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Autore: ClostridiumDiff2020    18/03/2023    0 recensioni
Spoiler sulla stagione 2 di Shadow And Bone.
Ho sognato una mia personale versione di "King of Scars" e "Rule Of Wolves"
Parte dalla fine della seconda stagione e rielabora la successiva duologia con un nuovo Re delle Cicatrici.
Il Darkling è morto, pugnalato a morte dalla sua piccola santa.
È morto solo, inseguendo la pallida luce di un cielo azzurro.
Ma nonostante questo si risveglierà in una gelida cella...
Come può essere ancora vivo?
La faglia è distrutta ma un misterioso male affligge il suo paese, che nonostante la sua morte è ancora in guerra... Nonostante la sua morte i Grisha sono ancora perseguitati.
Aveva ragione su tutto, ma è stanco di lottare, stanco di vivere...
Ma non gli è concesso alcun sollievo.
Lei non glielo permetterà...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alina Starkov, Darkling, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 01 - I'm still alone, in the darkness...

 




 
 
La lama era andata a segno, affondando rapida nel suo cuore.
 
Per un breve istante aveva riassaporato la pace, la speranza… Poi il dolore lo aveva riafferrato come faceva ogni singola volta nella sua lunga vita.
 
Era crollato a terra gorgogliando sangue nero e malato, tossendo veleno mentre i suoi polmoni si svuotavano d’aria.
 
«Mia piccola Santa…»
Annaspava mentre quel dolore si trasformava anch’esso in un pallido spettro insapore.
 
Non una lacrima, non una parola di commiato.
 
Era solo, lo era sempre stato e stavolta stava soccombendo alla rabbia, il suo stesso potere gli si era rivoltato contro.
 
Si sentiva così patetico, prostrato in quel desolato polveroso deserto.
Sarebbe sprofondato diventando parte della tenebra che lui stesso aveva creato?
O forse lo avrebbero fatto a pezzi, trasformandolo in un mero oggetto, un amplificatore… Alla fine ce l’avevano fatta… Era sempre stato il suo incubo…
 
 
Era forse ancora prigioniero sotto quel ghiaccio?
 
La supplicò, non poteva permettere che lo usassero, almeno questo glielo doveva.
Se non poteva amarlo quanto meno avrebbe potuto compatirlo…
 
Povero bambino… Sei ancora spaventato non è vero?
 
Vi fu un lampo di calda luce accecante poi l’oblio.
Stava tornado a quel nulla che lo aveva generato?
 
Sì era dannatamente spaventato…
 
 
Una voce invocava il suo nome, il suo vero nome


Ti prego fallo ancora, non lasciarmi andare…
Ho paura…
 
Qualcosa lo sfiorò. Un tocco gentile, una mano calda, poi di nuovo il silenzio.
 
 
«Aleksander! Alzati!»
 
 
La luce lo raggiunse all’improvviso e lo colpì come uno schiaffo!
 
Era tangibile, poteva avvertire il vero calore scaldargli la guancia.
 
Lentamente dischiuse gli occhi e si soprese di avere un corpo caldo, vivo.
 
Si trovava sdraiato in una dura brandina, la stanza era avvolta nella penombra ma comunque la vide immediatamente.
 
La sua piccola santa era in piedi davanti a lui e lo osservava con occhi severi.
Sorrise perché la rivide esattamente come la rammentava, altezzosa, forte, meravigliosa mentre risplendeva avvolta da tutto quel potere.
 
Straordinario
 
Così lo aveva definito avvolto da quell’immenso calore.
 
Ma una nota stonava nel suo viso austero, appariva così stanca.
Lo sforzo di stargli dinanzi immobile era fin troppo evidente.
Lo odiava ancora così tanto anche dopo…
 
Dopo?
 
Quando cercò di evocare le ombre non riuscì nemmeno a raggiungerle, un brivido di terrore lo percorse, era inerme, fremette mentre l’aria veniva meno e si piegò in due scosso dalla tosse ritrovandosi ancora una volta le mani sporche di sangue oscuro...
 
La maledizione incombeva ancora su di lui?
 
Si strinse tremando, questo era ormai? Un bimbo indifeso di fronte al giudizio, a un’inevitabile sentenza.
 
«Non sforzarti… Sarebbe inutile e pericoloso…»
 
La voce della sua piccola Sakta lo sfiorò, nel suo tono vi era meno rabbia di quanto si aspettasse.
 
Era furioso…
Con tutto… Con quella Sakta di Luce, con quella gabbia, con quel corpo debole… Ma soprattutto con se stesso, per non essere stato in grado di ottenere la pace neanche nella morte…
 
«Perché sono ancora vivo?» Ringhiò lui con sguardo dardeggiante.
 
«Perché sono io a volerlo, rammentalo! Il tuo destino è nelle mie mani, ma potrò mantenerti in salvo fin tanto potrò dimostrare che sono in grado di controllarti!»
 
Stava mentendo… Lei era tesa, preoccupata!
Non era lei la responsabile della sua indesiderata resurrezione ma era quanto voleva fargli credere…
 
«Uccidimi adesso, non me ne resterò in questa cella ai tuoi piedi per il resto dei miei giorni…»
 
Lei lo osservò impassibile
«Ci ho già provato, ma sei ancora qua E poi…»
Lui abbassò lo sguardo fremente.
«La morte è un dono che non ti sei ancora guadagnato…»
 
Lui sorrise «Sei davvero un’abile allieva… Ma la crudeltà non ti si addice, malgrado non possa negare che ti calzi a pennello…»
 
Un duro silenzio calò su entrambi.
Aveva mille domande che affollavano la sua mente confusa…
Era già morto tante, troppe volte…
Aveva perso così tanto eppure la vita non lo aveva voluto lasciare andare…
Perché?
 
«Sono qui per offrirti una scelta. O restare qua a consumarti per il resto dei tuoi giorni finché la rabbia non ti avrà consumato e i giorni della tua lunga vita si saranno estinti…»
 
Lui rimase a testa bassa, le mani strette a pugno.
Non voleva che vedesse il panico nei suoi occhi, non avere più risposte, senza alcun potere lo faceva sentire un bambino indifeso, ma non le avrebbe mai più mostrato ancora e incautamente la sua fragile anima.
 
«Oppure…» sibilò furente.
«Verrai con me e mi aiuterai a distruggere ciò che hai fatto, all’odio che hai fatto calare ancora una volta su di noi, a rimediare ai tuoi sbagli e a proteggere il nostro popolo come hai sempre desiderato…»
 
Solo a quel punto si cocesse di piantare i suoi occhi in quelli della sua piccola Sankta e rise.
 
«Pensi che mi possa inginocchiare di nuovo? Che accetti di tornare ad essere il cagnolino di un Re? Che scodinzoli quando mi lanciate un osso o che sia felice di riposare nel giaciglio che tu e il tuo dolce consorte dai capelli dorati costruirete per me? Un docile animale da compagnia, il vostro cagnolino da guardia?»
Prese fiato tossendo sangue color pece.
Lei rimase in una silenziosa attesa.
 
«Perché mai dovrei accettare? Uccidimi adesso, quando mi riprenderò ciò che è mio di diritto distruggerò tutto ciò che ami, dilanierò i tuoi seguaci e quando giungerà la fine ti farò gridare tanto affinché tutti possano sentire! Ti porgerò la tua stessa proposta, a quel punto vedremo cosa mi risponderai… Forse anche tu sceglierai la morte…»
 
Lei lo osservò con sguardo stanco.
«Perché devi rendere tutto così difficile?»
 
Una risata gorgogliò nella gola di lui come un latrato animalesco
 
Perché non vuoi dirmi cosa mi ha strappato al mio solitario riposo? Perché vuoi trattenermi qua con te nell’odio?
 
Ma alla fine sussurrò un ansimante.
«È la mia natura…»
 
Ringhiava le sue menzogne perché voleva ferirla con le parole non avendo mai potuto farlo veramente con il suo potere.
 
Vai, corri dal tuo bel principe dai capelli dorati, dalle sue braccia confortevoli e lasciami da solo ancora una volta...
 
Desiderava solo spuntarle addosso rabbia e dolore, mascherate da disprezzo con tutte le forse che gli restavano.
«Torna dai tuoi protettori, sigilla quella porta per sempre, lasciami morire nella solitudine, è questo che hai sempre voluto…»
 
«È una bugia… E tu lo sai…»
 
Quelle parole lo sorpresero ma ricacciò quel sentimento nel profondo, non si sarebbe più concesso quell’abominevole emozione… La speranza era solo un veleno più amaro di quel sangue oscuro che ancora gli scorreva nelle vene.
 
«Vattene…»
 
 
Quando lei uscì dalla sua cella la tenebra gli crollò addosso.
Quando restò solo si accorse che quel silenzio fosse popolato di spettri, emergevano a fiotti dalla sua mente confusa.
 
Poteva rivedere tutti i loro volti, fragili e mortali vite che si erano donate a lui… Invano, perché aveva fallito ogni una volta.
 
Forse anche lei poteva vederli, ora che le loro menti erano così vicine da potersi quasi fondere.
 
Altre domande senza risposta… Perché… Aveva perduto l’osso di cervo assieme alla mano, il legame era stato reciso per sempre quando sua madre lo aveva abbandonato…
 
Povero piccolo bambino…
 
Deglutì mentre una lacrima gli scivolava sulle labbra mescolandosi a quel sangue oscuro.
 
Lo avvertiva possente, Condividevano ancora ogni pensiero, ogni desiderio.
Ma lui si rintanò sempre più in profondità, tentando invano di rinnegare ogni emozione.
 
Sopra a tutto voleva allontanare quella luce a lungo bramata e con essa l’illusione a lungo cullata di emergere dalle tenebre che lo stavano lentamente divorando da fin troppo…
 
Rimase solo con i suoi spettri…
 
Tra di loro sopra a tutti vi era lui, morto per onore, per averlo seguito fino alla fine, a discapito del suo stesso cuore.
 
Ivan lo scosse con forza, colpendolo parola dopo parola.
 
«Sapevi che non ti avrebbe perdonato, che ti si sarebbe rivoltato contro per questo hai nascosto la verità dentro di te? Come eri certo che io ti avrei seguito ovunque, fino alla morte. Volevi dividerci dopo averci unito? Perché hai accettato di benedire la nostra unione se per te non aveva alcun valore?»
 
Il bambino nel cuore delle sue tenebre gemette, come poteva un cuore morto soffrire ancora?
Era stato il suo più fidato seguace, non aveva mai dovuto chiedergli di fidarsi, lo faceva e basta, lo amava tanto quanto la sua metà...
 Non doveva voltarsi perché era sempre rimasto al suo fianco… Sempre e comunque, almeno finché non glielo avevano portato via.
 
Lo aveva trovato immerso nel suo sangue.
Ivan era stato leale fino all’ultimo respiro.
 
Aveva cercato ognuno dei suoi soldati, qualcuno era riuscito a salvarlo e qualcuno lo aveva infine tradito per la piccola Sankta… Ma non Fedyor…
Ricordava di averlo sepolto con tutti gli onori e quando era venuto il momento li aveva uniti di nuovo.
Assieme nella morte quando la vita li aveva divisi, quando lui li aveva divisi.
 
Era riuscito solo a ricordare l’ultimo sorriso che aveva visto sul suo volto, riflesso in quello dell’amato. Riportare alla mente il calore di quel momento perduto nella sua mente era stato lacerante.
 
Eppure, un tempo tutto era stato perfetto.
Aveva posto le mani sulle loro condividendo per un fugace istante parte della loro gioia. Era stato solo un momento, eppure se ne restava la, conficcato nella sua anima sanguinante, in parte avrebbe sperato poterlo rivivere in eterno, in quel frammento il suo sogno era diventato realtà.
 
Vieni con me, fallo, per loro…
 
La voce di lei era un'eco lontano, nel mare di tenebra della sua mente eppure chiara e cristallina.
 
Vuoi restare prigioniero di un ricordo?
 
Una triste supplica speranzosa.
 
Lui sorrise amaramente «La mia condanna…»
 
Percepì la sua presenza, una presenza spettrale.
Era seduta al suo fianco, la mano che si protendeva a sfiorava quella di lui.
 
«Perché sei tornata?»
 
Lei rimase in silenzio per un tempo quasi infinito poi la sua cristallina voce tintinnò nella sua mente.
 
Perché là fuori sono sola, anche se affondo nella luce della folla…

   
 
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