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Autore: Koa__    16/02/2023    4 recensioni
Harry e Draco sono alle prese con l’organizzazione del matrimonio e tutto sembra procedere per il meglio. Nonostante il lavoro assorba la maggior parte delle energie del suo futuro marito, con l’aiuto di sua madre Narcissa, Draco riesce a mettere in piedi una festa di fidanzamento di tutto rispetto ed è proprio allora che la storia ha inizio. All’imponente ed elegante party è presente tutto il mondo magico, ma tra professori di Hogwarts che si ubriacano ed ex Serpeverde che lo prendono bonariamente in giro, un piccolo incidente sembra voler minare la felicità dei promessi sposi. “Tutto sommato”, osserva Draco a festa conclusa, lui e Harry ne sono usciti indenni. O così credono. Ciò che non possono neanche lontanamente immaginare è che qualcuno trama nell’ombra.
Sequel di: “Un matrimonio da sogno (o quasi)” e “Say yes to the dress!”
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wedding Disaster'
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Note introduttive: In questo capitolo viene fatta menzione, in maniera non descrittiva, di autolesionismo e consumo di alcol e droghe. 






 

Pansy Parkinson e lo scoiattolo ballerino

 





Draco fissa il ventre piatto di Hermione per un istante di troppo e in tutta risposta lei incrocia le braccia al petto e arriccia il naso, chiudendosi in se stessa. Ora che la vede, che sa, nota le guance un po’ più rosse e il viso forse lievemente più rotondo. Anche se forse è solo una sua impressione, a voler essere onesti sembra la stessa donna di sempre. Nessuno direbbe che è incinta, la sua gravidanza dev’essere all’inizio o almeno così crede. Draco non ne sa molto a riguardo. Non appena formula questo pensiero, tuttavia, un altro si forma dentro la sua testa e allora si domanda perché glielo stia dicendo proprio adesso. In che modo dovrebbe aiutarlo? Dovrebbe servire affinché veda la situazione in cui si trova sotto un altro punto di vista? Dovrebbe avere meno paura di se stesso ora che sa che Hermione è incinta? A Draco sembrano osservazioni stupide da fare dopo una simile confessione e quindi, invece che ribattere, sorride sinceramente. Perché è felice per lei, e anche per Wesley e sa già che Potter ne sarà entusiasta. Ricorda quante volte nelle ultime settimane, guardandola, ha avuto l’impressione che fosse più radiosa e che in lei ci fosse un qualcosa di diverso che tuttavia non riusciva pienamente ad afferrare. Adesso dà alla Granger una spiegazione più definita, inquadrandola in maniera più ampia ed è come se anche il quadro di Hermione, oltre a quello del misterioso sabotatore, si fosse finalmente rischiarato. La differenza è che ciò che si trova davanti ora è decisamente più bello da guardare. Draco si sente un po’ uno sciocco a non averlo capito prima, perché a pensarci era quasi ovvio che ci fosse qualcosa di insolito. L’ultima volta che lei e Weasley sono venuti a cena, non meno di due settimane fa, Hermione non ha bevuto vino come è solita fare e a tratti pareva faticasse a mangiare, come se avesse la nausea o temesse di vomitare tutta la cena al mattino successivo. Ricorda di aver pensato a un disturbo passeggero, ma Draco era davvero troppo distratto per notare ciò che i suoi occhi nascondevano.
«Non guardarmi così!» mormora lei, in imbarazzo. Si stringe meglio nelle braccia conserte al petto, la borsetta di perline che tiene a tracolla, tintinna contro i bottoni della camicia.ù
«Scusa» si affretta a replicare, questa volta in imbarazzo. Non è un guardone e ha smesso di cercare di convincersi che gli piacciano le donne ormai tantissimi anni fa, quindi il suo osservare il corpo magro e slanciato di Hermione Granger pare decisamente fuori luogo.
«Immagino io debba congratularmi con te e Weasley» aggiunge poi. «Sono piuttosto sicuro che vostro figlio, o figlia, avrà i capelli rossi. A certe cose non si comanda» tenta di scherzare, ma forse non gli riesce poi così bene. Hermione non ride affatto. Nonostante si senta meglio rispetto alla notte precedente, è ancora stordito. Probabilmente è perché ha dormito male o perché la paura, così come le cattive sensazioni che ha provato, non riescono a scivolare via dal suo cuore. Però è certo che in un’altra situazione si sarebbe comportato in maniera molto più affabile e, magari, puntellando ogni frase con un tocco di ironia.
«Beh, aspetta a congratularti» ribatte Hermione prontamente, facendo guizzare un’occhiata direzione del cielo aranciato, arricchito qua e là da sbuffi di soffici nubi bianche che viaggiano leggere. Vuole sfuggirgli e se i suoi zigomi sono lievemente più arrossati non è di certo per il subbuglio ormonale che ha in corpo, quanto per un velo di imbarazzo che le fa mordere le labbra. Nemmeno Hermione è solita aprirsi così tanto con qualcuno. Draco la sente sospirare, emette un respiro pesante che si infrange nell’aria fresca dell’alba.
«A Ron ancora non l’ho detto» sputa fuori tutto in un fiato. «E nemmeno ai miei genitori o a Harry. Tu sei il primo a saperlo.» Di fronte a quella rivelazione, Draco strabuzza gli occhi. Non sa perché, ma è molto più sconvolto dall’idea di essere stato il primo confidente di Hermione, che dal fatto stesso che sia incinta. Beh, che dire… questa non se l’aspettava proprio, ma adesso che dovrebbe fare? Le ha già fatto le congratulazioni, forse però dovrebbe provare a rassicurarla. Più di tutto, infatti, Hermione sembra nervosa. La maniera in cui si aggroviglia le dita attorno alla cinghia della borsetta che ha a tracolla, è il sintomo di quanto le sia costata una simile rivelazione a una persona con la quale, a voler essere onesti, non è poi così tanto in confidenza. Con lui non è come con Ginny, che è la sua migliore amica. Al contrario, per i primi tempi della sua relazione con Harry, lui ed Hermione si sono tenuti a debita distanza, limitandosi a saluti formali e decisamente imbarazzati. Adesso è come se, nonostante quanto appena detto riecheggi ancora nell’aria frizzante del primo mattino, tra lui e la Granger ci fosse la distanza di un tempo. Ma Draco è ancora sconvolto per Rosamund Brown, i mesi passati carichi di tensione gli stanno crollando tutti quanti addosso quindi si sente più sfibrato che mai. Non è sicuro che riuscirà bene a rassicurarla, ma è certo almeno di doverci provare. In effetti non sono mai stati granché da contatto fisico, quella mano che appoggia sulla sua spalla quasi pare scottare. Lei si riscuote, sollevando il viso in sua direzione intanto che Draco ritira in fretta la mano.
«Andrà tutto bene, vedrai» le dice, provando a forzare un sorriso che non ha. Non per via di lei e della sua gravidanza, ovviamente non c’entra nulla, ma per gli strascichi di ciò che è accaduto questa notte che non se ne andranno via grazie a un incantesimo. Magari fosse così, ma non può obliviare se stesso e non esiste una pozione per provare felicità nonostante tutto, la Felix Felicis non dà che sensazioni posticce e temporanee e a Draco non interessa niente che riguardi la magia. Non per questo argomento, non in questo momento. In effetti sente che non sarebbe neanche poi così giusto. I ricordi di quanto accaduto li porterà con sé per tutta la vita, anche se finirà con il non sposare Harry Potter, questo è un qualcosa che non riuscirà a scacciare dalla sua mente tanto in fretta.
«Sicuro?» gli chiede, ridacchiando in maniera forzata. «Perché mi sono documentata su gravidanza e parto, so tutto sull’argomento. Fidati, per una volta maledico la mia attitudine a fare ricerche. Ora sono più terrorizzata di prima.»
«È così terribile?» domanda, curioso. La verità è che “Odio sapere tutto” non è una frase che nel suo immaginario Hermione direbbe mai.
«In questo momento il mio stesso corpo mi spaventa quindi capisco quello che stai passando molto bene, immagina di far passare un tacchino dal tuo…»
«Sì, grazie» la interrompe, bruscamente. Un filino inorridito, lo confessa. Non era davvero il caso di dirlo ad alta voce, ora non si leverà mai più l’immagine dalla testa. «Ed ecco spiegato perché mia madre mi odia e io che pensavo fosse per via di Potter.»
«Andiamo, Narcissa non ti odia affatto» precisa lei, serena. «E nemmeno tuo padre. Forse fanno fatica a capirti o ad accettare le scelte che hai fatto negli ultimi anni, ma l’odio è un’altra cosa. Penso sia più corretto dire che il cambiamento per alcune persone è difficile da accettare, specialmente quando riguarda qualcuno che credevi di conoscere o a cui vuoi bene. Vale anche per se stessi, a proposito.» Sì, immagina sia così. Che abbia ragione insomma. E non si riferisce tanto ai suoi genitori, quanto a se stesso. In questi anni si è reso conto di poter vivere anche senza di loro o senza l’approvazione di suo padre, pensiero che all’inizio lo aveva ferito, ma il cui dolore si è lenito nel corso del tempo. Anche grazie a Harry, ma questo è un altro discorso. No, non pensa a mamma e a papà, il problema sta dentro di lui. Draco è cambiato, sente di esserlo ed è come se si fosse reso conto soltanto grazie a questa disavventura di non essere poi tanto diverso da quello di un tempo.
«Il ragazzo che ero quando andavamo a Hogwarts è ancora da qualche parte dentro di me e la cosa mi spaventa a morte» ammette, buttando fuori quella confessione in un fiato. Questa è una cosa che non ha mai detto a Potter, che eppure conosce ogni angolo spigoloso e oscuro della sua personalità. E che lo ha accettato. E grazie al quale è andato avanti, lasciandosi ogni cosa alle spalle.
«Intendi quel razzista, viziato, figlio di papà, snob e sleale Serpeverde che veniva a scuola con me, Ron ed Harry?»
«Già proprio lui» sussurra a voce così bassa che quasi teme Hermione non l’abbia sentito, riesce comunque a stirare un sorrisino che nonostante ci provi non sa proprio come ricacciare indietro. Oltre all’ironia nella voce della Granger, a farlo sorridere è la consapevolezza arrivata all’improvviso di non ritrovarsi più in quella descrizione. Lui non è più quelle cose, ora lo capisce. Eppure potrebbe tornare, giusto? Potrebbe? Mosso da un gesto istintivo, Draco sfiora il marchio nero che ha sul braccio. Lo fa delicatamente, con le punte delle dita intanto che i ricordi tornano indietro al giorno in cui Voldemort gliel’ha fatto, premendo la bacchetta sulla pelle diafana nel suo avambraccio. Ricorda la sensazione orribile che aveva addosso, quando il signore oscuro ha recitato l’incantesimo. Era come un alito di morte che da allora non l’ha mai realmente lasciato. Ha bene in mente l’espressione fiera di suo padre, quella gelida di sua madre e zia Bellatrix che, dietro di lui, con le mani premute sulle sue spalle, portava in viso l’espressione di divertita follia che gli ha sempre reso complicato il comprenderla fino in fondo. Sono memorie orribili, che ha provato più volte a scacciare e che è terribile veder riemergere.
«E la tua paura è che Rosamund Brown in fondo abbia ragione?» domanda lei, riscuotendolo dal proprio torpore. Draco annuisce senza parlare. Non gli esce nemmeno un suono. Qualunque cosa voglia dire, e non è sicuro di cosa possa essere, muore sulle sue labbra secche. Le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti espongono il marchio nero che ancora stuzzica. Vorrebbe poterlo cancellare con un colpo di bacchetta. Una volta era talmente disperato e inorridito da se stesso che ha anche provato a grattarlo via con le unghie, arrivando quasi a scorticarsi. Ricorda l’espressione sconvolta di Harry quando ha visto i graffi e poi le sue cure gentili. Il modo in cui, alla fine, l’ha baciato. “Quello che siamo stati è parte di ciò che siamo adesso” così gli ha detto, baciando una a una le sue ferite. Allora ha pensato che fosse uno strano ragionamento e che l’eroe del mondo magico non avrebbe dovuto dire una cosa simile a un ex Mangiamorte, adesso che ci ripensa capisce un po’ meglio il senso di quelle parole. Lui è stato un Mangiamorte, ma ciò non significa che lo è ancora, solo che si trova a un certo punto di un percorso che lo ha reso una persona migliore.
«Mi sto solo domandando con che spirito andrò a sposarmi dopodomani e se davvero dovremmo farlo o magari se sarebbe meglio rimandare.» Hermione non ha la reazione che Draco si aspetterebbe da lei. Non c’è nessuna sceneggiata, né traccia di grandi discorsi. Non prova nemmeno a fargli cambiare idea, forse sa che non servirebbe a nulla. C’è solo un sorriso, che le tira dolcemente le labbra. Per un attimo pensa che tanta delicatezza sia merito della gravidanza, ma poi si rende conto che è sempre stata così.
«Molly probabilmente ti direbbe di riempire lo stomaco prima di prendere una qualunque decisione, perché così il veleno si attacca al cibo e non alle pareti dello stomaco.» * Draco sorride, non riesce proprio a farne a meno. Sì, è una cosa che direbbe la signora Weasley. «Penso abbia ragione sai?» Probabilmente è anche vero ed è certo che in questo momento sia troppo stravolto e sfatto per poter ragionare lucidamente, quindi è probabile che dopo aver risposato e riempito lo stomaco, riesca davvero a vedere la situazione sotto a una diversa prospettiva. Ma al tempo stesso non riesce a non stuzzicarla.
«Mi stai davvero dicendo che dovrei rimpinzarmi e poi prendere una decisione che potrebbe cambiare per sempre la vita mia e di Harry?» le chiede, facendo schizzare un sopracciglio verso l’alto e caricando i toni della voce con un qualcosa di vagamente derisorio. «In effetti sembra una cosa molto da Weasley» conclude infine, con una punta di sarcasmo che le fa alzare gli occhi al cielo.
«No, ti sto dicendo di andare a casa e farti una doccia. Bevi una tazza di caffè, mangia qualcosa, riposati. E solo dopo che ti sentirai meglio fisicamente deciderai quello che è bene per te. Io però non ho dubbi che sarà la scelta giusta.» Hermione se ne va allora, lasciandogli la raccomandazione di non dire a nessuno della gravidanza e in dono la sua borsetta di perline, che Draco scopre essere piena di pozioni. “Per i tuoi genitori” ha detto prima di sparire nel nulla. Draco, preso alla sprovvista, rovista tra le boccette. In alcune è contenuta un po’ di pozione ricostituente, le riconosce dal colore. Altri sono distillati soporiferi e poi ce ne sono un paio che sembrano felix felicis. Si è indubbiamente data da fare per due persone che, oltretutto, in tutti questi anni l’hanno a malapena salutata. Draco la ringrazierà adeguatamente non appena si sentirà meglio, ma intanto mentre lancia un’ultima occhiata in direzione di Villa Edera, si smaterializza. È ora di tornare a casa.



 

Alla fine, e nonostante l’abbia additata come una ridicolaggine, segue il consiglio della signora Weasley. Farebbe ciò che lei gli direbbe di fare se fosse con lui in questo momento. Si è preparato un discorso sulla paura, Rosamund Brown e su dove è stato davvero questa notte, ma quando torna a casa si rende conto che Harry non c’è. Trova solo un biglietto sullo scrittoio messo giù con la grafia che usa quando è di fretta. Draco lo legge con le mani che tremano e intanto che legge ad alta voce e scopre il fiato spezzarsi, si rende conto che tutto quello a cui ha pensato dovrà   aspettare: “Sono tornato e non ti ho trovato, immagino tu sia al Maniero. Vado in ufficio, ma sarà solo per mezza giornata. Stamattina Mathieu de la Tour verrà liberato e voglio andare a prelevarlo personalmente da Azkaban. Poi lo porteremo al San Mungo, perché venga visitato e si riprenda. Penso di tornare per l’ora di pranzo”. Sì, è una buona cosa. Mathieu è una brava persona e un ottimo pasticcere, merita che venga fatta giustizia e di tornare al proprio lavoro. Sempre che ne abbia ancora uno. In effetti non ha notizie di Pansy da un bel pezzo, per quanto ne sa, e perché la conosce, è certo che potrebbe anche aver incendiato il suo locale inavvertitamente. Forse sarà il caso di andare da lei nel pomeriggio e assicurarsi che ogni bon bon si trovi ancora al proprio posto, ma nel frattempo ha bisogno di pensare a se stesso. Come prima cosa decide di farsi un bagno caldo, perché sente i muscoli di gambe e braccia bruciare da quanto sono tesi e affaticati e poi non ha l’odore di un Lord, ecco. Quando si immerge nella grande vasca che ha regalato a Potter appena dopo che sono andati a vivere insieme, e che a dirla tutta usa molto meno spesso di quanto dovrebbe, viene inondato dal profumo intenso della lavanda dei sali da bagno, oltre che degli oli che hanno riempito la vasca di bolle. È molto più che piacevole, è rigenerante. Lasciandosi cadere contro il bordo della vasca, Draco emette un sospiro lieve e chiude gli occhi in un tentativo di rilassarsi. Ne aveva decisamente bisogno. Ha la sensazione che la stanchezza accumulata da mesi se ne stia andando assieme allo sporco. La notte appena trascorsa non è stata riposante e l’idea di addormentarsi sul divano bitorzoluto di Villa Edera ancora gli suona come una sciocchezza. Nonostante fosse sfinito, al risveglio si è sentito peggio di prima e adesso è come se avesse accumulato tutto e stesse finalmente lasciando andare ogni cosa. Chiudere gli occhi gli viene naturale. Forse si addormenta anche, ma non è che per pochi minuti, quando si risveglia l’acqua è ancora calda e le bolle di sapone danzano sulla superficie. Il calore allevia il dolore e non soltanto la stanchezza, scaccia i brutti pensieri che sembrano quasi non appartenergli più. Riesce a dimenticare meglio di quanto non farebbe un oblivion, almeno fino a che i ricordi non si soffermano su Harry. Quando la sua immagine gli si proietta dietro le palpebre chiuse, Draco apre gli occhi di scatto e sente il cuore battere all’impazzata dentro al petto. E allora si rende conto di quanto complessi e contraddittori siano i sentimenti che sta provando. Vorrebbe Harry accanto a sé in questo momento, lo desidera molto più di ogni altra cosa, ma al tempo stesso teme il giudizio che potrebbe dargli se aprisse a lui il proprio cuore. Draco si sentirebbe pessimo a non dire nulla di ciò che gli vortica, impazzito, per la testa. Lo ha fatto con Hermione, è impossibile che non lo faccia con l’uomo che in teoria sta per sposare. Eppure ne ha il terrore e qui sta la contraddizione: nel suo volerlo e non volerlo vedere allo stesso tempo. Alla fine, immagina solo di avere paura. Teme i suoi occhi verdi così sinceri e carichi di giudizio e il suo sarcasmo incattivito da esso. E così capisce che desidera e non desidera perdersi in lui, sarebbe come annegare in un mare perfettamente calmo e privo di correnti. Harry potrebbe rendere questo momento terribile, così come perfetto. Tutte le buone intenzioni che ha avuto finora di affrontare il discorso come una persona adulta, così come ciò che ha pensato riguardo la paura che ha di lui, svaniscono non appena le sue fantasie indugiano sulle lunghe dita di Potter. Potrebbe schiavizzarlo e farsi fare un massaggio al collo, la sua cervicale ne avrebbe bisogno. Potrebbero fare l’amore in questa stessa vasca da bagno piena di bolle o baciarsi fino a perdere la sensibilità. Per questo però, ridacchia fra sé, potrebbe necessitare di energie. Non sa davvero come faccia a uscire dalla vasca da bagno e a non pensare ad altro che a un qualcosa che forse, una volta incontratisi, potrebbe anche non accadere. Eppure, Draco non fa che pensare al sesso con Harry Potter come se fosse la soluzione a ogni male della sua vita. Ci fantastica sopra intanto che esce dal bagno in una nuvola di vapore, che lo segue fino alla metà del corridoio e che in parte si inoltra in cucina. Nessuno ha mai risolto niente con una scopata ed è certo che meno che mai ci riuscirebbe adesso, eppure vorrebbe che Potter fosse proprio qui in questo momento e che rimandasse con lui ogni discorso per fare nulla se non trovarsi di nuovo sotto le lenzuola.
«Tornerà per mezzogiorno» borbotta, parlando davvero da solo. Getta un’occhiata all’orologio della signora Weasley e che recita: “Al lavoro” intanto che sorseggia una tazza di caffè appoggiato contro ai mobiletti della cucina. È ancora in accappatoio, ma non gliene importa realmente. Si lascia andare al sapore forte del caffè, alla maniera in cui pare riuscire a schiarire la sua mente da ogni bruttura. Una tazza lo rimette letteralmente al mondo assieme a uno scones volato letteralmente dalla finestra, che Molly ha sistemato in un pacchettino con molti altri e consegnato a Bingley e ad Errol, il vecchio gufo degli Weasley. Pare chiaro, ormai, che nonostante il carattere scontroso, Bingley sappia sempre perfettamente quando palesarsi sul davanzale di una delle finestre de la “Tana” per prendere in consegna qualcosa. Ad ogni modo, Draco l’ha già ringraziata con un bigliettino, che ha scritto di fretta e legato alla zampa che Errol gli porgeva. Intanto che lo divora, sporcandosi le labbra di marmellata, inizia a credere che Molly stia utilizzando anche con lui la tattica del cibo e dello stomaco, o del veleno nello stomaco… O che cavolo è, non ricorda le parole con precisione. Perché è sistematico che dopo ogni brutta cosa che gli è capitata, da quella finestra sia entrato un dolce di qualche tipo. Lo scones alla marmellata di albicocche è strepitoso, ad ogni modo. Gli riempie lo stomaco il giusto e Draco è costretto a forzare se stesso, resistendo alla tentazione di mandarne giù anche un secondo. Non può lasciarsi troppo andare, deve pur sempre entrare nell’abito da sposo. Perché sì, al diavolo, alla fine sta per sposarsi, giusto? E probabilmente Hermione e Molly hanno ragione, rimettersi in sesto ha scacciato la negatività della notte precedente, che gli era rimasta addosso al mattino. Draco si sente positivo, rinvigorito e ha una strana voglia di fare che gli impedisce di starsene con le mani in mano. Prima di mezzogiorno, fa tantissime cose. Tanto per cominciare compra un abito da cerimonia per sua madre, è certa che non abbia niente di nuovo, considerato che è stata soggiogata da Rosamund per mesi e questo per lei deve essere un problema enorme dato che non si presenta mai a un festa con un abito che ha già utilizzato. Va in una boutique babbana che ha intravisto settimane fa, durante la sua passeggiata con Potter e resta molto soddisfatto del proprio acquisto. Decide per un abito lilla, elegante e sofisticato. Non ha dubbi sul fatto che le piacerà e infatti, dopo che si reca al Maniero con quel regalo e le pozioni che tintinnano in una borsetta di perline, è certo di aver fatto un ottimo lavoro. Quando scarta il regalo, mamma accenna un sorriso dietro all’espressione perennemente accigliata che ha di solito. Suo padre invece gli concede una pacca sulla spalla e, per un istante, Draco pensa che qualcuno gli abbia lanciato un confundus o che sia sotto la Maledizione Imperius di sua madre, perché apprezza addirittura la pozione ricostituente della Granger, che ingurgita in un unico sorso. Pare rimetterlo in sesto in un istante perché cambia quasi immediatamente espressione. Anche se in effetti ha un’aria molto più ordinata di quella che aveva ieri sera, una notte di sonno e un bagno caldo devono aver avuto un effetto positivo anche per lui. Si è rasato la barba e probabilmente regolato anche i capelli, ha un abito molto elegante dal taglio classico e si appoggia a quel bastone con la testa di serpente che, al contrario delle altre volte, non utilizza soltanto come abbellimento, ma grazie al quale si aiuta per camminare. Immagina che lo userà per un bel po’, almeno fino a che le forze non saranno tornate del tutto. E pensare che sarebbero entrambi in ottima forma se non fosse stato per causa sua. D’accordo, la gran parte della responsabilità è di Rosamund Brown e probabilmente Hermione ha ragione quando sostiene che non sarebbe cambiato niente e che quella donna avrebbe trovato comunque il modo di tenerlo lontano da Lucius e Narcissa, eppure non riesce a non sentirsi in colpa. In quel frangente, intanto che sua madre fa servire del tè da uno degli Elfi Domestici della villa, ripensa al breve dialogo che ha avuto con loro soltanto ieri sera. Il racconto di quei mesi, edulcorato senz’altro e minimizzato da quell’aria di gelo e noncuranza tipica della sua famiglia, non l’ha convinto affatto. Lo vede che hanno sofferto e conosce le maledizioni senza perdono e l’effetto che provocano, sa che impiegheranno del tempo prima di riprendersi completamente. Forse è pensando a cosa effettivamente può fare per loro di concreto, che avanza la proposta che da ore gli vortica nel cervello.
«Potremmo rimandare il matrimonio» dice, a un certo momento, interrompendo il silenzio. Sente la propria voce riecheggiare nel salottino del primo piano dove mamma l’ha ricevuto intanto che l’Elfo entra dalla porta con un vassoio tremolante tra le piccole manine. Potrebbe essere una soluzione valida, se lo rimandassero avrebbero più tempo per riprendersi da quanto accaduto. E non soltanto mamma e papà, ma anche lui e Harry. Potrebbero discutere seriamente se è giusto o meno che stiano insieme, potrebbero…
«Assolutamente no!» nega Narcissa, vibratamente, interrompendo il suo ragionare. Draco solleva lo sguardo in sua direzione e la studia per un istante o due, a giudicare dalla maniera rigida con cui ha impettito la postura deve considerare un matrimonio rimandato come un abominio. Lucius non ha fatto altro che inarcare un sopracciglio, lasciandosi cadere su una delle poltrone e richiamando a sé l’Elfo che appoggia il vassoio sul tavolinetto basso. Suo padre non interverrà, anche se gli ha metaforicamente dato una pacca sulla spalla e accettato la sua relazione con Harry Potter, non metterà becco in una questione della quale è sicuro che gliene importi relativamente poco. Che si sposino fra un giorno o fra un anno, a lui cambia ben poco.
«Sicura, madre?» avanza, «perché penso che a Harry non dispiaccia, se…»
«Non possiamo permettere a quella donna di fare più danni di quanti non ne abbia già fatti. Questa è la mia ultima parola» conclude con il tono autoritario di chi non ammette repliche per alcuna ragione al mondo e Draco lascia cadere il discorso. Per un qualche assurdo motivo quella frase gli rimane appiccicata addosso, anche dopo che lascia il Maniero. Ci ripensa addirittura nelle ore a venire, ricordandosi che Hermione ha detto una cosa molto simile. Magari dovrebbe dar loro ragione e smetterla di colpevolizzare se stesso per ogni minima cosa, questo sarebbe l’obiettivo, ma arrivarci non è per nulla facile. 

 

Intanto che cucina un pranzo veloce per lui e Potter, sempre che si decida a tornare a casa prima o poi, Draco cerca di ripensare nel dettaglio al dialogo che ha avuto con la Granger. Di solito non è così scrupoloso nell’interiorizzare i sentimenti, eppure sta vivisezionando se stesso in maniera precisa perché non può lasciare che sia una semplice paura a rovinare la sua vita affettiva. Sì, i sentimenti che ha buttato fuori qualche ora fa con Hermione non se ne sono andati, e come potrebbero? Si sente meglio, è vero, è meno confuso e più determinato nel portare avanti la sua storia con Harry nonostante tutto, ma le paure più recondite ci sono ancora. Non se ne vanno grazie a uno scones e a un bagno caldo, non potrebbero mai farlo. Per dirne una, ancora è spaventato da come reagirà Harry al caos che c’è dentro la sua testa. Non ha idea di come affronterà la questione e dovrà farlo prima che si sposino, ma come fargli capire la confusione che alberga dentro la sua mente? La lontananza non aiuta, non fa che ingigantire i problemi e sente che in parte è causa sua e del proprio allontanamento. Non solo non lo vede da ieri, ma non hanno neanche mai parlato di quello che è successo. Perché prima ancora delle parole accusatorie di Rosamund Brown, prima ancora del dubbio di poter tornare a essere quello di un tempo c’è stato il terrore viscido di perdere Harry. Sono mesi che teme per la sua vita, che si convince di essere maledetto e non sa come uscire da questa spirale che pare non far altro se non attirarlo verso il basso. Ed è di questo che dovranno parlare, prima o poi. Sì, Draco ha messo definitivamente da parte il sesso almeno per il momento. Quello è stato un pensiero estemporaneo, una via di fuga data da pensieri lascivi, ma non ha mai realmente creduto che potesse essere la soluzione a tutto. Al contrario ragiona in ogni istante delle ore che vengono, al discorso che imbastirà non appena si vedranno. Lo fa intanto che controlla la location per il matrimonio, mentre va in gioielleria a ritirare gli anelli, particolare di cui si è ricordato meno di un mese fa, ma dettagli. Ci pensa anche mentre cucina un pranzo veloce. Cambia idea su ciò che dirà o farà almeno sette volte, quella mattina. Ci pensa e ripensa anche quando ripone il pranzo dentro al forno nella speranza che Potter torni a casa presto. E infine ci ragiona intanto che cammina lungo il corridoio a passo appena un poco ciondolante e, senza badare realmente a dove stia andando, entra nello stanzino delle scope. Quello dove Potter e i suoi amici hanno costruito un campo da Quidditch. 

 

Hanno avuto occasione di giocarci, ma Draco non si è ancora del tutto reso conto di cosa quel cretino abbia fatto per lui, così come della complessità degli incantesimi che sono stati utilizzati. Quel posto è magnifico, c’è poco da aggiungere. La perfezione della trasfigurazione che riproduce un cielo primaverile, lo lascia meravigliato ogni volta che punta il naso all’insù e dà un’occhiata alle soffici nuvole che si muovono seguendo la spinta di un vento che non c’è. Draco si lascia cadere a peso morto sull’erba asciutta, sdraiandosi a terra e volgendo lo sguardo a quel cielo magico mentre passa ripetutamente le dita tra i fili d’erba. Nessun incantesimo riproduce la rugiada del mattino e di questo quasi ne è dispiaciuto, sarebbe piacevole camminare a piedi nudi sul prato bagnato, con l’aria che sa appena un poco di umidità e notte. Draco sorride fra sé mentre si rende conto che qui dentro sta meglio, gioca un po’ con i fili d’erba, tirandoli appena con le punte delle dita e quindi li accarezza una, due volte intanto che nota il respiro farsi più lento e il battito diventare regolare, meno agitato. La paura non se n’è andata. Il suo timore più grande di tornare a essere quello di un tempo, una versione peggiorata di se stesso, si rifà viva così come quella di fare del male alle persone a cui vuol bene e quasi lo fa smettere di respirare. Non basterà mai soltanto una tazza di caffè e un bagno caldo per allontanare certi sentimenti. Però può provare a farcela, deve riuscirci perché ama Harry Potter e vuole sposarlo. Se non rimugina troppo su se stesso può anche farcela.
«Un Malfoy seduto a terra? Come un povero? Adesso sì che le ho viste tutte!» Draco si volta in direzione della voce, che ha riconosciuto benissimo non c’è neanche da dirlo. Lo fa già sorridendo, è un moto istintivo e non riesce a trattenersi, forse nemmeno lo vuole. Nota Harry appoggiato allo stipite della porta che dà sul corridoio che, braccia incrociate al petto, ghigna in maniera beffarda.
«Che vuoi farci, Potter, sto sposando uno cresciuto in un sottoscala e che veste ancora degli abiti stracciati del cugino… è chiaro che sono stato influenzato in negativo.» Draco arriccia il naso, fingendosi disgustato. Lo è sempre un pochino perché Potter ha il senso della moda di un organismo unicellulare, ma ammette che calca volutamente la mano perché nonostante tutto è ancora bello che ci sia questa tensione tra di loro. Questo prendersi in giro così ironico che, spesso, sfocia in tensione sessuale se non in sesso vero e proprio. La risata di Harry è stranamente acuta, cristallina e sinceramente divertita. Funziona un po’ come un balsamo per l’anima e quando se lo ritrova a un palmo dal naso, non riesce a fare nient’altro che attirarlo verso di sé e baciarlo. 

«Ciao, principessa!» esclama lui dopo averlo baciato, Draco quasi arrossisce sugli zigomi. Fa quasi male e non il fatto che Harry abbia perso l'equilibrio e si sia sbilanciato in avanti, crollandogli addosso, non che l’abbia chiamato in quel modo, il problema è che nel vederlo la sua stupida emotività esplode. Perché è come trovarselo davanti avesse fatto scattare un qualcosa, rilasciato la tensione che portava dentro da troppo. Se ne rende conto intanto che lo bacia e dopo, quando si allontanano l’uno dalla bocca dell’altro e Harry lo stringe a sé, capisce che quell’uomo sarà la sua fine. Draco si aggrappa a lui disperatamente, ha bisogno del contatto fisico e di bruciare in esso. Le sue mani lo avvolgono in un abbraccio caldo, quasi soffocante da quanto sa essere protettivo. In quei frangenti concede a se stesso di piangere sulla sua spalla e Draco odia piangere, si sente sempre vulnerabile ed esposto e non è un qualcosa a cui è mai stato abituato. Il più delle volte la sensazione è sgradevole, lo è anche adesso. Ma con lui può, lui capirà. 
«Adesso è tutto finito» sussurra Harry al suo orecchio mentre gli accarezza la schiena e riempie la sua tempia di soffici baci. Le attenzioni che gli dà sono delicate e bruciano sulla pelle, riescono a riaccendere una fiamma di speranza nel suo cuore. Se lui dice che andrà tutto bene, allora deve crederci. Harry avrà salvato tutto il mondo magico dalla follia di un mago oscuro, ma ha salvato anche l’anima di un nemico e lo ha fatto innamorare di sé, esiste forse atto più nobile ed eroico di questo?
«Il dubbio che ha insinuato nella mia testa è la mia paura più grande.»
«Lo so» mormora lui, scendendo fin sul mento con il suo baciarlo lento, intanto che si stendono sul fianco così da poter essere più comodi. «Ma considera che Rosamund non sapeva niente né di me né di te, tutto ciò che credeva di aver capito non corrispondeva alla nostra realtà. Tu adesso sei una brava persona e non diventerai malvagio. Io ne sono sicuro, io mi fido di te.» Lui si fida e Draco crede davvero alla sua sicurezza, anzi ci si aggrappa quasi fosse il solo scoglio che trova in un mare in tempesta. Però gli è fin tanto chiaro perché lo faccia. Harry è pur sempre un dannato Grifondoro, eroico, coraggioso e stupidamente cavalleresco. Non sa se lo dice per uno strano senso del dovere o perché in fondo ci creda per davvero. Già, ma alla fine conta così tanto? Harry crede in lui, dovrebbe bastargli questo. Specialmente perché Draco non è nulla di tutto ciò.
«Sono un debole, Harry, lo sono sempre stato.»   
«Non è vero» lo sente rispondere e la sua voce appare appena un poco indurita, come se fosse arrabbiato. Lo è davvero, pensa nell’attimo in cui si scosta da lui soltanto per guardarlo negli occhi. Ha quella determinazione in viso così onesta, sembra quasi credere a quel che dice.
«Hai tenuto duro da solo per tutto questo tempo, senza dirmi niente e lo hai fatto soltanto per proteggermi e alla fine sei anche venuto a salvarmi. Questa non è una cosa da deboli.» Per una qualche strana ragione si ritrova a credergli, senza nemmeno che se ne renda conto. Sì, è vero ha fatto quelle cose. Ma valgono davvero? Se lo domanda appena prima che gli tornino in mente le parole di Hermione, poi quelle di sua madre e alla fine quelle dell’uomo che sta per sposare. Tutti credono in lui e se ci crede Harry, può farlo anche Draco. 
«C’è stato un momento in cui ho pensato che non avremmo dovuto più sposarci, Rosamund ha toccato tutti i punti giusti per farmi dubitare e ho creduto di essere io il male, di non essere degno di te. Ho pensato di non meritare la felicità per via della persona che sono stato, ma adesso capisco che se tu lo vuoi ancora, allora non possiamo permetterle di vincere.» Lo ha detto tutto d’un fiato, senza quasi respirare, ma lo ha detto. E si sente meglio, anche se non è sicuro di come reagirà Harry a questo punto. Draco guarda a terra, gli manca sempre un po’ il coraggio di buttarsi, quello di alzare la testa e affrontare le cose brutte della vita guardandole negli occhi. Lo ha fatto ogni volta, ma impiegando del tempo e senza lanciarsi a capofitto nel pericolo come un Grifondoro di sua conoscenza. Immagina sia questione di indole, ma se finora l’ha considerato un pregio, ora lo vive come un peso. Prima di sollevare lo sguardo in sua direzione, infatti, prende un gran respiro e poi… Poi stranamente, Harry gli sorride. Non è la reazione che si aspettava da lui, ma è vero anche che ha smesso di essere prevedibile nell’attimo stesso in cui si è reso conto che ricambiava il suo sentimento. Quella era di per sé una cosa stupefacente. Era convinto che si sarebbe arrabbiato o indignato, magari che avrebbero finito con il litigare e invece sorride e gli accarezza una guancia.
«Io so che lo voglio tantissimo» dice, dolcemente, scostandogli una ciocca bionda che gli è ricaduta fin sulla fronte. «E hai ragione: non dobbiamo lasciare che Rosamund vinca perché se c'è una cosa che la vita mi ha insegnato è che i problemi è sempre meglio affrontarli con qualcuno che da soli» mormora Harry, concludendo il proprio discorso. Draco annuisce piano, lo sa che è vero. Ed è una lezione che ha imparato molto duramente. Spia le sue espressioni senza farsi troppo vedere e lo trova che ancora sorride. Pensa a quanto sia incredibilmente bello. Non pensa mai che Harry sia bello, chissà poi perché. Non è un ragionamento sul quale si sofferma di solito, forse perché a una parte di sé ancora suona decisamente strano. Eppure lo è in così tanti sensi che fatica a distinguerli l’uno dall’altro. Ha ragione, non è un caso che la sua vita sia migliorata dal momento in cui gli ha rivelato quello che stava succedendo e se adesso le cose si sono sistemate, è senz’altro merito del fatto che hanno agito tutti insieme. Come una famiglia. Una specie di famiglia. Una della quale non avrebbe mai pensato di far parte, ma che lo ha aiutato, difeso e protetto da se stesso in moltissime maniere diverse. Draco in quei frangenti pensa agli scones della signora Weasley, alle sue tazze di tè caldo offerte nei momenti giusti assieme a dell’ottima torta alla zucca. Pensa ai sorrisi paterni di Arthur, alla borsa di perline di Hermione piena di pozioni per i suoi genitori. Pensa a lei incinta che gli chiede di tenere il segreto. Pensa a Ron e a come è riuscito ad accettarlo, nonostante i pregiudizi. E pensa alla sua amica Pansy, che forse a quest’ora avrà già mandato a fuoco la pasticceria di Mathieu de la Tour. No, non è mai stato solo e mai lo sarà.
«Voglio lasciarmi questa storia alle spalle e fare una luna di miele di almeno due settimane» scherza, dopo un attimo di silenzio.
«Non ti preoccupare, Malfoy, a quello ci sto già lavorando» dice, prima di spingerlo nuovamente sull’erba e iniziare a baciarlo. Non ha intenzione di chiedergli alcunché. Non adesso. Hanno già parlato della luna di miele, ma Draco era troppo in agitazione per godersi i sogni a occhi aperti su spiagge di sabbia bianca e così ha rimandato a quando tutto sarebbe finito. Adesso è “Tutto finito”, ma al momento ha ben altro da fare, pensa ricambiando quel primo bacio e lasciandosi andare.

 

Se c’è una cosa su cui non scherza davvero mai è sul potere distruttivo di Pansy Parkinson. Ma non distruttivo in un’accezione che potrebbe avere a che fare con Harry Potter e la sua, decisamente sexy deve ammetterlo, capacità di fare il cazzutissimo Auror. Non del tipo: “Faccio fuori tutti i cattivi del mondo assieme ai miei amici”. Quella ragazza è una vera e propria calamità naturale, soprattutto quando di mezzo c’è del cibo da preparare. Non è pratica di cucina, mai stata. E tantomeno è in grado di usare la bacchetta per farlo. Tutto ciò che sa è come stappare una bottiglia. Pansy stappa bottiglie con qualsiasi parte del corpo e che Merlino lo fulmini se non ha capito di essere gay nel momento in cui l’ha vista stappare una bottiglia di birra con le chiappe. Ma è anche esperta di vino rosso, champagne, superalcolici… lei è abile in questo. Sì, e anche a preparare cocktail. Quando c’è di mezzo l’alcol, Pansy non ha rivali. Prepara gin tonic perfetti praticamente a occhi chiusi. Non che sia un’alcolizzata, eh. Solo che è particolarmente portata per bere, e per sparlare della gente. Sì, è una pazza con una bottiglia che spettegola su chiunque. Anche per questo è rimasto allibito quando gli ha confessato di voler diventare una pasticcera. Si era aspettato che a un certo punto trasformasse la sua voglia di bere in un affare e facesse un qualcosa come aprisse un bar o un pub o una cosa del genere, ma non che si mettesse a preparare complicatissimi dolci. Deve ammettere d’aver pensato anche che non sarebbe durata. Pansy è una che si stanca presto delle cose nuove, del tipo: mi arrendo alla prima difficoltà. E deve ammettere che ha avuto anche un po’ pena di Mathieu de la Tour e forse, per un istante, ha anche pensato che fosse meglio per lui stare ad Azkaban che in cucina con Pansy. Anche per questo dice a Harry di voler andare in pasticceria a dare un’occhiata prima di sera. Ha bisogno di assicurarsi che quel posto sia ancora in piedi e che l’uomo a cui ha quasi rovinato la vita abbia ancora un lavoro una volta uscito dal San Mungo. Non si perdonerebbe mai se tutti quei deliziosi bignè venissero bruciati dall’ardemonio.
«Quando hai detto che lo dimettono?» domanda dopo che lui e Harry si materializzano in un vicolo nei pressi della pasticceria, lontano dagli sguardi dei babbani. Niente passeggiate romantiche per Londra oggi, sono troppo stanchi e hanno altro da fare. Si prenderanno tutto il tempo del mondo dopo le nozze. Il matrimonio è dopodomani è lui è ancora in alto mare con i preparativi. Potter gli ha detto: “Non ti preoccupare, domani gli Auror penseranno agli allestimenti”, ma lui non è tranquillo per niente. Oltre al fatto che, tecnicamente, non esiste più un Capo Ufficio Auror e che si immagina quei tizi come un branco di animali alla deriva, è proprio per colpa di uno di loro se i suoi sono stati rapiti.
«Stasera lo faranno uscire, domani mattina al massimo. Però non ti preoccupare: sta bene ed è solo una misura precauzionale. Lo stanno riempiendo di pozioni.»
«Non è di lui che mi preoccupo, Potter» mormora, accelerando il passo. Ha una certa fretta, chissà perché ha una pessima sensazione. «Ma di quella dannata pasticceria e di Pansy Parkinson per la precisione.» Draco scivola con abilità tra passanti e turisti che gettano su di lui occhiate di disapprovazione quando lo vedono sgomitare e quasi correre. Non bada davvero a nessuno, nemmeno alla signora ottantenne che per poco travolge e della quale si occupa il cavalleresco Harry Potter. La sensazione diventa sempre più orribile e lui non ha tempo da perdere.
«Eccoci» dice, fermandosi di fronte all’entrata del negozio. Sembra tutto nella norma o così pare. Tanto per cominciare non nota fiamme magiche uscire dal soffitto, le vetrine sono integre e, da quanto può vedere, all’interno gli arredi sono intatti. O così sembra, quando c’è di mezzo Pansy niente è mai realmente prevedibile. Prendendo un gran sospiro, Draco apre la porta della pasticceria. Il campanello tintinna sopra la sua testa, il locale è vuoto il che è strano di per sé considerato che è metà pomeriggio e che posti come quello non chiudono prima delle sette di sera.
«Pansy?» chiede, alzando appena un po’ la voce. Se se n’è andata senza chiudere a chiave, allora è la più stupida strega del mondo. Potrebbe anche farlo in effetti, anche se pare troppo persino per lei. Ad ogni modo c’è e dopo un paio di istanti che la porta si è richiusa alle sue spalle, sbuca da dietro il bancone sotto al quale sta chiaramente accucciata. Lo fa con uno scatto repentino a bacchetta sguainata, lancia uno schiantesimo con talmente tanta velocità che Draco ha a malapena il tempo di sbattere le ciglia e chiedersi che accidenti stia combinando. Per fortuna che sta per sposare un Auror, Potter è talmente rapido nei movimenti che in meno di un attimo gli sta davanti e ha innalzato un sortilegio scudo sopra al quale lo schiantesimo rimbalza, andosi a infrangere contro a un tavolino che viene ribaltato e finisce contro al muro.  

«Pansy, ma sei impazzita?» sbraita Draco, furioso. «Siamo noi!»
«Da quando lanci schiantesimi contro i clienti?» indaga invece Harry, con voce seria e carica di rimprovero. Potter disapprova, e ci mancherebbe altro. Pansy non risponde a nessuna delle domande che le fanno. La vede di nuovo spuntare da dietro il bancone, questa volta più lentamente e senza puntare la bacchetta contro nessuno. Sbuca soltanto con la punta del naso e osserva entrambi rimpallando lo sguardo da lui a Harry e viceversa. Nota allora che i suoi occhi sono spiritati, neanche fosse perseguitata da un fantasma.
«Draco, sei tu?» 
«E chi vuoi che sia? Mago Merlino?» ribatte, sarcastico.
«E quello con te è Harry Potter?» domanda ancora, la sua voce è cauta così come l’esporsi al di sopra del banco dove sono esposti dei dolci. Resta infatti ferma senza muoversi di un millimetro. La punta del naso premuta sul marmo e le dita aggrappate a esso.
«E chi vuoi che sia? Occhiali tondi e vestiti da buttare significa solo una cosa: San Potter. Pansy, mi vuoi dire che diavolo sta succedendo?»
«Provalo!» ordina lei, perentoria. «Provami che sei tu.» Va bene, è impazzita del tutto. Ma a quanto pare la cosa migliore è darle retta e mettere fine a questa buffonata.
«Mh, vediamo» borbotta Draco, fintamente meditabondo. «Sei la mia migliore amica fin dai tempi della scuola, ti addormenti sul nostro divano ogni venerdì sera ubriaca marcia, hai una voglia sul culo a forma di…»
«Va bene, non aggiungere altro» lo interrompe lei, alzandosi di scatto e uscendo dal nascondiglio che si era trovata. «Non scandalizziamo troppo il sant’uomo che mi accompagna» dice, indicando proprio Harry che ovviamente si acciglia subito. Odia essere chiamato “San Potter” e, se Draco lo fa, è solo per stuzzicarlo perché stuzzicarlo vuol dire sesso infuocato ed è in un periodo della giornata in cui ha decisamente bisogno di sondare il terreno in attesa della serata.
«Potter sembrerà anche un santo, ma non lo è e di sicuro non si scandalizza perché ti ho vista nuda» mormora, candidamente.
«Già, ma Potter potrebbe innervosirsi se andate avanti a parlare di questa cosa» interviene Harry con tono leggero e ironico, indicando entrambi. È geloso, eh? Bene, buona a sapersi. «Pansy, ci vuoi dire che diavolo stavi combinando? Da quando accogli così i tuoi clienti?»    
«Non l’ho fatto apposta, solo non pensavo foste voi due. Mi aspettavo qualcun altro» ammette, incrociando le braccia al petto con fare battagliero. Chi altro può mai accogliere così? Che abbia avuto dei problemi con qualcuno? Dubita sia stata Rosamund Brown sinceramente.
«E chi? Un ladro forse? Pansy, quello era uno schiantesimo.»
«Ehi, non è colpa mia» si difende lei, alzando le braccia in segno di resa. «Io sto solo cercando di proteggere questo posto, chiaro? C’è un dannato scoiattolo che mi tormenta da stamattina.»
«U-uno scoiattolo?» balbetta Draco incredulo. Uno scoiattolo? Lei li ha quasi schiantati per uno scoiattolo?
«Uno scoiattolo ballerino» precisa Pansy, abbassando la voce come se temesse di farsi sentire da qualcuno. «È entrato questa mattina dalla finestra della cucina, mi ha messo a soqquadro tutto e poi si è messo a ballare sopra i bignè. Dannato scoiattolo ballerino.» Draco è incredulo, davvero incredulo. Ha bevuto è ovvio. O li sta prendendo in giro. Forse più probabile la seconda. Perché non esiste nessuno scoiattolo.
«E dimmi un po’ Pansy» indaga Draco, facendosi avanti, deve controllare in che stato sono gli occhi perché se sono arrossati ha ragione lui e Pansy è la solita cretina. Lei però indietreggia non appena lo vede avanzare, interessante: sta nascondendo qualcosa. «Questo “Scoiattolo ballerino” è per caso alto due metri, spalle larghe, braccia muscolose, occhiali tondi e aria da uomo che non deve chiedere mai? Perché hai attaccato il mio fidanzato, nel caso non te ne fossi accorta.»
«Ma certo che no, è uno scoiattolo… sarà alto… boh, così?» dice facendo segno con le dita e indicando un’ipotetica altezza di pochi centimetri.
«Pansy, tu hai fumato!» le dice Draco, ormai sicuro di aver capito tutto quanto.
«Proprio no, ho lavorato tutto il giorno perché quei dannati Auror mi hanno detto che Mathieu sarebbe uscito dal San Mungo in giornata e ho pensato di portarmi avanti e fargli trovare la vetrina piena di dolci, ma poi è arrivato lo scoiattolo e…»
«Pansy, quante volte ti ho detto che la salvia serve a insaporire i cibi e non a fumarla? Quante?»
«Ma ti giuro che è vero» si impunta lei percorrendo a grandi passi la distanza che la divide dalla porta che conduce al laboratorio dove vengono preparate paste e torte. Quando la spalanca vede subito che al di là c’è il disastro più totale. Questo è troppo anche per lei, in genere si limita ad addormentarsi in un angolo o a dire di veder volare gli unicorni sopra la sua testa, ma non arriva mai a un qualcosa di simile. C’è della crema pasticcera che cola soffitto e che, a terra, ha formato una chiazza giallastra sopra la quale è meglio non mettere piede. Dei bignè vuoti sono stati sparsi ovunque così come pentole, ciotole, posate, cucchiai e spatole. Tutto è rivoltato e sottosopra, come se fosse passato un uragano di proporzioni gigantesche e avesse lasciato alle proprie spalle soltanto distruzione.
«Ma che diavolo» tenta, salvo poi spalancare la bocca. Pansy si prodiga in un’accurata descrizione di quanto accaduto, dalla finestra lasciata aperta per via del caldo proveniente dal forno acceso, allo scoiattolo che entra e si avvicina a un cestino dove erano state sistemate delle nocciole. Aggiunge poi di averlo allontanato con un gesto della mano, ma che questo è tornato indietro rubando altre nocciole e scappando dalla finestra.
«Pensavo non si sarebbe più fatto vedere, di averlo spaventato e invece è tornato altre due volte, anche quando ho chiuso la finestra lui ha trovato il modo di entrare lo stesso dalla porta. Non sapete quanto sia scaltro quel dannato topo con la coda vaporosa. Quando si è messo a ballare sul tavolo ho pensato fosse un animagus per questo ho cercato di schiantarvi.» Draco si massaggia la radice del naso, provando in tutti i modi a non insultarla. Gli pare sensato. Quale animagus mette a soqquadro una pasticceria per rubare due nocciole? Per Merlino, ma perché non può avere una migliore amica un po’ più normale? O almeno una che riesca a usare il cervello in maniera decente? Draco sospira pesantemente, sarà meglio mettere in ordine questo casino pensa tirando fuori la bacchetta e imitando Harry che già si sta iniziando a prodigarsi con incantesimi di pulizia. Non possono permettere che Mathieu de la Tour torni dopo una prigionia, per altro ingiusta, e trovi questo disastro. E non perché si sente responsabile di quanto successo con gli artefatti di magia oscura, ma perché Pansy è amica sua e se ne sente sempre un po’ responsabile. Non occorrono che pochi minuti per mettere in ordine tutto e ripulire il laboratorio, dopo dovrà solo assicurarsi che la sua amica non combini di nuovo un disastro del genere. No, non crede ci sia stato alcuno scoiattolo e magari è vero che non ha fumato, però è più propenso a credere che abbia combinato un disastro dei suoi e che non lo voglia ammettere. È ciò di cui è sicuro, almeno fino a un certo momento. Draco e Harry hanno appena finito di mettere in ordine la cucina e ripulirla dalla crema pasticcera. Sta cercando disperatamente di non gridare, vorrebbe solo dire a Pansy di smetterla di fare quel ridicolo balletto perché tanto non ci crede nessuno e che ha capito che è tutta una balla. Quando solleva lo sguardo in direzione della finestra. L’hanno lasciata aperta perché là dentro fa davvero molto caldo e non gliene è realmente importato del fatto che Pansy si sia raccomandata di non farlo perché “Lui” sarebbe di sicuro tornato. Draco le ha urlato uno: “Smettila, non esiste nessuno scoiattolo” e poi l’ha aperta e beh, ora pensa di non avere più poi così ragione. C’è uno scoiattolo con una lunga coda rossa e vaporosa, se ne sta sul davanzale della finestra e sta… ballando? Come se suonasse una musica ritmata, agita zampette e coda a ritmo. O per Salazar, sta davvero ballando e lo fa come se volesse sbeffeggiarlo. Dura solo pochi istanti e poi sparisce nel nulla. Draco annusa l’aria, se non c’è odore di salvia appena fumata o di un’altra erba di sua conoscenza, allora è il suo cervello che gioca brutti scherzi. Ma non dirà nulla, non le darà mai ragione. Non è davvero successo niente, nessuno scoiattolo ballerino era fuori da quella finestra. E questo è quanto.




 

Continua

 



 

*Immagino che abbiate riconosciuto questa frase, è la famosa frase che ripete Cettina (Sì, quella di “Un medico in famiglia”) e che ho pensato potesse essere perfetta se detta da Molly Weasley.


 

Note: Scrivere questo capitolo è stato molto complicato, tutti in un certo senso sono complessi, ma questo lo è stato particolarmente. Il passaggio dalla lunga prima parte all’ultima, in cui Pansy è alle prese con lo scoiattolo, è stata quasi traumatica. Ma ci tenevo a scriverla, perché volevo alleggerire il capitolo che è davvero pesante dal punto di vista introspettivo. Volevo che Draco arrivasse a capire quello che doveva fare con Harry, ciò che era più giusto fare con il matrimonio, ma la strada per comprenderlo doveva essere tortuosa e non lineare o sarebbe stato troppo facile. E quindi è pieno di contraddizioni, continua a ripetere le stesse cose… Insomma è stato pesante. 

Volevo avvisarvi che siamo a meno tre capitoli dalla fine, nel prossimo si entrerà nel vivo del matrimonio. Intanto grazie per essere arrivati a leggere fino a qui. Grazie a chi ha recensito il precedente capitolo.
Koa

 
   
 
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