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Autore: C_Totoro    25/02/2023    2 recensioni
Lord Voldemort ha ripreso il proprio corpo e l’Ordine della Fenice è pronto a contrastarlo di nuovo, esattamente come quattordici anni prima. Una nuova minaccia, però, si risveglia nelle terre irlandesi ed è qualcosa che non può essere combattuta né da Silente né da Voldemort: è necessario unire le forze, solo una commistione di Magia Bianca e Magia Nera sarà potente abbastanza. Inizia così una convivenza forzata a Grimmauld Place numero 12, dove nascerà un’amicizia e un’alleanza improbabile: quella tra Molly Weasley e Tom Riddle.
AVVERTIMENTI: è una storia che ho scritto per ridere, pur tentando di rimanere nell’IC il più possibile, con queste premesse è evidente che sia ardua impresa, ed è il motivo per cui ho messo OOC.
Genere: Azione, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Molly Weasley, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Era successo tutto talmente in fretta che Bellatrix non aveva capito nulla. Un attimo prima stava litigando con quel cane rognoso di suo cugino per i cimeli della famiglia Black, l’attimo dopo… l’attimo dopo il suo Signore stava… stava cosa?
Bellatrix lo aveva visto indietreggiare barcollante. Aveva vomitato in ginocchio e poi era semplicemente e inspiegabilmente andato in iperventilazione. Lo avevano avvelenato? Si era lanciata su di lui lasciando perdere tutto: che il peggiore dei suoi incubi stesse prendendo forma?
Padrone!” aveva esclamato in preda al panico per poi inginocchiarsi lì accanto. Avrebbe voluto stringerlo ma sapeva quanto fastidio gli desse essere toccato senza avere dato il consenso e quindi Bella aveva preso a torturarsi le mani, disperata, impotente.
Gli occhi del Signore Oscuro sembravano spiritati. Di solito erano freddi, duri, impenetrabili. Spietati. In quel momento erano un pozzo di paura, terrore, anzi.
“Mio Signore, cosa avete?”
Lo vedeva boccheggiare come un pesce fuori dall’acqua… dopo essere notevolmente impallidito, essere sbiancato come un fantasma, aveva preso a diventare paonazzo. Non riusciva a respirare.
“Padrone, rispondetemi. Vi hanno avvelenato?”
Ma non erano i segni di un avvelenamento, quello. E poi chi poteva essere stato? Cucinava quella Molly Weasley e, per quanto le costasse ammetterlo, non credeva che quella cagna rossa fosse in grado di avvelenare il suo caro Tom. Bella si era guardata intorno, disperata, in cerca di aiuto, in cerca di una risposta, una spiegazione.
Qualcosa.
Qualsiasi cosa.
“Lo avete avvelenato?” aveva chiesto, comunque, cercando di incutere timore, cercando di non far trasparire tutta la sua angoscia.
Molly Weasley era a qualche metro da loro e anche lei sembrava sconvolta. Si premeva le mani sulla bocca senza sapere cosa fare.
Sto morendo
A quelle parole, Bella aveva riportato tutta la sua attenzione sull’Oscuro Signore. Bellatrix aveva deglutito a vuoto, se lui stava morendo stava morendo anche lei. Non poteva vivere senza di lui, non voleva vivere senza di lui. Eppure, le parole del Signore Oscuro, non avevano nessun senso. Il suo cuore batteva, rantolava, ma comunque respirava. Fosse stato un veleno, poi, sarebbe già morto, avrebbe avuto la schiuma alla bocca… Sembrava impossibile, eppure era abbastanza sicura che, quello a cui stava assistendo, altro non fosse che un semplice attacco di panico.
“Mio Signore, io sono qua. Non state morendo, ve lo prometto. Darò la mia vita per voi, non morirete, non morirete mai, Padrone…”
Ma lui sembrava non sentirla, la guardava abbacinato, con gli occhi fuori dalle orbite. Mentre Bella lo guardava fuori di sé dall’angoscia, continuando a domandarsi cosa potesse fare per farlo tranquillizzare, si era sentita afferrare all’improvviso con forza.
La stava stritolando.
La presa del suo Signore era sempre molto vigorosa, adorava lasciarle segni sul corpo e Bella adorava averli… ma Bellatrix aveva anche sempre saputo che Voldemort era in grado di trattenersi: era ogni volta in pieno controllo di sé e della situazione; non le infliggeva mai più dolore di quanto lei potesse sopportare e, anche la sua stretta, per quanto forte, non era mai intollerabile. In quel momento, invece, Bellatrix si era sentita come se l’intento di Voldemort fosse di spezzarle le braccia.
Non lasciarmi
Bellatrix fece quasi fatica a sentirlo, biascicava.
“Non vi lascio” aveva ribattuto, prontamente. “Non vi lascerei mai, mio Signore, lo sapete che non lo farei mai” ma la stretta dell’Oscuro Signore si era fatta ancora più vigorosa. Le sarebbero rimasti i segni per settimane, mesi, forse…
 “Vi prego, Padrone, mi state facendo male…
Per tutta risposta, Voldemort se l’era trascinata addosso, contro il petto. Bellatrix aveva provato ad abbracciarlo, possibile che quella potesse essere la prima volta che riusciva a stringerlo tra le sue braccia come tanto desiderava fare, senza la scusa dell’addormentarsi? Si sentiva sconvolta, le veniva da piangere perché vedere il suo Padrone in quello stato… non esisteva nulla di peggio. Avrebbe passato altri quattordici anni ad Azkaban pur di risparmiare a lui tutto quel dolore che non capiva proprio da cosa fosse stato scaturito.
Sto morendo, ma tu non lasciarmi mai, Bella
Bellatrix aveva scosso leggermente la testa, sempre più traumatizzata, scossa. Provò a scostarsi per guardare il suo Padrone in faccia, le faceva quasi paura vedere quegli occhi grandi e pieni di panico, orrore, sgomento.
Ti prego
Furono quelle parole a sconvolgere più di tutte Bellatrix.
Il Signore Oscuro non pregava. Non era una cosa che faceva.
Ordinava. Sì, ordinava.
Poteva fare una richiesta in modo gentile, al limite.
Ma pregare? Non esisteva.
Bellatrix si decise a fare l’unica cosa che sperava potesse avere un effetto immediato: provò a praticare la Legilimanzia su di lui. Gli afferrò il viso con le mani e lo guardò fissò in quegli occhi che le facevano tremare il cuore. Bella era un’abile Occlumante ma non era mai stata una brava Legilimens… eppure sentiva che fosse l’unica soluzione. Provò a penetrargli la mente.
Nulla.
Quella non era altro che una fortezza invalicabile.
Ci riprovò, perché sperava davvero di poter mettere quiete nella sua testa come in passato lui aveva fatto per lei, doveva instillargli nella testa che non stava morendo, che stava bene, che lei era lì e mai lo avrebbe mollato. Venne espulsa dalla sua mente con così tanta forza che Bella sussultò e si sentì la testa perforata da mille pugnali.
“Mio Signore!”
“Ho bisogno di te…
Bellatrix riaprì gli occhi pieni di lacrime e osservò Voldemort accasciarsi a terra semi-svenuto. L’aveva detto davvero? Aveva detto che aveva bisogno di lei? Lui che aveva bisogno di lei?
Scosse la testa.
“Avete una pozione calmante, mi auguro?” chiese agitata mentre si chinava sul suo Signore. Era in un bagno di sudore, aveva il viso rigato dalle lacrime… non aveva senso.
“Vado a prenderla” le rispose Sirius, Bellatrix non si voltò neanche a guardarlo. Prese il viso del suo Padrone e se lo appoggiò sulle gambe. Non poteva credere fosse accaduta una cosa del genere. Il Signore Oscuro era un uomo forte. Non si trattava solo di potere magico, era un uomo dalla forte volontà, un uomo solitario che non faceva affidamento su nessuno. Bella lo sapeva quanto aveva dovuto patire in passato in mezzo ai sudici Babbani, quanto doveva aver patito nei tredici anni trascorsi sotto forma di spirito, senza corpo. Eppure, non aveva mai vacillato. Cosa lo aveva fatto cadere in crisi in quel momento? Era stata troppo concentrata sul litigio con Black per accorgersi… era tutto scaturito da quel diario… Bella si morse le labbra. Ricordava effettivamente qualcosa riguardo a un diario. Non lo aveva dato a Lucius? Sì… lo aveva dato a Lucius. Gli aveva detto di custodirlo fino a quando non gliel’avesse ordinato lui, poi lo avrebbe trafugato a Hogwarts tramite Draco… era stato proprio un pegno per la nascita del piccolo Malfoy…
“Ecco”
Bellatrix afferrò la fiala della pozione senza neanche guardare il cugino in faccia. La stappò, l’annusò e la analizzo attentamente.
“Godric, Bella, non vogliamo uccidere il tuo…”
Taci” lo disse in modo brusco, tagliente. Un tono che non ammetteva repliche. Non aveva tempo per quelle quisquilie: la sua attenzione era tutta per il Signore Oscuro. Gli dischiuse le labbra – quelle labbra che sognava di baciare da quattordici anni – e gli diede la pozione. L’effetto fu istantaneo. I suoi tratti si rilassarono immediatamente, il respiro si regolarizzò. Bella esitò per un momento, poi gli passò una mano tremante sul viso, asciugandogli le lacrime e il sudore. Voldmemort si dimenò un poco e Bella, per un folle attimo, pensò si fosse già ripreso e che l’avrebbe duramente sgridata; invece, lo vide muoversi su un fianco, dandole le spalle ma con la testa ancora appoggiata alle sue gambe.
“Cos’è successo?” la voce di Molly tremava, si accucciò di fronte a Bella e scosse la testa guardando Voldemort “Era mai successo prima?” chiese alzando lo sguardo su Bellatrix.
Bella sospirò.
“No” rispose laconica, passando una mano tra i capelli del suo Signore, possessiva.
“Sembrava un attacco di panico” s’intromise Tonks “Li ha avuti anche la mamma, quando ha scoperto che tu, Sirius, eri un Mangiamorte”
“Io non sono un Mangiamorte”
“Va be’, hai capito. Non essere pignolo”
Fate silenzio!
Bella alzò lo sguardo sulla signora Weasley, non si aspettava da parte sua quel… quel sincero interesse.
“Sembra che abbia ripreso a respirare correttamente” notò chinandosi un po’ sopra Tom. Bella annuì e la sua mano scese ad accarezzare la nuca e il collo del suo Padrone. Voleva cercare di farlo rilassare, di fargli capire che era al sicuro.
“Forse dovremmo avvertire Silente”
“Non credo proprio” rispose di getto Bellatrix. Non avrebbe permesso a quel vecchio pazzo di avvicinarsi al suo Padrone quando era così debole, indifeso…
“Tu non ti fidi di noi” fece Molly alzandosi in piedi e mettendo le mani sui fianchi “Ma ti assicuro che anche io sono preoccupata per il benessere di Tom…”
“Ma cosa ne vuoi sapere tu?” sibilò Bella adirata “Cosa ne vuoi sapere del Signore Oscuro? Lo conosci da due giorni e credi… credi…”
“Sei tu che non capisci nulla di lui!”
Bellatrix arricciò il naso e contrasse la mano che stava accarezzando il suo Padrone.
“È a me che ha detto… ha detto…” non riusciva neanche a ripeterlo perché non credeva possibile che Voldemort le avesse detto quelle parole. Non era da lui. E lei mai gliel’avrebbe ricordato, mai gliel’avrebbe detto che l’aveva pregata di non lasciarlo, che aveva bisogno di lei. Erano parole che avrebbe lasciato a sedimentare nel suo cuore, le avrebbe lasciate rinchiuse lì per sempre e se le sarebbe riascoltate in solitudine, quando lui non avrebbe potuto sentirle.
Molly le diede le spalle e riprese ad armeggiare in cucina.
“Gli preparo una camomilla”
Bella scosse la testa, con un gesto della bacchetta fece comparire il libro sui Druidi scritto in antiche rune e prese a leggere poi, dopo un attimo, disse senza guardare Molly “Questo non fa altro che dare ragione a me: non ne sai niente di come funziona il mio Signore”
“E cosa proponi di fare, tu, Lestrange?”
“Nulla”
Molly si volse di scatto, senza capire.
Nulla?” la sua voce era incredula “Forse non ti rendi conto…”
“Mi rendo perfettamente conto” Bella non voleva aiutare Molly Weasley a conoscere meglio il suo Padrone ma su una questione era inflessibile: quando si sarebbe ripreso, Voldemort non si doveva assolutamente sentire a disagio “Mi rendo più conto di te. Vuoi fargli bere la tua stupida camomilla? Fai finta di essertela fatta perché eri agitata tu, non per quello che è successo a lui”.
Molly corrugò le sopracciglia “A me, veramente, sembra che a lui piaccia sempre molto sentirsi al centro dell’att-”
“Non hai capito niente” sbuffò Bella “Al Signore Oscuro piace essere adorato, ammirato, innalzato” fece una pausa e alzò un poco lo sguardo dal libro voltando nel frattempo una pagina con indolenza “Non vuole che si sottolineino le sue…” si morse le labbra, lanciò un’occhiata veloce all’uomo adagiato sulle sue gambe e poi sussurrò “debolezze”.
Molly mise su il bollitore e alzò gli occhi al cielo “È come un bambino, quella era una richiesta di aiuto, vuole sentirsi coccolato…
Bellatrix scosse la testa con forza “Ascoltami bene, Prewett… o Weasley o qualunque sia il tuo cognome. Lascia stare” riportò la sua attenzione sul libro “Lascia stare” lanciò uno sguardo intorno, “Credetemi, è meglio fare finta di niente”.
Sentì Molly borbottare e riprendere a fare la camomilla, Bella pensò che fosse incredibilmente stupida.
 
La prima cosa di cui si accorse mentre stava riprendendo conoscenza era quel tocco leggiadro che partiva dal centro della sua testa per poi scendere pigramente giù, verso la sua nuca, dove si fermava facendo dei delicati cerchi concentrici. Era estremamente rilassante, sarebbe voluto rimanere in quella posizione per sempre, con quella mano attenta, dolce, raffinata… Ci mise qualche minuto a rendersi conto di chi lui fosse e dove fosse, di come quello che stava succedendo fosse un vero e proprio affronto. Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò davanti al naso il muso schiacciato di un gatto, lo scacciò con un gesto sgraziato e, come mosse il suo braccio, la mano che lo stava accarezzando sulla nuca scomparve. Si mise seduto in modo repentino e si volse a guardare chi aveva osato tanto.
Bellatrix.
Ovviamente.
Chi altro sarebbe mai potuto essere? Stava per fare un commento pungente quando improvvisamente si ricordò di cosa fosse successo, per quale motivo fossero seduti sul pavimento. Tom sbarrò di nuovo gli occhi mentre il cuore nel suo petto prendeva di nuovo a cavalcare furioso, a briglia sciolta. Vide il suo stesso orrore riflesso negli occhi preoccupati di Bellatrix, chiuse le palpebre e cercò di rilassarsi.
Non era successo nulla.
Niente.
È vero, il diario era andato distrutto; è vero, Silente aveva avuto modo di analizzarlo… ma era anche vero che il medaglione di Serpeverde era nella tasca della sua veste, al sicuro.
Devo andare a controllare gli altri, pensò subito. Nagini era di sopra e non c’era modo che qualcuno potesse toccarla senza prima vedersela con lui. Il Diadema… il Diadema non poteva andarlo a controllare, al momento, idem per la Coppa. Non poteva di certo presentarsi alla Gringott con Bellatrix? L’unico era l’anello… ma poteva lasciare casa Black così, all’improvviso? Cosa avrebbe detto Silente? Si sarebbe insospettito? Doveva ragionare a mente lucida, doveva rilassarsi, doveva…
“Padrone, credo di aver trovato il modo di legare le rune che ci servono”
Voldemort spalancò gli occhi e sorrise. Oh, la sua Bella era proprio perfetta.
“Fammi vedere” le disse accomodandosi accanto a lei e facendole gesto di condividere il libro e gli appunti con lui. Bella si mise a indicare punti del libro e poi appunti scribacchiati in modo veloce. Per qualche assurdo motivo, vedere la propria calligrafia – rigida, stretta, impeccabile – a fianco a quella di Bella – tondeggiante, armoniosa ma un po’ confusa – gli fece palpitare di nuovo forte il cuore. Cosa stava succedendo? Perché stava diventando così sentimentale?
“Vedete Padrone, mi sembra che questa runa sia un sigillo perfetto, cosa ne pensate?”
Tom strizzò gli occhi “Penso che dovremmo provare” poi ghignò, gli era venuta in mente un’idea “Anzi, contatterò Silente e gli dirò proprio che staremo via un paio di giorni per provare questi sigilli”. Avrebbero provato i sigilli, certo, ma avrebbero anche potuto andare a vedere se l’anello dei Gaunt era ancora al sicuro in quella catapecchia…
Il viso di Bellatrix s’illuminò mentre Voldemort si alzava in piedi “Solo noi due, Padrone, da soli?”
“L’idea è quella” commentò freddo.
Tom era già pronto ad andarsene, soddisfatto di come i presenti in cucina non avessero fatto domande, non si fossero interessati a nulla e non avessero fatto commenti inutili; quando si sentì chiamare.
“Caro, se vuoi c’è un po’ di camomilla. L’ho fatta apposta per te”
Tom s’irrigidì e gli si mozzò il respiro in gola.
“Apposta per me?” ripeté glaciale, inviperito “Perché mai dovrei aver bisogno di una camomilla?” chiese alzando un sopracciglio adirato. Vide Molly Weasley fare una faccia sorpresa “Per… be’, rilassare i nervi”
“Ti sembra io sia nervoso?” le chiese alterato e per la prima volta un odio cocente per quella donna rossa s’impossessò di lui. Non si rese neanche conto di averle dato del tu. Come osava? Come osava metterlo così in imbarazzo? Come osava insinuare che avesse bisogno di una stupida camomilla per rilassarsi? Gli stava dando del debole? Era furioso. Nessuno poteva permettersi di insinuare certe cose. Lui era Lord Voldemort, non un uomo qualsiasi, non qualcuno che potesse bere una camomilla per rilassarsi. Lui era sinonimo di perfezione.
“Io…”
Voldemort le diede le spalle e, senza aggiungere nulla, lasciò la cucina velocemente sbattendo con violenza la porta.
“Bene, i miei complimenti, Molly” balzò su immediatamente Bella, iraconda “No, hai fatto davvero un ottimo lavoro”
Molly raddrizzò le spalle “Ho agito in buona fede” si difese subito.
“Ti avevo detto di non farlo!” strillò Bella con le lacrime agli occhi “Lo hai ferito”.
“A tutti fa piacere sapere di avere un… qualcuno che c’è per noi, sempre. A tutti fa piacere ricevere conforto dopo…”
“Non-a-lui” scandì tra i denti Bellatrix avvicinandosi a Molly mentre accarezzava con un dito la bacchetta “Oh, appena finirà tutta questa faccenda ti crucerò. E poi ti ficcherò la tua camomilla del cazzo su per il culo!”
Molly fissò Bellatrix scandalizzata, mise le mani sui fianchi e si fece avanti, senza alcun tipo di timore.
“Non hai mai pensato che potresti essere tu il problema, Bella?” sghignazzò Molly con ferocia “Ti credi tanto perfetta ma in queste settimane che cosa hai fatto, eh?” scosse la testa con fare teatrale “Non mi sembra tu sia stata perfetta”.
Bella vacillò. A cosa si stava riferendo quella donna odiosa?
“Neanche te ne sei resa conto? Lo hai esasperato
Bella sentì il suo cuore spezzarsi. Lei aveva esasperato il suo Signore? Lei? Lei che viveva solo ed esclusivamente in sua funzione? E la Weasley poi cosa poteva saperne? Il Signore Oscuro si era confidato con lei? Possibile?
Molly ridacchiò, aveva intuito di aver punto sul vivo Bellatrix. L’avrebbe schiacciata e le avrebbe fatto capire che la sua lussuria in quella casa non era ben accetta, che Tom non aveva bisogno di certo di una donna così, aveva bisogno di una madre, di affetto sincero e disinteressato.
“Vuoi da lui cose che non può darti” continuò Molly, implacabile “Lo hai subissato di richieste di attenzioni che lui non può o non vuole darti. Ora fai tanto la scandalizzata ma intanto è quasi un mese che metti te stessa davanti a lui, senza sosta. Lo hai divorato
Bella rimase interdetta, si mordeva le labbra senza avere il coraggio di ribattere. Si era comportata così? Poteva essere stata tanto egoista col suo Signore? Era stata davvero colpa sua quella crisi? Bellatrix chiuse lentamente gli occhi e come le palpebre pesanti si serrarono lacrime cocenti le caddero sulle guance.
“Non sono d’accordo” s’intromise Tonks a un certo punto “Molly, il discorso che hai fatto non ha senso. Stiamo parlando di Voi-Sapete-Chi, a me sembra che tu tenda a dimenticare questo fatto. Perché mai Bellatrix dovrebbe mettere i bisogni di un uomo davanti ai propri?”
“Cara, so benissimo chi sia quell’uomo e ho imparato a conoscerlo meglio di voi. È problematico…”
Problematico mi sembra un tantino riduttivo, Molly” l’interruppe Sirius “E poi, adesso abbiamo in casa sia un mago sia una strega oscuri sull’orlo di una crisi di nervi, ottimo” si complimentò accennando con il mento a Bellatrix che rimaneva ferma e immobile al centro della stanza, piangeva in modo sommesso, le spalle leggermente scosse dai singhiozzi “Almeno di solito si gestiscono tra loro. Ora sono tutti e due a pezzi, che ce ne facciamo?”
Molly alzò le mani in aria “Difendete Bellatrix Lestrange?
“Devi ammettere che finché non sei intervenuta tu quell’altro sembrava… normale, per quanto quell’idiota possa essere normale”
Molly strinse le labbra e puntò un dito ammonitorio contro Sirius “Tu cosa avresti voluto? Essere ignorato o…”
“Io non sono Voldemort” l’interruppe subito con decisione Sirius alzandosi in piedi e incrociando le braccia “Bellatrix lo conosce molto bene”.
“Tua cugina assomiglia più a una… una… donna di malaffare che non a una donna interessata al benessere del proprio uomo”.
“Devi ammettere che Tu-Sai-Chi con Bellatrix non è che sia proprio… Ginny mi ha detto di come, quando stavate affrontando il Pogrebin, lui ha” Tonks tirò un colpetto di tosse “Detto di aver scopato con Walburga e Druella. In quella stanza. Davanti a Bellatrix che, è evidente, è succube di lui in un modo… è assurdo”.
“Mia figlia” e Molly lanciò un’occhiataccia a Ginny “Si dev’essere dimenticata di aggiungere che Bellatrix ha detto prima di aver avuto un orgasmo sconvolgente con Rodolphus, in quella stanza”.
“Rodolphus è suo marito” provò ragionevole Tonks “Druella è la madre, Walburga la zia… insomma, io mi sentirei male a sapere che mia madre e mia zia sono andate a letto con l’uomo con cui sto! Tu no?”
“Il punto è che Bellatrix voleva… voleva farlo ingelosire. Lei lo voleva ferire-”
“Ho passato quattordici anni ad Azkaban per lui” s’intromise Bellatrix. Stava continuando a piangere, la voce le tremava, sembrava sconvolta “Quattordici anni. Solo ed esclusivamente per lui!” fece una smorfia “Quei due rammolliti erano lì a piangersi addosso, quell’altro bimbetto chiedeva pietà al padre. Io ho fatto una dichiarazione di fedeltà! IO!” sembrava fuori di sé “E ora devo sentirmi dire da una Weasley che non sono abbastanza per il mio Padrone? Per l’uomo che io… io… con tutta me stessa…”
Le sue parole vennero sommerse dalle urla del quadro di Walburga.
“SUDICIA FECCIA CHE INFESTA LA CASA DEI MIEI PADRI”.
“Ci mancava solo lei” sbottò Sirius uscendo dalla cucina per andare a chiudere le tende di quel quadro. Bellatrix lo guardò sfrecciare via, poi si lasciò cadere su una delle sedie e riprese a piangere. Cosa aveva sbagliato? Era vero, con quell'aneddoto su Rodolphus avrebbe voluto farlo ingelosire. Come avrebbe voluto farlo ingelosire con Lenticchia. Aveva sbagliato? Voleva solo una reazione! E se la reazione fosse stato proprio quell’attacco di panico?
A causa mia? Pensò Bella, incredula. Non può essere, semplicemente perché per lui non sono così importante. Fu quel pensiero, quella certezza, a ucciderla e annientarla. Era così, era la verità. L’Oscuro Signore non sarebbe mai caduto in crisi per lei, lo avrebbe fatto solo per sé stesso, sé stesso e nessun altro, nessuna persona al mondo… affondò il viso nelle mani e poi premette con forza le unghie nelle guance. Il dolore fisico riusciva sempre, in qualche modo, a sviarle quello emotivo. Tutta la sua sofferenza si andò a concentrare sui graffi in faccia che si stava procurando. Fino a quando non si sentì afferrare i polsi.
Chi osava?
“Basta, Bella” la redarguì una voce ferma e contemporaneamente gentile “Smettila” era una voce conosciuta, ma sembrava appartenere al passato, a qualcosa di lontano…
Alzò lo sguardo e incontrò sé stessa. O meglio, come probabilmente avrebbe potuto essere se non fosse stata quattordici anni ad Azkaban.
La presa di Andromeda sui suoi polsi era decisa e forte “Smettila di farti del male, Bella” la riprese con forza. Bellatrix continuava a fissarla in silenzio, senza sapere cosa dire e cosa fare.
Andromeda era una traditrice. L’aveva abbandonata per quel Ted Tonks. Aveva voltato le spalle alla sua famiglia per un uomo…
“Tu per lui avresti fatto la stessa cosa. Hai fatto la stessa cosa” le disse immediatamente Andromeda sospirando, come leggendole la mente.
“Non provare a paragonare l’Oscuro Signore a un Sanguesporco”.
“No, figuriamoci” le rispose Andromeda sarcastica “Un uomo tanto perfetto è irreplicabile” le lasciò andare i polsi e Bella distolse lo sguardo. Per qualche motivo, la presenza di Andromeda la metteva a disagio. Il Signore Oscuro le aveva ordinato di comportarsi bene. Non era stato poi così difficile ignorare tutti gli abitanti di quella casa: per lei erano come insetti, indegni di qualsiasi attenzione. E poi c’era il suo Padrone, il suo Padrone meritava attenzioni, non di certo Sanguesporco, Mezzosangue e Traditori del proprio Sangue. Ma Andromeda? Andromeda non era mai riuscita a dimenticarla, non era mai riuscita a perdonarla, non era mai riuscita a eliminarla dal suo cuore. È vero, sull’arazzo dei Black, al posto del suo viso, c’era solo una bruciatura… e tuttavia… come poteva? Come poteva…
“Sono qui per te, Bellatrix” le disse Andromeda sedendosi accanto a lei. Bella si riprese e strinse le labbra “Non ho bisogno di te. Hai fatto la tua scelta, convivici”
Andromeda ridacchiò “Non mi pento della mia scelta come, purtroppo, suppongo tu non ti sia pentita della tua” inclinò leggermente il capo “Sei uno schifo, Bella”
Bellatrix sussultò, colpita sul vivo. Andromeda era bellissima, come sempre.
“Come credi di poter riconquistare il tuo amato Padrone se continui a comportarti come una bambina?”
Bella dischiuse le labbra, incredula “Sei qui per aiutarmi a riconquistare lui?”
Andromeda alzò gli occhi al cielo “Sono qui per aiutarti, Bellatrix. Se ciò che ti aiuta è il pensiero di poter riconquistare lui… sì, sono qui per questo”.  
  
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