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Autore: Ahimadala    22/02/2023    3 recensioni
Hermione Granger ha fatto il possibile per restituire la memoria ai suoi genitori dopo la fine della guerra.
Tuttavia, nel tentativo di combattere il suo stesso incantesimo, qualcosa é andato storto.
L' eroina del mondo magico si ritroverá con un insolito e rarissimo dono, che la costringerà a scoprire stravolgenti ed imbarazzanti verità.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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"Ok cerca di calmarti" disse Theo, mentre lui continuava a camminare disperatamente avanti e indietro nel piccolo appartamento. 

Si era catapultato dal suo amico, e senza dargli tempo di fare domande lo aveva trascinato dentro il caminetto e poi di nuovo nell'appartamento di Hermione. Aveva bisogno del suo occhio vigile ed attento affinché raccogliesse più indizi possibile su cosa potesse essere successo e dove potesse essere finita Hermione. 

Ma Theo non voleva ascoltarlo, e non voleva capire. 

Si fermò, portandosi una mano alla tempia. L'orologio sul caminetto scoccò l'una di notte. Erano passate tre ore da quando era riuscito a scappare da casa sua, e non sapeva quante da quando Hermione era sparita. Quattro? Forse cinque? 

Inspirò profondamente, si strofinò gli occhi, e poi guardò finalmente Theo. "Lo sai anche tu che ho ragione". 

"Si. Ok, hai ragione, é questo che vuoi sentirti dire?"

"N-no" lasciò andare le braccia lungo i fianchi. "Voglio trovarla".

"Non pensiamo subito al peggio. Potrebbe essere dai Weasley, o con Potter".

"E ci sarebbe andata senza la bacchetta?"

"E se avessero avuto un emergenza e fossero venuti a prenderla all'improvviso?"

Draco morse l'interno della sua guancia, sfogando il suo nervosismo contro di essa finché il sapore metallico del sangue non gli riempì la bocca. 

“C’è qualcosa che non torna”. 

Theo si portò una mano ai capelli, e senza rispondergli prese di nuovo ad esaminare la stanza, camminando avanti e indietro. Raggiunse la finestra, sfogliando ancora una volta la posta sul davanzale. “È qui che hai trovato la bacchetta, giusto?”

Il biondo annuì. "Per terra, però”

Rimase a guardare mentre Theo si inginocchiava, raccogliendo da terra una semplice carta marrone. L’aveva ignorata quando aveva preso la bacchetta, ma adesso che gli occhi del suo amico la stavano scrutando prestò attenzione alla sua espressione, trattenendo il respiro. 

“Hermione ha ricevuto un pacco”. 

“Eh?”

“Ha ricevuto un pacco” ripetè di nuovo Theo, scandendo le parole come se stesse parlando ad un bambino. “Questa è carta da imballaggio”. 

Si avvicinò, trattenendo l’istinto di strappargliela dalle mani. “C’è scritto chi l’ha mandato?”

Theo se la rigirò tra le mani, poi scosse la testa. “E’ strano, neanche un sigillo”.

“Dunque non abbiamo niente”.

“Non è niente” sospirò Theo, e la sua espressione parve preoccupata. "Dobbiamo capire chi avrebbe potuto mandarle un pacco a quest’ora, e perchè”. 

“E che importanza ha?”

“Non lo capisci?” sbottò il giovane. “Hermione è sparita nel nulla, lasciando indietro la sua bacchetta”. 

Draco attese, col cuore in gola. Credeva di aver capito la direzione in cui il discorso di Theo stesse andando, eppure pregava dentro di sè che non fosse così. 

“Qui dentro c'era una passaporta".


***


Mezz’ora dopo, Theo e Draco si trovavano davanti al numero 12 di Grimmauld Place, bussando freneticamente alla porta dell’appartamento. Non si concesse di pensare al fatto che un tempo quella casa fosse appartenuta alla sua famiglia, e nemmeno gli importava dei secoli di storia racchiusi tra quelle pareti mentre continuava a consumare quel campanello con la forza del proprio dito. 

Dopo un paio di minuti, che al biondo parvero un’eternità, udirono dei passi dietro la porta, ed un assonnato Harry Potter fu sulla soglia. Spalancò la bocca, scrutando i due ragazzi, e Draco non diede tempo al suo cervello ancora addormentato di chiedere cosa ci facessero lí. 

“Hermione è qui?” domandò. 

Il ragazzo che è sopravvissuto sbattè le palpebre, passandosi una mano sulla maglietta spiegazzata delle Holidays Harpies che usava come pigiama. 

“No” disse, aggrottando le sopracciglia. “Perchè dovrebbe essere qui? che cosa volete?”

Nonostante l’avessero probabilmente buttato giù dal letto, non aveva comunque l’aria di una persona riposata. Delle occhiaie viola solcavano il suo volto. 

“Stiamo cercando Hermione” disse Theo, in modo più calmo e diplomatico di quanto non avesse fatto lui qualche momento prima. “Pensavamo che fosse qui".

“Non è qui. Immagino abbiate già provato al suo appartamento” guardò in cagnesco Draco, “Non vi serve l’indirizzo”.

Draco aprì la bocca per parlare, ma Theo lo bloccò con una mano sulla spalla, cercando lo sguardo di Harry. “Hermione ha lasciato l’appartamento prima che noi arrivassimo, con la finestra aperta, le luci accese e-” il biondo tirò fuori dalla tasca la bacchetta. 

 Potter, adesso, parve sorpreso, e il cuore di Draco prese a battere velocemente per la preoccupazione che gli lesse sui lineamenti. 

“Io non la conosco bene come voi” continuò Theo, poi si corresse, “come te. Ma mi sembra di capire che questo non è da lei”.

“N-no” balbetto Harry. “Non credo”. 

“Per caso tu e la Weasley avete qualche idea di dove potrebbe essere? ci dispiace svegliarvi a quest’ora, ma non saremmo qui se non fossimo realmente preoccupati”.

Draco trattenne il respiro, e in qualche modo non fu sorpreso dalle parole che lasciarono la bocca di Potter un momento dopo. 

“Ginny non è a casa”.

“Dov’è?” domandò il biondo. Alla sua esitazione aggiunse, “Hermione potrebbe essere con lei”.

Harry sospirò rassegnato, “non lo so” disse, senza guardarli in faccia. “E’ la seconda notte che non torna a casa, abbiamo discusso e non è più tornata”.

“E non hai provato a cercarla?”

“Non è dalla sua famiglia, se è questo che volete sapere. Forse anche Hermione la sta cercando, era passata qui questo pomeriggio, per lei”.

Quelle parole calmarono l’ansia che montava nel suo petto. Se Hermione era con la Weasley non poteva esserle successo niente di male, si disse. “Non hai idea di dove potrebbe essere?”

Scosse la testa, e qualche ciocca dei suoi capelli scuri gli cadde davanti agli occhi. “Probabilmente non vuole farsi trovare, tornerà lei, quando sarà pronta”. Dalle sue parole trasudò un dolore così profondo che Draco provò pietà per lui. Capì che non era il momento di insistere, e che Potter non li avrebbe aiutati più di così. 

“Grazie” si limitò a dire, mentre il ragazzo serrava le labbra e rispondeva con un misero cenno del capo. 

“Se le trovate-”

“Ti avviseremo” disse Theo. 

“No” replicó Harry. “Dite semplicemente a Ginny che io sono qui ad aspettarla, e non vado da nessuna parte, qualunque cosa deciderà di fare. Lei capirà”.

“D’accordo” annuì, fissando quegli occhi verdi pieni di rammarico. E con quell’ultimo cenno, Potter chiuse la porta, lasciandoli con nulla tra le mani ed un nuovo senso d’angoscia nel petto di Draco. 


“Hai sentito Potter” continuò Theo alle sue spalle, mentre camminava alla ricerca di un punto dal quale smaterializzarsi. Nonostante fosse ormai notte fonda e si gelasse, le strade erano popolate di babbani che entravano e uscivano dai locali sulla strada. 

“Magari hanno bisogno di un momento tra ragazze” continuò alle sue spalle l’amico, cercando di tranquillizzarlo. “E poi dove credi di andare?”

Draco smise di camminare, fermandosi in mezzo al marciapiede. Un gruppo di ragazzi babbani, probabilmente intorno alla sua stessa età, gli girò intorno, scrutandolo dalla testa ai piedi per ciò che indossava. Deglutì, a disagio. 

Theo, invece, sembrava ricevere ben altro tipo di attenzioni. 

Il ragazzo sorrise ad una giovane babbana che lo guardò un secondo più di quanto sarebbe stato opportuno, poi ritornò in sè e si avvicinò, parlando a bassa voce. “Dove pensi di smaterializzarti? Come intendi cercarla?”

Draco sentì l’aria fredda sulla sua pelle oltre il sottile tessuto della giacca che indossava, e l’adrenalina sparire lentamente dalle sue vene, dopo che l’aveva consumato per ore. “Non lo so”

“Ecco, appunto” sospirò Nott, portandosi una mano ai capelli. 

“Ma non posso non fare niente. Pensavi anche tu che lei fosse in pericolo”

“No” disse, puntando un dito contro di lui. “Pensavo che fosse strano che fosse sparita nel nulla lasciando indietro la sua bacchetta. Ma adesso, dopo quello che ci ha detto Potter, potrebbe avere un senso. Magari la Weasley voleva vedere Hermione, da sola, e le ha dato appuntamento in un posto segreto tramite passaporta, che ne so”. 

“E perchè mai Hermione ci sarebbe andata senza bacchetta?”

Theo distolse lo sguardo. “Magari le è semplicemente scivolata dalle mani”. 

Si morse le labbra. Sapeva che il discorso del suo amico, razionalmente, aveva senso. Eppure c’era una strana ed inquietante sensazione che continuava a costringerli il petto. 

“Ad Hermione Granger non scivola casualmente la bacchetta dalle mani”.

“Draco-” 

“E’ la verità”.

“Perchè non aspettiamo domani mattina?”

Alzò gli occhi verso il suo amico. 

“Aspettiamo domani mattina. Se Hermione non sarà a casa per allora, avviseremo Potter e tutti gli auror, e la cercheremo seriamente”. 

Aveva senso, ciò che diceva Theo aveva senso, eppure…

“Draco-” disse Theo, abbassando il suo tono di voce e guardandolo con aria apprensiva. “Cosa è successo a casa tua?”

“A casa mia?”

“Sei venuto da me senza bacchetta, e c’era la tua scopa nell’appartamento di Hermione” abbassò lo sguardo. 

Draco deglutì. “Mio padre-”

“Draco? Theo?” chiamò una voce familiare alle loro spalle. 

Entrambi si voltarono, mentre Pansy e Blaise, vestiti in abiti babbani, gli andavano incontro senza troppo equilibrio, facendosi strada tra il continuo via vai di gente. 

Cosa diavolo facevano tutti questi babbani in giro con questo freddo?

Ma soprattutto, si chiese Draco, distraendosi per un momento da tutto quello che stava succedendo, cosa ci facevano Pansy e Blaise qui?

“Cosa ci fate qui?” domandò per primo. 

I due lo squadrarono dalla testa ai piedi. “Piuttosto dovremmo fare noi questa domanda a te”.

“Perchè mai dovreste?” sbottò. Era stanco, e con l’adrenalina che abbandonava il suo corpo tutta la stanchezza accumulata si abattè su di lui come un macigno. 

“Noi frequentiamo questa zona” rispose Blaise al posto di Pansy, che al momento stava sussurrando qualcosa a Theo che non riusciva a sentire. 

Non ebbe il coraggio, nè la forza, di fare ulteriori domande. Voleva solo stendersi, andare a casa. Ma si ricordò che casa sua non era un’opzione possibile. Avrebbe potuto smaterializzarsi nell’appartamento di Hermione e aspettare lì finchè non sarebbe rientrata, stringendo la sua bacchetta tra le mani e ripetendosi che era solo paranoico e non poteva esserle successo niente di male. 

“Draco?” lo chiamò Theo, “che ne dici, ti va?”

“Cosa?”

“Di andare a fare un giro con loro. Beviamo una birra e torniamo a casa mia”.

“N-no” scosse la testa, “non voglio bere una birra e fare come se niente fosse”.

“Sei sconvolto” gli disse, piano, facendo in modo che Blaise e Pansy non sentissero. O forse fecero finta di non sentire. “Ci rilasseremo un po’, e poi torneremo a casa mia, o se preferisci aspetteremo Hermione nel suo appartamento e ci faremo una grassa risata per tutta questa situazione quando rienterá. Va bene?”

Sebbene non ne fosse pienamente convinto, annuì, perchè sarebbe stato più facile che dire di no e provare di nuovo a spiegare quell’angosciante peso che sentiva sul petto, che gli comprimeva i polmoni e gli rendeva difficoltoso respirare. 

Seguì gli altri dentro un pub affollato, dove la gente beveva e ballava, e non disse nulla neanche quando Theo gli mise in mano un bicchiere di birra babbana. La sorseggiò appena, e se non fosse stato per la serata che aveva appena passato, probabilmente ne avrebbe apprezzato il sapore e avrebbe chiesto il bis. 

Tuttavia, adesso, aveva un nodo alla gola che gli impediva di mandare giù più di un solo sorso della bevanda. 

Non fece molto caso alla conversazione dei suoi amici, né ai corpi stretti gli uni sugli altri che urtavano contro di lui, né all’odore di alcool e fumo che gli impregnava i vestiti. Il suo corpo era presente ma la sua mente, purtroppo, era altrove. 

Ma poi qualcosa catturò la sua attenzione. 

“Cos’è che hai detto?” disse a Blaise, che era intento a chiaccherare con Pansy e Theo. 

Il ragazzo lo guardó strabuzzando le palpebre, e Draco dovette ripetere la domanda per farsi sentire oltre il suono della musica. Era alta. Troppo alta per i suoi gusti. 

Blaise si avvicinò al suo orecchio e si mise una mano davanti alla bocca come ad attutire i suoni esterni. Anche Theo si strinse di più a loro, così da sentire cosa stava per dirgli. 

“Stavo solo spiegando i miei attuali progetti come manager sportivo” disse, con una nota di orgoglio e presunzione nella voce. Draco si disinteressò quasi immediatamente, ma poi aggiunse. “E non ci crederete mai chi ho come cliente”.

“Chi?” chiese Theo, mentre la mente di Draco  salpava lontano da quella conversazione. 

“Weasley” affermò il moro. 

Draco si voltò di nuovo verso di lui, e riavvicinò il suo orecchio. 

“Ron Wealsey?” domandò Theo. 

Blaise scosse la testa ed il cuore di Draco prese a battere allo stesso ritmo della musica che gli stava distruggendo i timpani. Afferrò Blaise per il bordo della giacca. 

“Ginny Weasley?”

Il moro annuì, facendo una smorfia mentre diregeva lo sguardo verso il punto in cui le mani di Draco spiegazzavano la sua giacca raffinata. Il biondo non se ne curò. “Quando l’hai vista l’ultima volta?”

“Questa sera”

Theo sollevò le sopracciglia sorpreso, ma Draco fu più rapido a chiedere. “Dove?”

“Al Wembley Stadium, ma perch-”

“Era da sola?” gli domandò senza fargli finire. 

Blaise aggrottò le sopracciglia. “Si. Credo di si”. 

Draco lo lasciò finalmente andare, e la sua mano si spostò istintivamente verso la bacchetta di Hermione nella tasca della sua giacca. 

Si diresse verso l’uscita, ma sentì una mano afferargli il braccio. Era Theo. “Dove stai andando?”

“Dove credi?”

“Vengo con te” gli disse il suo amico. 

“No” continuò Draco. “Mi accerterò solo che Hermione sia lì, poi me ne vado”. 

Theo non insistè, annuendo con aria rassegnata. Prima che Draco se ne andasse, tuttavia lo strinse un’ultima volta. “Casa mia è sempre aperta. A tempo pieno per te. Lo sai vero?”

Lo sapeva. E ne avrebbe avuto bisogno presto. 



Quando si smaterializzò fuori dal Wembley stadium, in qualche modo, lo seppe ancor prima di vederlo. 

Serrò la presa della sue dita sulla bacchetta di Hermione e percorse trattenendo il respiro il corridoio tra gli spalti che lo portò direttamente sul campo. Lì, sospesa su una scopa davanti agli anelli, lo sguardo perso a contemplare il cielo che lentamente si schiariva all’orizzonte, c’era Ginny Weasley. 

Da sola. 

“Una caduta da quell'altezza sarebbe piuttosto rischiosa".

La rossa abbassò la testa di scatto alle sue parole, ma non vacilló sulla sua scopa e la sua presa rimase salda mentre scendeva verso l'erba verde e umida del campo, con una velocità ed una grazia che erano solo migliorate dai tempi di Hogwarts. 

“Cosa ci fai qui?” gli disse, non scendendo dalla sua scopa. Aveva il volto stanco e gli occhi un po' gonfi, come se avesse pianto a lungo. 

“Hai visto Hermione?”

Il suo cuore saltó un battito quando il volto della ragazza si indurì. 

"No". Tuttavia, nonostante l'apparente rabbia nel suo sguardo, aggiunse “perchè me lo chiedi?”

Sollevó la bacchetta, lasciando che la osservasse. “È sparita e l'ha lasciata indietro, credevamo fosse con te”.

“No. Io non l’ho vista” 

"Perché ti nascondi qui?" Le domandó prima di potersi fermare. Aveva visto la disperazione nel volto di Potter, nel non sapere dove fosse finita, e ad ogni minuto che passava, condivideva e capiva sempre di più quel tipo di dolore. 

La rossa lo fulminò, e lui alzò le mani. “Non sono affari miei, lo so. Scusa" si portò una mano ai capelli. "Potter sembrava disperato, comunque”. 

A tal punto che lui, Draco Malfoy, si sentiva in dovere in aiutarlo. 

Ginny si morse le labbra, e i suoi occhi parvero gonfiarsi di nuovo. Non era bravo in queste cose, e non erano sicuramente affari suoi, ma…

“Anche Hermione voleva parlarti di qualcosa di importante, comunque. E di personale. Era dispiaciuta di non averlo fatto prima”.

“Temi che possa esserle successo qualcosa?” 

“Non è da lei sparire così, no?”

Ottenne la risposta di cui aveva bisogno, che fece incendiare l’ansia nel suo stomaco, dallo sguardo che lei gli rivolse. 

Fece per andarsne, ma prima si voltò un'ultima volta verso di lei. “Qual è il problema, Weasley? Potter ti adora, adorerà ancora di più il bambino”.

La rossa spalancò la bocca. “Come-”

“Sono molto intuitivo” si limitò a dire con un’alzata di spalle. “Hermione non sa nulla, comunque. Era di questo che volevi parlare l’altra volta?”

Ginny si morse le labbra, ma infine sospirò rassegnata. Il suo sguardo spinse Draco a rimanere, solo per qualche secondo ancora, prima di abbandonarsi all’angoscia e iniziare a cercare Hermione ovunque. 

"Si, volevo che fosse la prima a saperlo. Avevo bisogno di un'amica".

Deglutí, sforzandosi di sostenere il suo sguardo nonostante il disagio. “Mi dispiace" . 

"È solo che è successo tutto troppo in fretta” scosse la testa, e l'impugnatura delle dita sul manico della sua scopa si fece più stretta. "E io non so se sono pronta. La mia carriera è appena iniziata-"

“Non montarti la testa per questo” disse, abbassando la voce. “Ma sei la migliore giocatrice di quidditch che abbia mai volato sul campo di Hogwarts". 

“Appunto” protestò la rossa, il suo volto aveva ripreso colore. “Sono troppo giovane per rinuciarvi adesso, per lasciare andare tutto così”

“E dove sta scritto che devi rinunciarci?” 

“Perchè è sempre così, per noi donne. Tutte le giocatrici delle Holidays Harpies hanno mollato la squadra in questi casi, ed io…Voglio questo bambino, ma non voglio rinunciare al quidditch”

“Allora non farlo” gli disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo. “Continua a giocare, continua a fare quello che ami. Potter sarà al tuo fianco ogni singolo istante”.

“Si, lo so questo” disse, mentre si abbassava sulla sua scopa e si avvicinava a lui. 

“Cosa stai facendo?” gli chiese.

Fece spallucce. “Sali. Andiamo a cercare Hermione”. 


Harry Potter neanche si accorse che Draco era sulla sua soglia quando prese tra le braccia la sua ragazza e la strinse con forza.

 Fu costretto a distogliere lo sguardo da quella scena, dall’intimità di quel momento, e fece qualche passo indietro sui gradini del numero 12 di Grimmauld Place. 

“Ginny” lo sentì sussurrare, le parole attutite contro i capelli di lei. 

“Mi dispiace” mormorò la sua ragazza. “Mi dispiace, avevo bisogno di riflettere” 

“E tutto ok” la strinse di nuovo. “E’ tutto ok”. 

Potter continuò a non riconoscere la sua presenza, e fu la Weasley a staccarsi da lui dopo qualche minuto ancora. 

“Harry” lo chiamó, portando l’attenzione verso il biondo. Potter finalmente lo guardò con i suoi grandi occhi verdi, che adesso erano ricoperti da uno strato lucido.

 “Dov’è Hermione?”

Draco strinse le labbra. “Non era con lei”. 

Ginny afferrò la mano del suo ragazzo. “Dice che non si fa vedere da ieri sera, e la sua bacchetta…”

Lo sguardo di Harry, adesso, parve sinceramente preoccupato. “Credevo fosse con te. Era venuta a cercarti ieri pomeriggio”. 

Ginny fece spallucce. “Non mi ha trovata, non la vedo da giorni”.

Il ragazzo che è sopravvissuto avvolse un braccio intorno alla spalla della sua fidanzata, stringendola a sè come se temesse che potesse sparire di nuovo. Ma i suoi occhi, nonostante tutto, adesso cercavano quelli di Draco. 

“Dobbiamo trovarla”. 


Non fu sorpreso di trovare Theo nell’appartamento di Hermione una volta che si materializzò li fuori. Stava per forzare la porta quando questa si aprì dall’interno. 

Il suo cuore mancò un battito. Per un solo istante pensó che fosse stato tutto un brutto scherzo ed Hermione fosse tornata a casa. 

 Ma si ritrovò davanti solamente il suo amico. Alla sua espressione interrogativa, Theo sollevò le spalle. "Quando siamo venuti dal Manor, ieri, abbiamo lasciato il passaggio aperto nel caminetto”. 

Annuì, camminando avanti e indietro e guardando fuori  dalla finestra. Potter e la Weasley sarebbero arrivati a momenti. Non aveva chiaro ciò che avrebbero fatto, ma… Potter era un auror, forse avrebbe notato qualcosa qui che a loro era sfuggito, un indizio, un modo per rintracciarla. Non poteva essere sparita nel nulla, e non riusciva a pensare a chi potesse essere stato a farle del male. Certo, c’erano delle persone al lavoro che volevano farla fuori… ma politicamente, non così. Non in questo modo.

“Dove sei stato, Draco?” gli chiese Theo. 

“Ho trovato la Weasley, lei e Potter stanno arrivando”. 

Nel momento in cui lo disse, le fiamme del caminetto si accesero e i due uscirono dalle fiamme stretti l’uno all’altra, i volti tesi per la preoccupazione. Tuttavia, Draco non mancò di notare la leggera nota di sollievo nel volto di Potter rispetto a quando lo aveva visto la sera precedente. Ma quell’espressione svanì appena mise piede nell’appartamento. I suoi occhi verdi presero a guardarsi intorno. 

Theo e Draco gli mostrarono le poche cose che avevano scoperto la sera precedente: la piccola scatola all’interno della quale, secondo loro, poteva esservi stata una passaporta, ed il punto per terra in cui il biondo aveva ritrovato la bacchetta. 

Potter confermò la loro teoria, ma poi prese a osservare meglio la stanza. Tutti trattenevano il respiro ad ogni suo movimento, e Draco sussultava ogni volta che apriva la bocca semplicemente per respirare, pensando che avesse capito qualcosa e stesse per rivelare la soluzione a quel mistero. 

L'ex grifondoro lo rimpreveró con lo sguardo più di una volta. 

“Ok” disse infine, passandosi una mano tra i capelli sempre più spettinati. Probabilmente lo avevano buttato giù dal letto anche quella mattina, sempre che avesse dormito. 

“Così non funziona. Dovremmo dividerci i compiti. Devono passare 24 ore dalla scomparsa” esitò anche lui al pronunciare l’ultima parola “affinchè gli auror decidano di assumersi il caso. Ma noi inizieremo adesso. Stasera andrò io a fare la denuncia al ministero, sperando che per allora Hermione sia già tornata”. 

“No” scattò il biondo, poi cercò gli occhi di Theo. “Non dovremmo affidarci al ministero”. 

“Perchè lo dici?”

“E’ una lunga storia” cercò anche gli occhi di Ginny, che parve in parte capirlo. “Ma non corre buon sangue tra lei e quelli del ministero”. 

Theo si intromise. “C’è ragione di pensare che se le sia successo qualcosa, potrebbero essere coinvolti loro”. 

Poi i suoi occhi si sollevarono verso Draco, un messaggio silenzioso che il biondo non capì a pieno, che comunque lo lasciò con una spiacevole sensazione addosso. 

“Ok, devo saperne più di questo” sospirò Potter. “Ma dobbiamo dividerci. Ginny, dovresti andare da Ron e i tuoi. Lui ed Hermione si incontrati ieri, a casa, cercavano entrambi te. Magari lui potrebbe averla vista dopo che è uscita, forse l’ha accompagnata qui”.

Il sangue ribollì nelle vene di Draco. Se Weasley sapeva qualcosa… 

“Malfoy, tu vai con lei”. 

“Co-cosa?”

“Non riesco a fare il mio lavoro con te che sospiri e sussulti ad ogni mio minimo movimento. Accompagna la mia ragazza, mi aiuterà Nott qui”. 

Theo ed il ragazzo si scambiarono uno sguardo. 

Draco, suo malgrado, non fece opposizioni. Doveva fidarsi. Doveva solo fidarsi. Forse, così facendo, quella spiacevole angoscia che gli attanagliava lo stomaco se ne sarebbe finalmente andata. 



“Forse è meglio se aspetti quaggiù" disse la rossa dopo che si furono smaterializzati a pochi metri di distanza dalla baracca che chiamavano casa. Si morse le labbra, sforzandosi di non fare commenti acidi.

 Lo stavano aiutando, e doveva trovare Hermione… Eppure il suo desiderio di punzecchiare un Weasley, a maggior ragione l’ex di Hermione, era incontenibile nonostante le circostanze. 

Fece come lei gli aveva ordinato, senza dire una parola. Il sole era ormai sorto, e i raggi illuminavano il cielo senza tuttavia riscaldare l’aria, che era ancora gelida. Fece un incantesimo riscaldante, prendendosi qualche secondo per osservare come la bacchetta di Hermione rispondesse così bene alla sua magia. 

La sua attenzione per l’oggetto tra le sue mani, tuttavia, fu di breve durata. 

Vide Molly Weasley abbracciare la figlia sulla soglia della porta, stringendola a sè. Un momento dopo udì un rimprovero, da una voce maschile questa volta, e si preparò per il momento in cui i suoi occhi lo avessero visto in lontananza. 

Contò mentalmente. 

Tre

Il suo volto era dello stesso colore dei suoi capelli mentre rimproverava la sorella minore per spavento che aveva fatto prendere a tutti loro.

Due

La abbracció, stringendola con forza contro il suo petto. Poi, finalmente, sollevó lo sguardo. 

Uno 

 Le sue sopracciglia si sollevarono e poi si aggrottano ed il suo volto si tinse di nuovo di rosso per la rabbia. 

“Che cosa ci fa lui qui?”

Weasley, quella sopportabile, gli fece cenno con la mano di avvicinarsi. 

“E’ successo qualcosa ad Hermione” disse la rossa. 

Ron finalmente tacque, e fece saettare lo sguardo fra di loro. “Come sai che possiamo fidarci di lui?” 

Non c’era provocazione, adesso, nelle sue parole. Lo stava chiedendo con semplice dubbio, e Draco strinse le labbra.

“Hermione si fida di lui” rispose decisa Ginny.  “Harry si fida di lui, e anche io, Ron, mi fido di lui”.

Draco incrociò il suo sguardo, rivolgendole un cenno di ringraziamento con il capo. Non aveva fatto nulla per meritarsi la sua fiducia,e visti i loro trascorsi non avrebbe mai potuto pretenderla, ma era comunque lieto che lei gliel’avesse concessa.  

“Quindi non l’hai vista?” chiese finalmente Draco, sostenendo lo sguardo di Ron. 

“No” sospirò. “Non dopo aver lasciato casa di Harry”

Draco non sapeva se aveva più voglia di piangere o urlare in quel momento, ma alla fine non fece nè l’una nè l’altra cosa. 

“Dobbiamo tornare” lo sguardo di Ginny era pervaso dalla stessa angoscia che provava anche lui, da ore ormai.

“Aspettate”, Ron li chiamò, mentre entravano in casa e si dirigevano verso il caminetto. “Vengo anche io".


“Quindi dovremmo semplicemente non far nulla?” disse Ron, sedendosi accanto alla sorella sul divano dell’appartamento di Hermione. 

Draco non riusciva a sedersi, o semplicemente a stare fermo, e quando non camminava avanti e indietro per il piccolo salotto si mangiava le unghie o picchiettava nervosamente il piede contro il pavimento. 

Erano passate ormai dodici, no, forse diciotto ore da quando Hermione era sparita, e non avevano la benché minima idea di dove potesse essere. 

Potter continuava a stringere tra le mani quel pezzo di carta marrone opaca, l'unico vago indizio, la cosa più vicina ad una traccia che su cui erano riusciti a metter le mani. 

‘Viene dal ministero’ aveva detto qualche ora fa, e ne sembrava sempre più convinto mentre continuava a studiarlo. 

“Da quello che mi avete raccontato” iniziò, i suoi occhi a cercare quelli dei due serpeverde per conferma, “e dagli indizi raccolti, c’è ragione di pensare che sia stato qualcuno del ministero. Finchè non usciranno notizie ufficiali, abbiamo un vantaggio”.

“E che vantaggio sarebbe?” riprese Ron, l’incredulità nella sua voce. 

Theo si fece avanti, lo sguardo assorto mentre ragionava su qualcosa. Non stava parlando a loro, sapeva Draco, ma più a sè stesso. “I pochi colpevoli sapranno cosa è successo ad Hermione, ma tutti gli altri no. Potremmo indagare facendo loro qualche domanda, e in base a chi da le risposte più sospett-”

Ma poi Theo si bloccò, e alzò lo sguardo verso Draco. E solo in quell’istante il biondo giunse alla stessa conclusione del suo amico. 

Loro sapevano. 

Era sempre stato lì sotto i loro occhi. In ogni cosa che Hermione aveva raccontato, alla base di ogni loro singolo incontro. 

E lui era stato così stupido da ignorarlo. 

Qualcuno sapeva del segreto che Hermione aveva fatto il possibile per tenere nascosto.

Avevano cercato di avvicinarla più volte, di attirarla con lettere ed inviti sempre più insistenti, e alla fine… 

Incroció gli occhi di Theo. 

"Credo di sapere dove si trova".

   
 
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