary scuotendola per una spalla. Luna di tutta risposta le scansò via la mano e si alzò di scatto. Le girò fortemente la testa e sentì la vista annebbiarsi, ma non era questo il momento per svenire.
“NO! Tu stai cercando di dirmi che abbiamo viaggiato magicamente fino a questa giungla piena di mostri, lontana da casa, e non sai neanche dove siamo o dove siano gli altri?!”
Mary scosse la testa. “Non ho mai detto di non sapere dove siamo, dico solo che non è un bel posto. Ora, se mi ascolti…”
“Certo che non è un bel posto! Un gorilla verde alto tre metri con una mannaia ha cercato di uccidermi appena mi ha visto! E tu… TU l’hai ucciso con questa maledetta spada!”
Luna non seppe contenersi, la vista di quell’arma insanguinata la stava facendo impazzire. Calciò la lama in acqua e con lo stesso movimento si girò, dirigendosi verso un albero abbastanza vicino all’acqua da coprirla dal sole e abbastanza lontano da Mary perché potesse sentirsi meglio.
 
Mary aprì la bocca, aveva uno sguardo freddo e grigio, leggermente stupito. Non disse nulla. Fissò i riflessi del sole sulla spada diffondersi per il fondale sabbioso, per poi tornare con gli occhi chiusi verso il cielo, liberando un lungo sospiro.
Luna si accasciò con la schiena sulla corteccia ruvida, sentiva le gambe tremare e il sudore freddo diventare caldo man mano che l’adrenalina abbandonava il suo corpo. Si pentì di aver indossato calze e giacchetta in pelle per la festa, ora che le facevano sentire tanto caldo.
 
 
Rimasero entrambe in silenzio. Ogni verso di animale e fruscio tra le foglie ricordava a Luna l’essere verde, facendole guizzare lo sguardo a destra e a sinistra in agitazione. La tranquillità di Mary, che nel frattempo si era accesa una sigaretta, la acquietava ma al contempo la infastidiva. Non riusciva a capirla prima e ora non aveva neanche più intenzione di provarci a farlo.
“Si sta avvicinando qualcosa.” disse Mary.
Si alzò, sistemandosi i capelli verdi acqua che le si erano attaccati alla fronte sudata. Si stiracchiò portando le braccia verso il cielo e aspirando una grossa boccata di fumo. Lasciò poi scivolare il mozzicone incenerito fra le dita, fino a infrangersi sulla pietra, emettendo una sottile linea di fumo.
Si avvicinò agli arbusti più vicini, erano più alti di lei. Ora anche Luna sentiva il frusciare delle grandi foglie, aveva paura di cosa potesse trovarsi davanti e per quanto fosse intimorita da Mary, sapeva che non voleva restare sola. Fece un piccolo scatto per raggiungerla, prima che svanisse totalmente alla sua vista.
 
La raggiunse appena in tempo per vederla estrarre la spada dal fodero.
‹‹Quando ha preso la spada? E il fodero!?›› stava per chiederlo quando il rumore tornò, più forte di prima.
 
Luna si fermò, sforzandosi di non fare alcun rumore, perfino i suoi pensieri le sembrarono distanti e silenziosi in quel momento. Non mosse neppure gli occhi, sbarrati sulla nuca scompigliata della compagna. Si soffermò ad ascoltare quello che la circondava. Sentì qualche uccello volare via, qualcosa strisciarle accanto alla gamba e… qualcuno parlare.
Una voce che aveva già sentito e che le sembrava un lontano ricordo, sebbene fosse sicura di averla sentita fino al giorno prima.
 
Mary rinfoderò la spada e portando la mano alla bocca emise un fischio acuto, talmente inaspettato che fece saltare Luna sul posto.
“Cosa stai facendo?!” sbottò Luna, con voce tremolante. Dovette schiarirsi la gola per poter continuare a parlare, la bocca era asciutta e impastata.
“Silenzio principessina, o richiamerai l’attenzione di tutti gli esseri entro un chilometro.”
Luna era sconvolta da quella affermazione così ipocrita, ma non aveva più intenzione di starla a sentire e decise di ignorarla.
Mary prese a camminare e un altro fischio, simile a quello appena emesso dalla giovane, risuonò da un punto non definito a distanza di qualche decina di metri davanti a loro. Seguì la direzione e riprese a fischiare, fece un fischio differente e ne ricevette uno identico. Il gioco di fischi continuò per qualche minuto e finalmente Luna riuscì a distinguere quella voce che aveva sentito prima.
“Daniel! Sei tu?” chiese, rivolta alle grandi foglie tropicali di fronte a lei.
“Shhhh!” la sgridò Mary, tappandole la bocca con la mano che istintivamente Luna afferrò per allontanarla
“Non mi hai ascoltata? Parla un po’ più forte e di quei selvaggi verdi ne vedremo a dozzine!”
 
Luna avrebbe voluto controbattere, ma Mary aveva ragione, non l’aveva ascoltata e se veramente c’erano ancora quegli esseri in giro… al solo pensiero le se accapponò la pelle.
 
“EEEHIII!! Sono io, sì! Sei tu, Luna??”
 
Fu una risposta fragorosa. Luna rimase colpita dall’improvvisa forza che la minuta ragazza aveva sprigionato per staccarsi dalla sua presa e tirarsi una sonora sberla in faccia.
“Un deficiente…” sibilò, mostrando uno sguardo esasperato perso nella giungla.
‹‹Sì, è veramente un deficiente… come speravo di avere un qualche aiuto da lui?›› si chiese Luna, distraendosi dall’ansia del momento.
Vicino a loro delle foglie vennero scosse e Luna trasalì, preparandosi a correre o a tirare una sberla a Daniel, in caso fosse uscito da lì. Notò con la coda dell’occhio Mary portare la mano all’elsa e avvicinarsi con passo felpato.



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CARO LETTORE,
ci ho impiegato veramente tanto a scrivere questo ultimo capitolo e spero che sia venuto abbastanza bene.
Sono felice che abbia preso il tempo per leggere fino a qui! Qualsiasi commento, anche corto, mi può aiutare a migliorare, quindi grazie in anticipo se ne lascerai!
Buona lettura e buona giornata!

 
   
 
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