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Autore: C_Totoro    03/03/2023    1 recensioni
Lord Voldemort ha ripreso il proprio corpo e l’Ordine della Fenice è pronto a contrastarlo di nuovo, esattamente come quattordici anni prima. Una nuova minaccia, però, si risveglia nelle terre irlandesi ed è qualcosa che non può essere combattuta né da Silente né da Voldemort: è necessario unire le forze, solo una commistione di Magia Bianca e Magia Nera sarà potente abbastanza. Inizia così una convivenza forzata a Grimmauld Place numero 12, dove nascerà un’amicizia e un’alleanza improbabile: quella tra Molly Weasley e Tom Riddle.
AVVERTIMENTI: è una storia che ho scritto per ridere, pur tentando di rimanere nell’IC il più possibile, con queste premesse è evidente che sia ardua impresa, ed è il motivo per cui ho messo OOC.
Genere: Azione, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Molly Weasley, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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A Tom non erano mai piaciuti molto i baci. Trovava fastidioso quello scambio di liquidi, quell’allacciarsi di lingue, quella fusione che avveniva in bocca; infatti, ogni volta che quella strega univa le sue labbra con le proprie, lui tendeva a mordere, leccare e succhiare… non a baciare. Bellatrix, ovviamente, era invece di un altro avviso: lei amava congiungere le loro lingue e farle danzare insieme.
Le afferrò il viso con una mano e affondò le dita nelle sue guance scarne, poi riprese a mordere quelle labbra, quelle labbra che, senza rendersene conto, aveva desiderato per tutti quegli anni. Possibile ne avesse sentito così tanto la mancanza? Possibile l’avesse effettivamente desiderata in modo così viscerale? Lui, che non aveva mai bisogno di niente e di nessuno, era davvero dipendente da quelle labbra? Eppure, ben presto si rese conto di come adorasse sentire la pelle di Bella rompersi e rilasciare il sangue, per poi leccarlo e succhiarlo via. Adorava sentirla gemere e amava… no, non gli dispiaceva, anche quando, infine, le loro lingue si incontravano perché, sì, tutto sommato, forse non era così male…
Tom, in tutte quelle settimane, si era trattenuto dal baciarla perché non era sicuro sarebbe riuscito a trattenersi: Bella era stata da subito una tentazione troppo grande e, se magari riusciva a non averla del tutto, quando invece ne aveva un assaggio era sempre complicato fermarsi e fare marcia indietro. Ci volle infatti tutto il suo autocontrollo per trattenersi dal prenderla, piegarla sul tavolo e affondare in lei con tutte le sue forze, anche lì davanti agli altri. Distrattamente, pensò a come non si sarebbe mai voluto staccare da lei; sentiva Bella fremere, tremare e gemere nella sua bocca e tutto quello lo faceva eccitare sempre di più.
Scusate ma non mi sembra proprio il caso!
La voce incrinata di Molly Weasley lo raggiunse come da un altro pianeta. Una parte di lui avrebbe voluto solo approfondire il contatto con Bellatrix e far vedere a quella sciocca donna che credeva di averlo capito e compreso, chi lui fosse veramente e cosa fosse in grado di fare. Un’altra parte di lui, tuttavia, continuava a sentirsi in imbarazzo, come se fare certe cose davanti a Molly avesse un che di sbagliato. Diede un ultimo potente morso sulle labbra di Bella ma, come provò a scostarsi, si sentì afferrare forte per il bavero della veste, in un gesto fatto al solo scopo di trattenerlo e impedirgli di allontanarsi.
“Ah, Bella… hai voglia di giocare?” le soffiò contro le labbra martoriate, socchiudendo gli occhi e guardandola dall’alto verso il basso “Non sai che punizione ti aspetta” le mormorò afferrandole con forza i polsi per farle lasciare la presa.
Sì, Padrone, vi prego… punitemi…
Voldemort strinse la morsa sui polsi di Bella, sicuramente le sarebbero rimasti i segni e, solo quel pensiero, riusciva a farlo indurire più di qualsiasi altra cosa. E poi, quella sfrontatella, si permetteva anche di pregarlo di punirla…
“Finiscila” la redarguì cercando di mantenere un’espressione e un tono impassibile “Non vedi che stiamo mettendo in difficoltà la povera e pura Molly Weasley?” chiese canzonatorio indicando con un cenno della testa Molly.
“Non sono pura” sibilò Molly punta sul vivo incrociando le braccia sul petto. Tom lasciò andare la presa su Bella e si volse completamente verso la signora Weasley. La soppesò per qualche istante, poi appoggiò un gomito sul tavolo e la testa sulla mano.
“No?” chiese modulando la voce in un tono stupito “Perché tutte queste storie per un bacio, allora?”
Molly si girò verso Arthur come a domandargli aiuto.
“Ci sono i ragazzi” disse allora Arthur accennando ai suoi figli, a Harry e a Hermione “E comunque non è buona educazione… amoreggiare così, durante una cena…”
Lenticchia” lo richiamò Bella fulminandolo da sotto le sue palpebre pesanti “Forse non hai capito che non mi baciava da quattordici anni… quattordici anni…”  
Tom alzò gli occhi al cielo “Non fare la melodrammatica, Bellatrix” poi aggiunse, rivolto ai Weasley “Ci siamo lasciati trasportare dal…” indugiò un attimo, alzò un sopracciglio e poi fece un sorriso sghembo verso Bellatrix “Sentimento. Non volevamo di certo lasciarci andare alla maleducazione”.
Bellatrix arricciò le labbra affranta. Maleducazione o no, a lei non importava davvero nulla. Avrebbe solo voluto non staccarsi più dal suo Signore e invece, come sempre, quella Molly Weasley si era messa in mezzo. Non vedeva l’ora che quella storia finisse e poi l’avrebbe uccisa. Prima, anzi, l’avrebbe cruciata fino a quando non si fosse dimenticata il suo nome, proprio come i Paciock, poi l’avrebbe uccisa. Avrebbe ucciso lei e tutti i suoi figli, uno per uno… e si sarebbe baciata con il suo Signore di fronte al suo cadavere ancora caldo…
Bella” la richiamò piano Voldemort “Non farmi eccitare troppo” la redarguì chinandosi sull’orecchio di Bella di modo che potesse sentirlo solo lei. Bellatrix gli sorrise di rimando, estasiata: il suo Signore si eccitava al pensiero di Molly Weasley morta? Quindi non aveva nessuna importanza per lui, no? Voldemort scosse un poco la testa sogghignando.
“Vai in camera, Bella” le ordinò lasciandola andare e girandosi verso il tavolo senza più degnarla di uno sguardo.
“Ma… mio Signore… la cena…”
Voldemort non le rispose e non si volse neanche a guardarla; Bella esitò ancora per qualche istante poi si congedò di malumore. Come la porta si chiuse alle sue spalle, Voldemort si rivolse immediatamente ad Andromeda “Ti ha convinto Silente?” le chiese incrociando le braccia sul petto. Andromeda si prese tutto il suo tempo per rispondere, masticò con calma un pezzo di stufato poi annuì lentamente “Preferivo sapere Bellatrix ad Azkaban piuttosto che nuovamente tra le tue spire” sibilò irritata. Quell’uomo sapeva indisporla oltre ogni immaginazione. Lo detestava e lo aveva sempre detestato. Capiva, ovviamente, perché Bella ne fosse così attratta – era incredibilmente bello, seducente, carismatico… e, per di più, un mago estremamente potente – ma bastava grattare sotto la superficie per vederne tutto il marciume. Andromeda era sicura che anche Bella vedesse tutto quel marcio ma che non le importasse e, anzi, più marcio vedeva più Bella sembrava sguazzarci.
“Addirittura” commentò sarcastico Tom alzando entrambe le sopracciglia e ghignando “Preferisci sapere tu sorella in cella, divorata dai Dissennatori piuttosto che libera e felice con me?”
“Mia sorella con te è tutto tranne che libera e felice. È depressa, avvilita…”
“Questo è a causa di Azkaban” la interruppe Tom con urgenza.
“Azkaban?” chiese Andromeda fingendosi sorpresa “O magari è perché la tratti come se non avesse sentimenti? Non ti curi di lei…”
“Ascoltami bene… Dromeda” la interruppe di nuovo Tom alzandosi in piedi e chinandosi su di lei “Ti ho fatto chiamare proprio perché sono consapevole del fatto di…” si morse le labbra “Di non essere la persona più adeguata per prendersi cura di Bella in un momento così… fragile” fece una pausa e ragionò velocemente. Tom sapeva di non piacere ad Andromeda e sapeva anche che non poteva fare leva sui sentimenti che Bella provava per lui: Andromeda era convinta che lui fosse una disgrazia capitata a Bella, non che ne fosse il Padrone e Salvatore. No, doveva giocarsi le sue carte in modo diverso. “Tu non devi aiutarla per me” aggiunse subito, serio, mentre dentro di sé ghignava “Lo stai facendo perché Bella è la chiave di volta di quest’operazione. Ci serve Bella. Io, Silente, Grindelwald… senza Bella che procuri il sigillo runico, il nostro incantesimo sarebbe nullo, privo di senso. E la Bella che ho appena mandato di sopra, al momento, non è affatto in grado di affrontare un rituale di quella portata” Tom mise una mano sulla spalla di Andromeda e la sentì trasalire “Insomma, Andromeda, il destino della Comunità Magica… ma che dico! Del mondo intero, è nelle tue mani. Non vorrai davvero essere egoista?”
Andromeda lo soppesò per qualche istante “Me lo ha spiegato Silente, ed è l’unico motivo per cui ho acconsentito a questa… cosa. Tu hai avvelenato Bella di te” gli lanciò uno sguardo sprezzante “Piuttosto che ridartela mi sarei tagliata le mani e la lingua”.
Voldemort le sorrise suadente, poi le fece una carezza sul viso che, più che sembrare un gesto di tenerezza, assomigliava a una minaccia “Non mi interessa il motivo per cui lo fai, purché tu lo faccia” le sorrise ancora una volta, poi si smaterializzò.
 
Nei giorni seguenti, fu strano per Andromeda vivere a Grimmauld Place numero 12. Quella era stata la casa dei suoi zii, una casa lugubre piena di regole assurde, di teste di elfi mozzati. Ora, invece, si ritrovava circondata dal calore di una famiglia. Ad Andromeda non sfuggivano di certo gli sguardi tristi e insofferenti che Sirius lanciava in giro ma, da quando anche lei si era trasferita lì, sembrava sopportare un po’ meglio quella prigionia forse perché era l’unica che davvero potesse capire cosa significasse tornare a vivere in Casa Black dopo esserne fuggiti a gambe levate. La cosa che tuttavia rendeva più felice Andromeda era l’avere Ted a fianco a lei in quella casa. Ted e Sirius erano sempre andati d’accordo ma Dromeda non aveva mai davvero avuto occasione di presentare Ted a Bella. E come avrebbe potuto? Eppure in quei giorni… in quei giorni Bella si era dimostrata quasi cordiale con Ted. Be’, per lo meno, non l’aveva mai minacciato né di morte né di tortura. Andromeda aveva sempre amato passare il suo tempo con Bellatrix, se la ricordava giovane, piena di energia, arrogante e sarcastica, volitiva… e ora si ritrovava con l’ombra di sua sorella. La cosa che più infastidiva Andromeda, come sempre, era il rapporto di Bella con quell’orribile uomo. Era dipendente da lui in un modo raccapricciante, pendeva dalle sue labbra e, quasi, sembrava non respirare se lui non le dava il permesso di farlo. A onor del vero, Andromeda si rese conto di come, effettivamente, quello stesse provando a essere più permissivo e gentile con Bella ma lei… be’, lei sembrava non recepire, persa in una bolla di disperazione e abbandono come se si aspettasse di venire lasciata da lui da un momento all’altro. Altro fattore che aveva fatto alzare le sopracciglia ad Andromeda era stato il rapporto tra Tom e Molly Weasley.
Non capiva.
Andromeda non riusciva a capire: Bellatrix sembrava incredibilmente gelosa, Tom sembrava essere in qualche modo offeso con Molly e Molly… Molly sembrava voler fare da madre a quel pazzo criminale. Cosa diamine stava succedendo?
“E quindi… come va questa convivenza con il Lato Oscuro?” chiese una mattina Andromeda a Molly; contrariamente dal solito, erano solo loro due in cucina. Infatti, quello e Bella scendevano sempre prima di chiunque altro. Andromeda era stata sorpresa dal constatare come quello sapesse cucinare in modo così impeccabile, ogni giorno proponeva un piatto diverso e, l’unica volta che Andromeda aveva avuto qualcosa da ridire, si era scoperto poi che quel piatto era stato cucinato con l’aiuto di Bella che, invece, non era per nulla portata ai fornelli…
“Piuttosto bene, direi” rispose Molly rimestando l’impasto della torta “Certo, prima che arrivasse tua sorella andava meglio” aggiunse con voce piatta. Andromeda arricciò le labbra “Cosa ti ha fatto Bella?”
“Be’, è una Mangiamorte”.
“Sì, Tom, invece, è Tu-Sai-Chi” rispose prontamente Andromeda incrociando le braccia sul petto “E prima che venisse in casa nostra, Bella era una ragazza normale…”
Molly fece un suono sprezzante “Me la ricordo perfettamente a Hogwarts, sai”.
Andromeda inclinò la testa di lato. Okay, era vero, Bella non era mai stata una ragazza facile, non era mai stata una ragazza con cui andare agevolmente d’accordo, era estremamente arrogante, sprezzante e altezzosa… ma non era stata una folle omicida.
Non prima dell’arrivo di quello.
“Perdonami, Andromeda, so che è tua sorella e che… sì, credo tu ancora le voglia bene, nonostante tutto. È solo che ho visto Tom prima di Bellatrix e dopo di Bellatrix… e, ecco, la differenza è abissale. Quei due… non sono fatti per stare insieme” disse Molly piano, mettendo l’impasto in una teglia.
Andromeda osservò il liquido colare dalla ciotola alla teglia sovrappensiero. Batté le palpebre un paio di volte, come per schiarirsi la mente. Le sembrava così strano che qualcuno potesse incolpare Bellatrix per l’atteggiamento borioso e malvagio di quello schifoso…
“Io ho visto Bella prima di quello e dopo di quello” commentò lentamente Andromeda prendendo la teglia e mettendola nel forno “Bellatrix era solo una ragazza quando l’ha conosciuto. Lui un uomo fatto e finito” Molly rimase in silenzio e Andromeda proseguì “E sì, la differenza è abissale. Non è Bella ad aver rovinato quell’uomo. È lui a essere come un serpente che avvelena chiunque si lasci mordere da lui…”
Molly scosse la testa “Non prendermi per pazza. So chi è. Mi è chiaro ma… io vedo anche altro. È quasi inevitabile per me vedere altro. C’è tanta solitudine, tanta tristezza, tanta sofferenza…”
“Anche Bella ha sofferto molto” l’interruppe dura Andromeda.
“Voi avete avuto una famiglia…”
“Molly” la chiamò piano Dromeda “Una famiglia che mi ha eliminata senza pensarci due volte dalla loro vita… una famiglia che ha obbligato le altre due figlie a sposarsi con uomini che non amavano!”
“Almeno non vi facevano mangiare il vostro vomito”
Andromeda alzò gli occhi al cielo “Ti sei lasciata abbindolare dai suoi racconti? Anche con Bella ha fatto così. Ancora non ho capito come sia riuscito a convincerla che, nonostante lui sia un Mezzosangue, non sia per nulla inferiore a noi Purosangue. È un abile oratore… non lasciarti manipolare”.
La conversazione era caduta così ma Andromeda continuava a provare un senso di profondo fastidio ogni volta che si rendeva conto di come Molly sembrasse incolpare Bella per ogni male, per ogni risposta fredda che riceveva da Tom…
 
La mattina dell’udienza di Harry, Molly si alzò presto, incapace di dormire. Non poteva pensare che quel ragazzo venisse espulso da Hogwarts, non aveva senso e sarebbe stato profondamente ingiusto. Ogni tanto si domandava se Tom non avesse avuto ragione su alcuni punti: perché dovevano essere loro – i maghi – a nascondersi? Perché non era concesso loro usare la magia di fronte ai Babbani? Nel caso di Harry era stata davvero una questione di vita o di morte! Scosse la testa e si strinse un po’ di più nella sua vestaglia trapuntata viola. Rimase ferma a fissare la tazza colma di tè caldo per minuti interminabili fino a quando non sussultò sentendo una voce sibilante alle sue spalle.
“Se fissi con così tanta insistenza quella tazza finirai per caderci dentro, Molly”.
Molly alzò il viso. Da quando era successo quell’incidente – del quale lei ancora non aveva chiara la natura – non aveva più parlato con Tom. Ogni mattina era sempre sceso con alle costole Bellatrix e aveva iniziato a trattarla con una freddezza agghiacciante. Molly si era sentita male, in qualche modo bizzarro e perverso, si era resa conto di aver provato a colmare il vuoto che provava per l’allontanamento di Percy con il rapporto che aveva creato con Tom. Perdere anche lui era stato qualcosa di snervante, soprattutto perché non ne aveva ancora compreso il motivo: perché attenzioni materne lo indisponevano a tal punto? Com’era possibile raggiungere tali livelli di distacco? E perché invece con Bellatrix non succedeva mai? Molly se n’era accorta, capitava abbastanza di sovente che Bellatrix indisponesse Tom eppure, in qualche modo, veniva sempre perdonata. Le prometteva una punizione e poi finiva lì… e Molly si ritrovava ad arrossire pensando a che tipo di punizione le avrebbe inferto…
“Sono solo preoccupata per Harry” rispose alzando le spalle e tornando a concentrarsi sul tè.
Sentì Tom sedersi di fronte a lei con uno sbuffo “Potter se la caverà, ci sarà Silente con lui” le rispose con una smorfia. Molly girò il cucchiaino nel tè, soffiò sul liquido caldo e poi bevve un sorso. Si sentiva tremendamente agitata. Se Harry fosse stato espulso? Scosse la testa e alzò lo sguardo di nuovo sull’uomo seduto di fronte a lei. Molly non si sapeva spiegare in quale modo riuscisse a cambiare i suoi tratti a quella maniera. Harry aveva raccontato di un uomo alto, di un colore bianco cadaverico, il naso come quello di un serpente e gli occhi rossi come il fuoco. La persona che aveva di fronte, invece, era un bel ragazzo, dai vivaci occhi scuri, i capelli neri e il viso affilato. Pallido sì, ma di un pallore affascinante e per nulla riconducibile alla morte o alla malattia.
“Magari potremmo cucinare qualcosa insieme?” propose titubante Molly; voleva distrarsi un po’ e, comunque, le mancava cucinare con Tom: era proprio in quelle occasioni che erano riusciti a creare una buona complicità, una buona sincronia. Sembrava incredibile a Molly constatare come fosse bastato così poco per mandare tutto in malora e, ancora, non riusciva proprio a crederci.
“Se può farti sentire meglio, perché no” le disse Tom alzandosi in piedi e facendole segno di seguirlo. Molly sorrise, raggiante. Forse che, finalmente, avevano sotterrato l’ascia di guerra? Si misero in silenzio uno a fianco all’altro sul piano di lavoro della cucina.
“Se hai qualcosa da dirmi, Molly, fallo” la invitò Tom dopo qualche minuto di silenzio. Molly trasalì un po’, possibile che quell’uomo riuscisse sempre a intuire tutto? Era fastidioso quel suo modo di entrare nella mente altrui…
“Mi dispiace” disse Molly dopo qualche istante di esitazione “Per qualche settimana fa… per… sai. Bellatrix lo aveva detto di fare finta di nulla, ma io ho tanti figli e pensavo che, insomma, ti avrebbe fatto piacere”.
Molly notò come la mano di Tom che teneva il cucchiaio tremò leggermente a quelle parole “Non so davvero a cosa tu ti stia riferendo” rispose Tom alzando un sopracciglio e fingendo un’espressione ignara. Molly strinse le labbra, non poteva credere che Tom si fingesse inconsapevole di ciò a cui lei si stava riferendo, semplicemente, non era possibile non stesse capendo. Lo soppesò per qualche istante, poi alzò le spalle, sconfitta.
“Niente, caro. Come non detto, non è successo nulla” gli disse allora Molly sorridendogli calorosamente e passandogli una mano sulla schiena. Lo sentì rabbrividire al suo tocco e Molly si domandò, ancora una volta, cosa avessero voluto dire per Tom mani estranee sul suo corpo quando era piccolo. Cosa doveva aver passato?
Continuarono a cucinare in silenzio, l’uno vicino all’altro, fino a quando, dopo un’oretta, la cucina non iniziò ad affollarsi.
Il primo a scendere fu Sirius.
“Non riesco a dormire” mormorò nervoso avvicinandosi a loro due “Sono preoccupato per Harry”.
Tom alzò gli occhi al cielo. Era infastidito dal modo in cui tutti sembravano così ansiosi per l’incolumità di Potter. A ben vedere, anche fosse stato espulso, quale sarebbe stato il problema? Era evidente che un posto dove andare lo avrebbe avuto in ogni caso…
Dopo qualche minuto, scesero anche Arthur Weasley e Remus Lupin. Si sedettero tutti intorno al tavolo e iniziarono a sbocconcellare qualcosa.
Tom li trovava tutti patetici. Erano lì a farsi forza tra loro come se da quell’udienza ne dipendesse l’incolumità del mondo magico quando era evidente che, l’unico a rimetterci, sarebbe stato Potter. Senza contare che si stavano preoccupando del nulla. Silente non avrebbe mai fatto espellere Potter. Era impossibile, decisamente impossibile, eppure eccoli tutti lì a strapparsi i capelli e a fare voli pindarici con la mente, a crearsi scenari catastrofici, assurdi.
Tom tamburellò leggermente con le dita sul tavolo. Doveva parlare con Silente, doveva avvertirlo del fatto che lui e Bella sarebbero andati a fare una gita. Sì, l’avrebbe definita così. Avrebbe finto che fosse solo ed esclusivamente per il benessere di Bella e per provare il sigillo runico. Invece sarebbero andati alla catapecchia dei Gaunt: Tom non poteva continuare a vivere così, domandandosi se i suoi Horcrux fossero stati distrutti o se, invece, erano ancora tutti al sicuro. L’Horcrux più facile da controllare era l’anello… poteva fidarsi di Bella? Poteva portare Bella alla casa dei Gaunt? Magari l’avrebbe potuta lasciare fuori, non farle vedere il nascondiglio del suo Horcrux… le aveva già consegnato la Coppa, non poteva di certo azzardarsi a darle altre informazioni, no?
Bella non mi tradirebbe mai, si disse deciso. E ne era profondamente convinto. Quella strega non sarebbe mai stata in grado di fare nulla che potesse nuocergli…
“Qui-qui-quindi Silente verrà qui?” chiese in uno sbadiglio Ninfadora.
Tom si riscosse e osservò Tonks entrare in cucina sbadigliando per poi sedersi accanto a Lupin.
“Sì” annuì Arthur spiegazzando La Gazzetta del Profeta “Credo voglia dire due parole a Harry prima dell’udienza, sarò io però ad accompagnarlo al Ministero, a quanto pare Silente ha altre faccende da sbrigare prima”.
Tom si raddrizzò sulla sedia “Silente verrà qui?” chiese agitato. Era l’occasione perfetta. Mentre il vecchio era impegnato all’udienza di Potter lui e Bella avrebbero potuto… anzi. Poteva forse svignarsela senza dire niente a nessuno? Si dibatté per qualche secondo sballottato tra l’idea di voler agire da solo (e quindi non portare con sé Bellatrix) e l’idea di avere una copertura, fare tutto alla luce del sole, dire tutto a Silente facendogli credere si trattasse solo di provare il sigillo.
“Così ha detto” rispose Arthur “Questi muffin sono buonissimi, Lollymolly” aggiunse poi riferito alla moglie.
“Oh, grazie tesoro! Li ho fatti con Tom” rispose raggiante Molly scoccando un bacio sulla guancia ad Arthur.
Tom inspirò bruscamente, poi chiamò Bellatrix tramite il Marchio Nero. Bella non si fece attendere, neanche dopo cinque minuti si smaterializzò in cucina.
“Mio Signore” esclamò inchinandosi a lui ossequiosa “Mi avete chiamata?”
Tom la squadrò attento per qualche secondo ma non fece in tempo ad aprire bocca che Molly lo precedette “Non avevamo detto di tenere un abbigliamento consono?!” sibilò adirata fulminando Bellatrix con lo sguardo. Tom strinse le gambe, la vista di Bella praticamente nuda lo metteva sempre a dura prova. Aveva quella sottoveste di un bianco trasparente, che doveva essere stata di sua zia Walburga, che lasciava davvero poco all’immaginazione. Intravedeva i capezzoli turgidi, le sue curve, l’intimo…
“Perdonala Molly” disse Tom con voce roca “Ogni tanto Bella è fin troppo zelante. Bella, vestiti e poi vieni qua” le ordinò allora rivolgendole un mezzo sorrisetto. Non si era ancora ripresa del tutto ma erano già evidenti i segni di miglioramento che aveva avuto grazie alla sorella Andromeda. La sua mente era meno inquieta, aveva ripreso peso, era tornata ad avere istinti pronti e scattanti.
Potremmo anche divertirci durante questa gita…
“Mi sembra stia meglio”.
La voce calma di Silente lo fece sussultare e si voltò di scatto.
“Decisamente meglio” gli rispose Tom con indolenza lasciandosi andare sullo schienale della sedia e allungando le gambe “Ti devo parlare, Albus”.
Silente lo squadrò da sopra i suoi occhiali a mezzaluna “Parla allora” disse infine.
A Tom non piaceva molto l’idea di mettere in pubblica piazza i propri affari ma alla fine si disse che poteva anche avere un senso parlare davanti a tutti: avrebbe destato ancora meno sospetti.
“Sono contento tu abbia notato il netto miglioramento di Bella” iniziò Tom con fare sornione, prendendola alla larga. Silente si sedette di fronte a lui, appoggiò le mani sopra al tavolo e unì le punte delle dita, ascoltandolo attento “Perché stavamo pensando, a dir la verità, stavo pensando di andare a provare il sigillo runico” accavallò un gamba e si accarezzò il mento con una mano “Credo che Bella abbia trovato le rune perfette e…”
“Il nostro incantesimo non è pronto” lo interruppe Silente “Non ha senso andare a provare il sigillo adesso, dev’essere calibrato sul nostro incantesimo, quando sarà completo e, finché non avremo liberato Gellert…”
Tom si trattenne dallo sbattere le mani sul tavolo in uno scoppio di ira. Fece un sospiro, raddrizzò la schiena, e tornò all’attacco “Lo so che dobbiamo liberare Gellert” fece una smorfia “Vale la pena provare il sigillo che abbiamo, userò la mia parte d’incantesimo e ne studieremo la reazione. Se non trattiene neanche le mie Arti Oscure vuol dire che siamo sulla strada sbagliata ma se, invece, dovesse rivelarsi efficace… be’, sarebbe un passo avanti, no?”
Silente continuò a soppesarlo per qualche minuto.
“Qual è il reale motivo per cui vuoi lasciare Grimmauld Place numero 12?”
Tom finse una reazione di freddo stupore.
“Io non voglio lasciare questa casa” fece una pausa, poi indicò tutte le persone presenti “Una così bella compagnia, cosa ti fa pensare che io voglia stare una giornata lontano da tanto calore?”
“Non ti trovi bene?” intervenne subito Molly, preoccupata, senza riuscire a trattenersi. Tom si voltò lentamente verso di lei ma, proprio in quel momento, si smaterializzò di nuovo Bellatrix. Tom la lumò per qualche istante poi, esultante, si volse di nuovo verso Silente.
“Se proprio vuoi saperlo” iniziò, fingendosi titubante, quasi imbarazzato mentre allungava una mano verso Bellatrix invitandola a sedersi in braccio a lui “Lo faccio per Bella” completò non appena la strega si sedette sul suo grembo. La sentì rabbrividire, estasiata.
“Vogliamo solo fare una gita” proseguì Tom come se nulla fosse mentre con una mano accarezzava distrattamente una coscia di Bellatrix “E perché non unire l’utile al dilettevole?” domandò carezzevole soffiando sul collo di Bellatrix che, non riuscendo più a trattenersi, reclinò la testa all’indietro mormorando sommessamente “Padrone…”
“Ti prego, Albus, mandali ovunque lontano da qua” intervenne Sirius “Perché io di vedere queste scene raccapriccianti… non ne possiamo più!” sbottò voltando il capo per non dover vedere Tom e Bellatrix “E poi ogni volta penso anche a come si sia fatto la mamma e la zia…”
“Ti devo obliviare, Black?” ringhiò Tom. Non sopportava più che tirassero in ballo quella faccenda, soprattutto perché Bella s’indisponeva “Non puoi tornare sulla questione di continuo”.
“Tom” lo richiamò Silente “Lasciando stare le tue gesta sessuali con Druella e Walburga, ammesso e non concesso che quello che dici tu sia vero…” Tom lo vide sogghignare ma aveva ben poco da ridere, quel vecchio, perché non ci avrebbe messo nulla a mettere in imbarazzo anche lui tirando fuori aneddoti “E precisando che so perfettamente tu non sia sincero con me… andate a fare questa gita romantica”.
“Una gita romantica?” ripeté Bellatrix ammaliata.
Tom si sarebbe tirato un pugno in faccia “Non ho mai detto romantica, ho parlato di gita in generale, vorrei precisare”. Dentro di sé, tuttavia, sgorgavano scintille di vittoria. Non che avesse bisogno del permesso del vecchio per fare alcunché ma, avere l’appoggio di Silente e mantenere “un rapporto armonioso” era fondamentale per la riuscita del piano. Sia di quello contro i Druidi, sia di quello che stava disegnando parallelamente per l’assassinio di tutta quella gentaglia inutile.
“Avete bisogno di un pranzo al sacco?” domandò Molly apprensiva “Dei panini? Insalata?”
Tom alzò gli occhi al cielo a disagio. Possibile che quella donna fosse sempre pronta a occuparsi di lui e delle sue possibili necessità? Avesse voluto un panino o un’insalata avrebbe potuto benissimo occuparsene da solo! Non aveva mai avuto bisogno di nessuno, lui. Poi, all’improvviso, un’altra idea si fece strada nella sua mente “Ma no, Molly, non preoccuparti” diede un morso sul collo di Bella “Andremo a mangiare al ristorante” disse con nonchalance.
“Mio Signore!” esclamò Bellatrix emozionata e Tom dovette trattenersi dal riderle in faccia. Povera Bella, appena avrebbe visto dove erano diretti…
“Bene, allora noi possiamo congedarci” fece Tom scrollandosi Bellatrix di dosso e alzandosi a sua volta. Proprio in quell’istante, entrò Harry in cucina.
“La colazione!” esclamò Molly balzando in piedi e correndo verso il camino. Tom arricciò il naso indispettito mentre tutti salutavano Potter e il ragazzo si sedeva a tavola.
“Porridge? Aringhe? Uova e pancetta? Pane tostato? O magari i muffin? Li ho fatti con Tom!” domandò a raffica la signora Weasley. Harry accennò un sorriso all’entusiasmo della signora Weasley nel dire di aver fatto i muffin con Tom poi mormorò “Solo… solo pane tostato, grazie”.
“Ottimo!” esclamò invece Tom afferrando per un braccio Bella e dirigendosi verso la porta. Non vedeva l’ora di smaterializzarsi a Little Hangleton, doveva capire se i suoi Horcrux erano al sicuro. E poi? Cosa avrebbe fatto? Poteva rafforzare quel nascondiglio? Cambiare luogo? Lasciare tutto com’era? Inoltre, doveva trovare un posto anche per il Medaglione. Sarebbe dovuto andare a Brighton a perlustrare la caverna e cercare di capire…? Ma certo che sarebbe dovuto andare anche alla caverna. Non c’era tempo da perdere “Signori, è stato un piacere. Vi auguro una buona giornata e… Potter, in bocca al lupo per la tua udienza, nel caso, sappi che un bell’Avada Kedavra toglie di mezzo tanti problemi”.
“Perché tanta fretta?” gli chiese Silente proprio quando la mano di Tom era già sulla porta della cucina. Tom sospirò e si voltò di nuovo verso il suo ex professore “Sono mesi che siamo imprigionati qua dentro…” provò a schermirsi.
Silente gli sorrise affettato poi si alzò e si avvicinò a Tom che, istintivamente, mise mano alla bacchetta “Già che esci e dato che so che…” Silente finse di esitare e Tom seppe immediatamente che avrebbe odiato ciò che il vecchio stava per dirgli “Che sei più avvezzo ai Babbani…” gli diede un fascio di banconote “Compra dei biglietti aerei per l’Austria”.
 Tom fece scattare il suo sguardo dal viso di Silente alle sterline che teneva in mano, disgustato, incredulo.
“Biglietti aerei?” ripeté, sicuro di aver capito male.
“Ci ho pensato e credo sia il modo più sicuro di andare e tornare”.
Tom rise sprezzante poi, vedendo che l’espressione di Silente rimaneva seria, si affrettò a chiedere “Ma stai scherzando, vero, Albus?”
“Non possiamo smaterializzarci tanto lontano” iniziò Silente, ragionevole “Non possiamo chiedere una Passaporta al Ministero della Magia… come proponi di andare?”
“Con una Passaporta illegale?” domandò retorico Tom.
“Troppo pericoloso. Dovremmo farne due, una per andare e una per tornare. Senza contare che potremmo essere rintracciati… no, il modo migliore per muoversi senza che il Ministero della Magia lo venga a sapere, è proprio usare dei mezzi Babbani. A maggior ragione quando Gellert sarà con noi. Siete due dei maghi più ricercati al mondo…”
Tom rimase basito per qualche istante. Il vero problema era che il discorso di Silente non faceva una piega. Afferrò di malavoglia le sterline e se le ficcò in una tasca della veste maledicendo Silente, sé stesso e anche Grindelwald.
“Due biglietti di andata e tre biglietti per il ritorno, diciamo tra un paio di settimane massimo” gli ricordò Silente battendogli una mano sulla spalla. Tom scosse il capo disgustato poi trascinò con sé Bellatrix. L’ultima cosa che sentì prima di chiudersi alle spalle la porta della cucina fu la voce estasiata di Arthur Weasley “Prenderete un aereo? Non c’è posto anche per me?!”
 
  
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