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Autore: VeganWanderingWolf    02/04/2023    0 recensioni
questa è la seconda storia della serie '4 di picche' - Vero che Danny si aspettava di poter rivedere qualcuno dei “colleghi” dei 4 di picche, ma forse non così presto e in una situazione tanto potenzialmente grave. Non solo. Dal suo passato rispunta una vecchia conoscenza che sa essere tutt’altro che innocua. E per finire, sembra che la sua vecchia conoscenza abbia individuato con precisione uno dei suoi punti deboli per eccellenza… e che sia ad un passo dall’affondarci le zanne…
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '4 di picche'
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Capitolo 61

(Tre mezzi lupi entrano in un bar…)


«Molto bene.» esordì Kumals, in modo così tranquillo e rilassato che Danny quasi istantaneamente lo considerò con uno sguardo piuttosto sospettoso. 

Kumals si stava semplicemente alzando in piedi dalla sua – chiaramente zoppa, e ormai decisamente barcollante – poltrona, che sembrava diventata un curioso incrocio con un malfatto tentativo di sedia a dondolo, e stava alzando le braccia sopra la testa per stirarsi sommariamente.

Danny ebbe la discreta impressione che fosse molto meglio mantenere ben vivi i suoi sospetti, ma si limitò a sorseggiare altro caffè, occhieggiandolo. Il fatto che dovesse anche occhieggiare i due mezzi lupi che sembravano essersi praticamente accampati nella stanza principale dell’appartamento – e riguardo a loro era ancora decisamente sospettoso, ma anche ormai piuttosto irritato dal fatto che ogni cosa di loro sembrava non confermare nessuno dei suoi motivi di tenerli d’occhio per ogni evenienza – gli stava facendo venire un discreto mal di testa nelle ultime ore.

Ramo e Uther avevano optato poco prima per andare ad abbattersi sul letto e dormire, dopo tutte quelle ore tra sorvegliare un accampamento di mezzi lupi, incrociare due di essi, portarli lì, e sorbirsi altre ore di brainstorming su improbabili piani per risolvere il grosso problema che pendeva come una spada di Damocle sulla cittadina di Tairans. Danny si sentiva anche decisamente irritato da quello, che gli sembrava un motivo ben più che sufficiente per essere di malumore: no, non avevano ancora il benché minimo straccio di un piano.

Per qualche motivo che non gli era ancora del tutto chiaro, Andrea e Yuta avevano preferito accompagnare Mordecai che era tornato di nuovo a casa propria, e se non fosse stato per il disagio ancora ben vivo nella sua memoria come risultato del trovarsi in casa del necromante – e non si riferiva al rapimento nella cantina, ma soprattutto all’aver bevuto del tè sotto gli occhi immobili di tutti quei ritratti appesi alle pareti che a quanto pare potevano comunicare con Mordecai e viceversa – oltre che per la generica sensazione che fosse soprattutto e in qualche modo suo dovere tenere d’occhio i due mezzi lupi appena atterrati nell’appartamento, Danny avrebbe di gran lunga preferito accodarsi a loro.

Invece si trovava lì con Kumals, che si stava guardando intorno con aria fin troppo pacificamente tranquilla e pericolosamente ponderante, come se gli stesse venendo un’idea – ecco, Danny sapeva che aveva buoni motivi per essere sospettoso, tanto per cominciare – e con i due mezzi lupi di cui ancora non si fidava che stavano… apparentemente sfogliando uno degli album di ritagli di casi “risolti” dai 4 di picche, seduti stretti tra loro sul divano, sorseggiando caffè e birra come una tranquilla coppietta borghese che stia trascorrendo una tranquillissima mattinata domenicale a leggere insieme il giornale. Ora anche Kumals li stava guardando.

E la sua espressione iniziò a fare smorfie decisamente poco felici, da quel che Danny poteva intuire per almeno due motivi: uno era il fatto che i due – in realtà solo Bree con la sua tranquilla nonchalance – stavano di fatto rischiando di versare un po’ di birra sull’album di ritagli; l’altro era che praticamente ad ogni pagina Bree rideva sonoramente e in modo chiaramente incredulo, e Malk roteava così tanto gli occhi che sembrava le sue pupille potessero dotarsi da un momento all’altro di vita propria.

Kumals schioccò le labbra in modo decisamente critico, poi esordì affabilmente con un innocuo «Stavo pensando…»

Danny si fece praticamente andare di traverso il caffè, e cercò rapidamente e mentalmente di trovare una scusa per cavarsi fuori da… qualsiasi cosa fosse venuta in mente a Kumals. Malk e Bree avevano alzato lo sguardo su Kumals, sulle loro facce due diverse declinazioni di chiaro scetticismo piuttosto motteggiante.

«Hem, quindi voi…» Malk si schiarì appena la voce, cercò gentilmente di moderare la sua espressione, e indicò vagamente con un dito il libro di ritagli aperto sulle ginocchia sue e di Bree. «Cioè, veramente…?»

Bree scoppiò in una grassa risata, praticamente tenendosi la pancia. «La gente ci casca veramente, in questa roba?» praticamente ululò dal ridere, gli occhi lacrimanti.

Kumals espirò con una certa irritazione e mosse un poco le spalle, sembrando curiosamente qualcuno che arruffa le penne offeso, cercando di non sembrarlo troppo nel contempo, e anzi di darsi un certo contegno. «Stavo pensando che potremmo andare a bere qualcosa insieme, noialtri.»

Danny aveva già finito il caffè in un solo sorso, e si stava strategicamente muovendo verso la porta del bagno cercando di non farsi notare. Bree e Malk mostrarono due diversi ma comunque compartecipi sorrisetti, evidentemente pensando che l’uscita di Kumals fosse un modo per deviare l’argomento. Anche a Danny sarebbe molto piaciuto pensarla così, ma se tanto gli dava tanto, ormai conosceva certe sottili sfumature strategiche del tono e dell’espressione di Kumals.

«Perché no?» esclamò Bree, balzando in piedi e offrendo una mano sporta verso Malk, senza nemmeno guardare. «Insomma, stiamo iniziando a fare la muffa qui dentro.»

Malk roteò gli occhi e gli prese comunque la mano, come assecondando il suo gesto, anche se chiaramente era ben lungi dall’aver bisogno di aiuto per alzarsi in piedi. «Perché?» chiese invece.

Oh, a Danny sarebbe piaciuto così tanto poter credere che bastasse così poco per far vuotare il sacco a Kumals.

Lui stava infatti sorridendo nel suo modo più tranquillamente e sfacciatamente innocuo. «Beh, giusto per fare una passeggiata, sgranchirci le gambe, fare due chiacchiere amichevoli. Danny, che ne dici?»

E Danny seppe definitivamente che aveva fatto un grosso errore, nel suo esitare sulla soglia del bagno. Lanciò uno sguardo incerto verso Kumals, che naturalmente ancora sorrideva nel suo modo apparentemente più privo di secondi fini. «Io… hum. Stavo andando a… fare una doccia?»

Kumals inarcò un sopracciglio, il suo sorrisetto ora più puntualmente significante una domanda implicita, qualcosa a proposito del fatto se veramente pensava di cavarsela così. «Oh, avanti, non fare il guastafeste.» cinguettò amabilmente.

«Sì, infatti, dai! Una bevuta è quel che ci vuole!» appoggiò Bree. 

Danny si guardò bene dal fargli notare che avevano appena finito di bere birra a go-go sì e no qualche ora prima, e invece optò per appoggiare la fronte contro la cornice della porta del bagno, praticamente sbattendocela, ed emettendo un verso di arresa esasperazione. 

Malk si stava opportunamente trattenendo dal dire qualsiasi cosa, e a giudicare dal suo sguardo che si spostava tra Danny e Kumals, era ben consapevole che poteva stargli sfuggendo qualche contesto che ancora non conosceva.

«Non essere melodrammatico, Danny.» Kumals si stava già infilando il suo lungo pastrano consunto, e avviandosi alla porta, battendo un paio di pacchette su una spalla di Danny nel passargli vicino. «Sono sicuro che dopo ti sentirai meglio.»

«Ne dubito vivamente…» borbottò Danny, ma si arrese ad accodarsi ai tre che stavano ormai già uscendo.

Danny si trovò comunque a camminare di pessimo umore lungo le strade di Tairans, scaldate da un tramonto estivo effettivamente mozzafiato, e gremite da una leggera folla di gente tra turisti e locali; procedendo con le mani piantate nelle tasche dei jeans, praticamente pestando ogni passo e quasi digrignando i denti, si tenne ostinatamente un po’ indietro dagli altri tre che procedevano più avanti. Kumals aveva detto qualcosa a proposito di un bar che ricordava da quando aveva vissuto lì, ma di fatto stava ora impersonando una specie di guida turistica, indicando qui e là con svolazzi pigri della mano un punto o l’altro a caso della città.

«E là è dove io e Yuta abbiamo agguantato un poltergeist, in quella casa. Zoal se n’è liberata in un battito di ciglia. Uther ha quasi vomitato sulle scarpe di Yuta e lei gli ha tirato un pugno. Non diteglielo, penso che se lo sia dimenticato poche ore dopo, quando si è sbronzato ed è finito coinvolto in una specie di malinteso con un gatto randagio e una gattara molto agguerrita…»

Malk e Bree sembravano starsi adattando piuttosto rapidamente all’idea di come andavano presi in media i racconti di Kumals, il quale d’altro canto sembrava non starci nemmeno provando, ad essere veramente credibile. I due mezzi lupi si alternavano perciò tra commenti salacemente scettici e qualche presa in giro alla buona.

«Quindi, chi era alla fine il vostro cliente? La gattara?» stava ridendo Bree.

«E il gatto randagio lo avevate catturato per fargli fare di nascosto la parte del poltergeist?» accennò Malk, le sue sopracciglia ormai perennemente inarcate durante quei racconti di Kumals.

«Ah, ecco.» Kumals sembrava d’altro canto perfettamente capace di non sentire i loro commenti, e di procedere ad indicare un altro punto. «E là è dove qualcuno aveva abbandonato un coccodrillo dentro la fontana, sì, quella che vedete. Era un piccolo coccodrillo, beninteso. Uther era in realtà convinto che fosse più un alligatore, mentre Yuta…»

«E alla fine era un girino?» commentò Malk.

«Nah, io punto su una tartaruga.» sghignazzò Bree.

Danny fece l’ennesima smorfia irritata e lasciò perdere del tutto l’ascoltarli, concentrandosi interamente sul sondare tutto ciò che lo circondava con i suoi sensi da mezzo lupo. Per quanto sembrassero ormai tutti sicuri che Badlands e i rimanenti mezzi lupi avessero adottato il piano di rimanere confinati nell’attendamento a confabulare fino alla notte senza luna, alla quale mancavano ormai tragicamente pochi giorni, lui era ben lungi dal lasciarsi cullare dall’accettazione di quella prospettiva e dal lasciare conseguentemente calare la guardia.

Per quanto spingesse i suoi sensi di mezzo lupo fino al limite, tuttavia, non riusciva a percepire altro riguardante la presenza di mezzi lupi lì vicino, a parte lui stesso, Bree e Malk, e qualche debole traccia rimasta del passaggio di qualche mezzo lupo molte ore prima. Prima ancora che Mara… Il suo animo si rabbuiò, e Danny insistette caparbiamente sul suo sondare coi suoi sensi amplificati tutto ciò che lo circondava, come se stesse cercando di trasformarsi in una specie di segugio alla ricerca di mezzi lupi.

«Non è così male, vero?» la voce di Kumals, improvvisamente più vicina a lui, lo fece quasi sussultare. Voltò lo sguardo corrucciato su di lui, che a quanto pare aveva rallentato il passo per affiancarglisi, e Danny era così concentrato sulla ricerca di mezzi lupi ostili da non averlo praticamente notato. Per quanto riguardava gli altri due, gli unici mezzi lupi nelle vicinanze al momento a parte lui stesso, come continuavano a rispondere i suoi sensi spinti al massimo che gli era possibile, ora camminavano da soli più avanti. Adesso sembravano una spensierata giovane coppietta in vacanza o giù di lì.

Danny quasi emise un piccolo ruggito gutturale di irritazione.

«Danny? Puoi sentirmi?» insistette pacificamente Kumals.

«Cosa c’è?» scattò praticamente Danny.

Kumals inarcò un sopracciglio. Danny sospirò e scosse la testa. «Che stiamo facendo…?» borbottò infine.

«Andando… al bar?» offrì tranquillamente Kumals a mo’ di risposta.

Danny gli rifilò un’occhiataccia. «Giusto. Siamo le uniche persone consapevoli di quello che si sta per scatenare su questa città, e… usciamo allegramente a bere qualcosa. Chissà come mai mi sembra strano.» ironizzò alla fine tra i denti.

«Mhm. Capisco il tuo punto di vista.» disse Kumals in tono improvvisamente conciliante, accendendosi una sigaretta. Danny gli lanciò uno sguardo di sbieco, semi-incredulo, e piuttosto sospettoso. «Completamente sbagliato, d’altro canto.» terminò Kumals, esalando una nuvoletta di fumo e scuotendo la testa con un’espressione fintamente triste.

Danny lanciò uno sguardo al pacchetto di tabacco che Kumals stava richiudendo. «Quello è il mio tabacco?»

Kumals glielo passò con naturalezza tranquilla, come se avesse chiesto una sigaretta e fosse lui che glielo stava prestando. «Ho solo pensato che potevamo fare due chiacchiere per conoscerci meglio.» accennò placidamente, il suo sguardo che vagava senza precisa intenzione verso i due mezzi lupi che procedevano qualche passo davanti a loro. «Sai, mi sembra il minimo, se dobbiamo fare questa cosa insieme.»

Danny notò benissimo il modo in cui sia Malk che Bree si lanciarono una breve occhiata da sopra una spalla, verso di loro. Bree sembrò sul punto di fermarsi e girarsi, ma Malk lo prese sottobraccio e lo tirò con sé nel proseguire, somministrandogli apparentemente qualche pacchetta sulla mano che teneva tra le proprie.

Danny roteò gli occhi. «Ricordi l’udito sviluppato dei mezzi lupi, vero? Lo sai, cioè, che possono sentirti benissimo a questa distanza?»

«Non vedo che male ci sia.» arieggiò tranquillamente Kumals. «Non è un segreto per nessuno. E il meglio che si può sperare in questi casi è che conoscersi un po’ meglio possa aiutare. Specialmente nel tuo caso, forse.»

«Il mio… caso?» Danny gli dedicò un’occhiata pungentemente interrogativa.

«Sì, mi sembri ancora un po’ teso. Comprensibile, visto… tutto quello che è successo in questi ultimi giorni. Ma dimmi… non hai deciso che tutti gli altri mezzi lupi a parte te sono potenziali minacce, spero?»

Danny trasecolò per un momento. Quindi strinse le labbra e riportò lo sguardo in avanti, i nervi tesi. Malk e Bree avevano ripreso a parlare tra loro e a guardarsi intorno, e qualcosa gli diceva che – forse soprattutto per iniziativa di Malk – lo stavano facendo apposta per non origliare anche involontariamente la loro conversazione.

Danny emise un verso di lamento irritato e si passò una mano sulla faccia. «Non tutti. Ma quelli intorno a questa maledetta città in questo maledetto frangente? Beh, stare in guardia mi sembra il minimo.»

«Concordo…» mormorò Kumals tranquillamente, in tono di voce ora decisamente più basso.

Danny non poté fare a meno di gettargli un’altra occhiata di sbieco, basito. «Prego?»

«Quindi, meglio cercare di conoscerci meglio.»

«E tu…» Danny scosse un poco la testa, esalando un altro sospiro praticamente lamentoso, e decisamente critico. «Pensi che uscire a bere una cosa tutti insieme potrebbe garantirci che ci conosciamo abbastanza da fidarci gli uni degli altri o qualcosa del genere?»

«Questo…» confermò Kumals, scrollando le spalle e annuendo pacificatamente «è il meglio che si può fare viste le circostanze e lo scarso tempo a disposizione. Poi, non ho mai passato una serata a bere con tre mezzi lupi.»

«Io penso che tornerò a casa…» gemette Danny, dopo diversi lunghi istanti di silenzio attonito ed esasperato. Si fermò in effetti, e si girò a mezzo su se stesso.

«Vuoi dire che mi lascerai andare da solo con due mezzi lupi di cui non ti fidi ancora abbastanza?» chiese Kumals, praticamente cinguettandolo in tono oltremodo innocente.

Danny si bloccò, strinse i pugni lungo i fianchi, e si prese un lungo momento e un lungo respiro per dominarsi. Dopodiché si voltò di nuovo e tornò praticamente a marciare di pessimo umore. «Come se non ti stessi cacciando tu stesso in questa assurda situazione, tanto per cominciare…» non trovò di meglio da ribattere, borbottando tra i denti.

«Proprio come pensavo…» commentò in tono flautato Kumals, passandogli la mezza sigaretta che gli era avanzata. Danny gliela strappò praticamente di mano e mugugnò altre vaghe imprecazioni, che Kumals ignorò scioltamente e tranquillamente, in favore di alzare un po’ la voce per suggerire ai due più avanti di loro di svoltare a sinistra.


***


L’impressione di Danny non fece che lievitare nella sua auto-conferma nell’arco di sì e no poche ore. A cominciare da quando scoprì che Kumals li aveva portati in un locale dove fornivano della sangria in intere brocche ai tavoli animati da avventori relativamente numerosi, e continuando stabilmente a peggiorare quando Malk e Bree iniziarono a chiedere altre cose sui 4 di picche. E Kumals a rispondere, naturalmente. Solo per finire col fatto che di lì a poco erano tutti piuttosto alticci; beh, tutti tranne Danny, che più che altro sorseggiava a malapena dal suo bicchiere e cercava di allontanare la sgradevole idea che, oltre a non concludere niente di niente nel corso di quella serata, si sarebbe eventualmente trovato a dover trascinare fino all’appartamento un Kumals ubriaco e due mezzi lupi altrettanto fradici che conosceva a malapena.

«Beh, sì, ma com’è possibile che un mezzo lupo solitario abbia deciso così…» Bree schioccò le dita a mezz’aria «dall’oggi al domani, di unirsi ad un gruppo di truffatori che si fingono acchiappa-spettri o quello che è?»

«Truffatori? Fingono? Non capisco proprio di cosa tu stia parlando.» Kumals scosse la testa tranquillamente, bevendo come se fosse proprio una semplice serata tra amici.

«Sì, vabbhé…» Bree fece una smorfia tra il divertito e l’esasperato, agitando una mano come a dissipare il commento di Kumals. Malk allungò un braccio e spostò il bicchiere semi-pieno che con quel movimento Bree stava per rovesciare senza nemmeno accorgersene, con un tempismo così automaticamente perfetto che sembrava un gesto per lui naturale e abituato. «Ma com’è successo esattamente?» insistette Bree, optando per incollare il suo sguardo piuttosto paonazzo d’alcool e spalancato di curiosità semi-incredula e indagatoria su Danny stesso.

Lui scrollò le spalle, rivolgendo lo sguardo e la sua espressione decisamente poco entusiasta – anche per l’argomento in questione – da tutt’altra parte «Beh, a volte le cose vanno in modo imprevedibile…» borbottò solo.

«Uther gli ha sparato.» disse tranquillamente Kumals, appoggiato all’indietro con un braccio piegato sulla cima dello schienale della sedia, facendo roteare pigramente gli ultimi sorsi di sangria nel suo bicchiere.

«Cosa?!» praticamente strepitò Bree, quasi buttandosi sul tavolo con tutto il busto.

«Davvero…?» chiese Malk, con una smorfia decisamente più empaticamente dolente, ma anche preoccupata, guardando a sua volta Danny. Inarcò leggermente un sopracciglio, dando chiaramente segno che non stava affatto prendendo ciecamente sul serio la risposta di Kumals.

«Oh sì.» annuì Kumals, versandosi altra sangria e sorseggiandola.

Danny sospirò. «E va bene… tecnicamente sì. Ma non è andata proprio così. Le cose erano un po’ più complicate…»

«Poi lo ha convinto che non gli avremmo fatto del male, e gli ha portato del cibo nel bosco finché non è guarito.» proseguì tranquillamente Kumals, il tono perfettamente sintonizzato su quello di una conversazione sul più e il meno, con persino tracce di vaga noia.

«No! Veramente?!» Bree stava praticamente strabuzzando gli occhi, fissando tra lui e Danny.

«D’accordo, più o meno, si può dire che…» iniziò a dire quest’ultimo.

«E alla fine lo ha invitato a conoscere noialtri. Allora Danny era decisamente e risolutamente antisociale.» pensò bene di completare la storia Kumals, ignorando scioltamente l’occhiataccia di Danny.

«Mhmm… Hà-hà!» esclamò di colpo Bree.

Danny lo ignorò e chiese piuttosto «Senti un po’, Kumals, quanti bicchieri hai bevuto, esattamente?»

«Non così tanti, a giudicare da quanti avverbi usa…» commentò quietamente Malk, in scherzo. Che Danny apprezzò sghignazzando un poco.

«E così, tu e Uther, eh?» Bree sembrò decidere di continuare a dire, come se non ci fossero state interruzioni dopo la sua epifania.

Danny lo guardò corrugando la fronte confuso. «Cosa?»

Ma Bree stava già rivolgendo a Malk un sorrisone tutto soddisfatto. «Visto Malk? Chi aveva ragione, eh, eh?»

«Ragione a proposito di che cosa, scusate?» chiese Danny.

«Beh, su te e Uther.» Bree annuì con convinzione.

Danny iniziava a chiedersi quanto fosse di qualità terribilmente economica il vino che usavano per quella sangria. Specialmente visto che la servivano a brocche, dopotutto. «Io e Uther cosa?»

Bree rise sguaiatamente. «Oh, ma dai, fai sul serio?»

Danny lanciò un vago sguardo verso Malk, come alla ricerca di qualche suggerimento d’interpretazione – o forse di gestione – di Bree. E quegli sospirò e roteò gli occhi, limitandosi a dire «Tu e Andrea state insieme?»

«Cosa… c’entra Andrea adesso?» Danny iniziava a chiedersi se quella sangria non fosse direttamente ottenuta mischiandoci dentro anche un po’ di antigelo, magari.

«Siete una coppia?» chiese Malk, mentre Bree gli tirava una manata su un braccio di protesta, dicendo «Hey, lo stai imbeccando? Vi siete messi d’accordo per fregarmi?»

Danny guardò lentamente dall’uno all’altro. «Avete fatto… una specie di scommessa su… se e con chi sto assieme?»

Malk roteò gli occhi e scrollò appena le spalle, con una leggera smorfia come di scusa, ma Bree di nuovo praticamente si slanciò sul tavolo e annuì «Ben arrivato. E quindi?»

«Andrea.» disse Kumals. «Io invece ho sette mogli e mariti, quindici amanti di cui solo circa cinque in segreto, e diciassette pesciolini rossi.» Malk e Bree gli lanciarono un breve sguardo affatto impressionato. Kumals alzò le spalle. «Beh, nessuno stava scommettendo su con chi sto io. Mi sentivo escluso, ecco. Comunque, chi ha vinto la scommessa?»

Bree emise un verso teatralmente lamentoso e abbatté la fronte sul tavolo così forte da far tintinnare i bicchieri. «Io, naturalmente.» disse con compassata calma elegante Malk, bevendo un sorso della sua sangria.

«Ma andiamo, la scommessa era chiaramente truccata!» protestò Bree, rialzando la testa.

Malk sbatté le palpebre, con un sorrisetto piuttosto accondiscentemente divertito. «Oppure hai la capacità di sensibilizzare con le situazioni già in corso di… un rinoceronte che entra in un paniere d’uova? E come, comunque, sarebbe stata truccata?»

Bree alzò il mento e affermò con sicurezza «In realtà tecnicamente ho vinto io, perché è chiaro che si tratta di un problema di omofobia.»

«Ah, ecco…» Kumals annuì a sua volta, chiaramente ironicamente assecondante senza darlo minimamente a vedere, mentre Malk roteava gli occhi e commentava «Sì certo, o puoi dire semplicemente che non sai perdere…»

«Dove sarebbe il problema di… di che cosa stiamo parlando?» Danny era a metà tra il confuso e l’esasperato.

«Beh, sai, è ancora fin troppo comune anche tra i mezzi lupi, l’omofobia.» continuò imperterrito Bree con convinzione, fissando Danny.

Lui si accigliò decisamente. «Mi stai dando dell’omofobo?» trasecolò.

«Beh, sei fidanzato con una donna!» Bree gettò in fuori le mani come se fosse ovvio.

«Quella è la differenza tra l’eterosessualità e l’omosessualità…» disse distrattamente e piuttosto pazientemente Malk. «O la bisessualità.»

«Oh, quella è una cosa splendida.» commentò Kumals, annuendo. «Come diceva Woody Allen? Il doppio delle possibilità il sabato sera?»

«Si può sapere di che cosa stiamo parlando?» quasi gemette Danny, scuotendo la testa.

«Vedi, non sa nemmeno cos’è, l’omofobia!» insistette caparbiamente Bree, battendo un pugno sul tavolo in sostegno della sua tesi.

«Cos…? Certo che lo so!» protestò Danny, suo malgrado irritato. «Ma non ho nessun problema con…»

«Ecco, primo sintomo: negare di esserlo.» fece Bree.

Danny spiò verso Malk, e iniziò a sospettare che visto che lui stava sorridendo un poco al proprio bicchiere piuttosto che cercare di moderare Bree, quest’ultimo stesse in effetti prendendolo in giro. «Quindi se dico che sono omofobo vuol dire che non lo sono?» propose perciò il ragionamento inverso. Malk apprezzò abbastanza lo scherzo da emettere un piccolo sbuffo divertito.

«E va bene, c’è solo un modo per scoprirlo!» sentenziò Bree.

«E sarebbe?» Danny inarcò un sopracciglio. E fece giusto in tempo a sentire Malk mormorare distrattamente qualcosa come «Ecco, ci siamo…» prima che Bree scattasse un braccio in avanti e gli afferrasse un lembo della maglietta.

Danny si irrigidì e per un istante lo scambiò per un attacco, ma per fortuna realizzò abbastanza prontamente che non lo era, e di fatto si ritrovò con Bree che gli stampava un lungo bacio sulle labbra, prima di farsi indietro e studiarlo con espressione concentrata e poco convinta.

«Ha usato anche scuse peggiori di questa per dare baci in giro…» commentò Malk, rivolgendosi a Kumals con un sospiro esasperato e comunque piuttosto divertito.

«Lo immagino…» disse Kumals, non meno divertito.

«Hey, non è una scusa, è un test!» insistette Bree.

«E l’esito è…?» si informò placidamente Kumals.

«Hum…» Bree studiò per un altro poco Danny con lo sguardo corrucciato per la concentrazione. «È un osso duro. Lo nasconde bene.» concluse infine, tornando a spostarsi contro una spalla di Malk praticamente di peso, e buttando giù un altro mezzo bicchiere di sangria come se fosse acqua fresca.

«Quindi se uno non è felice di baciare te dev’essere omofobo?» commentò Danny sardonico.

Bree gli lanciò uno sguardo relativamente indisposto. «Stai dicendo che non sono terribilmente attraente?»

«No…» Danny alzò gli occhi al soffitto «Solo che parlare con te è inutile…»

«Hey…» protestò Bree, ma stava di fatto sghignazzando, mentre di fianco a lui Malk aveva una smorfia simile a qualcuno che non stia proprio cercando di nascondere un sorrisetto anche più divertito, e generalmente concorde.

«Dobbiamo uscire più spesso insieme… E avremmo proprio dovuto portare con noi anche Yuta e Ramo.» sospirò beatamente e malinconicamente Kumals. «Si sarebbero divertiti un sacco.»

«Ne dubito…» commentò Danny. L’immagine che gli sovvenne all’immaginazione del momento era quella di una Yuta che cercava di affogare Kumals nella sangria, e di Ramo che cercava di ubriacarsi il più in fretta possibile per non essere troppo consapevole di ciò che accadeva intorno a quel tavolo in generale. «Comunque, non dovremmo parlare di cose più importanti, piuttosto che di… queste scenette degne da film per adolescenti degli anni ’80 o giù di lì?»

«L’omofobia è una cosa seria.» obbiettò Bree, annuendo con aria battagliera. Poi sembrò essere colpito da un’altra idea e chiese con interesse «Hey, c’è un cinema in questa noiosa città?»

Danny incrociò le braccia sul petto e gli lanciò un’occhiata incupita. «No. Però c’è un accampamento pieno di mezzi lupi che stanno per fare una strage. Ma perché no, certo, potremmo sempre andare al cinema invece!»

Bree sembrò un po’ preso in contropiede dal suo atteggiamento improvvisamente incupito, ma ben presto stava obbiettando allegramente «Eddai, non fare troppo il serioso ora…»

Stavolta, Danny vide chiaramente Malk appoggiare una mano su un braccio di Bree come per suggerirgli di moderarsi, o forse anche con fare relativamente protettivo, mentre guardava la sua espressione con un leggero ma netto disagio preoccupato.

Danny si rese conto che la rabbia stava montando in lui, e la lasciò immediatamente andare, solo per finire dritto dritto in un pozzo di definitiva esasperazione irritata. Emise un verso arreso e frustrato e praticamente lasciò cadere la testa sul tavolo, sopra le braccia incrociate.

Di lì a poco, qualcuno gli stava tirando leggere gomitatine su un fianco. «Suvvia, Danny…» disse la voce di Kumals, che sembrava essersi spostato con la sedia un po’ più vicino a lui. Danny girò la testa di malavoglia per lanciargli un’occhiata praticamente di sfida irritata. Kumals non si scompose minimamente, e prese un sorso di sangria con calma. «Dov’è finita la tua fiducia nei 4 di picche?»

Danny corrugò la fronte e alzò un poco la testa per guardarlo meglio. Un fugace sguardo di sbieco verso gli altri due gli indicò semplicemente che sembravano essersi allontanati temporaneamente. Li individuò muovendo giusto appena oltre la sua occhiata: Bree stava praticamente balzellando allegramente verso il bancone agitando spensieratamente la caraffa ormai vuota, interpellando i baristi per chiederne un’altra, mentre Malk lo accompagnava come per essere sicuro che anche quella semplice commissione non degenerasse in chissà che cosa.

«Cosa vuoi dire?» mugugnò Danny, tornando a guardare Kumals.

Lui gli sorrise un poco, sinceramente tuttavia. «Puoi lasciare andare ora, non vedi? Siamo qui. Puoi smetterla di sentirti come se dovessi essere l’unico ad affrontare tutta questa faccenda.» Danny prese un respiro spezzato, spalancando gli occhi, stupito. Kumals annuì un poco, come se vedere la sua espressione gli stesse tranquillamente confermando che aveva colto nel segno in qualche modo, sebbene nemmeno Danny stesso avesse sospettato prima che ci fosse un bersaglio – o quel bersaglio – in lui, ancora. «Quindi… te lo chiederò di nuovo.» disse con calma Kumals. «Dov’è finita la tua fiducia nei 4 di picche, Danny? Dov’è finita la tua fiducia in me?»

Danny sospirò e chiuse gli occhi per un momento. Poi li riaprì e tornò ad alzarsi più dritto a sedere, fissando davanti a sé. Malk e Bree stavano tornando verso il tavolo, Malk con passo straordinariamente lento, prendendo la caraffa di nuovo piena dalle mani di Bree come per essere sicuro che raggiungesse il tavolo abbastanza intatta, e distraendo l’altro chiacchierando con lui mentre occhieggiava verso di loro, evidentemente prendendo tempo nel caso dovessero finire di parlare tra loro due.

Danny emise un piccolo sbuffo e un mezzo sorriso amaro ma sincero. «È ancora lì dov’è sempre stata…» rispose.

«Molto bene.» annuì Kumals, alzando un poco il bicchiere per brindare contro quello di Danny appoggiato sul tavolo. «Allora, altri cinque minuti, qualche chiacchiera tranquilla, e potremo parlare di cose più serie.»

«Mhm.» Danny gli lanciò uno sguardo e un mezzo sorriso più divertito e sospettoso di sbieco. «Non sono sicuro che io e te condividiamo la stessa idea di cose serie, Kumals.»

«Possibile.» scrollò le spalle lui, bevendo un sorso di sangria.

«Oh, stiamo facendo un brindisi? A che cosa, a che cosa?» si informò Bree, raggiungendo il tavolo praticamente quasi atterrandoci sopra, e afferrando il proprio bicchiere vuoto. Malk glielo tolse dalle mani con scioltezza e quando Bree gli rivolse un broncio abbattuto e lamentoso roteò gli occhi e glielo riempì, prima di fare lo stesso col proprio. Bree accettò il bicchiere di nuovo pieno che gli stava porgendo sghignazzando beato e allungandogli un breve ma sentito bacio sulle labbra.

«Dannazione, voi due mi fate quasi pentire di essere felicemente single.» commentò Kumals, scuotendo la testa con un sorriso. «Beh, brindiamo alle coppie aperte, direi.» concluse, alzando il bicchiere.

«Hey, no no.» Bree scosse la testa e avvolse un braccio attorno al busto di Malk. «Noi non siamo una coppia aperta.»

«Ah, beh, allora…» iniziò a dire Kumals.

«Mi hai appena baciato.» sottolineò Danny, giusto per scherzare.

«Quello era un test!» insistette Bree.

«Sì, la sua idea della nostra coppia è che lui fa la parte del marito musulmano…» commentò Malk divertito. Bree gli rivolse un altro broncio e fece per protestare.

Ma di colpo l’atmosfera sembrò cambiare di netto nell’aria attorno a loro. Kumals se ne accorse quasi subito, benché apparentemente non ci fosse stato nessun movimento o rumore fuori dall’ordinario. Eppure fu come sentire l’aria attorno al tavolo raggelare di colpo, e in un istante il suo sguardo stava saettando rapidamente tra l’uno e l’altro dei tre.

Fu soprattutto la sua conoscenza con Danny che gli permise comunque di riconoscere l’improvviso cambio di atteggiamento a colpo d’occhio: i tre si erano irrigiditi di colpo, le narici lievemente dilatate, le teste che si giravano di scatto in varie direzioni come alla ricerca di qualcosa…

Kumals girò il suo sguardo invece immediatamente sulla porta d’ingresso del locale, appena prima che anche le loro occhiate si focalizzassero in quel punto. E non ebbe bisogno di chiedere di che cosa si trattasse, non ad alta voce almeno. Non poteva che essere un’unica cosa, quella per cui Danny continuava ad essere sul chi va là fin da quando aveva messo piede in quella città praticamente.

Un altro mezzo lupo doveva essere entrato nella stanza.

O meglio, un’altra mezza lupa, notò di lì a poco Kumals, quando individuò tra le persone che affollavano il locale una giovane donna. La notò perché anche lei si era come immobilizzata sul posto, irrigidita, con ogni singolo muscolo pronto a scattare in un istante non appena lo avesse ritenuto necessario. 

E perché stava fissando proprio loro, o meglio, soprattutto gli altri tre mezzi lupi al tavolo con Kumals.



Soundtrack: C’est la vie (Stereophonics)


Note per la letturaattenzione, sto pubblicando in una sola volta (lo stesso giorno) una mezza dozzina di capitoli. Lo dico perché se siete in qualche modo iscritti al sistema del sito che vi segnala automaticamente l’aggiornamento di questa storia, se non sbaglio vi invia direttamente all’ultimo capitolo, il ché significa che quando si pubblicano più capitoli insieme se seguite il link del sistema automatico finite all’ultimo saltando dei capitoli. A questo proposito, siccome non aggiorno da un (bel) po’, e per chi non ricordasse il numero/titolo dell’ultimo capitolo che avevo pubblicato e che aveva (eventualmente) già letto: l’ultimo capitolo che avevo pubblicato era il n° 60 (61 con la numerazione automatica del sito perché conta come n° 1 il cap. 0) ‘Wrong legends’, e ora sto pubblicando in una volta sola i capitoli dal 61 al 66 (da ‘Tre mezzi lupi entrano in un bar’ a ‘Then humour me’). Abbiate pazienza, copio-incollo questa nota in tutti questi 6 capitoli per (presumo) vostra utilità.

  
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