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Autore: Anown    15/03/2023    1 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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-Facciamo finta che io sia posseduto da uno spettro e che ti ci voglia far parlare.- aveva detto Harold a Leshawna dopo averle chiesto di fare un gioco, mentre erano seduti uno accanto all'altra sul letto.
“So quello che faccio, Roza, calma...” Aveva provato a rassicurare la nervosa ragazza spettro. Poi aveva ripreso a parlare ad alta voce per giustificarsi con Leshawna: -Sono rimasto un po' più turbato di quel che pensassi dal tentativo di suicidio e dal coma della nostra ex vicina. Non riesco a non pensare a cosa stia facendo e pensando in questo momento, forse potrebbe farla sentire un po' meglio parlare con qualcuno. Stavo pensando di provare ad interpretarla e tu potresti stare al gioco.-
Leshawna sembrò perplessa solo all'inizio. -Ok, va bene.- accettò con gentilezza, ma poco entusiasmo.
Roza si stranì molto e protestò “Che problemi ha questa?! Perchè accetta senza fare una piega?!”
Harold continuò: -Prima posso esercitarmi con la sua voce? Per ora la spaventi e non vuole uscire a parlarti.- disse Harold con naturalezza.
-Eh... ok...- Leshawna suppose che volesse allenarsi ad entrare nel personaggio. Si inquietò un po' sentendo che il ragazzo canticchiando a bassa voce riusciva a produrre un'intimidita vocetta femminile piuttosto credibile.
Lo aveva già sentito imitare vari suoni ed era bravo a rendersi indistinguibile dalla gatta, ma non lo aveva mai sentito imitare voci umane. -Spero che tu non ti metta a sfruttare questa abilità per fingerti una ragazza sui siti d'incontri e ingannare qualcuno per scippargli soldi...- disse Leshawna sospettosa, ma distaccata. Continuavano a non essere più affari suoi.
-Hai quest'idea così orribile di me? Al massimo potrei vendicarmi di qualcuno con qualche scherzo innocente... eh, volevo dire; non farei mai qualcosa del genere, ovviamente! Ah ah...-
“Sei strano...” commentò Roza mentre Harold tornava ad allenarsi ad sfruttare la sua voce.
“Che intenzioni hai?” gli chiese. “Pensi che spingendomi a parlare con questa, avrò talmente tanta voglia di fuggire da riuscire a scappare dal tuo corpo?”
“Se funziona, perchè no?”
“Non funzionaaaa!” protestò nel panico la ragazza spettro.
“Non è comunque questa la mia intenzione principale! È un gioco di interpretazione, ricordi?  Se non hai niente di cui vuoi parlarle con lei, sarò io ad interpretare la tua parte.”
“Ma perchè?!”
“Sto seguendo il mio istinto...” a quella risposta insoddisfacente, Roza brontolò. “Roza, forse mettermi nei tuoi panni riuscirà a farmi capire alcune cose e a farmi trovare il modo migliore per farti uscire. Visto che non sembri avere molta fiducia nel mio esorcismo musicale con la tuba, meglio avere un piano di riserva. Inoltre, per te potrebbe essere interessante guardare qualcuno che recita la tua parte, no?”
Roza deglutì. Non voleva sapere come la vedevano le altre persone. Sapeva di fare schifo.
Harold si strinse la mano da solo per tranquillizzare sé stesso e lo spettro che coabita nel suo corpo. “Sicura di non volerle parlare tu? Sono l'unica persona con cui hai parlato dopo mesi di solitudine... Forse interagendo con un' altra persona potresti distaccarti più facilmente da me. Inoltre potrebbe essere un'esperienza positiva... un'esperienza... normale? Un po' di normalità potrebbe rilassarti e ridimensionare le tue paure.”
“D-dove la vedi la normalità in tutta questa storia?!”
“Bene, se sei frustrata potresti approfittarne per sparlare di me con lei o per sfogarti della situazione. Immagino ti venga difficile parlare male di una persona con quella persona direttamente.” voltò quella frittata con un tono allegro.
“Ti stai divertendo? E perchè vuoi che sparli di te? È una tua perversione?”
“Voglio solo tranquillizzarti e presentarti i lati positivi della situazione. Non c'è niente di losco!” le disse Harold un po' offeso. Percepì che la ragazza si sentiva spinta nella tana del leone. “Non voglio costringerti! Ho detto che posso recitare io la tua parte!” ripetè a disagio, non riusciva a gestire le cose senza spaventarla e non capiva quando sottoporla a tutto ciò fosse necessario e quando invece fosse un suo capriccio. “Come terapista per spettri faccio schifo...” pensò nervoso.
“Il problema non sei tu, è quella!” rispose Roza pensando con intenso sospetto a Leshawna.
“Uhm, Lei? Beh, fa un po' paura ma non è una cattiva persona, dico sul serio.”
“Non è una cattiva persona?!” ripetè Roza confusa e spazientita. Prese il controllo dei muscoli del viso del ragazzo e decise di parlare con Leshawna, ma balbettò: -La verità è che non stai chiamando un' ambulanza per farci ricoverare perchè non te ne frega nulla di noi! Quindi non ti preoccupi se ci comportiamo in modo strano e deliriamo! Giusto?! O-o-o oppure sei annoiata e ti stai divertendo alle nostre spalle!-
Leshawna dopo un primo momento di smarrimento, capì che il gioco era cominciato. “Fastidioso, ma recita bene” -No. È che conosco Harold e so che può avere comportamenti strani, strani modi di divertirsi e strani modi di risolvere i problemi e confortarsi. Soprattutto quando è convalescente... Quindi... Piacere di conoscerti, fantasma della vicina.- stando al gioco, Leshawna rispose con tranquillità e le porse la mano.
-E-e...e...- Roza allungò un po' la mano, poi la ritirò di scatto e la nascose dietro la schiena. Rimase in silenzio per un po' evitando lo sguardo della donna. Leshawna l'attese con pazienza. Roza si sentiva molto a disagio, si chiese cosa Leshawna stesse pensando di lei.
“Calmati, non ti sta giudicando. Al massimo giudica me.” le ricordò Harold. “Poi anche se fosse, non significa che stia pensando qualcosa di negativo... essere straniti, incuriositi, chiedersi cosa sta facendo qualcuno o il perchè lo sta facendo, non significa per forza denigrare...”
“A me dai tuoi ricordi sembra che questa persona abbia la tendenza di giudicare chi le sembra strano sentendosi autorizzata a schiacciarlo...”
“Ci provi almeno a rispettare la mia privacy?” si chiese Harold infastidito. “Le persone sono complesse. Se Leshawna stava con me significa che non giudica e maltratta così tanto le persone in base alla loro stranezza, no? È un po' dispettosa, ma in realtà è anche molto aperta e gentile...”
“Oppure vuole qualcuno da sottomettere e di cui approfittarsi!” non avrebbe voluto dirglielo, ma le era sfuggito. Era difficile controllare quali pensieri trasmettere e quali no quando si condivideva un corpo.
Harold però non si sentì turbato. “E' così che può apparire. Ma non è tanto semplice.” disse malinconico.
Roza parlò di nuovo a voce alta ma continuò ad evitare il contatto visivo. -C-comunque... congratulazioni e buona fortuna per il bambino... Eh... E' insensibile dire congratulazioni a qualcuno per una gravidanza non voluta?!- finì di nuovo per balbettare.
“Roza, decidi tu, ti lascio la massima autonomia su cosa dire...” disse Harold nervosissimo. “Però... ricorda che dal punto di vista di Leshawna sono io a parlare recitando un altro ruolo! Quindi per lei potrei approfittare di questa situazione per sparare sentenze...” questo rese sia Roza che Harold ancora più nervosi.
“Per fortuna non ho aggiunto che mi sarebbe piaciuto avere un bambino...”
“Già per for... Eh?!”
“E' strano, vero? Ma non mi piacciono gli uomini... e anche se mi piacessero non riuscirei a instaurare una relazione per come sono fatta. E non sarei stata capace neanche di crescere un bambino... Forse è meglio che le cose siano andate così, eh eh...”
“Roza...” era intristito ma non sapeva cosa dirle.
-C-Comunque!- balbettò Roza. -Ti a-ammiro in un certo senso! Io alla tua età non, non, non so come l'avrei presa una gravidanza...- Si era sempre sentita terribilmente indietro e la sua malattia e i suoi sfasamenti del sonno avevano peggiorato la situazione. Provava rabbia verso sé stessa e verso il mondo, invidia e ammirazione per chiunque non fosse lei. “Com'è che non sono diventata uno spirito vendicativo?” si chiese tristemente.
-Secondo te la sto gestendo bene?- chiese Leshawna divertita. -Beh, non mi sto buttando da un balcone quindi suppongo che in fin dei conti potrei gestirla peggio.- continuò imbarazzata.
Roza si spezzò. Harold ne prese immediatamente il posto cercando di metterla al sicuro.
-Leshawna, ti sembrano le cose da dire ad una che ha tentato il suicidio?!- la criticò allarmato.
-Non ci ho pensato.- rispose Leshawna infastidita.
“Ehi! Sto bene!” lo richiamò Roza. “Ci sono rimasta male solo un attimo piccolo, piccolo... ho avuto dei piccoli, piccoli flashback spaventosi, ma ora sto bene.”
-Ok...- disse Harold sospirando. Sembrava sul punto di svenire.
“Ti impressioni molto facilmente, Harold. Comunque... Questa donna ha la tua età, giusto?” Da un punto di vista puramente di aspetto, fino a poco prima, aveva pensato che lei fosse più grande, ma il suo comportamento e i ricordi di Harold a riguardo la rendevano ambigua. Roza poteva essere stata tratta in inganno dal fatto che fosse molto più facile capire il sesso di quella persona quindi classificarla come più lontana dall'adolescenza, Harold era più ambiguo.
“Sì, siamo coetanei... In che senso più ambiguo?!”
“Beh. Dalla voce si capisce cosa sei. Ma per quanto ne sapevo la prima volta che ti ho visto, chi mi assicurava che non usassi i vestiti a strati per nascondere qualcosa? Anche la sua postura era sospetta, magari stai ingobbito per nascondere un piccolo seno...”
“Tu ti vesti in modo simile! E anche la tua postura non è granchè...”
“Infatti! Io nascondo qualcosa!” disse divertita.
“La barba però dovrebbe rendere più facile classificarmi.”
“Eh? Hai la barba?!” esclamò sconvolta. Prese il controllo di quel corpo e si toccò il viso.
-Che sensazione orribile!- disse paradossalmente entusiasta. -Punge... Sono dei piccoli spuntoni fastidiosi! Piccoli spuntoni quindi... sono spuntini?- chiese energica.
Leshawna era molto perplessa. -Ehm... Intendi la barba?-
-Sì, sì! Non ti da fastidio? Come fanno le femmine etero ad avere a che fare con uomini con la barba? Non da una sensazione di sporco e di pungente? Se è lunga diventa sporca... alle barbe viene fatto lo sciampo?! Inoltre è normale che lui abbia la barba così? Mi sembra poca! Ha qualche malattia strana?- incuriosita la bombardò di domande. Poi percepì che Harold era a disagio e si sentì molto in imbarazzo. Si rese conto che si stava comportando in modo strano.
“Ripeto, hai la massima libertà di comportarti e dirle ciò che ti pare...” Era estremamente nervoso ma sentiva un dovere nei suoi confronti “Mi fa piacere che tu ti stia divertendo.” disse più positivo.
“Sembro stupida...” Imbarazzo a parte, Roza si sentiva molto stanca.
Leshawna le accarezzò la testa. -Eh, direi che per oggi hai fatto abbastanza. Per un fantasma deve essere faticoso parlare con una persona viva.- disse la donna percependo le difficoltà di entrambi i suoi interlocutori.
“Potrebbe avere ragione e potrei averti fatta sforzare troppo.” ammise Harold preoccupandosi di eventuali effetti collaterali.
“No, non è nulla.” Roza lo tranquillizzò, ma fece un sospiro di sollievo scambiandosi di posto con lui.
-Uhm... Grazie di esserti prestata al gioco. So che le cose strane non ti piacciono, ma finisci sempre per assecondarmi in qualche modo. Grazie...- ripetè. Leshawna rispose con un sorriso.
Era realmente grato alla ragazza, forse eccessivamente. Non riusciva ad esprimerlo bene e non poteva farlo, doveva tenerla a distanza.“Eh? Non mi sembra affatto che tu sia capace di tenerla a distanza!” si lasciò sfuggire Roza.
“E' un'eccezione perchè non sto bene!”
-Sai, alla fine è un po' divertente stare dietro alle tue stranezze.- confessò Leshawna. -Non... non che lo faccia perchè mi diverta...-
-Oh. Quindi sei venuta qui per divertirti alle mie spalle, ora sì che quadra tutto.- Harold sorrise leggermente e scosse le spalle.
Leshawna sbuffò, il modo in cui scherzava la irritava.
-Ma è rassicurante che tu non ti scomponga troppo quando dico cose strane.- disse Harold. -Probabilmente se ci fossimo sposati in un' epoca passata non mi avresti consegnato ad un tribunale dell'inquisizione.- disse stranamente sollevato. -E non sarei neanche finito come “l'ultima strega d'Irlanda” torturata e ammazzata dal marito convinto che fosse una fata che aveva preso il posto della moglie.- canticchiò lentamente e a bassa voce una filastrocca in cui si chiedeva alla sfortunata Bridget Cleary, l'ultima strega “Sei una strega o sei una fata? O sei la moglie di Michael Cleary?” -E' molto triste quello che può succedere quando capiti con la persona sbagliata...- il ragazzo sembrava un po' assente.
-Beh, sì...- Leshawna era un po' stranita. “Quando capiti? In effetti credeva nel destino se non ricordo male...” -Ma spero che se fossi vissuto in un periodo storico differente, avresti messo da parte i tuoi istinti di fratello minore annoiato e ti saresti comportato normalmente.-
Harold ci riflettè. -No, penso che mi sarei comportato come mi viene naturale. Faccio schifo ad essere come vogliono gli altri. E tanto senza la medicina moderna non sarei vissuto a lungo e bene in ogni caso.-
Leshawna gli accarezzò la testa. -In un certo senso ammiro la tua testaccia, anche se sei un idiota.-
-Grazie...- mormorò lui allontanandole la mano. -Quindi molti dei miei comportamenti li liquidi pensando “Ma sì, lui appartiene alla specie, fratello minore, si comporterà in modo strano strano per questo”?- Harold era il primo a ricercare una spiegazione su ogni suo comportamento servendosi anche di eventi passati. Ma lui era lui, aveva accesso alle sue memorie, che a farlo fosse qualcun altro lo faceva sentire strano. Si sentiva osservato e studiato come una bestiolina insolita. Non capiva se sentirsi lusingato o molto frustrato. “Non mi considera proprio come uomo, eh?”
La ragazza gli pose una mano sulla spalla. Lui la spostò. La ragazza per dispetto gliela rimise addosso sul fianco. -Sai che non devi per forza toccare la persona con cui parli, per farti ascoltare, vero?- le chiese scocciato.
-Ah, lo so. Lo so.- rispose lei divertita.
“Credo ci stia aggredendo...” ipotizzò Roza vedendo che la donna stava continuando a provare a toccarli, forse ad afferrarli.
“No... trova divertente il modo in cui cerco di spostarmi quando avvicina la mano.”
“Eh...? Perchè?”
“Appartiene alla specie figlia unica. Magari da bambina voleva giocare alla lotta con qualcuno, ma non era un atteggiamento ben visto nel suo asilo, così si sta sfogando adesso.”
-Prima mi avresti schivato molto più facilmente.- commentò Leshawna. La preoccupazione sembrava sincera.
-Volevi capire come sto fisicamente, allora?- Harold si sentì un po' più positivo. -Tranquilla. Se mi lasci in pace mi riprenderò più in fretta.-
Ma Leshawna decise di tenerlo bloccato abbracciandolo. -Così ti sentirai incentivato a riprenderti velocemente per poterti liberare.-
Roza rabbrividì, Harold provò inutilmente a liberarsi, inizialmente era molto scocciato -Perchè ti fingi così cretina, cretina?- sbuffò poi si ammorbidì un po': -Da cosa stai cercando di distrarti? Sei strana, inquietante e appiccicosa, cosa c'è sotto? È solo per la gravidanza o c'è altro?-
-Che differenza fa? Non voglio parlarne comunque...- disse Leshawna con un tono ingannevolmente pacifico. -Io ho giocato con te, tu gioca con me. Fa come le brave vittime di rapimento che sopravvivono; adattati ai miei capricci e cerca di compiacermi.- disse con un sorriso vagamente minaccioso e malevolo.
Roza lo trovò molto inquietante.
“E' un commento orribile nei confronti delle vittime che non sono riuscite a manipolare i loro aguzzini e a salvarsi...” riflettè Harold sospettoso. Sapeva che nonostante le sue prediche sull'adattarsi ed essere furbi, anche Leshawna odiava sottostare ai capricci altrui e fare buon viso a cattivo gioco. Lei non poteva davvero percepire negativamente le vittime che non riuscivano a fingersi accondiscendenti con il loro aguzzino.
“Puoi smetterla di darle retta con questa storia dei rapimenti! Sei sicuro che non sia pericolosa?!Perche sta facendo così?!” gli chiese Roza.
“Forse ha un trauma riguardante la perdita di controllo e il dover assecondare qualcuno di prepotente. E per esorcizzarlo e sentirsi più sicura, tende a voler rivivere situazioni in cui qualcuno subisce una perdita del controllo sul proprio corpo ma mettendo sé stessa nei panni dell'aggressore.”
Era un' ipotesi ben più pesante rispetto al discorso sciocchino sull'essere figlia unica e Harold non sapeva se aveva o meno ragione, ma pensava che ci fosse qualcosa che non quadrava nei sistemi di difesa, attacco e controllo dello stress che Leshawna attivata al minimo segnale di disturbo. Nascose da Roza il ricordo che nello specifico aveva dato vita a quei pensieri.
Probabilmente Harold doveva essere preoccupato per quel comportamento di Leshawna. Ma il respiro e battito della ragazza sembravano calmi. Tenerlo bloccato non era qualcosa che lei stava facendo per sfogare la rabbia, al contrario sembra calmarla e rassicurarla un po'.
“A questo punto mi sento quasi in colpa a liberarmi ma...” Harold che era stato teso per tutto il tempo provando a ribellarsi, decise di rilassare tutti i muscoli e smise di opporre qualunque resistenza. Roza non era d'accordo, ma anche se si fosse opposta il risultato sarebbe stato lo stesso.
-Non intendevo che dovevi arrenderti a me, era una sfida...- disse Leshawna, i suoi sentimenti su quella situazione erano contrastanti. Ma vista la mancanza di aggressività della “preda” istintivamente la presa di Leshawna si rilassò e Harold ne approfittò per liberarsi e spingersi più lontano da lei sul materasso.
Il volto di Leshawna era molto sorpreso, forse anche per questo oltre che per il successo del suo piano, Harold rise. Leshawna sorrise a sua volta, ammirava un po' il ragazzo. Ma non gli lasciò troppo tempo per compiacersi del suo operato. -Però hai barato.- gli disse prendendolo per gli avambracci e cercando di riavvicinarlo a sé.
-Ah...- Harold brontolò. Chinò il capo, velocemente le diede un bacio sulle labbra poi si tirò indietro. Confusa Leshawna lo mollò, Harold questa volta si sotterrò con le coperte sibilando “Vendetta!”
Roza protestò “P-perchè ce l'hai fatta baciare?! Era la prima volta che mi accadeva!”
“S-scusami, non ci avevo pensato! Volevo semplicemente sorprenderla per farmi mollare...”
“E se l'avesse interpretato come il permesso per molestarci?”
Harold sentì una mano attraverso le coperte che gli cercava la testa, ma la mano si limitò a toccargliela gentilmente. Leshawna stava ridendo: -Ma che diavolo era?! E vendetta in che senso?!-
Fra i vari mormorii incomprensibili del ragazzo, Leshawna riuscì a distinguere qualcosa del tipo “E' che sei stata troppo invadente e appiccicosa, ti sei presa troppe confidenze. Comunque sono un bruco! Non capisco il linguaggio umano, lasciami in pace, grazie.”
Ma dopo un po', il silenzio, venne rotto dal ragazzo stesso, stranito dal fatto che Leshawna sembrava interessata a rimanere seduta vicino a lui. -Perchè rimani qui come un avvoltoio? Gli avvoltoi non predano i bruchi... Non è che stai pianificando di tornare a vivere qua? Te ne sei andata per poche ore ma ho già cominciato a mancarti?- disse, rimanendo nascosto sotto le coperte, in tono petulante e infantile per mascherare il suo stato d'animo.
Leshawna sbuffò. -Mi manchi? Che domande mi fai? Anche se fosse, mica potrei dirtelo.-
-Quando ci sono di mezzo le apparenze e l'orgoglio diventi proprio scema...- nonostante sentisse che il sonno stesse prendendo il sopravvento e non si scomodò a scoprire neanche la testa, Harold cercò di parlare nel modo più serio possibile: -Indipendentemente dai nostri attriti, se ti sei ricordata il perchè preferivi convivere con me rispetto al convivere con i tuoi genitori, è più sensato per tutti e tre che tu e il feto torniate a stare qui per ora... Non so che traumi tu abbia avuto con i tuoi o a casa tua ma mi sembra chiaro che qualcosa non vada. Ma se hai bisogno di tornare a coabitare devi avere il coraggio di chiedermelo tu... Dopo, ovviamente, avermi chiesto scusa come si deve! Sono stanco di essere sempre io a rincorrerti anche quando dovresti essere tu ad interessarti...-
Leshawna rimase in silenzio, anche il ragazzo non dava più segni di vita così lei sollevò le coperte. Si era addormentato. -Ma che diavolo...- Leshawna sospirò. “Sembra così innocuo e tranquillo in questo momento...” pensò rilassandosi involontariamente.
Le aveva fatto venire voglia di dormire. “Aspetta, E se si sveglia prima di me?”  sarà stata la stanchezza o lo stress o i comportamenti bizzarri del ragazzo, ma lei non poteva fare a meno di immaginarsi scenari più o meno assurdi in cui Harold si ammazzava o infortunava più o meno volontariamente.
Leshawna, con delle forbici ricavò due strisce di tessuto da una vecchia coperta e legò polsi e caviglie di Harold. “La prudenza non è mai troppa.” pensò fra sé e sé stendendosi vicino al ragazzo e chiudendo gli occhi. Poi li riaprì e si avvicinò al ragazzo ponendogli un proprio braccio di sopra. “Così se dovesse cominciare a muoversi troppo perchè si sta svegliando, avrei più probabilità di svegliarmi anche io.”
Nel mentre Roza era atterrita. Non aveva intenzione di muovere il corpo mentre la mente di Harold era addormentata, ma ora non poteva muoversi neanche volendolo. “Cos'ha che non va questa tizia?! Perchè ci ha legato come se fosse la cosa più normale del mondo?! Harold, aiuto!”

Lupe si annoiava seduta davanti la porta dell'appartamento da cui l'amorevole figlioletta l'aveva gentilmente scacciata.
-Mi scusi...- disse a bassa voce una giovane donna minuta con gli occhiali e i capelli castani raccolti in uno chignon.  
Lupe si alzò. Sorrise istintivamente riconoscendola ma anche perchè le piacevano le cose carine e anche se quella donna non era particolarmente attraente e aveva curve insoddisfacenti, l'aria familiare e la statura la rendevano molto gradevole alla sua vista. -Ti trovo molto bene. Sei la sorellina di Harold, giusto? Uhm... Elia?-
-No, Celia...- la corresse la donna un po' a disagio notando quello sguardo familiare troppo interessato. Quando Leshawna fissava in quel modo qualcuno, di solito significava che stava per diventare piuttosto irrispettosa degli altrui spazi personali, Celia non poteva sapere se quella caratteristica fosse ereditata dalla madre quindi rimase in allerta. -Cosa la porta qui?-
-Ah, nulla. Mia figlia mi ha buttata fuori. E prima ancora mi ha buttata fuori dall'auto. Insomma, cose che capitano in un normale rapporto madre e figlia.- disse scherzandoci su.
-Ah... mi spiace. Non ricordo che mio fratello abbia mai passato fasi simili con me o con nostra madre e non ricordo di averlo fatto nemmeno io. Non so proprio come aiutarla.- disse chinando il capo. -Ehm, però perchè vi trovate qui? Se le mie informazioni sono giuste, quei due avevano deciso di mettere fine alla coabitazione.- disse facendosi sospettosa.
-Tuo fratello non si è sentito bene e lei è venuta subito a controllare. Sono ancora un po' troppo fissati...-
Più in allerta di prima, sapendo che il campanello era rotto, Celia bussò discretamente alla porta.
Vendendo che nonostante l'aria determinata, la donna si faceva sentire a malapena, Lupe si stranì, poi la vide tirare fuori delle chiavi.
Percependo la perplessità di Lupe, Celia spiegò. -Rispetto la sua privacy e per questo busso, ma facendo valere la mia autorità di sorella maggiore, entro lo stesso.- disse con un sorriso teso.
Celia smise d'essere tesa appena vide la gatta dormire serenamente sulla sedia. Se Kunoichi era tranquilla significava che non c'era un'emergenza. Accarezzò la testa dell'animale poi avanzò e andò a poggiare il proprio orecchio contro la porta della camera da letto. Lupe la imitò e non sentì nulla.
Celia bussò di nuovo con leggerezza poi aprì la porta. Vedendo i due che dormivano vicini, le donne aggrottarono la fronte e si scambiarono uno sguardo. Poi Celia richiuse la porta con delicatezza e si allontanarono.
-Questa è una pessima cosa.- commentò Celia sistemandosi gli occhiali.
-Sicuramente... ma non possiamo farci nulla.- disse l'altra sospirando.

“Questa volta non ci casco, lo so che è un sogno...” Pensò Leshawna irritata ma anche rassegnata.
Inizialmente doveva ballare con una tipa conciata come le dame nobili dei film sulla sanissima famiglia di Enrico VIII d'Inghilterra. Ma per qualche motivo inerente alla trama del sogno che Leshawna non aveva ben presente, sapeva di dover uccidere quella donna col un paletto di legno perchè altrimenti quella donna l'avrebbe uccisa.
“Andrà a finire di nuovo con me che non riesco a infilzare un bel niente e vengo ammazzata...”
Anche se era consapevole che si trattava di un sogno, non era per niente entusiasta. Morire era sempre sgradevole e in quel momento sentiva come se qualcosa che le stesse otturando petto e gola.
Era in ansia da prestazione. La damigella non sembrava minacciosa ma Leshawna sentiva già che avrebbe fallito. “Voglio chiuderla qua e svegliarmi!”
Colpì ripetutamente il petto della dama che strillava teatralmente. “Quanto odio questo rumore! Muori silenziosamente!” pensò Leshawna sempre più esaspera . Alla fine le scivolò di mano il paletto. Rimase infilzato nel petto della donna che sorrise mostrando i denti insanguinati.
“Sapevo che sarebbe finita così...” si disse mentre la donna le afferrava gli avambracci e la tirava con forza verso di sé, infilzando il paletto incastrato nel suo petto nel corpo di Leshawna.
Leshawna cominciò a svegliarsi col sorriso compiaciuto della donna che svaniva lentamente dalla sua mentre insieme alla sua risata stereotipata da pazza.
Percepì qualcosa che le solleticava il viso. Immaginò che la gatta fosse salita sul letto e la stesse solleticando per sbaglio con la coda, ma aprendo gli occhi vide sopra di sé un viso femminile da cui scendevano dei lunghi, umidi, serpeggianti e spettinati capelli castani.
La ragazza le sorrideva incuriosita. Leshawna rimase a fissarla e cercò di mantenere la calma. “Sarò mezza addormentata... ma per sicurezza...” Leshawna sollevò il braccio da sopra Harold e colpì il viso della ragazza che sparì nel nulla.
Sospirò. Non si sentiva ancora tranquilla. Una parte di lei desiderava alzarsi e mettere la stanza sotto sopra per assicurarsi che non ci fosse nessuna ragazza incorporea in giro. Un'altra parte era imbarazzata all'idea. Ma un' altra parte ancora era troppo abbattuta fisicamente e mentalmente per mettersi in piedi... “Lasciatemi in pace... voglio solo essere lasciata in pace! Smettetela di uccidermi nei sogni... o di uscire dai sogni per spaventarmi mentre sono mezza addormentata!”
Sospirò di nuovo. Ricircondò Harold con il braccio e lo avvicinò di più a sé come se lo stesse usando per ripararsi. “Tutta colpa tua come al solito, Harold. Mi hai suggestionato con quella storia della vicina e con tutto quel parlare dell'ultima strega d'Irlanda.” Pensò imbarazzata. A causa del nervosismo la sua mano si stava aggrappando al ragazzo in modo un po' strano.
Nel frattempo Harold cominciò a svegliarsi. Si sentiva una pezza e non riusciva a muoversi. “...Roza?” chiese mezzo addormentato.
“Ho una buona notizia e una cattiva notizia.” comunicò lo spettro.
“Sa tanto di fregatura... spara, dai.” rispose emotivamente piatto.
“Mentre dormivi sono riuscita ad uscire dal tuo corpo.”
“Yeppy...” non riuscì a simulare entusiasmo. “Scusa, dormire durante il giorno fa malissimo al mio tono dell'umore... il lato positivo è che non ho le forze per ammazzarmi. Comunque la tua è un'ottima notizia, brava. Ma... la cattiva notizia, invece?” chiese sospettoso.
“Beh... ero ritornata nel tuo corpo per avvertirti e... e ora non riesco ad uscire di nuovo...” ammise.
“Merd... ah, ok...” disse rassegnato con le palpebre che si richiudevano. “Tanto se ci sei riuscita una volta, puoi rifarlo... Magari la chiave è che... che io dorma?” disse sorridendo leggermente prima di arrendersi alla stanchezza. “Ci pensiamo dopo... quando sarò in grado di pensare.” Percependo che qualcosa stava spaventando Roza, Harold cercò di rimanere sveglio.
“Qualcuno ci sta palpando il seno!” lo avvertì lo spettro.
“...Umh? Sciocchina, noi non abbiamo il seno.” quel pensiero stupido lo divertiva quasi. Poi però si concentrò e si rese conto di sentire davvero qualcosa di estraneo che si muoveva sul suo petto. “Oh... Forse sto sognando... Sarà una di quelle strane fantasie che vengono dopo aver letto un hentai leggero... Aspe'... non ne leggo da secoli!” Decidendo che la sensazione era reale, Harold urlò.
-Che c'è?!- esclamò Leshawna preoccupata.
-Qualcuno mi sta palpando il seno!- poi il ragazzo fece mente locale. Se in quella stanza le uniche persone dotate di un corpo erano lui e Leshawna e dietro di lui c'era Leshawna il colpevole doveva essere... -Leshawna.- disse in tono di accusa dopo essere rotolato lontano dall'imputata.
-Non hai il seno, quindi il crimine non sussiste...- rispose la ragazza. Sembrava giù d'umore, ma Harold non lo notò.
-Prima mi tocchi, poi ti lamenti pure? Visto che sono così orribilmente piatto, cercati una ragazza!-
“Harold, ti stai concentrando sul problema sbagliato...” gli fece presente Roza abbastanza perplessa mentre Harold si interrogava e si deprimeva su cose in quel momento poco utili del tipo: “Sono così indesiderabile da averle fatto rivalutare le donne?”
Nel mentre Leshawna si limitò a sospirare. Harold notò che aveva gli occhi lucidi. -Ah... hai avuto un incubo? Mi stavi toccando per questo?- le chiese ricordando che aveva già avuto risvegli simili. Leshawna rispose con una smorfia infastidita.
“Che c'entra?” chiese Roza.
“Fa tanto la spaccona, ma in realtà si spaventa e si impressiona molto facilmente. Le ci vuole poco per aggrapparsi a me quando si sente minacciata da qualcosa che non può picchiare. Probabilmente è questo ciò che è accaduto anche ora...”
Leshawna si ridiede un tono ed un'espressione seria: -Quindi, se decidessi di uccidere qualcuno, mi basterebbe fare un' espressione triste per portarti dalla mia parte?- gli chiese infastidita.
Harold rispose in modo schivo: -Che ne so! Dipende dal contesto, le motivazioni... le attenuanti...- “Lo so anche io di essere troppo accondiscendente, non c'è bisogno di farmelo pesare!” -Però in questo caso ho ragione io, non mi stavi molestando, no?- poi il ragazzo guardò verso il basso e si rese finalmente conto di avere i polsi legati.
-Non è come sembra...- disse Leshawna nervosa perdendo tutta l'apparenza scontrosa.
Harold si slegò con pochi movimenti -Proprio quando ci molliamo cominci a diventare perversa?- il ragazzo sbuffò. -Leshawna, qualcosa che non va?- chiese accorgendosi che la ragazza aveva un'espressione strana.
-Tutto a posto... mi è solo morta l'autostima...- disse fra sé e sé, davanti alla facilità con cui si era liberato. -Volevo dire... ovviamente non ti ho legato bene per non farti male.- affermò -Comunque era solo per la tua sicurezza...-
-Immaginavo...-
“Bene, Harold... ora che avete chiarito puoi occuparti di risolvere il nostro problema?” chiese Roza speranzosa.
“Mi piace il tuo rinnovato ottimismo!” disse Harold pensando che l'essere riuscita, anche per poco, ad andarsene dal suo corpo l'avesse motivata. “Però più tardi, prima voglio leggermi un manga...”
“...Eh?!”
“Te l'ho già detto, dormire durante il giorno per il mio umore e le mie capacità cognitive è un dramma le prime ore che seguono il risveglio. Lasciami il tempo per riprendermi. Considera anche che il mio organismo è entrato in allarme a causa delle presunte molestie sprecando energie che già non avevo... ora che l'allarme è passato il mio corpo ne sta pagando le conseguenze.”
Roza percepì che il ragazzo era realmente fuori uso in quel momento. Avvertiva anche che aveva paura che se l'avesse fatta separare dal suo corpo mentre era mentalmente debilitato, avrebbe perso il controllo di sé e si sarebbe depresso e ammazzato.
-Leshawna, non è che mi porteresti un medicinale che ho lasciato sul tavolo? È in una piccola scatolina con le scritte evidenziate in giallo. Si tratta di gocce quindi mi servirebbe anche un bicchiere con due dita d'acqua.-
Leshawna lo guardò con sospetto, Harold rispose con un sorriso nervoso.
Lei sospirò ed uscì dalla stanza. Si immobilizzò un attimo vedendo sua madre e Celia sedute al tavolo. “Deve essere un incubo. Come diavolo sono entrate?!”
Le due la fissarono, lei decise di ignorarle, aveva altro a cui pensare. Il medicinale era dietro una bottiglia, forse le due donne non l'avevano notato e memorizzato, così Leshawna lo prese e lo nascose immediatamente dietro la schiena mentre con l'altra mano prendeva con sè la bottiglia che incastrò sotto il braccio per poter liberare la mano e prendere pure un bicchiere.
Indietreggiò poco aggraziatamente mentre Lupe e Celia la fissavano sempre più perplesse e sospettose. Ma la ragazza non sembrava intenzionata a parlare e loro rispettarono la sua decisione.
Leshawna rientrò nella stanza sbuffando -Ci sono mia madre e tua sorella nell'altra stanza.-
Harold stava leggendo qualcosa sul telefono alzò gli occhi leggermente ma non reagì più di tanto.
“Se non va a sparlare con l'adorata sorellina, deve essere veramente fuori gioco...” commentò mentalmente Leshawna. Poi gli fece vedere il medicinale.
-Yee... la droga...- canticchiò debolmente il ragazzo.
Anche capendo lo scherzo, Leshawna lo guardò storto. -Ho cercato di non far capire a quelle là cosa stavo prendendo.-
-Uhm... Non era necessario, mia sorella sa a cosa serve, non si sarebbe fatta delle idee strane. Ma grazie per aver cercato di tutelare la mia privacy, molto cavalleresco da parte tua.-  il ragazzo porse la mano, ma Leshawna si tenne la scatola, la aprì e cominciò a leggersi con calma il foglietto illustrativo. -Sei sempre così prudente e responsabile... Non è che pensi che voglia avvelenarmi con la tua inconsapevole complicità? Sarebbe troppo diabolico... mi credi diabolico?-
Finito di leggere il libretto illustrativo Leshawna non diede ancora il medicinale ad Harold. Prese il telefono per fare ulteriori approfondimenti. -Perchè dice che si tratta di un medicinale per l'anoressia e mi viene classificato come antipsicotico?- chiese sospettosa.
-Non cercare una scusa per spogliarmi, mi hai già palpato quindi lo sai che non sono più magro del normale...- disse in atteggiamento difensivo mentre si riparava l'addome con le braccia. -Poi, nonostante la tua attenzione si sia diretta proprio all'anoressia, in realtà è un medicinale che a seconda del dosaggio può essere usato per trattare disturbi dell'apparato digerente, cefalee, stati depressivi ma anche schizofrenia. Io nello specifico lo sto usando sia come stabilizzatore dell'umore, sia per prevenire perdite d'appetito e dolori causati dallo stress. Ora, potresti passarmi quelle gocce prima che mi venga voglia di gettarmi dalla finestra?- chiese con una tranquillità inquietante.
Leshawna rassegnata lo accontentò, non era sicura neanche lei di cosa avesse paura.
-Leshawna... non è che potresti dire a quelle due losche figure di smetterla di osservarci da dietro la porta? Mi danno l'impressione di essere sul letto di morte... Non mi piace per niente.-
Inizialmente guardò il ragazzo con perplessità e preoccupazione “Ha appena mandato giù il medicinale e ha già le visioni come effetto collaterale?” poi capì e rivolse un'occhiata omicida a sua madre e alla sorella del ragazzo.
Celia mise le mani in alto come se avesse una pistola puntata contro. -Volevo solo accertarmi che non avessi ucciso mio fratello.- ammise ma con tono pacifico e calmo.
Lupe guardò Celia stranita, poi rispose. -Io volevo solo controllare la situazione. Non sospettavo nessun omicidio, tesoro.-
-Se non sloggiate lo compio davvero un omicidio, anzi due!- Leshawna ringhiò e chiuse la porta in faccia alle intruse.
Harold stava ridacchiando -Adorabile. Sei un' ottima medicina. Grazie alla tua presenza potrei rimettermi in un'oretta.- pronosticò.
-G...Grazie?- sentirglielo ammettere così facilmente, con quel tono addolcito e sentirsi chiamare “adorabile” la stranì. “E' un effetto collaterale del medicinale?” pensò tesa mentre si sedeva vicino a lui. Harold si appoggiò leggermente con la testa sulla sua spalla stranendola ancora di più e le mostrò il cellulare, c'era la pagina di un fumetto in bianco e nero.
Il ragazzo le spiegò con affetto che si trattava del nuovo capitolo un fumetto che era rimasto in pausa per quattro anni e che l'autore aveva dei problemi di salute cronici. Harold sembrava molto affezionato a quella roba e si mise a spiegarle vari elementi della storia per provare a farla seguire.
Leshawna non ci stava capendo molto né della storia, né del perchè ad Harold piacesse ma cercò di seguire le vignette con lui.
Era una situazione molto nostalgica. All'inizio della loro frequentazione, quando aveva tempo tendeva ad assecondare Harold quando provava a coinvolgerla e informarla dei suoi interessi. Al tempo si diceva che lui le faceva pena perchè era un ragazzetto abbastanza solo ed essendo molto più piccolo di sua sorella era probabile che fosse cresciuto come un figlio unico. Ma a pensarci adesso, in realtà passare il tempo in quel modo le piaceva nonostante non fosse interessata all'hobby in sé.
Lei non aveva molte passioni. Aveva l'impressione di trovare tutto stupido o poco meritevole del suo tempo. Ma paradossalmente si era accorta di provare quasi una sorta di invidia per chi riusciva ad appassionarsi a cose dal suo punto di vista stupide o inutili. Aveva giustificato la sua ammirazione per Gwen con il fatto che la ragazza avesse intenzione di fare della sua passione per l'arte un percorso di studi e un lavoro. Ma anche Harold aveva la straordinaria capacità di contagiarla col suo interesse per cose inutili. Ascoltarlo e tenergli compagnia era rilassante e le piaceva anche in quel momento.
Era piacevole anche la sua vicinanza fisica e il modo ingenuo e disattento in cui le si appoggiava alla spalla. Si sentiva abbastanza in colpa visto, in pratica stava traendo vantaggio dal fatto che il ragazzo fosse convalescente, era sicuramente per quello che lui teneva la guardia così bassa.
“Sono una persona terribile...” le venne un'idea per sabotare quella situazione così tranquilla e pericolosamente amichevole. -Sono una persona terribile...- ripetè ad alta voce con un sospiro.
Harold la fissò stranito. Leshawna sapeva che essendo molto curioso, il ragazzo le avrebbe chiesto spiegazioni, lei gli avrebbe spiegato che si stava approfittando della sua ingenuità e disattenzione facendo paradossalmente la figura della persona onesta che si accorge dei suoi peccati.
Ma Harold sorrise. -Sembri un dodicenne che per attirare l'attenzione cerca di fare il tenebroso.-
Leshawna rimase immobile con lo sguardo perso nel vuoto a contemplare il suo orgoglio che moriva orribilmente una seconda volta. “Un dodicenne... un dodicenne che fa il tenebroso...”



Angolo dell'autrice:

Col prossimo capitolo, questa fase della possessione dovrebbe finire. Spero che questa parte e la storia possano piacervi nonostante i miei limiti nella scrittura e i miei ritmi di pubblicazione.
Come sempre, vi ringrazio della pazienza e se vi va di commentare mi fa molto piacere.
Qualunque cosa stiate facendo, spero che vada per il meglio.
Alla prossima ^^

Note:
“rispetto la tua privacy e per questo busso, ma facendo valere la mia autorità di […] entro lo stesso” è una frase ripresa dalle scenette di un episodio di “Due fantagenitori”
In teoria non è un cartone che mi piaceva particolarmente, ma in realtà ci sono abbastanza affezionata e ha delle scene che mi risultano abbastanza difficili da dimenticare.

Quando stavo pianificando questa parte è uscito dopo quattro anni un nuovo capitolo di HunterxHunter. Non sono mai stata particolarmente infastidita dall'interruzione, mi viene innaturale prenderla a male quando gli autori hanno problemi, ma la ripresa del manga è stata una cosa che mi ha fatto molto piacere. (Sì, pianifico le cose con largo anticipo... ma no, questo non mi rende meno lenta ç_ç )

“Sei una strega o sei una fata? O sei la moglie di Michael Cleary?” “Are you a witch or are you a fairy? Or are you a wife of Michael Cleary?” è una filastrocca irlandese che si riferisce all'omicidio della ventiseienne irlandese Bridget Cleary il 15 marzo del 1895.
Bridget e il marito si erano trasferiti in un cottage che si trovava nelle vicinanze di un'antica costruzione preistorica in pietra costruita secondo il folklore irlandese dagli spiriti e che metteva in comunicazione con il mondo fatato. Mentre Bridget non era una donna superstiziosa sembra che il marito lo fosse. Sembra che un giorno in cui c'era stato un acquazzone la donna tornò a casa raffreddata e febbricitante e sembra che Michael cominciò a convincersi che quella donna non fosse Bridget.
Secondo il folklore irlandese, le fate avrebbero la tendenza a rapire gli esseri umani (ma tendenzialmente si tratta di bambini) e a sostituirli con esseri più fragili, malati e anomali chiamati changelin (probabilmente si trattava di una credenza nata per giustificare bambini malaticci, rientranti nello spettro autistico o con altre sindromi o in generale per giustificare il desiderio di non riconoscere come proprio un figlio visto come “difettoso” “indesiderato”)
Michael per scacciare il changelin e farsi restituire la moglie (perlomeno a detta di Michael, la storia del changelin potrebbe essere stata tutta una scusa per quei maltrattamenti e per l'omicidio) la interrogò per giorni sulla sua vera identità minacciandola, facendole ingerire delle pozioni e maltrattandola riuscendo a coinvolgere anche altre persone fra cui anche il padre di Bridget e altri parenti della ragazza.
Infine la donna venne bruciata da Michael.

Il fatto che questo capitolo venga pubblicato il quindici marzo è davvero solo una coincidenza, non era premeditato o_O
Comunque ringrazio ulteriormente per la pazienza chi ha letto pure le note. Spero di essere stata chiara ^^
Alla prossima, di nuovo :)
  
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