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Autore: Dreamer47    29/03/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
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Hunter's Legacies
Capitolo 56


"Dormi bene, piccola mia. E non uscire dal letto stanotte: mi piacerebbe dormire almeno un paio d'ore ogni tanto, topina". 
Seduta sul bordo del letto, Isobel le sfiorò la testa con dolcezza e le depositò un bacio dolce fra i lunghi capelli rossicci esattamente come i suoi, facendole il solletico sulla pancia e facendola ridere di gusto; Abby si mosse nel suo lettino, spingendo appena le mani della madre per farla smettere nonostante le piacesse quel modo complice con cui la sua mamma giocasse insieme a lei. 
"Mamma, puoi fare venire Dan nella mia stanza? Ti prego, finché non mi addormento!" esclamò la piccola giungendo le mani in preghiera, mettendo su la sua espressione più dolce per far cedere la madre. 
Isobel sorrise intenerita e scosse la testa in segno di negazione, ricordando alla figlia che ormai fosse una bambina grande di sei anni e che non doveva aver paura di stare da sola la notte, ed Abby in risposta mise su il broncio tipico di quando stesse per piangere facendo sgranare gli occhi alla mamma che scosse la testa; si allungò per raggiungere il comodino della bambina, afferrando il suo coniglietto di pezza preferito e muovendolo con un sorriso incoraggiante davanti al suo viso. "Che ne dici di dormire con Mr. Jackson? Potrebbe fare la sua danza speciale nel caso in cui tu avessi paura". 
Abby rise divertita e afferrò il suo coniglietto che le avesse regalato il suo papà qualche anno prima e lo mise sotto le coperte insieme a lei, e sentí il bacio caldo e amorevole di sua madre sulla sua fronte, tranquillizzandosi subito e stiracchiandosi appena, segno che fosse pronta per dormire. 
Isobel strofinò con delicatezza il suo naso contro quello di sua figlia e sorrise, alzandosi e dirigendosi verso la porta, indugiando qualche secondo prima di spegnere la luce. 
"Ti voglio tanto bene, Abby. Sei la mia bambina speciale e la tua mamma non ti lascerà mai. Te ne ricorderai per sempre, non è vero? Qualsiasi cosa succederà, tu rimarrai sempre il mio cuore". 
La piccola annuí con un sorriso felice ed osservò la madre spegnere la luce della stanza ed accostare la porta, per poi sparire nel corridoio della casa e raggiungere il padre al piano di sotto. 
Abby era una bambina allegra, sempre sorridente e sempre pronta a giocare con le sue amichette e specialmente con il fratello Daniel che, nonostante fosse sette anni più grande e adesso fosse un ragazzetto di dodici anni, non aveva mai smesso di stare dietro alla sua sorellina; Isobel e Jack erano soliti definirli come due gemelli siamesi che vivevano la loro vita a stretto contatto, per quanto il loro rapporto fosse stretto. 
Abby chiuse gli occhi e bastò poco per farla sprofondare in un profondo sonno, stanca per le corse sfrenate in giardino in cui lei e Dan si fossero lanciati per tutto il pomeriggio mentre la piccola Silver si dimenava nel box posto sulla veranda e osservava i suoi fratelli.
Sarebbe stata una notte come tutte le altre, se solo un forte rumore di vetri infranti non l'avesse fatta sobbalzare nel suo lettino; sgranò gli occhi e si spaventò molto, stringendo forte al petto il suo Mr. Jackson per controllare la paura e fece come le avesse insegnato suo padre, controllando il respiro e chiudendo gli occhi. 
Delle strane voci al piano di sotto la inquietarono parecchio ed Abby non riuscì a controllarsi, e scese velocemente dal suo lettino spinta dalla paura stringendo ancora a sé il suo pupazzo di pezza, e corse in direzione della porta della sua stanza uscendo di corsa nel corridoio senza neanche guardare dove stesse andando.
Sbatté con l'intero corpo contro qualcosa di duro, ritrovandosi sdraiata sul pavimento e senza rendersene conto dalla sua gola uscí un grido terrorizzato, tenendo ancora gli occhi chiusi per la paura di trovarsi davanti ad un mostro o qualcosa di simile. 
"Smettila di urlare, stupida. Sono io!".
Abby sentí le lacrime rigarle il volto e aprì gli occhi immediatamente perché aveva riconosciuto quella voce così familiare e guardò il fratello chinarsi su di lei per aiutarla ad rialzarsi, asciugandole il viso bagnato con delicatezza. 
Un rumore al piano di sotto attirò la loro attenzione ed entrambi si girarono verso le scale, ed Abby subito si attaccò alla gamba del fratello maggiore iniziando nuovamente a piangere, mentre degli strani passi lenti giungevano sempre più vicini a loro dalla scala. 
"Che cos'è?". 
Dan zittí la sorella e la spinse dietro di sé tirandola dal suo pigiama rosa, sgranando gli occhi ed indietreggiando lentamente mentre un'ombra strana veniva proiettata sul pavimento del primo piano; passo dopo passo, Abby si spaventò sempre di più ed aumentò la stretta sulla gamba del fratello, che le strinse una mano per cercare di tranquillizzarla. "Ti proteggerò sempre Abby, nessuno ti farà mai del male finché ci sono io. Non avere paura, sorellina". 
La figura di un uomo sulla sessantina con gli occhi neri e uno strano giubbotto catarifrangente sbucò improvvisamente dalla scala, ed Abby non riuscì a trattenersi iniziando ad urlare con un acuto assordante facendo girare il demone nella sua direzione, e Dan sgranò gli occhi per qualche secondo, fin quando afferrò forte la sorella e la prese fra le braccia, correndo il più velocemente possibile nella camera dei genitori e chiudendosi a chiave. 
L'uomo iniziò a colpire la porta forte intimando ai due bambini di aprirgli e che non gli avrebbe fatto nulla di male, e tutti quei colpi svegliarono la piccola Silver nella culla accanto al lettone dei genitori, unendosi al pianto e alle urla incontrollate di Abby che si tenesse ancora stretta a suo fratello.

Abby sgranò gli occhi e si tirò a sedere di scatto sul letto svegliandosi bruscamente, respirando in modo affannoso e pressandosi una mano sul petto in tempo per sentire il suo cuore battere velocemente, quasi avesse tutta l'intenzione di uscire e fare un giro nella stanza. 
Passò l'altra mano fra i capelli, sentendo la fronte madida di sudore mentre nella sua mente circolarono ancora una volta le immagini di quell'incubo fin troppo vivido che avesse iniziato a sognare nelle notti delle ultime tre settimane. 
Abby sentí Dean sbuffare al suo fianco e guardare l'orologio al suo polso, per rendersi conto che fossero ancora le quattro meno un quarto del mattino e che la donna avesse avuto un altro dei suoi ormai soliti incubi; si sedette sul letto ed allungò una mano verso la abat jour sul comodino per accendere la luce, appoggiando la schiena contro la spalliera di legno del letto e sospirando mentre si voltava leggermente verso di lei. "Solito incubo?". 
La ragazza annuì leggermente con il respiro ancora irregolare, passandosi le mani sul volto con aria profondamente stanca perché aveva davvero bisogno di dormire, ma quell'incubo non le permetteva di farlo: era sempre lo stesso, non cambiava mai nulla. 
Ma non andava mai neanche avanti, impedendole così di capire cosa diavolo fosse accaduto quando i due fratelli fossero rimasti chiusi nella stanza dei genitori, mentre la sorellina minore piangeva nella culla, non prendendo neanche per un istante in considerazione che quei bambini potessero essere proprio lei ed i suoi fratelli. 
"Scusa, non volevo svegliarti. Torna pure a dormire..". 
Abby si alzò ed indossò un cardigan scuro abbandonato sulla sedia della scrivania, chiudendoselo alla vita e lasciando fuoriuscire i lunghi capelli rossicci sulle spalle; quasi non si accorse del fatto che Dean si fosse alzato nel suo stesso momento e l'avesse raggiunta, fin quando non le cinse i fianchi con le braccia e la strinse contro il suo corpo. 
Si beò di quel contatto respirando sul suo petto e lasciandosi cullare dall'uomo che in quelle tre settimane in cui fossero tornati insieme a tutti gli effetti, stesse provando di tutto per aiutarla. "Non arrabbiarti per ciò che sto per dirti, ma dovresti proprio chiamare Dan". 
Si irrigidí e sollevò un sopracciglio, stringendo i pugni e sentendo ancora la rabbia montarle dentro quando sentiva parlare di suo fratello; così Abby scosse la testa e sollevò il viso verso di lui con un sorriso perché non voleva litigare, sollevandosi sulle punte per baciargli castamente le labbra. "Torna a letto, vado a controllare Mary e torno subito". 
Dean la vide divincolarsi dalla sua presa ed aprire la porta per poi richiudersela alle spalle, sfuggendo per l'ennesima volta all'argomento di cui lui cercasse di parlarle più spesso; capiva che fosse arrabbiata, ma Abby non era neanche rimasta a sentire le motivazioni del suo stesso fratello, né aveva deciso di fermarsi a parlare con la madre che avesse appena ritrovato. 
Si era solamente ritrovata ad avvertire Silver, che diede di matto quando venne a sapere del ritorno di Isobel e del fatto che Dan ne fosse a conoscenza da probabilmente molto tempo: esattamente come Abby, anche Silver si era chiusa a riccio nei confronti del loro fratello maggiore, e adesso Dan si ritrovava ad avere due sorelle arrabbiate a morte con lui. 
Dean aveva ascoltato il consiglio di sua madre Mary, che però ancora dopo tre settimane faticasse ad adattarsi al nuovo mondo, che gli avesse detto di lasciare ad Abby il suo spazio ed il suo tempo per metabolizzare ciò che avesse scoperto, ma a Dean sembrava tanto una stronzata: lui conosceva Abby meglio di chiunque altro, sapeva come ragionava, ciò che pensava. 
E sapeva come funzionasse la sua mente, capendo su cosa fossero incentrati quegli incubi senza che lei avesse bisogno di parlare. 
Ma Abby si rifiutava anche solo di sfiorare l'argomento Isobel e Dan, e per tutto il resto del tempo fingeva di poter vivere in tranquillità, di essere in pace con sé stessa, anche se dentro di lei bruciasse il desiderio di conoscere la verità.
E in più Dean aveva capito quanto le mancasse suo fratello, quanto avesse bisogno di lui. 
Senza neanche rendersene conto, Dean si era ritrovato seduto sul bordo del suo letto tenendo fra le mani il suo cellulare, intento a fissare il nome e il numero del maggiore degli Harrison sentendo dentro di sé una grossa titubanza. Fanculo, lo faccio.
Si portò il telefono all'orecchio e iniziò a sentire gli squilli tipici di una chiamata, passandosi l'indice e il pollice sulle palpebre ed iniziando a sperare che Dan non fosse troppo impegnato per non rispondere, quando dopo una lunghissima attesa quasi eterna Dean udì una voce maschile dall'altro capo del telefono. "Pronto?". 



"Mi spiegate perché oggi avete tutta questa voglia di andare da mia sorella? Ci sarà rigurgito di bambino ovunque, Nathan è un idrante a spruzzo negli ultimi giorni.." sussurrò Abby sospirando seduta sui sedili posteriori dell'Impala, sistemando per l'ennesima volta la cintura che Mary avesse iniziato a togliersi per divertimento, solamente per far arrabbiare la madre. 
"Ma mamma, a me piace stare dalla zia Silver! E il mio cuginetto è così strano e divertente!" esclamò Mary ridendo di gusto e iniziando a giocare con la sua bambola cercando di sporgersi sul sedile anteriore. 
Dean sollevò un sopracciglio e guardò Abby tramite lo specchietto retrovisore con espressione fiera e divertita, conscio dopo le parole di sua figlia di aver fatto bene a portare tutta la famiglia a casa di Silver; mise su la sua espressione da te lo avevo detto e la donna scosse la testa, voltandosi verso il finestrino e sbuffando. 
"Dico solo che avremmo tante altre cosa da fare: come cercare voi sapete chi prima che distrugga l'ennesimo tramite. E poi abbiamo lasciato Mary da sola al bunker!". 
Sam accennò un sorriso e la guardò dallo specchietto laterale senza che lei se ne rendesse conto e vide il suo viso tirato e contratto dal nervosismo di vedere sua sorella, dato che avesse smesso da un bel pezzo di rispondere anche a Silver.
"Castiel e Anael si stanno occupando di tu sai chi e nostra madre starà bene ugualmente anche se per una giornata starà da sola. Credo che le faccia bene del tempo per sé stessa". 
Abby ascoltò l'opinione di Sam e fece spallucce senza neanche rispondere, fingendo di non notare la maniera in cui Sam e Dean si fossero scambiati un'occhiata eloquente: sapevano che Abby avrebbe sicuramente amato di più aiutare i loro due anici angelici nella ricerca di Lucifer, piuttosto che passare una giornata in famiglia. 
Forse perché sapeva che non fosse più proprio una famiglia dopo il tradimento di Dan che ancora le bruciasse nelle vene; forse perché le dava parecchio fastidio che suo fratello non si fosse fatto vivo in tre settimane, che non avesse cercato di spiegarle e che l'avesse lasciata andare, che avesse scelto Isobel invece che lei. 
Abby si risvegliò dai suoi pensieri quando udì Mary urlare di felicità e battere la manine, iniziando a oscillare la testa portando con sé le trecce che sua nonna le avesse fatto per concedere ad Abby e Dean almeno il tempo di farsi una doccia e di prepararsi prima di uscire; la madre sorrise a quelle urla piacevoli, perché sapeva quanto sua figlia fosse felice di vedere gli zii Silver e Matt ed il cuginetto Nath. 
Quando sentí Dean tirare il freno a mano e sentí la macchina completamente ferma, Abby si sporse per baciare forte la guancia della sua piccola ed attirarla più vicina a sé, facendola ridere di gusto mentre si divincolava e le metteva le mani piccole su tutta la faccia, facendo ridere anche la madre che si affrettò a toglierle la cintura per farla scendere dal lato del marciapiede con un sorriso, mentre la vedeva correre verso il vialetto della casa di sua sorella. 
Scese anche Abby e presto Dean le afferrò una mano per attirarla il più vicino alla casa, iniziando a distrarla con dei discorsi che suonarono parecchio strani alla ragazza, che sollevò un sopracciglio e cercò lo sguardo di Sam per capire cosa stesse accadendo, quando si accorse che il minore non fosse mai sceso dall'auto e che fosse rimasto in auto e che Dean stesse portando con un sé un borsone che riconobbe come il proprio. 
Piantò i piedi a terra e sgranò gli occhi, guardandosi attorno con aria confusa quando solo in quel momento riconobbe il Suv nero posteggiato proprio davanti l'Impala, la stessa auto che avrebbe riconosciuto fra mille; sollevò lo sguardo furioso verso il suo e Dean pensò che non avesse mai davvero avuto paura nella sua vita fino a quel momento. 
"Dovevi affrontarlo prima o poi, ragazzina. Lo sai. Ho solo accorciato i tempi!" esclamò Dean facendo spallucce e sospirando rumorosamente, deglutendo a fatica per il modo in cui lo stesse guardando. 
Abby cercò di dire quanto fosse stato uno stupito ad agire alle sue spalle in quel modo e che avrebbe subito ripreso Mary per tornare a casa in più velocemente possibile, perché non aveva nessuna intenzione di parlare con chi fosse all'interno della casa, ma quando la porta di casa si aprí un urlo sorpreso e felice giunse alle sue orecchie facendole capire che ormai fosse troppo tardi anche per scappare. "Zio Daaan!!".
Le risate divertite della piccola giunsero alle orecchie dei due genitori e Abby scosse la testa passandosi la mano sulla fronte, rassegnata all'idea di subire ciò che Dean avesse organizzato a sua insaputa; l'uomo si avvicinò di più a lei e le passò il borsone, sporgendosi per baciarle la guancia in maniera tenera e dolce e sospirando. "Cerca di essere ragionevole e di ascoltare, per una volta. È sempre tuo fratello". 
Abby serrò le braccia al petto e sbuffò aria dal naso, guardandolo in cagnesco e iniziando a capire ciò che l'avesse spinto a compiere quel gesto, ma nonostante ciò la ragazza mantenne un'espressione quasi più dura che andò via via scemando. "E dopo la trappola in cui mi hai attirata oggi, tu potresti essere il mio ex ragazzo. Di nuovo". 
Dean la guardò con aria divertita per le sue parole, scuotendo la testa ed afferrandole il viso fra le mani per poi baciarle la fronte con un sorriso. "Non puoi vivere senza di me come io non posso vivere senza di te, lo sai". 
Abby roteò gli occhi al cielo infastidita e lo spinse appena indietro per entrare in casa, ma guardando nei suoi occhi si rese conto che lui e Sam non sarebbero rimasti, e sollevò un sopracciglio. "Vai a caccia e mi scarichi qui, non è vero?". 
Dean accennò un sorriso e fece spallucce, avvicinandola a sé dai fianchi e prendendosi un momento per guardarla meglio fino a diventare più serio. "Castiel e Anael hanno una pista su Lucifer a Los Angeles. Ma la prossima volta sarai dei nostri, se vorrai. Te lo prometto". 
Non le diede il tempo di rispondere e si chinò su di lei per baciarla con dolcezza, stringendola più forte e sospirando per poi guardala nuovamente con un sorriso amaro. "Giuro che mi farò perdonare quando torneremo al bunker, ok? Ma tu fa la brava". 
"E voi fate attenzione.." sussurrò Abby con aria un po' preoccupata, stringendo le labbra in un'espressione tesa per poi sciogliere l'abbraccio e lasciar vagare lo sguardo verso la porta d'ingresso della casa, trovando suo fratello a tenere fra le braccia la sua bambina. Sospirò rumorosamente e scosse la testa, tornando a guardare il ragazzo davanti a sé e lasciando definitivamente le sue mani. "Chiamami quando scoprite qualcosa, ok?". 
Dean annuì e la salutò nuovamente, detestando l'idea di lasciare Abby e sua figlia in casa con chi collaborasse con un gruppo di psicopatici che avessero torturato suo fratello, ma era davvero stufo di veder soffrire Abby tutte le notti in preda ad incubi e alle urla dei suoi incubi. 
Le sorrise cercando di non lasciar trasparire la sua agitazione e preoccupazione mentre si dirigeva verso l'Impala, sedendosi e accendendo presto il motore per poi partire prima che Abby potesse cambiare idea e decidere di sparargli, facendole un segno con la mano così come fece Sam. 
"Torci un solo capello alle tue sorelle o ai tuoi nipoti e ti rincorrerò in cima al mondo per ucciderti in maniera molto lenta e cruda, Dan. Sono stato chiaro?". 
Dean sospirò e si rilassò alla guida, ricordando le ultime parole che avesse detto a Dan quando lo avesse chiamato per organizzare quell'incontro, e con l'anima appena più tranquilla imboccò con la macchina la direzione per Los Angeles. 


Stette sul divano del salotto a muovere il piede nervosamente contro il pavimento mentre beveva un po' dello Scotch che Silver le avesse preparato non appena l'avesse vista fermarsi con l'Impala davanti casa sua, seduta accanto alla sorella minore che invece bevesse la sua tisana alle erbe per calmare i nervi che da un paio di settimane non la lasciavano dormire serenamente la notte, mentre Dan continuava a muoversi avanti e indietro per il salotto. 
Il maggiore sapeva che entrambe le sorelle fossero arrabbiate con lui per ciò che avesse omesso di raccontare loro per tutti questi anni e non aveva la minima idea di come affrontare quella situazione con loro, specialmente per l'astio che continuava a leggere negli occhi di Abby che sentisse puntati contro come un fucile carico e pronto a fare fuoco.
Non appena Abby aveva messo piede in casa, aveva tolto sua figlia dalle braccia del fratello quasi immediatamente mandando Mary a cercare Matt e Nathan pur di allontanarsi dallo zio malefico, e poi Abby aveva chiesto a Dan con voce sprezzante ed arrabbiata dove fosse Silver, chiedendogli ironicamente se l'avesse già uccisa o se aspettasse che gli Uomini di Lettere Britannici facessero il lavoro sporco per lui. 
"So che è una situazione molto strana, ma..". 
"La nostra famiglia è nata fra stronzate del genere, Daniel: potevamo sopportarlo" si affrettò a rispondere Abby con tono aspro e arrabbiato, sollevando un sopracciglio mentre lo guardava in cagnesco e si beccava un'occhiataccia da parte di sua sorella. 
Dan prese un lungo respiro e la guardò con un'aria mista fra dispiacere e profonda serietà, ma poi fece spallucce e fece un passo avanti smettendo di muoversi come una trottola per tutta la stanza. "No, no invece. Se aveste saputo tutta la verità, avreste avuto paura per tutta la vita. Almeno chi di noi non ha mai cacciato". 
Silver si sentí tirata in causa e sollevò lo sguardo verso il fratello fulminandolo con gli occhi, allontanando dalle labbra il bicchiere di tisana. "Che vorresti dire con questo? Che non sono forte abbastanza solo perché ho scelto una vita diversa dalla caccia, forse?!". 
"Si" rispose Dan con veemenza, facendo spallucce e sospirando. "Si Silver, perché è stato difficile anche per me accettarlo che vivo fra mostri e stronzate simili da tutta la vita". 
Abby sollevò un sopracciglio e bevve l'ultimo sorso del suo Scotch per poi poggiare il bicchiere vuoto sul tavolino in vetro che separasse i due divani posti uno davanti all'altro nel salotto open space, e si grattò distrattamente la nuca per il nervosismo per poi fissarlo con aria accigliata. "Vuoi piantarla con tutto questo mistero per iniziare a parlare di cose più serie? Come per esempio spiegarci come accidenti ha fatto la mamma a tornare dal mondo dei morti e perché cazzo non ce l'hai detto!". 
Dan sospirò e si sedette al centro del divano davanti al loro, alternando lo sguardo fra le due sorelle per qualche istante fino a quando non si sentí pronto ad iniziare a parlare. "Cosa ricordate della notte in cui abbiamo tutti creduto che la mamma fosse morta?".
Abby sollevò gli occhi al cielo e si alzò dal divano per dirigersi verso il mobiletto bar con nuovamente il suo bicchiere in mano, con tutta l'intenzione di versarsi un altro po' di Scotch; se lo portò subito alle labbra quando udì Silver dire che fosse troppo piccola per ricordare ciò che fosse accaduto quella notte, così la maggiore tornò sui suoi passi e iniziò a parlare gesticolando nervosamente. "Ti dico cosa ricordo io: sono entrata in cucina e ho trovato il corpo freddo della mamma immerso in una pozza di sangue mentre papà si disperava per averla persa e piangeva inginocchiato al suo fianco". 
Dan la guardò e l'ascoltò attentamente, annuendo lentamente mentre le immagini di ciò che fosse successo iniziarono a riaffiorargli nella mente. "E poi? Cos'altro?". 
"Aver trovato il cadavere di mia madre a 6 anni non è già abbastanza traumatico, Dan?" chiese Abby sgranando gli occhi ed allargando le braccia con una risata nervosa. 
L'uomo sospirò a tono alto, scuotendo la testa mentre la guardava con aria stanca. "Muoviamoci con ordine: siamo stati tutti svegliati da un rumore al piano di sotto, io non sono uscito dal letto fin quando non ho sentito la mamma urlare e poi ho trovato te, Abby, ad urlare nel corridoio perché mi hai sbattuto contro mentre correvi verso la mia stanza". 
Abby aggrottò le sopracciglia e per un attimo si sentí frastornata mentre il ricordo dell'incubo che la tormentasse la notte da ormai tre settimane si fece parecchio più vivido nella sua mente, facendola sentire confusa. "No, no, non può essere. Stai descrivendo ciò che sogno da quando io e Dean siamo venuti in quella fattoria per salvare Sam; come fai a saperlo?". 
"Ti stanno tornando i ricordi dopo tutto questo tempo? È possibile, Silver?" chiese Dan sollevando un sopracciglio e fissando la sorellina di cui si fosse preso cura per tutta la vita guardarlo con aria confusa e accigliata. 
"Non ho studiato psicologia, ma credo che quando una persona venga esposta ad un fattore che rievochi un trauma passato, i ricordi che la mente ha tenuto nascosti possano iniziare a riaffiorare". 
"Come un eco di memoria?". 
"Si esatto".
Abby rimase in silenzio ad ascoltare gli scambi di battute fra i due fratelli e sollevò un sopracciglio con aria stranita mentre scuoteva la testa con vigore. "No. Penso che i miei sogni siano solamente frutto dello stress di tutti questi anni e delle cacce!".
Dan la guardò per un lungo istante e si rese conto che sua sorella avrebbe potuto continuare a negare all'infinito ed a non accettare la realtà se non avesse agito nella maniera corretta; la guardò con aria tranquilla e serena, appoggiando i gomiti sulle cosce e piegando la schiena in avanti. "Dimmi solo come continua il tuo incubo allora".
Abby ricambiò quello sguardo e sospirò, avanzando fino a sedersi sul bracciolo del divano per stare inconsciamente più vicina alla sorella e lasciò scivolare le sue mani ed il bicchiere sulle sue cosce, abbassando lo sguardo su di esse mentre una strana sensazione si fece largo nel suo petto. "Non lo so. Ci sono due bambini chiusi nella stanza dei genitori, una neonata che piange e poi di solito mi sveglio..". 
Ma Abby sapeva che non fosse tutto lì, sapeva ancora di potersi fidare di suo fratello nonostante tutto: in fondo erano sempre stati uniti e non l'aveva mai tradita.
Guardò nei suoi occhi e sospirò, mordendosi l'interno della guancia con nervosismo. "Ma all'inizio c'era un uomo con gli occhi completamente neri. E se si trattasse davvero di noi tre questo sarebbe impossibile, perché papà ha iniziato a cacciare dopo che la mamma è morta". 
Dan sospirò e si alzò dal divano spinto dal nervosismo, avvicinandosi alle due sorelle e sedendosi sul bordo di legno del robusto tavolino, e tolse il bicchiere dalle mani della sorella di mezzo, accennando un sorriso. "Sono entrati dei demoni quella notte e mamma e papà non avevano la minima idea di come affrontarli perché non erano mai stati dei cacciatori. Hanno colpito la mamma e le hanno svelato tutta la verità prima di pugnalarla al ventre pensando di ucciderla, ma nostra madre è troppo dura per morire". 
Silver cercò lo sguardo della sorella maggiore, che però non trovò perché Abby era intenta a fissare Dan negli occhi con aria confusa e sorpresa, probabilmente perché stava riesaminando nella sua mente tutto ciò che fosse una certezza, trasformandola in incertezza. "Non ha senso: perché sono venuti allora? Cosa cercavano?". 
"La bambina dentro cui risiedesse il male antico e la tragedia per eccellenza" rispose Dan afferrando le mani delle sue sorelle ed accennando un sorriso amaro, carezzadone il dorso con dolcezza. 
Silver sgranò gli occhi e guardò il fratello con aria sorpresa e sconvolta, facendosi appena più avanti con la schiena. "Vuoi dire Syria? Cercavano lei?!". 
Dan la guardò ed annuí in silenzio, deglutendo a fatica per poi spostare il suo sguardo nuovamente su Abby, che pareva essersi chiusa nella sua mente con occhi sgranati; la ragazza tirò indietro la sua mano con rabbia spezzando quel contatto con suo fratello, perché se tutta quella faccenda fosse stata vera avrebbe avuto tutto il diritto di saperlo prima. "Perché?". 
"Perché Syria sapeva come portare Lucifer fuori dalla gabbia senza spezzare i sigilli, senza aver bisogno di Lilith" rispose Dan sospirando e scuotendo la testa, passandosi le dita sul viso teso.
Abby lo guardò con occhi lucidi e spaventati, mentre un grande senso di colpa nacque dentro di lei e le fece venir meno il respiro per qualche istante, ma subito si costrinse a tornare in sé mentre parlava con voce spezzata. "Vuoi dire che i demoni erano li per me?". 
"Si, piccola.." sussurrò Dan sospirando e sfiorandole le cosce con delicatezza, cercando di trasmetterle sicurezza e tranquillità accennando un sorriso. "Gli Uomini di Lettere ci hanno salvati quella notte e mamma si è unita a loro per salvarti".

 
  
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