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Autore: C_Totoro    28/02/2023    3 recensioni
Lord Voldemort ha ripreso il proprio corpo e l’Ordine della Fenice è pronto a contrastarlo di nuovo, esattamente come quattordici anni prima. Una nuova minaccia, però, si risveglia nelle terre irlandesi ed è qualcosa che non può essere combattuta né da Silente né da Voldemort: è necessario unire le forze, solo una commistione di Magia Bianca e Magia Nera sarà potente abbastanza. Inizia così una convivenza forzata a Grimmauld Place numero 12, dove nascerà un’amicizia e un’alleanza improbabile: quella tra Molly Weasley e Tom Riddle.
AVVERTIMENTI: è una storia che ho scritto per ridere, pur tentando di rimanere nell’IC il più possibile, con queste premesse è evidente che sia ardua impresa, ed è il motivo per cui ho messo OOC.
Genere: Azione, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Molly Weasley, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Andromeda aveva sempre amato profondamente Bellatrix e, quando aveva scelto di essere fedele a sé stessa e al sentimento che provava per Ted, la sorella maggiore era stata la persona che più le era costato lasciare indietro; nonostante Bella fosse sbocciata in una completa folle già da un paio di anni, nonostante fosse stata la persona che più l’aveva maledetta e insultata quando si era smaterializzata via da Casa Black. Avevano sempre avuto un rapporto stretto, loro due. Così simili fisicamente, nate nello stesso giorno ma a distanza di due anni, spesso erano state scambiate per gemelle. Dromeda aveva dovuto convivere per una vita con l’ombra di sua sorella: Bellatrix Lestrange, la Mangiamorte. Aveva provato a odiarla, dopo tutto il dolore che le aveva causato, dopo tutto il dolore che aveva causato ad altri.
I Paciock.
Quello che aveva fatto a loro era qualcosa di raccapricciante e ancora non riusciva a capacitarsi di come sua sorella, la ragazza con la quale aveva condiviso tutta la sua infanzia e la sua adolescenza, fosse diventata un mostro, un mostro come quell’altro. Sì, perché da quando era arrivato lui, Bella era cambiata. Era come se fosse… se si fosse svegliata, come se avesse trovato uno scopo nella vita, come se si fosse ritrovata all’improvviso a poter esprimere al massimo il suo potenziale. Nessuno avrebbe mai tolto dalla testa ad Andromeda che, se solo avessero avuto due genitori come si deve, se solo avessero potuto decidere fin da principio come vivere la propria vita, Bella non si sarebbe mai legata a un uomo di quel tipo. Lei, che era una stella splendente, fiera, si era sottomessa a un uomo tanto orribile. Le aveva sempre fatto male al cuore vedere come Bella per quello si fosse umiliata e lasciata fare di tutto, dire di tutto, ordinare di tutto. Ma ora Andromeda aveva l’opportunità di riprendersi sua sorella o, per lo meno, ridarle una parvenza di dignità.
Dromeda guardò Bella al di sotto delle sue palpebre pesanti con sguardo critico. Azkaban l’aveva distrutta. Si era aspettata di peggio, se proprio doveva essere sincera, ma era evidente Bella fosse ridotta a uno straccio. Fisicamente, per quanto di una magrezza raggelante, sembrava aver ripreso una certa prestanza. Psicologicamente, invece… le avevano detto che quell’orribile uomo non perdesse mai occasione per umiliarla e sminuirla. Come in passato. Nonostante Bellatrix avesse passato quattordici anni in attesa di lui, quello schifoso non si era neanche preso la briga di ringraziarla per un gesto del genere. Eppure, Dromeda le aveva appena detto che era lì per riconquistare lui. Era una situazione assurda e se Silente non fosse stato così categorico non avrebbe mai acconsentito a quella follia. Rivedere Bella era estremamente doloroso, l’idea di ridarla in pasto a… quello, insopportabile. Se la strinse al petto, il suo profumo così diverso da quello che ricordava e anche il suo corpo era completamente cambiato. Andromeda sentiva il proprio cuore battere all’impazzata, sapeva che si era andata a cacciare in una situazione tremenda: avrebbe, di fatto, cercato di aiutare Bella a riprendersi solo per poi ridarla in pasto a quello schifoso. Si sarebbe di nuovo avvicinata a lei, avrebbe riavuto un assaggio di ciò che era avere una sorella e poi… poi l’avrebbe persa un’altra volta.
Si sedettero al tavolo, Bella continuava a occhieggiare la porta d’ingresso, come se si aspettasse di vedere entrare qualcuno da un momento all’altro.
“Avete litigato?” chiese Andromeda mentre aiutava Molly a portare in tavola la cena. La cucina stava tornando a essere affollata.
“No” rispose Bella laconica, lanciando un’occhiataccia a Molly “è tutta colpa di quella cagna rossa” ringhiò tra i denti. Molly sbatté la pentola sulla tavola con tanta forza che lo stufato strabordò fuori “Non ho fatto nulla. Tom ha bisogno di attenzioni…”
“Il Signore Oscuro ha bisogno di essere lasciato in pace”
“Sei tu che lo assilli, non di certo io”
Andromeda strabuzzò gli occhi di fronte a quel diverbio. Non le giungevano nuove le lagne di Bella, ma possibile che anche Molly Weasley fosse caduta nelle trame del Signore Oscuro? Non aveva senso. Era una donna sposata, con figli e “dalla parte del bene”. Non si sarebbe mai interessata a un uomo come quello. Dromeda si volse verso Bella e notò come le parole di Molly l’avessero colpita in modo particolare, si morse le labbra e abbassò lo sguardo nel piatto con fare colpevole.
“Non vanno bene le cose?” chiese ancora Andromeda, cercando di non far trasparire l’entusiasmo nella voce. Possibile ci fosse stato un allontanamento tra quei due?
“L’Oscuro Signore, ultimamente, è molto… distante” sibilò rimestando lo stufato.
“E Molly è la sua nuova confidente preferita” aggiunse Arthur sedendosi accanto ad Andromeda che alzò un sopracciglio “Molly?” chiese stupita.
“Pensa che sia uno dei nostri figli, evidentemente”.
“Non penso niente del genere” rispose prontamente Molly irritata “Sto solo cercando di eseguire al meglio gli ordini di Silente, se voi vi foste presi la briga di provare a conoscerlo…”
Andromeda si morse le labbra, ne avrebbe avute di cose da dire… ma c’era Bellatrix a fianco e dire mezza parola contro l’Oscuro Signore l’avrebbe solo portata ad alterarsi. Sospirò e, come Ted si sedette di fronte a lei con vicino Dora, sorrise loro per poi girarsi verso la sorella.
“Bella, questo qui è Ted. Ted Tonks, mio marito”.
Non le sembrava possibile. Stava davvero presentando suo marito a Bellatrix? Un Nato Babbano?
Bella alzò di scattò lo sguardo sull’uomo biondiccio seduto di fronte a lei. Lo squadrò a lungo, in silenzio, e non disse nulla. Dire fosse privo di fascino era dire poco. Che cosa ci aveva visto Anromeda? Come aveva potuto abbandonare la propria famiglia per un uomo del genere?
Banale.
Sciatto.
Sanguesporco.
“Cosa ti aspetti che dica?” domandò poi, voltandosi verso Andromeda altera “Piacere di conoscerti? Ti ha fatto il lavaggio del cervello e ti ha portata via da noi, la tua famiglia
Andromeda si lasciò andare a una risata amara e sprezzante “Quello non è Ted, cara”
“Cosa stai insinuando?”
“Sta insinuando, Bella, che se c’è qualcuno che ha fatto il lavaggio del cervello, quello sono io”
Andromeda sussultò e portò tutta la sua attenzione verso l’ingresso della cucina. Si aspettava di vedere l’uomo che in passato si presentava a casa loro. Alto, emaciato, gli occhi rossi… invece, la persona che stava avanzando verso di loro, era più un ragazzo. Un bel ragazzo, a voler essere del tutto sinceri. Magro, senz’altro, ma sotto la veste s’intuiva un fisico prestante. I capelli neri erano pettinati all’indietro, gli occhi erano scuri e penetranti. Il ghigno che gli incurvava le labbra, tuttavia, era sempre lo stesso.
“Un piacere rivederti, Andromeda” le disse appena fu di fronte a lei. Il sorriso beffardo lasciava tuttavia intuire una storia diversa rispetto a quella che dicevano le parole.
“Non posso dire altrettanto” rispose Andromeda arrogante, senza paura. Il sorriso di Voldemort si fece più marcato, poi si rivolse a Ted “Tu devi essere il marito? Ted Tonks?” domandò alzando un sopracciglio. Ted volse lo sguardo su di lui: l’immagine che aveva di Voldemort nella sua testa era qualcosa di totalmente diverso. Possibile che quello fosse davvero Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?
“In persona”
“Sapessi in quanti modi Bella mi ha raccontato di volerti torturare e uccidere…” fece allusivo Tom, poi ridacchiò, “Fortuna che, a quanto pare, non ci rimane che collaborare”
Ted rimase per un attimo agghiacciato, poi raddrizzò le spalle “Mai mi sarei aspettato di finire a essere il cognato di… Tu-Sai-Chi”.
Tom si sedette con indolenza accanto a Bellatrix.
“Io-So-Chi… chi?” domandò sogghignando e posando una mano sulla coscia di Bellatrix sotto al tavolo. Le strinse leggermente il ginocchio e prese ad accarezzarglielo delicatamente. Bella si voltò a guardarlo, la bocca socchiusa, incredula.
“Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato” rispose in un borbottio imbarazzato Ted cercando aiuto intorno, eppure nessuno sembrava intenzionato a dire ad alta voce la parola che quello voleva sentirsi dire. L’altra metà del tavolo, quella con i ragazzi e Sirius, sembrava proprio ignara della conversazione che stava andando avanti in quell’altra parte della tavolata.
“Tu la conosci questa persona che non dev’essere nominata, Bella?” chiese Voldemort chinandosi un po’ verso Bellatrix. La sentì fremere sotto la sua mano. Dopo lo spavento che si era preso alla mattina avrebbe voluto affondare in lei e non pensare più a nulla. Avrebbe voluto farsela con forza e poi, dopo aver avuto attimi di quiete, riprendere a pensare al piano di attacco, riprendere a pensare a come fare per andare a controllare i suoi Horcrux senza fare insospettire Silente. Pur vero che ora “fossero dalla stessa parte” ma, nell’esatto momento in cui i Druidi avessero cessato di essere una minaccia, Voldemort avrebbe attaccato Silente con tutta la sua forza. Se i suoi Horcrux erano stati distrutti o in pericolo…
Invece si era dovuto allontanare dalla sua Bella e quella Weasley, poi, che gli aveva preparato una camomilla, neanche fosse un bambino, un moccioso. Lui che mai aveva avuto bisogno di nessuno! Che cosa si era messa in testa? Le avrebbe fatto vedere quanto lui fosse in grado di occuparsi di sé stesso da solo, proprio come aveva sempre fatto.
La camomilla…
Padrone…
La voce di Bellatrix era più lacrimevole del solito.
“Potrete mai perdonarmi?”
“Cosa ti devo perdonare, Bella?”
“Tutto”
Voldemort alzò gli occhi al cielo e sorrise supponente ad Andromeda come a voler rimarcare il fatto che Bella era sua. La vide stringere le labbra e rivolgergli uno sguardo carico di disgusto.
Tutto… sei sempre troppo vaga. Cosa devo fare con te?”
“Perdonarmi per il mio comportamento, mio Signore, vi imploro
Voldemort riportò tutta la sua attenzione su Bellatrix e notò come sulle sue guance ci fossero dei graffi. Non ci mise nulla a capire cosa fosse successo; la mente di Bella per lui era sempre a disposizione, di libero accesso. Vide Molly Weasley riprendere duramente la sua Bella. Non che avesse detto qualcosa di sbagliato, effettivamente, era per quello che aveva chiesto di Andromeda: proprio perché Bella potesse ricevere le attenzioni che lui né voleva né poteva darle ma di cui la sua strega aveva disperato bisogno. Ma, se lui non si era permesso di far presente a Bella le sue mancanze, se non le aveva detto di smetterla, insomma, aveva le sue buone ragioni e di certo non aveva bisogno di Molly Weasley per riprendere Bella.
Nessuno doveva permettersi di maltrattare la sua Bella. Era solo una sua prerogativa, quella.
Tom lanciò un’occhiata a Molly che gli sorrise, materna, gentile come sempre.
Tom serrò le labbra.
Perché una parte di lui continuava a essere affascinato da ciò che quella donna sembrava in grado di dare? Sembrava essere qualcosa di completamente disinteressato, neanche Bella arrivava a tali livelli di completo altruismo nei suoi confronti… era qualcosa che gli era completamente estraneo, proprio perché non guidato da una base sessuale di cui tutte le sue interazioni passate erano sempre state intrise.
“Non ho nulla da perdonarti, Bella” disse infine Tom stringendole più forte il ginocchio e chinandosi un poco su di lei. Poteva sentire il suo cuore battere contro la gabbia toracica, come se dovesse uscirle dal petto per arrivare fino a lui, come se volesse fargliene un macabro dono.
“Mi hai aspettato per quattordici anni ad Azkaban, posso anche aspettarti per qualche mese” proseguì con tono dolce e comprensivo. L’avrebbe fatta impazzire con quelle parole. “Però rivoglio la mia strega” proseguì risalendo con la mano il suo interno coscia con una carezza delicata “Quindi mettiti d’impegno, Bella. Ti aspetto”.
Sapeva che quelle parole l’avrebbero fatta capitolare, le avrebbero dato il giusto input per fare in modo che si mettesse a lavorare seriamente con sua sorella Andromeda. Aveva bisogno di Bella in piena forma psicologica, prima ancora che fisica.
Tom si staccò da Bellatrix proprio quando con la mano era arrivato a sfiorarle l’intimità.
“Mio Signore…”
“Fai la brava, Bellatrix” le rispose duro, poi si concentrò su Molly Weasley. La fissò per qualche istante dritto negli occhi, in quegli occhi in cui baluginava sempre un fondo di gentilezza e tenerezza, qualcosa che a lui non era mai stato donato: gli occhi della signora Cole, infatti, erano sempre pregni di sprezzo e odio.
“Non accetto che nessuno parli al mio posto” le disse con freddezza “A maggior ragione a Bellatrix, il mio rapporto con lei non ti riguarda in nessun modo, Molly” aggiunse continuando a darle del tu. Non doveva permettersi di trattare a quel modo una sua proprietà. Bellatrix apparteneva a lui e solo lui poteva farla soffrire, solo lui poteva farla godere, solo lui aveva diritto di umiliarla per poi innalzarla.
Molly socchiuse gli occhi. Non era abituata a un tono tanto freddo da parte di Tom. Sentì Arthur darle un colpetto con il piede sulla gamba, come a spronarla a fare silenzio.
“Non volevo intromettermi” si scusò a bassa voce, guardando Tom fisso negli occhi “Molto spesso mi sembra che Bellatrix non abbia…”
“Bella ha tutto” l’interruppe prontamente lui.
Molly si morse le labbra, avrebbe voluto ribattere, anche litigare nel caso, ma Arthur continuava a tirargli calcetti sotto il tavolo e Andromeda la guardava scuotendo leggermente il capo. Molly alzò le spalle. Molto bene, se non vuole le mie attenzioni, le darò a chi so fanno piacere.
“Harry, caro, come ti senti per la tua udienza?” domandò sporgendosi sul tavolo per guardare Harry seduto tra Ron e Hermione. Molly lo vide incupirsi un po’ ma, d’altra parte, mancava davvero poco all’udienza al Ministero e nessuno, ancora, sembrava averne parlato con quel ragazzo. Silente si faceva vedere meno che mai, lei era stata troppo impegnata con Tom, Arthur lavorava…
“Non saprei, signora Weasley” rispose Harry stringendosi nelle spalle “Spero solo di non essere espulso da Hogwarts”.
“Impossibile” rispose prontamente Hermione “Non possono farlo, mi sono informata. È consentito l’utilizzo della magia in caso di pericolo. Se non avessi fatto l’Incanto Patronus a quest’ora tu e tuo cugino sareste stati privati dell’anima”
“Credo che il reale problema sia dimostrare che quei Dissennatori fossero lì” s’intromise Tom con un sorriso faceto.
“Certo che erano lì!” sbottò Harry, infiammandosi subito “Altrimenti perché avrei dovuto lanciare un incantesimo?”
“Stando all’immagine che dà di te La Gazzetta del Profeta, perché sei un ragazzo a cui piace stare al centro dell’attenzione e Silente te le fa passare tutte lisce” rispose Tom con un’alzata di spalle. Harry stava per ribattere ma Tom fu più veloce di lui “L’ho capito che c’erano quei due Dissennatori” fece una smorfia “Ti credo. Ma chi si occuperà della tua udienza? Dovete dimostrarlo con prove inappuntabili, Potter, al Ministero non basterà la tua parola di Prescelto
“Silente…”
“Silente vuole fare il nobile. Avesse seguito i miei consigli, quest’assurdo processo che ci sta rallentando anche nelle nostre ricerche, non si sarebbe tenuto nemmeno” fece una breve pausa “Interessante comunque come un ragazzino di quattordici o quindici anni riesca a lanciare un Incanto Patronus” Tom arricciò il naso “Fossi nel Ministro sarei più interessato a questo ma no… loro si preoccupano solo di limitare la magia, nascondersi, come se ci fosse qualcosa di sbagliato nell’essere maghi…” schioccò la lingua poi aggiunse divertito “Anche io ho usato la magia fuori da Hogwarts da minorenne ma, evidentemente, sono nettamente più furbo di te, Potter”
“Cos’hai fatto?”
Tom afferrò il bicchiere e fece oscillare il vino elfico all’interno. Ne bevve un sorso, poi si decise a rispondere. Per tutte quelle settimane aveva cercato di tenere un profilo basso, di dimostrarsi gentile, educato, disponibile. Aveva tenuto, insomma, il più possibile a bada chi fosse davvero. Ma, in quel momento, voleva solo che quell’assurda donna capisse che lui non aveva bisogno di nessuno. Era cresciuto da solo, non aveva genitori… e non aveva bisogno di una madre ora che di anni ne aveva quasi settanta. Non aveva bisogno di camomille preparate per fargli rilassare i nervi. Lui era un Mago Oscuro e lo era stato sin da ragazzo.
“Ho ucciso il Babbano che ha dato il seme per mettermi al mondo”
Scese uno spiacevole silenzio, quelle parole ci misero un po’ di tempo per entrare nella testa delle persone sedute al tavolo.
“Hai ucciso tuo padre?” chiese Molly sorpresa, sbigottita, inorridita.
“Non ho mai avuto un padre, sono orfano” rispose indifferente Tom “Ho ucciso un Babbano” sorrise, soddisfatto “Sono andato a bussargli alla porta. Quando mi ha riconosciuto mi ha detto le stesse identiche parole che mi sono sentito ripetere sin da che ho memoria: sei un mostro, sei pazzo, mi fai schifo, la magia è opera del diavolo, ti devono rinchiudere… Insomma, davvero le solite cose” la sua voce trasudava disgusto e ira “Credo sarei anche riuscito a ignorarlo, non era nulla di nuovo. Ma poi quell’idiota ha pensato bene di sputarmi in faccia e allora… a quel punto non mi ha lasciato altra scelta” Tom sorrise, come se non esistesse ricordo più bello di quello “Il mio primo Anatema che Uccide, che ricordi…” i suoi occhi luccicarono sinistri mentre vedeva l’espressione agghiacciata di Molly Weasley “Prima lui e poi i suoi insulsi genitori. Tutti morti nel giro di pochi istanti. E con loro è morto Tom Riddle…
“E com’è che non ti hanno beccato?” chiese Sirius.
“La traccia non è sulla persona…” Tom alzò le spalle “Hanno visto che è stata praticata della magia lì ma non avevano modo di capire chi fosse stato” sorrise di nuovo, un sorriso terrificante “Di questi bellissimi omicidi si è preso la colpa un altro mago… un essere inutile che non era degno di avere il sangue di Salazar nelle vene”.
“Fammi capire” intervenne ancora Sirius “Hai ucciso tuo padre, i tuoi nonni paterni e poi hai incolpato un altro tuo parente?”
“Io non ho parenti” ripeté ancora una volta stentoreo Tom “Non ho una famiglia”
“Anche io sono orfano, grazie a te, per altro… ma questo non significa che io non abbia mai avuto i genitori” gli fece notare Harry.
Tom inclinò il capo di lato “Non c’è paragone, Potter. Non venire a spiegarmi cosa significa essere orfani, non ne ho bisogno. Sono cresciuto in un orfanotrofio, i bambini come te erano invidiati” fece una pausa “Tu hai sempre saputo che i tuoi genitori sono morti e non avrebbero voluto lasciarti. Era pieno di bambini che arrivavano all’orfanotrofio così, per colpa della morte che si portava via i genitori. Ma chi come me era stato abbandonato…” scosse la testa “Abbiamo sempre avuto la consapevolezza di non essere stati voluti nemmeno da chi ci ha messo al mondo. C’è molta differenza, c’è sempre stata” tamburellò con le dita sul tavolo “E poi tu vivi con i tuoi zii, no?”
“Sono orribili” commentò a mezza voce Harry.
“Babbani, eh?”
“Non tutti i Babbani sono così”.
Tom alzò le spalle “Comunque ti hanno tenuto. È più di quanto tanti orfani abbiano mai sperato” si grattò il mento “Non che abbia particolare importanza per me, ovviamente. È solo grazie al mio passato in mezzo ai Babbani che posso avere uno sguardo lucido e obiettivo sulla loro pochezza”.
“Non mi sembra ci sia nulla di lucido od obiettivo, in te” mormorò Andromeda storcendo la bocca.
“I miei genitori sono Babbani” intervenne Ted, dando man forte alla moglie “E sono persone squisite, molto più di tanti altri maghi”.
“La cultura Babbana è estremamente affascinante” si aggiunse Arthur “Capisco che… ehm… magari la tua infanzia…”
“Non si tratta di apprezzare la cultura babbana. Si tratta di comprendere che i Babbani, in generale, temono la magia. L’hanno sempre temuta. Temono tutto ciò che non comprendono e lo ricollegano alle loro sciocchezze superstiziose. Hanno sterminato maghi e voi vi inebriate per dell’elettricità? Per gli aeroplani? Difendete i Babbani perché i vostri genitori non vi odiano? Dovreste pensare un po’ più in generale e, in generale, che vi piaccia oppure no, ho ragione io: altrimenti non ci staremmo nascondendo e Potter avrebbe potuto usare l’Incanto Patronus davanti a un Babbano senza alcun tipo di problema…” fece una pausa poi scosse la testa “Ma non potrei parlare di queste cose: avevo promesso a Silente non avrei fatto proselitismo…”
“Se credi di poter portare dalla tua parte uno qualsiasi di noi, ho una brutta notizia per te…” borbottò Tonks, convinta.
“Concordo con la mia cara cuginetta di secondo grado” rise Sirius, poi si sporse sul tavolo per vedere Andromeda in faccia “Ma Dromeda!” esclamò, chiamandola “Tu non sai l’ultima… il nostro amico Voldemort si è scopato sia mia mamma che tua mamma…”
Andromeda strabuzzò gli occhi e quasi si soffocò con un pezzo di carne. Iniziò a tossire sputacchiando, fino a quando non sentì qualcuno arrivarle da dietro e premerle con decisione le mani sotto al seno; l’esofago si liberò.
“Grazie” balbettò, voltandosi e ringraziando mentalmente che a quel tavolo non fossero presenti né Walburga né Druella: l’avessero vista sputacchiare a quel modo… Andromeda, tuttavia, girandosi, non si aspettava di trovare il ghigno derisorio di Voldemort. Nella testa di Andromeda si andò subito a formare un’immagine orribile: quel ragazzo a letto con Druella… e poi ancora, con zia Walburga… distolse lo sguardo velocemente.
“Non ci tenevo a saperlo” lanciò un’occhiata a Bellatrix che era rossa in viso e aveva gli occhi colmi di lacrime.
“Siete ossessionati da questa storia” disse Tom sedendosi di nuovo accanto a Bellatrix “Se vi interessa così tanto, vi do i ricordi e ve li guardate…” aggiunse pieno di boria.
“Fai pure finta che mia sorella non sia seduta accanto a te” rispose Andromeda pungente continuando a osservare il viso di Bellatrix: si stava trasformando in una maschera di dolore.
“Cosa c’entra ora Bellatrix?” domandò sorpreso Voldemort, senza capire. Andromeda batté le palpebre: faceva finta di non capire oppure era serio…? Possibile fosse tanto incapace a livello empatico ed emotivo?
“Pensavo foste amanti”
Tom alzò un sopracciglio “Siamo molto più che amanti, se è per questo” rispose circondando la vita di Bellatrix con un braccio e portandosela più vicino. La sentì sospirare e vibrare. Possibile che la questione di Druella e Walburga le avesse dato così tanto fastidio? Non le aveva forse già detto che non doveva paragonarsi a quella fanghiglia? Lei, che invece era così tanto di più?
“Non riesco a capire perché continuate a paragonare Walburga e Druella con Bella. Per inciso, neanche sono le uniche donne Purosangue con cui io sia stato… Yaxley, Carrow, Fawley, Malfoy, Lestrange, Selwyn, Bulstrode, Travers, Greengrass, Nott…”
“Insomma, ti sei fatto le Sacre Ventotto?”
Bene o male” Voldemort strinse più forte la vita di Bellatrix “Diciamo che ci sono entrato di diritto” non poteva credere che quella sciocchina stesse male per cose tanto stupide “Ma questo non ha nulla a che vedere con Bellatrix” le diede un bacio sul collo e sentì il sangue puro di Bella pompare nelle vene.
“Quelle me le sono fatte una volta e poi le ho gettate via come scarpe vecchie. Ciò che… ciò che… Bellatrix è un’altra cosa”
Bellatrix si volse verso di lui di gettò, erano così vicini che i loro nasi si sfioravano.
“Un’altra cosa?” esalò implorante.
“Te l’ho già detto e sai quanto poco ami ripetermi. Sei la mia strega” le diede un bacio all’angolo della bocca e Bella schiuse le labbra “Non esiste altra donna per me, Bella. Non sopporterei nessun’altra”. Bellatrix non riuscì a resistere, catturò tra le proprie le labbra di Voldemort. Lo sentì sorridere e poi morderle le labbra succhiargliele, leccargliele.
Non si baciavano da quattordici anni e Bella si sentì rinascere, tornare in vita, resuscitare. Era più di quanto avesse mai sognato, più di quanto avesse mai sperato.
Non esiste altra donna per me, Bella.


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Perdonatemi, io la questione della Traccia non l'ho mai davvero capita quindi... se non ha senso sorry XD
Bacini Bellamortosi per tuttiiii <3 

 
Clo
  
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