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Autore: Mercurionos    18/03/2023    0 recensioni
Si narra che, prima dell'era della luce, gli umani adorassero divinità oscure, offrendo loro tributi in oscuri rituali il cui nome ancora oggi incute timore anche nei cuori dei più impavidi: "Giochi da Tavolo". Nel ventitreesimo anno della terza Grande Era, sotto il regno di re Mattarella, un comune mortale, fiaccato dalla frustrazione e dal tedio della quotidianità, assecondò il proprio animo turbato e spese 20€ per entrare in possesso di un antico manufatto. Quando però aprì il piccolo scrigno, in compagnia delle sue losche complici, e prese per la prima volta in mano l'atavico mazzo di arcani, fu colpito come da un incantesimo. Il gioco ebbe inizio, il rituale segreto dal minaccioso epiteto, "Nobi Nobi", e il destino dei tre giovani cacciatori di manufatti mutò in un'avventura che nessuno di loro avrebbe mai potuto prevedere. Ecco qui la loro storia, narrata con estrema serietà.
Sì, ecco, ho semplicemente provato a giocare una sera a "Nobi Nobi GDR", per vedere se potessero piacerci simil-giochi di ruolo, o cose del genere. La partita è presto degenerata. Un racconto che pare iniziare sensato, ma diventa presto caotico. Però spero che questo rapido resoconto vi piaccia!
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In Soccorso del Popolo
 
Quando il mistico alone di luce si dissipò, Shian, Aldus e Grendy poterono constatare dove fossero finiti: erano in centro alla piazza principale della città, sotto l’alto obelisco di marmo, simbolo del potere del regno di Colle Mesto. Gli astanti notarono presto l’inaspettata apparizione del gruppo di avventurieri e riconobbero Aldus, l’eroe di cui così tanto si vociferava in quel periodo, quindi si rivolsero in coro a lui.
“Guardate, è l’eroe!”
“Forse la nostra attesa è finalmente terminata!”
“Che la dea abbia davvero ascoltato le mie preghiere?”
“Dove sono i miei pantaloni?”
“Oh eroe, sei venuto per liberarci dalla cappa di sventura che avvolge le nostre terre?”
Aldus si avvicinò alla gente e tentò di rassicurare i popolani: “Non temete, brava gente, perché porto buone notizie. Stamane, i miei compagni di ventura e io, ci siamo opposti alla perfida tirannide di Re Garibaldo. Vi dico, allora, non abbiate più paura, perché il re è morto!”
Ci fu un attimo di silenzio. Poi, dalla folla, si levarono una dopo l’altra le grida di apprezzamento della gente.
“Ma sei scemo?”
“Cosa diamine hai fatto?”
“Dovevi salvare il nostro re, non farlo secco!”
“Ah, ecco dov’erano i miei pantaloni.”
“Appendiamolo alla forca!”
Mani su mani si poggiarono sul petto dell’eroe, lo strinsero e lo spinsero, qualcuno pure gli sputò addosso, allora Shian prese Grendy sotto un braccio, si tirò stretto a sé Aldus, e balzò verso l’alto. Con un singolo salto raggiunsero il tetto di una casa vicina. “Dobbiamo andarcene, presto.” Disse seria l’assassina.
Aldus tirò un sospiro: “Non immaginavo una reazione simile. Ti ringrazio, Shian, ci hai salvato.”
La donna strabuzzò gli occhi e divenne paonazza in volto: “N-non l’ho mi-mica fatto p-per te!” balbettò tutta impacciata. Poi presero tutti a correre verso le mura delle città, saltando da un tetto all’altro.
 
Shian ha fatto vedere a tutti di essere: Tsundere (verso Aldus) (tratto)
 
 
Scontro con il Minotauro
 
L’ira dei cittadini non si era però placata. Una massa di persone inseguì Aldus, Shian e Grendy fin fuori le mura cittadine. “Dobbiamo gra-ndarcene!” gracidò Grendy il goblin raniforme. “Ci serve un luogo sicuro!” aggiunse Aldus. Shian allora gonfiò i polmoni e urlò a gran voce: “TAXI!” e un cocchio nero apparve in mezzo alla strada, lasciando dietro di sé un gran polverone. Il gruppetto tallonato dal popolo saltò nella carrozza. Il conducente si piegò verso di loro e li salutò con garbo: “Buonasera ai signori. Come posso esservi…” ma tutti e tre, con una sola voce, risposero gridando: “Sta’ zitto e parti! Al labirinto, ora!”. L’uomo si spaventò e spronò i cavalli, due ottime bestie dal manto corvino, che presto scagliarono la corriera giù per la strada, a gran velocità.
Dopo tutte quelle peripezie, erano di nuovo nel tetro labirinto di pietra, dal quale erano fuggiti soltanto qualche ora prima. Varcarono la soglia della caverna in cerca di un riparo sicuro, un posto in cui riposare e riprendere le forze, una base da cui pianificare il salvataggio della loro amica Rikka e del reame intero. Un’umida caverna abitata dai briganti pareva la scelta più logica. Tuttavia, non appena ebbero raggiunto quel luogo, vennero salutati da un ringhio roboante, come prodotto dalla terra stessa che li stava accogliendo nel proprio grembo: “Chi siete voi? Chi osa entrare nel mio dominio?”
Aldus e Shian estrassero le spade. Grendy emise un gracidio (estremamente carino) come un grido di battaglia.
“Ah, sei tu – continuò la tenebrosa voce – il lurido eroe che è riuscito a sfuggire ai miei uomini.”
Il terreno tremò e un sinistro bagliore rilucette nel buio della caverna. Aldus alzò la spada Trinciafulmini e la grotta si illuminò, attraversata da mille scintille danzanti, e lo videro. Di fronte a loro si ergeva l’androminotauro, enorme, prestante, armato di una titanica ascia bipenne e… completamente nudo.
Shian si coprì gli occhi imbarazzata. Aldus non sapeva dove guardare. Grendy continuava a gracidare tenero.
Non sapevano proprio dove posare i loro sguardi. L’androminotauro, l’essere metà uomo, metà toro e metà donna (non state a guardare le percentuali, è una creatura superiore, tipo Gilgamesh), mostrava sprezzante tanto le sue forme quanto le sue grazie. Gli eroi non riuscirono a prendere l’iniziativa, e il primo colpo spettò alla creatura.
“Ora Shian! Colpiscilo!” gridò Aldus, vedendo uno spiraglio nella difesa della bestia.
“Non so dove! – rispose lei rossa in volto, guardando soltanto di sfuggita gli eccellenti attributi del mostro – Mi sento una pervertita! E non darmi ordini, n-non sto m-mica c-combattendo per t-te!”
La battaglia proseguì per quelle che sembrarono essere tredici ore (e infatti passarono tredici ore), quando il bestio crollò in terra senza vita. E poi, all’improvviso, si udì una voce: “Oh, finalmente!”
Si voltarono verso l’uscita della caverna e vi videro una figura incappucciata, che si poggiava su un’esile falce nera: “Ah, scusatemi, non volevo spaventarvi. Sono la Morte.”
I tre impallidirono. “Oh, no, no! Non sono qui per voi! – disse ella – Devo dire, tuttavia, che aspettare tredici ore per mietere un’anima mi ha fatto comprendere che voglio altro dalla vita, e questo lavoro non fa proprio per me. Tieni, ragazzo. – disse allora ad Aldus – Prendi la mia falce. Se ti va, fai tu la morte al mio posto. Io mi prendo una vacanza.” E svanì.
Aldus resse in alto il suo premio, e la falce della morte si fuse con Trinciafulmini, dando vita a Infartona, la spadona della morte. Forti della loro nuova conquista (e delle tonnellate di punti esperienza vinti nell’ultima battaglia) Aldus, Shian e Grendy chiamarono un taxi e tornarono a Colle Mesto, pronti ad affrontare gli inquisitori.
 
Rikka (perché teoricamente era il suo turno) è diventata: Dio della Morte (classe)
Immagino sia un titolo trasferito per proprietà transitiva, se uno non lo vuole, passa al primo che capita
 
 
Appare il Maestro dei Giochi
 
Colle Mesto non sembrava più lo stesso regno del giorno prima. La minacciosa tempesta violacea si era estesa sopra tutta la campagna, mutando l’idilliaca pianura in una steppa buia e gelida. La piazza del paese era vuota, spazzata da un vento necroforo e sferzante. I tre avventurieri avanzarono piano, ma non ostacolati da nessuno, fino alla cima di Colle Mesto, fino ai cancelli del castello. Non ci fu nessuno ad attenderli lì, né le guardie, né gli inquisitori. Aldus spinse l’ampio portone di metallo. Un cigolo stridente scosse le mura di pietra. Ma nulla, pareva che nessuno avesse udito quel suono. Avanzarono ancora, fino alla sala delle udienze. Il trono dorato non era vuoto.
“Ah! Cominciavo ad annoiarmi. È difficile continuare il gioco, quando si è da soli.”
Aldus riconobbe la voce, e il suo corpo si mosse da solo. Attaccò il terreno, spiccò un salto in aria ed estrasse la spada, ma venne deflesso da un’eterea barriera dorata. Shian andò a soccorrere il suo amato.
Shian divenne paonazza. “Ehi! Narratore! Cosa c-cavolo stai dicendo?!” Mi disse, ma feci andare avanti la storia lo stesso.
Aldus si rialzò, e così fece anche il nemico all’ombra. Tutti poterono vedere i suoi nipponici lineamenti, la sua aggressiva mise di pelle e fibbie, la sua acconciatura a dir poco offensiva e incurante della gravità.
“Yugi Muto! – gridò Shian, riconoscendo l’atavico avversario del loro gruppo – Quindi sei tu l’architetto di tutte queste sventure!”
Il ragazzo dai capelli osceni rise di gusto. “Ebbene sì, ora sono finalmente l’unico, vero re dei giochi. Finalmente! Finalmente posso evocare Slifer, il Drago del Cielo!”
Aldus era vagamente confuso: “Pensavo si chiamasse Osir…”
“Zitto!” urlò l’adolescente tamarrissimo e, mostrando ai nemici una sottile tessera di cartone dal prezzo decisamente irragionevole, fece sollevare un gran vento, che scaraventò il gruppo di eroi fuori dal castello, fino alla piazza centrale. Il terreno cominciò a tremare, e Colle Mesto smise di esistere: l’antico castello spezzò le proprie terreni catene e si librò in aria, minacciando dall’alto tutto il creato, al centro del tempestoso turbine di nubi e fulmini.
“Non potremo mai gra-ffrontarlo da soli!” pianse Grendy.
“No, non da soli. – disse Aldus – Abbiamo bisogno di aiuto.”
“Ma dove possiamo trovare aiuto, adesso?” chiese demoralizzata Shian.
Alzarono lo sguardo e videro un cartello di legno di fronte a loro: Taverna. Ma certo! Dove si potevano cercare e trovare avventurieri in attesa di un’avventura, se non in una taverna? Corsero precipitosamente all’interno del locale, si sedettero al bancone, e chiamarono l’oste. Una signora ben pasciuta, con un boccale di birra in mano, si recò da loro: “Ben trovati, miei ospiti. Come posso servirvi?”
“Siamo in cerca di qualcuno che ci aiuti a sconfiggere il malvagio Yugi Muto. Ci sono avventurieri, qui?” chiese Aldus.
La donna annuì felice: “Eccome! Giusto stamane un cacciatore di taglie si e messo lì, a quel tavolo.” Indicò l’ospite seduto nell’angolo del locale. Aldus, Shian e Grendy si illuminarono tutt’a un tratto, e sorrisero contenti. “Rikka!” gridarono in coro. La studiosa si sollevò dall’ennesimo boccale di idromele e corse loro incontro: “Ragazzi! Finalmente! Tra ieri e oggi ho frequentato il corso per cacciatori di taglie, mi sono diplomata proprio questa mattina.”
“Magnifico. – Ammise Shian, senza nascondere un sorriso – Abbiamo un lavoro per te.”
 
Aldus ha ottenuto: Cacciatore di Taglie (PNG) (Rikka)
 
 
Capitolo finale
 
Il gruppo raggiunse la lunga scalinata che fino a poco prima portava all’accesso al castello di Colle Mesto. Ora conduceva soltanto ad un immenso cratere. Rikka chiamò a sé i suoi compagni: “Presto, venite qui e tenetevi forte.” Si strinsero a lei, Aldus e Shian per un braccio, Grendy in testa alla studiosa. “Via!” esclamò Rikka quando accese lo zaino a razzo, che come tutti sanno è una dotazione di base per cacciatori di taglie. Con un rombo frastornante attraversarono rapidi l’aria e giunsero presto all’ingresso del castello ormai alto nel cielo. Per l’ultima volta avrebbero varcato la soglia di quel luogo. Il tetro palazzo era ormai deserto. Solo il re dei giochi attendeva nella grande sala e fu lì che si diressero presto gli eroi, al seguito di Aldus.
Ma era troppo tardi: quando finalmente furono al cospetto del malefico Yugi, il rituale era già stato completato. Offrendo come tributo le anime del defunto re pazzo Garibaldo, dell’androminotauro sconfitto dai nostri eroi e della principessa (che, siamo sinceri, Yugi ha fatto bene a terminare prima che potesse arrecare seri danni all’economia già labile di Colle Mesto), l’oscuro stregone aveva evocato Slifer, il Drago del Cielo. L’immensa serpe volava in alto sopra al castello, le sue spire avvolgevano strette la diroccata sala del trono e il suo grido incrinava la struttura stessa della realtà.
Yugi rise di gusto: “Siete arrivati in ritardo! Ora nulla potrà fermare il potere del drago divino!”
Ma gli eroi non si lasciarono scoraggiare: impugnarono salde le proprie armi, corsero verso il nemico, e attaccarono.
Il dato fu tratto. Anzi, i dadi furono tratti e segnarono quasi tutti 6. Yugi e Slifer vennero sconfitti tipo subito, dopo un singolo lancio di dadi, nella maniera più deludente della storia, segnando la fine dell’oscuro dominio sopra Colle Fosco e il ritorno della pace in quattro e quattr’otto. Rikka divenne presidente di Colle Fosco (la democrazia fu ben accetta tra il popolo), Aldus e Shian si sposarono ed ebbero un sacco di figli, Grendy tornò nella propria casa nel gioioso acquitrino e la principessa continuò a restare morta.
Peccato.
Cioè, non peccato, è un bene che ora sia tornata la pace.
Però, cavoli, nemmeno un combattimento finale coi fiocchi.
Eh vabbè, capita.

 
   
 
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