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Autore: Enchalott    20/02/2023    3 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a tutti! :)
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Dopo una guerra ventennale, i Salki vengono sottomessi dalla stirpe demoniaca dei Khai. Negli accordi di pace figura una clausola non trattabile: la primogenita del re sconfitto dovrà sposare uno dei principi vincitori. La prescelta è tanto terrorizzata da implorare la morte, ma la sorella minore non ne accetta l'ingiusto destino. Pertanto propone un patto insolito a Rhenn, erede al trono del regno nemico, lanciandosi in un azzardo del quale si pentirà troppo tardi.
"Nessuno stava pensando alle persone. Yozora non sapeva nulla di diplomazia o di trattative militari, le immaginava alla stregua di righe colorate e numeri su una pergamena. Era invece sicura che nessuna firma avrebbe arginato i sentimenti e le speranze di chi veniva coinvolto. Ignorarli o frustrarli non avrebbe garantito alcun equilibrio. Yozora voleva bene a sua sorella e non avrebbe consentito a nessuno di farla soffrire."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La quarta asheat
 
Mahati si chinò sul viso dormiente di Yozora, posandole un bacio sulle labbra.
Era rientrato a notte fonda, dopo essersi intrattenuto con Rhenn in seguito al feroce contradditorio con Kaniša.
 
«Perché hai acconsentito al processo?» aveva sbottato indignato «È come insinuare che abbiamo torto!»
«Per evitare le escandescenze aggiuntive di nostro padre.»
«Pessima idea, magari gli sarebbe venuto un colpo.»
«Non siamo tanto favoriti dalla sorte, possiamo però sfruttare le sue disposizioni a nostro pro. Non presenzierà all’udienza, sarò io il giudice.»
«E ti farai bastare due cadaveri?»
Rhenn lo aveva osservato imperturbabile, immerso nell’acqua tiepida.
«Dipende. Cosa proponi?»
«La condanna a morte collettiva. Senza onore.»
«Va bene.»
Mahati aveva espresso un sincero stupore e il primogenito si era messo a ridere.
«Per una volta che siamo d’accordo mi guardi con quella faccia? Tutto sta nel creare la condizione atta alla sentenza. Non ho accordato la ritorsione personale per ovvie ragioni, ma l’idea di cavare il sangue a quei bastardi mi alletta parecchio.»
«Non è una questione politica o di šokai del clan, vero? Si tratta di Yozora.»
«Esatto.»
«Perché? Se pensi di usarla per i tuoi sporchi piani…»
«Perché è mia amica.»
«Co… cosa!? Mi prendi per i fondelli, Rhenn!? Ti è sempre importato solo di te stesso e ora vuoi convincermi che una ragazzina straniera ha fatto breccia nel tuo ego?»
«Dato che per te è lo stesso, non ho bisogno di persuaderti.»
«Non lo è affatto!»
«E ci mancherebbe. Stai per sposarla, non siamo sullo stesso piano. Tu sei lungi dalla pura simpatia.»
«Etarmah! Sei ricominci con l’ahaki ti spezzo il collo!»
«Non adesso di grazia, abbiamo preso botte a sufficienza.»
Mahati aveva scorso sulla pelle del maggiore i lividi lasciati dalla furia del padre, identici ai suoi. Un’altra umiliazione cui non avevano potuto sottrarsi.
«Assodato che i prigionieri ne hanno per poco, mi spieghi come ti sei trovato lì al momento giusto?»
«Una soffiata. Siamo stati fortunati, non è detto che si ripeta.»
«Già. Senza guardia del corpo Yozora è esposta, fallo mio.»
«Mi unisco al mea culpa. Però i nisenshi sono indispensabili, specie dopo gli ultimi eventi. Non posso privarmi di nessuno.»
«Io dico di sì» aveva minacciato il Šarkumaar.
«Calma, ho convocato un reikan dall’Irravin. Un cavaliere alato vanta più frecce al suo arco e in caso di necessità può portarla via da qui.»
«Uno dei miei?! Mi hai scavalcato?!»
«Ti adiri perché ho avuto l’intuizione o sei così attaccato ai tuoi guerrieri? Conta il risultato e poi sono il principe della corona. Comando io.»
Lui aveva masticato un’imprecazione ma si era rilassato alla prontezza dell’altro.
«Chi è?»
«Un certo Valka. Lo conosci?»
«Ehn. È giovane ma capace. Inoltre ha una relazione con la figlia di Taygeta, ora che è promessa a uno dei rampolli di Ŷalda, l’avrà presa male. Fa al caso nostro.»
Rhenn aveva inarcato un sopracciglio.
«Memorizzi gli affari privati di tutta l’armata?»
«Come tu i pettegolezzi di corte. Però il mio indagare è volto a valorizzare i guerrieri, non a pugnalarli alle spalle.»
L’Ojikumaar aveva tratto un sospiro svagato.
«Sei diventato corrosivo, Mahati. Vuoi assomigliare a me?»
 
Yozora aprì gli occhi al chiarore della prima alba, felice di trovare il fidanzato nel letto. Persino nelle stanze private avvertiva insicurezza, amalgamata all’aspettativa che lui non ripartisse tanto presto.
«Perdonami, non intendevo svegliarti.»
«Ho dormito a sufficienza. Tu piuttosto?»
«Qualche ora.»
«Preferirei che non ti strapazzassi.»
«Circostanze improrogabili.»
Lei sospirò. Sapeva che aveva ucciso Althāri e che l’atto avrebbe portato pesanti ripercussioni. Malgrado l’attacco subito e la sensazione di fragilità, un altro omicidio non era giustizia.
Intuendone i pensieri, Mahati le accarezzò la guancia.
«Fuori c’è la tua nuova guardia del corpo. Forse avresti preferito attendere Mirai, ma un reikan al tuo fianco attenuerà la collettiva tendenza a irritarmi.»
«Mi fido del tuo giudizio. È non avere notizie di Mirai che mi rattrista.»
«È una sostituzione provvisoria e Solea sta impiegando ogni risorsa per ritrovarla. Quanto al giudizio, è quello di Rhenn. Per la seconda volta è stato più celere di me.»
«Come seconda?»
«Non ricordi? È stato lui a trovarti appena in tempo.»
Yozora cercò nella memoria e avvampò.
Oh, dei! Ecco perché ha accennato a un grazie mancato.
«D-davvero?»
Mahati ricapitolò gli eventi, comunicando per ultima la notizia più spiacevole.
«La dorei che lo ha avvertito è detenuta in attesa di sanzione.»
«Siete impazziti?! Ripagate la fedeltà con una condanna?»
«L’accesso non autorizzato all’ara sacra sarebbe passato in sordina, se non fosse stata trasportata da un hanran. Rhenn non intende soprassedere.»
«Un eufemismo! Chi vi dice che quella persona mirasse solo a non farsi identificare, vista la violazione?»
«L’assenza di insegne» Mahati la chiuse tra le braccia «Dove vorresti andare?»
«A parlare con tuo fratello!»
«Tsk, anche questo è un eufemismo. Cosa ti induce a credere che ti ascolterà?»
«Devo tentare.»
«Non è sorto il terzo Sole e Rhenn ha trascorso la notte in bianco. Non serve che ti precipiti. Inoltre, se capisce quanto ci tieni, ti farà ballare sulla sua corda e pretenderà qualcosa in cambio. Per non citare il vostro assiduo interagire, che desta maldicenze controproducenti.»
«È il mio iwadar, userò il pretesto dei ringraziamenti formali che gli devo. Rasalaje approverà e non scatenerò pettegolezzi.»
«A me non hai pensato?!»
Yozora trasalì al fremere di una collera esibita in poche occasioni e comprese il punto di vista del fidanzato. Però all’altro capo della questione c’era una vita in pericolo. Cercò intrappolarlo nelle regole khai.
«Apparirebbe il veto di un uomo geloso e tu non...»
«Lo è, per gli dei! Sei la mia donna, pare che tutti tendano a dimenticarlo!»
Mahati si spostò, inchiodandola sotto il suo corpo: era una protezione, non una prevaricazione. Inoltre non l’aveva definita promessa sposa come d’abitudine, “la mia donna” identificava un legame esclusivo persino per i demoni.
Notò le ecchimosi bluastre che spiccavano sulla sua pelle.  
«Te le ha fatte Rhenn?»
«Kaniša. Che c’entra lui?»
Lei gli allacciò le braccia al collo, nascondendo il viso contro il thyr.
«Ho pensato aveste litigato a causa mia! Non me lo sarei perdonato, detesto vedervi in disaccordo! Tra me e lui non c’è nulla di inappropriato. A suo modo tenta di aiutarmi e ha un inspiegabile sesto senso nel tirarmi fuori dai guai. Ti scongiuro, lasciami intercedere per Naiše, fammi accompagnare dal tuo reikan se non ti fidi!»
«Adesso non darmi dello stupido.»
«Come?»
«Sarei un idiota se indirizzassi il mio senso del possesso a una femmina sleale. So che sei limpida, Yozora. Hai la mia fiducia ma anche il resto di me, compresa la voglia di incenerire chiunque ti si avvicini. Non riesco a dominarmi, perciò tienine conto.»
Lei spalancò gli occhi nei suoi. Non era una dichiarazione vera e propria, tuttavia non avrebbe mai immaginato di udire un Khai proferire simili parole.
«Tu… non riesci a controllare i sentimenti?»
«Quelli e la voglia che ho di te. Ma non è il momento adatto, ti ricorderei l’esperienza appena vissuta.»
«Non è così! Con te conoscerei la passione pura di un demone!»
Il principe si piegò sulle sue labbra e la baciò, lasciandosi accarezzare, ignorando le fitte derivanti dalle percosse subite. Poi si obbligò a desistere.
«La tua mente è lontana, sta correndo alla donna imprigionata, mentre io pretendo ogni frammento della tua attenzione. Placa le angosce e torna qui. Non farmi aspettare, altrimenti ti verrò a prendere.»
«Mi permetti di implorare la grazia?»
«In veste formale, durante le udienze. Ma fino alla terza alba rimarrai nel mio talamo, occupandoti di me. Pretendo troppo?»
Lei fece scorrere le dita sulla sua schiena. Pensare che il Kharnot avesse messo da parte il diritto per riguardo le fece battere il cuore.
Cosa ancora scoprirò di meraviglioso in lui?
«Lo sai, Mahati? Questo significa voler bene a un’altra persona.»
«Ah sì? Allora equivale al raziocinio e alla correttezza.»
«Senza l’asetticità e l’oggettività che…»
«Ssh. Non è essenziale scovare la definizione per ogni cosa.»
 
Quando uscì dagli appartamenti, Yozora trovò il guerriero prescelto in attesa. Non portava il dorcha, ma le iridi rubino e la chioma ruggine, unite alla tinta scarlatta dell’uniforme, creavano un effetto chimerico e ne esaltavano il fascino.
Com’è giovane, avrà la mia età stando alla biologia khai. Non sarà felice di essere stato strappato alla battaglia per reggermi le gonne.
In contrasto alle aspettative, lui si rivelò garbato ed estroverso.
«È un onore, altezza. Avete sostenuto il Kharnot, ciò vi rende inestimabile.»
«Le vostre parole mi confortano, reikan, ma non mi reputo un incarico prestigioso.»
«L’aria di Mardan mi farà bene, è tre anni che manco. Niente formalità, chiamatemi Valka.»
Lei si rasserenò. Le apparve comunque bizzarro essere scortata da un cavaliere del cielo e, a giudicare dagli sguardi dei demoni, non era la sola a pensarlo. Non la lasciò neppure quando venne condotta al cospetto di Rhenn, che inarcò un sopracciglio in esplicita disapprovazione.
«Mi chiedete udienza come un’estranea?» bofonchiò.
«Rispetto le disposizioni di Mahati.»
«Che novità! Anch’io devo parlarvi, sedete e aspettatemi.»
Yozora si guardò dal recriminare e attese in disparte, interrogandosi sull’argomento.
«L’Ojikumaar è nato per il seggio» mormorò Valka «Si esprime come un sovrano consumato, incute reverenziale timore e non dice mai di sì.»
«La dedizione alla corona non dovrebbe sottrarvi l’obiettività. Il principe padroneggia il gioco politico dei clan e sa come farsi obbedire, ma per regnare dovrebbe vantare altre virtù. Scusate la franchezza.»
«Mi avevano avvisato che non avete filtri» rise il demone «Rispetto il vostro parere e sono curioso di osservare il mio mondo attraverso il vostro sguardo.»
La ragazza arrossì: non le sembrò disturbato dall’appunto, anzi era a suo agio seduto accanto a lei in barba alla rigida etichetta di corte. Notò che portava i primi alamari dell’uniforme slacciati e vistosi braccialetti al polso sinistro.
Non è un nisenshi, è avvezzo alla vita spartana dell’accampamento. Inoltre è poco ligio alle norme, forse sono la sua punizione per aver infranto le leggi di Belker.
«Il mio resta lo sguardo di una donna ingenua» asserì umile.
«È una virtù» sussurrò Valka suadente.
 
Rhenn licenziò l’ultimo richiedente e trascinò Yozora con sé ignorandone le accorate proteste. Gettò a Valka un’occhiata penetrante, che valse come silenziosa intesa. Questi annuì impercettibile, poi si prostrò fronte a terra.
Non è detto che “ragionare come un Khai” sia sempre una lode.
Pensò questo del principe della corona e di se stesso, tornando con la mente alla pungente osservazione della principessa salki. Rimanerle vicino sarebbe servito al di là del compito che gli era stato assegnato e delle finalità personali.
 
«Sarai ricompensato a dovere» aveva garantito l’erede al trono, esaminandolo con scrupolo.
«La vostra soddisfazione è la mia remunerazione, altezza reale.»
«Lieto di sentirlo. Tuttavia gli incentivi sono funi cui appigliarsi nei momenti di fatica. Non voglio insultarti con un premio in manth, pertanto ho preso informazioni sui tuoi trascorsi a prescindere dalle qualità fisiche e morali. Mi compiaccio nel constatare che abbiamo un comune nemico.»
«Mio signore?»
«Il clan di Ŷalda sforna cuccioli sfacciati e petulanti, non è così? Segnano il territorio altrui e addirittura esigono l’impunità. Davvero spiacevole.»
Valka aveva percepito sul collo un alito gelato: la comunanza d’intenti non era garanzia di un’alleanza disinteressata. Aveva soffocato il pessimo presentimento allontanando il discorso dall’area privata.
«Hanno offeso lo stratega supremo, sono disgustato dalla loro nefandezza.»
Rhenn aveva sogghignato al tentativo di depistaggio.
«Alludevo alla tua personale esperienza. È frustrante vedersi sottratta la compagna in base al rango e all’interesse.»
Si era sentito trasparente.
Cos’altro conosce di me?
«La vile gelosia non mi sfiora, mio signore. La donna cui alludete non è la mia promessa, inoltre ha assunto in libertà l’impegno del matrimonio.»
«Sciocchezze. È Taygeta ad aver deciso per la figlia e di riflesso per te, nessuno meglio di me comprende quanto sia avvilente sottostare a una coercizione. Non è sentimentalismo, è un insulto per chi non sottostà alla politica. Dasmi e Kayran appartengono a clan alleati, le nozze esulano dalla necessità. Perciò, qualora ti portassi letto la principessa salki, in quanto rappresentante del celeste Belker annullerò il loro fidanzamento o la validità del matrimonio, se già celebrato.»
Valka era rimasto esterrefatto: Rhenn era diabolico come gli avevano raccontato, ma vederlo in azione superava l’immaginazione. Lo scopo della quarta asheat gli era noto, eppure la richiesta in quei termini era figurata come un astio personale.
Ero convinto che l’Ojikumaar la apprezzasse. Perché vuole a tutti i costi che fallisca la prova della fedeltà?
«Quanto tempo mi è concesso?»
«Il solito. Puoi impiegare qualunque mezzo… mentire, simulare una crisi spirituale o spacciarti per un traditore. Yozora è leale, ma ha un debole per le cause perse. È sufficiente che non si renda conto che intendi sedurla in vista dell’ultima asheat
Il reikan aveva faticato a frenare lo sdegno: aveva rotto con Dasmi quando gli aveva chiesto di inscenare una farsa e lo aveva insultato vietandogli il duello. Ora gli veniva offerta la possibilità di recuperare, anzi approfondire il legame con lei a condizione di raggirare un’altra persona. Il destino si divertiva a schernirlo.
A quanto pare mi è interdetto essere me stesso.
«A vostra disposizione, altezza reale.»
Rhenn gli aveva porto il sigillo con lo stemma coronato a titolo di beneplacito.
«Esigo regolare rapporto. Mahati non dovrà sospettare, ma se ti smascherasse non potrebbe intromettersi.»
Valka si era apprestato a lasciare l’incontro, ma il primogenito lo aveva richiamato.
«Agisci con cautela, reikan. Yozora non pensa come noi, è fuori dagli schemi persino per la sua gente. Prima del suo corpo devi catturare il suo cuore, poiché senza l’ahaki in cui confida non cederà.»
 
Ripensando al suggerimento e alla vena di malinconia che impregnava quelle parole, il guerriero ne riscontrò l’anormalità. Era come se l’erede al trono avesse tentato e fallito, dunque desiderasse rivalersi suo tramite.
Assurdo.
 
Yozora posò le mani sui fianchi, indispettita dalle maniere tiranniche di Rhenn.
«Perché mi avete trascinata in biblioteca? Mahati vuole tranciare le dicerie, così non favorite né lui né voi stesso!»
«Per quanto me ne importa… è l’unico posto in cui possiamo stare in pace.»
«Lo credete voi! Non vi darò tregua finché non libererete Naiše!»
«Se alludete alla vostra dorei, non indietreggerò di un passo.»
«Siete irragionevole! Ha preservato l’onore del clan reale, sebbene vi dispiaccia ammetterlo! Ciò di cui l’accusate è ignobile! Non è una traditrice!»
«Non ho problemi a riconoscerle il merito. Ma rivolgersi a un hanran per arrivare a me è un’onta! Lasciarla impunita sarebbe ammettere un’apertura o peggio, insinuare un coinvolgimento con quella feccia! E prima che proponiate un volontario per il ruolo dell’empio reikan, sappiate che ci sono troppi testimoni per avviare un teatrino!»
«Siete davvero deciso a tagliarle la testa?»
«Un onore in ragione alla premura nei vostri riguardi.»
«Chi mi vuole bene è trattato alla pari di chi mi odia. È questa la vostra giustizia?»
«Innalzo lei, degrado loro. Nessuna iniquità.»
Yozora guardò i palmi paralleli di Rhenn e sentì ogni energia venire meno. Le rare eccezioni alle regole khai non toccavano chi aveva perso lo status e quelle da lei apprese erano esigue. Era certa che l’Ojikumaar sapesse come ovviare, così tentò l’ultima carta, la voce rotta dall’angoscia.
«Fatela fuggire e incolpate i ribelli. V’imploro» pregò afflosciandosi sul pavimento.
Rhenn posò un ginocchio a terra: sul viso c’era un’ombra di preoccupazione.
«Mancate di lucidità. Diffondere la notizia che gli hanran sono tanto abili da infiltrarsi nelle galere di Mardan, sarebbe come assestarsi un colpo di spada sulle ginocchia.»
«No! Conosco il vostro svago e da esso sono stata messa in guardia, ho sbagliato a pensare che oggi non vi sareste ricorso.»
«Alzatevi» ribatté lui tendendo la mano «Non state male.»
«Yakuwa» mormorò lei stringendola «Che volete in cambio?»
Rhenn spalancò gli occhi: fu attraversato da una cascata di immagini con lo stesso impudico soggetto. Scosse il capo.
«Non stavolta.»
«Tutto di voi mente. Tranne lo sguardo.»
«Accusarmi di falsità è scortese. Vi ho condotta qui per condividere la visione che mi ha fatto perdere il controllo a Minkar, non per una trattativa di basso livello.»
«Le nostre mani sono unite, non vi ascolterò finché non pronuncerete il patto.»
«Quando le calamità non vi cercano, le inseguite offesa dal loro disinteresse! Vi esorto a non provocarmi!»
Lei raccolse le forze e tirò, sbilanciandolo in avanti. Rhenn riguadagnò l’equilibrio a un centimetro da lei, fissandola sbigottito.
«Non siete indietreggiato, siete avanzato. È un modo per muoversi senza rimangiarsi la parola, provate ad applicarlo alle leggi di cui siete garante.»
«Dannazione! Il cosmo è sull’orlo dell’abisso e voi pensate a una patetica shitai!» sistemò il bracciale per occultare la mezzaluna «Se avessi una risposta a tutto, non avrei bisogno dell’assistenza di una ragazzina! Il vostro è un ricatto bello e buono!»
«Siete il mio maestro.»
Rhenn grugnì qualcosa di incomprensibile, poi la sollevò per la vita e se la spostò in grembo. Yozora accennò a respingerlo, ma lui le strinse entrambe le mani.
«Ferma, ve la siete voluta. Tra poche settimane sarà la ricorrenza dell’incoronazione di mio padre. In quell’occasione è solito concedere una grazia, rivolgete a lui la supplica.»
«P-potrei non essere l’unica.»
«Lo sarete. Fidatevi di me.»
«Ma nel frattempo Naiše…»
«È una Khai, non morirà per… perché sorridete!?»
«Dite sempre che gli shitai non sono demoni, cadete in contraddizione.»
«Divinità immortali, che supplizio! Avete capito ciò che intendo!»
«Sì. Vi ringrazio.»
Per un momento quella posizione intrecciata le ricordò il gioco del dondolo che faceva da bambina con Hyrma, ma il viola degli occhi di lui era un pericoloso miele in cui rimanere invischiati.
«Ascoltate la mia parte di yakuwa prima di cinguettare gratitudine» sorrise Rhenn
«Purché non offenda Mahati.»
«Cominciamo male. E poi siete stata voi ad averlo offeso quando mi avete baciato con esagerata enfasi.»
«Ho cercato di ridestarvi, lo sapete bene!»
«Tsk, parlo di quando ho fatto saltare la testa a Shama.»
«Non è vero!»
«Per l’Arco infallibile se lo è! Ho smesso di respirare!»
«Mi prendete in giro perché ho un vuoto di memoria!»
Rhenn socchiuse le palpebre. Il cuore le pulsava all’impazzata, tuttavia era difficile capire se per la situazione contingente o per il trascorso.
«Io vi ho aiutata, mio fratello è giunto a cose fatte.»
Yozora abbandonò lo stato di tensione e prese fiato. Il ricordo era chiaro, ma negarlo li avrebbe salvati dal precipizio che stavano rasentando. E poi l’aveva davvero scambiato per Mahati.
Anche se è accaduto, voglio continuare a fingere che non lo sia.
«In tal caso siete stato un amico.»
Lui percepì un artiglio nello stomaco.
«Un amico a cui non credete. Basta dibattere, se avete rimosso è meglio per tutti. La mia richiesta è quella di dormire con voi.»
«Che!? Scordatevelo!»
«L’abbiamo già fatto, non scandalizzatevi per inerzia.»
«Organizzarlo apposta è riprovevole! Ho chiarito che non voglio dispiacere al mio promesso sposo. Per non parlare della mia kalhar
«Ah, è quello il motivo. Dunque di per sé non vi infastidirebbe coricarvi con me. È perché mi addormento subito che vi indispettite?»
«Siete un adolescente spudorato! Non entrerò nel vostro letto!»
«E io che stavo pensando al divano. In effetti è scomodo.»
«Smettetela!»
Rhenn iniziò a ridere di cuore: accadeva solo quando era con lei, il peso sull’anima si volatilizzò, il nervosismo dovuto agli incubi si attenuò. Si ricompose a fatica.
«Sembrerà accidentale. Rimarrò vestito e mi sarà sufficiente un riposo pomeridiano tra i cuscini di questa sala. Non è molto in cambio della vostra dorei
«Per la mia coscienza rimarrà un deliberato sgarbo a Mahati.»
«Addormentarsi non costituisce reato. Il vostro è un sì?»
«Ditemi perché ci tenete tanto.»
«Ho bisogno di sonno, gli affari di Stato e mia moglie me lo sottraggono.»
«Nel secondo caso dovrebbe aggradarvi. Non capisco perché non vi ritagliate uno spazio qui o a Shamdar. Non avete necessità di me.»
«Credetemi, il diletto è differente dal dovere. Ne ho abbastanza.»
Yozora sollevò lo sguardo e lesse nel suo una sincerità disarmante, accompagnata da un’intensa inquietudine interiore.
«Ma così sembrate attribuirmi il ruolo di chi vi scalda l’anima e la vita.»
Rhenn sorrise. Allungò le dita e le sfiorò il viso.
«Quello di un’amica?»
La precisazione centrò il bersaglio.
«Certo. Non dovreste ricordarmelo. È che talora…»
«Sono un insopportabile degenerato, lo so. Ma esiste un’altra ragione alla mia pretesa. Lo giuro sul sommo Belker, senza di voi non riesco a leggere lo Shikin
   
 
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