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Autore: ordnassela    07/02/2023    0 recensioni
Una giovane ragazza che ha perso da poco i genitori, si ritrova a dover andare a vivere con la sorella nella vecchia casa dei nonni nel fitto dei boschi montani.
Questo cambiamento la porta a conoscere persone nuove e una nuova realtà, che non avrebbe mai potuto aspettarsi.
Nella tranquilla cittadina vicina, si annida qualcosa di innaturale; a Luna bastano pochi giorni per trovarsi in un nuovo mondo tanto incantato quanto crudele.
[PS. Ho notato che c'erano problemi per la visualizzazione su telefono, dovrei aver risolto. Buona lettura!]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 6
Arrivo - Parte 1


 
 
 
Il sole le scaldava la pelle mentre Luna cercava di riprendere fiato dopo essere stata in apnea per ciò che lei avrebbe definito un’eternità. Gli occhi le bruciavano troppo per poterli riaprire e fitte lancinanti le trapassavano le tempie ‹‹Almeno sono caduta sul morbido…›› pensò, tastando il terreno su cui era distesa, mossa dalla curiosità di sapere dove si trovasse, ma senza la forza di alzarsi.
La terra, o meglio terriccio, su cui si stava riposando era tiepido e umido, come l’aria che la circondava, e friabile sotto le sue dita, per quanto fossero stanche e affaticate. Fu una sorpresa quel pavimento. Si aspettava di risvegliarsi in una pozzanghera di fango, aghi di pino e foglie macerate, dopo la caduta causata probabilmente da un tornado, che l’aveva assorbita in aria per poi risputarla a terra con tutta la sua forza, ipotizzò Luna.
Doveva aver passato l’intera notte svenuta, o comunque per terra, perché le palpebre, sebben serrate, lasciavano passare una luce dorata. Anche la natura sembrava essersi risveglia, cicale e uccelli risuonavano tutt’intorno a lei.
Con un mal di testa lancinante, Luna si rialzò dal suo letto polveroso. Seguirono brevi istanti in cui la luce bianca che l’aveva inondata poco prima le si ripresentò di fronte, stampata sulla retina. Non riusciva a vedere nulla se non piccole macchie nere e verdi in un mare di bianco.
La ragazza fece qualche passo aspettando che la vista le ritornasse. Si sbracciò, cercando di capire cosa la circondasse. Pensò che quello che stava provando potesse essere lo stesso che provavano i ciechi, persi in mezzo ad un mondo di suoni.
La prima cosa che riuscì a toccare fu’ una foglia di proporzioni esagerate. Di sicuro non apparteneva ad uno dei secchi cespugli del sottobosco montano di Angels' Mountain. Pensò si trattasse di una pianta che non conosceva e che, una volta vista, avrebbe subito capito di cosa fosse.
Aspettò qualche istante, durante il quale cercò di capire meglio la conformazione dello strano cespuglio, e quando finalmente riottenne la vista, non aveva la più pallida idea di che pianta montana potesse avere quell’aspetto. La pianta aveva una forma simile ad un fiore sbocciato, solo che al posto dei petali si prostravano a Luna una decina di foglie, lunghe come un suo braccio e almeno il doppio più larghe. Al centro crescevano degli strani frutti di colore rosato con sfumature gialle, che risaltavano molto sullo sfondo verde acceso del fogliame.
Luna rimase un attimo a contemplare quella strana ma affascinante pianta e istintivamente portò la mano alla tasca per scattare una foto ‹‹Appena torno a casa faccio una ricerca›› pensò.
Infilò la mano nella tasca della giacca in pelle sentendo due pezzi di carta umidi e, di scatto, si voltò per cercare gli altri ‹‹Dove sono tutti…?›› i suoi occhi non incrociarono né volti né luoghi familiari. Di sicuro dove si trovava al momento non era un bosco di pini, bensì, da quel poco che sapeva grazie ai film e ai social, si trovava in una specie di giungla dalla fitta vegetazione verde sgargiante, ricca di frutti colorati e di fauna, che nascosta riempiva l’aria di suoni.
“Dove diavolo sono?!” disse fra sé e sé e subito guardò il terriccio rossastro per cercare delle impronte umane, magari dei suoi compagni, ma con scarso successo. Riuscì solamente a ripercorrere la strada che aveva fatto da cieca, tornando al punto in cui si era svegliata. Per terra, accanto alla sagoma che aveva lasciato da distesa, giaceva il suo cellulare. Luna lo afferrò impaziente, solo per scoprire che lo schermo lucido ora era coperto di polvere rossa e una frattura lo attraversava da un’estremità all’altra “Se provi a non funzionare giuro che ti distruggo!” L’agitazione che sentiva dentro la stava portando a parlare da sola, a volte le capitava quando era veramente in ansia, come prima di un saggio, ma questa volta non era la stessa ansia, era decisamente peggio. Premette velocemente sul pulsante di accensione “Dai, dai, accenditi…” un bagliore di vita apparve sotto il polveroso schermo che la ragazza non si era neanche preoccupata di pulire “Sì! Ti amo!” sbloccò tremante il dispositivo e rapidamente premette sul numero di sua sorella. Iniziò a squillare e subito una voce robotica rispose “impossibile raggiungere il numero da lei chiamato, prego riprovare più tardi”
“Mi prendi in giro!?” Luna ci provò qualche altra volta, ascoltando sempre lo stesso messaggio registrato. Iniziava a sentire caldo e gocce di sudore cominciavano a caderle dalla fronte. Si diede una veloce asciugata con la manica della giacca e si preparò a chiamare un’altra volta.
Non premette sul tasto a forma di telefono accanto al nome Tia, salvato nella rubrica, ma restò ferma in silenzio ad ascoltare un rumore poco lontano. Foglie frusciare, legnetti infrangersi sotto i passi di qualcosa che stava camminando pesantemente là vicino. Ad un filo di voce, Luna guardò in direzione del suono “Thomas, sei tu?”
I passi continuarono per la loro strada, ma anche la minima possibilità che potesse essere Thomas attirava Luna verso quel suono “Tom, sono qui! Sono Luna!” I passi si fermarono di colpo. Ci fu un breve silenzio, che la fece pentire di aver alzato la voce ‹‹E se non fosse Tom cosa faresti?›› fu un pensiero di un attimo, facendola indietreggiare di qualche passo dal rumore che aveva ripreso e che si stava avvicinando a lei.
“Thomas…?”
Dal fogliame di fronte a lei due zanne ingiallite precedettero l’arrivo di un essere grottesco, alto sicuramente più di due metri, simile ad un uomo o forse più ad un gorilla, considerando la prestanza fisica, ma coperto di tessuti, come abiti, e peluria verdognola, abbondante su quella che Luna denominò testa del mostro. Un grugnito simile a quello di un cinghiale mischiato ad un utilizzo insolito di suoni gutturali uscì dalle labbra verdastri dell’essere, fischiando in mezzo alle due fauci che gli sbucavano dalla mandibola. I suoi occhi gialli fissarono la ragazza per qualche istante. Lei non si mosse di un millimetro.
 
Il cellulare le scivolò dalle mani, tremanti e ricoperte di sudore freddo. Non appena toccò il terreno, l’essere alzò bruscamente le sue possenti mani, rivelando una mannaia arrugginita impugnata saldamente e facendola scendere velocemente sulla ragazza ‹‹Quindi è così che morirò›› fece in tempo a pensare Luna prima di chiudere gli occhi e restare paralizzata dalla paura “Non voglio morire…” bisbigliò inconsciamente, aspettando il colpo.
Acciaio contro acciaio. Gli occhi di Luna si riaprirono, in lacrime, e di fronte vedeva frapporsi fra lei e l’attacco dell’essere una spada, seguita da una lunga treccia verde. Era una spada medioevale, proprio come quelle dei musei che aveva visitato con suo padre, ma più affilata e lucente.
“Non restare lì impalata principessina! Nel caso non te ne fossi accorta ti sto salvando la vita. Corri!”
Mary girò un attimo la faccia verso Luna e dai suoi occhi grigi si poteva capire lo sforzo che stava facendo in quel momento. Le sue braccia tremavano sotto il peso dell’attacco avversario
“Forza, vai!”
Luna fece solo qualche passo indietro, restando con occhi sbarrati ad osservare lo scontro.
La piccola Mary fece scivolare il piatto della lama contro l’arma della creatura. Si scansò a lato evitando per un pelo la manata verde che gli aveva scagliato in reazione il colosso. La giovane perse un attimo l’equilibrio. Di tutta risposta ricevette un poderoso calcio in pieno petto, facendola sollevare in aria e cadere a terra a qualche metro di distanza. Mary, boccheggiante, gattonò verso la sua arma mentre il mostro si avvicinava velocemente. Afferrò la spada in tempo per ricevere un altro calcio sul fianco e venire spostata di un altro metro. L’essere alzò la mannaia ed emettendo altri suoni gutturali la fece precipitare come una ghigliottina verso il collo della giovane.
“Mary no!” rimasta nascosta vicino ad un albero fino a quel momento, Luna uscì dal nascondiglio e fece per muoversi verso l’amica. In un battito di ciglia delle gocce le bagnarono il viso, come uno spruzzo d’acqua tiepida.
Ripresa la spada, Mary defletté l’attacco e con un taglio netto recise la giugulare dell’energumeno, schizzando le piante con una piccola pioggia di puntini rossi, fino a raggiungere Luna.
L’essere portò la mano al collo, accasciandosi al suolo mentre soffocava col suo stesso sangue. I suoi occhi gialli, benché circondati da pelle dura e rugosa, sembravano gentili, sembravano chiedere aiuto, spaventati. Emanò l’ultimo sospiro in pochi istanti, dopo poco anche l’ultima sua lacrima cadde al suolo.
“Tutto… bene… principessina?”  sibilò Mary con il fiato corto e reggendosi in piedi con l’ausilio della sua spada che teneva conficcata nel terriccio.
Luna era bloccata, si passò la mano sul volto e rimase ferma a guardare. Il sangue le tingeva il palmo di rosso opaco.


 
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CARO LETTORE,
mi scuso per la pubblicazione così in ritardo, ma ho avuto dei contrattempi.
Spero che ti sta godendo la lettura e che trovi questo racconto di tuo piacimento. Per domande, critiche e consigli lascia un commento o sentiti libero di scrivermi in privato, sto cercando di migliorare e apprezzo ogni feedback!
Buona giornata e buona lettura!
   
 
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