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Autore: agility_e    25/05/2005    4 recensioni
Salve a tutti! Se siete arrivati fin qui, vuol dire che almeno le prime due righe della fic volete leggerla...quindi non vi rubo tempo! Vi dico solo una cosa: il racconto è ambientato dopo il periodo scolastico di Harry, Ron e Hermione. Ed è il continuato della mia one-shot: La mia Morte... Agility_e
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FANFICTION DI AGILITY_E

Nota...

Salve a tutti! Se siete arrivati fin qui, vuol dire che almeno le prime due righe della fic volete leggerla...quindi non vi rubo tempo! Vi dico solo una cosa: il racconto è ambientato dopo il periodo scolastico di Harry, Ron e Hermione. Ed è il continuato della mia one-shot: La mia Morte... Agility_e

Consiglio: LEGGETE LE FIC DI KARMENSITA! La mia sorellina virtuale...è una gran scrittrice...giurateci pure che farà successo! XD

PROLOGO

 

Mille pensieri si mescolavano nella mente confusa e preoccupata di Harry, intrecciandosi l'un l'altro, e creando solo che confusione maggiore all'ex Grifondoro.

Si trovava nel parchetto di Privet Drive, dove era solito andare a sfogarsi, e pensare, nella sua vita con i Dursley: sopratutto nel periodo scolastico. Era all'incirca la vigilia di Natale. La neve cadeva lentamente, e a piccole fave, una qui...una la...

Un unico grande lampione, proprio sopra la sua testa, illuminava uno sprazzo circolare di luce, su cui Harry si trovava esattamente nel centro.

Tutto bianco. Armoniosamente, e romanticamente bianco. Non si scorgevano neanche le ombre delle altalene del parchetto, ne di qualche cartello stradale, o magari un mozzicone di sigaretta...nulla. Solo, uno spazio circolare di neve, illuminato fortemente da un alto lampione. E ivi Harry pensava.

Gli occhi socchiusi, mentre il mento era lievemente rivolto verso l'alto. Le mani erano aperte verso l'insù...l'espressione del viso rilassata.

Era buio pesto, a parte la luce del lampione, ed era una delle sere invernali più fredde che si fossero mai viste a Privet Drive da anni, e Harry indossava semplicemente una felpa blu scura, impregnata di neve, e acqua fredda, ghiacciata...ma non sembrava preoccuparsene...anzi, aveva l'aria di essersene rimasto li impalato da molte ore, dato che le impronte che mostravano il suo arrivo, erano scomparse sotto le nuove ondate di neve fresca, e la sua espressione era pacata...

Ormai gli arrivava alle caviglie. Un paradiso bianco, nel luogo dove più era stato umiliato...un posto incantato, dove il pensiero accellerava la sua velocità maggiormente a quella del cuore, che viceversa smetteva a poco a poco di battere...un leggero sussulto nel petto di Harry...

Era tranquillo e razionale da come non lo era da anni...le preoccupazioni e i suoi affanni erano ancora ben presenti nella sua mente, ma piuttosto che infastidirlo o preoccuparlo, lo lasciavano indifferente.

E sempre, in quella posizione strana, rimaneva immobile a pensare.

Forme, immagini e colori, gli attraversavano la mente fugacemente, sotto quella meraviglia bianca. Vedeva e percepiva ogni suono. Una formica camminava nella neve, interperrita, implcabile...poi non si mosse più...

Un uccellino molto lontano spiccava il volo verso un albero su cui ripararsi dalla neve, stridendo acutamente indignato...il suo eco volteggiò nell'aria per qualche secondo, prima di spengnersi con una leggera vibrazione...

Era il padrone. Poteva sentire un cane mugulare sotto la neve a due miglia di distanza, o le persone cantare nelle case li vicine...era lui il capo sovrano di tutto...e immerso in quello spiazzo di neve, aspettava, implacato...

Ad un tratto nello spiazzo, si sentì come uno frusciare nella neve. Prima, eccheggiava, come lontano, a tratti più lento, ad altri velocizzando il passo...due paia di scarpe attraversavano la neve li, nei paraggi...Harry non se ne curò...

Ma poi, i passi parvero farsi sempre più forti, finchè il loro rumore nella neve, non divenne quasi insopportabile alle orecchie sensibili di Harry...

Poi i passi si fermarono. Erano giunti in prossimità del semicerchio di neve su cui Harry faceva da centro...un passo e sarebbe entrato, Harry lo percepevia...sentiva la sua indecisione, come se temesse qualcosa, o qualcuno...poi una voce parlò.

- Salve Harry Potter -.

Era la voce grave di un uomo di circa quarant'anni. Era come tonante.

Harry s'accorse che le sue orecchie erano diventate velocemente, quasi sorde, o comunque...attutivano i suoni. Di fatto udiva semplicemente quella voce, forte nei suoi timpani, mentre non sentiva più, i suoni di qualche persona che attraversava la strada, o una macchina che procedeva a piccola velocità...

Eccheggiava dura come la roccia, e armoniosa...aveva un qualcosa di saggio, come se stesse ascoltando qualcuno che lo conosceva gia, che quasi...lo avesse incontrato apposta...

Harry aprì finalmente gli occhi. Voltò lentamente la testa verso la direzione da cui proveniva la voce. C'era come un'ombra, ferma immobile...l'uomo non era ancora entrato nel raggio del lampione, e se ne stava si immobile, invisibile, eppure percepibile...dava una strana sensazione. Come di essere inferiori a lui.

- Non credevo che ti avrei trovato qui, Harry. Così presto -.

Harry era sicuro di non aver mai incontrato una persona che possedesse una voce così...non la conosceva, fine della storia. Eppure lui, gli rivolgeva la parola come se fosse un amico d'infanzia, oppure una persona conosciuta...e Harry, senza saperne il motivo, capiva che quell'uomo si stava divertendo...percepiva il suo stato d'ebbrezza intrinseco di una calma platonica, quasi irreale...quasi vedeva il suo sorriso...

Ma Harry, ora era lui il padrone. Socchiuse nuovamente la voce, e alzando nuovamente il viso verso il cielo, rimase in quella posizione.

La voce sospirò.

- Sai, mi rattrista molto, averti incontrato a questo punto della tua vita. Stavi per farcela -.

Harry rimase in quella posizione, e tirò su col naso. Non rispose.

La voce ne sembrò deliziata.

- Vedi, tu non sei al parco comunale numero quattro di Privet Drive come credi d'essere, invece. Tu - disse puntando un braccio contro Harry, entrando dentro il fascio di luce del lampione, in modo che si vedesse solo quello - rivivi questo posto, perchè è stato il tuo rifugio e la tua fonte di speranza per molte estati, Harry -.

Quella voce aveva qualcosa di suadente, quasi emozionante. La sensazione di purezza e libertà che Harry aveva provato fino a qualche minuto fa, era frammentata da una strana eccitazione. La voce, eliminando ogni altro minimo rumore, che non fosse quello della neve che cadeva per terra, riprese a parlare, sempre tenendo alto il braccio puntato contro Harry.

- Perchè ti ostini? Sai, ho notato spesso, quando ti osservavo vivere le tue avventure, che tu non ti arrendi mai. Per molti dei tuoi nemici, e anche amici, questo era irritante -.

Harry aprì gli occhi, ma non degnò di un solo sguardo, l'ombra che appena s'intravedeva nel buio.

Tirò su col naso prima di rispondere. - A quanto pare lei sa molte cose -.

Il braccio si abbassò, ma l'uomo che aveva quella voce così magnifica rimase nell'ombra.

- Questo è vero - rispose con semplicità.

Harry rimase nella sua posizione, gli occhi aperti. - E lei non mi dice perchè mi sta disturbando, e sopratutto chi è. Questo è irritante -. Lanciò un'occhiata furtiva verso l'ombra.

L'uomo ridacchiò. - Anche questo è vero - si limitò a rispondere.

Harry posò le braccia lungo i fianchi, e si voltò verso quella voce. Piegò di lato la testa, poi socchiuse gli occhi, e ispirò profondamente e lentamente prima di riaprirli.

- Allora mi dica - gli disse freddamente Harry.

La voce rise ancora. - Cosa, Harry? -.

Harry non s'arrabbiò, mantenne sempre il tono di voce freddo e formale che aveva usato anche prima. - Chi è lei? -.

L'uomo sospirò. Harry vide chiaramente, l'uomo scuotere il capo. Poi finalmente, lui entrò nel fascio di luce.

Era un normalissimo uomo Babbano di una certa età. Era anche lui vestito precariamente per una nevicata così forte, ma, a differenza di Harry, non era ne bagnato, ne vagamente infreddolito o intorpidito. Si limitava a sorridere.

Harry se l'era aspettato che la voce avesse quell'aspetto di finta sicurezza e gentilezza...in realtà, lo stava prendendo in giro...lo stava umiliando di nuovo, in quel parco di merda.

Harry decise, che era meglio riformulare la domanda con calma, prima di arrabbiarsi con quel tizio. - Chi è lei? - chiese freddamente.

Lui annuì con espressione vaga. Poi guardò Harry con espressione quasi triste.

- Vedi Harry. Questo...cioè il nostro incontro, nella realtà non è accaduto. Io non sono nessuno, e se tu provi a ricordare, come sei finito fin qua...probabilmente non avrai più domande da pormi. Avanti, prova -.

Harry lo osservò seccato. Aveva ragione, quel vecchiaccio disutile stava mettendo in scena quella grande panzana solo per divertirsi sotto la neve...probabilmente era uno svitato che si divertiva così: importunando la gente.

- Io credo che stia farneticando - rispose Harry con un tono che era l'esatto opposto dello stato del suo carattere in quel momento: calmo e pacato.

L'uomo ridacchiò, con quella risata grave e fastidiosa. Piegò la testa a destra e non rispose.

Harry mugulò il suo stato di rabbia e inquietudine. Poi si rivolse all'uomo.

- Vede non sono un indovino io, ne un chiromante di merda, come sicuramente sarà lei. Vede per me non è un bel momento, e preferirei rimanere da solo, chiaro? - gli disse, gli occhi che mandavano tuoni.

Ma l'uomo si limitò a sorridere sornione. - Certo lo so che non è un bel momento per te, Harry - rispose con estrema semplicità.

Harry lo mandò a fanculo rapidamente, e senza motivo, si sentì anche in colpa. Per fortuna l'uomo non sembrò offeso a questo suo sfogo di rabbia, anzi sorrise comprensivo. - Sfogati, Harry, ne avrai bisogno - disse con lo stesso tono di voce.

Harry si era stufato. Con la voce che lievemente aveva preso una brutta piega, brutta per l'uomo, gli rispose. - O, mi dice che cazzo vuole. O io la picchio, qui, in mezzo alla neve, così magari si congela e la trovano domani mattina...che ne dice? Si può fare? - rispose.

L'uomo smise di annuire. Poi guardò un orologio da polso, e si voltò verso di Harry con un sorriso. - Credo che hai ragione - disse pacato - Non ci rimane molto tempo -.

Harry lo osservò con un'espressione quasi omicida. - Tempo per cosa? Vecchiaccio di merda? Eh? - disse vagamente alterato.

L'uomo non se la prese male, anzi, sorrise sempre di più. Poi, incrociando le braccia gli rispose. - Non so se ti ricordi veramente cosa ti ha condotto qui...ma siccome non c'arrivi, ti do un indizio. Voldemort -.

Ora Harry sapeva tutto. Sospirò, voltando la testa di lato, non mostrare all'uomo che aveva ceduto, e che stava piangendo. Poi, quando ebbe finito, e ci vollero pochi minuti, si voltò verso il vecchio. - Sono morto, vero? - disse in tono sommesso.

Il vecchio lo guardò con un'occhiata indecifrabile. - Quasi. Io sono qua per aiutarti a scegliere -.

Harry lo osservò vagamente perplesso. - Scegliere cosa? - rispose.

L'uomo lo squadrò da capo ai piedi prima di rispondere.

- Decidere se vuoi tornare in vita come fantasma, o...proseguire -.

Harry scoppiò a piangere. Non riuscì a rispondere.

Il vecchio annuì comprensivo. - Tutti fanni così - mormorò quasi a se stesso.

Harry alzò il capo, mentre gli occhi si gonfiavano di lacrime.

- Non ho altra scelta? - chiese in un mormorio sfocato, triste e colmo di tutta la disperazione umana.

L'uomo sospirò. - Un'altra scelta ce l'hai - disse - Vuoi saperla? -.

Harry annuì.

L'uomo proseguì. - Tornare in vita. Vita vera, no fantasma. Però, se dovessi morire un'altra volta, non potrai neanche più andare nel paradiso, o nell'inferno, o nella qualsiasi cosa ci sia al di la...io non la conosco...-.

Harry sembrò aumentare di tristezza. Scivolò sopra la neve, e sedendosi con le gambe piegate, e il capo tra le mani, pensò. Dopo cinque minuti diede la sua risposta.

- Vado avanti -.

L'uomo scosse il capo. - No. Voglio darti un'altra possibilità. Sconfiggi Voldemort, e la prossima volta che morrai, ci rincontreremo, e potrai scegliere di continuare...muori senza averlo ucciso, e purtroppo svanirai come la polvere...a te la scelta. Che mi dici? -.

Harry rispose senza esitazione. - Combatto naturale -.

L'uomo sorrise, avvicindadosi a Harry, gli chiuse le palpebre a Harry che scomparve, poi, con dei fruscii, uscì dallo spazio sotto il lampione, che si spense.

 

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Ammetto che questa è la fic che ho iniziato meglio, almeno per me. Salute.!!

Dedicata a Karmensita, sei un mito

e

a Erika

  
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