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Autore: Orso Scrive    27/03/2023    1 recensioni
Dal 1963 a oggi, ci sono state due costanti irrinunciabili: la minaccia della guerra atomica e i Nomadi. Sulla prima non ho voce in capitolo. Ma sui Nomadi, qualcosa da dire ce l’ho pure io. Insomma, quest’anno compiono sessant’anni. Sessant’anni suonati, è proprio il caso di dirlo! Ho pensato, allora, di scrivere dei brevi racconti – in certi casi, poco più che semplici pensieri – ispirati ad alcune delle loro canzoni. È il mio personale tributo a questo gruppo musicale che, con le sue note, mi ha accompagnato in pratica da sempre.
Per dirla a modo loro, come sempre, sempre Nomadi!
Genere: Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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DOVE SI VA

(2006)

 

dove si va,

come si fa,

se vivere da queste parti è come tirare a sorte…

 

I Nomadi a Sanremo.

No, dico: I NOMADI A SANREMO.

Quello fu tipo l’annuncio dell’anno. E quando mai era accaduto?

A dire il vero, un fatto del genere, era già avvenuto una volta. Per la precisione nel 1971, quando avevano partecipato con la canzone Non dimenticarti di me ed erano stati eliminati alla prima serata. Quel festival me l’ero perso, complice il fatto che mancassero ancora ventuno anni al giorno della mia nascita. Un dettaglio non trascurabile, quando si tratta di guardare qualcosa alla televisione. Ma quello del 2006, intendevo guardarmelo tutto, dall’inizio alla fine.

Non che me ne fregasse davvero qualcosa, di Sanremo. Non me ne è mai importato troppo. Anzi, diciamo che non me ne è mai importato nulla. L’ho sempre trovato noioso e pacchiano, per non dire di peggio. Ma quell’anno… eh, quell’anno c’erano i Nomadi!

A quel tempo, avevo quattordici anni e andavo ancora a scuola.

E andare a scuola richiedeva un determinato sacrificio: a una certa ora, toccava andarsene a nanna.

Guardo i Nomadi e poi vado a dormire, mi dissi.

Solo che i Nomadi non arrivavano mai.

E mai.

E ancora mai.

Insomma, evidentemente anche i vertici della Rai avevano intuito il loro potenziale. E, così, per tenere incollato il pubblico fino all’ultimo allo schermo, li fecero esibire a fine serata, quando la mezzanotte era ampiamente passata da un pezzo… e io ero già nel mondo dei sogni.

Li vidi il giorno dopo, finalmente. E, come previsto, dopo la loro esibizione – a un orario a portata di studente quattordicenne, questa volta – spensi la televisione e me ne andai a letto. Di primo acchito, la canzone che presentarono non mi disse molto. Poi, riascoltandola meglio, la trovai sempre più bella.

Nella serata dei duetti fecero coppia con Roberto Vecchioni, un’accoppiata vincente, che li condusse alla finale. Vinsero qualcosa – credo il premio della sala stampa – ma non riuscirono a conquistare il primo posto.

Arrivarono proprio a una piuma di piccione dal riuscire a conquistarlo.

E quella fu la prima e ultima volta in vita mia che guardai il Festival della Canzone Italiana.

 

sai, il tempo è scivolato via

ma non è stato tutto inutile,

io saprò vederti crescere

è una promessa che non mancherò…

 

 
   
 
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