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Autore: C_Totoro    24/03/2023    0 recensioni
Lord Voldemort ha ripreso il proprio corpo e l’Ordine della Fenice è pronto a contrastarlo di nuovo, esattamente come quattordici anni prima. Una nuova minaccia, però, si risveglia nelle terre irlandesi ed è qualcosa che non può essere combattuta né da Silente né da Voldemort: è necessario unire le forze, solo una commistione di Magia Bianca e Magia Nera sarà potente abbastanza. Inizia così una convivenza forzata a Grimmauld Place numero 12, dove nascerà un’amicizia e un’alleanza improbabile: quella tra Molly Weasley e Tom Riddle.
AVVERTIMENTI: è una storia che ho scritto per ridere, pur tentando di rimanere nell’IC il più possibile, con queste premesse è evidente che sia ardua impresa, ed è il motivo per cui ho messo OOC.
Genere: Azione, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Molly Weasley, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Tom non riuscì a dormire.
A dir la verità, non riusciva nemmeno a stare sdraiato.
Da quando aveva scoperto che il segreto degli Horcrux non era poi più così tanto un segreto l’idea della morte era tornata a tormentarlo con un’insistenza tale da essere insostenibile. La vedeva ovunque, la sentiva ovunque. E il molliccio della sera prima… rabbrividì al pensiero del suo corpo morto, privo di vita. Non poteva pensare al nulla che lo attendeva e che lo avrebbe inglobato, divorato. Afferrò svogliatamente un braccio di Bellatrix tentando di riacquistare lucidità e normalizzare il respiro.
Era vivo.
Anche se il diario era stato distrutto.
Anche se il medaglione era stato trafugato.
Che importanza aveva? Ora era rientrato in suo possesso. Cosa avrebbe dovuto farne? Avere gli Horcrux vicino a lui lo metteva sempre a disagio, come se le sue parti di anima lottassero per tornare insieme. Già c’era Nagini… poi il Medaglione… si sentiva scombussolato. Senza contare che, quel poco che riusciva a riposare, era tormentato da sogni inutili che sembravano avere più a che fare con un adolescente che non con un mago oscuro di settant’anni.
Cosa gli stava succedendo? Perché continuava a vedere Hogwarts nei suoi sogni? Perché continuava a rivivere la morte di quel Cedric (perché, anzi, si ricordava il nome di quel ragazzo ucciso al cimitero?)
La vicinanza con questa feccia mi sta facendo smarrire la mia vera natura, si disse mentre si districava dalle braccia di Bella – che si aggrappava sempre a lui come se fosse una Passaporta – e si avvicinava allo specchio per procedere di nuovo alla trasfigurazione dei suoi tratti.
Voldemort si guardò a lungo allo specchio: la pelle bianca, quasi trasparente, il naso schiacciato, gli occhi rossi… non aveva quasi più nulla di umano. Adorava quel suo nuovo aspetto che nulla più aveva di Tom Riddle. Lord Voldemort era immortale era solo ovvio che il suo aspetto richiamasse un essere trascendentale che aveva lasciato indietro la sua umanità. Sospirò e, velocemente, riprese l’aspetto che aveva avuto da giovane… quei tratti che, lo sapeva, erano un’eredità di quello schifoso Babbano…
Padrone…”
Tom si volse verso il letto e vide Bellatrix rigirarsi tra le lenzuola. Adorava sapere di essere sempre tra i suoi pensieri anche quando stava dormendo… sogghignò un poco quasi tentato di svegliarla e farla sua, poi scosse il capo e decise di scendere in cucina.
Era prestissimo e, di conseguenza, fu sorpreso di trovare già in cucina la signora Weasley.
“Oh, buongiorno caro!” lo salutò cercando di reprimere uno sbadiglio mentre si versava una tazza di caffè.
“Buongiorno Molly” rispose Tom sedendosi di fronte a lei “Non sei riuscita a dormire?” le chiese di getto ripensando vagamente al molliccio della sera prima. Anche il molliccio della signora Weasley aveva a che fare con la morte… e, tuttavia, la natura dei due mollicci era così diversa: quella di Molly Weasley nasceva dalla preoccupazione per i suoi cari; quella di Tom nasceva per una paura che aveva a che fare solo ed esclusivamente con sé stesso.
“Continuo a vederli morti…” sospirò la signora Weasley “Ogni volta che chiudo gli occhi mi immagino tutta la mia famiglia morta” esitò “Non si tratta solo dei Druidi” bevve un sorso di caffè e Tom si sorprese di come non riuscisse a guardarlo in faccia “Anche riuscissimo a sconfiggere loro… tu rimarresti una minaccia” fu in quel momento che Molly alzò lo sguardo e Tom si accorse di come avesse gli occhi lucidi.
Era stata una nottataccia per Molly, aveva come avuto un’epifania: avevano tutti avuto ragione. Tom era Voldemort, un mostro. E la paura di perdere la sua famiglia, Harry, era anche a causa sua. Causa di quel ragazzo che ora sedeva di fronte a lei con quell’espressione innocente stampata in viso ma chissà quali metodi stava progettando per sterminarli tutti insieme a quell’altra pazza che si portava sempre dietro.
“Ti ho detto ieri che non è necessario finisca così” le disse Tom, mentendo in modo spudorato. Non avrebbe mai smesso di cercare l’immortalità, il potere… e sì, magari avrebbe potuto risparmiare i Weasley (se non si fossero messi di mezzo) ma Potter? Oh, Potter sarebbe stato il primo a cui avrebbe fatto saltare la testa.
“Non ci credi nemmeno tu” commentò Molly rimestando sovrappensiero il caffè “Il vero problema è che…” si morse le labbra “Oh, caro, non riesco davvero più a odiarti!”
Tom sorrise indulgente “Difficile odiare un così bel faccino…” si passò una mano sotto il mento “Ma posso farti vedere il mio vero aspetto, Molly” aggiunse in un sibilo “Solo Bellatrix non trova raccapricciante il mio vero aspetto… è qualcosa che va al di là dell’essere umano, che in pochi possono capire…”
Molly lo guardò per qualche secondo come ipnotizzata. Forse doveva accettare. Forse doveva vederlo per quello che realmente era, come avevano continuato a insistere tutti durante le settimane passate.
Mi sono lasciata abbindolare, si disse col cuore spezzato. Non poteva credere che il ragazzo seduto di fronte a lei – il Tom con il quale cucinava e si scambiava ricette – fosse un pazzo assassino pronto a uccidere tutta la sua famiglia. O meglio, certo, lo aveva sempre saputo che Tom era… beh, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ma… ma in cuor suo sperava davvero fosse riuscita a cambiarlo, almeno un poco. Sperava che qualcosa nella sua anima fosse mutata ora che aveva scoperto il calore di una famiglia, cosa significasse avere qualcuno che si preoccupa per te.
Sei un’ingenua, Lollymolly. Non puoi fare da madre al mondo intero, così le avrebbe detto Arthur… E come dargli torto? Forse davvero alcune anime non erano recuperabili…
“Non credo di essere pronta” rispose infine Molly alzando le spalle e bevendo un sorso di caffè “Non credo di essere pronta a… vederti”.
Tom socchiuse gli occhi e la soppesò ancora per qualche istante, poi gli angoli della sua bocca si alzarono leggermente ma Molly notava sempre come quel sorriso non raggiungesse gli occhi. Non era cambiato nulla in quei mesi. Quegli occhi neri rimanevano due pozzi freddi, privi di empatia e compassione. Doveva dare retta ad Arthur, fare un passo indietro perché, altrimenti, avrebbe rischiato di farsi inglobare da quel nulla...
“Vorrà dire che, nel frattempo, ti mostrerò semplicemente qualche nuova ricetta…” le disse strizzandole un occhio. Molly gli fece un sorriso triste mentre si alzava insieme a Tom e si dirigeva ai fornelli in quella che, ormai, era una routine assodata.
“Sarà strano non avere più i ragazzi qui quando saranno tornati a Hogwarts” disse Molly dopo un po’ mentre girava alcune salsicce in padella.
Stranissimo” rispose Tom “Chissà come faremo” proseguì ironico.
Molly scosse la testa “È sempre strano vedere i miei figli che se ne vanno… Bill, Charlie…” il respiro le si mozzò “Percy”
Tom rimase in silenzio non sapendo cosa rispondere.
Non aveva mai avuto una madre e per lui scappare a Hogwarts era sempre e solo stata l’unica opzione. Solo con Bellatrix aveva avuto la sensazione di mancare a qualcuno ma, ancora una volta, si rendeva perfettamente conto di come i sentimenti di Molly Weasley fossero mossi da qualcosa di diverso rispetto a quelli di Bella.
“Quindi…” Tom si bloccò, quasi impaurito dal continuare. Perché continuava ad aprirsi con quella donna? Perché la sua anima si dibatteva a quel modo? Doveva indagare, doveva liberarsi di quell’emotività che lo destabilizzava.
Ho troppi pezzi di anima vicini a me… si tratta solo di questo…
 “Quindi… Non avresti mai abbandonato un tuo figlio…” si schiarì la gola e continuò a fissare la padella con insistenza “alla nascita, intendo”.
Molly lo guardò di sottecchi. Intuiva che quella fosse una domanda molto personale, la cui risposta fosse per Tom di estrema importanza. Rimase in silenzio per qualche istante fingendo di essere preoccupata per la cottura delle salsicce poi, quando non poteva indugiare oltre, si convinse a rispondere.
“Credevo tua madre fosse morta di parto” provò a dire Molly non sapendo bene cosa replicare. No, lei non avrebbe abbandonato per nessun motivo al mondo nessuno dei suoi figli. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di garantire loro un futuro, felicità… si sarebbe anche immolata alle Arti Oscure, pur di salvarli. Ma cosa ne sapeva lei di quella che era stata la madre di Tom Riddle? Discendente di Salazar Serpeverde che scappa con un Babbano? Chissà che cosa aveva dovuto passare…
“Era una strega” rispose Tom “Avrebbe potuto fare qualcosa. Avrebbe potuto salvarsi. Avrebbe potuto salvarmi” fece una pausa “Sarebbe bastato andare al San Mungo invece che andare all’orfanotrofio” Tom fece un sospiro. Neanche sapeva perché, ancora una volta, si stava aprendo con quella Weasley. Che cosa poteva dirgli quella sciocca donna? Alzò lo sguardo su di lei che lo guardava con aria dispiaciuta, preoccupata. Tom si odiò e la odiò per quell’espressione insulsa da Traditrice del Suo Sangue quale era…
“Alcune scelte non sono facili” rispose Molly cauta “E, solo perché io avrei agito diversamente, non significa che il mio comportamento sia giusto”
Mi ha abbandonato” il sibilo di Tom era bassissimo e Molly fece quasi fatica a sentirlo. Parlava senza muovere le labbra come se per dire quelle parole stesse facendo violenza a sé stesso “mi ha volutamente dato in pasto ai Babbani”
Molly scosse la testa, iniziava forse a capire. Avevano già trattato di sfuggita quell’argomento e Tom non smetteva mai di rimarcare come la sua situazione e quella di Harry fossero diverse: entrambi orfani… ma Harry sapeva che sua madre era morta per salvargli la vita, difenderlo… Tom, invece, era convinto sua madre lo avesse abbandonato e costretto a un’infanzia di abusi con consapevolezza…
“Tua madre era innamorata di un Babbano… probabilmente era convinta avresti avuto un futuro più felice in mezzo ai Babbani… chissà, magari credeva saresti nato senza poteri…”
Tom emise un ringhio e scosse il capo.
“Quale madre abbandona il proprio figlio?”
“Quella che pensa che il proprio figlio starebbe meglio senza di lei…”
Tom strinse gli occhi e osservò per qualche momento il viso gentile di Molly Weasley. Non aveva importanza cosa dicesse quella stupida donna.
Nulla aveva importanza.
Tom non avrebbe mai perdonato quella streghetta da quattro soldi che aveva deciso di lasciarlo all’orfanotrofio, condannandolo a un’infanzia infelice. Poco importava che Voldemort, senza quell’infanzia, non avrebbe mai avuto modo di nascere… 
 
Quella mattina si alzarono tutti piuttosto tardi, forse ancora storditi dai festeggiamenti della sera prima e – Tom si disse che doveva aspettarselo – tutta quella gentaglia non perse occasione per fare battute idiote riguardo allo “spettacolo” della sera prima.
“Dobbiamo trovare un altro molliccio!” esclamò Fred dando una gomitata al gemello “Non possiamo davvero esserci persi Voi-Sapete-Chi in tutù che danza!”
Tom digrignò i denti.
Quel maledetto molliccio non doveva essere visto da nessuno! Senza contare che, non fosse stato di nuovo quasi preso da un attacco di panico, invece di usare un insulso Riddikulus, avrebbe semplicemente lanciato una Maledizione Oscura e lo avrebbe disintegrato, tagliando la testa al toro. Invece no, qualcosa all’interno di sé si stava ribellando rendendolo debole, vulnerabile… Qualcosa lo spingeva a parlare con la Weasley della donna che lo aveva messo al mondo.
Incredibile.
Impossibile.
Privo di senso.
Non solo, l’indomani sarebbe dovuto partire alla volta dell’Austria con Silente. Non poteva di certo permettersi un attacco di panico in presenza di Silente o, ancora peggio, in presenza di Silente e Grindelwald. Come poteva fare?
“Se non chiudete quelle boccacce impertinenti vi faccio zittire io a suon di Cruciatus!” sibilò Bellatrix già pronta a mettere mano alla bacchetta e difendere l’onore del suo Signore.
“Ma se sei una Barbie girl in a barbie world, Bella…” sogghignò Sirius “non hai davvero più nessuna credibilità dopo ieri sera!”
Bellatrix fece per rispondere a tono ma Tom la bloccò svogliatamente, senza neanche guardarla “Lascia perdere, Bellatrix” le sibilò all’orecchio arpionandole il polso con forza.
E Bella? Come l’avrebbe presa Bella? Aveva rimandato troppo a lungo. Doveva dirglielo, non poteva sparire all’improvviso, doveva dirle che dall’indomani sarebbe stato via per quasi una settimana… ma l’idea di gestire un attacco di panico di Bellatrix lo faceva iperventilare. Non aveva né tempo, né voglia, né le energie di occuparsi delle sue sciocche preoccupazioni. Aveva già le proprie a cui pensare, gli Horcrux…
Tom lanciò un’occhiata ad Andromeda, sperando che fosse pronta a intervenire perché non era affatto sicuro sarebbe riuscito a controllare (o meglio, a sopportare senza farla fuori) le lagnanze di Bella.
“Ti devo dire una cosa” si decise infine a dire Tom schiarendosi la voce “Anzi, è una comunicazione un po’ per tutti…” aggiunse dopo un attimo di esitazione: conoscendo Silente non aveva detto proprio un bel niente a nessuno…
Tutti i presenti si voltarono a guardarlo, chi con espressione incuriosita e sorpresa, chi invece con un’espressione di completo menefreghismo.
“Domani parto”.
“Sia lodato Merlino!” esultò Sirius lasciandosi andare al commento che la maggior parte delle persone presenti in cucina avrebbe voluto fare. Immediatamente Ginny, Fred e George si lasciarono andare a una specie di danza tribale di festeggiamento mentre canticchiavano esultando “Domani parte! Domani parte!”
Molly si volse di scatto, un’ombra di apprensione sul viso: che fosse colpa sua? Sua che lo aveva allontanato? O forse era per colpa della conversazione che avevano avuto quella mattina? Sentiva di essersi aperto troppo?
“Come mai?” chiese Molly fingendosi indifferente mentre afferrava uno strofinaccio e iniziava ad asciugare i piatti della colazione… o meglio, del brunch.
“Parto con Silente” spiegò Tom “Andiamo in Austria a liberare Grindelwald” precisò per poi spostare lo sguardo su Bellatrix che sedeva accanto a lui come in stato catatonico.
Bellatrix faceva fatica a continuare a seguire la conversazione. Il suo cervello si era scollegato non appena aveva sentito che il suo Padrone se ne sarebbe andato lasciandola lì, sola, priva di conforto, priva della sua guida. Sapeva che sarebbe successo… e sapeva che il suo Padrone sarebbe partito senza di lei… ma l’idea che non lo avrebbe visto per quasi una settimana… e se non fosse tornato affatto? E se l’avessero rispedita ad Azkaban? O, peggio ancora, se fosse rimasta intrappolata in mezzo a tutti quei topi di fogna? La sola idea la faceva impazzire.
Si riscosse.
“Portatemi con voi, mio Signore!” lo implorò di getto lanciandosi ai suoi piedi “Vi prego” chinò il capo sbattendo la fronte sul pavimento.
Voldemort sbuffò “Non renderti ridicola, Bellatrix”.
“Padrone!”
Non poteva pensare di rimanere in quella casa senza di lui. Quale sarebbe stato il suo scopo?
“Continuerai a lavorare sul sigillo. Quando torneremo con Grindelwald dovremo essere il più pronti possibile”
Bellatrix chiuse gli occhi e sentì immediatamente le lacrime scivolare sulle guance. Non poteva pensarci. Non poteva pensare di rimanere senza il suo Padrone. Gli afferrò una gamba e la strinse con forza.
“Non vi lascio andare senza di me…”
Voldemort rise crudelmente “Quante sciocchezze. Tornerò”
Bellatrix non riuscì a trattenersi perché quello sembrava proprio un déjà-vu “Avete detto così anche quando siete andato dai Potter… e poi siete scomparso per quattordici anni!”
Sentì la gamba del suo Padrone contrarsi e si rese conto di aver detto la cosa sbagliata. Voldemort si liberò della presa della strega e, nel farlo, quasi le tirò un calcio.
“Come osi?” le sibilò afferrandola per i capelli e tirandola su “Come osi mettermi in discussione?
“Lascia andare mia sorella!” s’intromise subito Andromeda facendosi avanti e sfoderando la bacchetta “Nessuno qui sentirà la tua mancanza se non lei… e tu, per la sua preoccupazione, la tratti così?” urlò “Lasciala stare!”
“La sua preoccupazione implica io sia debole” sibilò Voldemort sempre più adirato “Non osare metterti in mezzo in cose che non ti riguardano”.
“Bella mi riguarda è mia…”
“Bellatrix appartiene a me” la interruppe gelido Voldemort.
Lasciò andare i capelli di Bella, le afferrò il braccio sinistro e le tirò su la manica della veste “E questa ne è la prova incontrovertibile. Il mio marchio
Andromeda osservò per qualche secondo il teschio col serpente che svettava sul braccio della sorella. Ne era disgustata e nauseata, non poteva pensare che sua sorella Bellatrix si fosse consapevolmente immolata a un mostro simile… ma, magari, durante l’assenza di quell’essere disgustoso, sarebbe riuscita a riprendersi qualche pezzo di Bella...
“Lascia stare, Andromeda… sto bene” pigolò Bellatrix mentre Voldemort la lasciava andare bruscamente “non è successo nulla…” Bella spostò di nuovo lo sguardo sul suo Signore e, per un attimo, vide Voldemort dietro alla maschera di Tom Riddle. Era profondamente adirato ma Bella non riusciva a capirne fino in fondo il motivo. La sua paura di non rivederlo più… sapeva che era infondata, sapeva che era una paura senza senso e, tuttavia, non poteva fare a meno di provarla. Non riusciva proprio a pensare di stare separata da lui…
“Padrone…”
“Taci, Bellatrix” sibilò Voldemort più alterato che mai e, con uno schiocco, si smaterializzò.
  
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