Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Giglian    20/03/2023    1 recensioni
Nell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l'unico filo che conduce alla salvezza. Ma, per chi giura di non avere buone intenzioni, nulla sa essere semplice.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei Malandrini.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve gente!
Eccoci di nuovo qui, per l’ennesimo appuntamento con i nostri marauders. Che dire.
Quando scrissi questo capitolo ero particolarmente giovane e, forse, non trattai con la dovuta considerazione un tema che è delicato. Ed è stato particolarmente difficile da scrivere perché, se da un lato non mi andava di romanticizzare troppo una determinata situazione, dall’altro ho dovuto per forza di cose rendere la suddetta un po’ ‘spicy’, senza però snaturare troppo la natura ingenua e giovanile della fanfic.
Spero di aver fatto un buon lavoro e di non aver reso il tutto eccessivamente volgare.
Tutto qui.
Vi lascio al capitolo!
Sarah

_________________________________________________________________________





Lily Evans si grattò il mento con la punta della piuma. La stanza era vuota, silenziosa. Le altre Grifondoro erano fuori, a festeggiare o a cercare di dimenticare quel San Valentino assurdo in compagnia ben più piacevole di un tomo polveroso.
Presenze e Visioni, si chiamava. Ma non la stava aiutando di certo.
Si frizionò i capelli, mordendosi al contempo il labbro inferiore. Poltergeist, Banshee, Spiriti malvagi, Succubi, maledizioni...nulla sembrava dare una soluzione a quello che le stava capitando! Cosa erano quelle risatine, cosa era quella presenza che sentiva sempre più vicina? Davvero erano solo paranoie?
Continuò a ticchettare la penna Piuma sulla superficie del foglio, persa nei suoi pensieri.
Era stata così presa dalle sue indagini che aveva del tutto scordato l’orario...anche se la lettura, doveva ammetterlo, era stata superficiale. Paradossalmente, mancava di concentrazione.
La verità era che ultimamente si scopriva distratta.
Lo studio non la prendeva più come prima, e la testa vagava, in cerca di nuvole immaginarie con il suo volto.
Lo stesso che intravide fuori dalla finestra, dopo aver udito un insistente bussare.
Sbatté educatamente le palpebre, prima alzarsi, sorpresa.
“James!” esclamò, aprendogli. Il ragazzo stava in piedi sulla sua scopa nel suo solito sfoggio di spacconeria, avvolto dal vento.
La brezza scivolò tra di loro, smuovendo le tende in ampie volute, il suo mantello che si levò verso di lei come una coperta pronta ad avvolgerglisi contro. James ricambiò lo sguardo con un sorriso vacuo, le ciocche che si scompigliavano sulla fronte.
Ci fu un momento di silenzio, che lui non accennò a interrompere. Strano.
Poi, Lily fissò l’orologio.
Oh, accidenti! La cioccolata! San Valentino!
“Sarei scesa. Giuro! E’ solo che…”
“Studiavi.” Ramoso scoccò un’occhiata ironica ai fogli sparsi sul letto. “Non ti smentisci mai, eh?”
La ragazza gli fece la linguaccia e si sedette sul letto, infilando le pergamene nella borsa di cuoio cercando di non farsi vedere troppo agitata nel farlo. Non le andava di condividere le sue recenti inquietudini. Non ancora, almeno.
Non le andava certo di passare per matta visionaria! E poi, James era già fin troppo apprensivo così com’era!
Ma il ragazzo sembrava distratto. Non degnò della minima attenzione ciò che stava facendo, e prese a staccarsi il cinturino della cappa e a sciogliersi successivamente la cravatta, sfilandosela dal collo con il classico modo di chi è abituato a farlo da sempre.
Poi le scoccò un’occhiata di traverso, leccandosi le labbra. Le gambe nude, la vita stretta...scese con gli occhi come a volersi divorare ogni centimetro del corpo della sua Prefetto preferita, che tanto ossequiosamente cercava di nascondere sotto camicie perfettamente abbottonate e maglioni extralarge. Aveva una piuma della penna incastrata nei capelli scomposti, che le cadevano in disordine sulle guance accaldate. Un bottone della camicetta slacciato, all’altezza del ventre, probabilmente saltato via senza che se ne accorgesse mentre era sdraiata a studiare.
Chissà se era consapevole dell’effetto che faceva su di lui. E chissà perché, la cosa gli dava anche un po’ fastidio, adesso.
Impegnata com’era a nascondere le prove della sua paranoia, Lily non si accorse del modo in cui lui prese a fissarla fino a quando il silenzio e...qualcosa, di bruciante e intenso, non cominciò ad allungare le sue spire su di lei, scottandole la pelle.
Si voltò e lui la guardò negli occhi. Dorati e dilatati.
C’era qualcosa...una strana energia. Ora la sentiva. Le faceva rizzare i peli sulle braccia.
“James…” inarcò un sopracciglio, disorientata dal modo in cui le si era piantato davanti. “...Tutto bene?”
Lui mollò la scopa di botto e, veloce, troppo veloce, l’afferrò per i fianchi, stringendosela contro.
“H-Hey…!”
Fu così rapido che non fece nulla, lasciandosi sospingere all’indietro fino a sentire il muro di mattoni contro la schiena...e il corpo incandescente del capo dei Marauders premuto contro di lei.
Arrossì, sentendo il petto mancare di qualche battito. Il suo profumo la invase. Vento e libertà…e qualcos’altro. Un odore stonato, diverso.
Stirò un sorriso incerto, mentre lui la teneva così, ferma, con la fronte appoggiata alla sua e uno strano ghigno a mezza bocca.
“E allora?” ridacchiò dolcemente, sfidandolo curiosa di vedere dove volesse andare a parare e cercando però al contempo di darsi un contegno. “Non ti facevo così in cerca di attenzioni a San Valentino, sai?”
James parve come inspirare il suo profumo, saggiandolo sulla punta della lingua, assaporandolo. Poi si chinò su di lei.
E fece la sua mossa.
“Ti ho sempre voluta.” sussurrò con la bocca ad un soffio dalla sua gota e un tono di voce che non gli aveva mai sentito. “Lo sai? Sempre.”
Caldo, vibrante… uscì dalla sua bocca morbida e bella come una carezza, assieme a due occhi che sfavillavano di piacere.
Lei strabuzzò le palpebre, nella sua testa qualcosa fece click e non riuscì più a formulare un pensiero decente.
Cosa...che gli prendeva?! Da quando se ne usciva così, in quella maniera?!
IL maghetto iniziò ad sfiorarla in modo quasi impercettibile, impalpabile come seta sulla pelle.
E Lily si sentì andare a fuoco.
Oh.
Per Merlino.
L’adrenalina le galoppò nelle vene, assieme alla stessa identica sensazione che aveva avvertito nel pomeriggio, quando lui l’aveva baciata in quel modo.
Liquido desiderio...e anche un po’ di cocente panico. L’aria che si svuotava dai polmoni, il corpo che si irrigidiva e scioglieva nello stesso momento...sentirsi totalmente in balia. Sentire che ci si sarebbe abbandonata in barba a qualsiasi orgoglio, qualsiasi raziocinio...come un topolino ipnotizzato. Creta nelle mani abili di un Marauders.
“Cosa…” deglutì in un soffio sottile, abbassando lo sguardo e tremando come una foglia. “Cosa fai…?”
Accidenti a lui, così era troppo. Troppo tutto. Un dannato colpo basso!
Avvampò mentre lui prese lentamente ad accarezzarle le braccia ricoperte di piccoli brividi, senza accennare a schiodarsi di un centimetro. Risalì con calma, sadicamente divertito dall’effetto che stava avendo su di lei, fino a passarle una mano dietro il collo, serrandole piano la nuca.
E Lily non capì più nulla. Non si rese conto di quanto strano fosse quello sguardo, quasi cattivo, di quanto le mani di James tremassero senza controllo e nemmeno dell’aria, satura di potere che scintillava dorato come leggera polvere tutt’attorno a loro.
Poi, il Grifondoro la riportò alla realtà.
“Vorrei solo ringraziarti per i cioccolatini che mi hai fatto recapitare, Rossa.”
Ok, stop. Che?
“Cosa?” stupita, si scostò appena. “Di quali cioccolatini stai…?”
Ma non finì la frase, perché James le tappò la bocca con la propria e pigiò cercando insistentemente di dischiuderla...fino a riuscirci.
Difficile resistere a un bacio così.
Difficile staccarsi da un bacio così.
Ci riuscì solo dopo qualche momento, con una certa fatica e riluttanza, piantandogli le mani sul torace e squadrandolo sospettosa.
“Hai mangiato cioccolatini sconosciuti?”
“No, c’era scritto il mio nome.” Rispose il beota, decisamente contrariato dall’interruzione. “Erano da parte tua. E ti sto ringraziando!”
La rossa non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che lei di cioccolatini non ne sapeva niente, che James si avvicinò ancora, premendosela ancora più addosso con mani un po’ più rudi e baciandola di nuovo.
E finalmente la Grifondoro si accorse della vacuità del suo sguardo, della faccia da esaltato e di tutto il resto. Era stato stregato! Quel dannato cretino! Ma non erano loro che si riempivano di antidoti ai filtri d’amore dall’età di dodici anni?! Che fosse possibile diventare immuni, dopo un po’ di anni passati a farci colazione tutti i giorni?
“James…” sbuffò, alzando gli occhi al cielo. “Dimmi come ti senti. Nei dettagli, per favore.”
“Davvero li vuoi sapere? Perché saprei essere abbastanza accurato nel descriverteli, al momento! ”
“Waah! Non mi riferivo a quello, scemo! Dimmi solo...cosa senti! Così che possa trovare la pozione per farlo finire!”
“Farlo finire?” lui inarcò un sopracciglio, bloccandosi di botto. “E perché mai dovrei volerlo far finire? Mi sento...fottutamente libero.”
Che cavolo di pianta avevano usato? Artemisia? Alchemilla? Cardamomo? Era un decotto o un infuso? Avrebbe dovuto passare in rassegna tutta la dispensa di Lumacorno per riuscire a trovare un dannato bezoar!
Le dita di James le afferrarono il mento, sollevandoglielo e distogliendola dalle sue macchinazioni.
“Non mi piace essere ignorato.” sibilò, un po’ freddamente, prima di sciogliersi di nuovo in un ghigno. “Su, piccola, ora zitta e fa la brava.”
‘Zitta e fa la brava’?! E… l’aveva chiamata…piccola?!
James?!
Rabbrividì trattenendo l’antico impulso di rifilargli un cartone sui denti, mentre lui rimaneva immobile con un sorriso piuttosto morbido ma anche arrogante che le fece venire l’immensa e infantile voglia di provocarlo e basta.
Si sa, le vecchie abitudini sono dure a morire...
“Quindi?” borbottò, sostenendo lo sguardo. “Hai finito o devo rimanere piantata qui ancora per molto?”
Non l’avesse mai fatto. Uno scintillio preoccupante gli avvampò le iridi. Fu come accendere una miccia particolarmente pericolosa.
Quel suo metterlo alla prova non aveva fatto altro che invogliarlo e con uno scatto, senza sapere come, si ritrovò con la schiena contro un materasso, con entrambe le mani di Potter ai lati del suo viso e le gambe a serrarle i fianchi.
Le passò immediatamente la voglia di fare ancora la dura e sgranando gli occhi iniziò ad agitarsi e a balbettare come una poppante, mentre lui le stava sopra e rideva leggero.
Oh, per Merlino!
“Cos...aspett...Aspetta, dai!” diventò tutt’uno con la sua chioma, cercando di non fissare il sorrisetto dannatamente sexy di quel cretino, il modo in cui i capelli gli ricadevano scomposti sulla fronte e la sua dannata camicia slacciata di un paio di bottoni di troppo.
Quel suo trionfo sul viso irretì per soli pochi secondi il lato orgoglioso che c’era in lei, che ruggì fiero come un leone...solo per finire a pigolare come un micetto quando, tornando serio, lui le sfiorò la giugulare con un dito...rimpiazzandolo subito dopo con le labbra.
Le stava...baciando...il collo...
Piano, dolcemente...come per...assaggiarla. Lasciando una serie di segni brucianti sull’epidermide, fino a scendere sulle clavicole, e poi di nuovo sulla gola da dove percepiva il cuore batterle come un tamburo. Sfiorando con le labbra ogni lembo di pelle nuda, muovendosi contro il suo corpo in una danza che sapeva fare da tempo..anche se con lei, era diverso da tutto ciò che aveva mai assaporato. Più eccitante ed unico.
Non...erano mai...mai stati così...vicini...
“James…” protestò la poveretta con il fiato mozzato, mentre lui iniziava anche a mordicchiarle la pelle in modo dolorosamente piacevole. “James…così non vale…”
Quel suo debole agitarsi non fece altro che divertirlo ancora di più. Lo sentì sorridere contro la sua gola, ruffiano come un gatto. Le mani risalirono ad accarezzarle le vene dei polsi, premendoglieli contro la stoffa calda della coperta, bloccando ogni loro piccola ribellione.
La polvere d’oro nell’aria parve crepitare, arricciarsi. Stringersi attorno a loro sottoforma di filamenti sottili e scintillanti.
Le proteste di Lily diventarono sempre più morbide, deboli sotto i suoi baci...
E James Potter sentì di stare vincendo. E fu una sensazione esaltante.
Tutto, quella sera, era esaltante. Si sentiva come ubriaco...ma in modo diverso dal solito. Più febbrile.
Il potere che sentiva scorrere dentro le sue vene, ora così libero, senza più vincoli...né rimorsi. Non lo tratteneva più...finalmente. Non voleva più trattenerlo.
E lei, così fragile e mansueta, sotto le sue mani.
I capelli a ventaglio, gli occhi lucidi e le labbra gonfie, dischiuse. Non poteva più nascondere la violenta vampata che le incendiava le gote e nemmeno quel suo liquido bisogno, quella richiesta implicita che emergeva prepotente nelle iridi umide e spalancate come grandi biglie di smeraldo. Ed ora tutto ciò che lei cercava da tempo di tenere segreto era lì, davanti a lui, così lampante. Così esposto e nudo malgrado i suoi sforzi per resistergli, per nascondere come un peccato mortale il fatto di desiderarlo.
Come un omaggio al suo toccarla.
Voleva morderla più forte...l’avrebbe fatto, si rese conto. Senza darle tregua.
Non le era mai apparsa tanto indifesa come in quel momento.
Ogni atomo dell’aria era intriso del suo profumo, così buono da mangiarselo. La pelle della sua nemica e rivale che diventava rossa laddove la sfiorava… desiderando solo di stringere di più.
Sempre di più… senza che gli importasse di farle male.
E poi, ebbro di quella sensazione violenta e nuova, commise un passo falso.
Lily lo sentì accarezzarle il viso, prenderlo tra le dita stringendole appena le mandibole e cercare di baciarla ancora.
Nonostante l’etica, nonostante avessero un problema da risolvere, nonostante James non fosse del tutto lucido, sapeva che vi ci si sarebbe abbandonata ancor prima che accadesse. Non riusciva a resistergli. Era come una calamita.
Ma poi, improvvisamente, qualcosa nei suoi occhi la mise a disagio.
James ghignò con l’aria di chi ha appena vinto un premio molto importante. Con la stessa aria...che aveva stampata in faccia nemmeno un anno prima.
Finalmente ti ho battuta…”
Glielo disse sulla bocca, sardonico. Crudele.
E tutto si spense...come un black out. Lily sgranò gli occhi, poi li contrasse, ritornando sulla terra con la violenza di una secchiata di acqua gelida.
Se prima non riusciva a staccarsi per chissà quale incanto, ora ogni fibra del suo essere agognava allontanarsi.
Subito.
Da lui...da quello che aveva sibilato. Da quello che i suoi occhi dicevano.

No.

Lily Evans, addomesticata.
Lily Evans, il suo giocattolo.
Lily Evans, come tutte le altre.

NO.


Si conficcò le unghie nei palmi delle mani fino a farli sanguinare e tutto il suo corpo si contrasse nello sforzo di levarselo di dosso… gli piantò una mano sul torace e con l’altra gli rifilò un violento ceffone che lo allontanò il tempo sufficiente perché potesse sgattaiolare via e accoccolarsi a braccia strette contro la testata del letto, ferita e furiosa.
“Vattene!” esplose, con le lacrime agli occhi.
Non le importava più di nulla… né del filtro d’amore, né di altro. Quelle parole… le aveva fatto troppo male! Troppo, perché potesse riuscire a pensare lucidamente.
Lui si massaggiò la mandibola senza fare una piega. La sua rabbia non lo scalfì.
Che cosa...che cosa stava succedendo? Non era lui… era così… così lontano…
James sogghignò nel vederla raggomitolata vicino alla sponda del letto, con le mani che si sfregavano le braccia e gli occhi di fuoco.
Era vero, aveva commesso uno sbaglio.
Talmente preso dalla sua inaspettata passività, si era scordato di quanto lei, nonostante tutto, fosse ancora piuttosto diffidente.
Come un gatto randagio indeciso se fidarsi o meno dell’umano.
E quando lui aveva mostrato i denti, il gatto aveva fatto un balzo indietro, soffiando.
Ma era stanco di giocare.
Mentre la agguantava per un braccio, tirandola indietro, scoprì stranamente di essere più interessato ai suoi desideri che ai pensieri di lei. Scoprì...che nulla sembrava importargli più se non quella dannata sensazione di libertà. La sensazione di poter fare ciò che voleva, quando lo voleva e nel modo in cui desiderava farlo.
“Se pensi che questo basti a fermarmi, tesoro, ti sei fatta un’idea decisamente sbagliata su ciò che mi piace.”
La gettò di nuovo contro il cuscino, ignorando il suo agitarsi e bloccando i calci che cercava di tirargli. Ci fu una blanda colluttazione, ma lei era pur sempre una ragazza, non fu difficile immobilizzarla di nuovo.
“Non credere, che tu sia indisponente o meno, a me va bene uguale. Anzi…” strinse gli occhi, cattivo. “E’ forse anche più divertente.”
“James… smettila!” Lei inarcò la schiena, piantandogli dei graffi contro la pelle nel tentativo di liberarsi. “James!”
Aveva tirato fuori le unghie, il gattino.
Meglio così… dolore e piacere sapevano un po’ della stessa cosa. Le strinse i polsi, facendole sfuggire un gemito di dolore.
Le impediva di fuggire, la teneva bloccata.
“Non fare tante storie, Rossa! Te l’ho sempre detto che sei mia, no?”
“James… torna in te! Mi fai male!”
“Non capisci, Rossa.” sussurrò lui, quasi spiritato. “E’… è la libertà pura. E’ potere, cazzo! Ed è… una sensazione fantastica…!” Una mano le serrò la gola. “Lascia che te la mostri… e insieme, potremmo essere invincibili! Devi solo...arrenderti a me...e fare ciò che ti dico.”
La sovrastava.
La sovrastava come lei aveva sempre odiato, come ai vecchi tempi, quando cercava di prendere il controllo su qualcosa che non era suo semplicemente ergendovisi davanti.
Ma era...era perfino peggio di allora. Era cattivo, sadico. E… le faceva… paura…
“No!” gridò in pieno panico, mentre lui, nel tentativo di farla stare ferma, le afferrava la camicetta all’altezza della spalla. Il tessuto si strappò con un suono secco, rivelando una clavicola nuda, il laccetto candido del reggiseno. Nemmeno quello bastò a fermarlo...anzi, la bramosia nei suoi occhi fu perfino più feroce.
La paura divenne allora terrore e il tono di voce salì fino a diventare isterico.
“NO! LASCIAMI! SMETTILA JAMES! SMETTILA!”

Sono...in...pericolo…!

Bastò quel semplice pensiero, nemmeno formulato ad alta voce. Qualcosa fra di loro scattò. Invisibile e potente.
James non riuscì più a controllare un solo muscolo del suo corpo.
Sbarrò gli occhi, staccandosi di colpo e balzando all’indietro come se qualcosa lo avesse tirato con forza.
Pericolo. Lei era in pericolo.
Fu come scontarsi contro un muro, che improvvisamente gli sbatté sul naso facendolo arretrare fino a una ragionevole distanza di sicurezza, lasciandolo stordito ed esterrefatto.
Si guardò le mani, ansimante, incredulo. C’era qualcosa, tra loro. Di più forte di qualsiasi altra cosa.
“Famiglio…” sussurrò, realizzando.
Lily si fiondò ad afferrare la sua bacchetta, puntandogliela contro con una mano mentre con l’altra si stringeva la camicia lacerata per coprirsi il petto.
Il ragazzo cambiò completamente espressione, guardandola ora con sguardo duro, facendole male al cuore. Odio puro.
“Ma che ti prende, scema?!” ringhiò, accennando alla bacchetta con una smorfia di disgusto.
“CHE COSA PRENDE A ME?! SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI STA SUCCEDENDO?!” Ruggì la Grifoncina decisamente sconvolta, senza smettere di tenerlo sotto tiro.
Quale dannata pozione cambiava in quel modo le persone?! Era molto più di un filtro d’amore...era qualcosa di oscuro, di potente…
“Lo sai, Evans…” sibilò il ragazzo, girandole attorno come un predatore. “…Su di te il mio potere di Incantatore non ha mai funzionato. E’ una tua caratteristica che mi ha sempre fatto diventare pazzo. Su alcuni funziona di più, su altri di meno… ma funziona sempre. Per qualcuno diventa un’ossessione, per qualcun altro ammirazione, mentre per altri una blanda simpatia… ma per te, dio, non c’è stato un solo momento in cui ti sei lasciata affascinare. Ne sei totalmente immune, e me lo hai dimostrato fin dal primo giorno, su quel treno. Ero spiazzato e confuso...ma vedi, è questo che mi ha sempre incuriosito...e devo ammetterlo, anche un po’ irritato, certo. Ti ho sempre desiderato, ero io ad essere ossessionato da qualcuno, per la prima volta in vita mia. Ossessionato da te. E al contempo ho sempre agognato batterti. Per cui, perché non farlo?” Sollevò la bacchetta su di lei, sorridendo. “Testiamo questo pseudo legame che sembra unirci così tanto… e vediamo fin dove può arrivare la mia forza di volontà, che ne dici? Battiamoci davvero, una buona volta! Vediamo finalmente chi è il migliore dei due!”
Aria canzonatoria e una mano in tasca...l’altra, serrata a quell’arma dritta sul suo cuore. Che le faceva male.
Da tempo, non vedeva più quell’espressione arrogante. Pensava di non doverla subire mai più ed ora...eccola lì, come una ferita che brucia.
“Spostati, James.” sussurrò, inchiodandolo con due iridi dure e decise.
“No, non credo che lo farò. Sottomettiti o battimi, non hai una terza scelta.”
“Sì che ce l’ho, ed è farti ritornare come prima!”
Lui scosse la testa, con un’espressione ironica…
“Oh, tesoro…” … che poi divenne gelida. “…Non permetterò mai a nessuno al mondo di portarmi via questa sensazione. Nemmeno a te.”
Il lampo di luce partì senza quasi che se ne rendesse conto. La stava...la stava davvero attaccando!
Ma il colpo non andò a segno...perché qualcosa irruppe dalla finestra e si avventò su James con una potente spallata, facendogli mancare il bersaglio.
Il colpo andò a frantumarsi contro il candelabro, disintegrandolo, mentre Remus Lupin mandava il capo dei Marauders contro il muro con tutta la forza del suo corpo.
“Rem!”
In un secondo, ignorando i frammenti di cristallo che gli cadevano addosso come stelle scintillanti, il biondino si lanciò su di lei, portandosela dietro le spalle senza dire una sola parola.
L’attimo dopo, Sirius Black rialzò il loro migliore amico afferrandolo per il bavero con rabbia.
“Ma che cosa cazzo stai facendo?!” ringhiò, sbattendolo contro la parete.
Ma lui non si scompose...anzi, sorrise.
“Heylà, Paddy.” lo canzonò sarcastico, facendogli inarcare le sopracciglia.
“Stai bene, Lily?” sibilò Rem, gelido e calmo, guardandola da sopra una spalla.
C’era anche Peter, che entrò per ultimo inciampando malamente. Scoccò a James un’occhiata ansiosa e, lentamente, gli si mise davanti.
Erano lì. Tutti loro. Per lei.
“C-come… come siete…”
“Abbiamo sentito le sue intenzioni, dentro la testa. Forti e chiare.” Un po’ disgustato, Lupin accennò a Ramoso, che si spazzolava i jeans senza fare una piega. “C’è qualcosa che non va.”
“Ma che bravo…” ironizzò Potter. “Cos’è, volevate unirvi al festino? Bastava chiedere, ragazzi!”
“Ha completamente perso la testa!” si sbalordì Sirius.
“Beh, come mai così sorpresi? Non è nostra abitudine condividere tutto?”
Li guardò uno per uno, frapposti fra lui e Lily come dei perfetti angeli custodi, e la cosa sembrò infastidirlo parecchio.
“Ma guarda, i miei Marauders che preferiscono lei… a me! Non l’avrei mai detto. Tutti schierati in sua difesa come perfetti soldatini. Tutti pronti a tradirmi. La nostra maledizione ci ha davvero mandati fuori di testa, non trovate?”
“Ma che dici?” Peter sgranò gli occhi, ferito.
“Cosa, vuoi dirmi che non ne sei innamorato perso?” lui rise del loro sgomento, perfido. “Tutti voi, pronti a prendermi a pugni per un amore che vi è stato praticamente imposto. Patetico, uh?”
“Vedi di piantarla.” sibilò Black, rabbuiandosi e cambiando totalmente faccia. “E risolviamo questo casino con le buone.”
“Calmatevi tutti.” Rem si mise in mezzo a mani tese, ma James lo fissò con odio.
“Non osare dirmi cosa devo fare…” sibilò, gelido. “Non tu.”
Ghignò, vedendolo irrigidirsi impercettibilmente.
“Ti ricordi da quando hai iniziato a sentirti così?” cercò di ignorarlo, mandandolo ancora più in bestie.
“Ma non ti senti, quando parli?” soffiò James, irriconoscibile. “Sei talmente freddo che sembri di marmo, Lunastorta. Cos’è, hai paura di mordermi, se ti rilassi un po’? Ci hai già ridotti tutti in catene per colpa del tuo egoismo, che sarà mai farci diventare pure dei lupi mannari?”
Remus rimase in silenzio, ma il suo viso perse un po’ di colore.
“Come prevedevo…” sorrise amaramente James. “... Hai addirittura paura di arrabbiarti. Ma non ti sei fatto scrupoli a renderci dei dannati automi, o sbaglio? Forse ti piace, sentirci tutti nella tua testa, perché ogni tanto ti dà l’illusione di non essere un fottuto mostro!”
Si udì uno schianto, e James fu inchiodato al muro.
“Stai esagerando, adesso…” sibilò Sirius, furente. Tremava di rabbia.
“Levami le tue sporche mani di dosso, Black…” soffiò James, serrando la mascella. “…Ne ho tante da dire, anche a te…”
“Questa situazione è da manicomio! Ritorna in te, cristo!”
“Così da tornare ad essere il tuo amato finto fratellino?” lo scimmiottò quello, crudele. “Cos’è, davvero desideri metterti contro di me? Forse sei talmente insofferente della vita che ne hai abbastanza anche di colui che ti da protezione!” Gli scoppiò a ridere in faccia, vendendolo stringere le labbra. “ O forse ti stai rivelando come ciò che sei, uh? Ci vuole così poco per macchiare il tuo sangue di nero…"
Continuò a sghignazzare, ormai totalmente dipendente da quel liquido che sembrava pulsargli nel cervello e insidiare le sue pericolose spire anche nel cuore.
“E' difficile, vero? Fingere, dico… D'altronde fingi da sempre che i miei genitori siano i tuoi genitori... tanto che stavi illudendoti di diventare pian piano un Potter! E’ fantastico vedere come ti crogioli nelle attenzioni di mia madre, desiderando ardentemente che sia la tua…come desideri ardentemente la MIA vita. Senza saperne un cazzo, tra l’altro… o forse ritieni di essere l’unico al mondo in diritto di soffrire come un cane? Perché quella faccia? Pensi che non mi accorga di come guardi la mia fottuta famiglia? Ma tu sei un Black, uno col sangue marcio, fattene una ragione! E tu, Peter? Anche tu scegli di schierarti contro di me? Una totale nullità come te… non durerebbe un istante da solo!”
“James, smettila!” gridò Lily con rabbia, posando protettiva una mano sopra la spalla di Peter, che aveva iniziato a tremare.
“Sono stufo di voi tutti, sapete? Non siete nemmeno capaci di portare avanti un’amicizia, se non ci sono io a tenervi uniti…beh, la colla si è stancata!”
Si scansò malamente, afferrando la scopa.
Si voltò verso Lily, con tanto odio che lei si sentì pietrificare.
“E tu… illuderti di essere una di noi non cambierà ciò che sei. Una povera, piccola mezzosangue in cerca di qualcosa a cui appartenere… considerata ripugnante dalla sua stessa sorella… e abbandonata dal suo migliore amico per colpa del suo sangue. Desideri sempre così strenuamente fare la cosa giusta, vero? Ma io lo so, cosa c’è dentro di te… ed è la stessa cosa che ti lega ai Marauders, quelli che tanto duramente hai cercato di battere per anni! Una parte oscura che cerchi disperatamente di nascondere… una parte che anela la vendetta verso coloro che ti hanno sempre ripudiata, una parte colma di rabbia feroce… Sai, se solo ti lasciassi andare, ti liberassi da tutti quei vincoli morali che ti legano a terra, scopriresti quanto può essere esaltante prendere in mano la propria vita senza badare più a simili stronzate!” Le sfiorò il mento con un dito, avvicinando il proprio viso sardonico al suo, atterrito. Godendo nel vedere che non riuscisse a muoversi, quanto fosse ferita e pietrificata. “Ti avrei aiutato io. A distruggere Severus Piton, e perfino tua sorella, se solo me lo avessi chiesto. Ma non ne hai il fegato, non è così? Ero così ossessionato da te, prima… ma forse, mi ero sbagliato. Forse non ne vali davvero la pena.”
Peter, Sirius e Remus scattarono all’unisono verso di loro… ma improvvisamente, qualcosa nell’aria parve addensarsi.
James sollevò le iridi d’oro oltre il collo della Grifoncina, stringendole in uno sguardo mortale.
E decise di fare… quello che si era ripromesso di non fare mai.
“In ginocchio.” sibilò...in un ordine che era impossibile da ignorare. Non per loro.
“No!”
Vedendo gli altri piegarsi, gemere e ricadere a carponi sul pavimento contro la loro volontà, Lily si rianimò, ma il ragazzo le serrò le spalle in una morsa impedendole di muoversi.
“Niente panico, Rossa! Sto solo mostrando come funzionano davvero le cose. Io sono fatto per comandarli...è la nostra natura. E’ la dura legge del branco… ed è tempo che se lo ricordino. IO sono il loro Alpha.” ringhiò il leader dei Marauders, ad un centimetro dalla sua faccia. “Non il tuo fottuto Famiglio.”
La lasciò andare tanto bruscamente che barcollò.
Aprì la finestra con un calcio e scomparve nella notte...lasciandole il cuore a sprofondare in un incubo.
Perché lo era, un incubo…
Lily si avvicinò alla finestra, silenziosa, tremante.
Lo vide allontanarsi, diventare buio, fino a che la vista non le si offuscò di lacrime.
Di nuovo nemici. Di nuovo lontani.
La mano di Remus non tardò a farsi sentire sulla sua spalla. Tiepida, confortevole.
“Non è più in sé, Lily.” Le disse, sfiorandole i capelli rossi in una carezza. “Non pensa davvero ciò che ha detto.”
Sì, che era stregato l’aveva capito fin da quando le aveva fatto male.
Ma…non importava.
Le venne quasi da sorridere. Le lacrime colarono silenziose sul suo ghigno amaro.
No, non importava...perché era vero.
James aveva detto il vero. A tutti loro. Senza pietà.
Poteva ancora scorgere le ferite aperte sanguinare in ciascuno di loro.
“I cioccolatini.” Mormorò, senza smettere di fissare il vuoto. “Ha mangiato dei cioccolatini, ma non glieli ho mandati io.”
“Non sei stata tu?”
“No…” confermò lei, stancamente. “No, io non ne so nulla. Qualsiasi cosa ci fosse dentro… è potente. E io… non so nemmeno da dove cominciare…”
La voce le si spense in un gemito frustrato. Parve crollare su se stessa, ma lui la sorresse.
Accolse l’abbraccio caldo di Rem, ci si rifugiò. Così piacevole. Ignorò come sempre il cuore che gli batté un po’ più velocemente nel petto perché… non importava. Non importava se quel legame fosse malato, malsano e tutto il resto. Ne aveva bisogno. Da quando, aveva così bisogno di loro?
Qualche istante dopo, anche Peter si fece vicino, mettendole più timidamente una mano sulla spalla.
Amore… e vincoli…
“Cristo.” sospirò Black, piazzandole un palmo aperto sulla testa e massaggiandosi al contempo l’incavo delle sopracciglia con due dita.
“Risolveremo la situazione, come sempre.” mormorò Minus, tristemente.
Come sempre… ma con i cuori a pezzi. James aveva colpito duramente… scavando all’interno di una realtà con la quale nessuno di loro era ancora pronto a confrontarsi.
Rivelando nient’altro che l’amara verità.




Era una visione.
La notte incombeva, oramai, ma James Potter uscì dall’aula di Grifondoro ignorando palesemente il coprifuoco.
Camminava deciso, sempre, ovunque andasse.
I capelli arruffati, la camicia slacciata e la cravatta dai toni caldi che penzolava da un lato. Occhi velenosi e un corpo che straripava di potere.
Una visione per colei che, nell’ombra, lo ammirava in silenzio.
Come aveva sempre fatto, d’altronde, senza riuscire più a trovare il coraggio di parlargli.
Potter rimase appoggiato ad una colonna, accendendosi una sigaretta e poi pestandola col tallone, rabbioso.
Non era mai stato un amante del fumo.
Gettò uno sguardo sul corridoio silenzioso, fregandosene di Gazza o Silente o chiunque di quegli idioti che stavano in quella specie di bettola.
Solo un paio di minuti, per sbollire la rabbia.
Stupida mocciosa senza cervello…
Non capiva come era arrivato ad essere così…cattivo.
Era partito tutto da un desiderio insopportabile di portare Lily Evans a letto.
Poi…la cattiveria sembrava essergli fluita nelle vene come acido corrosivo, facendogli perdere ogni freno.
Fino ad arrivare a quel punto.
Si sentiva come un cane pastore in grado di ammazzare una pecora.
Ma era bello.
Si sentiva…forte, supremo, irraggiungibile da chiunque.
Al diavolo il padrone, pensò con un ghigno.
Ora che il fedele cagnolino era diventato lupo, poteva ammazzare anche lui. Poteva fare quello che cazzo voleva.
Finalmente.
Sollevò gli occhi verso l’artefice di tutto, che uscì dall’ombra accogliendo i fasci di luce dorata che si allungarono fino a lei illuminandole la pelle e facendogliela diventare di porcellana.
Li sfiorò con le dita con ammirazione e meraviglia, come se non avesse mai visto nulla di così bello in vita sua.
Che strana ragazza.
Il suo potere l’aveva sempre disgustato...ma Liu Chang ne era sempre stata affascinata. L’aveva scoperto subito, che era un Incantatore. E...anche quell’altra cosa.
Aveva scoperto tutto, di lui. Era abituata a scoprire i segreti delle persone, d’altronde. La sua famiglia era composta dei più potenti Spyror mercenari in circolazione, smerciavano informazioni più di chiunque altro.
Sapeva tutto. Tutto.
E lo accettava. Anzi, ancor di più. Pensava fosse un dono. Qualcosa davanti al quale dedicare devozione assoluta.
Questa cosa, anni fa, lo aveva disgustato. Era fuggito da lei ancor prima di conoscerla. L’aveva odiata, perfino.
Doveva aver passato anni duri, a scuola. Essere ignorata ostinatamente da James Potter significava isolamento sociale. Ma lei in qualche modo si era fatta le ossa.
Era cambiata, caratterialmente. Si era fatta più furba, più cattiva, era riuscita ad ottenere potere e rispetto nonostante la sua fredda indifferenza. Ma aveva continuato a desiderarlo, malgrado tutto. Nessun rancore, solo pura venerazione.
Ed ora quel suo sguardo estasiato e quasi servile non lo disgustava più. Lo rendeva felice. Adorava che lo guardasse così.
“Potter.” mormorò Liu sorridendo, avvicinandosi e scostando i capelli neri dal viso. Accennò alla luce dorata che a stento riusciva a contenere. “E’ meraviglioso.”
Lui sogghignò tra sé e sé, come se trovasse tutto incredibilmente divertente.
“Cosa vuoi, Chang?”
“La domanda è cosa vuoi tu da me. Io sono qui solo per te.”
La Corvonero stirò un sorriso malizioso e si fece ancora più vicina… fino a sfiorargli il petto con una mano.
Aveva le labbra piene e lucide, invitanti come ciliegie.
“Non ho ancora deciso cosa voglio…” James rise, leggero, e lei si fece seria.
“Puoi avere tutto quello che desideri, ora.” mormorò, sfiorandogli il viso con una mano.
Ed era vero. Perché finalmente, si mostrava per ciò che era destinato ad essere. Un essere potente. Selvaggio. Un dominatore.
Da tanto aveva atteso quel momento…che pareva essere nata solo per stare con lui, lasciare che il suo potere le scorresse nelle vene come una squisita malattia.
I suoi capelli, il suo viso, quel suo ghigno così pericoloso…nessun altro, ne era sicura, nessun altro sarebbe riuscito a farle battere così forte il cuore.
E finalmente era suo.
Solo suo.
“Liu.”
Poi, il capo dei Marauders le prese la mano...e strinse, fino al punto di farle stirare una smorfia. Il suo nome scintillò come una pietra focaia sulla sua lingua scatenandole una corrente nel petto.
“So che sei stata tu.” sibilò, stringendo ora con improvvisa violenza e facendola gemere. “Non permettere che mi rifilino l’antidoto. Non permettere loro di cambiarlo. Voglio rimanere così...per sempre.”
Dolore e piacere. Paura e desiderio. Mescolati insieme…
Era così, che doveva essere.
Liu divenne seria, immobile, come una statua di marmorea compostezza.
James sorrise ancora, pericoloso.
“Capito, dolcezza? Niente scherzetti…o ve ne farò pentire. Voglio che quella roba non finisca mai.”
“Sì, hai la mia parola, James.”
“Perché?” si incuriosì lui, improvvisamente. “Perché ci tenevi così tanto? Sono quasi sicuro che c’è almeno una persona qui dentro davvero innamorata di te e che ti tratterebbe come una vera regina. Ma tu… hai sempre mandato a puttane qualsiasi tentativo di essere felice con qualcuno che non fossi io. Quindi, mi chiedo, come mai questa ossessione?”
Godette nel vederla sbiancare appena, prima di ricomporsi e stamparsi in faccia indifferenza.
“Amo il potere. Desidero stare accanto ad uomini potenti. E sono abituata ad ottenere quello che voglio… a continuare a combattere fino a che non me lo prendo. Mi hanno cresciuta così.” disse con leggerezza. “E io voglio te. L’amore non fa parte del pacchetto.”
Lui rise, di nuovo leggero.
“Povero Ratcliff!” esclamò, scuotendo la testa. “Non per sminuire il mio sex appeal ma ti è mai capitato di pensare che questa tua fissazione nei miei confronti non sia nient’altro che un’estensione del mio potere che non sono mai riuscito a contenere appieno? Sono pur sempre un Incantatore. Le persone più fragili tendono...ad ossessionarsi a me, se non mi limito come si deve.”
“No, non è così! Tu hai sempre controllato molto bene il tuo potere, anche se hai sempre pensato e temuto il contrario.” la ragazza scosse la testa. “Non dovresti farlo. Chi nasce con la vocazione al diventare forte dovrebbe seguire quella strada. Quella e basta.”
Si sedette sul cornicione, arrampicandosi per portarsi all’altezza del suo sguardo. Accavallò le gambe, si accese una sigaretta e gliene offrì un tiro dalle sue dita. Lui non tossì, stavolta. Fumò continuando a fissarla negli occhi.
“Anche mio padre è molto potente.” rifletté, pensierosa.
“E?”
“E cosa?”
“C’è sempre un ‘e’, con affermazioni come questa.”
“E ha continuato su quella strada. Liberandosi dei pesi inutili.”
“E tu eri uno di quei pesi inutili?”
Com’era diventato pericoloso, colui che era fonte dei suoi desideri…
Com’era diventato…perfetto…tanto perfetto da fare male anche a chi l’aveva liberato. Ma non si risentì di fronte alla sua ironia cinica.
“Mi ha scaricato in un orfanotrofio per gran parte della mia vita. Fino a quando non sono stata più di intralcio.” alzò le spalle, con leggerezza. “Ma grazie a questo, abbiamo accumulato potere. Ed io ho imparato come essere una risorsa. Ci siamo tolti da quella schifosa strada in Cina, siamo venuti qui… ed ora siamo ricchi, e intoccabili. Questo è il destino degli uomini come mio padre. E il destino di quelli come te. Non ho fatto altro che pensare a questo, oggi. Non vedevo l’ora di...vederti finalmente libero.”
“E avvalerti della tua rivincita su Lily, immagino.”
“Lei non c’entra. Io ti desidero…non solo per vendicarmi di quella sciocca di una Grifondoro.”
Gli si fece vicina. Giocherellò vagamente con i bottoni della sua camicia, con nello sguardo una miriade di promesse.
“Ed il tuo, di destino, Chang? Qual è?”
Sempre più vicina.
“Qualunque destino tu voglia che abbia.”
Qualsiasi cosa avesse voluto. E lui voleva farli incazzare. Lo sapeva.
Baciami, James.”
E Sirius Black, nella camera di Grifondoro, serrò le sue mani sul calice di vino fino a creparlo. Per tutto il tempo. Fino a farsi venire le nocche bianche.
“Merda.” mormorò Peter, con una smorfia.
“Ho bisogno di bere qualcosa di più forte.” sibilò Black, furente e disgustato. “Devo togliermi quel sapore di dosso.”
Ma non se ne sarebbe andato. Lo sapevano. James...avrebbe fatto sentire loro ogni cosa. Per punirli.
Per punire lei.
E Remus scoccò un’occhiata a Lily, rannicchiata sotto le coperte nel letto accanto ai loro, ignara ma tormentata da un sonno agitato e triste.
Sarebbe stata una notte davvero lunga.
Ma perlomeno - rifletté fissando la luna e cercando di non sentire la sensazione del corpo di Liu Chang addosso - ora sapevano chi dover combattere…





“Là in fondo, volete fare silenzio?!”
La cosa più odiosa alla mattina…era sentire la voce della Mcgranitt mentre sgridava qualcuno.
Ti faceva letteralmente trasalire dalla sedia, arrivando con lo schiocco di un proiettile e – spesso – seguito da un proiettile vero e proprio, fatto di gesso, che finiva in fronte al malcapitato di turno con precisione degna di ogni record.
Ma Remus sembrava essere nato solo per tirarli fuori dai guai.
Chinò un poco il capo, con occhi mesti, lisciando mellifluamente il foglio che aveva davanti, stracolmo di appunti accuratamente trascritti.
“Scusi.” mormorò, con l’aria da cherubino triste che avrebbe impietosito Satana in persona.
La professoressa lasciò correre, alzando gli occhi al cielo.
Si richinò sul banco, gettando un’ultima occhiata alla professoressa e poi disinteressandosi di quello che diceva.
Ora, vedere Lupin non ascoltare una parola della lezione e confabulare con Sirius, Peter e addirittura Lily Evans, altra secchiona, era ben strano.
Molti iniziarono seriamente a temere che ci fosse qualcosa di tremendo dietro, qualche problema piuttosto grave.
Anche perché James Potter non era al loro solito banco, insieme agli amici: stava seduto in fondo, le gambe accavallate e un’espressione fredda e un tantino snob che non gli s'addiceva.
Ma quei pensieri passarono subito...e il resto della classe tornò ad avere quella strana espressione, quasi apatica, sonnacchiosa. Qualcuno osò perfino guardarli male.
“Ma che cazzo.” sibilò Black per l’ennesima volta.
“Calmati.” sospirò Lily, sottilmente.
“Quello mi sta fissando male.” lui si girò verso di lei con un sorriso un tantino spiritato. “Capisci? Quello…” e indicò un tipo piuttosto amorfo di Tassorosso, minuto e con la classica aria dello studente che viene bullizzato nei cessi pubblici. “...sta guardando male me.”
“Capisco che il non venire idolatrato come tuo solito ti sconvolga, ma è piuttosto palese che Talbott non lo stia facendo propriamente di sua iniziativa!” ribatté la Grifoncina, piccata.
Perché sì… quella mattina il risveglio non era stato certo dei migliori. Non era stato affatto dei migliori.
Non fosse bastata la notte in bianco, il profumo intossicante di Liu Chang dentro il naso per – letteralmente - ore, le ondate di adrenalina a casaccio e le parole di Potter che si facevano affilate nei loro cuori, i Marauders si erano svegliati quel giorno con un’altra bella sorpresina.

Non erano più popolari.

Erano bastate poche ore, qualche occhiata, qualche frase sgarbata... per capire in che razza di guaio si stavano cacciando. E per comprendere appieno la portata del potere di James, che si stava espandendo come una nube tossica per tutta la scuola… rendendo gli studenti sempre più simili a delle specie di zombie lobotomizzati.
Non che prima fossero delle cime – e non che prima non seguissero le mode e quelli più cool come in tutte le scuole liceali del mondo – ma ora i loro occhi sembravano sempre più appannati e i loro modi sempre più meccanici.
E James, seduto davanti a loro, appariva sempre più potente.
Non c’era un modo per spiegare bene la sensazione che dava loro. Aveva i soliti capelli in disordine, il solito sorrisetto, e la pelle liscia e compatta di chi si droga di sport e bevande salutari.
Ma… sembrava come un uomo che non mangia da anni, finalmente sazio.
Sì, era quella la sensazione che dava. Un vampiro che aveva appena fatto il pieno di sangue.
Solo che non era un vampiro. E quello non era sangue.
Era un Incantatore. Che stava facendo il pieno di carisma.
“E’ incredibile. Tutta la scuola è sotto la sua influenza!” si stupì Remus, ancora sconvolto perché una matricola aveva tentato di infilargli pus di Bobutubero nel bicchiere a colazione. “E in così poco tempo, per giunta…”
“Non credevo che potessi venire bullizzato ancora più del solito.” borbottò Minus, con metà capelli verdi per colpa di una maledizione lanciata da un punto imprecisato della folla. Il mittente era sparito ancor prima che Black riuscisse a scorgerlo. I Serpeverde a volte lo prendevano di mira, era vero, ma era non mai capitato mentre era assieme a loro! Nessuno avrebbe mai osato!
“Oh, adesso basta, che diamine. Posso essere influente pure io!” digrignò tra i denti Sirius. “Il potere di Ramoso starà facendo pure dare i numeri a tutti, ma se mi impegno sono sicuro che posso diventare ancora più amabile di prima!”
“Una volta una del Secondo ti ha chiesto dei soldi per beneficenza, le hai ruttato in faccia dicendo: ‘per i poveri‘.” replicò funerea Lily.
“Sì, me lo ricordo quello.” ghignò Felpato con aria sognante. “Ma faceva parte del Comitato della Morale, il suo concetto di beneficenza erano set di cosmetici e scarpe firmate in cambio della castità a vita. Ho fatto loro un favore!”
“Spiacente, Black, l’unica cosa che ti rendeva popolare era il tuo bel faccino e l’aggeggio che hai in mezzo alle gambe, ed ora che sei fidanzato non vale un granché!”
“Posso sempre spaventarli a morte come faccio di solito. In quello sono bravissimo…”
“Possiamo concentrarci sul problema principale?” li interruppe Remus, alzando gli occhi al cielo. “Quello non è un Filtro d’amore. E’ strano…non ho mai sentito di una pozione del genere. Lily, sei tu l’esperta nella materia, ne sai qualcosa?”
La ragazza scosse il capo, sconsolata.
Aveva un viso pallido e un paio di occhiaie da far paura.
“Niente. Conosco i filtri d’amore, ma in genere si limitano a rimbambire la gente. Mentre questa che gli hanno rifilato…rimane un mistero. Dovrò fare ricerche su ricerche. E sarà difficile fargli avere l’antidoto, visto che James non si avvicina più a voi e…” sospirò. “…E a me.”
Peter tirò su col naso, attirando l’attenzione degli amici.
“E’ in incubo…” mormorò. “…come ci guarda…sembra quasi Malfoy…”
Lily guardò inconsciamente il proprio fidanzato...sempre che lo fosse ancora.
Senza Malandrini, senza scherzi, senza risate…a parte questo però, sembrava cosi normale! Nessuna pozione durava così a lungo senza farsi notare. Un tic, un odore strano, un cambiamento nel colore delle unghie o degli occhi…ma non c’era nessun dettaglio che rivelasse loro qualcosa.
Talmente persa in quella contemplazione, non si rese nemmeno conto che la campanella aveva suonato, trillante come una sirena.
Si ritrovò senza saperlo mano per mano con Remus, che la trascinava fuori, deciso.
“Vieni Lily, vediamo di farci dare qualche informazione in più.”
Voleva affrontarlo...di nuovo. Sarebbe stato semplice… prima.
Affrontare James era quello che faceva da tutta la vita.
Ma i suoi piedi si fermarono di botto. Come se qualcosa li trattenesse.
Remus si girò a guardarla, inarcando un sopracciglio...e lei sentì gli occhi pungerle fastidiosamente.
“S-scusa.” mormorò, asciugandoseli con rabbia.
Era stupido, in fondo. Non poteva avere davvero paura delle sue parole.
Non venivano da lui, ne era consapevole. Eppure...perché non riusciva a sopportarle? Non riusciva a sopportare nemmeno il ricordo dello sguardo che lui le aveva lanciato la sera prima. E quello che aveva detto, le aveva scavato una voragine in pieno petto.
Rem parve capire al volo, perché le strinse appena le dita.
“Andrei io. Davvero.” si scusò, serrando i denti e guardando altrove. “Ieri mi ha fatto male, ma sono abituato a...beh, a certe cose. Non ha detto niente di ciò che non abbia mai pensato io stesso, alla fine. Sul serio, ho le spalle molto più larghe delle tue. Però…”
Però non avrebbe potuto nemmeno muovere un passo, senza che James desse il suo consenso.
Perché non era l’Alpha.
“No, va bene.” Lily raddrizzò le spalle, stampandosi un piglio deciso sul volto. “Sono l’unica che in qualche modo può fare qualcosa.”
Lo incrociarono subito, quando uscirono dall’aula.
Era circondato di persone. Sembravano dei drogati, ognuno faceva a gara per attirare la sua attenzione nel modo più plateale possibile. Si stava attualmente godendo lo spettacolo di un Corvonero del Sesto che si era appena infilato in bocca quattro Piperille Sputafuoco. La dose consigliata di solito era mezza, e a ben ragione. Il poveretto diventò
paonazzo e cominciò a tossire fumo, tenendosi le mani su una gola sempre più ustionata mentre Potter rideva, divertito.
Avrebbe dovuto passare le successive giornate da Madama Chips a ingurgitare ghiaccio, ma a lui non sembrava importare. E nemmeno al Corvonero, perché – nonostante le lacrime agli occhi dal dolore – stirò un sorriso estasiato quando lo sentì ridere.
Era...agghiacciante!
“Ok! Ora vado da lui.” sbottò la Grifoncina, ma non fece nemmeno due passi che una voce si levò dalla marmaglia di studenti.
“James! Hey James! Sono qua!”

I Marauders erano un perverso casino prima e rimarranno un perverso casino anche dopo che si staranno stufati di te. E James è il più incasinato di tutti. Te ne accorgerai presto.”

Si impietrì, ignorando ostinatamente Remus che, ora, cercava di trascinarla via, lontano.
Lontano da una visione che le avrebbe spezzato il cuore.
Perchè quello era un orribile Deja-vu.
Liu Chang calò fra le braccia di James come se danzasse.
Lui sorrise, afferrandole la vita per far sì che gli si appiccicasse addosso.
La Grifoncina si sentì superare con uno spintone, riconoscendo solo vagamente i riccioli biondi di Rita Skeeter, armata di macchina fotografica e PrendiAppunti. Non fece nulla. Rimase immobile.
“Lily…” cercò di avvisarla Remus, serrandole le spalle.
Quella mattina i loro sorrisi erano stati tirati. Finti. Avevano deciso di farla dormire fra loro, per proteggerla, e James non era rientrato in camera. Nemmeno una volta.
Peter, ricordò. Peter continuava a strofinarsi la bocca come se...come se fosse piena di un sapore amaro. Sgradito. E Sirius faceva lo stesso. Sirius aveva una smorfia, e le occhiaie, come se qualcosa li avesse tenuti svegli tutta la notte.
Nessuno aveva parlato, quella mattina. Aveva immaginato che fossero solo un po’ a disagio nell’avere una ragazza in camera al posto del loro migliore amico… o che le frasi crudeli di James fossero ancora ben salde nei loro pensieri.
Quanto era stata stupida, pensò, nell’esatto momento in cui… Liu Chang decise di mandarle il cuore definitivamente in frantumi.
La vide sorridere sofficemente, e senza staccare gli occhi da quelli di lui sollevarsi sulla punta delle scarpe per raggiungere la sua altezza. Sussurrare qualcosa che parve divertirlo e poi, con studiata lentezza, sfiorargli le labbra con le proprie. E per un istante che parve infinito, rimase così, leggera come una farfalla e come in attesa… perfidamente consapevole di quale sarebbe stato il risultato di quel gesto.
Ed infatti, James ricambiò. Fino a tramutarlo in un bacio vero e proprio.
Se la strinse contro, sollevandola appena per i fianchi e facendole fare una leggera giravolta senza smettere di baciarla.
Davanti ad una folla intera.
“Nooo!” Rita Skeeter era elettrizzata come fosse natale, e, con un sorriso incredulo, iniziò a frugare nella borsa come una esaltata, mentre la macchina fotografica iniziò a scattare con un suono metallico, illuminando a tratti i loro volti con un effetto stroboscopico.
“Lily...andiamo.” Il tono di Remus aveva assunto il colore della supplica, soprattutto quando la macchina fotografica decise di puntare su di loro.
Ma la Grifoncina non fece niente.
Non si arrabbiò. Fu peggio.
Remus la sentì afflosciarsi nella sua presa, come se fosse stata improvvisamente privata di ogni energia.
James… il suo modo di baciarla. Di toccarla. Quello che le disse senza bisogno di parlare.
Liu…su di lui.
Il profumo dei Marauders… addosso a lei…
Le sfuggì un gemito strozzato. Improvvisamente la vista le si sfocò, e il dolore lacerante prese la meglio sull’immobilità.
“Lasciami, Remus!” sbottò, liberandosi con uno strattone.
Era proprio come un deja-vu, pensò, correndo via sentendo i begli occhi inondarlesi di lacrime mentre Liu Chang si prendeva ancora una volta ciò che era suo.
Un maledetto deja-vu…

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Giglian