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Autore: Wilson Walcott    27/02/2023    0 recensioni
Via delle Querce, 16
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra tutti quegli impostori cercavo qualche mio simile.

Impresa alquanto ostica, per non dire impossibile, da portare a termine.

Ciò che traspariva da quel quadro così scontato era solo un gruppo di persone con sembianze vagamente di scrittori e poeti, o presunti tali.

Li guardavo da lontano, come si scruta qualcosa di cui non se ne ha la piena comprensione e che quasi spaventa.

Tra baffi arricciati e cappelli improbabili, gonne trumpet e fermagli vistosi, potevo addirittura intravedere qualche giacca con toppe sui gomiti.

Cosa poteva essere più stereotipato di quello?

Forse solo le pipe o sigarette fumose e i calici di vino da sorseggiare che ne facevano da cornice, come se fossero uno status da esibire con fierezza.

Ed eccolo lì, poco dinamico ed offuscato, il circolo degli scrittori.

Ubicato al piano terra di una vecchia palazzina di quartiere, dove non succede mai nulla durante la settimana e che bisogna provvedere da sé per colmare nei week-end quel senso di noia siderale, con qualche stupida attività di presunta aggregazione sociale.

In pratica borghesi annoiati in cerca di una gratificazione personale, alimentata dagli echi sordi delle loro stesse voci nasali e gutturali, dediti a cunnilingus e fellatio lingustiche reciproche, per compiacersi l'un l'altro.

Difficile credere che avessero mai studiato un metro in vita loro, o almeno letto un semplice libro che non fosse una rivista di gossip, considerando i discorsi che intavolavano con fare quasi orgoglioso.

La fiera dell'ostentazione e delle banalità di menti decisamente poco inclini ad uscire dagli schemi nei quali loro stesse si ingabbiavano volentieri per sentirsi parte di qualcosa.

Nemmeno sapevo cosa ci facessi di preciso lì.

Del resto, non era stata colpa mia, ma un'idea di Michelangelo. Mi aveva trascinato a forza.

 

“Andiamo, potrebbe essere la volta buona per incontrare qualche editore e proporgli il tuo ultimo manoscritto”, mi aveva detto con fare rassicurante e speranzoso, come se credesse veramente alle sue parole e probabilmente anche nelle mie capacità.

Mi ero lasciato convincere insomma, nonostante le perplessità. Almeno così avrei avuto modo di rompere la routine quotidiana e mangiare qualche antipasto senza pagare.

Ma, in realtà, cosa poteva mai interessarmi di svendere le mie idee?

Firmare un contratto, magari come ghostwriter, mentre qualche altro stronzo senza talento si prendeva i meriti del mio lavoro senza nemmeno avere avuto la briga di leggere mezza pagina di quanto avessi scritto.

 

Cominciava a salire in me un senso generale di malessere.

Vedendoli tutti lì, tra vagheggiamenti vari e risate ipocrite, cresceva in me la repulsione generale che mi attanaglia quando qualcosa si discosta troppo dai miei ideali.

Non riuscivo più a tollerare quella recita mal riuscita. L'angoscia alimentava sé stessa, facendo posto ormai al panico. Mi assaliva da dentro, come una bestia feroce affamata che si nutriva del mio spirito: mancanza d'aria, vertigini, sensazione di svenimento, senso di morte imminente.

Rimanere lì non faceva onore alla mia persona e non sarei stato io se avessi continuato a fingere che tutto andava bene.

Michelangelo era troppo assorto nelle sue questioni personali di corteggiamenti intellettuali per accorgersi di quanto stessi male, quindi non cercai nemmeno di avvertirlo.

Semplicemente mi diressi verso la porta, dovevo uscire da quella stanza poco illuminata e con il fumo intossicante che impregnava le pareti. Avevo bisogno d'aria.

Non fui nemmeno sulle scale esterne il palazzo quando la vidi, sul marciapiede di fronte, seduta su quella panchina verde mentre guardava il cellulare che le illuminava il viso.

Fu come una visione per me.

   
 
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