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Autore: Duevite    15/03/2023    0 recensioni
Siamo nel Settembre 2022 quando un ragazzo si trasferisce a Salem con la sua famiglia.
In questo paese si trova un famoso giardino chiamato "Il giardino delle querce" visitabile dagli abitanti del quartiere tramite delle chiavi speciali.
In questo giardino incontrerà una persona speciale, la quale gli farà vivere il periodo più bello della sua vita, ma anche il peggiore.
Questa avventura lo porterà a scrivere la sua storia dopo numerosi anni dal suo incontro, da solo, con solo i suoi ricordi e 30 lettere.
(Se aveste voglia di lasciare una recensione, ne sarei molto grat*)
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Così feci, infatti.
Passai tutta la notte sveglio a osservare le foto, captare qualche piccolo dettaglio dei volti dei ragazzi ma non si poteva vedere assolutamente nulla.
L’unica cosa su cui si poteva studiare qualcosa erano i corpi dei due e i loro abiti.
Ma erano così simili a tante altre persone da non riuscire a ricavarne nulla.
La cosa particolare era che vestissero come ragazzi di quell’epoca.
Allora iniziai a leggere ogni singola lettera, ogni singolo dettaglio, ogni singola parola.
Le lettere erano circa una trentina e cercai di leggerle con calma tutte quante.
Mi resi conto che l’ultima lettera non terminava nella prima pagina, quindi girai il foglio e mi resti conto però che quella lettera non finiva, o meglio era stata lasciata a metà.
Sembrava quasi che fosse stata scritta sul momento, la punta della matita con la quale era stata scritta sembrava essersi spezzata a metà.
Non diedi peso alle parole scritte in quella precisa lettera ma a tutto il resto sì.
Iniziai a capire che i due ragazzi erano legati da un rapporto particolare, un amore unico e indistruttibile, un amore che avrebbe superato tutte le difficoltà e anche tutte le tentazioni del mondo.
Continuai fino quasi a impararle a memoria.
E poi mi resti conto.
Quelle lettere le avevo scritte io.
Le avevo scritte io per Heaven.
Le parole scritte su quelle lettere erano esattamente le parole che avrei voluto dirle, il modo di scrivere era il mio e non poteva essere assolutamente di nessun altro.
La scrittura anche era la mia.
Non capivo, ero confuso.
Io non avevo mai scritto quelle lettere eppure erano scritte da me.
Iniziai a cercare dei fogli che fossero simili ai fogli utilizzati per quelle lettere ma non ne riuscii a trovare neanche uno.
Quando la mattina andai a scuola non vidi Heaven per i corridoi e nemmeno a pranzo.
Non seguivamo gli stessi corsi quindi non riuscii a capire se ci fosse a scuola oppure no, ma sapevo perfettamente dove l’avrei trovata.
Il pomeriggio appena tornato da scuola volai al giardino delle querce portandomi dietro il solito telo.
Una volta entrato il freddo mi pervase lo stomaco.
Era ancora più umido dell’ultima volta in cui ci ero stato.
L’erba per terra era totalmente bagnata e mi resi conto che quella misera felpa che avevo addosso non avrebbe aiutato a nulla.
Arrivai a passo svelto davanti alla quercia reale, e lei era lì, con i capelli legati, una felpa rosa e dei jeans tanto attillati da farmi mordere le labbra.
Non sapevo come dirle quello che avevo scoperto da quelle lettere.
Era come dirle “voglio dirti questa cosa ma non ci riesco”.
Inoltre avevo paura potesse pensare che le avessi scritte davvero io e le avessi fatto una sorta di scherzo.
Sapevo che mi aveva sentito perché non appena arrivai davanti la quercia si strinse le braccia al petto.
Io mi avvicinai ulteriormente a lei.
Vicino alla quercia reale faceva ancora più freddo ma appena arrivai vicino ad Heaven il freddo sparì.
“Heav…” dissi io lentamente.
In quel momento lei si girò, mi guardò dritto negli occhi e si avvicinò a me.
Mise entrambe le mani sul mio viso e posò le sue labbra sulle mie.
Feci cadere il telo per terra e misi entrambe le mie mani sui suoi fianchi ricambiando quel bacio che sembrava per me una poesia unica.
Non credevo a quello che stava succedendo.
La avvicinai a me e feci aderire il suo corpo al mio, lei abbassò le mani e le porto al mio petto.
In quel momento si staccò leggermente, aprì gli occhi e mi guardò.
“Scusami se ci ho messo tanto a capirlo”
Non sapevo di cosa stesse parlando ma l’unica cosa che feci fu avvicinare di nuovo le mie labbra alle sue.
Ci baciammo a lungo forse per dieci minuti, non me ne resi conto nemmeno io.
Improvvisamente sciolse quel legame e avvicinò le sue labbra al mio orecchio.
“Voglio fare l’amore con te, Ad” sussurrò molto lentamente.
Io mi staccai e la guardai negli occhi come per avere una conferma di ciò che aveva appena detto, lei annuì e mi sorrise.
Stesi il telo in terra e ci stendemmo uno vicino all’altra, non avevo il coraggio di spogliarla.
Lei mi baciò di nuovo e mi tirò a sé in modo da spostare il mio corpo sopra il suo.
Improvvisamente mi tolse la felpa che avevo addosso e quel freddo che sentivo prima si fece lentamente strada sul mio corpo.
La imitai togliendo a mia volta la sua felpa e scoprii con molta sorpresa che oltre a non avere una maglietta sotto, non aveva neanche il reggiseno.
Rimasi quasi paralizzato, il colore della sua pelle così chiaro mi faceva pensare a cose assurde.
Passai un dito sul suo collo fino ad arrivare alla sua spalla, sulla sua pelle si crearono dei brividi che mi fecero impazzire ancora di più.
Posai le mie labbra sul suo collo e solo in quel momento mi resi conto che era mia.
Lei scese con le mani fino ai miei jeans e li sbottonò delicatamente, me li abbassò fino alle ginocchia e mi abbassò il bacino per far aderire il mio corpo al suo.
La guardai nuovamente negli occhi.
“Sei sicura?” Sapevo che era la sua prima volta, o almeno così avevano detto i miei amici.
Lei si morse il labbro sorridendo.
“Sicurissima.”
Quel suo sorriso mi fece star bene.
Le tolsi velocemente i pantaloni e mi stesi totalmente sopra di lei, cercavo di farle più caldo con il mio corpo data l’umidità che c’era nel posto.
In quel momento mi diede un bacio talmente bello che mi fece pensare che il suo nome fosse davvero perfetto per lei.
Mi allungai verso la tasca dei miei jeans, ma lei mi fermò e mi fece girare verso di lei.
“Prendo la pillola, tranquillo.” Mi disse sorridendo.
Io presi a baciarla ancora e passai la mano tra i suoi capelli per sentire il suo profumo.
Mi legai a lei provando una sensazione unica e mai provata prima d’allora.
Mi sentivo nel posto giusto, nel momento giusto e con la persona giusta.
Penso che la prima volta per tutti dovrebbe essere come quella.
Quando improvvisamente pronunciò il mio nome al mio orecchio così lentamente un piacere strano mi pervase il petto.
Posai una mano in terra e cercai di tirarmi leggermente su con il petto, con l’altra mano presi il suo viso e iniziai a baciarla mentre mi muovevo piano e con delicatezza.
Lei mise entrambe le sue mani sul mio bacino e mi spinse più in profondità.
Entrambi ansimammo sulle labbra dell’altro.
“Heaven…” ansimai io mentre lei continuava a spingermi più in profondità.
“Non fare così, mi fai perdere la testa.” Sorrisi io, lei fece lo stesso.
“Il mio obiettivo è quello.” La guardai negli occhi, mi sembravano ancora più luminosi del normale.
“Dimmi cosa vuoi.” Sussurrai lentamente.
“Non trattarmi come una bambina.” Disse lei quasi in tono di sfida.
“Non parlare più.” La zittii dandole un altro bacio mentre iniziai a muovermi più velocemente.
Lei spostò le mani sulla mia schiena e iniziò a dimenarsi sotto di me.
Mi muovevo sempre più velocemente quando entrambi raggiungemmo l’apice del piacere.
Lei cercò di trattenersi, io mi piegai sul suo seno respirando affannosamente.
Le baciai il petto numerose volte e uscii da lei accasciandomi al suo fianco.
Mi voltai a guardarla e le diedi un bacio lungo osservando il suo corpo nudo che fremeva quanto il mio.
L’avrei voluta avere di nuovo, subito, in quel preciso momento.
Mi resi conto in quel momento che quella ragazza per me era peggio di una qualsiasi droga.
Lei si avvicinò a me e posò la testa sul mio petto, iniziò a fare dei cerchi sul mio petto con il dito mentre io la strinsi a me cercando di riscaldarla.
Tirò su lo sguardo e mi baciò il mento.
“Grazie per essere arrivato qui da me.” Mi disse sorridendo.
Io la baciai ancora e ancora e ancora, quasi avessi paura che scappasse per sempre.
Ci appisolammo in quel modo, totalmente nudi e al freddo noncuranti del fatto che qualcuno avrebbe potuto vederci.
Improvvisamente mi svegliai, lei era totalmente rannicchiata vicino a me, eravamo freddi e il giardino era diventato più buio di prima.
Guardai l’orario ed erano le nove passate.
La svegliai dolcemente dicendole l’ora, ci rivestimmo e uscimmo velocemente dal giardino.
“Vuoi che stia con te stanotte?” Le chiesi mentre la riaccompagnavo a casa.
“C’è mio padre, non credo che sarebbe molto contento.”
“Ma io a tuo padre piaccio.” Dissi io felice come una pasqua.
Lei mi baciò divertita.
“Non credo che gli piacerai ancora se sapesse quello che abbiamo fatto.”
Io sbuffai sconsolato.
“Almeno posso rimanere fino a quando non ti addormenti?” Le chiesi come ultima spiaggia.
“Vai a casa a farti una doccia calda, ci vediamo domani a scuola.” Mi disse quando arrivammo davanti casa sua.
Si mise in punta di piedi e mi baciò di nuovo, dolcemente e come se anche lei avesse bramato quel momento per molto tempo.
Se fosse stato davvero così allora avrebbe voluto dire che ero veramente uno stupido.
Io la strinsi forte a me e continuai a baciarla, per me non era abbastanza, non sarebbe mai stato abbastanza.
Volevo portarla via con me, comprare una casa per noi in quel quartiere e avere le nostre chiavi personali, l’avrei sposata in quel giardino e avrei fatto con lei tre figli, nella speranza di avere tutte femmine che fossero identiche a lei.
Si in quel momento mi resi conto che lei sarebbe stata il mio futuro.
Quella sera vederla rientrare in casa così bella, con i capelli sciolti e le guance arrossate mi fece ancora più male.
Nella strada verso casa ripensai ai suoi occhi, al suo seno, alle sue gambe e alle sue mani su di me.
Non mi rendevo conto di aver appena fatto l’amore con la creatura più bella che ci fosse nell’universo.
Non potevo credere che avesse dato a me questo enorme privilegio.
Vederla nuda era veramente come entrare in paradiso.
E avrei voluto entrarci ancora tante volte.
Proprio mentre pensavo queste cose mi resi conto che erano le stesse identiche cose che dicevano alcune delle lettere trovate nella scatola, per tutto quel tempo non avevamo pensato nemmeno una volta a quella dannata scatola, dannata ma allo stesso tempo magica.
Tornai a casa e chiesi scusa a mia mamma per essere sparito, le dissi che io ed Heaven eravamo andati a casa sua e ci eravamo addormentati prima di cena.
Volai al piano di sopra e mi feci una doccia bollente, mi misi sotto le coperte calde e presi il telefono.
Scrissi un messaggio ad Heaven “Buonanotte piccolo paradiso, spero tu sia stata bene almeno un quarto di quello che sono stato io.”
Glielo mandai e mi addormentai dopo poco, con l’immagine degli occhi di Heaven che mi guardavano dopo aver fatto l’amore con lei. 
   
 
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