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Autore: Ahimadala    08/03/2023    2 recensioni
Hermione Granger ha fatto il possibile per restituire la memoria ai suoi genitori dopo la fine della guerra.
Tuttavia, nel tentativo di combattere il suo stesso incantesimo, qualcosa é andato storto.
L' eroina del mondo magico si ritroverá con un insolito e rarissimo dono, che la costringerà a scoprire stravolgenti ed imbarazzanti verità.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Draco lasciò che fossero Harry e Theo a parlare con l’infermiera al San Mungo. I suoni tutt’intorno divennero sempre più rumorosi nelle sue orecchie, ed il suo cuore non smetteva di battere mentre le parole che avevano lasciato la bocca di quella donna continuavano a riverberarsi nella sua testa. 

No, Hermione Granger non è una nostra paziente al momento, avevano detto. 

Hermione non era lì. Eppure lui ne era stato così sicuro. Ma se Hermione non si trovava al San Mungo, dove altro poteva essere?

Sentiva un fischio crescente nelle sue orecchie, e le luci della sala di ingresso dell’ospedale sembravano troppo luminose. Gli bruciavano gli occhi. Si costrinse a non distrarsi, concentrandosi su ciò che la donna stava ancora dicendo. 

“Avevamo due pazienti” disse, la voce ferma e il volto in un sorriso amichevole. “Il signore e la signora Granger, babbani. Sono stati dimessi la scorsa settimana”.

“Dimessi?” la voce di Theo, nonostante lo sforzo, lasciava trasudare un po’ di apprensione, e non appariva disinvolta come avrebbe dovuto. Il ragazzo tossì per correggersi. “Chi è venuto a prenderli?". 

La donna fece saettare il suo sguardo tra i due, indugiando sul volto serio del ragazzo che è sopravvissuto, nonché Auror. “Posso rivelare questa informazione solo ai parenti dei pazienti", poi deglutì. “A meno che questa non sia un'indagine, in quel caso dovrei vedere un mandato”.

Harry si sporse sul piccolo banco, le mani incrociate e le labbra piegate in un sorriso. “Speravamo di non arrivare al punto in cui sarebbe stato necessario aprire una causa contro l’ospedale”. 

La donna deglutì, e le sue mani tremanti tradirono la falsa sicurezza con cui si presentava.  

“Perchè poi non si tratterà solo di noi, ma di un intera squadra del ministero. Auror, detective, i giornali-”

La donna si mise a maneggiare alcune delle cartelle che aveva in mano. “Signor Potter, so bene che di lei ci si può fidare". 

I suoi occhi scuri saettarono avanti e indietro per il corridoio, e il ragazzo che è sopravvissuto si sporse di più sul bancone, così che la donna potesse quasi sussurrare al suo orecchio. Draco tese le orecchie, sforzandosi di sentire il più possibile nonostante la distanza.

"È da tempo che mandiamo degli avvisi alla signorina Granger. Purtroppo tutti i tentativi di ripristinare la memoria dei suoi genitori sono falliti". 

L'espressione sul viso di Potter era sorpresa, sebbene cercó subito di mascherarla. 

"È quasi un anno, ormai, che risiedono qui. Non possiamo più tenerli. Ma la signorina Granger non ha mai firmato il modulo di dimissione".

"E chi lo ha fatto?"

"Il dottore che li aveva in cura". La donna sfoglió una serie di scartoffie, poi aggrottó le sopracciglia. "In realtá, un suo delegato, a quanto leggo qui". 

Theo si sporse sul bancone insieme ad Harry. "Che cosa vorrebbe dire?"

"Il dr. Friedrich, lo specialista in incantesimi di memoria, ha mandato qualcuno a prendere i signori Granger".

Harry inspiró profondamente, stringendo le mani dietro al bancone. "Era lei di servizio quando li hanno dimessi?"

"N-no" disse la donna. 

"D'accordo". Harry si sollevó finalmente dal bancone, "la ringrazio per il suo aiuto". 

L'infermiera annuí sommessamente, rivolgendo un'ultima occhiata diffidente ai due serpeverde mentre uscivano. 



Il piano era semplice. O almeno questo era ciò che sosteneva Theo, il quale era riuscito persino a convincere Potter dell’estrema fattibilità della cosa. Draco, tuttavia, faticava sempre di più ad essere ottimista. 

Si erano nascosti sotto l’incredibile mantello dell’invisibilità di Potter. Theo ed Harry, per lo meno. Data la sua riluttanza all’ottimismo, infatti, Draco era stato costretto a rimanere nascosto dietro il tronco di un albero. Per Salazar, quei due insieme erano insopportabili.

Era stato difficile calmare l’entusiasmo, e le mille domande di Theo, riguardo l’oggetto. Eppure, nonostante ci volle un po’, alla fine Theo accettò che Harry gliene avrebbe parlato quando tutto questo fosse finito. Draco aveva dovuto trattenere quella voce nella sua testa che urlava ‘se’.

Se tutto quello fosse mai finito. 

 Anche adesso, mentre aspettavano che il dr. Friedrich varcasse la porta dell’ospedale e raggiungesse il punto per smaterializzarsi, Draco doveva sforzarsi di mettere a tacere quelle parole e la piccola vocina nella sua testa che gli diceva che ad Hermione stava succedendo qualcosa di terribile. 

Successe tutto molto rapidamente. 

Nel momento in cui l’uomo ignaro svoltò l’angolo dietro al quale i due maghi erano appostati, Potter e Theo lo afferrarono e si materializzarono in uno stanzino buio del Nott Manor.

 Harry fu il più rapido, liberando l’uomo dalla sua bacchetta, mentre Draco scagliò l’incantesimo che lo immobilizzò ad una sedia. Fu solo allora che il dottore ebbe finalmente il tempo di mettersi ad urlare. Tuttavia non c'era nessuno che potesse ascoltarlo. 

Harry si piazzò davanti a lui. 

Lui e Theo avevano rivelato un'intesa che aveva lasciato il biondo senza parole, e con un pizzico di gelosia, ed erano stati d'accordo sul fatto che l'approccio migliore per iniziare era che il dottore si trovasse faccia a faccia con l'eroe del mondo magico. 

 Draco era stato di diversa opinione, ma alla fine lo avevano convinto ad iniziare con un approccio tranquillo. 

Potter costrinse l’uomo a guardarlo negli occhi, l’unica luce nella stanza quella della flebile lampadina sopra le loro teste. I due serpeverde attendevano contro la parete, niente più di due sagome nell'oscurità. 

“Dr. Friedrich, posso darle del tu?" si passò una mano tra i capelli, spettinandoli appena. Quando l'uomo non rispose, Harry Potter continuó. 

 “Bene. Perdonaci per averti portato via così all’improvviso. Dobbiamo solo porti alcune domande, sarai a casa prima di cena”.

"Che cosa volete?" 

Uomo sveglio, pensó Draco tra sé e sé. 

"Vogliamo sapere perché hai dimesso I signori Granger e dove si trovano adesso". 

L'uomo aggrottó le sopracciglia. Draco alzó gli occhi al cielo. 

"Forse non mi hai capito, dottore. Puoi provare a rispondere di tua spontanea volontà, oppure ci prenderemo le risposte che ci servono da soli".

Theo, al suo fianco, stringeva tra le dita una piccola boccetta di veritaserum. Draco non aveva voluto sapere come se la fosse procurata, né perché sembrasse averla pronta da tempo e attendesse solo l'occasione di utilizzarla. 

“Non ho idea di cosa state parlando”. 

Un semplice cenno da parte di Potter e Theo fece qualche passo avanti. 

Draco rimase a guardare, la bacchetta di Hermione saldamente stretta tra le dita, mentre l’uomo mandava giù qualche goccia di veritaserum. Theo sorrideva compiaciuto. 

Potter si piegò di nuovo davanti a lui. “Ricominciamo da capo. Dove hai portato i signori Granger e perchè?”

L’uomo strabuzzò le palpebre con la stessa aria confusa. 

“Non vedo i Granger da settimane. Su ordine della signorina Hermione Granger erano ancora sedati nel nostro reparto” aveva il respiro pesante. Il volto gli si tinse di rosso, chiaro segno che la pozione stava facendo effetto. “Le ho scritto diverse lettere, ultimamente. Non possiamo più tenerli, è passato quasi un anno. Non sembra esserci modo di ripristinare i loro ricordi, non se lei continua ad opporsi ad altri esperimenti”. 

Potter si voltò verso Draco. “Di cosa sta parlando?”

“Deve essere Hermione a dirtelo” si limitò a rispondere. Il ragazzo che è sopravvissuto accettò la sua risposta senza aggiungere altro. 

Nel petto del biondo iniziava a farsi strada il brutto presentimento che avessero fatto un buco nell’acqua e fossero ancora molto lontani dal trovare Hermione. 

“Perciò tu non sai perchè risulta che siano stati dimessi a tuo nome?”

“Co-come? No, non ho idea. Io non centro nulla. Ho cercato di avvisare la signorina Granger che non avremmo potuto trattenerli ancora a lungo, visto l’insuccesso dei diversi tentativi di restituir loro la memoria”. 

Gli occhi verdi di Harry si tinsero di un velo di tristezza. 

“Notato qualcosa di strano, ultimamente? Qualcuno che potesse essere interessato a loro o ad Hermione Granger?” si intromise Theo.

L’uomo chiuse e riaprì la bocca alcune volte, forse combattendo contro il potere del siero. Poi, finalmente, parlò. “Quell’idiota del dr,. Pritchett" imprecò.

“Ci dica di più”

“Parlava sempre di loro e della signorina Granger. Ma è un pazzo, un delirante. Ed è anche pessimo nel suo lavoro”.

“Perchè ho la strana sensazione che stia omettendo qualcosa, dottore?” continuò Harry. Draco dovette ammettere, tra sè e sè, che era piuttosto bravo nel suo lavoro. 

L’uomo deglutì. Gocce di sudore gli scendevano dalla fronte e gli impregnavano la camicia. “Era così ossessionato da quei due babbani. Non c’era nulla che potessimo fare per loro, era ciò che continuavo a spiegargli. Non senza il consenso della figlia. Ma d'altro canto lei li ha parcheggiati da noi, li ha abbandonati per mesi nel nostro ospedale, come dei vegetali, come se non le importasse".

Draco strinse i denti. 

“Continui” proseguí Harry.

“Abbiamo semplicemente lasciato che fosse lui ad occuparsi di loro. Cambiare le flebo, lavarli, monitorare eventuali cambiamenti, per quanto impossibili a mio parere. Abbiamo tante cose da fare in reparto, e occuparci di due babbani per cui non c’è nulla da fare…”

Draco non si rese conto di quanto la presa delle sue dita sulla bacchetta si fosse fatta stretta finché Theo non poggiò la mano sulla sua. 

“Dunque, dove possiamo trovare questo dr. Prichett?”

“Vive qua a Londra, con sua sorella. Lei lavora al ministero”.

Una gelida rabbia correva dentro le vene di Draco, congelando ogni cosa. La quiete prima dell’esplosione. 

Potter si voltò verso loro due. “C’è altro che dovremmo chiedergli, secondo voi?”

Fu Theo a farsi avanti. “Ci scriva l’indirizzo” disse, producendo con la sua bacchetta piuma e pergamena. Poi guardò Harry. “Ci pensi tu o ci penso io?”

“Gli incantesimi non sono mai stati il mio forte”

Draco rimase ad osservare mentre il dottore implorava Theo, la bacchetta puntata su di lui. Senza dar peso alle sue parole, il suo amico procedette ad alterare i suoi ricordi. Dove e come Theo avesse imparato a padroneggiare questo tipo di incantesimi rimaneva un mistero per Draco. Ma il suo amico era sempre stato pieno di sorprese. 


Neanche un’ora più tardi, Draco era impaziente di mettersi sulle tracce del dr. Prichett, e magari strappargli le budella dal corpo. Se a mani nude oppure aiutato dalla bacchetta di Hermione, non lo aveva ancora deciso. 

 Potter aveva deciso di passare un momento dal quartiere generale degli auror, non per assicurarsi che la notizia della sparizione di Hermione si fosse già diffusa, ma esattamente per il motivo opposto. Meno persone all’interno del ministero sapevano cosa era successo, e che la stavano già cercando, meglio sarebbe stato per loro. E fu allora, mentre aspettavano nascosti in un angolo che Potter facesse la sua entrata e uscita con nonchalance, che si trovarono davanti Ginny Weasley.

Il respiro accelerato suggeriva che avesse volato a bordo della sua scopa per tutta Londra per cercarli. Draco dovette riconoscere la  sua tenacia. 

Un attimo prima che mettesse piede all’interno del quartiere generale, Draco ed il suo amico sbucarono fuori dall’angolo nel quale erano nascosti, e la rossa parve trarre un sospiro di sollievo. Si fermò, ed in neanche cinque secondi aveva già ripreso completamente fiato. Sportivi. A Draco quasi mancava esser uno di loro.

 La rossa aveva in mano una lettera, sulla quale notò impresso il sigillo del San Mungo. Gliela porse ancora prima che lui potesse strappargliela via dalle mani. 

Potter, a cui la lettera era indirizzata, lasciò l’ingresso principale mentre Draco era intento a leggere. 

Il volto del biondo si illuminó mentre i suoi occhi saettavano sulla pergamena nuova. 

Quelli del ragazzo che è sopravvissuto, d'altro canto, erano presi dallo sconcerto. Reggeva una copia della gazzetta del profeta, che riportava la data odierna.

 La lettera del San Mungo, il primo luogo dove erano stati per cercare Hermione senza trovarla, diceva che lei era sempre stata lì… 

La gazzetta del profeta invece… lo sguardo di sconcerto passò dal volto del grifondoro a quello del biondo mentre leggeva ciò che era scritto in prima pagina. 

Hermione Granger firma le dimissioni per problemi di salute mentale 

No, non poteva essere. 

Il mondo prese a girare tutto intorno, e delle scintille fuoriuscirono dalla punta della bacchetta di Hermione per la magia che ribolliva nelle sue vene. 

Theo gli piazzò entrambe le mani sulle spalle per calmarlo, mentre Potter trascinò la Weasley dietro di sè, come a farle scudo col suo corpo nel caso il biondo fosse esploso da un momento all’altro. 

 La sua rabbia si trasformò rapidamente in una calma gelida e ben più letale. Adesso non c’era tempo per le scenate. Sapevano dove si trovava Hermione. 

Incontrò gli occhi verdi di Potter, che annuì. 

Il grifondoro si prese solo un momento per stringere la mano della sua ragazza e fissare la scopa al bordo della quale li aveva raggiunti volando sulla città. Scosse appena la testa, ma poi i suoi occhi si riempirono di qualcos’altro. Fiducia, forse, che andava oltre ogni preoccupazione. 

“Ci vediamo lì”. 

La rossa annuì, e insieme i tre ragazzi si materializzarono davanti le porte del San Mungo. 



Hermione era pallida, aveva i capelli spettinati che le ricadevano lungo le spalle mentre gli andava incontro. Una borsa al suo fianco che non le aveva mai visto e lo sguardo spento. Trattenne l’istinto di correre da lei e lasciò che fosse Potter a firmare per portarla via e condurla fuori dalle porte dell’ospedale. 

Nulla di ciò che stava succedendo aveva un senso. 

Perchè quell’infermiera gli aveva detto che non c'era nessuna Hermione Granger tra i loro pazienti? 

Cercò con lo sguardo la reception, trovandovi un'altra donna rispetto a quella che avevano visto solo ieri. Ma non era importante, adesso. L’unica cosa che contava era che Hermione stesse bene. Tutte le altre domande avrebbero trovato  una risposta in un secondo momento. 

Una volta che fu fuori, Draco la prese tra le sue braccia e la strinse forte, non curandosi degli sguardi di Theo, Potter e la Weasley. 

Hermione non ricambiò l'abbraccio. Quando cercò i suoi occhi vi era ancora un velo cupo davanti al suo sguardo, quelle pupille scure e attente erano spente. 

Strinse i denti. “Hermione”.

“Vorrei andare a casa” disse lei. Per un attimo le parve che si stesse sforzando di comunicare qualcosa, con lui. Qualcosa che non poteva dire ad alta voce. 

C’è qualcosa che non va? 

Fece un minimo, quasi impercettibile, cenno del capo. Ma le sue dita si strinsero con più forza sul suo braccio e Draco capì. 

“Ti portiamo a casa”.


Hermione si comportava in modo strano, o almeno questo era ciò che si leggeva negli sguardi sempre più perplessi e preoccupati di Theo, Harry e Ginny mentre guardavano la ragazza passare da un angolo all’altro dell’appartamento. Prima chiuse le finestre, poi, dopo che Draco le passò la bacchetta, bloccò il caminetto, ed infine, senza dire niente a nessuno, afferrò un foglio di pergamena e una delle sue penne babbane e si sedette al tavolo a scrivere. Senza rivolgere una parola a nessuno di loro.

Rimasero tutti ad osservarla senza batter ciglio, come se qualsiasi movimento potesse disturbare la tesa concentrazione con la quale scriveva.  

Potter fu il primo ad aprire la bocca per provare a dire qualcosa, ma senza che Hermione alzasse lo sguardo dal foglio su cui era concentrata a scrivere, Draco lo bloccò con un cenno della mano. Il ragazzo che è sopravvissuto, sebbene con le sopracciglia aggrottate e l’aria sempre più perplessa, richiuse la bocca e sospirò, stringendosi alla sua compagna altrettanto confusa e preoccupata. 

Passarono diversi minuti così, in silenzio. Quattro paia di occhi concentrati solo sulla ragazza e su ciò che stava scrivendo sulla sua pergamena. Draco riuscì a cogliere qualche parola, nella sua calligrafia veloce e confusa.

Incidente, Ginny, Cameron…

Alla fine, tutto d’un tratto, Hermione sbattè violentemente la penna sul tavolo e alzó gli occhi su di loro. Il suo volto sembrava aver ripreso colore. Finalmente aprì la bocca per parlare, gli occhi centrati in quelli del biondo, il cui petto ribolliva già di rabbia e desiderio di vendetta. 

“Credo abbiano manomesso i miei ricordi”. 



Non si allontanò neanche un secondo dal fianco di Hermione. Adesso capiva come si sentiva Potter, vedeva i suoi stessi atteggiamenti riflessi nell'apprensione del grifondoro verso la Weasley. E non mancava neanche di notare il modo in cui i suoi occhi saettavano sul ventre di lei, ancora piatto, spesso quando lei era distratta e guardava altrove. 

“Devo sapere esattamente cosa è successo” Hermione guardò verso Ginny. “Meno parole possibili, pechè-” si portò una mano alla tempia, stringendo le labbra. “Quando provo a ricordare, mi viene questo terribile mal di testa” 

Draco, in piedi dietro alla sedia dove Hermione era seduta, prese ad accarezzarle la schiena con una mano, l’unico supporto che era in grado di offrirle al momento. 

Ginny scosse la testa, non sapendo da dove cominciare, e stringendole la mano, Harrry si fece avanti. “Cercavi Ginny, sei venuta da me”.

E così il ragazzo raccontò del breve incontro davanti casa sua, dello scontro con Ron. Draco, a sua volta, le raccontó che gli aveva scritto, omettendo tuttavia, nonostante lo sguardo di rimprovero di Theo, ciò che era successo con Lucius.

Hermione aveva abbastanza cose a cui pensare adesso. Gliene avrebbe parlato dopo, quando avrebbe dovuto per forza spiegare perché non avesse più con sé la sua bacchetta. 

Quando lasciarono leggere ad Hermione l’articolo sulla Gazzetta del Profeta di quella mattina, e poi le riportarono la loro “amichevole” conversazione con Friedrich, Hermione continuò a non sembrare sorpresa. 

“Ho dovuto firmare le dimissioni” cominciò, raccontando loro ogni dettaglio, dalla conversazione che aveva origliato a notte fonda, fino al racconto di quel fantomatico incidente, che non riusciva a comprendere se fosse successo o meno. 

“Chiunque sia” disse Hermione, sforzandosi di tenere le mani ferme “Cameron lavora per qualcuno che tira le redini del ministero da dietro le quinte. Non si espone mai” si strofinò ancora le tempie, sul volto un'espressione di dolore. 

“Forse adesso dovresti riposare” si fece avanti Draco. 

Hermione scosse la testa. “Credo di sapere. Lo sapevo, o credevo di aver capito chi fosse questa persona, ma… Non ricordo. E’ tutto così confuso”

“Dovresti riposare davvero” si fece avanti anche la rossa. E per quanto si sforzasse di mantenere un tono di voce fermo, Draco notò che aveva gli occhi lucidi. 

Hermione tremò, come per sforzarsi ancora, e solo quando Draco si inginocchiò accanto a lei e le prese le mani finalmente vide le sue spalle cedere e rilassarsi. 

Draco la guardò negli occhi e continuò  stringere  le mani nelle sue. “Riposati, Hermione. Ci pensiamo noi a te, e a tutto questo”. 



Hermione dormì per diverse ore, e Draco rimase vigile al suo fianco anche quando Harry, Ginny e persino Theo tornanoro a casa per mangiare e farsi una doccia. Lui, invece, rimase seduto sul bordo del letto, stringendo ancora la sua bacchetta tra le dita, ascoltando il ritmo del suo respiro. 

Era ormai passata quasi un’intera giornata. Il sole tramontava quando Hermione aprì lentamente gli occhi. “Che cosa è successo?”

La sua domanda fu seguita da un colpo  di tosse e Draco le fu subito accanto, porgendole un bicchiere d’acqua. La grifona ne prese un lungo sorso, poi il suo sguardo interrogativo si rivolse verso la sua stessa bacchetta. 

“Ho notato una scopa in salotto. Suppongo fosse la tua”. 

“Non è una bella storia”. 

Le dita fredde di Hermione gli sfiorarono la mano. Draco le prese tra i propri palmi per riscaldarle. “Dovresti mangiare qualcosa” si limitò a dirle. 

“Anche tu. Perchè eviti la mia domanda?” abbassò lo sguardo, “è forse per colpa mia?”

Il biondo le afferrò il mento tra indice e pollice, costringendola a guardarlo negli occhi. “Non pensarlo neanche per un secondo. Non è affatto così, e adesso abbiamo cose più importanti a cui pensare”. 

 Proprio in quel momento, qualcuno bussò alla porta. 

“Sarà Potter, o forse Theo. Chiunque si sia fatto la doccia prima. Se vuoi posso mandarli via”. 

Ma Hermione si alzò dal letto. “No, non voglio che se ne vadano”.

Lentamente, Hermione andó ad aprire la porta. Draco seguí ogni suo movimento, un' ombra alle sue spalle pronta a prenderla in caso fosse caduta. 

La sorpresa fu piacevole per Hermione e tutt’altro per il serpeverde quando la porta si aprì e anziché Potter o Theo, quel David, ovviamente in completo elegante e senza neanche un capello fuoriposto, fu sulla soglia. Draco avrebbe quasi preferito Ronald Weasley al suo posto. Quasi. 

Il ragazzo fece saettare gli occhi tra loro due, concentrandosi sulla mano di Draco ferma sul fianco di Hermione. Probabilmente aveva letto anche lui, come il resto degli abitanti di Londra e oltre, della loro storia. 

“Ho letto di ciò ciò che è successo, e sapevo che doveva esserci qualcosa sotto, tu non l’avresti mai fatto. Il tuo lavoro era importante…" fece un passo verso di lei. "È importante".

Hermione lo abbracciò, sebbene solo per qualche secondo, e poi raccontò di nuovo anche a lui tutto quanto. Draco vide la mente del ragazzo mettersi all’opera, esaminando le varie sfaccettature del racconto sotto un punto di vista e un angolatura totalmente diversa dalla loro. 

“Credi davvero che lei ti abbia denunciato?” domandò poi David, nell’esatto momento in cui suonò il campanello. 

Draco andò ad aprire, accogliendo Theo, Potter e la Weasley. Sia lui che Hermione quasi grugnirono di piacere nel notare che i loro amici, per fortuna, non erano tornati a mani vuote. 

La conversazione riprese mentre sia Draco che Hermione si avventarono su delle fette di pizza grandi quanto le loro facce. Stavano morendo di fame. Draco non ricordava quando era stata l'ultima volta che aveva mangiato, e aveva paura di conoscere la risposta di Hermione. 

Theo si sedette al fianco di David, studiando attentamente non solo il suo discorso, ma lui stesso. 

Il giovane avvocato guardò verso Potter. “Possiamo richiedere di vedere le denunce giunte agli uffici. Ma se non è stata ufficialmente protocollata, anche le sue dimissioni basate su di essa possono non essere valide. E poi, tutto ciò che è successo al San Mungo… è così illegale che non so nemmeno da dove cominciare”

Hermione, con un delicato cenno della mano, lo invitò a fermarsi un momento. “Non mi interessa recuperare il mio lavoro al ministero”. 

Tutte le teste scattarono verso di lei. 

La ragazza iniziò a spiegarsi. “Non mi ha portato a nulla, in tutto questo tempo. E’ inutile. Io sono stata inutile lì”. 

“Dobbiamo solo scoprire chi è che dirige tutto da dietro le quinte” disse Draco a denti stretti. “Dev’esserci un motivo se questa persona non si fa avanti. Scommetto sia perché non può farlo apertamente”. 

Hermione abbassò lo sguardo. “Non saprei neanche da dove cominciare” e c’era una tale rassegnazione, un tale sconforto nel modo in cui le sue spalle si abbassarono, che Draco per un momento provò una strana paura in fondo al petto. Aveva paura che fossero riusciti ad abbatterla e piegarla. Aveva paura che, dopo tutto ciò che aveva dovuto affrontare, Hermione Granger si fosse spenta. Avrebbe lottato lui per lei, se necessario. 

Alzò lo sguardo verso Theo ed Harry, che in qualche modo stavano bisbigliando sottovoce tra di loro. “Da dove cominciamo?”

“Voi non credete alla storia dell’incidente?” la voce di Hermione era spezzata, come se stesse trattenendo le lacrime. A Draco si strinse il cuore nel petto a quella vista. 

“Certo che no” fu la Weasley la più rapida a rispondere. Ma presto Theo, Harry, David e per ultimo Draco confermarono le sue parole. 

“Dovremmo parlare con qualcuno nel tuo stesso dipartimento” continuò David, “per capire che voci siano girate e cosa credono sia successo”.

“Potremmo cominciare con Dean Thomas” fu Ginny a rispondere, “è la persona di cui ti fidavi di più al lavoro, vero?”

Hermione annuì, poi prese un sorso d’acqua. Dal modo in cui strinse gli occhi, Draco capì che il mal di testa doveva essere ritornato. Si avvicinò al suo orecchio. "Possiamo continuare un’altra volta”. 

Hermione parve indecisa e combattuta davanti a quella offerta, ma Ginny prese in mano la situazione. "Parlerò io con Dean, cercando di non destare sospetti in alcun modo. Come approccio iniziale credo sia la cosa migliore” gli altri annuirono. 

Harry fece un passo avanti. “Io scoprirò se c’è davvero una denuncia contro di te, Hermione” poi annuì in direzione dell’avvocato.

 Anche lui si alzò dalla poltrona su cui era seduto, avviandosi insieme agli altri verso la porta. “Io chiederò accesso alle cartelle al San Mungo e scoprirò cosa è successo, e quanto è illegale ciò che ti hanno fatto. Pagheranno per questo”. 

L’ultimo che ancora non si era avviato verso la porta, e rimaneva lì a fissarli, era  Theo. “Io ho un’idea” si limitò a dire. “Ma dovete fidarvi di me”. 

Hermione annuì, gli occhi lucidi che tuttavia non tradirono alcuna lacrima mentre guardava tutti i suoi amici andarsene. Draco capì cosa stava pensando senza che lei lo dicesse. 

Non sei sola, Hermione le disse, mentre la porta si chiudeva e rimasero da soli. 

Non sei sola 

La prese tra le sue braccia, stringendola forte. Hermione nascose il volto contro il suo petto. 

Non sei sola, continuò a ripetere, mentre la grifona concedeva finalmente alle sue lacrime di uscire e impregnarli la camicia. 

Non sei sola. 

   
 
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