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Autore: Subutai Khan    19/02/2023    2 recensioni
...prepara i mutandoni in titanio, potrebbero tornarti utili.
Genere: Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uhm. Com’è che ho una sensazione di déjà-vu?

Me, seduto al mio fido computer, con una pagina di Drive aperta, pronto a plottare una storia.

Strano.

Va beh, chissene. Sto invecchiando e la memoria, che mai è stata il mio punto di forza, sta evidentemente andando del tutto a ramengo.

Ok coso Khan, non farti sconcentrare. Stavi riflettendo.

Dunque dunque dunque…

CRAAAAAAAAAAAAAAAAAASH.

Ehi, che caz…

Mi volto verso la fonte del rumore.

Porca di quella eva imputridita nel catrame.

“Ni-hao! Come va tua vita? Spero male.”

Strabuzzo gli occhi sette od ottomila volte.

Di fronte a me, stagliandosi davanti al buco che ha appena creato nel mio muro, c’è Shan-Pu.

E non è sola.

Dietro di lei si scorgono nitidamente Ranma Saotome, Akane Tendo, Ukyo Kuonji e Ryoga Hibiki.

Ecco il perché di quel cacchio di déjà-vu. Io ho già vissuto una situazione del genere.

“Un secondo. Ho da fare una cosa.” le dico, alzando un dito e facendo finta che tutto ciò sia normale.

Allora, apri EFP… filtra il mio profilo con le storie di Evangelion…

Ma toh, non sto proprio rincoglionendo del tutto alla fine.

San Valentino 2008, ormai quindici anni fa. Asuka Spacca.

Mmmmmmmmmmh. Bella storia.

“Tu intende ignorare noi ancora molto?” sbuffa la cinese, la scocciatura chiara nella sua voce.

“Ehi, parto della mia mente. A cuccia.” le rispondo inacidito.

“Come scusa? Come tu ha chiamato me?”

“Col tuo nome. Ora… anzi, aspetta, fammi vedere un attimo una cosa.” Dicendo ciò mi alzo dalla sedia e mi avvicino a lei, aggiustando la testa per poter osservare la zona che mi interessa.

Bingo. Come immaginavo, il suo collo è pieno di cicatrici di armi da taglio.

Mi faccio smargiasso nel chiederle: “No, non me lo dica, mi lasci indovinare. Mousse?”

“Mousse. E tu.”

“Certo, io. Chi altri sennò? Barattolo di Sangue, una delle mie storie meglio riuscite.” L’orgoglio traspare forse troppo evidente, ma non è nulla di cui debba vergognarmi.

Passo in rassegna gli altri, trovando ciò che mi aspettavo di trovare: “Ucci ucci Saotomucci, sento odor di impiccagione nel tuo caso. Akane, come va la presa d’aria nella gola, altro gradito regalo di Mousse? Oh Ukyo, non guardare me per lo squarcio nella tua pancia. Rivolgiti al maiale, è colpa sua. Il quale maiale… ohibò, non presenta nessuna ferita.”

L’anti-bussola umana, che ha anticipato Zoro di One Piece di almeno almeno un decennio, fa spallucce: “Con me ci sei andato stranamente leggero. C’era il mio braccio destro, che per un po’ di tempo ho tenuto fermo per… beh, sai il perché.”

“Direi che lo so, avendolo scritto io. Ma ti sei solo volontariamente menomato, non ottenendo nulla di concreto.”

“...puoi evitare di citarti, lo sai.”

“Potrei, ma non lo farò. È così bello sfottervi.”

“Scusami un secondo.” si fa avanti Ranma, alzandosi le maniche in un vano gesto intimidatorio “Mi staresti facendo credere che la nostra presenza qui, ora, in questo posto non ti getta nell’isteria più totale? Siamo personaggi usciti da quella merda che scrivi, dovresti spaventarti almeno un po’.”

Sogghigno: “Ranma Ranma Ranma, questo sarebbe potuto succedere qualche annetto fa. Ora? Ora sono troppo vecchio, troppo scafato e troppo abituato a stranezze assortite per farmi toccare da una cosa del genere. Bizzarra, non dico di no. Ma sai come si dice: been there, done that.”

“Non parlare austro-ungarico che non capisco una mazza!”

“Gesù, come si vede che siete fermi agli anni ‘80. Se dico una cosa come social network cadrete tutti in gruppo dallo stesso pero, vero?”

“Eh? Ripeti, non ho capito.”

“Prego?”

“Cazz’ha detto questo qui, si può sapere?”

“Io non sapere lingua marziana.”

A quest’ultima non posso evitarmi la frecciata intinta nel curaro: “Tu manco sai il giapponese, ragazzina. L’inglese è una vetta troppo impervia per te. E fu così che il file NerimaWreckingCrew.exe smise di funzionare, messo KO da un innocente virus linguistico.”

Sono ancora lì intento a bearmi della mia serie di colpi bassi quando una sventagliata di spatola gigante mi passa a due giuro due centimetri dal naso. La sua ovvia proprietaria mi squadra, furente: “La finisci di prenderci per il culo? Non siamo venuti qui per fare i tuoi zimbelli!”

“Davvero? Scemo io che l’ho pensato. Dunque, Kuonji? Perché siete qui allora?” In realtà la sicumera che manifesto è abbastanza posticcia. Se quella sventola mi avesse preso mi avrebbero probabilmente raccolto in cubetti, o giù di lì. Spero non si accorgano della goccia di sudore freddo che si sta facendo un coast to coast della mia guancia.

“Per fartela pagare, mi sembrava ovvio.”

Metto le mani sui fianchi, nel classicissimo gesto di sfida: “E come avreste intenzione di operare, di grazia?”

“TI PESTIAMO A SANGUE.” dicono tutti e cinque in coro. Un coro grottesco, uscito direttamente da qualche aldilà orientale. Shintoista, buddhista, maramaistha, quel che pare a te.

Eppure, nonostante tutto, sono tranquillo. Come ho detto ho avuto esperienza di un evento simile e ne sono uscito non immacolato, di più. Anche considerato che nel precedente, pur essendoci stata una persona sola che mi aveva minacciato di lesioni fisiche gravi, la sua aura e la sua incazzatura compensava ampiamente lo svantaggio numerico.

Ciao, piccola Asuka Soryu Langley. O preferisci Shikinami? Dimmi tu, è lo stesso.

Ma ciao, sacchetto di sperma marcio. Quanto tempo che non ci si sentiva.

…oh. Wow. Nella mente. Groovy.

Non fare il bamboccio anglofono con me, non attacca. Piuttosto, cosa ti dice che io non possa dare una mano a quei cinque poveracci? Sant’iddio, guarda come sono vestiti. E come parlano. E come si atteggiano.

Vacci piano, cowgirl. Hanno sul groppone un discreto numero di primavere più di te. Loro uscivano in edicola che tu eri ancora un trip da acido nella mente di Anno.

Sì, interessante. Chissenefotte.

Va bene, cocca. Fai del tuo peggio. I’m ready to die any day that you want.

Ebbasta citare le Epic Rap Battles of History! Diventi ripetitivo, te l’ha mai detto nessuno?

No, sei la prima. Comunque, giusto per la cronaca, alla tua minaccia farlocca non credo neanche per sbaglio. Non hai potere. Il tuo tempo è passato.

La vedremo.

Per favore, fai qua qua più in silenzio. Mi disturbi. E soprattutto mi distrai dai miei gentili ospiti.

Torno a rivolgermi ai suddetti, i quali hanno caritatevolmente aspettato che concludessi la conversazione. Mi faccio forza prima di dire: “Volete pestarmi a sangue. Guardate, capisco anche il perché… ma poi voi come fate?”

“Come facciamo cosa? Che diavolo dici?” chiede Akane, perplessa.

“Come fate a fare i conti con voi stessi e gli uni con gli altri, ovviamente. Senza di me continuereste a vivere nel vostro fatato mondo di gag, situazioni improbabili e zero evoluzione psicologica. Corredata da un apprezzabile fiume di sangue, d’accordo, ma nondimeno c’è e voi lo sapete bene. Sì piccioncini,” osservo Ranma e Akane mentre parlo “so che vi piace rotolarvi sotto le coperte in mille posizioni diverse… fra l’altro, se me lo concedete, posso insegnarvi qualcosa sui miei kink che sono tanto soddisfacenti… ma per la miseria, è riduttivo da far paura. Oh Akane, sei sempre così nevrastenica e bizzosa ma se solo riuscissi a vedere oltre il mio ego grande come un intero battaglione di dirigibili ti accorgeresti che sotto sotto ti amo tanto tanto tanto. Eviterò di imitare la pulzella perché sono più gentiluomo di quanto sembro. Quindi? Volete rimanere per sempre in quel brodo, che per carità è anche saporito ma dopo un po’ ristagna di vecchio, di già letto? È davvero così tremendo uscire ogni tanto dal guscio, avventurarsi in lande inesplorate e scoprire cose nuove?”

“Sì, se ci dobbiamo rimettere la testa!” urla lei, facendo un evidente riferimento a Nerima in Borderland.

“Cara mia, io cerco di restare IC. Mi vorresti far credere che un collare esplosivo al collo ti sarebbe bastato per essere onesta? Sei Akane Tendo, suvvia. Hai passato non so più quanti volumi del manga a sfasciare i tavoli in testa a Ranma, che metà delle volte non se lo meritava. O che almeno non si meritava tutta quella violenza quando un cazziatone sarebbe bastato. E per quanto riguarda te, Saotome, l’altra metà delle volte te ne saresti meritate anche di più. Quanti chili di prosciutto hai sugli occhi per non accorgerti della sua gelosia? Nel vostro mondo fatato la gelosia è solo una cosa positiva, senza nessuna delle connotazioni problematiche che presenta nel mondo reale. Hai dovuto averla morta fra le braccia per confessare, demente.”

Gli altri tre assistono attoniti. Sembrano incarnare il detto sull’andare per suonare e tornare suonati. Ti dirò, ne ho anche per loro: “Ukyo, molla Ranma una buona volta. Lo vuoi capire o no che lui non ti vede come una partner romantica, e che anzi è ancora attaccato a quando eravate bambini e pensava fossi un maschio? Sei sua amica, forse la più stretta che ha, ma niente di più. Ryoga, con Akane non c’è trippa per gatti. Vale per lei verso di te quanto ho appena espresso con Ranma verso Ukyo. Fatevi furbi, guardatevi attorno e sotterrate i voli pindarici. Vi farà solo bene.”

Shan-Pu regge il mio sguardo con coraggio. Me lo sarei dovuto aspettare da ‘sta marmocchia testarda: “Joketsuzoku ti ha rovinata, te come Mousse come chissà quante altre anime. In quel posto sperduto ti hanno inculcato un cumulo di vaccate alto come l’Everest. Non c’è reato nel mostrarsi deboli. Non c’è reato nello sposare una persona che non hai sconfitto in combattimento. Non c’è reato nell’uguaglianza dei sessi. Ficcatelo bene in testa e fai la cosa migliore per te e per il tuo avvenire, sarebbe anche ora.”

Silenzio. Cavalco il vantaggio che sento di aver preso: “Ma no, facciamo i cavalieri mascarati e andiamo a gonfiare di botte uno dei pochi cristiani che cerca di farci fare dei passi in avanti. Tanto che ci frega, noi ciuliamo come conigli. Va bene gente, se siete convinti così posso star qui per ore a cianciare senza ottenere alcun risultato. Sta a voi adesso.”

Subutai Khan uno, manica di ragazzotti zero.

Più di una persona chiede a Ranma, che ovviamente è il capo della ghenga, cosa hanno intenzione di fare. Se intendono perseverare nel loro intento iniziale o se, spinti da un po’ di pietà verso il sottoscritto, non sia il caso di lasciar perdere e tornarsene da dove sono venuti.

Il codino con la boria attorno sembra inusualmente incerto. In condizioni normali mi avrebbe già spalmato contro il muro, toccandomi poi con un dito per verificare la mia consistenza (o meglio, mancanza di consistenza) e paragonarmi ai suoi precedenti lavori. Stavolta invece esita, il che immagino sia uno stato d’animo tutto nuovo per lui se l’idea di partenza involveva far mulinare le mani.

Passa qualche minuto, durante i quali quei ceffi fanno anche capannello per discutere fra loro. La mia tensione, sapientemente mascherata, cresce e non di poco. Perché sono bravo a fare il galletto, ma qui rischio davvero la frantumazione di ogni singolo osso corporeo. E se la gente come Sabu sopravvive, e anzi torna più forte di prima, dopo essersi rotta il collo… no, io non faccio parte di quel club.

Poi, finalmente, la sentenza arriva quando l’ennesimo conciliabolo si scioglie: “Va bene, per stavolta te la scavalli.”

“Yuppidù!” mi esce naturale dalla bocca. Sono molto sollevato, non lo nego.

“Ma…”

Accipigna, avrei dovuto aspettarmelo.

“Ma cosa? Sentiamo l’astrusa clausola vi siete inventati."

“Ce ne andiamo in pace, tranquillo. Non ti torceremo un capello. Ma in cambio vorremmo chiederti… un piacere.”

“Un piacere? Voi a me? Beh, se posso…”

“Puoi. Il piacere è il seguente: per favore, almeno varia. Non sempre budella che schizzano, non sempre drammoni che farebbero invidia ad Aristofanchie. Insomma, qualcosa di anche un pochetto più leggero ogni tanto.”

…Aristofane, capra. Che scriveva commedie. Ma tant’è, non glielo farò presente. Giocare con la fortuna è pericoloso.

“Si può fare, sì. Vi prometto che ci proverò, perché più di così non mi è possibile. Assicurarvelo senza possibilità d’errore sarebbe una bugia, e visto che mi state mostrando clemenza non voglio approffittarne.” Mannaggia a me e al mio voler sempre essere sincero. Lie to Me non mi ha insegnato proprio una ceppa.

Per fortuna della mia carcassa sembrano accontentarsi. Escono dal buco dal quale sono entrati, lasciandomi solo nello stanza. Come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio, ma ok. Va bene così.

Non hai finito, fenomeno.

Uh? Caspita vuoi tu, ora?

Io ho ancora qui Jeffrey. Te lo ricordi, vero?

GULP.

Sì, me lo ricordo. Non vorrai mica…

Voglio eccome. Ho tre lustri da recuperare. Sfrutterò l’apertura creata da quella specie di bulldozer vestita di fucsia per tornare a trovarti. Ah, che nostalgia. Mi mancava minacciarti.

A me non sei mancata per nulla, arpia!

Non sono malnutrita e non mi chiamo Phi Klim. Recita le tue preghiere, here I come.

   
 
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