Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Giuly_2_21    29/03/2023    1 recensioni
PREQUEL/SPIN-OFF DI LOST IN THE ANIME MULTIVERSE E SEQUEL DI JJBA VENTO AUREO
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Dopo lo scontro con Diavolo a Roma Giorno riesce finalmente a salire ai vertici di Passione e diventarne il Boss.
Ma la strada per coronare il suo sogno è ancora lunga e irta di ostacoli.
Affiancato da vecchi e nuovi alleati e pronto a tutto pur di non venir meno alle promesse fatte, il ragazzo dovrà affrontare l'ombra che attanaglia l'Italia da decenni e regolare i conti con il suo passato e le conseguenze delle sue scelte.
Ma non sempre tutto va secondo i piani…
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NUOVO CAPITOLO OGNI LUNEDI (FINO A ESAURIMENTO SCORTE)
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Giorno Giovanna, Guido Mista, Nuovo personaggio, Pannacotta Fugo, Trish Una
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Anime Multiverse Series'
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-Non pensare di cavartela così facilmente moccioso- disse Gallo guardando il giovane Zeppeli togliersi il grembiule e estrarre la Berretta da sotto la camicia -Servo la Carboneria da ben prima che tu nascessi e nessuno è mai riuscito a sconfiggermi-

-C'è sempre una prima volta per tutto- ribatté il giovane dando all'uomo il tempo di estrarre l'arma a sua volta.

I due si guardarono reciprocamente con aria di sfida, le braccia distese lungo i fianchi e le armi in mano e poco dopo ebbe inizio un duello a colpi di pistola degno dei migliori spaghetti western. I proiettili fischiarono in aria cercando di colpire il proprio bersaglio il quale, però, riusciva quasi sempre a schivarli. In un paio di occasioni i colpi di Gallo arrivarono a colpire Marco, persino in punti vitali, ma il biondo li respinse facilmente grazie alle Onde Concentriche che gli avvolgevano il corpo in una sottile, ma efficace gabbia argentata. Lo scontro era talmente intenso che nessuno del trio di Passione osò anche solo pensare di metterci becco. In realtà non erano neppure più di tanto preoccupati: persino un cieco avrebbe capito che Marco fosse in netto vantaggio. Quando infine un colpo del biondo centrò la spalla di Gallo, facendolo mugolare di dolore e cadere in avanti, l'esito dello scontro sembrava ormai certo. Nessuno però poteva immaginare che quello era tutto parte del piano dell'uomo. Dalla ferita iniziò infatti a fuoriuscire del fumo dall'aria sinistra che mise in allarme tutti quanti.

-Allontanati da lì!!- urlò Fugo a Marco dando voce all'istinto.

-È tutto inutile. Non puoi sfuggirmi- urlò Gallo trionfante seppur a terra.

Il fumo avvolse completamente i due, tagliandoli fuori dal resto del mondo. Marco cercò di reagire, ma il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi.

-Che c'è?? Non riesci più a muoverti??- lo canzonò l'avversario rialzandosi e pulendosi la giacca dalla polvere.

-Che cosa mi hai fatto??- domandò Marco cercando di far trasparire il panico nella voce.

-Io?? Nulla. Sei stato tu a tirarti la zappa sui piedi da solo- rispose l'altro mentre alle sue spalle il fumo si addensava fino a formare una formosa figura femminile con un vestito di veli e un sorriso divertito -Ti presento Eleanor Rigby, la mia fida guardia del corpo. Si risveglia soltanto quando il mio sangue entra in contatto con un nemico o un oggetto appartenente a esso. Una bella rottura di scatole, certo, ma offre dei vantaggi niente male. Può assumere il controllo del nemico; isolarlo dal resto del mondo... e rivelarne i segreti e i ricordi più dolorosi-

Con ampi movimenti delle mani lo stand di fumo spostò banchi di nebbia rivelando una distesa di erba verde e degli alberi. Marco granò gli occhi ricordando quel posto.

-No. No. No!!- disse disperato. Cercò di distogliere lo sguardo o chiudere gli occhi, ma Eleanor Rigby non glielo permise.

-Oh sì invece. Hai voluto sfidare la Carboneria e ora ne pagherai le conseguenze- disse Gallo malignamente. 

-23 settembre 1985. Dovevi essere molto piccolo all'epoca. Immagino che tu sia quel bambino laggiù- aggiunse facendo un cenno di capo.

Così Marco con gli occhi forzatamente sbarrati li vide.

Un bambino biondo di circa due anni stava giocando con una palla di gomma insieme a un uomo castano sulla trentina dal sorriso dolcissimo e un altro brizzolato sulla sessantina. Poco più in là una bambina bionda della stessa età stava raccogliendo dei fiori insieme a una donna dai capelli dello stesso colore.

-Che bella famigliola. Sarebbe un vero peccato se qualcosa andasse storto, vero?? Oh. Aspetta. Ma è proprio quello che è accaduto- commentò sadico Gallo, ma il biondo quasi non lo sentì.

Dopo poco i genitori presero in braccio i gemelli e si diressero verso due macchine parcheggiate lì vicino. Ma, sul punto di aprire la portiera della Panda rossa, il castano si bloccò.

-Livio, amore, va tutto bene??- gli chiese la donna preoccupata.

Il diretto interessato non rispose. Piuttosto si rivolse all'anziano e gli disse: -Papà, potresti riportare tu i gemelli a casa??-

-C-Certo. Va bene- rispose Augusto -Ma perchè??-

-Ho un brutto presentimento- gli rispose Livio -Forse è solo paranoia, ma mi sento più tranquillo se li tieni tu per il ritorno-

L'anziano sospirò, ma non ribatté. Fece per prendere il piccolo Marco tra le bracce, ma quest'ultimo si ritrasse contro il petto del padre.

-Marco, tranquillo- cercò di rassicurarlo Livio -Io e la mamma dobbiamo solo controllare una cosa. Tu e Alice, intanto, state col nonno-

-Tonnate peto (Tornate presto)??- chiese il bimbo.

-Certo che torniamo presto- disse l'uomo sorridendo. Ma per quanto si sforzasse, quel sorriso non era più dolce e sereno come poco prima, bensì carico di malinconia e consapevolezza di aver molto probabilmente mentito. L'uomo gli diede un bacio sulla fronte prima di lasciarlo andare. Lo stesso fece con Alice. Augusto e Medina li sistemarono nella Panda azzurra del primo.

-Marco. Alice. Amori miei. Vi voglio un mondo di bene. Vi prego, amatevi e proteggetevi l'un l'altro. Soprattutto tu, Marco, che sei il più grande, proteggi Alice- disse la donna. Anche lei aveva compreso la paura del marito. Diede un bacio a entrambi prima di salire sull'altra macchina.

-Fai il giro lungo- raccomandò Livio ad Augusto.

-Livio. Ti prego. Dimmi cosa sta succedendo- gli chiese quest'ultimo nel vano tentativo di capirci qualcosa.

-Te l'ho detto. È solo paranoia. Io e Medina saremo a casa in men che non si dica. Tieni d'occhio quei piccoli piantagrane nel mentre- disse lui salendo sulla Panda rossa con la moglie e mettendo in moto. 

Augusto rassegnato fece lo stesso con l'auto azzurra. Seguì le indicazioni, ma stranamente fu lui ad arrivare per primo alla trattoria. Aspettò nella sala da pranzo, dando di tanto in tanto un occhio ai gemelli mentre giocavano. Passata un'ora accese la TV per ingannare il tempo. La prima cosa che apparve a schermo fu un Tg, portatore di una notizia tutt'altro che allegra. La giornalista si mise a parlare di un incidente stradale con tanto di immagini in tempo reale. Una Panda rossa aveva sbandato e preso fuoco, uccidendo la coppia che viaggiava al suo interno. Anche se non vennero pronunciati i nomi dei morti, l'anziano capì. Aveva riconosciuto sia l'auto che la strada. Cadde in ginocchio, mettendosi le mani tra i capelli e urlando disperato. I gemelli incuriositi andarono da lui. L'anziano li strinse a sé, mormorando delle scuse che i bimbi allora non compresero, ma a posteriori le capirono fin troppo.

Marco cercò di mostrarsi forte, ma quelle immagini, sepolte da tempo nei meandri più oscuri della sua mente, lo sconvolsero a tal punto che nemmeno si accorse di aver iniziato a piangere.

Gallo intanto godette nel vederlo ridotto in quello stato. Certo, avrebbe tanto voluto che al suo posto ci fosse Cacio, che in un battito di ciglia l'aveva soppiantato nella gerarchia della Carboneria, oppure suo fratello Pepe, che l'aveva umiliato di fronte a tutti. Li voleva morti tutti e due, ma erano troppo preziosi per il boss e l'organizzazione e di questo ne era consapevole. Perciò si sarebbe accontentato di scaricare tutta la sua frustrazione su Marco. Del resto andava comunque punito per le sue azioni.

-Adesso capisco a cosa si riferiva quel bastardo prima di tirare le cuoia- commentò pregustandosi la reazione del ragazzo.

-Cosa?!- chiese a quel punto Marco con la voce spezzata.

-Eleanor Rigby. Mostraglielo- disse l'uomo con un sorriso crudele.

Lo stand si mosse nuovamente e il ricordo di Marco venne spazzato via, sostituito da un altro non suo.

Una Panda rossa viaggiava su una anonima strada diretta a Napoli. Al suo interno Livio e Medina Zeppeli cercavano di mostrarsi tranquilli per non metter angoscia l'uno all'altra. Quando però un'auto nera iniziò a inseguirli con intenti ben poco amichevoli la finzione cadde e la paura deformò il volto di entrambi. Livio accellerò per cercare di seminarli, ma fu tutto inutile. Un uomo dai cappelli rossi armato di fucile si sporse dal finestrino dell'auto nera e sparò alle ruote della Panda che sbandò colpendo il guard-rail. Marito e moglie uscirono da essa e tentarono la fuga, ma nessuno dei due andò molto lontano. Il cecchino sparò colpendo la testa della donna. Medina cadde a terra e mai più si rialzò. Livio, invece, venne colpito alla gamba poco più in là dall'autista che si rivelò essere un giovane e capelluto Gallo. Egli si avvicinò al padre di Marco che, nonostante la ferita, cercava ancora di trascinarsi via. Quando però sentì la fredda canna della pistola sulla nuca, si fermò comprendendo che era giunto al capolinea.

-Grazie al cielo. Non mi ero sbagliato- furono le sue ultime parole prima che uno colpo lo mandasse nell'altro mondo.

-Non ci sono i bambini in auto. E nemmeno il vecchio- constatò il compare di Gallo, mentre rimetteva il corpo senza vita di Medina sul sedile.

-Pace. Del resto erano loro i nostri obiettivi- tagliò corto Gallo facendo lo stesso con Livio.

I due uomini inondarono l'auto di benzina e le diedero fuoco. Infine se ne andarono via prima che arrivassero i soccorsi.

-Questo è quello che accade a chi si mette contro di noi- annunciò Gallo compiacendosi del tremore del biondo. Ma il tempo dei giochi era finito. Gallo recuperò la pistola e la puntò alla fronte di Marco.

-Oggi finirò ciò che io e Aldo Rossi abbiamo iniziato. Oggi tu, quella puttana di tua sorella e quel vecchio decrepito raggiungerete la vostra cara famiglia nell'altro mondo- proclamò Gallo -Ultime parole, Zeppeli??-

Il ragazzo batté le palpebre. Questione di un attimo durante il quale, però, la sua espressione mutò drasticamente. I suoi occhi, da prima tristi e disperati, divennero gelidi e la mascella si contrasse. Perchè c'erano poche cose in grado di alterare Marco e minacciare di morte la sua famiglia era una di queste.

-Eleanor Rigby può bloccare un solo nemico per volta, per questo cala la cupola. Affinché tu non possa essere attaccato mentre sei vulnerabile- disse con un tono fermo e serio che tradiva però rabbia repressa.

-Esattamente- confermò Gallo senza lasciarsi intimorire -Ma non illuderti moccioso. Eleanor Rigby tiene in pugno la tua volontà, perciò anche il tuo sta...-

Non finì la frase che accanto al corpo di Marco apparve un lupo dal folto pelo bianco e gli occhi lampeggianti di rabbia. Gallo indietreggiò di qualche passo col terrore in volto.

-Mi spiace deluderti, ma la mia volontà e quella di Teen Spirit non sono legate intrinsecamente. Lui fa ciò che vuole quando gli pare, ma mi è fedele e non permetterà a nessuno di fare del male a me e alla MIA FAMIGLIA- disse Marco marcando le ultime due parole.

Così Teen Spirit saltò contro il pelato e gli squarciò la gola con un sol morso. Gallo stramazzò a terra in un bagno di sangue, morendo qualche istante dopo. Eleanor Rigby con un urlo angosciante si dissolse così come la cupola di vapore. Marco cadde in ginocchio finalmente libero. Teen Spirit gli corse subito incontro per fargli le feste. Ignorando le zanne ancora sporche del sangue del nemico, il ragazzo lo strinse a sé.

-Sei stato bravissimo- mormorò con il volto affondato nel morbido pelo dello stand.

-MARCO!!-

Nemmeno il tempo di alzare il capo che la sorella gli fu addosso, soffocandolo in un abbraccio.

-Mi hai fatto preoccupare, cazzo. Temevo di perderti- pigolò lei.

-Tranquilla. Non ti libererai facilmente di me- la rassicurò lui ricambiando la stretta -Tu piuttosto stai bene??-

-Sì. Mi hanno curata- rispose lei alludendo ai tre ragazzi dietro di loro.

-Lo vedi che sono brave persone- disse compiaciuto lui.

-Odio quando hai ragione- ribatté lei gonfiando le guance.

-Su dai. Non facciamoli aspettare più del dovuto- disse Marco alzandosi.

-Immagino vogliate delle spiegazioni- disse poi rivolto a Giorno e agli altri -Venite dentro. Ve le daremo-

***

Seduti sul cornicione di un palazzo poco distante dalla trattoria due ragazzi osservarono i cinque entrare nel locale e i cadaveri dei loro colleghi abbandonati a sé stessi.

-Peccato. Avrei voluto farli fuori io- fu il commento lamentoso di uno di loro, un ragazzo sulla ventina dall'aspetto trasandato e gli abiti sgualciti e pieni di macchie di sangue rappreso.

-Erano nostri compagni Pepe- obiettò l'altro, un giovane poco più grande dall'aspetto decisamente più curato con un binocolo da una mano e una sigaretta per metà consumata dall'altra.

Guardandoli l'uno a fianco dell'altro, risultava assurdo pensare che fossero fratelli. Eppure la genetica non mentiva: stessi lineamenti, stessa carnagione, stessi capelli color grigio cenere (anche se portati con un taglio diverso e curati in modo diverso), stessi occhi color cremisi. "Gli occhi del diavolo" li chiamavano le vecchiette del loro paesino quando da bambini li vedevano per strada, a volte limitandosi a quei commenti, altre volte invece a cacciarli via malamente facendosi il segno della croce. Un comportamento esagerato certo, ma considerato quello che poi erano diventati ci avevano visto lungo.

-Mi stavano sul cazzo- si giustificò Pepe.

-Perchè?? C'è qualcuno che non ti stia sul cazzo??- domandò retorico l'altro.

-Tu non mi stai sul cazzo- rispose comunque il minore dei due -Anche se a volte vorrei prenderti a testate-

-È reciproco- disse il maggiore -E comunque stavano sul cazzo pure a me-

Spense la sigaretta a terra e si alzò.

-Andiamo a fare fuori quelle teste di cazzo di Passione??- domandò raggiante Pepe come se gli avesse chiesto di andare al parco giochi.

-Non sai quanto mi piacerebbe, Pepe. Ma saremo in due contro cinque, per giunta in territorio nemico. Tanto varrebbe gettarci giù da un palazzo- rispose lui -E poi la vendetta è un piatto che va servito freddo-

-Peccato. Mi sa che dovrò aspettare un altro po' per divertirmi- commentò l'altro -Ma tutto sommato vedere le loro espressioni dopo la loro completa disfatta potrebbe rivelarsi alquanto… appagante-

Cacio parve concordare. 

-Allora andiamo. Abbiamo molto da riferire al Boss-

Autrice time
E siamo infine giunti alla fine del primo scontro contro la Carboneria. Ma, come si suol dire, non c'è due senza tre e il quattro vien da sé (per la gioia di Mista).Tuttavia mettiamo da parte gli scontri e diamo il via a un po' di rivelazioni sui gemelli (anche se un assaggio ne avete già avuto qui). Ci vediamo al prossimo capitolo.

Ciau, Giuly♡

   
 
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