PER FARE UN UOMO
(1967)
Per fare un uomo ci voglion vent’anni
per fare un bimbo un’ora d’amore…
«C’è il sole», dissi, guardando fuori dalla finestra.
Le nuvole si erano aperte e il cielo si era tinto dell’azzurro dell’estate. Spalancai il vetro. L’umidità della pioggia appena finita aveva portato con sé un odore diverso, l’odore dell’amore che ci aveva avvolti.
Come se avesse annusato quella soave fragranza – che, allora, non era soltanto nella mie mente – lei mi pose una mano sul braccio.
«Tu mi ami?» chiese, in cerca di una conferma.
Mi girai a guardarla.
«Certo che ti amo…» risposi, turbato.
«Ami tutto di noi due?»
Sorrisi.
«Tutto», confermai.
«Perché presto», rispose, «noi due saremo in tre.»
Fu come se mi avesse colto un dolce fuoco. Qualcosa che mi avvampò di dentro e mi rese molli le gambe. Dovette aggrapparmi a lei per non cadere. L’emozione si tramutò in un impeto di gioia che mi spinse a prenderla tra le braccia, a sollevarla, a baciarla, mentre nemmeno più mi ponevo domande, di fronte a una vita nuova che nasceva tra di noi e che avrebbe cambiato per sempre le nostre esistenze.
E verrà il tempo di dire parole
quando la vita una vita darà,
e verrà il tempo di fare l’amore
quando l’inverno più a nord se ne andrà…