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Autore: Koa__    22/02/2023    3 recensioni
Harry e Draco sono alle prese con l’organizzazione del matrimonio e tutto sembra procedere per il meglio. Nonostante il lavoro assorba la maggior parte delle energie del suo futuro marito, con l’aiuto di sua madre Narcissa, Draco riesce a mettere in piedi una festa di fidanzamento di tutto rispetto ed è proprio allora che la storia ha inizio. All’imponente ed elegante party è presente tutto il mondo magico, ma tra professori di Hogwarts che si ubriacano ed ex Serpeverde che lo prendono bonariamente in giro, un piccolo incidente sembra voler minare la felicità dei promessi sposi. “Tutto sommato”, osserva Draco a festa conclusa, lui e Harry ne sono usciti indenni. O così credono. Ciò che non possono neanche lontanamente immaginare è che qualcuno trama nell’ombra.
Sequel di: “Un matrimonio da sogno (o quasi)” e “Say yes to the dress!”
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wedding Disaster'
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Draco Malfoy e la torta di Schröedinger




 

Pansy dimentica la faccenda dello scoiattolo ballerino molto più lentamente di quanto non faccia di solito con cose del genere. Il più delle volte è sufficiente distrarla con una qualsiasi altra cosa, ma dopo mezzora dal loro arrivo ancora si guarda attorno terrorizzata, neanche stesse aspettando il ritorno di Lord Voldemort dal mondo dei morti. Occorre che Draco devii la conversazione sull’imminente matrimonio almeno tre volte, sempre fallendo nell’intento, dato che lei non sembra proprio mollare l’osso. È solo quando butta lì tutta la faccenda del rapimento dei suoi genitori che ottiene la sua attenzione, oltre che un sacrosanto silenzio. Quando poi si prodiga nella precisa ricostruzione di quanto successo con Rosamund Brown, Villa Edera e il sabotaggio del matrimonio, tutto sembra finire nel dimenticatoio. Tralascia soltanto il fatto che Hermione sia incinta, ha giurato che non l’avrebbe rivelato neppure a Harry Potter ed è ciò che ha intenzione di fare. Pansy comunque non ci baderebbe più di tanto, lei e la Granger non si sono mai prese. Ad ogni modo a Draco non piace il dover riaprire una ferita tanto fresca, ma riesce comunque a trovare un aspetto positivo in quel dolore e disagio che gli salgono dallo stomaco e chiudono la gola: la sua amica è troppo impegnata a strabuzzare gli occhi e a pendere dalle sue labbra, che a guardarsi attorno nella speranza di non vedere un mostriciattolo di dieci centimetri dalla pelliccia rossiccia, sbucare dalla finestra. E Draco ringrazia Merlino, Salazar Serpeverde e, per una volta, anche tutti gli altri fondatori di Hogwarts per avergli concesso la fine di quello strazio. Arriva da un periodo della sua vita decisamente stressante e tutto gli serve tranne che una persona adulta che sclera male su un accidenti scoiattolo. Che, d’accordo, esisteva davvero, ma che male potrà mai fare a due maghi e una strega adulti? Questo ancora non gli è chiaro, ma grazie a Salazar, Pansy non lo nomina più nei minuti a venire, al contrario è rapita dal suo racconto su Rosamund Brown. Il suo commento a riguardo è un laconico: “Stronza maledetta” che condisce poi con ben altri epiteti, molti di questi indicibili. Draco non la ringrazia a voce, ma ne è segretamente compiaciuto così come Harry che stira un ghigno affilato dietro le espressioni seriose. Comunque è piuttosto sicuro che il suo sguardo parli da sé e che riveli fintanto chiaramente ciò che gli passa per la testa. Non che da lei si aspettasse meno che questo, Pansy è l’amica ideale per affrontare certe situazioni con la giusta dose di spensieratezza. Riesce sempre ad alleviare il peso sul suo stomaco e a farlo in un modo diverso da quello di Potter. Harry è una sicurezza per il futuro, è amore e dolcezza e ha una buona parola specialmente per lui. Quando un cattivo finisce dietro le sbarre ti rassicura dicendo che è tutto finito, di piangere magari, ma non di pensarci più. Pansy, invece, appaga quel lato di Draco che ha bisogno di una stronza accanto che dice tutte quelle cose che Harry Potter è troppo buono per tirar fuori. Quando la sente insultare Rosamund Brown in quel modo così feroce e senza peli sulla lingua, ne è divertito e alla fine, quando la risatina si spegne, si sente più leggero. Non vuole più pensare alle brutte cose su cui finora è stato sin troppo concentrato e si rende conto di avere attorno le persone giuste per poter essere finalmente un po’ più felice. O meglio sta iniziando lentamente a preoccuparsi di ben altro e lo fa nell’esatto istante in cui si rende conto che si sposerà dopodomani. Dopodomani andrà all’altare e lui farà Potter di cognome. Cazzo! Cazzo e ancora cazzo! Ma come è finito in questa situazione? Come è passato dal: “Ti odio, muori! al “Oddio, domani ci sposiamo?” Del panico da altare ne ha sempre sentito parlare come un qualcosa di naturale, ma nessuno si è mai preoccupato di fargli sapere in che maniera superarlo. A farlo andare in paranoia, adesso, c’è anche la consapevolezza che non hanno ancora niente di pronto: la location verrà allestita dagli Auror amici di Potter soltanto a partire da domani e gli Elfi non si metteranno a cucinare prima di sabato. E se qualcosa andasse storto? Draco è piuttosto sicuro che con la magia possano correre ai ripari molto facilmente, ma è certo che non riuscirà a risolvere l’ennesima crisi, non a ridosso del matrimonio. Il panico organizzativo dello sposino sull’orlo di una crisi di nervi inizia a divorarlo proprio quando Pansy, con quella noncuranza tipica del suo carattere, si preoccupa di fargli sapere che è ufficialmente in grado di preparare la loro torta di nozze, ma che non garantisce nulla né sulla farcitura né sulla glassa e tantomeno sulle decorazioni. In pratica può anche venirle un buon impasto, ma decorato da schifo e farcito peggio. Ottimo, pensa fra sé, affondando il viso tra le mani e disperandosi platealmente. Forse è meglio che Pansy versi una qualche pozione in quella dannata torta, in questo modo nessuno si renderà conto che sarà pessima. Ma che ha fatto di male nella vita?
«Non disperarti, Draco, non è mica la fine del mondo» commenta lei, serafica, con un'alzata di spalle. Adesso la strozza! Sì, ma che sarà mai? Si chiede, insistendo col sarcasmo che carica le sue espressioni di una finta meraviglia. Il più importante giorno della sua vita e potrà dirsi fortunato se il dolce non sarà farcito col veleno di basilisco. Una cosa da nulla: “Eccoti una fetta di torta, mio caro e tanti saluti alla vita”.
«E comunque non è detto che mi verrà male, molte cose mi riescono bene, ma la vostra torta è molto complicata. Dovevate sceglierne una più facile.» Ah, ma certo che sciocco. Chiunque sceglierebbe la torta in base a quello che sa o non sa fare il pasticcere. Giusto. Allora la prossima volta che si sposa farà così.
«In pratica se Mathieu non si mette a lavorare nei prossimi due giorni la nostra torta di nozze potrebbe sia fare schifo che essere buonissima» commenta mentre Pansy annuisce, ammirandosi le unghie perfettamente laccate, quasi infischiandosene di star rovinando ufficialmente il suo matrimonio. Draco sa che da Mathieu de la Tour non può pretendere alcunché. Azkaban non è mai stato un bel posto e non lo è nemmeno ora, il Ministero della Magia usa ancora i Dissennatori e questi ti lasciano privato di ogni forza e finiscono con lo svuotare la tua anima anche senza il bacio. Per quanto Potter l’abbia rassicurato circa lo stato di salute di Mathieu e abbia detto che sarebbe a breve uscito dal San Mungo, sanno benissimo che non hanno nulla da pretendere. Soprattutto perché dovrebbe mettersi a lavorare per le persone che, indirettamente questo è chiaro, l’hanno fatto finire dentro. Se preparerà la loro torta di nozze sarà più per un favore personale, di certo lui e San Potter non lo obbligheranno. E poi hanno un’alternativa, è quello che in teoria dovrebbe rassicurarlo. Il fatto che l’alternativa sia un metro e sessanta di sconsideratezza, poca cura e inesperienza, beh, si dovranno accontentare immagina. Se la torta farà schifo si faranno tutti quanti una bella risata e pace, almeno questo matrimonio verrà ricordato per qualcosa di divertente. 
«Perfetto» commenta Potter, scrollando la testa e sospirando pesantemente. «Ci mancava solo la torta di Schröedinger!» Giust… No, aspetta la torta di chi?
«Un qualche pasticcere tedesco amico tuo?» domanda Pansy curiosa, sbattendo le ciglia mentre Draco, decisamente confuso, osserva il suo fidanzato sospirare e massaggiarsi la radice del naso. Mai sentito questo tizio, ma è quasi nella normalità delle cose che Harry tiri fuori questi strani nomi di babbani che lui non ha mai sentito nominare prima. Sarà uno di quelli. Certo però è che se questo Schro-qualcosa fosse davvero un pasticcere così bravo sarebbero potuti andare da lui a farsi fare la torta, invece che farsela preparare da una mezza pazza che insegue scoiattoli.
«Se è davvero un pasticcere perché non gli mandi un gufo e gli chiedi di aiutare la sciroccata qui» dice indicando Pansy.
«Infatt… Ehi! Non sono sciroccata» si lamenta la sua amica, indignandosi e alzando il naso all’insù.
«Ma quale pasticcere tedesco!» sbotta Harry, alzando le mani al cielo, esasperato.
«Austriaco?» replica Draco, ancora più confuso. «Non ci sono molte alternative con un cognome così, a meno che no…»
«Schröedinger non è un pasticcere, era uno scienziato e… No, lasciamo perdere, è una cosa troppo difficile. Sono cose da babbani» commenta subito dopo, scacciando il discorso con un gesto secco della mano. «Quello che volevo dire è che fino al momento in cui la mangeremo non sapremo se la torta sarà buona o pessima.»
«Che è esattamente quello che ho detto io un attimo fa» replica Draco, ancora più stordito. Si è rincretinito anche lui per caso? Potter dice sempre la cosa più saggia al momento giusto, non è uno che perde tempo a ripetere frasi già dette da altre. Deve aver bevuto anche lui o fumato, non ci sono altre spiegazioni plausibili. Curioso, si avvicina, gli afferra il viso con entrambe le mani e studia i suoi occhi. Non c’è traccia di rossore, ma questo non vuol dire niente.
«Ma che fai? Che guardi?» si lamenta, tirandosi indietro con uno scatto.
«Dimmi la verità, sei in botta anche tu, vero?»
«Ma smettila» risponde Potter, tirandogli una piccola gomitata nello sterno. «Non ho bevuto, fumato né altro e nemmeno Pansy.»
«Interessante, allora è questo posto che rincretinisce le persone» mormora, guardandosi attorno come se cercasse di capire un qualche incantesimo che permea le mura. Non nota niente di strano, ma tutto può essere quando c'è la magia di mezzo. Insomma Neville Paciock ha ottenuto il suo M.A.G.O. tutto può essere.
«Comunque per quanto riguarda la nostra torta nuziale non abbiamo altre alternative. Quindi, Pansy, fai quello che riesci e andrà bene lo stesso.»
«Scusa?» domanda un Draco alquanto alterato, che interrompe per un istante la sua opera di contemplazione di pareti e soffitto e rimpalla lo sguardo da Harry a Pansy. «No, che non andrà bene lo stesso. Non so cosa ne pensa il tuo amico Schro-qualcosa, ma io ho intenzione di sposarmi una volta soltanto e mi piacerebbe che i miei invitati non morissero avvelenati per colpa di una strega pasticcera che non sa neanche quello che fa.»
«Eh no, Draghettuccio, così mi offendi» sbotta Pansy, arricciando il naso e stringendo i pugni che lascia ricadere lungo il corpo. «I miei dolci non sono poi così male, e te lo proverò» dice, uscendo dal laboratorio e marciando decisa in direzione del locale principale, che è grazie al cielo ancora vuoto. Recupera un vassoio da dentro la vetrina con il quale torna un istante più tardi, porgendolo soltanto a Harry. Questo è pieno di bigné di gusti e colori diversi, alcuni sono ricoperti di zucchero a velo, altri di glassa marrone o color caffè. In effetti non sembrano poi così male. A voler essere pignoli sono uno diverso dall'altro, alcuni più grandi mentre altri più piccoli, la perfezione è ben lontana dall'essere raggiunta.
«Assaggia, Potter» ordina lei, perentoria mettendogli il vassoio sotto al naso. Harry alza lo sguardo su di lui e Draco annuisce con un lieve cenno del capo. Immagina che non abbiano alternative, anche perché Pansy potrebbe inseguirli fino a casa con quel dannato vassoio. Potter abbozza e prende un bel sospiro prima di afferrare un bignè ricoperto di zucchero a velo e addentarlo per metà. Riesce a vedere della crema pasticcera giallognola grondare giù dalla pasta e sporcare le labbra di Harry, che mastica guardando il vuoto. Hanno già assaggiato cose cucinate da Pansy prima e sono sempre sopravvissuti, ma confessa di aver pensato a un caso irripetibile. Una di quelle cose straordinarie che succedono una sola volta nella vita. Potter ad ogni modo ancora mastica e guarda il vuoto avanti a sé, sembra indeciso su cosa dire, come se stesse cercando di capire. Però non è morto, questo è già un risultato.
«Non male. La crema sa troppo di limone per i miei gusti, però è mangiabile» confessa, ingurgitando anche l’altra metà che gli era rimasta in mano.
«Visto?» chiede Pansy rivolgendosi direttamente a lui, intanto che gli fa la linguaccia. «Malfidato! E ora fuori, tutti e due. Mathieu potrebbe arrivare da un momento all’altro e io ho bisogno di lavorare in tutta calma. Inoltre devo consegnare una torta entro le sei di questa sera, quindi è stato bello vedervi, ci vediamo domani. Tanti auguri. Addio.» Pansy li caccia dal laboratorio senza fare troppi complimenti, anzi non si limita a farli uscire dalla cucina, ma sbatte loro la porta della pasticceria in faccia. Harry e Draco vengono investiti dal traffico di pedoni dei marciapiedi di Londra e, guardandosi, immaginano sia meglio andarsene e occupare in un’altra maniera il resto del pomeriggio. Quando compaiono entrambi nel soggiorno di casa loro, non impiegano neanche un istante a capire cos’è più saggio fare in questo momento. Harry lo attira a sé e lo bacia con ferocia, le sue labbra sanno di crema pasticcera al limone.


 


C’è una questione inerente al matrimonio che non hanno mai davvero affrontato, in parte perché Draco è stato molto più occupato dalla maledizione di Georgina Dunn, che a ragionare su simili dettagli. Anzi, se deve proprio essere onesto non ci ha neanche mai pensato, ma stranamente quel giorno la questione non fa che tornargli in mente. Hanno fatto l’amore, a letto questa volta e non sul campo da Quidditch trasfigurato nello stanzino delle scope. Il loro materasso è proprio comodo, dovrebbero usarlo più spesso per cose del genere e non farlo ovunque capita in giro per casa, con il rischio di spezzarsi la schiena contro a una superficie decisamente inadatta al sesso. Forse esagera nel dire quel “Rompersi la schiena”, ma alla fine neanche poi tanto considerato che una volta hanno rischiato di spaccare a metà il tavolo della cucina. Draco sorride al ricordo, quella è stata una gran bella mattina. Sbatte le ciglia un paio di volte, trattenendo a fatica uno sbadiglio e lo fa senza distogliere lo sguardo dal soffitto della stanza, osservando con particolare interesse una crepa che parte dall’angolo a sinistra e arriva fino al centro. Il sesso è servito a qualcosa, aveva ragione anche in questo perché è piacevole starsene così a fare niente. All’inizio ammette di essersi opposto, un po’ stupidamente. Voleva andare a controllare la location, e poi c’erano i fiori e gli Elfi da istruire e… Un milione di altre cose da fare. Harry lo ha convinto che avevano tutto quanto sotto controllo e che gli Auror avrebbero pensato a tutto quanto, assieme ai signori Weasley e che loro avrebbero dovuto semplicemente rilassarsi, soprattutto dopo la brutta avventura appena passata. E Draco ha pensato avesse ragione e lo ha trascinato in camera da letto. Adesso, Harry lo abbraccia da dietro e di tanto in tanto deposita soffici baci sul suo collo. Non sono propriamente vestiti, ma fa caldo in quei primi di giugno e la brezza lieve che entra dalla finestra e agita le tende di pizzo bianco è piacevole. Potter ha appena finito di dire che Molly insiste perché passino separati la notte prima del fatidico giorno. Ha aggiunto anche che si è preoccupata di offrire a Harry una stanza alla Tana, dove potrà riposare e prepararsi. Il primo pensiero che fa dopo che ha finito di dire che pensa di accettare, è che non è mai stato superstizioso. Ce n’è davvero bisogno? Probabilmente no, non pensa realmente che, se si vedranno prima della cerimonia, la loro vita matrimoniale andrà a rotoli. Però annuisce quando lui gli chiede se la trova una buona idea. Non è superstizioso no, ma gli ultimi mesi gli hanno insegnato a non dare un calcio alla fortuna e a non sottovalutare nulla. Per quanto ne sa potrebbe esserci una qualche maledizione ungherese legata alla notte prima delle nozze ed è meglio non rischiare.
«Non ci credo davvero, però Molly è stata così gentile» dice lui, mordicchiandogli la spalla. Non è mai saggio dire di no alla signora Weasley quando è seriamente intenzionata a prendersi cura di qualcuno. Potrebbe soffocarti con i muffin e stordirti con l’acquaviola. E comunque non pensa sia una poi così cattiva idea; stare separati per una notte potrebbe rivelarsi anche molto stuzzicante. 

«Non sottovalutiamo queste cose, Potter» sceglie invece di dire, preferendo non scoprire immediatamente le proprie carte, ma buttandola sul leggero. «Tu andrai alla Tana, noi ci vedremo il giorno del matrimonio sull’altare e vedi di esserci o...»
«O tuo padre lo verrà a sapere?» scherza lui, prendendolo in giro e quindi ridacchiando contro la sua pelle che mordicchia, lecca e bacia provocandogli mille brividi lungo la spina dorsale. Maledetto, se fa così finirà con il farlo eccitare di nuovo ed è sicuro di essere troppo stanco per un secondo round.
«O ti crucio le palle» dichiara con voce seriosa. Lo farebbe davvero e quell’idiota di uno straccione lo sa perfettamente. Draco non è sicuro di come reagirebbe con il cuore spezzato, ma sa che nell’immediato la furia prenderebbe il sopravvento e Potter ne è perfettamente consapevole.
«Non ti dispiace se me ne vado via domani sera, vero?» In realtà no e si affretta subito a negare, scrollando il capo. Non gli pesa così tanto. Anzi, potrebbe approfittarne per fare qualcosa di carino. Magari chiamerà Pansy e Zabini, che comunque sono i suoi migliori amici. Vorrebbe aggiungerci un “Purtroppo”, ma non sente di voler essere così cattivo con loro. Sarà come una specie di addio al celibato, quello che non hanno fatto. Berranno un po’ e si racconteranno vecchie storie imbarazzanti di quando erano adolescenti. Potrebbe anche rivelarsi divertente.
«Allora andata, andrò dagli Weasley» annuisce Harry, senza smettere di torturargli il collo con la bocca. In realtà non ha fatto altro da quando sono tornati a casa e Draco non se n’è proprio lamentato. E chi lo farebbe? Sì, deve confessare di essersi distratto negli ultimi minuti: c’è ancora quella faccenda che gli torna in mente e lo tormenta appena un poco. Riguarda i cognomi, i loro cognomi per la precisione. Sì, è una sciocchezza, ma il suo cervello la sta ingigantendo e lui non ha intenzione di farlo diventare un problema. Draco non ci ha davvero ragionato sopra, sa che in genere uno dei due sposi prende il cognome del proprio partner. Sua madre l’ha fatto, anche se ci tiene a rimarcare che si sente ancora una Black. Lo ha fatto anche la signora Weasley. Loro dovranno fare lo stesso? Perché non è sicuro che sia una regola scritta, Hermione per esempio si è limitata ad aggiungere il nome Weasley al proprio. * Potrebbero fare una cosa del genere. Anche se: “Draco Malfoy Potter” sembra il nome di un fabbricante di bacchette.
«Stavo pensando» avanza, intanto che Harry smette di baciarlo e gli presta attenzione. Probabilmente attratto dal tono di voce più serioso. «Vuoi che prenda il tuo cognome dopo il matrimonio?»
«Draco Potter» mormora lui, soppesando le parole. Si volta a guardarlo, torcendo appena un poco il collo e lo vede arricciare le labbra come se ci stesse ragionando sopra per davvero. Probabilmente non gli è neanche mai venuta in mente la possibilità.
«O Harry Malfoy, se preferisci» specifica, anche se fa più schifo dell’altro. Sono raccapriccianti tutti e due, ma preferisce non dirlo. Come ha detto, non ne hanno neppure mai parlato e, per quanto ne sa, potrebbe trovarli accostamenti bellissimi. Se così fosse dovrebbe seriamente rivalutare tutta quella cosa dell’anello e del sì sull’altare, perché non può sposare uno con un così pessimo gusto. Anche se a dirla tutta… Oh, al diavolo! Il solo buon gusto che Harry Potter abbia mai avuto è stato quando ha scelto di fidanzarsi con lui. Ad ogni modo è quasi certo che, riguardo ai cognomi, la propria espressione parli da sé, ma preferisce far finta di niente ed evitare di dire ciò che pensa davvero. Almeno per il momento.
«Draco Potter o Harry Malfoy» mormora con fare meditabondo. «Perdonami se sarò brutale, non ho altre parole per dirtelo: mi fanno schifo tutti e due. Sono qualcosa di raccapricciante, mi fanno venire voglia di mandarti al diavolo e non sposarti più.» Oh! Draco rimane interdetto per un paio di secondi buoni, sfarfalla le ciglia, spalanca la bocca e infine esplode in una sonora risata. Grazie a Merlino. Per un attimo ha temuto che gli piacessero davvero.
«Sappi che se mi avessi detto di prendere il tuo cognome non ti avrei sposato più nemmeno io» mormora, tra le risate, tenendosi la pancia e lacrimando dagli occhi.
«Sul serio, Draco, sono terrificanti.»
«Stavo cercando di immaginarti: piacere sono Harry Malfoy. Brr!» conclude ridacchiando. Draco sente la tensione lasciare il suo corpo. Non è solo per la sciocca faccenda dei cognomi, che tanto sciocca non è, considerato che per nessuna ragione al mondo si sarebbe mai fatto chiamare Potter. Potter è un cognome da poveri straccioni, può accettare di sposarne uno, ma non di diventare come lui.
«Ti senti più tranquillo adesso?»
«Sì» annuisce Draco, scivolando dalla sua presa e mettendosi seduto. Non vuole davvero lasciare il letto, e nemmeno le braccia di Harry se è per questo, ma un certo languore gli sta salendo su dallo stomaco e non è sicuro di riuscire a ignorarlo ancora per molto. «Penso che abbiamo affrontato tutte le questioni: abbiamo gli abiti, gli anelli…»
«Che io non ho mai visto perché te ne sei ricordato meno di un mese fa» lo interrompe Harry ridacchiando.
«Ehi, non mi pare che a te sia venuto in mente» lo rimprovera bonariamente. Non accetta critiche su come ha gestito il matrimonio, sia chiaro. Aveva troppo a cui pensare ed era solo, considerato che San Potter ha passato mesi a dormire tre ore a notte e a non tornare nemmeno a casa. Per non parlare poi di tutte quelle cose brutte che accadevano. Se n’è dimenticato, va bene? Anche se non ha idea di che accidenti di marito si dimentica le fedi nuziali, ma questo è un altro discorso e preferisce non parlarne.
«Facciamo che abbiamo risolto anche questa e pace?» chiede Harry, abbozzando un ghigno. Draco scuote la testa, fintamente esasperato.
«Essia, ma questa concessione mi costa, Potter e adesso muovi il culo che ho fame.» Sente il sospiro contrariato di Harry fin dal bagno, ma non ci bada troppo. In realtà adora stuzzicarlo, farlo innervosire è forse una delle cose che trova più divertenti nella vita. Dopo il sesso, ovviamente.


 

Draco dorme profondamente quella notte, bene come non ricorda di aver fatto negli ultimi mesi. Non gli serve nessuna pozione soporifera, ci pensa la stanchezza e la notte precedente trascorsa su un divano scomodo, a fare tutto quanto. Ritrovare la serenità lo fa crollare alle nove e mezza in poltrona, dopo di allora si rende conto a malapena di essere andato a letto, cadendo in un sonno profondo non appena posata la testa sul cuscino. Sospetta che Potter gli abbia fatto un Levicorpus, ma a dire il vero preferisce pensare che lo abbia portato tra le sue forti braccia come il fottuto eroe che è sempre stato. Ad ogni modo complice con ogni probabilità anche il bicchierino di Rum di ribes rosso che hanno acquistato a Hogsmeade qualche giorno fa, Draco fa una lunga e sana dormita. Quando si sveglia è l’alba, o così crede. Non ha bene idea di che ore siano, ma è certo che fuori sia già chiaro e che il sole stia ancora per sorgere. Lo nota da uno spiraglio aperto tra le tende delle finestre che gli consente anche di scorgere il corpo di Harry al suo fianco. Lui è lì, non se n’è andato. Ed è vero che stanno insieme e convivono da molto tempo, ma se ripensa agli ultimi mesi si dice che rappresenta invece una novità, considerato che dalla festa di fidanzamento hanno condiviso ben poco. Sorride nel constatare che se ne sta scomposto tra le lenzuola: capelli spettinati sparsi sul cuscino, braccia e gambe spalancate tipo stella marina. Occupa la stragrande maggioranza del materasso, tanto che Draco fino a un attimo fa è stato rannicchiato da un lato, quasi sul bordo. Ancora si chiede come abbia fatto a non rotolare giù per terra. È tentato dall’idea di spostare almeno un braccio, ma alla fine rinuncia perché gli dispiacerebbe troppo. Sembra dormire così bene… E poi sente comunque il bisogno di alzarsi, quindi che si metta pure a dormire in orizzontale. Invece che muoversi immediatamente, però, rimane a guardarlo per quello che è un tempo indefinito. Forse trascorrono dei minuti o magari addirittura un’ora. Non è sicuro, quando sono a letto spesso il trascorrere del tempo diventa secondario. Sa solo che gli piace guardarlo e che vorrebbe toccarlo, ma che all’ultimo trattiene le dita, stringendole in un pugno. Non vuole svegliarlo, perché per quanto neghi di essere stanco,  Harry arriva da un periodo forse più stressante del suo. Quindi ritira la mano e, di nuovo, si perde a osservarlo. Un raggio di luce che penetra attraverso le tende, lo accarezza e illumina il suo viso sereno. Ha già detto che è bello? Lo è forse in un modo poco convenzionale, ma che a lui piace da morire. Quasi gli spiace allontanarsi, vorrebbe restare lì, ma ci sono tante cose che deve fare prima di domani. Draco è tentato, ancora una volta, di toccarlo. La tentazione è così dolce che prima di scivolare via gli lascia un bacio sulla fronte. Potter non si sveglia, ma aggrotta le sopracciglia ed emette una sorta di grugnito che lo fa somigliare a un orso. Probabilmente è infastidito dai ciuffi dei suoi capelli che l’hanno involontariamente stuzzicato, eppure non si sveglia. E allora Draco si alza e poi indietreggia, dà un’occhiata all’orologio che tiene sul comodino e nota che sono le sei e un quarto del mattino. La luce che entra dalle tende gli consente di muoversi con una discreta sicurezza. Non molta a dire il vero, ma quel tanto da non sbattere il mignolo del piede contro lo spigolo del comò e non inciampare negli scarponcini che Potter ha lasciato in mezzo alla stanza. Quando alla fine si chiude la porta del bagno alle spalle e usa la bacchetta per accendere la lanterna, quasi maledice se stesso quando la luce lo acceca. Idiota lui che si è alzato così presto, doveva restare a letto e basta. Eppure Draco freme per fare qualcosa. Domani si sposerà con quel disastro ambulante e malvestito che è Harry Potter e ora lui è un miscuglio di aspettativa e terrore, che gli impedisce di stare fermo. Magari sbaglia a farsi subito una doccia e a vestirsi di tutto punto, anzi probabilmente dovrebbe godersi l’attimo. Ma Potter ha il sonno pesante e non può aspettare che si svegli. Se va bene si alzerà per le dieci, considerato che non deve lavorare è piuttosto probabile che tiri fino a mezzogiorno e recuperi un po’ di sonno arretrato. A Draco in fondo non dispiace, apprezza un po’ di solitudine la mattina. Ama muoversi per casa in vestaglia, leggersi la Gazzetta del Profeta, prepararsi la colazione aspettando che Bingley torni dalla sua caccia notturna. Quel mattino, dopo che esce dal bagno in una nuvola di vapore, è già perfettamente vestito e sbarbato. La doccia lo ha svegliato, ma è il caffè che lo rimette al mondo. Di nuovo non è sicuro che sia la scelta giusta, è probabile che arriverà a sera con i nervi a fior di pelle, ma adesso ne ha proprio bisogno. Manda giù anche un paio di scones, di quelli che sono avanzati e lo fa in un sol boccone. Ieri, dopo che hanno fatto sesso, Potter ne ha ingurgitati quattro di seguito. Non è sicuro di come faccia a rimanere così magro, considerata la quantità di roba che mette nello stomaco. Se avesse i capelli rossi penserebbe subito che è un tratto ereditario degli Weasley e che in realtà è in tutto e per tutto un loro figlio. Ma non c’è niente degli Weasley in lui, immagina sia solo che abbia un gran culo. I due che mangia ad ogni modo fanno il loro dovere e, quando finalmente riesce a connettere quel tanto da poter pensare di uscire, Draco si sente molto meglio. Non ci sono molti posti in cui andare alle sette meno un quarto del mattino e non ha nessuna intenzione di irrompere in casa d’altri, il luogo in cui deve andare d’altra parte non è abitato quindi non disturberà anima viva. Si preoccupa soltanto di spedire qualche gufo. Il primo a sua madre, vuole pranzare con lei e papà, magari in un ristorante. Il secondo invece lo invia a Pansy e il terzo ancora a Zabini, sono brevi messaggi nei quali li invita a casa sua per quella sera stessa, per una piccola rimpatriata o addio al celibato che dir si voglia. Dopo aver spedito Bingley carico di lettere fuori dalla finestra, sparisce anche lui in un lieve plop.


 

Ci sono cose che Draco ha promesso di fare a ridosso della cerimonia e altre dalle quali ha giurato di tenersi alla larga. Non darà particolari ordini agli Elfi domestici che arriveranno da Hogwarts, non più di quelli che ha già dato mesi fa. Li ha già istruiti sul menù del banchetto e non intende star loro col fiato sul collo. Anche perché se la caveranno perfettamente da soli. Appositamente per Elfi, gli Auror installeranno quella che Potter ha definito una “Cucina da campo” molto grande e parecchio attrezzata che sarà posizionata proprio vicino al tendone dove si terrà il rinfresco. Draco sa solo questo, non conosce i particolari. Delle cose come tende e sedie se ne sono occupati Harry ed Hermione, andando a fare spese in un negozio babbano. Hanno molto intelligentemente comprato un solo esemplare di tutto quello di cui avevano bisogno perché “Poi lo moltiplicheremo con la magia” gli ha fatto sapere Potter. Draco all’epoca aveva annuito, ammirato e soddisfatto: gli era sembrata un’idea davvero geniale. Poi però ha iniziato a dubitare di tutto e a pensare che, forse, era il caso di mettersi al lavoro lui per primo. Fosse per lui si starebbe già dando da fare con la bacchetta, ma con tutto quello che ha passato negli ultimi giorni ha appunto giurato che non farà niente del genere. Non ha intenzione, insomma, di frapporsi al lavoro degli Auror o di dar loro indicazioni. Non sarà una “Spina nel culo” come ha detto Harry, supportato da Ron ed Hermione. Loro dovranno occuparsi di proteggere l’intera zona che lui e Potter hanno scelto per il matrimonio, issando barriere anti-babbano e altre contro i nemici, oltre che installare tutto il materiale per il rinfresco e gli invitati. E lui dovrà stare zitto e tenere la bacchetta in tasca. Draco è stato assurdamente in ansia per ognuna di queste singole cose e in parte lo è tuttora, se ne sta sempre con il timore che qualcuno possa sbagliare e i suoi invitati si ritrovino senza posti a sedere o privati del cibo. Sa che questo è impossibile, esiste la magia e ha un esercito di Elfi domestici che cucinerà fino a farli scoppiare, quindi la sua stessa presenza qui in questo momento è assolutamente contraria alle promesse fatte. Eppure, Draco si è alzato apposta così presto. C’è una cosa che deve fare e che va al di là di ogni cosa può aver giurato. Non c’entra con lo spirito organizzativo né con il panico dello sposino. Quando lui e Harry hanno scelto il luogo in cui si sarebbero sposati ovvero una radura sulle bianche scogliere di Dover e lo hanno visitato in prima persona, trovandolo assolutamente perfetto, si è immaginato che la cerimonia sarebbe avvenuta sotto un arco fiorito ed è questo che è venuto a fare. Aveva pensato ai gigli, Draco ama i gigli, ma poi ha avuto un’idea migliore. Draco se la cava abbastanza bene con gli incantesimi floreali e si è anche esercitato per creare il tipo di pianta che aveva in mente. All’inizio della sua storia con Potter ha evocato molti più mazzi di fiori di quanti non voglia ammettere e tutto perché vedere le espressioni stupite di Harry, che mai in vita sua aveva ricevuto fiori in regalo, ne valeva la pena. Ma una pianta con tanto di fronde è un incantesimo complicato che deve necessariamente riuscirgli per come se l’è immaginato. Draco si materializza al centro della radura, il sole è già sorto sulle bianche scogliere di Dover, ma è ancora presto perché faccia già caldo. Non sono nemmeno le sette del mattino, il prato verde è bagnato di rugiada. C’è una leggera nebbiolina a permeare l’aria e a renderla ancor più umida. Non appena il sole si alzerà, la temperatura diventerà più accettabile. Per ora, Draco rabbrividisce nella camicia di lino che indossa. Incede nell’erba alta, preoccupandosi anche di rasarla con la magia. D’accordo ha promesso di non fare niente, ma se agita la bacchetta è solo per salvare i suoi costosissimi pantaloni. A un certo punto è quasi sicuro di aver fatto arrabbiare qualche gnomo, perché sente più di un fruscio ai propri piedi. Spera che gli Auror facciano qualcosa in proposito, magari una disinfestazione, perché non vuole che i suoi invitati vengano assaliti da quelle piccole pesti. Il suo camminare si ferma solo quando arriva in prossimità del luogo che lui e Harry hanno scelto. A ridosso della scogliera, a debita distanza dal precipizio ovviamente perché non vuole morire il giorno delle sue nozze. La scelta coincideva anche con l’orario scelto, la posizione del sole, la loro posizione rispetto agli invitati, scelta in modo che lui e Harry li sovrastino. Insomma ci hanno ragionato sopra parecchio. Adesso non fa l’effetto che dovrebbe, l’ora del giorno è quella sbagliata e i giochi di luce che ha in mente non funzionano al momento, però anche in questo modo è stupefacente. E il luogo molto suggestivo. Si sposeranno a mezzogiorno quando il sole sarà alle loro spalle, creando un gioco bellissimo che lui ha intenzione di esaltare con il giusto incantesimo floreale. Ora il sole gli sta a sinistra e, nonostante sia presto, quasi lo infastidisce. Draco arriva camminando a grandi falcate nel punto giusto e con un colpo di bacchetta, fa spuntare dal terreno un ciliegio in fiore che si materializza davanti ai suoi occhi. ** Adora i fiori di ciliegio. Il tronco di quello che è appena spuntato dal terreno, oltre che essere pieno di fiori rosa, è ritorto leggermente verso destra, come se si incurvasse. È proprio quello che aveva in mente di ottenere. Con un altro movimento di bacchetta, un secondo ciliegio in fiore si materializza lì accanto. Anche questo è ritorto su se stesso, piegato appena verso sinistra e anche lui è frondoso e pieno di fiori al punto da scoppiare. L’uno accanto all’altro creano una sorta di spazio, che ricorda vagamente un cuore, attraverso il quale la luce entrerà, illuminando entrambi. Draco indietreggia e osserva, fiero di sé, il lavoro appena fatto. Sono magnifici e si è decisamente superato. I fiori rosa vengono agitati dal vento e uno si stacca da uno dei rami e gli vola ai piedi. Draco muove la bacchetta e il fiore inizia a levitare davanti a lui fino a che l’incanto finisce e il fiorellino gli si deposita in mano. Lo ha fatto per Harry, perché lui è puro e gentile come un fiore di ciliegio. E quando Draco alza di nuovo lo sguardo su quelle fronde ampie, sospira. Stanno per sposarsi, realizza. Lui e Harry.


 

Continua 


 

*Devo necessariamente ringraziare Lisi Efp per l’aiuto che mi ha dato. In “The Cursed Child” Rose, la figlia di Hermione e Ron, si fa chiamare “Weasley Granger” e insieme abbiamo pensato che Hermione potesse aver fatto la stessa cosa, aggiungendo il cognome di Ron al proprio sebbene non ci sia nessun riferimento nel testo.

**Questa è una delle poche licenze narrative che mi sono concessa. So che esiste un incantesimo per evocare dei fiori e quindi ho pensato che Draco potesse addirittura far spuntare due piante enormi. Che sono piante comuni, non piante magiche e nella mia testa è quello che fa la differenza. Le piante magiche delle volte sembrano avere una propria volontà, tipo il platano picchiatore o le mandragore, ma i fiori che vengono evocati sono invece normalissimi. Ho pensato ci fosse una differenza, anche se ammetto che non sono sicura che sia possibile. Però volevo assolutamente creare questa scenografia.


 

Note: Due parole su Schröedinger e sul cosiddetto paradosso del gatto. Lascio qui il link nel caso non sapeste di cosa si tratta, Wikipedia lo spiega abbastanza bene: Paradosso del gatto di Schrödinger - Wikipedia Mi piaceva molto come titolo e come espediente comico e quindi all’inizio l’ho usato senza pensarci troppo. Poi mi sono fermata e mi sono chiesta se Draco (all’inizio era Draco a fare la battuta), potesse avere idea di cosa fosse il gatto di Schröedinger e mi sono detta che era poco probabile specialmente che lo citasse con così tanta naturalezza. Quindi ho optato per Harry, che è vero: non ha un’istruzione babbana superiore però è nato e cresciuto tra i babbani, ha frequentato le scuole babbane fino agli undici anni e poi, anche dopo, andava a casa degli zii d’estate e ricordo anche che Harry e Draco hanno una televisione nel loro appartamento di Diagon Alley (come citato in: “Say yes to the dress”). Di conseguenza ho creduto potesse continuare a tenersi informato sul mondo babbano. Non trovo così improbabile che sappia cosa sia, la faccenda del gatto nella scatola è molto mainstream.

Come potete vedere, la storia è tornata su atmosfere molto più leggere e da commedia. Non dimenticherò del tutto Rosamund Brown e quello che ha fatto passare a Draco, sarebbe improbabile. Ogni tanto l’argomento tornerà fuori, però da adesso in avanti si viaggerà su toni da commedia.

Un grazie a tutte le persone che stanno seguendo, soprattutto a chi ha recensito e continua a sostenere me e questa storia. Andrei avanti comunque anche senza recensioni, lo sapete, ma è bello ricevere commenti di qualsiasi genere quindi grazie. Ormai siamo agli sgoccioli. Ammetto di essere emozionata.
Koa

 
   
 
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