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Autore: Anima Evans    17/03/2023    0 recensioni
Una giovane donna catapultata in un mondo fantasy dove non mancano amori, amicizie e scontri con un tocco macabro. Molte domande Hanno trovato risposta ma altre ancora piu importanti sono tutte da rispondere
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Una volta arrivata in classe e dopo essermi ricomposta un attimo vidi un foglio a righe allungato verso di me da una mano che avevo imparato a riconoscere.

Hey Dafne come stai? Ti sei fatta male prima?

La calligrafia di Federica era tondeggiante ma pulita e chiara, nulla a che vedere con la mia che per farmi capire dagli altri ero stata costretta a scrivere in stampato come nei libri di testo. La guardai di sottecchi e presi la penna per risponderle

Avrei preferito evitarmelo ma si, sto bene tranquilla.

Le ripassai il foglio di nuovo per poi concentrarmi sul professore che appunto non sembrava davvero un docente, sapevo di aver mentito spudoratamente. Aveva come difetto oltre i capelli, le orecchie a punta come se fosse un elfo, era vestito in modo sportivo e pratico e i suoi occhi non riuscivo a capire bene di che colore erano ma infondo che importava? Era già particolare cosi. Parlava dandoci del tu, aveva già letto i nostri nomi e aveva memorizzato chi era chi e praticamente non aveva fatto chissà che lezione si era limitato a presentarsi, si chiamava Galurd Aduni ma noi potevamo chiamarlo per nome per sua richiesta.
Quelle ore con Galurd passarono veloci, ci consegnò le chiavi delle camere per i dormitori, illustrandoci orari e regole da rispettare che tutto sommato non erano proibitivi. Le camere ci aveva spiegato essere comunicanti e non in comune per garantire la privacy ma anche la conoscenza tra studenti e finalmente la campana suonò comunicandoci che eravamo liberi e non me lo feci ripetere due volte, scrissi rapidamente sul foglio della mia compagna

Sono al salice.

E corsi via, all’improvviso mi sembrava tutto troppo soffocante quasi come se l’aria si fosse rarefatta e ora boccheggiavo in cerca di aria. Spalancai la porta d’ingresso e corsi verso il salice a perdifiato, respirai a pieni polmoni allentandomi il colletto della maglietta che avevo. La testa mi esplodeva e non capivo perché, che diavolo stava succedendo? Sentivo gli occhi inumidirsi dato lo stress delle domande che avevo in testa, era evidente che i miei mi avevano mentito erano tutti strani, tutti difettati e poi quello che è successo mi aveva messo davvero in difficoltà.

Prendi il controllo per favore, respira...respira…

Dopo un bel po mi senti finalmente tranquilla, non mi ero accorta che il salice mi sfiorava con i suoi rami quasi come a carezzarmi ma non mi dava fastidio anzi più lo faceva e più mi consolavo. Che stupidaggine. Mi alzai e prendendo la chiave e la mia borsa mi avviai in camera.
Il vialetto era fatto ad esse e terminava in una piazzetta con una fontana dove a destra continuava e c’era il dormitorio femminile e a sinistra c’era il dormitorio maschile. Gli edifici erano gemelli se non fosse per i suoi colori: l’edificio adibito al dormitorio femminile era color antracite e aveva i dettagli color panna mentre l’edificio a sinistra che ospitava il dormitorio maschile era esattamente l’opposto. Alzai gli occhi al cielo e a bassa voce dissi

«Un’altra delle mille stranezze…»

Mi stavo dirigendo appunto verso il dormitorio quando notai su una panchina il ragazzo che mi aveva afferrata stamattina, era concentrato sulla lettura di un libro rilegato in maniera elegante, di quei libri che immagini in una biblioteca storica che ora si accomodava nella sua mano, ovviamente non l’avrei disturbato. Il sole del primo pomeriggio gli tagliava la figura a metà illuminando il suo profilo e le sue mani che giravano le pagine del libro quasi carezzandole. Distolsi lo sguardo rapidamente e continuai a camminare ed andai finalmente nella mia camera che ovviamente era comunicante con quella di Federika, lei aveva già sistemato la sua roba ed era tutta o quasi colori pastello con una maggioranza di lilla mentre io preferivo l’azzurro e il rosso. Una volta sistemati i miei effetti personali e i miei vestiti crollai in un sonno profondo infatti fu la mia compagna a svegliarmi per la cena.
Scendemmo giù e vedemmo appunto la sala mensa molto fornita con bevande e cibo di ogni tipo dove addirittura c’era un frigo bloccato con una serratura elettronica dove al suo interno c’erano delle lattine nere e sinceramente pensai che magari erano degli eccitanti e per evitarne il consumo smodato le avessero messe sotto chiave, notai che solo alcuni studenti avevano le chiavi magnetiche per bere quelle lattine ma non ci diedi peso, non volevo altre domande in testa. Presi la prima cosa che capitava e mi girai evidentemente troppo velocemente e infatti diedi per errore una spallata ad una ragazza che riconobbi dai capelli viola, era quella che sorrideva beffarda alla presentazione della classe.

Lei si girò e mi guardò malissimo

«Guarda dove metti i piedi, imbranata...o hai bisogno di un accompagnatore perché non ti reggi in piedi sui tuoi trampoli?»

Disse ridendo guardando le mie gambe lunghe, mi senti piccolissima ma non persi la parola anzi cosi dissi

«Ti ho chiesto scusa, non ti basta?»

Lei sorrise beffarda e disse avvicinandomi a me

«No, problemi?»

Sostenni lo sguardo ma un’altra ragazza richiamò l’attenzione della ragazza

«Hey Ally, dai lascia perdere la sfigata.»

Disse la ragazza, aveva i capelli rosa e anche i suoi occhi lo erano, la pelle simile a quella della ragazza che mi aveva aggredito anche se lei era più ispanica che asiatica ma era a scaglie.

La bulla di fronte a me si girò e fece uno sguardo truce alla sua compagna

«Mi stai comandando? Io mi chiamo Alissa Odin non mi faccio comandare da una come te.»

La ragazza dai capelli rosa quasi annichilì a questo atteggiamento ma Alissa mi diede un ultimo sguardo

«Ma per ora, hai ragione. Meglio non avere a che fare con questa feccia. »

Girò i tacchi e se ne andò e noi finalmente ci accingemmo a mangiare. Una volta finito mi diressi in camera e una volta pronta per la notte aprì la finestra dove trovava un piccolo balconcino e mi misi con la musica nelle orecchie, presi due cuscini grandi per accomodarmi a terra. Una cuffia mi fu tolta e lasciai fare Federika prendere l’altra cuffia. La ragazza disse

«Io ci sono se tu vuoi.»

Mi girai e le sorrisi con sincero affetto per poi tornare a guardare la luna che illuminava tutto quasi come fosse giorno fino a che non ci addormentammo cullate dalla leggera brezza autunnale.

   
 
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