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Autore: Duevite    20/03/2023    0 recensioni
Siamo nel Settembre 2022 quando un ragazzo si trasferisce a Salem con la sua famiglia.
In questo paese si trova un famoso giardino chiamato "Il giardino delle querce" visitabile dagli abitanti del quartiere tramite delle chiavi speciali.
In questo giardino incontrerà una persona speciale, la quale gli farà vivere il periodo più bello della sua vita, ma anche il peggiore.
Questa avventura lo porterà a scrivere la sua storia dopo numerosi anni dal suo incontro, da solo, con solo i suoi ricordi e 30 lettere.
(Se aveste voglia di lasciare una recensione, ne sarei molto grat*)
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passò esattamente un mese dall’ultima volta che io ed Heaven andammo nel giardino, un mese da quando era andata in Italia e da quando io ero andato a visitare il college.
Ero ancora molto indeciso su quale tra gli unici due che mi erano piaciuti sarebbe stato quello giusto per me.
L’unica cosa su cui ero sicuro era che volevo trovare un piccolo appartamento per me ed Heaven per poter andare a vivere insieme subito dopo il diploma.
Quel pomeriggio tornammo da scuola più tardi del previso, lei era molto stanca quindi decise che avrebbe dormito da me.
Andammo in camera mia e si mise sul mio letto, dopo poco si addormentò in tranquillità.
Io andai in cucina e preparai un tè per me, dopo poco arrivò mia madre e mi salutò.
“Mamma, Heav dorme qui, ora è in camera mia ma penso non si senta molto bene perché è già svenuta.” Le dissi bevendo il tè.
Mia mamma mi guardò mentre si tolse il cappotto di dosso.
Era dicembre e a Salem faceva molto freddo.
“Ma suo padre l’avete avvisato?”
Io annuii guardando fuori dalla finestra.
“Si l’ha chiamato prima, ma penso sia ancora fuori città.”
Ci spostammo in salotto davanti al camino, c’era un tempo da lupi, quasi sembrava che volesse nevicare.
“Va bene, Ad. Fatemi sapere se volete mangiare qualcosa allora dopo.”
Io tornai in camera mia, Heaven era ancora sul mio letto che dormiva.
Mi misi a sedere vicino a lei ed iniziai ad accarezzarle i capelli.
La guardai per un po’ sorridendo.
Avevo voglia di darle il mondo, ma non sapevo come.
Così decisi che avrei scritto un libro per lei e che lo avrei chiamato “Heaven”.
Mi alzai e presi il mio computer.
In meno di un’ora scrissi quasi 100 pagine, buttai giù tutto quello che in quel momento mi passava per la testa.
Un amore unico, indistruttibile e indissolubile.
Il nostro.
Ero ancora intento a scrivere quando la sentii muoversi sul mio letto.
D’istinto chiusi il computer, volevo farle una sorpresa a libro finito.
Mi girai e la vidi sveglia.
“Ehi…” dissi alzandomi e andando vicino a lei.
“Ehi.” Rispose lei mentre io mi stendevo vicino a lei.
“Che ore sono?” Mi chiese un po’ confusa.
“Sono le sette e mezzo, come ti senti?”
“Mh, un pochino meglio ma penso di avere la febbre.”
Io le misi una mano sulla fronte, effettivamente era molto calda.
“Vuoi tornare a casa?”
“E stare senza di te?” Mi disse lei abbracciandomi.
“Se vuoi rimango io con te a casa tua. Sicuramente per te sarebbe meglio.”
Lei fece di no con la testa e si strinse più forte a me.
“Mi piace l’odore di camera tua, sa così tanto di te, voglio stare qui adesso.”
Io sorrisi e le diedi un bacio sulla fronte.
Cercai di coprirla il più possibile.
Quel mese insieme mi fece stare veramente bene, senza noie, senza problemi e senza cose strane.
L’unico problema rimaneva la scelta del college.
Lei si addormentò quasi subito e io la lasciai stare.
Dopo una mezz’ora mi alzai dal letto, le misi un’altra coperta addosso ed uscii dalla mia stanza.
Scesi le scale e raggiunsi mia madre in cucina.
“Allora, come sta?” Mi chiese preoccupata.
“Insomma, ha un po’ di febbre. Stanotte vuole stare qui.”
“Anche perché ha iniziato a nevicare, quindi mi sa che non sarebbe andata lontano.”
Io mi voltai e vidi uno spettacolo magnifico davanti ai miei occhi.
Tutto era improvvisamente diventato bianco.
La neve scendeva fortissima, un sorriso mi si formò automaticamente sul volto.
In Florida non avevo mai visto la neve, e pensare ad un Natale, con la persona che amavo di più al mondo e la neve mi fece subito scaldare il cuore.
Mi girai verso l’ingresso di casa mia e gli occhi mi caddero subito sulle chiavi del giardino, che erano rimaste lì da quando le avevo prese io l’ultima volta e in quel momento mi venne voglia di andare lì, di andare al giardino e vedere se la neve era arrivata fin lì, se la maestosa quercia era ricoperta di neve oppure no.
Mi avvicinai alle chiavi e poi guardai verso le scale.
Ci eravamo promessi di non andare più lì ma la mia tentazione divenne sempre più grande.
Presi le chiavi e mi misi il cappotto.
“Mamma torno subito.” Dissi uscendo velocemente di casa.
Mi avviai verso il giardino facendo attenzione che Heaven non fosse affacciata alla finestra di camera mia.
Raggiunsi il cancello in pochi minuti e mi fermai.
Ero sicuro? Volevo veramente infrangere la nostra promessa solo per vedere uno stupido albero con un po’ di neve?
Quella storia ci stava distruggendo e da quando non ne avevamo parlato tutto era migliorato e tutto era più bello.
Non volevo veramente farlo, non volevo veramente rischiare la mia relazione con Heaven ma una forza più grande sembrava spingermi ad inserire quella dannata chiave all’interno della serratura e ad andare a vedere la quercia reale.
Senza nemmeno rendermi conto feci proprio quello, mi ritrovai dall’altra parte del cancello con ancora le mani in tasca, come se non le avessi mai tolte da lì.
Rimasi sbalordito e confuso.
Mi guardai intorno e vidi che ero solo.
In terra c’era un pavimento di neve, le querce erano totalmente bianche e la neve riusciva a cadere estremamente fitta anche tra tutti quei rami.
Raggiunsi a fatica la quercia reale e mi fermai davanti a lei.
Sembrava che le chiome delle querce che la circondavano si fossero leggermente ritirate in modo da far passare oltre alla neve anche un raggio di luce che illuminava per intero la quercia reale.
Io rimasi immobile a guardarla.
Improvvisamente sembrò rendersi conto che ero lì.
Ci fu una folata di vento gelido che la fece scuotere un po’ e le fece cadere un po’ di neve dai rami.
Sembrò quasi aggiustarsi appena mi vide.
Io sorrisi, le ero mancato.
Mentre ero lì che la guardavo mi venne in mente il viso di Heaven.
Pensai a lei e a quanto sarebbe stata delusa se avesse saputo che ero lì con quella stupida quercia.
Mi sembrò di averla tradita.
Anzi peggio.
Mi voltai di scatto e andai via correndo.
Cosa cavolo avevo fatto?
Arrivai a casa in fretta e in furia ed entrai velocemente.
Salii le scale ed entrai in camera, lei dormiva esattamente come l’avevo lasciata.
Io feci un sospiro di sollievo.
Approfittai per fare una doccia bollente e poi la raggiunsi a letto.
Iniziai a baciarla ovunque, avevo così paura di perderla adesso.
Mi addormentai stringendola a me.
La mattina dopo quando mi svegliai Heaven non era nel mio letto.
Mi alzai di scatto e corsi al piano inferiore.
Lei era sul divano che con un caffè in mano che parlava con i miei genitori.
Mi avvicinai a lei preoccupato.
“Buongiorno.” Dissi entrando nella stanza, mi misi a sedere sul bracciolo del divano dove era lei e le misi una mano sulla fronte.
“Tutto bene, tua mamma mi ha dato una droga speciale ieri sera mentre tu russavi e infatti ora sto molto meglio.” Mi disse togliendo la mia mano dalla sua fronte.
“Io non russo.” Dissi alzandomi per prendere il mio caffè.
Lei dopo poco mi raggiunse, io sorrisi non appena la vidi entrare in cucina.
“Dove sei stato ieri sera?” Mi disse con un’espressione decisamente troppo seria.
Il mio sorriso sparì appena mi fece quella domanda.
“Da nessuna parte.” Risposi istintivamente.
“Adam, so perfettamente che sei uscito. Dove sei andato?”
Non sapevo cosa fare, mentirle e dirle che ero andato semplicemente a fare una passeggiata sotto la neve o dirle la verità e dirle che ero andato al giardino e quindi confessarle che avevo infranto la nostra promessa?
Avevo troppa paura di fare entrambe le cose.
“Sono andato al giardino.” Alla fine, confessai, non avevo intenzione di avere alcun segreto con lei, non se lo meritava.
“Lo sapevo.” Mi disse delusa.
Si girò e andò al piano di sopra.
“Heaven!” Urlai io in preda al panico.
Salii le scale velocemente e la raggiunsi.
Quando entrai in camera lei si stava cambiando.
“Dove stai andando?” Dissi io con le lacrime agli occhi.
“Dove vuoi che vada? A casa!”
Non l’avevo mai vista così, era infuriata e aveva tutte le ragioni del mondo.
“Ti prego, non andare.”
Mi avvicinai a lei e successe la cosa che più temevo.
Si allontanò da me, non voleva farsi toccare.
“Heaven, ti prego, sono rimasto solo due minuti. In realtà non volevo nemmeno entrare, mi ci sono ritrovato quasi per magia.” Ero davvero nel panico totale.
Lei mi guardò confusa.
Si mise a sedere sul mio letto e abbassò lo sguardo.
“Ci sono andata anche io…” Mi disse alla fine dopo un po’ di tempo.
Io la guardai senza parole.
Credevo di non aver capito bene.
Mi ero sentito in colpa come un ladro quando lei era già stata lì senza di me e non me l’aveva nemmeno detto.
“Cosa stai dicendo? Quando?” Le lacrime continuarono a scorrermi sul viso ma in quel momento si trattava di lacrime di rabbia.
“Heaven! Quando ci sei stata?” Urlai io pieno di odio.
“Non ci sono stata solo una volta.” Mi disse lei con la voce bassa.
Io indietreggiai lentamente, incredulo di quello che mi stava raccontando.
Lei alzò lo sguardo con il viso colmo di lacrime.
“Non capisco.” Dissi io in preda alla totale confusione.
“Per tutto questo mese, tu sei andata al giardino senza dirmi nulla?”
Lei annuii, io mi portai una mano alla bocca.
Sì effettivamente era peggio di essere tradito.
Il nostro amore era troppo forte per le bugie, troppo forte per infrangere le promesse, quindi perché lo avevamo fatto?
E perché lei era tornata in quel giardino?
“Mi dispiace” Mi disse alla fine.
Si alzò e si avvicinò, io indietreggiai istintivamente.
“Penso che tu debba andartene a casa” Dissi senza riuscire a guardarla negli occhi.
Lei annuì continuando a piangere.
Se ne andò senza dire nulla, io la lasciai andare via senza dire nulla.
Non capivo più niente.
La sera prima era tutto perfetto, avevo iniziato a scrivere un libro che parlava di noi, improvvisamente mi ritrovavo da solo nella mia camera in lacrime.
Sembrava impossibile riuscire a trovare la tranquillità con lei.
Ma era lei, ero io o era quella dannata quercia a rovinare tutto?
   
 
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