Capitolo 4

Palazzo Jarjayes, Gennaio

Oscar, avvolta in un torpore soporifero che le chiudeva i pensieri simile a fine bruma,

riandava a quelle parole che la notte prima le avevano spezzato in infiniti frammenti il suo animo, mentre le sue membra intorpidite apparivano come quel crepuscolo che avanzava portando con sé le scure ombre della sera.

Il lento trascorrere del giorno, accompagnato alle sue riflessioni, aveva lasciato spazio alla piatta immobilità delle cose che nella loro traslucenza apparivano sempre più sfumate, opache e plumbeo silenzio dell’imminente oscurità.

Si era rinchiusa nel sicuro ed accogliente abbraccio delle mura della sua stanza che, l’avevano vista nella più totale solitudine dare sfogo al suo cuore ferito, spezzato, rotto da quel rifiuto che ancora rimbombava sonoro nelle sue orecchie.

Abbandonata sul letto, tutto le appariva confuso, irreale, mentre prendeva sempre più corpo in lei l’idea di abbandonare la Guardia Reale.

Non avrebbe sopportato di vedere Fersen, reggere impassibile quel suo sguardo nel quale avrebbe rivisto la sua debolezza, ancora la frastornava quella voce che le aveva gridato la sua indifferenza.

Voleva allontanarsi, sparire, chiudere quel breve spiraglio di un sentimento che come un pertugio aveva aperto il suo essere donna.

L’indomani avrebbe indossato quella maschera altera, che era il suo ruolo di Comandante delle Guardie Reali, in cui si sarebbe rifugiata ancora una volta nascondendo al mondo i brandelli di emozioni che si erano infranti.

Non avrebbe mai più permesso che il suo cuore di donna la mettesse in difficoltà, avrebbe accettato qualsiasi incarico anche da soldato semplice, non le importava, voleva ritrovare a tutti i costi l’età in cui credeva di essere un maschio, voleva fuggire lontano.

Meditava sulla sua sorte, non sarebbe stato facile poter rispondere a quelle domande che l’avrebbero investita, ma doveva scappare, rifugiarsi distante da tutti, sopprimere quella flebile scintilla che l’aveva avvolta nei meandri dell’amore.

Era decisa a combattere quella natura femminile, che si abbandonava al sublime cullarsi di puerili emozioni, il soldato integerrimo avrebbe ripreso il corso di quell’esistenza che il destino aveva tracciato per lei.

Adesso era tempo di tornare ad essere il fiero Colonnello, l’algida figura ieratica che si muoveva impavida tra la folla dei cortigiani.

Madame Marguerite la sera antecedente, aveva chiesto il permesso a Sua Maestà la Regina di poter tornare a casa, voleva assicurarsi dello stato di salute di quella sua figliola che, raramente lasciava il suo ruolo di Colonnello per un malessere, permesso che le fu accordato senza remore dalla Regina preoccupata anch’essa per la sua amica.

Quella mattina Oscar si presentò giù, pronta per riprendere il suo servizio a Corte.

Con sorpresa vide la madre a Palazzo che si prodigò immediatamente a chiederle se il suo malore fosse passato.

“Buongiorno Oscar, come stai figlia mia?”

“Sto bene madre, grazie. Ma ditemi che ci fate qui a Palazzo? È per caso successo qualcosa a Sua Maestà la Regina.”

“No Oscar stai tranquilla, è tutto a posto non preoccuparti.

Ho chiesto io alla Regina di poter tornare a casa, non potevo stare alla Reggia senza sapere del tuo stato di salute.

Anzi, Sua Maestà mi ha anche detto di prenderti tutti i giorni che vuoi senza nessun problema se non stai ancora bene, di non avere fretta di riprendere il tuo posto alla Reggia.”

“Grazie madre, ma sto bene. Oggi chiederò udienza alla Regina e l’accerterò di persona che è tutto a posto.”

“Va bene Oscar come vuoi. Ci vediamo più tardi alla Reggia allora, buona giornata.”

“A più tardi madre, buona giornata anche a voi.”

André era stato avvisato che quella mattina Oscar sarebbe tornata alla Reggia, così dopo aver rigovernato i cavalli e messo loro i finimenti, l’attendeva come sempre nelle scuderie.

Quando Oscar era entrata nelle scuderie per prendere César, l’aveva vista scura in volto presumendo che non fosse dell’umore adatto a riprendere il suo posto alla Reggia, con il rischio di ritrovarsi davanti Fersen dopo quella sera, ma non poteva esimersi dai suoi doveri, quindi avrebbe dovuto correre quel rischio ma ancora non sapeva cosa lei aveva meditato e deciso di fare una volta arrivata a Versailles.

Nel tragitto da Palazzo a Versailles, Oscar lo rese partecipe delle sue decisioni

“André…”

“Si, dimmi Oscar”

“Ho riflettuto a lungo in questi giorni e sono arrivata alla decisione di lasciare il comando delle Guardie Reali.”

“Cosa? Sei sicura Oscar?”

“Sì André, non voglio più frequentare Versailles.

Non mi trovo più a mio agio, anche se lo sai non mi sono mai trovata tra quella gente.

Spero solo che la Regina accolga la mia richiesta.

Sono addolorata, mi dispiace per lei ma non trovo altra via d’uscita.”

“Non credo sia la soluzione Oscar.

Non è allontanandoti dalla Regina che smetterai di soffrire, credimi.

E poi cosa dirà tuo padre di questa decisione, ci hai pensato? Andrà su tutte le furie”

“Non m’importa quello che dirà, dovrà farsene una ragione, non tornerò indietro, ormai ho deciso.”

“Spero tu sappia quello che fai. Darai un dolore alla Regina, ti considera un’amica, oltre che il Colonnello delle Guardie Reali e lo sai questo, si fida ciecamente di te.”

“Sì, lo so. Non ho mai chiesto nulla per me così spero di poterla convincere ad accogliere questa mia richiesta.”

Oscar era risoluta, non avrebbe cambiato idea a discapito di quello che avrebbero pensato suo padre o la Regina stessa.

Con non poche difficoltà, vista la fermezza con cui Oscar le chiedeva di poter lasciare il suo posto di Colonnello, la Regina anche senza averne saputa la reale motivazione accettò.

Uscì dagli appartamenti della Regina a capo basso, distrutta, perché in ogni caso era stata una scelta dolorosa ma necessaria per lei.

Non voleva più trovarsi di fronte Fersen, troppo doloroso.

In attesa del congedo si sarebbe buttata a capofitto sul lavoro sperando di dimenticare i momenti di debolezza che aveva avuto.

Il Generale saputo della decisione di Oscar rientrò a Palazzo nel tardo pomeriggio.

Chiese ad André se sapesse del perché la figlia avesse deciso di lasciare il comando della Guardia Reale, ma lui come sempre negò di saperne il motivo, l’aveva protetta ancora una volta.

Non avendo avuto una risposta esaustiva da André il Generale si recò dalla sua sposa che, libera dagli obblighi con la Regina era rientrata a Palazzo, per chiederle se avesse visto Oscar e avesse saputo delle dimissioni presentate dal comando.

“Marguerite mia cara, hai saputo di Oscar?”

“Sì mio caro. La Regina stessa mi ha messa al corrente, quando mi sono congedata da lei chiedendomi anche se fossi a conoscenza delle motivazioni di tale decisione.

Cos’hai intenzione di dirle?” chiese con tono preoccupato, sapendo quanto tenesse alla carriera militare di Oscar

“Nulla, non le dirò nulla.

Se ha preso questa decisione, anche se mi addolora, avrà avuto le sue buone ragioni.

È sempre stata matura, non ha mai fatto o preso decisioni a cuor leggero, vorrei io stesso che lasciasse la vita militare.

L’ho costretta ad una vita che non era nella sua natura, le ho precluso una vita fatta di gioie.

Voglio che d’ora in avanti prenda le sue decisioni da sola senza imposizioni.”

madame Marguerite guardò con gli occhi lucidi il marito, si avvicino a lui prendendogli le mani per stringerle tra le sue.

Il Generale abbracciò la moglie a sé e con la voce rotta dal pianto sussurrò

“Vivi oscar, vivi come il tuo cuore ti suggerisce.”