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Autore: Bombay    09/03/2023    1 recensioni
Dal testo: - Era partito pieno di sogni ed aspettative, ma si era scontrato con la dura e cruda realtà: era e sarebbe stato sempre uno straniero per loro e una minaccia. -
Challenge: “Spring Bingo” organizzata dal gruppo Facebook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Spring Bingo!'
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La luce in fondo al tunnel

Challenge: “Spring Bingo” organizzata dal gruppo Facebook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom

Prompt:

1. Il suono delle risate proveniva dalla strada sottostante, facendolo sentire molto solo in questa nuova città di Musa07

2. Squadra avversaria di Jeremy Marsh

3. Battuta di Jeremy Marsh

4. “Fossi in te, non alzerei troppo la cresta.” di Artemìs Karpusi Vargas

5. “Non è più lo stesso senza te” di Jeremy Marsh

 

Genere: drammatico, introspettivo

Tipo: one shot

Raccolta: Spring Bingo!

Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi

Coppia: yaoi

Rating: PG-17, arancione

Avvertimenti: tematiche delicate (prostituzione), angst

PoV: terza persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

La luce in fondo al tunnel

 

La sveglia suonò puntuale alle sei del mattino e la spense con un gesto, era già sveglio da parecchio e fissava il soffitto macchiato sopra di sé. Una tiepida brezza gli accarezzava il corpo nudo facendolo rabbrividire.

Il suono delle risate che proveniva dalla strada sottostante, lo faceva sentire molto solo in questa nuova città, anche se ci viveva oramai da un due anni.

Con un sospiro stanco si mise a sedere prendendosi la testa tra le mani, doveva farsi una doccia, vestirsi ed andare a correre, per poi presentarsi all’allenamento; ogni giorno faceva sempre più fatica. Si alzò per andare in bagno e lanciò uno sguardo ai soldi sul comodino, la nausea gli attanagliò lo stomaco, riuscì giusto ad arrivare al water piegandosi colto da violenti conati, non aveva niente nello stomaco.

Si trascinò nella doccia e lasciò che l’acqua calda si portasse via le sue lacrime e la sua stanchezza, il sudore, l’odore estraneo al suo, almeno poteva pagare l’affitto.

Raggiunse la palestra dopo il suo circuito di corsa, il suo spagnolo era migliorato molto, ma se i suoi compagni parlavano troppo in fretta, faceva ancora fatica a capire e Miguel, il capitano del San Juan, non faceva nulla per agevolarlo.

Era partito pieno di sogni ed aspettative, ma si era scontrato con la dura e cruda realtà: era e sarebbe stato sempre uno straniero per loro e una minaccia. Raul, il palleggiatore titolare lo guardava con astio e malcelato fastidio, ora comprendeva come si era sentito Kageyama anni prima e gli dispiaceva essersi comportato nello stesso modo odioso e supponente. Raul lo aveva apostrofato subito, quando Blanco lo aveva presentato alla squadra “Fossi in te, non alzerei troppo la cresta, ragazzino. Qui siamo professionisti non è la squadretta del liceo”

Tooru se ne era reso conto da solo di questo, non era la squadra del liceo, non c’era lo stesso clima rilassato e tranquillo, per quando lui si adattasse e osservasse gli altri atleti, era difficile stare dietro ai loro ritmi e finché non veniva nominato titolare, non aveva uno stipendio e pagare le spese vive era sempre più difficile.

Suo padre gli aveva tagliato i viveri, quando aveva scoperto che lui e Iwaizumi stavano insieme, non tollerava che il suo unico figlio maschio stesse con un altro ragazzo, oltre ad aver mal digerito il fatto che, dopo il diploma, voleva andare dall’altra parte del mondo per inseguire un sogno e non proseguire su una via più sicura come l’università in patria. Così senza mezze misure gli aveva intimato che se, avesse voluto andare in Argentina, avrebbe dovuto mantenersi. Così aveva cercato di trovarsi un lavoro, ma era difficile incastrarlo con gli allenamenti, le partite, le trasferte.

“Tooru” lo chiamò l’allenatore ridestandolo dai suoi pensieri “Va tu alla battuta” lo spronò e lui annuì mentre gli lanciavano un pallone.

Aveva iniziato a lavorare come cameriere in un bar, quando uno dei clienti gli aveva chiesto “Quanto vuoi?” Oikawa lo aveva guardato senza capire e l’altro gli aveva chiesto nuovamente avvicinandosi con fare cospiratore “Quanto vuoi per una scopata?”

Il giovane gli aveva riposto indignato e gli era stato alla larga per tutto il tempo anche se sentiva il suo sguardo seguirlo per tutto il locale.

Il fischio lo riportò alla realtà, prese un respiro profondo e lanciò la palla in aria, la seguì con lo sguardo prendendo la rincorsa, ma saltò troppo poco e il tocco sulla palla fu fiacco tanto che il libero, dalla parte opposta, la prese senza problemi.

Oikawa cercò di ignorare le frecciatine e i commenti maligni dei suoi compagni di squadra, ma non riusciva a concentrarsi.

“Non otterrai mai il ruolo di titolare, se durante le partite di allenamento giochi così” commentò Andres, il libero che era l’unico con cui aveva un rapporto quasi amicale, che da subito gli aveva dato una mano con lo spagnolo e spesso tentava di sedare i suoi compagni.

“Lo so, gioco meglio di così” sbuffò bevendo un lungo sorso di acqua dalla borraccia, detergendosi il sudore dal viso.

Era stanco, dormiva poco e poi… si era detto che lo avrebbe fatto solo una volta, doveva mettersi in pari con l’affitto e le bollette, ma non era stata solo una volta… continuava da otto mesi e lo stava logorando sia nel fisico che nell’anima.

 

***

 

Il cellulare suonò nel momento stesso in cui la porta del suo appartamento si chiuse, la voce di Iwaizumi che parlava la sua lingua madre, era un balsamo per le sue ferite e lui si commuoveva ogni volta.

“Come stai?”

“Bene” mentì stringendo forte gli occhi, stava facendo un torto immenso ad Hajime, ma aveva il terrore di dirgli la verità, lo avrebbe sicuramente disprezzato, allontanato e lasciato e Tooru non poteva sopportarlo. Così con ancora addosso l’odore di un altro gli raccontava una bugia dopo l’altra.

“Tooru… dimmi la verità” sussurrò Hajime e Oikawa si sentì morire “Va davvero tutto bene?”

- No - avrebbe voluto urlare - Non va tutto bene! Nulla è come credevo nulla!

“Mi manchi” rispose piano quello era vero gli mancava da impazzire “Giocare qui non è più lo stesso senza te” - Io non sono più lo stesso senza di te, Iwa-chan. Mi sto perdendo… salvami! -

“Sei in una squadra di professionisti”

“Già… scusami ma è molto tardi, domani ho una partita importante, devo andare a dormire”

“Certo, buona notte… ti amo”

Tooru si posò una mano sulla bocca per reprimere un singhiozzo “Ti amo anche io” riuscì a rispondere.

 

***

 

La squadra avversaria era la prima in classifica, se avessero perso quell’incontro sarebbero stati fuori dal campionato. Oikawa guardava la partita insieme alle altre riserve e quando successe provò uno strano senso di soddisfazione, che lo spaventò perché lui non era così. Non aveva mai gioito se un compagno si faceva male, mai! Però quando vide che Raul si era infortunato murando gli avversari, provò un moto di soddisfazione profonda che si amplificò quando Blanco chiamò il suo nome per sostituire il compagno.

Si scambiarono una occhiata ostile, nessuno dei due disse niente all’altro e Tooru giocò al meglio delle sue possibilità, con le sue alzate segnarono un punto dopo l’altro. Immaginò di avere Iwaizumi che giocava con lui e fece pochissimi errori, ricevette inaspettatamente i complimenti dei suoi compagni.

Vinsero la partita e il senso di compiacimento aumentò, era sulla buona strada per diventare titolare, avrebbe potuto dire no, non gli sarebbero più serviti quei soldi; sorrise, cominciava a vedere la luce in fondo al tunnel.

 

---

Note dell’autrice.

Seconda storia della challenge, come sempre grazie a chi è arrivato sino a qui e ha voglia di dire la sua.

 

 

 

 

 

   
 
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