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Autore: drisinil    15/02/2023    2 recensioni
[kurotsuki] [nospoiler] [canonverse] [long: 2 capitoli/settimana]
«Signor è-solo-un-club sei senza parole?» lo provoca Kuroo. «Vuoi che brindi io per te? Però poi bevi tu!»
«Okay, ma solo se il brindisi mi piace» risponde Kei con arroganza, spingendosi gli occhiali sul naso.
Kuroo storce le labbra e si riprende la bottiglia, strappandola a Kei. «E' una sfida?»
«Se vuoi...»
Kuroo distende lentamente il braccio verso Kei, con la bottiglia in mano. Si schiarisce la voce e tenta di scostarsi dalla fronte il ciuffo di capelli, che però ricade subito al suo posto. «Al muro perfetto, che ferma la palla, la devia, la smorza o la costringe. Obbliga le traiettorie, crea pressione e controlla il gioco.»
Kei sorride, gli strappa la bottiglia e beve d'impeto.
E' il vino più buono che abbia mai bevuto, forse il più buono che berrà mai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Speciale San Valentino - Kamei Arena


 

14 febbraio 2013


Da quando lo scemo si è impadronito della sua vita, il tempo di Kei ha iniziato a perdere regolarità, scansione, ritmo. Impazzisce, vibra, si dilata e si restringe fra le dita di Tetsurou, respira sul fondo lucido dei suoi occhi, sulle labbra e sulla lingua, in ognuno dei miliardi di frammenti in cui scompone la realtà continuamente, riempiendola di sé.

Gli sembra di vivere su un treno lanciato a tutta velocità, con loro due ancorati e solidali al sistema relativo dei loro ingombranti sentimenti e la vita tutto intorno che scorre a una velocità impossibile fuori dai finestrini.

Almeno i luoghi dovrebbero avere la decenza di non subire l'interferenza così tanto.

La Kamei Arena, per esempio, era lecito aspettarsi che fosse esattamente uguale a se stessa, identica a come Kei l'ha lasciata solo pochi mesi prima. In effetti lo sembra, ma è solo apparenza, perché esiste un livello di realtà più fine e più nascosto, un velo traslucido che si solleva appena mentre varcano insieme la porta vetrata. 

C'è un mondo, lì sotto.

E' il mondo dove camminano tenendosi per mano, con le dita intrecciate, oppure abbracciati stretti, e si baciano per strada, addossati ai pannelli trasparenti della pensilina dell'autobus e contro i muri dei palazzi, dove l'amore si scrive a caratteri cubitali in immensi graffiti, ed è più facile che dirlo a parole.

Ogni volta che si sorprende a pensare questo genere di scempiaggini, a Kei viene voglia di prendere a schiaffi prima se stesso e poi lo scemo, visto che, in fin dei conti, è tutta colpa sua.

"Sei proprio un cazzone irrecuperabile" sbotta, cacciandosi in tasca il biglietto verde smeraldo appena timbrato all'entrata. Ovviamente, ha intenzione di scriverci sopra la data e conservarselo. Per sempre.

"Che ho fatto stavolta?"

"Niente. Non hai fatto niente."

Tetsurou ammicca "...dammi tempo... "

Suo malgrado, Kei ride. Adora lasciarsi cogliere alla sprovvista e ingollare una pinta di emozioni dopo l'altra. Amare è una sbornia continua; amare Tetsu è un biglietto di sola andata per il disordine mentale e il caos. (E la felicità? Cazzo, sì.)

"Dai, Tsukki, vieni!"

"Ma dove?"

"Muoviti, che tra poco inizia!"

Non è vero, manca mezz'ora, ma Kei si lascia trascinare per il polso attraverso i corridoi laterali, con i soffitti bassi, senza finestre, illuminati da una luce verdolina. Superano una porta dopo l'altra e poi imboccano una rampa di scale. Kei trattiene gli occhiali sul naso, mentre scendono i gradini due a due. Non è sicuro che lo scemo sappia dove stanno andando.

"Ma i nostri posti sono alle prime gradinate!"

"Shhh, non fare il pedante, seguimi e basta!"

"Tetsurou..."

"Sì?" Si ferma di scatto e si volta. E sorride, come se non si vedessero da settimane e fosse appena sceso dal treno. Il genere di sorriso che si pianta nel fondo del cuore e getta ombre lunghissime sulla possibilità di sopravvivere altre chissà quante settimane senza vedersi.

"Vuoi dirmi dove cazzo stiamo andando? Qui ci sono solo gli spogliatoi degli sfigati. Ho già avuto la mia parte di polvere e di sudore altrui."

"Non potresti fidarti per una volta? Per favore?"

"No!"

"Perché?"

"Perché sono io quello con un minimo di cervello, se me ne hai lasciato un po'. E ti posso garantire che non faremo sesso negli spogliatoi fetidi di questo orrendo stadio."

"... se giuro che non attenterò alla tua virtù?"

La virtù di Kei aspetta di essere fatta a pezzi da ventisette giorni. "Meglio per te che non giuri. E che non mi fai perdere il fischio di inizio."

"Lo sapevo che sotto sotto eri un vero tifoso dei Frogs... "

"Crepa!"

"Duecentododici. Vieni, dai, ci siamo quasi!"

Tetsurou avanza ancora, tirandoselo appresso, un'ultima svolta lungo il corridoio e poi si lancia oltre una porta bianca.

Il bagno è deserto, palesemente inutilizzato da tempo. Quell'ala dello stadio è riservata agli eventi scolastici e sembra naturale l'idea di trovare decine di ragazzini accampati negli angoli, seduti sul pavimento o addormentati sulle sedie di plastica.

Ma non è un bagno qualunque.

Se Kei non si fidasse completamente di Tetsurou - e si fida ben più di quanto sia consapevole - esiterebbe sulla soglia: di tutto ciò che hanno condiviso, le pagine ambientate fra quelle quattro pareti sono le più dimenticabili.

Purtroppo, la memoria emotiva di Kei non conosce rimozioni. Niente viene cancellato: neanche mezza sillaba, non una sola inclinazione dello sguardo; la scena di ottobre si ripresenta vivida alla sua mente. La sensazione soverchiante di perdita di controllo, di sopruso inferto e subito, di squallore, di fallimento totale.

Ma Tetsurou ha un modo singolare di smussare gli angoli vivi del passato e si dirige proprio a quel cubicolo. Apre la porta e aspetta che Kei lo segua.

Kei lo segue, a testa bassa e con imbarazzante docilità. Ormai lo scemo non deve neanche disturbarsi a chiedere.

Il fermo scatta con un rumore metallico, lo spazio è angusto e soffocante come allora e forse loro sono anche cresciuti.

"Guarda qui, c'è ancora il segno" osserva Tetsurou angustiato, seguendo col dito la spaccatura sulla parete divisoria. "Che bestia!"

L'idea di tornare lì è stata pessima. Kei raddrizza le stanghette dietro le orecchie: questa volta, se non altro, ha intenzione di guardare tutto ad occhi bene aperti. "Voglio andarmene."

"Aspetta un attimo. Che giorno è oggi?"

"Il giorno in cui ti prendo a calci davanti a un water."

La smorfia di finta paura è meno divertente del solito. Tetsurou se ne accorge e rimedia con una carezza, le dita che sfiorano lo zigomo di Kei, così leggere e rapide che lasciano quasi solo la nostalgia di se stesse.

"Mi sa che due calci in culo a questo giro me li merito. Ma tu dammi solo un minuto, okay?"

Si china, rovista nello zaino e tira fuori un pacchetto, confezionato a mano e un po' strapazzato dal viaggio.

"E' un regalo per San Valentino? E me lo dai nel cesso di uno stadio?"

Tetsurou sorride e, maledizione, quando lo fa è invincibile. "Voglio cancellare un ricordo pessimo con uno fantastico. Per questo bisogna che siamo proprio qui."

Kei pensa che sia assurdo, e vuole ancora andarsene. Invece scarta il pacchetto e anziché la cioccolata che si aspettava, viene fuori una scatolina di cartone origami, al cui interno giacciono in fin di vita una ventina di biscotti a forma di brontosauro, mezzi sbriciolati e con i colli e le code spezzati.

Ne prende in mano uno e si emoziona. Di brutto, sul serio e all'improvviso. Un'ondata di emozione travolgente che lo percorre tutto e lo fa arrossire e sorridere e lo costringe a mandare giù molta più saliva di quanta credeva di averne fra le fauci.

"Li hai fatti tu?"

"Sì. Beh, stamattina erano messi un po' meglio ma... "

La bocca di Tetsurou viene tappata con un brontosauro. Anche Kei se ne infila in bocca uno: sono dolci, molto friabili e un po' troppo granulosi, ma fanno schizzare alle stelle l'asticella del concetto astratto di biscotto nel multiverso Tsukishima.

Mezzo secondo dopo Kei è avvinghiato al collo di Tetsurou, che sta ancora masticando.

"Mi sa che non sono un granché... "

"Taci. Di dolci non capisci un tubo: sono fantastici."

Le labbra di Kei sono così vicine che non caderci sopra è uno sforzo contro natura.

"Vorrei baciarti. Posso?" 

La domanda è stupida e non è il genere di cosa che Tetsurou di norma chiederebbe, perché il consenso fra loro è implicito e sfumato, e non passa per le parole. Ma a volte le parole servono. Lì, in quel momento, sono importanti. 

"Dimmelo: ti posso baciare?"

"Certo, scemo."  

Sul bacio piovono briciole, tenerezza e pezzetti di biscotto e resta sulle labbra un sapore profumato di vaniglia, di promesse mantenute e speranze tenaci e ancora acerbe.

Il bacio successivo strappa il velo fra la realtà reale e il mondo sottile che c'è oltre, il confine passa giusto nei punti dove corrono le crepe sul tramezzo e il passato si lascia superare dal presente.

Mentre osserva con gli occhi chiusi l'incredibile fenomeno di un ricordo svuotato delle sue ombre e riempito di luce, Kei si lascia baciare. Il bacio stesso, nel suo essere finalmente perfetto e indiscutibilmente giusto, nonché fantastico, è la sostanza di quella prodigiosa trasmutazione alchemica. In mezzo ci finiscono i sospiri di Kei, i segni sulla sua pelle chiara,  e le sillabe sconnesse delle dichiarazioni d'amore di Tetsurou.

La Kamei Arena ridisegna se stessa e diventa luogo del cuore. Tsukishima Kei si rende conto che forse un limite all'innamorarsi non esiste e dovrebbe decidersi a smettere di cercarlo.

"Anch'io ho qualcosa per te."

"Qualcosa del tipo che posso assaggiare ora o è meglio aspettare stanotte..."

"Stanotte siamo a casa mia, a tre metri da mia madre. Levati dalla testa qualsiasi idea sconcia."

"Qualsiasi, qualsiasi? Perché in realtà avevo in mente di..."

"Crepa!"

"Duecentotredici. Quindi assaggiamo ora?"

"Maniaco."

"Ma... è un libro?"

"La tua perspicacia mi stordisce."

Il volume è piccolo, azzurro, con un pettirosso ad acquerello in copertina. Tetsurou lo riconosce subito e lo sfoglia con dita avide e gentili.

Il testo è in inglese, ma la grafia elegante di Kei ha tradotto ognuna delle poesie in kanji ben allineati al margine, regolari, ordinati. Un segnalibro semplice di carta washi marca una pagina centrale, con due righe sottolineate (a penna!).

 

Che sia l'amore tutto ciò che esiste

E' ciò che noi sappiamo dell'amore.

E. Dickinson

 

****

E' tragicamente fluff, ma per San Valentino ho pensato che si potesse esagerare.

Il fatto che non riesca davvero a staccarmi da questa storia inizia a preoccuparmi :)

   
 
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