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Autore: FragileGuerriera    25/02/2023    3 recensioni
Missing moments ispirato all'episodio 106, "Le due guerriere".
Michiru incontra Haruka e cerca di convincerla ad accettare il suo destino di guerriera Sailor, ma tra le due nasceranno numerosi scontri: Haruka è decisa a non voler sacrificare i suoi sogni per un disegno crudele di cui non comprende il significato. Al tempo stesso Michiru intraprenderà una battaglia personale per negare i sentimenti che inizia a provare per Haruka.
ATTENZIONE: all'interno della fanfiction saranno presenti scene forti (ma non violentissime) legate al sogno apocalittico di Haruka.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
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Buona sera a tutti, pubblico con un leggero ritardo (un giorno) il secondo capitolo.

Mi sono accorta che nello scorso capitolo non ho lasciato link che riportassero ai doujinshi di Yamada che riportano ad alcuni dei missing moments del famoso episodio 106 a cui io stessa ho fatto riferimento in questa fanfiction.

Vi lascio di seguito il link dove andare a leggere la trilogia. Sfortunatamente non si riesce ancora a reperire la traduzione in italiano, ma questo sito è il più completo in quanto sono presenti sia le vignette che la loro relativa spiegazione.

http://www.yurisuki.net/tou.html

Vi auguro buona lettura.


1


Haruka chiuse la catena della bici e guardando verso il grande edificio sorrise soddisfatta: "Ancora un paio di mesi e poi noi due non ci vedremo più per un bel mesetto" pensò allegra. Non amava la scuola, ne' tanto meno lo studio. Aveva una media scolastica più che buona, ma studiava per dovere non perchè le piacesse studiare. Lo studio infatti portava via il tempo che avrebbe potuto invece spendere per le sue uniche vere passioni: le macchine e le moto. Non amava quella scuola in particolare perchè essendo privata non ammetteva certe sue "scelte" e modi di fare che non intendeva in nessun modo cercare di correggere. "In America non facevano tanti casini". Il Giappone le piaceva, le piacevano i giapponesi, le giapponesi in particolar modo, ma la sua scuola proprio no. Erano tutti così impostati e rigorosamente incasellati in determinate e strette categorie! In apparenza tanto simile all'America da sembrare quasi un prolungamento dell'estremo ovest, nella realtà il Sol Levante era così diverso dal mondo in cui aveva vissuto fino all'anno precedente!

I suoi genitori l'avevano avvertita: -Non sarà facile abituarsi alla mentalità giapponese-.

Lei aveva risposto scherzando: -Farà bene un po' di disciplina!

Se avesse capito quanto di strette vedute erano i giapponesi forse avrebbe riso un po' meno. I  professori e i genitori dei ragazzi, ma specialmente quelli delle ragazze, disapprovavano e non pochi addirittura trovavano deplorevole il suo modo di essere. Ormai mancava praticamente solo un anno e due mesi all'addio definitivo a quel brutto luogo. Per fortuna di scuole superiori prestigiose ed anche pubbliche ce n'erano e lei ne aveva già individuate due. Il vero problema non era scegliere in quale delle due iscriversi, ma resistere ancora ed uscire da quella scuola. Una volta fuori avrebbe potuto finalmente respirare ed essere se' stessa senza tanti occhi che la scrutavano come se si fossero trovati in presenza di una monatta. Varcò la soglia dell'edificio persa nei suoi pensieri. "Chissà come faranno certe ragazze a resistere in un collegio di suore!" pensò mentre le tornavano alla mente i volti delle ultime due collegiali conosciute, Elza e Michiru. 

-Tenoh-San, hai un minuto da prestarmi?- le disse una ragazza spuntando fuori da una porta del corridoio e distogliendola dai suoi pensieri.

-Ah, in realtà sono di fretta, la campanella è suonata un minuto fa.

-Chi cerchi di fregare? Se ci tenessi davvero a non arrivare più in ritardo di quello che sei già non andresti in classe con tutta quella calma.

-Maledizione a te Senpai ...

-Volevo dirti che ho parlato con Taka-San e abbiamo pensato di chiederti se eri davvero sicura di volerti ritirare dalle corse. Manca poco alla fine dell'anno scolastico e tu potresti partecipare alle ultime competizioni di corsa per il nostro istituto.

-No.- fu categorica la sua risposta.

-Per favore Haruka-San, non c'è nessuna brava come te, non puoi lasciare perdere tutto all'improvviso. Noi tutti contiamo su di te per la vittoria.

-Se ci tenete tanto a vincere perchè non vi allenate di più? Io non ho nemmeno la soddisfazione di tenere la coppa visto che poi la devo cedere per l'ennesima volta alla scuola! Non ci penso minimamente.

-Haruka-San dai, non fare la scorbutica, in fin dei conti cosa ti chiediamo? Capisco se ti chiedessimo di salvarci dall'Apocalisse, ma ti stiamo solo chiedendo...-

A quell'ultima frase Haruka ebbe quasi un tremito di paura, perciò sbottò e la interruppe: -Ma vai al diavolo, ho detto no!- prima di dirigersi in classe a passi svelti.

Quella dannata Senpai non sapeva minimamente di quello che le stava succedendo, non sapeva che certi discorsi erano vietati con lei e che se aveva deciso di non voler più partecipare alle gare di punto in bianco era solo per salvarsi la vita. -Dannata Senpai!!- disse prendendo a calci il cestino all'angolo di fronte alla sua classe.



***    ***    ***


-Non devi per forza venire se non vuoi.

-No, no, ti dico che mi fa piacere- le rispose sorridendo.

-Sei sicura?- le chiese Elza con tono apprensivo. Michiru annuì. -Se perdo però non devi reagire come l'altra volta- le disse a quel punto Elza cercando di buttare sul ridere l'episodio del pianto sulla via di ritorno. Quel pianto che servì solo a farle prendere ancora più in antipatia Haruka, perchè, anche se Michiru non aveva detto niente, era più che evidente che ad averla turbata fino a quel punto era stato il modo brusco con cui Haruka l'aveva trattata.

-Tranquilla. L'altra volta ero un po' provata per diverse cose- mentì Michiru continuando a camminare.

-Va bene, ma stavolta la straccerò. Lo voglio fare per me ovviamente, ma anche per te. L'ultima volta ti ha trattato con sufficienza perchè si dà un sacco di arie solo perchè è piena di fan. Da quello che so è forse più popolare tra le ragazze che tra ragazzi. Anche con me, non si è nemmeno degnata di parlarmi, “Io sono la signora del vento e voi solo mosche che senza me non potreste spostarvi di un centimetro...

Michiru ridacchiò prima di interromperla: -Elza, non ti sembra di esagerare?

-Non capisco come possa esserti simpatica.

-Non ho detto che lo sia, solo che ti sei messa a parlare a mitraglietta, quando non sai praticamente nulla di lei! Non sai nemmeno l'età!- ribattè lei ridacchiando.

-Perdinci se la so!

Michiru ebbe un piccolo tuffo al cuore. Sapeva che era sbagliato, che non doveva alimentare quel nuovo interesse che sentiva per quella ragazza, ma alla fine... era utile anche per la sua missione: -Ah, sì? E quanti anni ha esattamente?- le chiese con una leggera agitazione nella voce.

-Quindici come noi. Se non ti conoscessi bene direi quasi che ti sei infatuata di lei- le rispose l'altra infastidita dal quello strano tono di voce che non era sfuggito al suo orecchio sempre attento alla voce della compagna di scuola.

-Ma no, che dici? Neanche la conosco. E poi sai che i miei non vorrebbero. Beh, ovviamente nemmeno io...

-Però è questa la tua vera natura. Lo sai tu come lo so io- le disse Elza trattenendola per un braccio e guardandola seria. Michiru fissò i suoi occhi e per un attimo si perse in quel blu scuro. Come aveva fatto ad avvicinarsi tanto al suo volto nel giro di un attimo, non lo capiva. Vicina, vicinissima... Eppure tra loro c'era sempre quella fastidiosa distanza, quei pochi centimetri che erano tanti quanti i rimasugli di speranza che la sua fosse solo una confusione adolescenziale. Incatenata con lo sguardo a quegli occhi che aspettavano per l'ennesima volta un risvolto decisivo nel loro rapporto, fu quasi tentata di provare. Provare per capire chi era davvero lei. Se non avesse dato tanta importanza al primo bacio l'avrebbe già dato per togliersi i dubbi una volta per tutte. Solo banciandola avrebbe capito se per lei era una cosa giusta o solo un rimproverevole errore. A meno di una spanna di distanza fu sul punto di convincersi. Forse la sua confusione si sarebbe potuta chiarire anche solo appoggiando le proprie labbra alle sue.

Come se le avesse letto nel pensiero Elza capì che quello era il momento per agire. Michiru aveva abbassato tutte le sue difese. Era chiaro proprio per una mancanza di reazioni da parte sua. Era il momento per toglierle ogni dubbio, finalmente avrebbe capito che lei era la ragazza giusta e che non c'era niente di male se erano entrambe ragazze. Doveva baciarla. Guardò furtivamente alle sue labbra e si avvicinò piegando leggermente la testa a destra...

-Ciao, tu devi essere Michiru-San, non è vero?- le interruppe una voce un po' bassa e cordiale. Michiru si girò di scatto verso la persona che le aveva parlato. Haruka in tuta da ginnastica era di fronte a loro che le faceva uno strano sorriso. Elza mollò la presa sul suo braccio guardando piuttosto contrariata la bionda. -Mi scuso per il comportamento della settimana scorsa- le disse avvicinandosi alle due -Non volevo essere scortese è solo che l'altra volta... ero un po' provata per diverse cose-. Michiru aprì la bocca dallo stupore: sapeva benissimo di aver detto la stessa frase ad Elza qualche minuto prima. -Sì, so essere cordiale anche io- continuò poi Haruka fraintendendo lo stupore di Michiru. -Vabbeh... Volevo solo scusarmi per il mio comportamento della volta scorsa. Vado.- tagliò corto poi non ricevendo alcuna risposta. Fece per allontanarsi, ma Michiru la bloccò subito: -Michiru Kaioh, piacere di assistere alla tua corsa- s'inchinò leggermente dalla sua parte, incurante del fatto che la frase avrebbe senz'altro creato grande fastidio in Elza che voleva farla assistere alla sua di corsa e alla sconfitta di Haruka Tenoh. Quest'ultima si girò dalla sua parte e sorridendo s'inchinò leggermente a sua volta prima di presentarsi: -Haruka Tenoh...- tentennò per cercare le parole per completare la sua presentazione. Parole che non arrivarono. -Elza- cambiò interlocutrice in modo da tagliare la corda nonostante l'inghippo in cui si era ritrovata pochi secondi prima -Ciao!- la salutò senza onorifici e senza inchino ma accennando con la mano ad un saluto militare prima di andarsene. Michiru con il cuore dal battito leggermente accellerato rimase a guardarla allontanarsi; mentre Elza, seccata dal fatidico tentativo andato in fumo e dalla scena che aveva avuto per protagoniste la rivale e la ragazza a cui ambiva, si allontanò con passo deciso dicendo solo: -Veramente, io non ti capisco, Michiru!


A pochi metri di distanza da loro Haruka si stava chiedendo se fosse stata giusta o meno quell'improvvisata fatta all'amica di Elza. Le era venuto d'istinto il presentarsi e il concentrare tutta l'attenzione su di se'. In realtà lei non era una persona che moriva dalla voglia di mettersi in mostra sempre e comunque, però in quel momento fu più forte di lei. Non sapeva spiegarsene il motivo, ma quando vide Michiru così in confidenza con Elza che sembrava quasi che si sarebbero baciate da lì a poco, le venne istintivo affrettare il passo e presentarsi per distaccarle. Elza non le piaceva; non le piaceva il modo di fare presuntuoso che aveva. Quella di due settimane prima era la prima volta che gareggiavano insieme e quella ragazza senza nemmeno presentarsi seppe solo dirle: -Ho sentito che nessuno corre come te, ce la farai a battere anche me?-. Lei era in preda ai ricordi dei suoi incubi e quella piccoletta faceva la grande campionessa senza dire neppure il suo nome. Ciò nonostante non era questo a darle fastidio della scena che si presentò ai suoi occhi appena svoltò l'angolo; il vero problema era vedere Michiru così vicina ad un'altra persona. Non era convinta che avrebbe davvero baciato Elza, forse aveva interpretato male lei i loro atteggiamenti, o forse era Elza che aveva una cotta per la ragazza e stava cercando in qualche modo di riuscire a rimorchiarla. Eppure anche questo non aveva importanza; ciò che era davvero importante era separare quelle due. Era una mossa stupida considerato che voleva scappare dalla ragazza dei suoi incubi, nascondersi e distaccarsi il più possibile da lei, ma il fastidio e la gelosia provati furono più forti di lei. Era stupido provare quella sensazione di fastidio per una ragazza che conosceva appena e che, nonostante lei avesse pensato il contrario, sicuramente non stava facendo nulla di male con la sua amica, eppure le diede una soddisfazione enorme interrompere quell'atmosfera tra le due ragazze. Troppo appagante vedere Elza guardarla arrabbiata e mollare finalmente la presa sul braccio della giovane pittrice, dandole così la possibilità di avvicinarsi a Michiru e togliere ogni tipo di attenzione della medesima su Elza. Ciò nonostante non poteva negare di essere stata comunque impulsiva come sempre. Aveva capito fin dal primo momento che ora il suo primo obiettivo era nascondersi dalla ragazza dei suoi incubi, ma quel giorno si palesò a lei in tutta la sua sicurezza. Sicurezza che per poco non venne a meno nel momento in cui si presentò, quando non riuscì a completare la sua presentazione con una frase diversa da quella che aveva in mente: "Haruka Tenoh, piacere di conoscerti e di sapere che mi guarderai correre". Dirle così sarebbe stato come dire: prego, entra nella mia vita e distruggi tutti i miei sogni come se nulla fosse. Sarebbe forse stato meglio non fermarsi affatto. Alla fine però doveva anche tenere conto della prima cosa veramente fondamentale: in quel giorno, che senso aveva non farsi notare sul tragitto che portava sulla pista da corsa, se tanto poi mezz'ora dopo avrebbe partecipato alla sua seconda competizione contro Elza, grande amica di Michiru? "Sì, sì, sono nata sotto la cattiva stella" pensò, mentre accedeva agli spogliatoi. Non voleva partecipare, ma visto che l'unica che correva un po' più veloce delle altre nel suo club di corsa si era sentita male, la sua Senpai l'aveva obbligata a rispettare gli impegni che aveva preso con il club di corsa. La sua scuola non mancava il podio da cinque anni, da quando poi era arrivata lei, era sempre in testa a tutti gli altri istituti lasciando loro sui tabelloni dei punteggi un bel margine di distacco. Ora, proprio verso la fine di questo altro anno scolastico, non potevano permettersi di perdere contro la nuova concorrente Elza Grey che effettivamente si dimostrava essere una promessa nell'atletica.

Dieci minuti dopo, mentre ormai si stava allacciando le scarpe da ginnastica vide un altro paio di scarpe piantarsi di fronte a lei. Haruka sollevò lo sguardo individuando nella persona di fronte a lei la sua rivale. -Si può sapere che cosa vuoi?- le disse facendosi seria e tornando ad allacciarsi la scarpa destra.

-Volevo solo dirti che un minimo di educazione non sarebbe sgradita e che potevi presentarti anche con me invece di fare tanto la sbruffona.

-Mmm, giusto- convenne la bionda guardandola in faccia -D'altronde anche tu sei stata così educata la volta scorsa da presentarti con un messaggio di sfida invece che con nome e cognome, Elza Grey.

-Io sono nuova, mi aspettavo il benvenuta da quella che si dice essere la padrona di casa qui sulla pista di atletica.

-Che scusa banale!

-Ascolta un po' Haruka, io non so che cosa tu ti sia messa in testa di fare con Michiru, ma volevo avvertirti che lei non è come sembri essere tu...

-Oh-oh-oh- la interruppe l'altra- e come sembrerei essere io?

-Beh... - esitò. -Si dice che ronzino intorno a te diverse ragazze.

-E con questo? Se una ragazza è molto bella e le fanno il filo un sacco di ragazzi non vuol dire che lei sia una che ci sta con tutti. Senza contare che comunque ho anche diversi ragazzi che mi fanno il filo, se è il sesso o la quantità di chi ti corteggia a determinare la tua personalità.- Elza rimase un attimo spiazzata. In effetti, se in un primo momento dirle che Michiru era assolutamente eterosessuale le era sembrato un buon deterrente, ora si domandava cosa sperava di ottenere con quel discorso. Erano solo alcune voci maliziose che giravano in spogliatoio sul conto di Haruka, ma non vi erano certezze, ne' tanto meno conferme da parte della diretta interessata, che Haruka preferisse le ragazze ai ragazzi. Doveva però almeno rimediare all'errore commesso. Era stata lei a far conoscere Haruka e Michiru e ora, senza un piano preciso, non poteva nemmeno ostacolare la chiara attrazione che provavano l'una per l'altra. Però poteva in qualche modo cercare di rallentare il corso di quella spiacevole situazione e guadagnare così tempo prezioso per far cedere Michiru. -In ogni caso, non ti venga in mente di provarci con Michiru. Lei viene da una famiglia dove gente con certe tendenze non sono bene accette e anche lei ne prova in qualche modo ribrezzo- mentì.

-Ah, sì?- Haruka si alzò, chiuse la cerniera del suo borsone e continuò: -Non sembrava proprio prima, sulla strada per venire qua, quando i vostri volti erano a poco più di una spanna di distanza.- Senza accorgersi come fosse successo, Elza si ritrovò spinta contro uno degli armadietti dello spogliatoio, le braccia di Haruka ai lati per bloccarla e il suo viso a pochi centimetri di distanza dal proprio. -Esattamente così- disse a voce bassa Haruka riferendosi alla breve distanza che le separava. Così breve da sentire quasi il suo respiro solleticarle le labbra. Un lieve sorriso curvò appena la bocca della bionda e una guizzo malizioso animò i suoi occhi verdi. -Non ti pare?- finì la frase fissandola negli occhi per qualche secondo prima di andarsene e lasciarla lì, sola e in qualche modo turbata dal loro incontro ravvicinato.



Circa un'ora dopo, sul ritorno di casa, Michiru stava parlando ininterrottamente quasi senza dare peso alle mancate risposte di Elza o a quelle poche risposte che riceveva in cambio e che si limitavano a monosillabi. A un certo punto Elza sbottò: -Insomma, Michiru! Sono contenta che Haruka non abbia stracciato l'invito che le hai dato per il tuo concerto di beneficienza sulla crociera, ma non hai ancora capito che non sono dell'umore giusto per parlarne??

Michiru restò spiazzata. Elza con lei era sempre stata comprensiva e premurosa, non avevano mai litigato e lei non aveva mai ricevuto risposte scocciate o sgarbate dall'altra. -Ma... Io... Parlavo del concerto per tirarti su di morale.

"No, Michiru! Tu lo facevi perchè sei troppo felice all'idea che lei possa accettare il tuo invito!". La guardò con rabbia. Si stava facendo soffiare via la ragazza dei suoi sogni da una tipa... che in realtà nemmeno la voleva. Anzi, visto il modo seduttivo con cui le aveva parlato nello spogliatoio chissà quante ragazze aveva rimorchiato con quel suo modo di fare, così spontaneo e tanto spudorato! E Michiru pareva essere così rapita da quella ragazza da essere fin diventata insensibile nei confronti dei sentimenti che provava lei. -Lasciami sola per favore-. Era troppo arrabbiata. Aveva faticato tanto per conquistare Michiru e la medaglia ed ora arrivava una che con uno sguardo aveva rapito la testa alla ragazza e nelle corse questa volta l'aveva davvero stracciata. Sette secondi di distacco. No, non era proprio dell'umore giusto, specie se pensava che dopo un mese lei sarebbe tornata in Brasile per le vacanze estive, mentre Michiru sarebbe rimasta lì in Giappone, dove quasi sicuramente sarebbe rimasta anche Haruka Tenoh.

  
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