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Autore: Milly_Sunshine    25/03/2023    0 recensioni
Non importa se siamo bambini, adolescenti, adulti, persone tranquille oppure tormentate, angeli della morte, aspiranti killer, creazioni di laboratorio, animali domestici, fenomeni atmosferici o addirittura automobili: abbiamo il sacrosanto diritto di vedere le cose dalla nostra prospettiva e di narrare la nostra storia. /// Una raccolta disomogenea di racconti scritti a vent'anni e dintorni (o anche poco venti e molto dintorni), alcuni pubblicati nella loro forma originale, altri a seguito di una piccola revisione. La maggior parte risalgono all'epoca dei forum, qualcuno ha partecipato a contest di scrittura sul forum Scrittori della Notte o su altri forum simili. I rating variano dal verde all'arancione e la maggior parte dei racconti hanno lunghezza da one-shot, alcuni tuttavia secondo EFP sarebbero da considerarsi flashfic.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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IL CERCHIO DEL BICCHIERE SCHEGGIATO

L’orologio appeso alla parete segna le 9.54. È tardi. È più tardi di quanto Anna pensasse.
Fa qualche calcolo: ancora due minuti prima di uscire di casa, tredici per giungere al negozio in cui dovrà acquistare il regalo di compleanno per il figlio di suo cugino...
“Sarò là per le 10.09.”
Deve fare in fretta. Dopo ha un altro impegno, non può permettersi di fare tardi. Le è ben chiaro, mentre infila il suo cappotto rosso.
Si versa un bicchiere d’acqua. Se farà in fretta, starà dentro i due minuti che si è imposta.
Scola l’acqua tutta d’un fiato, poi appoggia il bicchiere sul lavello. Si ribalta. Lo tira su, senza accorgersi che s’era rotto. Un pezzo di vetro le si conficca nella pelle. Il palmo della mano destra inizia a sanguinare.

Nella mattinata del 6 novembre una donna di trentadue anni si è tagliata con un bicchiere scheggiato. È uscita di casa con sette minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale.

Giovanni sale le scale tenendo il giornale sotto al braccio.
Sente i passi di qualcuno che scende. È un ticchettio regolare, come quello di una donna che porta scarpe con i tacchi.
È Anna.
La donna del piano di sopra risveglia ancora i suoi sogni proibiti, nonostante abbia la metà dei suoi anni.
Giovanni guarda l’orologio. Sono le 10.03. Aveva calcolato di poter salire le scale, appoggiare il giornale sul tavolo e tornare a uscire entro le 10.10.
“Farò una piccola variazione al programma e cercherò di fare quattro chiacchiere con Anna.”
Anna è meno loquace del solito, ma Giovanni ci sa fare, quando si tratta di parlare. Con qualche pettegolezzo sull’antipatica vicina che non pulisce mai lo zerbino davanti alla porta, la trattiene.
Entra nel proprio appartamento giusto in tempo per sentire il telefono suonare.
“Poco male” si dice. “Se non avessi incontrato Anna, sarei andato via prima che squillasse il telefono.”
Si fionda verso l’apparecchio e solleva il ricevitore, senza nemmeno avere il tempo di togliersi il suo berretto scozzese di lana.
«Buongiorno, sono Silvana di Rayoflight, una compagnia emergente di servizi per l’elettricità. Potrebbe cortesemente leggermi i conteggi della sua ultima bolletta, in modo che mi sia possibile proporle un contratto che le farà risparmiare fino a...»

Nella mattinata del 6 novembre una donna di trentadue anni si è tagliata con un bicchiere scheggiato. È uscita di casa con sette minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale. Lungo le scale ha incontrato un pensionato di sessantaquattro anni, residente al piano di sotto. Lui si è intrattenuto a parlare con lei per sei minuti e ne ha persi altrettanti al telefono con un’operatrice di call-center. È uscito di casa con dodici minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale.

Jessica guarda l’orologio. Sono le 10,38 nel momento in cui si appresta a entrare in tabaccheria.
Un uomo che indossa un berretto scozzese la precede.
Jessica impreca mentalmente. Più tempo passerà lì e più aumenteranno le probabilità di perdere l’autobus che la condurrà in città, dove andrà ad ammirare le vetrine.
Jessica sbuffa, guardando l’uomo col berretto scozzese mentre parla con la tabaccaia.
“E tutto per comprare due francobolli!”
Scattano le 10,39 e poi le 10,40. L’autobus è previsto per le 10,42, alla fermata in fondo alla strada.
Finalmente il cliente che la precede se ne va. Jessica chiede un biglietto per dieci chilometri.
La tabaccaia le sembra subito dubbiosa.
«Forse sono finiti.»
Ne ha ancora, ma impiega un po’ di tempo per scoprirlo. L’autobus passa davanti a Jessica, quando esce dalla tabaccheria. Si dirige lo stesso verso la fermata. Quello successivo sarà alle 11.22.

Nella mattinata del 6 novembre una donna di trentadue anni si è tagliata con un bicchiere scheggiato. È uscita di casa con sette minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale. Lungo le scale ha incontrato un pensionato di sessantaquattro anni, residente al piano di sotto. Lui si è intrattenuto a parlare con lei per sei minuti e ne ha persi altrettanti al telefono con un’operatrice di call-center. È uscito di casa con dodici minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale, per dirigersi in tabaccheria, dove doveva comprare due francobolli. La cliente successiva era una studentessa di sedici anni, che perdendo tempo all’interno del negozio non ha potuto salire sull’autobus che avrebbe dovuto condurla in città. Ha atteso il mezzo successivo, trascorrendo quasi trenta minuti alla fermata.

«No, mia figlia non lo farebbe mai» mente Rebecca.
In realtà è proprio il genere di comportamento che si aspetterebbe da Jessica, che ha iniziato l’anno scolastico con il piede sbagliato, ancora di più rispetto all’anno scorso.
«Ti assicuro che era lei» ripete Gabriella. «Quando l’ho salutata ha abbassato lo sguardo con aria colpevole e ha fatto finta di non conoscermi.»
«Va bene» conclude Rebecca, desiderosa di riattaccare. «Non appena tornerà a casa, le parlerò.»
«Ma non devi andare dalla tua amica parrucchiera a farti sistemare i capelli?»
Gabriella ha ragione, se ne era completamente dimenticata.
«Sì. Al massimo farò tardi, ma parlare con mia figlia è troppo importante.»
Rebecca riaggancia il telefono e si prepara psicologicamente a quello che verrà. Una discussione interminabile con sua figlia, colpevole di avere marinato la scuola ancora una volta, la attende di lì a poche ore.

Nella mattinata del 6 novembre una donna di trentadue anni si è tagliata con un bicchiere scheggiato. È uscita di casa con sette minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale. Lungo le scale ha incontrato un pensionato di sessantaquattro anni, residente al piano di sotto. Lui si è intrattenuto a parlare con lei per sei minuti e ne ha persi altrettanti al telefono con un’operatrice di call-center. È uscito di casa con dodici minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale, per dirigersi in tabaccheria, dove doveva comprare due francobolli. La cliente successiva era una studentessa di sedici anni, che perdendo tempo all’interno del negozio non ha potuto salire sull’autobus che avrebbe dovuto condurla in città. Ha atteso il mezzo successivo, trascorrendo quasi trenta minuti alla fermata. Mentre attendeva ha incontrato un’amica di sua madre, che ha comunicato a quest’ultima l’accaduto. La studentessa e la madre hanno discusso del fatto piuttosto a lungo, facendo sì che quest’ultima sia giunta in ritardo di ventisette minuti all’appuntamento con una donna di trentacinque anni, parrucchiera a domicilio.

Quando Rebecca se ne va, dopo la tinta, il taglio e la messa in piega, Luana si prepara per uscire. È in ritardo, ma non ha importanza, a Luigi sono sempre piaciute le donne che fanno tardi. Dovevano vedersi alle cinque in punto, ma è chiaro come la luce del sole che non è fattibile. A causa del ritardo di Rebecca, ha iniziato a lavorare più tardi del solito.
A peggiorare la situazione sua madre rincaserà di lì a poco. Ricomincerà con le solite storie: Luigi non vale niente, Luigi rovinerà la vita a tutti, prima o poi, anzi no, ormai a lei l’ha già rovinata.
Luana non ne può più di quei discorsi senza capo né coda. Ne ha già sentiti abbastanza, negli ultimi sei mesi, come se non avesse il diritto di rifarsi una vita, dopo che suo marito è scappato con la segretaria.
Lo dice chiaro e tondo, quando sua madre le fa notare che potrebbe impiegare meglio il proprio tempo.
«Certo che hai il diritto di rifarti una vita» replica sua madre, «Ma al posto tuo eviterei di rifarmela con un uomo che è stato condannato per rapina a mano armata.»
«Quello era il passato» puntualizza Luana. «Adesso Luigi è cambiato.»
Dentro di sé, è quello che spera.
Sono le 17,57 quando finalmente esce di casa. Per arrivare da lui ci vogliono meno di cinque minuti.

Nella mattinata del 6 novembre una donna di trentadue anni si è tagliata con un bicchiere scheggiato. È uscita di casa con sette minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale. Lungo le scale ha incontrato un pensionato di sessantaquattro anni, residente al piano di sotto. Lui si è intrattenuto a parlare con lei per sei minuti e ne ha persi altrettanti al telefono con un’operatrice di call-center. È uscito di casa con dodici minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale, per dirigersi in tabaccheria, dove doveva comprare due francobolli. La cliente successiva era una studentessa di sedici anni, che perdendo tempo all’interno del negozio non ha potuto salire sull’autobus che avrebbe dovuto condurla in città. Ha atteso il mezzo successivo, trascorrendo quasi trenta minuti alla fermata. Mentre attendeva ha incontrato un’amica di sua madre, che ha comunicato a quest’ultima l’accaduto. La studentessa e la madre hanno discusso del fatto piuttosto a lungo, facendo sì che quest’ultima sia giunta in ritardo di ventisette minuti all’appuntamento con una donna di trentacinque anni, parrucchiera a domicilio che, a causa di questo divario temporale è giunta a casa del suo fidanzato un’ora e sei minuti più tardi rispetto all’orario che avevano concordato.

Dal piano di sotto giungono degli strani rumori. Giuseppe ricorda ancora una volta le parole dei suoi figli. Tutti e due non fanno altro che ripetergli che un uomo della sua età non dovrebbe vivere da solo in una casa così isolata. Giuseppe li mette sempre a tacere: per lui la vita non avrebbe senso senza il suo orto e senza il suo recinto con le galline.
Adesso, però, ha paura che stia davvero succedendo qualcosa. Guarda la fotografia di Marisa, incorniciata alla parete, chiedendosi se la sua defunta moglie lo possa vedere in quel momento, se possa vegliare su di lui.
Ci vuole poco per realizzare che Marisa non potrà fare nulla per difenderlo. Nel momento in cui sente chiaramente il tonfo della porta d’ingresso che viene sfondata, Giuseppe afferra il suo fucile da caccia e si precipita al piano di sotto.
Vede un’ombra, probabilmente un ladro che pensava di trovare vuota la casa in cui lui e Marisa hanno vissuto insieme per più di quarant’anni, la casa in cui i suoi figli sono cresciuti. Chiunque sia, ha commesso un grave errore nell’abbattere la sua porta. Giuseppe alza il fucile e inizia a sparare.

Nella mattinata del 6 novembre una donna di trentadue anni si è tagliata con un bicchiere scheggiato. È uscita di casa con sette minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale. Lungo le scale ha incontrato un pensionato di sessantaquattro anni, residente al piano di sotto. Lui si è intrattenuto a parlare con lei per sei minuti e ne ha persi altrettanti al telefono con un’operatrice di call-center. È uscito di casa con dodici minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale, per dirigersi in tabaccheria, dove doveva comprare due francobolli. La cliente successiva era una studentessa di sedici anni, che perdendo tempo all’interno del negozio non ha potuto salire sull’autobus che avrebbe dovuto condurla in città. Ha atteso il mezzo successivo, trascorrendo quasi trenta minuti alla fermata. Mentre attendeva ha incontrato un’amica di sua madre, che ha comunicato a quest’ultima l’accaduto. La studentessa e la madre hanno discusso del fatto piuttosto a lungo, facendo sì che quest’ultima sia giunta in ritardo di ventisette minuti all’appuntamento con una donna di trentacinque anni, parrucchiera a domicilio che, a causa di questo divario temporale è giunta a casa del suo fidanzato un’ora e sei minuti più tardi rispetto all’orario che avevano concordato. Lui, un disoccupato con numerosi precedenti penali, l’ha attesa soltanto per un’ora. Sei minuti prima del suo arrivo è uscito, diretto verso un’abitazione rurale, in cui credeva di non trovare nessuno, con l’intento di trovare qualcosa con cui saldare parte dei propri debiti.

Anna scende dalla macchina, che ha lasciato sul bordo della strada asfaltata. Procede a piedi, diretta verso la casa del contadino dal quale compra sempre le uova. Ha l’impressione che siano migliori rispetto a quelle del supermercato.
Si stringe nel suo cappotto rosso e alza la mano destra, sul cui palmo è applicato un ampio cerotto, per sistemarsi meglio la sciarpa di lana. Non ha idea di quanti fatti siano accaduti a causa del suo bicchiere scheggiato. Non lo scoprirà mai, ma il cerchio sta per chiudersi.

Nella mattinata del 6 novembre una donna di trentadue anni si è tagliata con un bicchiere scheggiato. È uscita di casa con sette minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale. Lungo le scale ha incontrato un pensionato di sessantaquattro anni, residente al piano di sotto. Lui si è intrattenuto a parlare con lei per sei minuti e ne ha persi altrettanti al telefono con un’operatrice di call-center. È uscito di casa con dodici minuti di ritardo rispetto alla sua stima iniziale, per dirigersi in tabaccheria, dove doveva comprare due francobolli. La cliente successiva era una studentessa di sedici anni, che perdendo tempo all’interno del negozio non ha potuto salire sull’autobus che avrebbe dovuto condurla in città. Ha atteso il mezzo successivo, trascorrendo quasi trenta minuti alla fermata. Mentre attendeva ha incontrato un’amica di sua madre, che ha comunicato a quest’ultima l’accaduto. La studentessa e la madre hanno discusso del fatto piuttosto a lungo, facendo sì che quest’ultima sia giunta in ritardo di ventisette minuti all’appuntamento con una donna di trentacinque anni, parrucchiera a domicilio che, a causa di questo divario temporale è giunta a casa del suo fidanzato un’ora e sei minuti più tardi rispetto all’orario che avevano concordato. Lui, un disoccupato con numerosi precedenti penali, l’ha attesa soltanto per un’ora. Sei minuti prima del suo arrivo è uscito, diretto verso un’abitazione rurale, in cui credeva di non trovare nessuno, con l’intento di trovare qualcosa con cui saldare parte dei propri debiti. È stato sorpreso dal proprietario della casa, un agricoltore di settantacinque anni, che ha tentato di sparargli col suo fucile da caccia. Sfortunatamente ha colpito a morte una donna che si stava recando a casa sua ad acquistare delle uova, la stessa che quella mattina aveva inavvertitamente rotto un bicchiere, dando vita a una complessa e incredibile catena di eventi.

   
 
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