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Autore: __eryn__    18/02/2023    1 recensioni
Sono passati mesi da quando Melville ha perso la sua memoria. Ci sono solo due elementi che lo collegano al suo passato: un'ocarina che porta sempre con sé e una melodia.
Dopo quell'accaduto, il giovane quattordicenne ha iniziato a vivere una vita tranquilla e monotona con un anziano agricoltore che lo accolse a casa sua.
Il ragazzo ricambia l'accoglienza del vecchio lavorando nel suo campo di grano chiedendo tutte le sere alla luna domande sulla sua memoria.
Una notte, però, tutto cambia non appena lo spirito della Luna si palesa nell' orto rivelandogli che le risposte che cerca può trovarle solo nel borgo di Irurel.
Così Melville si dirigerà al borgo alla ricerca dei suoi ricordi, farà la conoscenza con due simpatici adolescenti ma scoprirà che quel luogo ha un'influenza negativa su di lui che gli farà combattere con delle crisi che lo portano a pericolosi sdoppiamenti di personalità.
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1 

MELVILLE

 
POV: MELVILLE

<< Ehi ragazzo! >>
Una voce maschile stavolta...
<< Stai bene?? >>
Anziana e gentile...
<< Ragazzino svegliati! >>
Apro piano gli occhi e noto la luce divampante del sole che mi illumina da cima a fondo.
Alzo lo sguardo verso quel vecchio signore piegato in avanti verso di me.
Strizzo gli occhi e inizio a scrutare quel suo viso. 
È pieno di rughe, il naso grosso, grandi sopracciglia argentate rivolte verso il basso, l'espressione preoccupata con la quale mi fissa... mi fa sentire strano. 
Mi porge la mano, ha tanti calli, vedo le vene che sporgono dalla pelle.
Rimango fermo a guardarlo alternando il mio sguardo tra i suoi occhi e quella mano. 
Sto per indietreggiare con la mia ma lui comincia nuovamente a parlare. 
<< Non ti farò del male, vorrei aiutarti >> 
Il suo tono di voce cerca di rassicurarmi ma continuo a non dire nulla. 
Non conosco la mia tonalità di voce, probabilmente perché fino ad ora non ho mai parlato, o forse solo sussurrato. 
<< Mi chiamo Cedric >> Si presenta sorridendo dolcemente. 
Poggio la mano sulla sua ma non gli guardo gli occhi fino a quando non mi domanda: << Come ti chiami? >>
Le mie sopracciglia si abbassano rivelando un'espressione triste.
Chi sono? 
Non ho nome... 
Non ho qualcosa con cui mi possa identificare. 
Dietro un nome esiste la persona e i suoi ricordi.
Quale è il mio? 
È stato dopo aver formulato queste domande che ho iniziato a parlare a bassa voce.
<< Non me lo ricordo >>
Lui mi fissa in modo strano, confuso.
C'è stato un attimo di silenzio... meno di un minuto ma quei preziosi secondi gli sono bastati per capire la mia situazione. 
<< Hai perso la memoria? >>
A quel punto annuisco.
<< Non hai un posto dove andare? >>
Mi chiede ancora preoccupato per me.
Scuoto la testa in cenno di "no", e il mio sguardo si posa sulla piccola casa di fronte a questo infinito campo di grano.
L'anziano si volta nella mia stessa direzione per poi guardarmi negli occhi di cui non conosco il colore.
<< Puoi stare da me per un po' >>
<< Davvero? >> Domando quasi incredulo ma poi mi chiedo: sto facendo la scelta giusta? 
Sto dando la mia fiducia a questo uomo. 
Fiducia? 
Che cos'è la fiducia? 
Mi posso fidare davvero di lui? 
Può essa paragonarsi all'azione di salire su un albero? 
Ci si arrampica ma basta un attimo per finire a terra. 
O come tenere l'acqua con le mani chiuse a coppa, puoi trattenerla ma può sempre scivolare via in un batter d'occhio. 
Quale sarà la mia scelta? 
E se invece fosse proprio la casualità, la coincidenza, scelta dal destino ad incontrarmi con questo signore? 
Il mio fato inizia a scrivere il diario della mia avventura e il finale sarà deciso da questa mia prima azione. 
Però, ora, comincio a chiedermi se io abbia paura del destino. 
Fino a questo momento sembrava che io volessi scappare da lui ma è arrivato. 
Forse puntuale. 
E se invece lo avessi chiamato io? 
Se, appunto, fossi stato io ad aprirgli la porta? 
E se fosse stato lui a donarmi questi scenari? 
Due, o infinite porte di cui io al momento non dispongo della chiave. 
Ora mi domando... ma ho una scelta? 
Sono io a decidere o il destino ha già scelto per me? 
Sono una pedina nel perverso gioco del fato o sono io a muovere la mia vita? 
Proprio mentre cercavo una risposta nel labirinto intriseco di scelte, l'anziano signore mi parla nuovamente. 
<< Certo >> Mi dice sorridendo con gli occhi e mi tira su da terra.
<< Posso darti io un nome? >> Mi chiede e io annuisco senza dire niente.
<< Ti piace Melville? >>
Muovo la testa dall'alto verso il basso per fargli cenno che mi piace.
 
Melville...
Carino, sì.
 
Mi reco vicino a lui che cammina verso casa sua.
È lento e sembra zoppicare un po', vorrei chiedergli cosa avesse fatto alla gamba ma non mi uscì la voce. 
Apre la porta con un delicato gesto della mano spingendo piano la maniglia verso il basso.
Entro e vengo pervaso da un forte odore di legna bruciata, un buon profumo.  
La prima cosa che faccio è quella di guardarmi intorno.
L'atrio è piccolo, ordinato.
Percorro il lungo corridoio che sembra portare alle varie stanze. 
I muri sono in legno, man mano che cammino lentamente e un po' incerto, li accarezzo trascinando il palmo su esso.
Una della porte si affaccia a quella che dovrebbe essere una sala.
C'è una poltrona con davanti un tavolo piccolo e un divano.
Ci sono degli sgabelli bassi sparsi sul pavimento, una piccola cucina, delle mensole in legno, e un camino. 
Sopra quest'ultimo tiene delle foto di quello che forse dovrebbe essere suo nipote, e altre foto con altri parenti.
Ha una famiglia.
Cos'è una famiglia?
Non ricordo di aver mai sentito il calore di una madre o un abbraccio di un padre.
O il conforto di una sorella o un fratello.
O l'affetto dei nonni né la generosità degli zii.
Io non ho nessuno con me, nessuno  da ricordare.
Sono soltanto triste... solo e triste.
 
Continuo a camminare per il corridoio ma vengo catturato da qualcosa situata alla mia destra, ma non appena mi volto per vedere di cosa si tratta faccio un balzo indietro. 
C'è uno specchio che riflette quello che dovrei essere... io? 
Quello è il momento in cui mi sono guardato per la prima volta, in cui mi sono potuto riconoscere in un corpo. 
Mi guardo attraverso quel vetro, e noto che la mia forma fisica non è il massimo. 
Sono magro, tanto magro. 
Da quanto non mangio? 
Il mio corpo è piccolo, pare di un mocciosetto quattordicenne, i miei capelli castani e ondulati sul collo sono sporchi di terra, polvere e anche di... sale? 
Cosa significa questo? Ho attraversato il mare? Perché? 
Mi avvicino allo specchio notando con i miei occhi color ambra che sul mio viso ci sono dei fili corti, sembrano quelli di una spiga di grano ma più provo a tirarla via, più mi fa male. 
Sembrano essere incollate alla mia pelle lentigginosa. 
Ho delle occhiaie paurose... 
Da quanto non dormo? 
Mi sorgono mille domande... ma nessuna risposta. 
Continuo a guardarmi allo specchio e più fisso il mio riflesso e più non mi piace. 
Un'espressione quasi disgustata appare sul mio viso contorcendo la bocca e aggrottando le sopracciglia. 
<< Melville >> La mia attenzione viene distratta non appena sento l'anziano signore chiamare il mio nome, così mi giro verso di lui.
<< Se vuoi puoi usare il bagno, ti ho preparato la vasca con l'acqua calda e ho messo un cambio, i tuoi vestiti sono sporchi, ci penserò io a lavarli, non preoccuparti >>
Sento di non meritare la sua gentilezza, ma non potendo fare altro al momento, decido di accettare il suo generoso gesto.
Mi dirigo in bagno e chiudo la porta con la maniglia.
Mi spoglio lentamente della mia maglietta mostrando il mio petto rigato dalle costole.
Faccio lo stesso con gli altri miei indumenti e poi cammino scalzo verso la vasca. 
Prima di entrarci tocco con le dita l'acqua, è una sensazione così piacevole che inizio ad accarezzarla dolcemente muovendo la mano da un lato ad un altro.
Mi domando perché Cedric fa tutto questo per me...
Gli ricorderò qualcuno? Il nipote?
Magari gli faccio pena o prova semplicemente compassione per me.
Dopo un sospiro decido di immergere il corpo nell'acqua che odora di un dolce profumo di cocco e vengo pervaso da una sensazione di calore molto piacevole. 
Chiudo gli occhi e abbandono qualsiasi energia rimasta. 
... 
Entro in una dimensione surreale, una realtà irrazionale e irraggiungibile se non chiudendo gli occhi. 
Un sogno apre le porte all'inconscio lasciando che un mio ricordo vi si conduca al suo interno. 
Non c'è la presenza di alcuna immagine definita, si sentono solo due voci parlare tra di loro con un tono ovattato. 
<< Papà aspetta! Non è come credi! >> Esclama la stessa voce femminile che mi insegue nella testa. 
<< Sì, invece! Lo sapevo che ci avrebbe portato solo sventure! È per questo che non l'ho mai mostrato a gli abitanti del borgo! La nostra reputazione sarebbe finita! Nessuno ci poteva guardare più con gli stessi occhi >> Tuona una voce adulta, maschile e roca. 
<< Non voglio che lo mandi via! >> la ragazza tossisce, sembra ammalata. 
<< È colpa sua se stai così! Deve andarsene e deve nascondere di averci conosciuto, così staremo bene tutti quanti! >> Ribatte lui con un tono alto. 
<< Lui non lo sarà >>
<< A me importa solo che tu guarisca. Lui dovrà andarsene, non ci porterà più disgrazie. Lo sai che non è un ragazzo qualunque... >>
... 
Sento bussare alla porta e mi sveglio di soprassalto.
Non mi ero accorto di essermi addormentato.
Esco dalla vasca e mi metto un asciugamano intorno al corpo.
Apro piano la porta e mi scuso con lui in imbarazzo.
<< Tranquillo Melville, non volevo rimproverarti! Solo che non ti sentivo più e temevo che ti fossi addormentato >>
<< In realtà è successo... mi dispiace >>
<< Ma no! Non serve scusarti. Mettiti pure il cambio che ti ho piegato, ti ho preparato una zuppa calda per darti un po' di energie, sembri non mangiare da un po' >> Mi dice guardandomi preoccupato e io lo ringrazio.
Ritorno in bagno e mi metto la mantellina color ocra con delle bizzarre decorazioni a forma di zucca e i pantaloncini corti scuri.
Mi allaccio gli stivali marroni e mi dirigo nella sala dove ad aspettarmi c'è Cedric.
<< Grazie per il pasto >> Gli dico subito dopo essermi seduto sulla sedia. 
L'anziano mi sorride. 
Inizio a mangiare e la prima cucchiaiata di zuppa entra nella mia bocca.
È buonissima. 


ANGOLO AUTRICE
Buongiorno a tutti cari lettori e lettrici!
Ecco il primo capitolo della storia, spero che vi sia piaciuto, in caso fatemelo sapere con una recensione che mi fa molto piacere leggerle.
Vi scrivo il mio account instagram dove pubblico i miei disegni riguardanti i personaggi delle storia, così se volete potete darci una occhiata https://www.instagram.com/elykyo_melville/
A presto!

 
   
 
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