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Autore: Duevite    10/03/2023    0 recensioni
Siamo nel Settembre 2022 quando un ragazzo si trasferisce a Salem con la sua famiglia.
In questo paese si trova un famoso giardino chiamato "Il giardino delle querce" visitabile dagli abitanti del quartiere tramite delle chiavi speciali.
In questo giardino incontrerà una persona speciale, la quale gli farà vivere il periodo più bello della sua vita, ma anche il peggiore.
Questa avventura lo porterà a scrivere la sua storia dopo numerosi anni dal suo incontro, da solo, con solo i suoi ricordi e 30 lettere.
(Se aveste voglia di lasciare una recensione, ne sarei molto grat*)
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Era il 4 Settembre del 2022 quando io e la mia famiglia ci trasferimmo nella nostra nuova casa a Salem, Cambridge Street.
Il quartiere era molto suggestivo, c’erano numerose case tutte più o meno uguali, con i tetti scuri, i recinti di legno nero e dei piccoli giardini alle spalle.
La via principale era lunga e adornata di alberi alti che d’estate donavano una fresca ombra piacevole, mentre d’autunno coloravano tutto di giallo e arancione.
In fondo alla via principale c’era una muraglia di pietre grigie chiusa da un grosso cancello nero e affiancato da due cancelli più piccoli.
Questa muraglia circondava quello che era uno dei più grandi tesori d’America: il giardino delle querce.
Il cancello principale, insieme ai due più piccoli, veniva aperto solo il sabato e la domenica fino alle 19 di sera, mentre gli altri giorni gli unici ad accedere a questo giardino erano i residenti del quartiere i quali una volta ricevute le chiavi della casa ricevevano anche le chiavi dei due cancellini adiacenti il cancello più grande.
Non mi dispiaceva essermi trasferito in quel posto.
Era confortevole, storico e molto suggestivo.
Mi piaceva l’idea di poter iniziare tutto da zero, per mia sfortuna avevo quasi finito il liceo, purtroppo quello era il mio ultimo anno e per questo non mi sarei goduto a lungo quel posto in quanto l’anno dopo sarei andato via per il college ma in ogni caso mi ero promesso di farmi tanti amici e di scoprire qualcosa su quel posto.
L’unica cosa che non volevo assolutamente era trovarmi una ragazza, dopo l’ultima esperienza traumatica decisi che sarei partito senza nessun legame.
La nuova casa era abbastanza grande e molto carina, era di un color grigio scuro e il tetto nero, le finestre grandi e bianche, c’era un vialetto di pietra che portava fino al portico e dietro la casa un piccolo giardino un po’ rovinato.
In totale c’erano quattro camere di cui due davano sullo stradone principale e due sul giardino, una piccola stanza che avremmo adibito a studio/libreria e tre bagni tra il piano inferiore e il piano superiore.
Il pavimento era un parquet scuro in tutta la casa e i pochi mobili che c’erano erano antichi e avevano un ottimo odore di legno curato.
I due caminetti che si trovavano in sala pranzo e in salotto rendevano il tutto ancora più accogliente e caldo.
Arrivati alla casa mia mamma subito iniziò a mettere in ordine tutte le cose più piccole e veloci, mentre urlò a me e mio fratello Luke di andare al piano superiore e scegliere le nostre stanze.
Inutile dire che io scelsi la più grande.
La mia stanza dava direttamente sullo stradone principale e per nostra fortuna da casa nostra potevamo vedere il cancello nero del giardino delle querce.
Non si vedeva altro, solo una fitta chioma scura e nera che invadeva l’area.
Ero curiosissimo di andare in quel posto.
C’erano tante storie al riguardo, ovviamente molte delle quali finte.
Chi diceva che fosse il posto in cui le streghe facessero i loro incantesimi e patti con il diavolo, chi che fosse il posto in cui le uccidessero, chi semplicemente che fosse un posto magico.
Certo un giardino di enormi querce antiche e tutte in ottima salute era una cosa molto strana.
Misi semplicemente alcuni dei miei libri sui primi scaffali della biblioteca, alcuni vestiti nell’armadio e poi corsi al piano inferiore.
“Mamma, papà io vado a vedere il giardino” urlai prendendo le chiavi dei cancelletti e infilandomi una camicia a quadri.
“Porta tuo fratello con te, Adam” disse mia madre uscendo dalla porta di casa mentre io ero già al cancelletto della staccionata.
“Va bene, chiamalo” dissi io aprendo il cancello e uscendo sulla strada.
Mia madre rientrò e chiamò Luke, io in quel momento tirai su la mia testa per guardare verso il giardino e vidi una ragazza sull’altro marciapiede che camminava in maniera svelta.
Era di una bellezza strana.
Aveva gli occhi verde scuro, i capelli quasi color rame, alcune lentiggini sparse sul viso.
Ricordo perfettamente come fosse vestita.
Aveva dei jeans scuri, una felpa grigia e le converse nere.
I capelli legati in una coda morbida.
In mano aveva quello che sembrava un quaderno e una semplice matita che teneva al petto.
Non guardava intorno ma solo davanti a sé stessa.
La seguii con lo sguardo fin quando non arrivò mio fratello che mi tirò una pacca sulla spalla.
“Andiamo fratello!” esclamò più felice di me.
Io e Luke ci incamminammo verso il giardino curiosi allo stesso modo.
Luke era più piccolo di me di cinque anni, era quasi alto quanto me, i capelli cortissimi e dei muscoli imbarazzanti.
Non era bello, ma era forte.
Voleva diventare un giocatore di football famoso, inutile dire che ci sarebbe riuscito senza problemi, aveva quindici anni ed era un colosso forte e veloce come il vento.
Si allenava tutti i giorni da quando aveva sei anni e nessuno l’avrebbe mai fermato.
Io ero tutto l’opposto, ero molto più magro di lui, molto meno forte e molto meno sportivo.
A me piaceva leggere.
Volevo seguire il corso di letteratura inglese al college e diventare uno scrittore o un giornalista per poi trasferirmi in uno dei nuovi appartamenti super di lusso a New York e comprarmi un golden retriever.
Persi la voglia di sposarmi e creare una famiglia proprio dopo quello che successe quell’anno nel giardino delle querce.
Il posto che doveva essere la mia rinascita, si mostrò alla fine come il posto che fu la mia morte e la mia rovina.
Mio fratello non faceva altro che parlare di quanto fosse emozionato, felice, euforico della nuova casa, della nuova città, della nuova squadra.
Anche io ero felice, ma di certo non quanto lui.
Il posto era stupendo e speciale, ma non ci sarei stato nemmeno un anno e la cosa mi faceva pensare che comunque non me la sarei mai goduta fino in fondo, o almeno non quanto stava facendo Luke.
Arrivammo al giardino in quattro passi, quelli di Luke erano quattro i miei molti di più, per fortuna era molto vicino alla nostra casa.
Una volta arrivati ci avvicinammo ad uno dei due cancelli più piccoli e alla sinistra c’era una targhetta dello stesso materiale dei cancelli in cui c’era scritto “Ai residenti di Salem alcune regole da seguire per visitare il giardino delle querce: utilizzare le sole chiavi che vi vengono consegnate al momento dell’acquisto della casa, una volta aperto il cancello ed entrati all’interno del giardino richiudere a chiave il cancello alle proprie spalle, portarsi un telefono cellulare dietro, chiamare subito la polizia nel caso in cui doveste vedere qualcuno all’interno che non fosse un residente, non staccare foglie o cortecce dagli alberi, non distruggere niente e non buttare niente in terra.”
Lessi ad alta voce per far sapere le cose anche a Luke e una volta finito di leggere ci guardammo quasi impietriti.
“Cosa cavolo c’è là dentro?” mi chiese Luke preoccupato quasi quanto me.
“Non ne ho idea, ma adesso sono ancora più curioso” risposi io sorridendo.
Mi avvicinai al cancelletto e lo aprii con la chiave che avevo portato, il cancello si aprì di botto e noi entrammo sentendoci quasi due ladri.
Chiudemmo il cancello a chiave alle nostre spalle come recitava la targhetta e improvvisamente ci ritrovammo in quello che sembrava veramente un enorme giardino di magia.
C’erano almeno 500 querce, una più grande dell’altra, magnifiche chiome che coprivano il cielo intero di un verde scuro sfavillante, c’era molto freddo infatti mi pentii di non essermi portato un maglione un po’ più pesante, mio fratello non avrebbe detto lo stesso dato che era in pantaloncini e maglietta a maniche corte e sembrava stesse benissimo.
Quel posto era spettacolare, tetro ma allo stesso tempo bellissimo.
C’era un profumo di quercia che inebriava l’aria, pochissime foglie in terra e un senso di umido che ti rinfresca le ossa.
Io e Luke iniziammo ad addentrarci all’interno del giardino molto lentamente quasi avessimo paura di distruggere una di quelle querce secolari.
C’era un silenzio impressionante, pensai subito a quanto sarebbe stato bello studiare o addirittura scrivere all’interno di quel giardino.
In quel momento sperai che mio padre non trovasse un altro lavoro in una città lontana, in modo da poter davvero andare a scrivere il mio primo romanzo all’interno di quel giardino meraviglioso.
Mi continuai a guardare intorno meravigliato e solo dopo almeno quindici minuti che ero lì mi resi conto che le querce erano posizionate tutte in cerchio, erano tanti cerchi uno più piccolo dell’altro, tutte una davanti all’altra, posizionate perfettamente in maniera speculare.
Proseguii verso il centro di questi cerchi curioso di sapere cosa ci fosse nel mezzo, e infatti a mia enorme sorpresa c’era qualcosa di speciale.
Una quercia enorme, più grande di tutte le altre, alta almeno 40 metri, con dei rami enormi e lunghissimi che formavano una corona intorno all’enorme tronco.
Era uno spettacolo veramente unico davanti ai nostri occhi.
Io e Luke ammirammo quella regina che si pavoneggiava davanti a noi mostrando le sue enormi braccia e i suoi lunghi capelli.
Il vento ci faceva arrivare il suo profumo inebriante in modo da dire “Sono io che comando qui” e lo sapeva lei e anche noi.
Non ebbi il coraggio di avvicinarmi ulteriormente a lei.
Mi sentivo quasi in imbarazzo al suo cospetto, sentivo di dovermi inchinare ai suoi piedi e lasciarle fare ciò che desiderava.
In quel momento mi resi conto che non avrei mai voluto essere in un posto diverso da quello in cui mi trovavo, mi resi conto che sarebbe stato per sempre il mio posto del cuore.
Decisi che mi sarei trovato anche io una casa lì, che avrei avuto anche io le chiavi per quel giardino, le chiavi del paradiso.
Io e Luke rimanemmo a lungo davanti a quella bellissima quercia, ad osservarla, in silenzio, fin quando quel bellissimo silenzio non si ruppe a causa dello stomaco di mio fratello che iniziò a lamentarsi.
Guardai l’orologio e mi resi conto che erano le 20 passate, eravamo rimasti dentro quel giardino per tre ore senza nemmeno rendercene conto.
Tornammo indietro sconsolati, quasi avessimo visto le nostre rispettive fidanzate con altri uomini, uscimmo da quel giardino e improvvisamente Luke ritrovò la parola.
Nella strada del ritorno lui non fece altro che parlare di quanto volesse tornare nel giardino, di quanta fame avesse, che avrebbe voluto fare un picnic là dentro e altre cose, io invece pensavo solo a quella quercia, me ne ero totalmente innamorato.
Aveva avuto su di me lo stesso effetto delle sirene sulla ciurma di Ulisse, mi aveva stregato, mi aveva cantato la sua canzone per farmi cadere fra le sue braccia, e io ci ero caduto con molto piacere.
Una volta tornati a casa ci aspettava già la cena, mia mamma aveva ordinato una pizza dato che dovevamo ancora mettere tutto in ordine e fare la spesa.
Ci chiese come fosse andata e mio fratello iniziò a vomitare tutte le parole possibili, mentre io rimasi in silenzio a pensare ancora a lei, la mia nuova amata.
Una volta finita la cena aiutammo mia mamma a mettere in ordine e volammo nelle nostre camere, sentivo mio fratello dalla sua fare i suoi soliti mille addominali e ottocento flessioni prima di dormire.
Io invece mi affacciai alla finestra e cercai di scorgere da lì la quercia reale, ma nulla.
Mi addormentai quella sera in pace, come se nulla potesse più farmi male.
O almeno così credevo.
   
 
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