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Autore: Pol1709    27/03/2023    5 recensioni
Ben ritrovati! Con questa storia si conclude il ciclo iniziato con "Il Cavaliere e la Strega" e proseguito con "La pietra della collana". Gli avvenimento sono ambientati ai giorni nostri (per ragioni di scorrevolezza della trama non ho considerato la pandemia Covid-19): Oscar verrà chiamata ad essere di nuovo un cavaliere e, con André al suo fianco, affronterà un'ultima battaglia per se stessa e per un mondo antico e dimenticato. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Versailles – Palazzo de Jarjayes
Finalmente il grande giorno era arrivato. Quando lei e André avevano lasciato la Gran Bretagna per la volta del Continente, erano entrambi emozionati. E il ritorno all’antica dimora della famiglia de Jarjayes li aveva riempiti di ricordi della loro vita passata. Il grande viale alberato c’era ancora, con le sue grandi e verdi querce ombrose e li aveva condotti direttamente al grande cancello. Le guardie, dopo un rapido, ma meticoloso controllo dei loro documenti, avevano spalancato le ante e li avevano fatti entrare.
All’esterno il palazzo stava lentamente, ma inesorabilmente, cadendo a pezzi con erbacce che crescevano persino sulle pareti. Gli infissi erano chiusi con assi di legno e l’interno della grande fontana era completamente occupato dal terriccio. Oscar sapeva che gli ultimi occupanti erano stati i soldati di un reparto dell’esercito tedesco nel 1944 che lo avevano in parte saccheggiato. Dopo la guerra era stato chiuso e più nessuno vi aveva mai messo piede.
L’interno non era meglio dell’esterno con piccioni che svolazzavano indisturbati tra le sale. Non si era persa d’animo e aveva salito di corsa le grandi scale, seguita da André per andare a vedere le sue stanze. Quella che era stata la sua camera era completamente spoglia, con un pavimento coperto dagli escrementi di piccione e un soffitto scrostato e cadente. Rimase lì, al centro della stanza, con le lacrime agli occhi e sentì una mano sulla spalla. André sorrise – Beh! C’è molto lavoro da fare. Ma lo sistemeremo –
Lei tirò su con il naso e sorrise, gli prese la mano e lo guardò – Certo che lo sistemeremo –
 
I lavori erano iniziati sotto la supervisione di un giovane architetto donna: Rosalie Valadier, la sorella di Jeanne. La grande disponibilità di denaro messa a disposizione da Morgana aveva fatto procedere i lavori alacremente, pur con le molte lungaggini burocratiche. Oscar e André si presentavano quasi ogni giorno nel cantiere per decidere come eseguire i lavori, al fine di renderlo il più possibile somigliante a quello che avevano abbandonato anni e anni prima. Durante una di quelle visite furono chiamati da un operaio che, nelle cantine, aveva trovato qualcosa di interessante. Si trattava di un antico tavolo, molto probabilmente risalente alla fine del XVIII secolo, di forma circolare. Oscar aveva sorriso nel vederlo e aveva insistito per farlo restaurare e metterlo nella sala da pranzo padronale.
Considerando che il palazzo era fin troppo grande per loro, Oscar e André decisero di adibire un’ala alla sezione francese della Historical Research con uno studio per Jeanne che ne sarebbe stata la rappresentante in Francia e alcuni locali al laboratorio di architettura di Rosalie. E, dopo mesi e mesi di preparativi, il matrimonio si sarebbe celebrato proprio nel grande salone.
 
E quando venne il giorno, Oscar si guardò allo specchio. Avrebbe preferito un abito da sposa meno tradizionale, con pantaloni e giacca bianchi, ma sua madre e suo padre, per non parlare della nonna di André, avevano insistito. Sospirò e si sistemò le pieghe ondulate della lunga gonna. Sentì dietro di sé la porta aprirsi e vide nel riflesso Jeanne, in un delizioso completo verde pastello, che si avvicinava. L’avvocato sorrise – Stupenda! Sei dunque pronta? Tua madre sta piangendo e tuo padre…Beh! Il colonnello della Legione, in alta uniforme, sta girando per le cucine ed il buffet dando ordini a destra e a sinistra…Sai…Credo che in fondo sia orgoglioso! Una volta mi ha detto che non avrebbe mai creduto che tu ti sposassi… -
Oscar sospirò. Una cosa che non era mai cambiata era il rapporto di amore e odio con suo padre. Beh! Di certo avrebbe avuto molto tempo per recuperarlo. Quando aveva dato ai suoi genitori la notizia che il palazzo dei de Jarjayes sarebbe tornato nelle proprietà della famiglia al vecchio soldato era quasi preso un colpo. Si era dovuto sedere su una poltrona e sua madre gli aveva persino misurato la pressione, trovando la minima a 95. Su tutto, però, aleggiava uno spettro, lo sapeva, quello di Morgana, a cui doveva tutto quello che stava accadendo.
Guardò Jeanne – L’hai trovata? –
L’altra strinse le labbra e tentennò – Ho cercato in ogni dove…Ovunque si facesse il nome di Morgan Drakehead, ma non si trova. Ho lasciato dei messaggi per lei alla direzione di ogni società a cui fa capo e di cui conosciamo l’esistenza, ma è come sparita nel nulla –
Oscar sospirò di nuovo, poi sorrise debolmente – Va bene…Non importa! Oggi è il grande giorno, amica mia – disse e gli mise le mani sulle spalle – Jeanne…Sono felice…Sono felice di vedere che sei…Che sei come sei…Ora –
Jeanne aggrottò la fronte – Va…Bene…Siamo tutti contenti! –
L’altra sorrise e l’abbracciò – Grazie –
Jeanne rimase per un attimo sorpresa e poi rispose al suo abbraccio – Coraggio…Non vorrai mica far aspettare i tuoi ospiti…Oscar –
Oscar si svincolò, si mise di fianco a lei e la prese per il braccio – E andiamo! Verso una nuova vita! –
 
La giovane donna in abito rosa aggrottò la fronte. Si piegò in avanti e spostò leggermente il vaso sul tavolo di fronte a lei. Sentì un rumore metallico al suo fianco e si girò per vedere un uomo con una vecchia macchina fotografia che la stava immortalando. Sbatté le palpebre e guardò il bel volto della persona in abito scuro. Lui sorrise – Perdona…Me…Io…Ecco…Sapere… -
Lei sorrise – Siete inglese. Non preoccupatevi, parlate pure come volete. Siete ospite del dottor Great, immagino, mi chiamo Rosalie, Rosalie Valadier –
Lui annuì – Piacere. Mi chiamo Bernard Castle. Sono un giornalista….E, si, sono stato invitato da Andrew…Dal dottor Great –
Rosalie annuì e gli porse la mano – Piacere, Bernard. Stavo controllando gli ultimi dettagli, sono un architetto e sono stata io che ho curato la ristrutturazione del palazzo dei de Jarjayes. E voglio che sia tutto perfetto per il matrimonio –
Lui annuì – Splendido! E’ un palazzo splendido! Vorresti…Vorresti farmelo vedere? –
Lei sorrise debolmente – Ma certo, Bernard –
 
André si sistemò il papillon sul colletto e sospirò. Si guardò in un grande specchio alla parete e si controllò l’occhio sinistro. Era da poco uscito dalla convalescenza a seguito dell’operazione che aveva sempre, per un motivo o per l’altro, procrastinato e vedeva discretamente. Sorrise nel vedere avvicinarsi Diane. Si abbracciarono e si baciarono sulle guance. Lei gli sistemò il colletto – Va così! Devi essere regale –
A loro si avvicinò Alan e André rimase di sasso al solo vederlo; abbassò lo sguardo – Alan…Un…Indossi un kilt (n.d.a.: indumento maschile che consiste in un pezzo di stoffa arrotolato alla vita, tipico della Scozia) –
L’altro sorrise – Beh! Perché dovrei fare a meno di mostrare la bellezza delle mie gambe a queste francesi? –
André deglutì – Alan…Tu sei di Birmingham…Sei più inglese della birra calda (n.d.a.: in realtà gli inglesi bevono birre a temperature più elevate (10°-14°) perché così si crede che si valorizzino sapori più fugaci rispetto ai prodotti di altre nazioni). Quando un nostro collega ci ha invitato a vedere Braveheart nel suo appartamento nell’East Ham (n.d.a.: quartiere londinese) ti sei presentato con la maglia della nazionale inglese e ci hai scritto sopra con un pennarello nero: King Edward rules (n.d.a.: Re Edoardo vince. Il film Braveheart, di e con Mel Gibson, racconta la vita e le gesta dell’eroe indipendentista scozzese William Wallace; il Re d’Inghilterra Edoardo I Plantageneto è il cattivo che alla fine sconfigge l’eroe) –
Alan sorrise divertito – Sottigliezze, amico mio. Sapessi quante belle francesi ho già adocchiato…Comunque…Tu e la bella Oscar siete dei lavoratori indefessi: so che farete il viaggio di nozze a Roma, per una visita agli Archivi Vaticani per quell’incarico che ci ha dato la Santa Sede –
Diane gli spolverò la spalla – E poi, al rientro, vi fermerete, sempre per conto della Historical Research, in un paesino del Sud della Francia, Rennes-le-Chateau (n.d.a.: piccolo paese di 87 abitanti nel Dipartimento dell’Aude, quasi al confine con la Spagna, teatro della misteriosa vicenda dell’Abate Sauniere e, secondo le leggende, luogo dove è nascosto il tesoro dei Visigoti, razziato da Roma nel 410 d. C., tra cui sembra che ci sia anche la Sacra Menorah, il grande candelabro d’oro massiccio a sette braccia simbolo dello Stato Ebraico, portato a Roma come spoglia di guerra dall’Imperatore Tito nel 70 d. C. dopo aver distrutto il Tempio di Gerusalemme. Secondo altri è luogo di sepoltura di Maria Maddalena in fuga dai romani e secondo altri ancora è il luogo dove è stata nascosta nientemeno che la mitica pietra filosofale)…Impegnativo anche questo –
André annuì – Oh! A Rennes-le-Chateu abbiamo solo l’incarico di mettere in ordine la vecchia biblioteca di Padre Sauniere. Sarà solo ed unicamente un viaggio piacevole! –
Alan sorrise e gonfiò il petto – E grazie…Grazie per aver proposto il mio nome alla guida della società. Oh! Lascia che ti presenti il nostro ultimissimo acquisto. E’ una storica eccellente – disse e indicò Diane.
André sorrise e lei scrollò le spalle – Ho deciso di seguire definitivamente la mia passione per la Storia – disse e lo prese sottobraccio – E poi, visto che i misteriosi canali di finanziamento di Fersen si sono interrotti…Dovremo lavorare sodo e non vivere sull’onda della Regina Boudicca. A proposito…Si dice che la Regina, quella attuale, sia rimasta entusiasta della mostra e che al prossimo ricevimento a Palazzo saremo tutti invitati, anche la tua nuova moglie –
Alan sorrise – Ci pensi? Un domani: sir Alan, sir Andrew e Lady Diane… -
André annuì – E Lady Oscar… - disse piano sorridendo e poi ridivenne serio – Alan: gli Highlanders (n.d.a.: abitanti delle Highlands, altipiani montuosi del Nord-Ovest della Scozia) non indossano la biancheria sotto il kilt…Ma tu…Tu la indossi…Non è vero? –
L’altro si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla – Se i festeggiamenti vanno come devono andare…Credo che ce ne accorgeremo, amico mio –
 
Oscar entrò nel grande salone del palazzo e si fermò. Alzò il mento e guardò le due ali di gente come un generale guarda le sue truppe schierate per la battaglia. Avanzò a passo fermo, quasi marziale facendo risuonare i tacchi delle scarpe nel silenzio. Avvicinandosi al Ministro officiante guardò alla sua destra e vide sua madre con le lacrime agli occhi, ma sorridente. Vide suo padre, in alta uniforme della Legione Straniera, con il kepì bianco sottobraccio. Era rigido e, quando gli passò accanto, alzò il braccio destro nel saluto militare. Lei sorrise e guardò a sinistra. Per i parenti dello sposo c’era solo Mary, la nonna, che si asciugava gli occhi commossa. Guardò davanti a sé, vide Jeanne, la sua testimone, sorridente e radiosa, vide Alan, il testimone dello sposo ed ebbe un unico sussulto nel capire che stava indossando una sorta di gonna fino a sotto le ginocchia. Scrollò la testa e pensò che, in fondo, in tutta quella strana vicenda, anche un kilt scozzese non poteva mancare alla cerimonia. Poi, finalmente, guardò il suo sposo. Sorrideva ed era bellissimo, come se lo ricordava. Si mise al suo fianco e rimasero a guardarsi negli occhi. Lui annuì – Finalmente! Dopo tutto questo tempo –
Lei strinse le labbra – Dopo tutto questo tempo – ripeté piano.
Il sacerdote, di fronte a loro, sorrise e aprì il Vangelo. Si piegò verso di loro e sorrise – Siete pronti? –
Loro lo guardarono – Lo siamo! – dissero insieme.
 
Il tempo era passato velocemente. Forse troppo, per Oscar, ma i festeggiamenti erano ancora in corso. Era calata la sera e il palazzo era stato illuminato a giorno. Lei guardò in alto, sopra un mobile pregiato in una delle sale del piano terra, dove André aveva fatto mettere la spada dei Signori di Tintagel, l’arma di Morgana. Oscar ancora pensava a che fine avessero fatto la Fata, la Dama del Lago e la Regina di Lothian. E se…Se anche qualcun altro fosse uscito da Avalon….
André si avvicinò a lei e l’abbracciò alla vita – Ecco la mia sposa! Pensieri? –
Lei scrollò le spalle e sorrise – Sempre i soliti…Come procede? –
Lui annuì – Alcuni ospiti se ne stanno andando, altri restano…Bernard e Rosalie…Sono stati vicini tutto il tempo e…So che è difficile a crederci…Pure Alan e Jeanne… -
Lei sbatté le palpebre perplessa – Alain e Jeanne…Bah! Ormai non mi stupisco più di nulla! E Diane? –
André strinse le labbra – Sta ballando con un tuo cugino…Un certo visconte di Chateaubriand…Beh! Sembrano una bella coppia! –
In quel momento sentirono una presenza alle loro spalle e videro la vecchia Mary, la nonna di André. La donna non aveva mai smesso di asciugarsi gli occhi e, sorridendo, si avvicinò a loro. Prese Oscar per le mani – Ancora grazie, tesoro mio, per aver voluto sposare questo zuccone! So che faticherai a farlo rigare dritto, ma non preoccuparti, se c’è qualche problema ti aiuterò io –
André aggrottò la fronte – Nonna… -
La donna lo guardò torva – Taci! E prega Dio anche tu che questa perla di donna ti tenga, perché se ti abbandona farai bene a tenerti lontano da casa mia! – disse, ma poi posò una mano anche sul braccio di André.
Rimasero in silenzio per lunghi attimi e poi Mary sospirò – Siete…Siete una bella coppia! Oh! Ma io ero venuta a cercarvi per un altro motivo… Oscar…Sono arrivati degli ospiti…In forte ritardo…Adesso, per essere precisi. Hanno chiesto, quasi ordinato, a dire il vero, di vedervi in privato in una delle sale dell’ala opposta –
Oscar aggrottò la fronte – E chi sono? Ti hanno detto qualcosa? –
La donna aggrottò la fronte – Non molto, ma…Uno…Una di loro, a dire il vero…Mi ha messo i brividi. Sembra uscita dalle antiche leggende che mia nonna mi raccontava per farmi stare buona…Indossa abiti maschili…Tutti neri…Come i suoi capelli…E la sua pelle…E’ di un pallore spettrale! Sembra un cadavere! E ha persino i canini appuntiti, come un vampiro…Ma come fate a conoscere una persona del genere? –
Oscar sentì la testa vorticare e rimase a bocca aperta. Si avvicinò a Mary e le prese le mani stringendole. La donna rimase si sasso e la guardò impaurita. Oscar deglutì – Sono…E’…E’ nell’altra ala del palazzo? –
Mary annuì e l’altra si piegò, sollevò la lunga gonna bianca e andò avanti a passo spedito, seguita da André che guardò per un attimo sua nonna e poi seguì la sua sposa novella.
 
Oscar camminò veloce, quasi correndo, incurante che suo marito la stava letteralmente inseguendo. Entrò nell’ala del palazzo non attrezzata per i festeggiamenti e trovò quello che stava cercando. La vedeva, come l’aveva vista tempo addietro presso le rovine del castello di Tintagel, che guardava fuori da una delle grandi porte a finestra verso il giardino. Indossava un completo nero di foggia maschile, con lunghi capelli dello stesso colore e le mani intrecciate dietro la schiena. Nel riflesso Oscar vide chiaramente la sua pelle bianca e i suoi occhi chiari. La donna sorrise – Tra poco potrebbe alzarsi la nebbia…E la nebbia fa brutti scherzi. Fa perdere non solo la strada, ma anche la concezione del tempo e persino dello spazio. Tanto che viene da credere di vivere in un mondo a parte, fatato, si potrebbe dire – disse e si girò. Sorrise mostrando dei canini appuntiti – Che bel vestito, Lady Os… - non finì la frase perché un pugno sul naso glielo impedì e la fece cadere all’indietro a sedere su un divano in raso. Morgana si toccò il viso e la guardò. Oscar ansimò digrignando i denti: - Tu…Tu…Tu sei…Sei…Sei una maledetta strega! –
Si sentirono delle risate e Oscar, come André rimasero esterrefatti nell’udirle. C’erano le voci femminili di Morgause, che in effetti, con un lungo abito da sera rosso scarlatto, si avvicinò a loro e c’era Viviana, in abito bianco. Ma avevano udito anche una voce maschile.
Oscar socchiuse gli occhi e vide, su una sedia a rotelle, una figura con una grande giacca marrone. Era magro, quasi emaciato, ma aveva i capelli e la barba di un castano tendente al rossiccio, come i capelli di Morgause. La forma del volto era delicata e simile a quello di Viviana e i suoi occhi erano chiari e limpidi, come quelli di Morgana.
Oscar sentì le lacrime agli occhi. Aveva già visto quel volto, nei ricordi della Fata Morgana. Si avvicinò lentamente e provò l’impulso, irrefrenabile, di inginocchiarsi. Sollevò la gonna, mise un ginocchio a terra e piegò il capo: - Un cavaliere è devoto al valore! Il suo cuore conosce solo la virtù! La sua spada difende i bisognosi! La sua forza sostiene i deboli! Le sue parole dicono solo verità! La sua ira si abbatte sui malvagi! (n.d.a.: codice cavalleresco secondo gli antichi scritti – fonte: ifratellidellaspada.org) Vostra Maestà! –
L’uomo sorrise debolmente e allungò una mano verso di lei. Era magra in modo impressionante e si potevano vedere le vene e le ossa in controluce: - Alzatevi…Alzatevi cavaliere. Mi dicono che tutto questo…Non si usa più qui -
Anche André si avvicinò e si inginocchiò accanto a sua moglie – Quello che dite è vero…Ma è anche vero che possiamo scegliere liberamente a chi inchinarci…Vostra Maestà! -
L’uomo si piegò in avanti – Ho…Ho pregato…Le mie sorelle di portarmi qui perché volevo ringraziarvi di persona…Per tutto quello che avete fatto, per me e per la Britannia –
Oscar aggrottò la fronte – Maestà…Io…Noi non abbiamo fatto nulla…Nulla di speciale…Tutto è stato deciso dalle vostre sorelle, soprattutto da Lady Morgana –
Al nome di Morgana gli occhi dell’uomo si addolcirono e si riempirono di lacrime – E voi l’avete aiutata, se non sbaglio. Vedete, cavaliere, mia sorella, anche se vuole apparire…fredda e distante…E’ molto passionale e dubito che, nonostante le sue indubbie e speciali capacità, ci sarebbe riuscita da sola –
Morgana si rialzò, digrignò i denti come una belva e si avvicinò – E tutto per essere presa a pugni! –
Oscar alzò lo sguardo verso di lei – Vuoi che ti dica che mi dispiace? Mai! Ci hai lasciato da soli…E io…Io… - disse con voce tremante. Si alzò e l’abbracciò di slancio, lasciando che le lacrime, di gioia, le rigassero il volto: - Mi…Mi sei mancata… -
Morgana si irrigidì e poi si sciolse nell’abbraccio – Anche…Anche tu mi sei mancata…Lady Oscar –
André si rialzò e raggiunse sua moglie, gli mise una mano sulla spalle e poi guardò di nuovo Artù – Vostra Maestà…E’…E’ incredibile…E ora…Cosa volete fare… -
L’altro sospirò – Mi sembra di capire che dovrò riprendere il mio trono. Non è vero? –
Oscar e André aggrottarono la fronte e Artù sorrise – No…Non lo farò…Non preoccupatevi. Sapete? Non ho mai voluto essere un Re, in fondo. Dopo la mia nascita mio padre mi aveva affidato ad uno dei suoi uomini e crebbi in una tenuta di campagna, facendo lavori umili, ma in pace e improvvisamente mi sono trovato su un trono e al comando di legioni. Ho cercato dare tutto me stesso nel governare la Britannia –
Oscar aggrottò la fronte – Voi siete una leggenda! –
Lui strinse le labbra – Una leggenda…Ho sposato una donna che non amavo e che non mi amava…Ho dovuto lasciare la madre di mio figlio… - disse e prese la mano di Morgause che si piegò verso di lui. Artù continuò – Ho allontanato la mia più preziosa consigliera per compiacere un fanatico religioso come il Vescovo Patrizio – disse e Viviana gli mise una mano sulla spalla. L’uomo si piegò in avanti sulla sedia a rotelle – Ho provato ad amare un figlio che mai mi avrebbe ricambiato e…E ho dovuto…Ho… - smise di parlare con un nodo alla gola e con le lacrime agli occhi – E ho abbandonato la mia più fidata alleata e amatissima sorella non credendogli…Mi sono lasciato convincere dalle sciocche dicerie sul suo conto e ho…Ho permesso che su di lei dicessero e scrivessero cose crudeli e senza senso –
Morgana si avvicinò e si inginocchiò di fronte a lui – Ora siamo con te, mio Re –
Lui sorrise debolmente e gli accarezzò la guancia pallida, poi guardò Oscar e André – Avalon ci ha dato un’altra possibilità e, per Dio e per tutti gli dei di oggi e di domani…Ce la farò…Mi hanno detto che da qualche parte è scritto che sono anche Imperatore di Roma…Quindi vivere una vita normale…Non mi fa paura (n.d.a.: in effetti nell’opera di Thomas Malory Artù, prima dello scontro finale con Mordred, sconfigge un certo Imperatore Lucio conquistando Roma e proclamandosi Imperatore) –
Oscar sorrise – E così sia, Vostra Maestà –
Artù inarcò le sopracciglia – Oh! Ma questa è la vostra festa e noi siamo qui con dei regali –
André rimase sorpreso – Regali…Ma credevo che questo palazzo fosse già un regalo più che abbonante –
Morgana strinse le labbra – Perdonami, sir André, ma questo palazzo era di proprietà della famiglia de Jarjayes e lo abbiamo solo custodito per voi…E poi siamo nobili. L’etichetta impone di portare dei doni in casa altrui, specialmente a chi ci ha aiutato –
André sospirò – Si…Certe cose non cambiano mai… -
Artù sorrise e indicò un punto nella stanza. Oscar e André si girarono e videro una cassa su un tavolo. Si avvicinarono ed aprirono il coperchio. Oscar rimase a bocca aperta e prese in mano Excalibur. André alzò la lancia di Lug e poi prese la piccola pietra rossa. Oscar appoggiò la spada e, con mani tremanti, tirò fuori l’ultimo oggetto: una coppa in legno rovinata dal tempo. La sollevò in alto e poi guardò gli altri – Ma questi sono… -
Viviana annuì – Sono solo oggetti…Per secoli hanno provocato guerre e lutti, è vero, ma hanno anche riscaldato i cuori e incitato l’umanità…Ad essere migliore. Ci sembrava giusto che restassero qui, con l’ultimo campione di Avalon e con il suo scudiero –
Oscar strinse al petto la coppa e guardò Morgana – E…E dove andrete –
Morgause sorrise e accarezzò il braccio di Artù – Merlino ci ha dato l’idea –
L’altra aggrottò la fronte e Morgana annuì – Quando è morto ha lasciato un messaggio in latino: “Honolulu Advene” che all’epoca non avevamo compreso –
André sbatté le palpebre – Honolulu…Arrivo…Ma è… -
Morgana sospirò – Si! In effetti abbiamo scoperto molto tempo dopo chi era il suo fantomatico amico Walt…E di cosa parlavano…Comunque abbiamo a nostra disposizione un’intera isola in quella parte del mondo che ci siamo letteralmente comprate e dove vivremo, se gli dei lo vorranno, in pace –
Oscar inspirò a fondo – Una nuova Avalon, quindi…E questo…Questo è un addio? –
Morgana si avvicinò a lei e gli mise una mano sul braccio – Nostro fratello deve ancora recuperare tutte le sue forze e poi…Poi chissà…In effetti, Lady Oscar, siamo entrati nella tua storia e ci siamo rimasti fin troppo. E’ il momento che voi, come noi, riprendiate la vostra vita e che sfruttiate fino in fondo la nuova possibilità che Avalon vi…Ci ha dato – disse e gli porse la mano – Addio, cavaliere –
Oscar strinse ancora di più la coppa a sé e gli prese la mano – Addio…Addio mia buona….Fata Morgana –
 
E anche dopo la partenza di Morgana e degli altri la festa era continuata e stava continuando ancora all’alba. Oscar, per nulla stanca stava guardando il sole alzarsi dal giardino del palazzo. André le si avvicinò e le cinse le spalle – Pensierosa? –
Lei sorrise debolmente – E chi non lo sarebbe…Spero…Spero che possano trovare la pace e una nuova vita…Come noi…Te lo ricordi André? Te lo ricordi quel giorno? Quell’alba che avrebbe segnato le nostre vite, quelle della Francia e del mondo? Era l’alba di una nuova era che eravamo pronti a vivere o a morire perché altri potessero viverla…Non c’è nessun evento storico adesso, ma di una cosa ti assicuro, mio amatissimo André…Io sono pronta ad affrontare la vita con te –
Lui annuì e la strinse a sé – Sono con te. E ancora non ci credo che in questo palazzo abbiamo la spada di Re Artù, la lancia di un semidio extraterrestre con tanto di pietra magica e….E….E… -
Oscar lo guardò – E la coppa del figlio di un falegname della Giudea, André, non dimenticarlo mai. Quegli oggetti non sono magici, non più, perlomeno e, per fortuna, solo noi sappiamo il loro valore – disse e si girò verso di lui – Io ti amo, André –
Lui appoggiò la fronte sulla sua – Io ti amo, Oscar –
Un rumore la fece girare e vide uno stormo di bianche colombe che spiccava il volo. Poi, come arrivata dal nulla, un’ombra nera si appollaiò sulla testa di una statua sopra di loro. Era un grande e maestoso corvo nero. L’uccello fissò Oscar e André per lunghi attimi, ricambiato, poi spalancò le ali, si piegò in avanti, come in un inchino e spiccò il volo nel cielo ormai chiaro.
 
 
Beh! E’ finita! Spero che questa storia, tutta, sia piaciuta ai lettori. Ringrazio tutti coloro che mi hanno spronato ad andare avanti con le loro recensioni e a quanti con me si sono appassionati e hanno gioito e sofferto con i personaggi del ciclo arturiano e di Lady Oscar. Alla fine ho voluto dare a tutti quanti loro una nuova possibilità ed un nuovo inizio; ho voluto rendere buoni alcuni cattivi, come Jeanne Valois e incattivire (per non dire incarognire ancora di più) altri come Fersen e Yolande de Polignac. Nel momento in cui ho iniziato a scrivere quest’ultima parte la Regina Elisabetta II era ancora saldamente sul suo trono e ho voluto inserirla alla fine (non se l’abbia a male Re Carlo). God save the Queen. Rest In Peace, Betty.
 
GRAZIE A TUTTI!
   
 
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